La magia dei presepi in Sicilia. - Montelepre (PA) · 2019. 1. 19. · primo presepio attestato in...

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1 La magia dei presepi in Sicilia. Introduzione Il Progetto “ La magia dei presepi in Sicilia” è stato svolto dagli alunni della classe IC di Giardinello nel corrente anno scolastico 2018 2019 durante le ore curriculari. Le attività son state proposte dagli insegnanti che hanno lavorato in sinergia con gli alunni nei seguenti laboratori: Laboratorio di lingua dialettale in vernacolo siciliano e scrittura creativa con la prof.ssa Elsabetta Liparoto; Laboratorio di Tecnologia (impaginazione, montaggio disegni e copertina ) con la prof.ssa Fabrizia Agnello. Obbiettivi: 1. far comprendere la solidarietà; 2. il rispetto della dignità umana; 3. stare insieme con spirito di mutuo soccorso 4. stare insieme come cittadini attivi e responsabili L’intento del progetto è stato quello di far comprendere agli alunni che il Natale vero è quello che ci fa riscoprire i valori della vita: l’amore e il mutuo soccorso per il più

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La magia dei presepi in Sicilia.

Introduzione

Il Progetto “ La magia dei presepi in Sicilia” è stato svolto dagli alunni della classe IC

di Giardinello nel corrente anno scolastico 2018 – 2019 durante le ore curriculari. Le

attività son state proposte dagli insegnanti che hanno lavorato in sinergia con gli alunni

nei seguenti laboratori:

Laboratorio di lingua dialettale in vernacolo siciliano e scrittura creativa con la

prof.ssa Elsabetta Liparoto;

Laboratorio di Tecnologia (impaginazione, montaggio disegni e copertina ) con la

prof.ssa Fabrizia Agnello.

Obbiettivi:

1. far comprendere la solidarietà;

2. il rispetto della dignità umana;

3. stare insieme con spirito di mutuo soccorso

4. stare insieme come cittadini attivi e responsabili

L’intento del progetto è stato quello di far comprendere agli alunni che il Natale vero

è quello che ci fa riscoprire i valori della vita: l’amore e il mutuo soccorso per il più

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povero dei poveri. Valori che un tempo erano condivisi da tutti e che oggi purtroppo

cominciano a perdere consistenza, sostituendo con egoismo e beni di consumismo il

vero significato della tradizione. Ogni anno con il Natale torna la magia dei presepi, ed

anche noi abbiamo voluto ricercare tra storia, folclore, tradizione e religione alcuni

presepi della nostra terra; terra di Miti e di Dei che ancora oggi ci accompagnano per

borghi, paesi e città a rivivere emozioni e sensazioni del passato. Per noi riappropriarci

di storie e tradizioni ci rende consapevoli di appartenere ad una terra e ad un popolo che

oltre le bellezze del mare, della storia, dell’arte, ci tramanda emozioni veri come la

nascita du Bambineddu che ogni anno torna per tutti noi e con lui ritorna un’atmosfera

di pace e amore.

Gli alunni hanno svolto tutte le attività proposte e gli obiettivi sono stati raggiunti con

successo.

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Premessa

L’origine del presepio è italiana, per la prima volta fu inscenato con persone e animali a

Greccio (Rieti ) nel 1223 da San Francesco d’Assisi, ispirato da una sua recente visita

a Betlemme. Dopo questo evento in poco tempo i presepi cominciarono a essere diffusi

in Italia, in Sicilia, in Francia, in Spagna e in tutte le aree cattoliche del mondo. Il

primo presepio attestato in Sicilia è del 1494, a Termini Imerese, quando nelle chiese si

trovavano complessi statuari rappresentanti esclusivamente la Sacra Famiglia. Più

avanti si curò con più attenzione l’ambientazione e si aumentò il numero di figure, così

divenne un’arte tutta siciliana ospitata da altarini privati delle case nobiliari.

Nell’Ottocento s’iniziarono a produrre statuine in terracotta e così il presepio divenne

accessibile anche a ceti via via più bassi. Oggi il presepio appare come la ricostruzione

di un paesaggio agreste cosparso di vecchie costruzioni e popolato da personaggi che

stranamente non indossano vestiti storici ma vecchi abiti nostrani, con l’eccezione della

Sacra Famiglia, dei Magi e di soldati o nobili, abbigliati rigorosamente con antichi

vestimenti mediorientali. Secondo la tradizione il presepio va preparato il giorno

dell’Immacolata senza collocare il Bambinello, che deve essere posto nella mangiatoia

la Vigilia di Natale, mentre i Re Magi saranno disposti in adorazione dall’Epifania fino

alla completa rimozione del presepio giorno della Candelora 2 febbraio.. L’arte del

presepe in siciliana è nota in tutto il mondo e ha stabilito una vera e propria città santa

in Caltagirone, dove sono custoditi presepi provenienti da tutto il mondo.

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Il presepe vivente a Custunaci

Nella spettacolare grotta Mangiapane di Scurati, ha luogo ogni anno un tradizionale

presepe vivente. L'iniziativa di rappresentarlo è nata solo nel 1983 e da allora si è

ripetuta ogni anno richiamando sempre più turisti. Il Presepe Vivente di Custonaci è

considerato ad oggi il più grande evento di valorizzazione dei mestieri e delle tradizioni

popolari siciliane, inscritto per tale ragione, dal 2006, nel Registro delle Eredità tra i 100

beni immateriali della Regione Siciliana. La manifestazione, organizzata

dall'Associazione culturale "Museo Vivente" di Custonaci, è conosciuta in tutta Italia

grazie alla straordinaria suggestività delle immagini, oltre che all'originalità, alla

compostezza e al pathos interpretativo dei personaggi e alle emozioni che riesce a

suscitare. La grotta Mangiapane, risalente al Paleolitico, è un lungo corridoio di 50

metri fiancheggiato da una serie di casine disabitate ormai da parecchi decenni che

costituiscono l'antico borgo di Scurati.

