Istituto comprensivo statale Paolo Balsamo Termini Imerese. Noi e la Shoah.
La magia dei presepi in Sicilia. - Montelepre (PA) · 2019. 1. 19. · primo presepio attestato in...
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La magia dei presepi in Sicilia.
Introduzione
Il Progetto “ La magia dei presepi in Sicilia” è stato svolto dagli alunni della classe IC
di Giardinello nel corrente anno scolastico 2018 – 2019 durante le ore curriculari. Le
attività son state proposte dagli insegnanti che hanno lavorato in sinergia con gli alunni
nei seguenti laboratori:
Laboratorio di lingua dialettale in vernacolo siciliano e scrittura creativa con la
prof.ssa Elsabetta Liparoto;
Laboratorio di Tecnologia (impaginazione, montaggio disegni e copertina ) con la
prof.ssa Fabrizia Agnello.
Obbiettivi:
1. far comprendere la solidarietà;
2. il rispetto della dignità umana;
3. stare insieme con spirito di mutuo soccorso
4. stare insieme come cittadini attivi e responsabili
L’intento del progetto è stato quello di far comprendere agli alunni che il Natale vero
è quello che ci fa riscoprire i valori della vita: l’amore e il mutuo soccorso per il più
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povero dei poveri. Valori che un tempo erano condivisi da tutti e che oggi purtroppo
cominciano a perdere consistenza, sostituendo con egoismo e beni di consumismo il
vero significato della tradizione. Ogni anno con il Natale torna la magia dei presepi, ed
anche noi abbiamo voluto ricercare tra storia, folclore, tradizione e religione alcuni
presepi della nostra terra; terra di Miti e di Dei che ancora oggi ci accompagnano per
borghi, paesi e città a rivivere emozioni e sensazioni del passato. Per noi riappropriarci
di storie e tradizioni ci rende consapevoli di appartenere ad una terra e ad un popolo che
oltre le bellezze del mare, della storia, dell’arte, ci tramanda emozioni veri come la
nascita du Bambineddu che ogni anno torna per tutti noi e con lui ritorna un’atmosfera
di pace e amore.
Gli alunni hanno svolto tutte le attività proposte e gli obiettivi sono stati raggiunti con
successo.
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Premessa
L’origine del presepio è italiana, per la prima volta fu inscenato con persone e animali a
Greccio (Rieti ) nel 1223 da San Francesco d’Assisi, ispirato da una sua recente visita
a Betlemme. Dopo questo evento in poco tempo i presepi cominciarono a essere diffusi
in Italia, in Sicilia, in Francia, in Spagna e in tutte le aree cattoliche del mondo. Il
primo presepio attestato in Sicilia è del 1494, a Termini Imerese, quando nelle chiese si
trovavano complessi statuari rappresentanti esclusivamente la Sacra Famiglia. Più
avanti si curò con più attenzione l’ambientazione e si aumentò il numero di figure, così
divenne un’arte tutta siciliana ospitata da altarini privati delle case nobiliari.
Nell’Ottocento s’iniziarono a produrre statuine in terracotta e così il presepio divenne
accessibile anche a ceti via via più bassi. Oggi il presepio appare come la ricostruzione
di un paesaggio agreste cosparso di vecchie costruzioni e popolato da personaggi che
stranamente non indossano vestiti storici ma vecchi abiti nostrani, con l’eccezione della
Sacra Famiglia, dei Magi e di soldati o nobili, abbigliati rigorosamente con antichi
vestimenti mediorientali. Secondo la tradizione il presepio va preparato il giorno
dell’Immacolata senza collocare il Bambinello, che deve essere posto nella mangiatoia
la Vigilia di Natale, mentre i Re Magi saranno disposti in adorazione dall’Epifania fino
alla completa rimozione del presepio giorno della Candelora 2 febbraio.. L’arte del
presepe in siciliana è nota in tutto il mondo e ha stabilito una vera e propria città santa
in Caltagirone, dove sono custoditi presepi provenienti da tutto il mondo.