In questa magica location, ogni anno, da 30 anni, un'intera comunità locale e gli ultimi

artigiani-artisti siciliani si riuniscono per dare scena ad uno "spettacolo unico ed

irripetibile": per 6 giorni, i visitatori-spettatori attraversano i luoghi allestiti di una

settantina tra attività/scene di vita, a stretto contatto con 80 personaggi, che riproducono

fedelmente l'esecuzione di antichi mestieri e scene/luoghi sempre più rari. Ogni anno il

borgo abbandonato ritorna a vivere grazie alla partecipazione di centinaia di volontari

(gli abitanti di Custonaci). La notte del 24 Dicembre dal santuario della Madonna di

Custonaci, dopo una funzione religiosa, parte un corteo. Una suggestiva fiaccolata

illumina la notte nel paesino seguendo Maria in groppa ad un asino tirato per la cavezza

da Giuseppe. Attraverso un sentiero il corteo arriva fino a Scurati, dove Maria bussa

alla porta di una locanda e, non trovando posto, si accomoda insieme al suo sposo

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dentro la più vicina grotta. La Natività è sicuramente il punto focale di ogni presepe e

quello di Custonaci, in questo senso, non fa eccezione. In fondo alla grotta

troviamo, infatti, Gesù bambino, Maria e Giuseppe con a fianco il bue e l'asinello. Tra i

doni portati al Salvatore ci sono anche diversi prodotti tipici siciliani. Attraverso un

percorso che dall'ingresso della grotta giunge fino alla mangiatoia, vediamo rivivere i

mestieri, gli usi e i costumi di un tempo ormai dimenticato. Il piccolo borgo sembra così

tornare indietro di almeno un secolo quando i contadini aravano la terra e battevano il

grano nell'aia con il mulo. I mestieri perduti di Custonaci rivivono tutti. C'è

lo "zimmilaru" che lavora la "giummara"e la "curina" (parte della palma nana); un

anziano costruisce "carteddi" con le palme ed i rametti d'ulivo; un gruppo di pescatori

riparano le reti mentre il "nassaro" prepara la nassa, una trappola per crostacei e

cefalopodi. C'è inoltre il "carradore" che tenta di cerchiare una ruota di un carretto, il

carbonaio, il "cordatore" di lana e così via. Un tuffo nel passato attraverso gli abiti, gli

arnesi da lavoro, le suppellettili domestiche. Nel baglio alcune ragazzine lavano i panni

in una pila come facevano le loro nonne. Una donna ricama al telaio il corredo nuziale

della figlia; altre fanno l'uncinetto e stirano con il ferro a carbone.

Un attenzione particolare è poi riservata alla gastronomia. Le donne preparano i fichi

secchi e "u strattu" stendendo il succo di pomodoro su lunghe tavole di legno e

facendolo poi seccare al sole. Mentre un pastore prepara squisite ricotte e formaggi, gli

uomini portano le olive al "trappito" per ricavare l'olio. A tutto questo fa da sottofondo

il suggestivo suono della zampogna suonata dai pastori. La grotta di Mangiapane, così,

per il periodo natalizio si trasforma in un teatro naturale ed il presepe testimonia la viva

religiosità e la forte identità culturale della comunità di Custonaci.

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CUSTUNACI

U PRISSEPIU VIVENTI.

Lu 25 di dicembri è un jornu mpurtanti

Picchi nasciu lu picciriddu, lu Sarvaturi.

A Natali pi tutti c’è la spiranza di

aviri paci, amuri e fratellanza.

Pi tutti è un jornu novu

Si l’amuri pighia u volu,

si l’amuri passa pi li cori.

Bon Natali a tutti quanti, ricchi poviri e pizzenti,

malati e carciarati, boni onesti e dilinquenti.

Bon Natali a tutti li genti.

Boghiu Marco

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Palazzo Alliata di Villafranca Palermo

La città di Palermo è ricca di palazzi storici appartenuti a importanti famiglie nobiliari.

Palazzo Alliata di Villafranca è sicuramente tra i palazzi più belli e rappresentativi, che

è venuto alla luce soltanto di recente, grazie a importanti lavori di restauro che stanno

finalmente valorizzando un gioiello di architettura nel capoluogo siciliano. La storia di

questo palazzo inizia nel 1567, quando la famiglia Beccadelli di Bologna decide di

trasferire la sua dimora nel Piano di Aragona, così denominata in onore del famoso don

Carlo, Presidente del Regno negli anni 1566-1567. La famiglia è così importante che la

piazza viene rinominata in Piazza Bologni, che è il suo nome attuale. Ma il periodo di

maggiore splendore di questo palazzo lo si ha nella seconda metà del XVII secolo,

quando viene acquistato da Francesco Alliata Lanza, principe di Villafranca e Duca di

Salaparuta. Grazie ad una serie di lavori di abbellimento, il palazzo raggiunge il suo

massimo splendore ed ospita le più importanti collezioni d’arte della città. Oggi il

palazzo è in gran parte visitabile (alcune zone sono in fase di ristrutturazione) e mette in

mostra opere di pregevole valore che meritano senza ombra di dubbio una visita. A

cominciare dallo stemma di famiglia in stucco, realizzato dal Serpotta, che troviamo

sulla facciata, sopra la porta di ingresso. Al piano terra si trovano le scuderie, i

magazzini e le cucine. Negli ammezzati alloggiava il personale di servizio e i corrieri

postali ( la famiglia Alliata aveva l’appalto del servizio postale per la Sicilia e, per un

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breve periodo, per il sud Italia). Il primo piano, era destinato ai nobili. Palazzo Alliata

di Villafranca si trova nel cuore del centro storico di Palermo a Piazza Bologni numero

20. Ogni anno le stanze del maestoso palazzo rivivono la natività. "Il verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi" con questo versetto evangelico prende vita il Presepe

Vivente all'interno del quale il visitatore verrà accolto in un'atmosfera suggestiva, per

rivivere la Palestina di 2000 anni fa, attraverso testi, danza ed effetti scenici,

racconteremo la vicenda della nascita di Cristo, un toccante momento di riflessione

umana e spirituale per grandi e piccini.

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LU NATALI DI PALAZZU ALLIATA DI VILLAFRANCA

Ora ‘nca s'avvicina lu Natali a lu palazzu Alliata ri Villa Franca

Tutti currinu pi vidiri la natività.

‘nda, aviti a sapiri ‘nca lu Natali si festeggia

cu lu prisepi viventi

e si cunta e si raccunta

la nascita di lu Ridinturi.

Lu prisepi ni fa fari un miaggiu narreri

di chiù di

2000 anni .

‘Nta na notti fridda e stiddata

rintra na rutta lu picciriddu

vinni a lu munnu.

Puvureddu era lu Bambineddu

Littuzzu nunn’avia e

‘nta la pagghia di na manciatura,

mmenzu a lu voi e lu sciccareddu

fu pusatu.

Lu Criaturi senza piccatu

di granni fu ‘nchiuvatu

e cu li spini fu ‘ncurunatu.

Vinni a lu munnu pi purtari paci e amuri,

Gesù e lu nostru Sarvaturi.