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Il presepe vivente a Custunaci
Nella spettacolare grotta Mangiapane di Scurati, ha luogo ogni anno un tradizionale
presepe vivente. L'iniziativa di rappresentarlo è nata solo nel 1983 e da allora si è
ripetuta ogni anno richiamando sempre più turisti. Il Presepe Vivente di Custonaci è
considerato ad oggi il più grande evento di valorizzazione dei mestieri e delle tradizioni
popolari siciliane, inscritto per tale ragione, dal 2006, nel Registro delle Eredità tra i 100
beni immateriali della Regione Siciliana. La manifestazione, organizzata
dall'Associazione culturale "Museo Vivente" di Custonaci, è conosciuta in tutta Italia
grazie alla straordinaria suggestività delle immagini, oltre che all'originalità, alla
compostezza e al pathos interpretativo dei personaggi e alle emozioni che riesce a
suscitare. La grotta Mangiapane, risalente al Paleolitico, è un lungo corridoio di 50
metri fiancheggiato da una serie di casine disabitate ormai da parecchi decenni che
costituiscono l'antico borgo di Scurati.
In questa magica location, ogni anno, da 30 anni, un'intera comunità locale e gli ultimi
artigiani-artisti siciliani si riuniscono per dare scena ad uno "spettacolo unico ed
irripetibile": per 6 giorni, i visitatori-spettatori attraversano i luoghi allestiti di una
settantina tra attività/scene di vita, a stretto contatto con 80 personaggi, che riproducono
fedelmente l'esecuzione di antichi mestieri e scene/luoghi sempre più rari. Ogni anno il
borgo abbandonato ritorna a vivere grazie alla partecipazione di centinaia di volontari
(gli abitanti di Custonaci). La notte del 24 Dicembre dal santuario della Madonna di
Custonaci, dopo una funzione religiosa, parte un corteo. Una suggestiva fiaccolata
illumina la notte nel paesino seguendo Maria in groppa ad un asino tirato per la cavezza
da Giuseppe. Attraverso un sentiero il corteo arriva fino a Scurati, dove Maria bussa
alla porta di una locanda e, non trovando posto, si accomoda insieme al suo sposo
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dentro la più vicina grotta. La Natività è sicuramente il punto focale di ogni presepe e
quello di Custonaci, in questo senso, non fa eccezione. In fondo alla grotta
troviamo, infatti, Gesù bambino, Maria e Giuseppe con a fianco il bue e l'asinello. Tra i
doni portati al Salvatore ci sono anche diversi prodotti tipici siciliani. Attraverso un
percorso che dall'ingresso della grotta giunge fino alla mangiatoia, vediamo rivivere i
mestieri, gli usi e i costumi di un tempo ormai dimenticato. Il piccolo borgo sembra così
tornare indietro di almeno un secolo quando i contadini aravano la terra e battevano il
grano nell'aia con il mulo. I mestieri perduti di Custonaci rivivono tutti. C'è
lo "zimmilaru" che lavora la "giummara"e la "curina" (parte della palma nana); un
anziano costruisce "carteddi" con le palme ed i rametti d'ulivo; un gruppo di pescatori
riparano le reti mentre il "nassaro" prepara la nassa, una trappola per crostacei e
cefalopodi. C'è inoltre il "carradore" che tenta di cerchiare una ruota di un carretto, il
carbonaio, il "cordatore" di lana e così via. Un tuffo nel passato attraverso gli abiti, gli
arnesi da lavoro, le suppellettili domestiche. Nel baglio alcune ragazzine lavano i panni
in una pila come facevano le loro nonne. Una donna ricama al telaio il corredo nuziale
della figlia; altre fanno l'uncinetto e stirano con il ferro a carbone.
Un attenzione particolare è poi riservata alla gastronomia. Le donne preparano i fichi
secchi e "u strattu" stendendo il succo di pomodoro su lunghe tavole di legno e
facendolo poi seccare al sole. Mentre un pastore prepara squisite ricotte e formaggi, gli
uomini portano le olive al "trappito" per ricavare l'olio. A tutto questo fa da sottofondo
il suggestivo suono della zampogna suonata dai pastori. La grotta di Mangiapane, così,
per il periodo natalizio si trasforma in un teatro naturale ed il presepe testimonia la viva
religiosità e la forte identità culturale della comunità di Custonaci.