Martina Caruso

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Cinisi

Tra storia mestieri e tradizioni

Cinisi affonda le sue radici nel 1382 quando il giudice Fazio diede in concessione il

territorio ai monaci benedettini di San Martino della Scala. Il toponimo Cìnisi deriva

dall'arabo kanīsa (Chiesa), da cui kinisia che significa «territorio appartenente alla

Chiesa». Grazie al paziente ed attento lavoro dei monaci, il paese iniziò il suo sviluppo,

trasformandosi da piccolo feudo in un agglomerato sempre più popolato. La corte

benedettina, insieme alle torri di avvistamento che facevano parte del sistema di avviso

delle Torri costiere della Sicilia costruite su indicazione dell'architetto fiorentino

Camillo Camillini (artefice anche della fontana Pretoria di Palermo),Torre

Pozzillo, Torre Mulinazzo e la Torre della Tonnara dell'Ursa sono le costruzioni più antiche e

ricche di storia. Quasi sulla cima di Montagna Longa esistono rovine di posti di vedetta di

probabile origine cartaginese. Monetazione romana è stata rinvenuta in

località Cipuddazzu, mentre residui resti di opus reticulatum si trovano presso Torre

Mulinazzo, probabilmente resti di vasche per la preparazione del garum. Importanti

anche la Chiesa del Sacramento del XVIII secolo, il Santuario della Madonna del Furi, la

Chiesa delle Anime Sante, la Chiesa ed il Convento Santo Canale, tutte e due risalenti al

secolo XIX. Di notevole bellezza naturale, risalendo il Vallone del Furi, sono la Fontana

dell'Accitella e la località di Piano Margi, a 600 m circa sul livello del mare con il

prossimo lussureggiante Bosco di Santo Canale, sovrastato dal Pizzo Montanello (964

m). La costa è quasi tutta ricadente all'interno del Demanio Aeronautico, e quindi ne è

interdetto l'accesso. L'unica spiaggia di sabbia con attrezzature balneari, Magaggiari, è

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immediatamente prossima al confine con il Comune di Terrasini. L'economia del paese

oggi si basa sul terziario. In passato il traino era costituito dal settore agricolo, grazie

agli ortaggi e alla produzione casearia, basata sulla trasformazione del latte della famosa

vacca cinisara (nera e dalle lunghe corna). Il mancato sostegno a tale attività, la rigida

normativa sulla zootecnia e sulla produzione dei latticini, nonché lo spostamento di

unità lavorative verso altri settori economici più redditizi hanno relegato l'allevamento

bovino a una dimensione familiare, sicché la ricotta vaccina e il caciocavallo locale

purtroppo non sono facilmente reperibili in commercio. Non avuto esito positivo l'avvio

di un impianto sperimentale di Jojoba negli anni '80 in località Bosco tagliato in

sostituzione delle vecchie, ed ormai abbandonate, coltivazioni di Sommacco siciliano da

cui si ricavava una qualità particolare di tannino per la concia delle pelli. Altrettanto

abbandonata è la coltivazione di Fraxinus ornus (frassino da manna) da cui si ricavava un

medicamento pediatrico lassativo, la mannita. Nel suo territorio sorge l'aeroporto

internazionale di Palermo Falcone e Borsellino, un tempo aeroporto di Punta Raisi Cinisi

fu la fonte d'ispirazione del poeta siciliano Giovanni Meli, che abitando a Cinisi in qualità

di medico condotto, contemplando l'incantevole scenario naturale che il paese lui

offriva seppe trarne materia per molte delle sue più celebri opere. Cinisi è anche nota

grazie a Peppino Impastato, che ha lottato contro la mafia locale e contro la costruzione

della terza pista del vicino aeroporto presso la frazione di Punta Raisi.

A Cinisi ogni anno viene esposto un presepe, originariamente è stato realizzato per la

prima volta nel 1955 da Lorenzo Randazzo, il quale si era avvalso di pochi elementi ed

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il presepe era di modeste dimensioni. Dopo circa trenta anni, l’iniziativa è stata ripresa

dall’autore odierno, Giacomo Randazzo, figlio di Lorenzo, che dal 1988 ha arricchito il

presepe tanto che oggi si estende per oltre 60 metri quadrati è un’esposizione in

miniatura di grande rilevanza storico-culturale nella quale la magica atmosfera del

Natale è in perfetta armonia con la rappresentazione dei mestieri, delle arti e della

tradizione siciliana, in gran parte in via di estinzione. E’ realizzata in miniatura (in scala

1:10) con materiali reali (tufo, pietra, ceramica, legno, ferro) a partire da una ricerca

meticolosa e da uno studio approfondito della storia della tradizione siciliana. I

personaggi, attraverso dei meccanismi curati nei minimi particolari, riproducono i

movimenti tipici dei diversi mestieri che si rappresentano quali il fabbro, il falegname, il

calzolaio, la ricamatrice e la filatrice, la senia e il mulino, i carretti siciliani, il ricottaio,

il forno, il tornio, i muratori etc. In questo contesto scenografico si inserisce l’evento

della Natività. Ciò avviene senza troppo clamore, in una stalla appena fuori dall’abitato,

quasi a voler rafforzare l’idea che l’importanza e la grandezza del Natale è insito nello

stesso modello di vita della povera e umile gente, fondata sui valori dell’onestà e della

solidarietà. La Natività è realizzata in movimento con la Madonna che culla

instancabilmente Gesù bambino. Caratteristici del presepe semovente sono gli usi e i

costumi della tradizione siciliana, dalla vacca cinisara al carretto siciliano, dal cibo

tipico con pane, fichi d’india, cannoli, ricotta e l’estratto di pomodoro all’abbigliamento

siciliano con coppole e gilè, dall’opera dei pupi alla raccolta dei limoni.

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LU PRESSEPIU DI LI CINISARA

Tantu tempu fa

'nta lu paisi di Cinisi,

la famighia Rannazzu,

fatta di cristianeddi boni

pinzaru ri fari u beddu prissepiu.

Accussi, puru 'nta stu paiseddu

nasciu lu bambineddu.

Amici cari itilu a taliari,

c'è Maria, la marunnuzza chi tutta cuntenta

annaca lu fighiu.

Lu sceccu e lu voi, lu quarianu,

lancili sonanu a festa li trummi

e la genti cu usirità va, talia e dici:

chi beddu picciriddu!

lu Ridinturiridi e cuntentu picchi veni a purtari amuri.

Caruso Samuele

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Petralia Soprana

Petralia Soprana rientra nel comprensorio provinciale palermitano. La citta' si sviluppa a

1.147 metri sul livello del mare, posizione che le permette di dominare visivamente uno

splendido panorama comprendente i Monti Nebrodi ed anche il Vulcano Etna. La città

cominciò a farsi notare durante la dominazione romana quando era una delle maggiori

fornitrici di grano dell'Impero. Durante la dominazione araba, prese il nome di

Batraliah e cominciò ad accrescere il suo potere amministrativo e strategico.

Quest'ultima funzione strategica fu aumentata sotto il dominio normanno. Durante il

periodo medievale la città conobbe svariati dominatori: i Ventimiglia, i Centelles, i

Cardona, i Moncada e gli Alvarez de Toledo.

Dal punto di vista culturale, vanno ricordati inizialmente alcune strutture civili, a partire

dall'ottocentesco Palazzo Municipale e la Biblioteca Comunale contenente un ingente

patrimonio composto da preziosi manoscritti, nonché la cinquecentesca raccolta degli

atti della Corte Giuratoria ed il monumento a Fra' Umile di Petralia. La Chiesa Madre

cittadina e' intitolata a San Pietro e San Paolo. La Chiesa ha una datazione antica, ma

oggi la si può contemplare nella forma ottenuta dopo i rifacimenti trecenteschi voluti

dalla famiglia dei Ventimiglia e quelli effettuati nel 1700. Essa e' fiancheggiata dal

campanile vecchio - contenente una bifora archiacuta e le statue rappresentanti S. Paolo

e San Pietro - e da quello settecentesco rimasto incompiuto. Nel suo interno basilicale a

tre navate si possono ammirare svariate opere d'arte a tema sacro tra cui il Crocifisso di

Fra' Umile Pitorno, la statua marmorea rappresentante la Madonna dell'Udienza e la

statua rappresentante la Madonna della Catena. La settecentesca Chiesa intitolata a

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Santa Maria di Loreto fu edificata sui resti del Castello; essa si presenta con una pianta

a croce greca e quattro cupole angolari e fiancheggiata da due campanili a cuspide. Al

suo interno si possono ammirare, tra le varie opere d'arte, la quattrocentesca pala

marmorea raffigurante la Madonna col Bambino ed una predella raffigurante Gesù fra

gli Apostoli. La Chiesa intitolata a San Giovanni Evangelista ai presenta con una

struttura rinnovata dai lavori di ristrutturazione effettuati nel XVIII secolo. Al suo

interno si possono ammirare, ad esempio, un seicentesco Crocifisso ed una

quattrocentesca statua marmorea rappresentante la Madonna del Carmelo. Tra le Chiese

minori cittadine occorre citare quella settecentesca intitolata al Santissimo Salvatore che

si presenta con una pianta ellittica ed una cupola comprendente anche delle finestre

rettangolari e quella cinquecentesca intitolata a S. Antonio Abate. Ogni anno a Petralia

nel periodo delle festività natalizie si vive un’atmosfera magica con il "PRESEPE

D'INCANTO" . La particolarità di questo presepe sta nell’ installazione audio, luci e

video che rappresentano la Natività e valorizza gli aspetti caratteristici del borgo

madonita. Location d’eccezione è il settecentesco Palazzo Pottino, nella centralissima

piazza del Popolo, che in ogni stanza accoglie un elemento essenziale di un percorso

unico che conduce alla Natività. Mostre, musica, arte, artigianato, Mercatini di Natale, laboratori

d'arte e del gusto.

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U NATALI A PETRALIA SUPRANA

A Natale ‘nta na rutta nascìu lu Bambineddu,

c’era gelu e sintia friddu lu picciriddu,

e so matri Maria cu la lana di li pastura

fici quasittedda, ippunedda e na manticedda.

Lu voi e lu sciccareddu

Cu lu ciatu lu quariaru.

I Re Magi Aspanu, Baldassarri e Mirghiorri,

di lu luntanu Orienti purtaru rializzi a lu Divinu

‘ncensu, mirra e oru finu.

Di Leo Carlo

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Ispica tra fede, storia e natura

Ipica, fino al 1935, fu chiamata Hispicaefundus , essa è posta su una collina

leggermente in pendio a 170 metri circa dal livello del mare da cui dista 6 km. Il suo

nome si fa derivare da un flume,Hyspa, per alcuni il nome deriverebbe dal nome latino

Speca (grotte); facendo riferimento a Spaccaforno il termine deriverebbe da due voci:

Spacca, derivazione fonetica di Ispica, e forno, voce 1atina adoperata per significare le

tombe a forma di forno che si trovano vicino all'abitato (la voce forno potrebbe derivare

dal latino fundus). La città comprende un'area di impianto settecentesco, con una maglia

stradale a scacchiera e un'area di impianto medievale con tracciati viari irregolari;

quest'ultima area è adiacente a una rupe dove si trovano i ruderi di una fortezza, nucleo

principale della città che prima del terremoto del 1693 si sviluppava anche nella parte

finale della Cava d'Ispica. La fortezza vide una vita particolarmente intensa in età

rinascimentale. Dopo il terremoto, alcuni quartieri furono ricostruiti intorno alle chiese

rimaste in piedi (seppur danneggiate) di S. Antonio, del Carmine, dei Minori

Osservanti, altri furono ricostruite sul colle Calandra con vie larghe e diritte, secondo la

pianificazione urbanistica di due ingegneri venuti da Palermo. Alcuni reperti

archeologici testimoniano una presenza abitativa del sito risalente all'età del bronzo.

La più antica notizia riferita alla città si ha in una bolla di Papa Alessandro III nel 1168.

Alla fine del sec. XIII la terra di Spaccaforno venne aggregata alla Contea di Modica.

Nel 1393 il Castello di Ispica è compreso tra i possedimenti comitali di Bernardo

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Cabrera. La città, nel 1453, fu ceduta dai Cabrera ad Antonio Caruso di Noto, Maestro

Razionale del Regno. Nel 1493 Isabella Caruso sposa Francesco II Statella, discendente

dei Conti della Contea di Statel in Fiandra. Per effetto di tale matrimonio i successori di

Francesco,nel 1537, assunsero il possesso e il governo della città. Gli Statella ressero

Spaccaforno fino al 1812, anno in cui venne abolita la feudalità. La città fu incorporata

nel distretto di Modica e nella provincia di Siracusa. Nel 1927, a causa dello scorporo di

questa provincia, Ispica fu assegnata alla nuova provincia di Ragusa. La popolazione

odierna è poco meno di 16.000 abitanti. L'economia si basa soprattutto sull'agricoltura.

Oltre alle colture tradizionali (frumento, olio, mandorle, carrube, vino) si coltivano

ortaggi (pomodori, zucchine, melanzane, peperoni). Un rilievo particolare ha assunto la

coltivazione della carota. Tra i poli turistici interessanti: l'area archeologica di Cava

d'Ispica con il parco archeologico della Forza; la città storica caratterizzata da

importanti opere tardo barocco e liberty. Ispica vanta anche 16 km di spiaggia libera

meta di tanti turisti durante la stagione balneare.

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NATALE A ISPICA

Dicembre u misi ri lu Bambineddu

u mise di lu friddu e di la nivi,

ni porta cu tanta gioia lu picciriddu

ca vinni a lu munnu pi sarvari

a nuatri piccatura.