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CUSTUNACI
U PRISSEPIU VIVENTI.
Lu 25 di dicembri è un jornu mpurtanti
Picchi nasciu lu picciriddu, lu Sarvaturi.
A Natali pi tutti c’è la spiranza di
aviri paci, amuri e fratellanza.
Pi tutti è un jornu novu
Si l’amuri pighia u volu,
si l’amuri passa pi li cori.
Bon Natali a tutti quanti, ricchi poviri e pizzenti,
malati e carciarati, boni onesti e dilinquenti.
Bon Natali a tutti li genti.
Boghiu Marco
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Palazzo Alliata di Villafranca Palermo
La città di Palermo è ricca di palazzi storici appartenuti a importanti famiglie nobiliari.
Palazzo Alliata di Villafranca è sicuramente tra i palazzi più belli e rappresentativi, che
è venuto alla luce soltanto di recente, grazie a importanti lavori di restauro che stanno
finalmente valorizzando un gioiello di architettura nel capoluogo siciliano. La storia di
questo palazzo inizia nel 1567, quando la famiglia Beccadelli di Bologna decide di
trasferire la sua dimora nel Piano di Aragona, così denominata in onore del famoso don
Carlo, Presidente del Regno negli anni 1566-1567. La famiglia è così importante che la
piazza viene rinominata in Piazza Bologni, che è il suo nome attuale. Ma il periodo di
maggiore splendore di questo palazzo lo si ha nella seconda metà del XVII secolo,
quando viene acquistato da Francesco Alliata Lanza, principe di Villafranca e Duca di
Salaparuta. Grazie ad una serie di lavori di abbellimento, il palazzo raggiunge il suo
massimo splendore ed ospita le più importanti collezioni d’arte della città. Oggi il
palazzo è in gran parte visitabile (alcune zone sono in fase di ristrutturazione) e mette in
mostra opere di pregevole valore che meritano senza ombra di dubbio una visita. A
cominciare dallo stemma di famiglia in stucco, realizzato dal Serpotta, che troviamo
sulla facciata, sopra la porta di ingresso. Al piano terra si trovano le scuderie, i
magazzini e le cucine. Negli ammezzati alloggiava il personale di servizio e i corrieri
postali ( la famiglia Alliata aveva l’appalto del servizio postale per la Sicilia e, per un
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breve periodo, per il sud Italia). Il primo piano, era destinato ai nobili. Palazzo Alliata
di Villafranca si trova nel cuore del centro storico di Palermo a Piazza Bologni numero
20. Ogni anno le stanze del maestoso palazzo rivivono la natività. "Il verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi" con questo versetto evangelico prende vita il Presepe
Vivente all'interno del quale il visitatore verrà accolto in un'atmosfera suggestiva, per
rivivere la Palestina di 2000 anni fa, attraverso testi, danza ed effetti scenici,
racconteremo la vicenda della nascita di Cristo, un toccante momento di riflessione
umana e spirituale per grandi e piccini.
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LU NATALI DI PALAZZU ALLIATA DI VILLAFRANCA
Ora ‘nca s'avvicina lu Natali a lu palazzu Alliata ri Villa Franca
Tutti currinu pi vidiri la natività.
‘nda, aviti a sapiri ‘nca lu Natali si festeggia
cu lu prisepi viventi
e si cunta e si raccunta
la nascita di lu Ridinturi.
Lu prisepi ni fa fari un miaggiu narreri
di chiù di
2000 anni .
‘Nta na notti fridda e stiddata
rintra na rutta lu picciriddu
vinni a lu munnu.
Puvureddu era lu Bambineddu
Littuzzu nunn’avia e
‘nta la pagghia di na manciatura,
mmenzu a lu voi e lu sciccareddu
fu pusatu.
Lu Criaturi senza piccatu
di granni fu ‘nchiuvatu
e cu li spini fu ‘ncurunatu.
Vinni a lu munnu pi purtari paci e amuri,
Gesù e lu nostru Sarvaturi.
Martina Caruso
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Cinisi
Tra storia mestieri e tradizioni
Cinisi affonda le sue radici nel 1382 quando il giudice Fazio diede in concessione il
territorio ai monaci benedettini di San Martino della Scala. Il toponimo Cìnisi deriva
dall'arabo kanīsa (Chiesa), da cui kinisia che significa «territorio appartenente alla
Chiesa». Grazie al paziente ed attento lavoro dei monaci, il paese iniziò il suo sviluppo,
trasformandosi da piccolo feudo in un agglomerato sempre più popolato. La corte
benedettina, insieme alle torri di avvistamento che facevano parte del sistema di avviso
delle Torri costiere della Sicilia costruite su indicazione dell'architetto fiorentino
Camillo Camillini (artefice anche della fontana Pretoria di Palermo),Torre
Pozzillo, Torre Mulinazzo e la Torre della Tonnara dell'Ursa sono le costruzioni più antiche e
ricche di storia. Quasi sulla cima di Montagna Longa esistono rovine di posti di vedetta di
probabile origine cartaginese. Monetazione romana è stata rinvenuta in
località Cipuddazzu, mentre residui resti di opus reticulatum si trovano presso Torre
Mulinazzo, probabilmente resti di vasche per la preparazione del garum. Importanti
anche la Chiesa del Sacramento del XVIII secolo, il Santuario della Madonna del Furi, la
Chiesa delle Anime Sante, la Chiesa ed il Convento Santo Canale, tutte e due risalenti al
secolo XIX. Di notevole bellezza naturale, risalendo il Vallone del Furi, sono la Fontana
dell'Accitella e la località di Piano Margi, a 600 m circa sul livello del mare con il
prossimo lussureggiante Bosco di Santo Canale, sovrastato dal Pizzo Montanello (964
m). La costa è quasi tutta ricadente all'interno del Demanio Aeronautico, e quindi ne è
interdetto l'accesso. L'unica spiaggia di sabbia con attrezzature balneari, Magaggiari, è
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immediatamente prossima al confine con il Comune di Terrasini. L'economia del paese
oggi si basa sul terziario. In passato il traino era costituito dal settore agricolo, grazie
agli ortaggi e alla produzione casearia, basata sulla trasformazione del latte della famosa
vacca cinisara (nera e dalle lunghe corna). Il mancato sostegno a tale attività, la rigida
normativa sulla zootecnia e sulla produzione dei latticini, nonché lo spostamento di
unità lavorative verso altri settori economici più redditizi hanno relegato l'allevamento
bovino a una dimensione familiare, sicché la ricotta vaccina e il caciocavallo locale
purtroppo non sono facilmente reperibili in commercio. Non avuto esito positivo l'avvio
di un impianto sperimentale di Jojoba negli anni '80 in località Bosco tagliato in
sostituzione delle vecchie, ed ormai abbandonate, coltivazioni di Sommacco siciliano da
cui si ricavava una qualità particolare di tannino per la concia delle pelli. Altrettanto
abbandonata è la coltivazione di Fraxinus ornus (frassino da manna) da cui si ricavava un
medicamento pediatrico lassativo, la mannita. Nel suo territorio sorge l'aeroporto
internazionale di Palermo Falcone e Borsellino, un tempo aeroporto di Punta Raisi Cinisi
fu la fonte d'ispirazione del poeta siciliano Giovanni Meli, che abitando a Cinisi in qualità
di medico condotto, contemplando l'incantevole scenario naturale che il paese lui
offriva seppe trarne materia per molte delle sue più celebri opere. Cinisi è anche nota
grazie a Peppino Impastato, che ha lottato contro la mafia locale e contro la costruzione
della terza pista del vicino aeroporto presso la frazione di Punta Raisi.