Tuttu lu paisi di Ispica

lu rapprisenta cu li so tradizioni,

tra canti e sona di zampugnari

campani nfesta,

capanne, rutti e prisepi viventi,

pi li strati c’è tanta genti.

La vergini Maria

Mbrazza teni lu ridinturi

Chi a lu munnu purtari amuri.

Galati Giuseppe

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Gangi

Il borgo dei borghi

Tra lo splendido scenario delle Madonie sorge il piccolo borgo di Gangi uno tra i più

belli d’Italia. Secondo una leggenda, Gangi venne fondata intorno al 1200 A.C. dai Cretesi, che

si trovavano in Sicilia alla ricerca di Dedalo, a seguito di Minosse. I greci la edificarono

lì anche per la presenza di una fonte acquifera che scorreva nel territorio, grazie alla

quale le diedero il nome di Engyon. Secoli dopo la cittadina venne distrutta e ricostruita

col nome prima di Engio e poi di Gangi. Quando si arriva in questo meraviglioso borgo

si ha la sensazione di immergersi in un tempo lontano, tra cavalieri e dame, antiche

strade in salita, strette e formate da grandi ciottoli inclinati, botteghe e palazzi. Tra

questi, i più importanti sono palazzo Bongiorno, risalente alla metà XVIII Sec, con le

sue grandi sale affrescate dal pittore romano Gaspare Fumagalli e dal suocero Pietro

Martorana, e Palazzo Sgadari del XIX secolo. L’edificio oggi ospita la Pinacoteca

Giambecchina, del Museo Civico, del Museo delle armi i e di quello etno-

antropologico. Di epoca più antica è la torre feudale dei Ventimiglia, fatta costruire

secondo alcune fonti di archivio, da Enrico Ventimiglia o Francesco I nel 1337. Dopo

essere stata assegnata ai Cavalieri di Malta, fu trasformata in torre campanaria della

Chiesa Madre nel 1560. Salendo invece verso la rocca si arriva nel cuore di Gangi, dove

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spicca l’imponente Castello, eretto nel XIV secolo sullo strapiombo settentrionale del

monte Marone. Da lì si gode uno splendido panorama sul parco delle Madonie. Gangi

vanta un’importante tradizione cristiana, testimoniata ancora oggi dalla presenza di

diverse chiese. Tra le più importanti c’è la quella dello Spirito Santo, un santuario

legato ad una antica leggenda su un’edicola votiva e un dipinto sacro da cui gocciolava

sangue. Altrettanto “particolare” è la Chiesa Madre, dove si trova una cripta chiamata “a

fossa di parrini” (la fosse dei preti): al suo interno, infatti, giacciono le salme di parecchi

parroci che hanno svolto le loro funzioni religiose a Gangi tra il 1728 e il 1872. I loro

corpi sono imbalsamati secondo la pratica dell’essiccazione al sole, e in alcune nicchie i

corpi sono addirittura in posizione eretta. Oltre a quanto scritto A Gangi si svolge ”, uno

dei più suggestivi Presepi viventi che ha come palcoscenico il centro storico la

rappresentazione si svolge tra i caratteristici vicoli, le vecchie abitazioni e i cortili del

borgo, il centro storico di Gangi fatto di scalinate, torri e strette vie si trasformano per

l’occasione in un tipico ambiente palestinese. I visitatori possono assistere ad un ricco

programma di eventi per le vie del borgo con spettacoli musicali, Mercatini di Natale,

allietati da musiche e “a nuvena di natali”, dugustazione di Vin-Brulè e stantanei

(dolci tipici locali). Il 26, 27, 28, 29 dicembre.

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NATALE A GANGI

A lu 25 ri Dicembri semu arrivati,

ansiusi e proccupati pi la nascita

ru Ridinturi.

Iddu tant’anni narreri,

‘nta na capanna

nasciu e ‘nta li vrazza di la so

mamma s’addummisciu.

Ogni annu a Gangi veni ricurdatu e cu lu prissepiu veni rafiuratu,

pi li strati di lu borgu, pi li vaneddi,

stratuzzi e scaluneddi,

tra gesti, tradizioni e manciarizzi,

tutti vonnu la cucchia ruci.

‘Nta lu misi ri Dicembre nasci lu Bambineddu,

senti friddu lu picciriddu,

e cu la paghia di la manciatura

veni ammughiata la criatura.

Domenico Geloso

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Un jardinu chiamatu

Jardineddu

Giardinello si trova a sudovest di Palermo sul versante meridionale di Pizzo Montanello. Il

territorio ha un'estensione di 12,49 km² e confina ad est col territorio di Monreale a sud

con i territori di Borgetto e di Partinico, a ovest col territorio di Carini e a nord col territorio

di Montelepre. Il centro abitato è localizzato a 275 m s.l.m. ed a circa 27 km da Palermo,

2 km da Montelepre e 9 km da Partinico. Il suo nome latino è Viridariolus, volgarmente

chiamato poi Jardineddu, in relazione al fatto che nel suo territorio in passato c’erano

molti giardini di agrumi, oleastri ed alberi da frutto. Tra i monumenti di interesse storico e

artistico vi sono: la "chiesa madre", costruita nella prima metà del seicento da Francesco

Bargellini e dedicata a S.Anna. Divenuta sacramentale, fu dedicata a Gesù, Giuseppe e

Maria. Sorge nelle vicinanze del palazzo baronale dei Niscemi, di fine settecento. La

"chiesa di Maria Santissima della Mercede", in origine un casolare trasformato in chiesa

agli inizi del novecento dal capitano di Miceli. Di grande pregio è il curioso "café

house", o cafiausu, la storpiatura locale del nome viene attribuita ai soldati americani

durante la seconda guerra mondiale. È un belvedere costituito da otto colonne disposte ad

ottagono, con una copertura abbellita da rilievi geometrici. Risale alla prima metà del

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settecento ed era utilizzato come ritrovo dai proprietari terrieri della zona. Poi c’è il

"lavatoio pubblico" ottocentesco, costituito da 20 vasche alimentate dalle acque della

sorgente Scorsone. Situata a Sagana vi è la "tomba del gigante". Chiamata così dalla

tradizione popolare che riteneva che la tomba fosse di un gigante o di un guerriero

saraceno di nobili origini. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che si trattasse della tomba

di un patrizio romano ma l'opinione più recentemente accreditata è che si tratti di un

cetotafio, cioè di un monumento funebre a ricordo di un personaggio sepolto altrove. Di

buona fattura è la "fontana della rinascita": gruppo bronzeo di tre ninfe, opera del 1960

di cui fu autore lo scultore palermitano Benedetto De Lisi. Nei dintorni, a Sagana, sorge

inoltre una casina reale di caccia costruita nel XVIII secolo. Sempre nella zona di

Sagana vi è la riserva archeologica di Monte Castellaccio. A Giardinello durante l’anno

non mancano attività religiose, tradizioni culturali e folcloristiche, uno tra questi è il

presepe vivente che vede impegnati nel ruolo di figuranti tanti cittadini. Tutta la

comunità partecipa con fede e grande entusiasmo.

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LU PRISEPI VIVENTI

DI LU JARDINEDDU

Lu Natali a lu Jardineddu

A Natali nasci lu Sarvaturi.

Ogni annu a lu paisi di lu Jardineddu

Si mettinu mmenzu tanti genti

pi fari lu prissepi viventi.

San Giuseppi prividenti

Cerca na rutta e ‘nta la manciatura

Posa la criatura.

La notte di lu 25

arrivanu tanti pastura.

C’è pur na stidda

Chi arriva finu a lu luntanu orienti.

A Natali tutti li genti aduranu

lu Bambineddu Gesù.

Mannino Rosario

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Monreale

Monreale Città della Sicilia, in provincia di Palermo, sorge alle pendici del monte

Gibilmesi, alla destra del fiume Oreto, a sud della Conca d'Oro. Il territorio comunale

confina con quello di Palermo. La città di Monreale nacque con i normanni verso l'XI

secolo. Distante dalla città normanna sorgeva un antico villaggio arabo Balharā. situato

alle pendici del Monte Caputo a 310 m sul livello del mare. Era in questo luogo in cui i re

normanni si ritiravano per riposare dalle fatiche della guerra e dal governo della Sicilia.

Fu in una notte del 1171 che re Guglielmo II detto il Buono, ebbe in sogno l'apparizione

della Madonna che gli svelava il posto dove era nascosto un immenso tesoro (bottino di

guerra di suo padre), con il quale Guglielmo avrebbe dovuto erigere un tempio a lei

dedicato. Il re diede inizio senza indugi alla costruzione del tempio, del Palazzo

Arcivescovile e del chiostro. Dispose che cento monaci della Badia di Cava, con a capo

l'abate Teobaldo, si trasferissero a Monreale per officiare nel tempio. Essi giunsero a

Monreale il 20 marzo 1176 e l'abate Teobaldo venne insignito del titolo di "Signore della

Città". Il 5 febbraio 1182, Lucio III, su richiesta dello stesso Guglielmo, elevò la chiesa

di Monreale a "Cattedrale Metropolitana". Primo arcivescovo della diocesi di Monreale

è stato fra' Guglielmo del monastero dei Benedettini. Alla fine del XVII

secolo l'Arcivescovo di Monreale possedeva 72 feudi. Dalla elevazione a Cattedrale

Metropolitana ad oggi, la sede di Monreale ha avuto 54 arcivescovi e, tra questi, 14

cardinali della Chiesa.

Già prima che il Duomo fosse finito, il mondo ne parlava con meraviglia: lo stesso papa

Alessandro III, in una bolla inviata al sovrano nel 1174, esprimeva tutta la sua gioia per la

solennità del monumento. A Monreale durante l’anno si susseguono diverse

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manifestazioni folcloristiche, culturali e religiose. Una tra le festività più sentite è il

Natale con il suo suggestivo Presepe vivente a Borgo Molara.

Ai piedi di Monreale, in quella che un tempo era considerata la Conca D’oro,

nell’antica borgata di Molara va in scena la rappresentazione della Natività.

Un’esperienza unica, un tuffo nel passato, tra antichi mestieri e tradizioni. Nella sua

unica piazza, si erge la Chiesa intitolata alla Madonna Addolorata centro di

aggregazione per gli abitanti di Borgo Molara. Attraverso un percorso itinerante lascerà

rivivere ai suoi visitatori antiche pratiche domestiche e vecchi mestieri. Le ricamatrici,

le lavandaie, il calzolaio, il fabbro, il falegname, il pescatore, e al centro dalla scena del

presepe troveremo la Locanda, dove si potrà gustare dell’ottimo vino fatto in casa. In

più durante il percorso si potranno degustare gli antichi sapori della tradizione siciliana:

“pane cunzato”, “sfince” e dolci tipici.

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NATALI A MURRIALI

Nasciu! Nasciu lu Salvaturi

'Nta na capanna

cu so matri 'nca ci cantava la ninna nanna.

Cu tantu friddu e duluri nasciu lu criaturi.

L'asinu ragghiava e lu voi lu quariava.

'Nta la Conca d'oru di Murriali

Viniti passanti e pastura

li vecchi misteri tornanu ‘nta stratuzzi, curtighi e vaneddi.

Pi li strati si sentinu li ciarameddi.

U prisepi viventi cu li pastura,

a lavannara, lu pisciaru, e li piscatura,

lu zampugnaru,

lu fallignami e lu scarpareddu,

misteri antichi pi farili vidiri a li nichi.

C'è puru la lucanna chi offri vinu nquantità,

tutti li passanti assapuranu stu nettari divinu,

si lu vivi puru lu pellegrinu.

‘Nta la tavulata di Natali la ricotta nun pò mancari,

cosi ruci a tinchite, cucciddati, sfinci e cudduredda,

portanu all'antichità.

A l’omini di bona vuluntà, Natali di paci amuri, salluti e pruspirità.

Marchiano Martina

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Natale a Scicli

A Natale un’atmosfera magica avvolge Scicli, resa unica grazie alle antiche, ma senza

tempo, tradizioni locali – dall’arte ai sapori - , che ogni anno vestono in festa la città. Le

prime attesissime ricorrenze sono Le Canzoncine, inni dedicati all’Immacolata, che

vedono tutta la città riunirsi in un unico coro, e passeggiare per le vie, accompagnati dal

corpo bandistico, ad intonare come una persona sola gli inni in onore alla Vergine. Le

serate dedicate alle Canzoncine sono due, giovedì 7 dicembre e sabato 9 dicembre –

ciascuna data precede le processioni in cui i due simulacri della Madonna – quelli,

rispettivamente di Santa Maria la Nova e San Bartolomeo – vengono portati per le vie di

Scicli. Trascorsa la settimana dedicata all’Immacolata, ad essere i veri protagonisti del

Natale sono i presepi. Diverse ed originalissime interpretazioni della Natività sono

ospitate non solo nelle tante chiese di Scicli, ma anche nelle dimore o nei palazzi

privati, come quello della baronessa Adalgisa Penna, che ogni anno ci propone un unico

e straordinario presepe con statue a grandezza naturale, risalenti alla seconda metà

del’Ottocento. Si viene a formare, così, quella che chiamiamo la “Via dei Presepi”, un

percorso che si snoda tra le viuzze del centro storico e regala al visitatore diverse

tipologie della natività, liberamente modellata dai vari autori, tutti semplici appassionati

di questa antica tradizione cristiana. Tra i più importanti: lo storico Presepe in Grotta

della famiglia Marinero, nella cava di Santa Maria la Nova, il preziosissimo Presepe

ligneo settecentesco dello scultore napoletano Pietro Padula, conservato nella bellissima

chiesa di San Bartolomeo, e l’affascinante presepe ospitato nella chiesetta rupestre della

Madonna di Piedigrotta – sempre visitabile, anche la sera. Ad incorniciare tutto il

periodo natalizio è, invece, il Presepe Vivente, proposto in due differenti momenti, il

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giorno di Natale e quello dell’Epifania, reso suggestivo dallo scenario naturale della

Cavuzza di Santa Maria la Nova. Un’altra peculiarità è la Novena: giovani musicisti

riuniti in piccoli gruppi suonano porta a porta gli inni del Natale, allietando non solo i

visitatori o chi è di passaggio, ma anche e soprattutto, gli abitanti. Infine, l’ultimo

importantissimo aspetto del Natale sciclitano è la gastronomia, che riunisce grandi e

piccoli. Il pasto che caratterizza la Vigilia ed il giorno di Natale sono i pastizza,

particolari focacce a forma di semiluna, ripieni di carne, pesce o verdure. Infine, altri

protagonisti indiscussi dei pranzi e cene natalizie sono i biscotti di mandorla, i viscotta

ricci, insieme al torrone e alla cubbaita, quest’ultima di derivazione araba.

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U NATALI DI SCICLI

‘Nta città di Sclicli

Tutti aspettanu la notti di Natali,

picchì è la festa principali.

Pi ricurdari lu nostru Signuri

Tanta genti parra d’amuri.

‘Nta na notti fridda fridda,

arrivau lu Bambineddu

‘nta na rutta e dintra na manciatura

Avia lu lettu.

Tanta genti di luntana via vinni pi lu Missia,

ci purtaru cosi ruci ,

ficu sicchi e puru nuci.

Li Re Magi di l’orienti

Salutaru tutti li genti, ci purtaru

A lu signuri li so doni e tantu amuri.

Ogni annu pi lu 25 ri dicembri

nasci lu bambineddu

e l’omini di bona vulunta aspettanu paci e fraternità.

Palazzolo Massimo

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Noto e i suoi presepi

Noto così come la conosciamo oggi, rappresenta la città “nuova”, quella costruita dopo

il terremoto del 1693. Costruzione che venne fatta più a valle. Le caratteristiche di città

barocca hanno reso questa città celebre in tutto il mondo. L’antico centro abitato di

Noto, conosciuto come Noto Antica, fu un centro di rilevante

importanza. Municipium sotto il dominio dei Romani, Capovalle dalla dominazione

araba in poi e fregiata del titolo di civitas ingegnosa da Ferdinando il Cattolico, fu uno

dei principali centri culturali militari ed economici della Sicilia sud-orientale fra il XIV

e il XVI secolo. Tra le bellezze medievale si possono ancora ammirare monumenti di

grande rilevanza storica, come l’Eremo di Santa Maria della Provvidenza, il Castello

Reale edificato nel 1091 ed ampliato dal duca Pietro D’Aragona nel 1430 e tratti delle

imponenti mura di cinta che fortificavano il centro urbano.

Non meno importanti sono i presepi di Noto che rappresentano, una perfetta sintesi di

arte, messaggio religioso e tradizione popolare, una pagina di Vangelo scritta dal

popolo. Il Museo “Le mille e una grotta” allestito presso l’Ex Collegio dei Gesuiti, nel

cuore del centro storico di Noto, si inserisce nella prospettiva della divulgazione degli

itinerari artistico-religiosi, della promozione e valorizzazione dei beni culturali ed

architettonici e dello sviluppo turistico. Si tratta di un’esposizione di opere appartenenti

ad una collezione privata, composta da circa 130 presepi,di varia grandezza e realizzati

con svariati materiali. I pezzi centrali della collezione sono l’unico ed originalissimo

presepe tridimensionale all’uncinetto e il presepe meccanico. In essi la scena della

natività è immersa nella quotidianità di un paesaggio rurale siciliano come evento tanto

naturale, quale la nascita di un bimbo, quanto straordinario, quale la venuta del Messia,

accompagnata da segni misteriosi ed inequivocabili. Vi sono poi oltre 50 miniature che

racchiudono in spazi piccolissimi, quali il guscio di una noce, di un uovo o di una

melagrana, la scena centrale della natività. Il Museo offre al visitatore la possibilità di

godere scene di intensa spiritualità e mistero, dove composizione, estro, prospettiva,

luce e colore si fondono con sorprendente armonia.

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IL NATALE A NOTO

Noto, città ricca pi la so storia,

granni pi la so arti barocca,

di li turista veni visitata e di tutti è ammirata.

Ogni annu cu tantu amuri

nasci lu Ridinturi

Lu pressepiu eni beddu e aspetta

La nascita di lu Bambineddu.

Pecorella Davide

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Erice

Borgo dei presepi

«L'Erice è un monte presso il mare di Sicilia, sulla costa occidentale in provincia di

Trapani. Proprio sulla sommità, che è piana, si trova il santuario di Afrodite Ericina.»

Anticamente questo luogo fu abitato dal popolo degli Elimi di origine troiana. In

seguito fu poi occupato dai cartaginesi e dai romani dove nell’antico tempio

veneravano la Venere Ericina. Questo luogo nel 1077 fu ribattezzato dai Normanni

Monte San Giuliano, poi, nel 1934 tornò al nome originario “ Erice”, meraviglioso

borgo medievale, un luogo incantato, accarezzato dalle nubi. Ogni anno diventa il borgo

dei presepi e si arricchisce d’atmosfera natalizia tra spiritualità, suoni di zampognari ed

emozione. Il tutto arricchito dalle luminarie e dalle musiche in filo diffusione che si

possono sentire in ogni parte del paese. Si possono visitare oltre 20 presepi disseminati

in vari punti del borgo, a comporre un itinerario che merita almeno una giornata di

visita. Tra questi il maestoso presepe monumentale meccanico, il settecentesco presepe

in alabastro e materiale marino, il presepe più piccolo del mondo che ogni anno stupisce

i visitatori e trenta pastori settecenteschi, in legno, tela e colla, provenienti dalla

collezione del Museo Pepoli di Trapani.

A chiudere il tesoro natalizio i Mercatini di Natale che propongono artigianato e

gastronomia locale come la genovese e i dolcetti di pasta reale (pasta di mandorle) fatti

da chi ha imparato nei conventi ed ha continuato a praticarne l’arte fino ai giorni

nostri. Si potrà dunque passeggiare tra le casette in legno e scoprire le botteghe nelle vie

del borgo, per fermarsi ad ammirare qualcosa di veramente suggestivo.

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LU PRISSEPIU DI ERICI

‘Nta lu jornu ri la nascita ru Signuri,

tutti li genti si misiru ‘ncamminu

pi ghiri supra la muntagna di Erici

pi vidiri lu bambineddu nicu nicu.

C’eranu puru li tri Re d’oriente

‘nca seguivanu na stidda pi truvari lu Ridinturi,

ci purtaru oru, ncenzu e mirra.

U vaccaru ci purtau na caciotta,

u picuraru a lana pi ammughiari u bambineddu

e l’omini di bona volontà amuri quantità.

Polizzi Giovanni

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Li prisepi di Caltagirone

Caltagirone sorge sui Monti Erei che dal centro della Sicilia, si estendono verso sud-

est. Attualmente Caltagirone conta circa 38.000 abitanti, dista da Catania 76

Km. L'origine di Caltagirone risale ai periodi antecedenti le dominazioni greche e

romane. Numerosi reperti e documenti numismatici ed artistici la rivelano come una

delle antiche città Sicane o Sicule o Greco-SicuIe. Caltagirone è una delle più

importanti destinazioni turistiche della Sicilia, grazie al suo patrimonio artistico e

maiolico ed alla bellezza dei suoi monumenti e paesaggi. Asse principale della città è la

lunga via Roma che, tagliando in due la città, arriva fino ai piedi della famosa scalinata

di S. Maria del Monte. Ai piedi della scalinata si erge il Palazzo Senatorio. Il lato che si

affaccia sulla via Roma è delimitato da una balaustrata ornata da vasi con inquietanti

volti diavoleschi, ai quali si alternano pigne dal verde intenso e lampioncini dai sostegni

in maiolica. L’Arte della Ceramica costituisce una tradizione millenaria, profondamente

legata alla storia di Caltagirone sin dai tempi più antichi e che la rendono famosa in

tutto il mondo,

nel suo Dna l'arte l’arte dei presepi tradizione ai quali ruotano varie figure,

dal presepista allo scenografo, al figurinaio. Per i presepi viene utilizzata la preziosa

argilla calatina che, dà corpo a tutti i personaggi del presepe. A Natale Caltagirone

diventa meta di turisti, appassionati e collezionisti. Il dolce di Natale sono i famosi

Cudduredda e i cucciddati.

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LU PRISSEPIU DI CALTAGIRONE

Caltagirone è na città dunni pi Natali,

pi li strati e li scalinati

si fa festa.

Tanti prissepi, 37parpagliati ca’ e dda’

cudduredda ‘nquantità.

Di stu paisi vannu è vennu tanti cristiani

Pi vidiri lu bambineddu.

Pi li strati si sentinu sunari

Ciarameddi.

Gesù, Giuseppi e Maria

sunnu dintra na rutta sapurita chi veni

fatta pi tutta a vita.

Randazzo Giovanni

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La natività a Trapani

Trapani , situata sulla costa Occidentale della Sicilia è una città che, nel corso dei secoli,

ha conservato i segni delle numerose dominazioni che si sono succedute. Percorrendo le

vie cittadine, si può percepire la bellezza della città, ammirando i numerosi palazzi

barocchi e chiese. Oggi la città si presenta come un importante centro sia per il porto,

sia per il turismo culturale e balneare. Trapani offre ai suoi visitatori oltre ai suoi

luoghi incantevoli, delizie come il vino, i capperi, aglio, arance, olio e un’incomparabile

e insolita cucina, in grado di regalare ad ogni pasto un sapore magico. Oltre alle sue

bellezze storiche e artistiche Trapani può vantare una lunga e luminosa tradizione nella

realizzazione di presepi artistici. Rispetto alle altre scuole artigianali, si distingue per

l’utilizzo di elementi marini, sia come materiali che come temi.

L’arte della lavorazione del corallo, nella Trapani del XVII e XVIII secolo, ebbe

applicazioni sia nella produzione di preziosi gioielli sia in quella di oggetti di uso

liturgico o domestico. Una delle sue peculiarità fu appunto la combinazione fra il

corallo e metalli come l’oro, il bronzo, il rame. Uno splendido esemplare di Presepe di

corallo, argento dorato, rame e bronzo è custodito presso la Galleria Estense di Modena.

Da un documento del 1869 quest’opera, risalente al XVIII secolo e proveniente da una

bottega trapanese, risulta segnalata come parte dell’arredo del Palazzo Ducale di

Modena. E’ senza dubbio una delle espressioni più raffinate dell’arte della lavorazione

del corallo che a Trapani raggiunse il suo massimo splendore tra il seicento e il

Settecento ma che già a partire dal cinquecento grazie al metodo di lavorazione al

bulino sviluppato dall’artista Antonio Ciminello il quale riuscì a produrre sculture di

piccole dimensioni in rosso corallo con risultati di estrema cura dei dettagli. A Trapani

si possono ammirare anche vari presepi viventi dislocati in diversi punti della città e il

tradizionale Presepe di stile francescano, in sughero, carta e muschio con pastori in

movimento esposto nella chiesa delle anime Sante.

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TRAPANI

U pressepiu ri curaddu

A Trapani veni fattu un prissepiu assai finu

Cu lu curaddu russu porporinu.

Artigiani cu atrezzi e cu granni maestria

cu lu curaddu fannu Gesù Giuseppi e Maria.

‘Nta lu prissepiu c’è puru lu voi e lu sciccareddu,

lu pasturi e lu ciraveddu.

Sona sona lu zampugnaru e la musica arriva puru a mia.

Viva Gesù, Giuseppi e Maria.

Rohozneanu Stefania

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Indice

Introduzione _________________________________________________ pag. 1

Premessa ____________________________________________________ pag. 3

Boghiu Marco Andrei ___________________________________________ pag. 4

Caruso Martina ________________________________________________ pag. 7

Caruso Samuele _______________________________________________ pag. 10

Di Leo Carlo _________________________________________________ pag. 14

Galati Giuseppe _______________________________________________ pag. 17

Geloso Domenico ______________________________________________ pag. 20

Mannino Rosario ______________________________________________ pag. 23

Marchiano Martina _____________________________________________ pag. 26

Palazzolo Massimo _____________________________________________ pag. 29

Pecorella Davide _______________________________________________ pag. 32

Polizzi Giovanni _______________________________________________ pag. 34

Randazzo Giovanni _____________________________________________ pag. 36

Rohozneanu Stefania ____________________________________________ pag. 38

Le ricerche svolte dagli alunni sono state effettuate su internet.