A Cinisi ogni anno viene esposto un presepe, originariamente è stato realizzato per la
prima volta nel 1955 da Lorenzo Randazzo, il quale si era avvalso di pochi elementi ed
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il presepe era di modeste dimensioni. Dopo circa trenta anni, l’iniziativa è stata ripresa
dall’autore odierno, Giacomo Randazzo, figlio di Lorenzo, che dal 1988 ha arricchito il
presepe tanto che oggi si estende per oltre 60 metri quadrati è un’esposizione in
miniatura di grande rilevanza storico-culturale nella quale la magica atmosfera del
Natale è in perfetta armonia con la rappresentazione dei mestieri, delle arti e della
tradizione siciliana, in gran parte in via di estinzione. E’ realizzata in miniatura (in scala
1:10) con materiali reali (tufo, pietra, ceramica, legno, ferro) a partire da una ricerca
meticolosa e da uno studio approfondito della storia della tradizione siciliana. I
personaggi, attraverso dei meccanismi curati nei minimi particolari, riproducono i
movimenti tipici dei diversi mestieri che si rappresentano quali il fabbro, il falegname, il
calzolaio, la ricamatrice e la filatrice, la senia e il mulino, i carretti siciliani, il ricottaio,
il forno, il tornio, i muratori etc. In questo contesto scenografico si inserisce l’evento
della Natività. Ciò avviene senza troppo clamore, in una stalla appena fuori dall’abitato,
quasi a voler rafforzare l’idea che l’importanza e la grandezza del Natale è insito nello
stesso modello di vita della povera e umile gente, fondata sui valori dell’onestà e della
solidarietà. La Natività è realizzata in movimento con la Madonna che culla
instancabilmente Gesù bambino. Caratteristici del presepe semovente sono gli usi e i
costumi della tradizione siciliana, dalla vacca cinisara al carretto siciliano, dal cibo
tipico con pane, fichi d’india, cannoli, ricotta e l’estratto di pomodoro all’abbigliamento
siciliano con coppole e gilè, dall’opera dei pupi alla raccolta dei limoni.
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LU PRESSEPIU DI LI CINISARA
Tantu tempu fa
'nta lu paisi di Cinisi,
la famighia Rannazzu,
fatta di cristianeddi boni
pinzaru ri fari u beddu prissepiu.
Accussi, puru 'nta stu paiseddu
nasciu lu bambineddu.
Amici cari itilu a taliari,
c'è Maria, la marunnuzza chi tutta cuntenta
annaca lu fighiu.
Lu sceccu e lu voi, lu quarianu,
lancili sonanu a festa li trummi
e la genti cu usirità va, talia e dici:
chi beddu picciriddu!
lu Ridinturiridi e cuntentu picchi veni a purtari amuri.
Caruso Samuele
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Petralia Soprana
Petralia Soprana rientra nel comprensorio provinciale palermitano. La citta' si sviluppa a
1.147 metri sul livello del mare, posizione che le permette di dominare visivamente uno
splendido panorama comprendente i Monti Nebrodi ed anche il Vulcano Etna. La città
cominciò a farsi notare durante la dominazione romana quando era una delle maggiori
fornitrici di grano dell'Impero. Durante la dominazione araba, prese il nome di
Batraliah e cominciò ad accrescere il suo potere amministrativo e strategico.
Quest'ultima funzione strategica fu aumentata sotto il dominio normanno. Durante il
periodo medievale la città conobbe svariati dominatori: i Ventimiglia, i Centelles, i
Cardona, i Moncada e gli Alvarez de Toledo.
Dal punto di vista culturale, vanno ricordati inizialmente alcune strutture civili, a partire
dall'ottocentesco Palazzo Municipale e la Biblioteca Comunale contenente un ingente
patrimonio composto da preziosi manoscritti, nonché la cinquecentesca raccolta degli
atti della Corte Giuratoria ed il monumento a Fra' Umile di Petralia. La Chiesa Madre
cittadina e' intitolata a San Pietro e San Paolo. La Chiesa ha una datazione antica, ma
oggi la si può contemplare nella forma ottenuta dopo i rifacimenti trecenteschi voluti
dalla famiglia dei Ventimiglia e quelli effettuati nel 1700. Essa e' fiancheggiata dal
campanile vecchio - contenente una bifora archiacuta e le statue rappresentanti S. Paolo
e San Pietro - e da quello settecentesco rimasto incompiuto. Nel suo interno basilicale a
tre navate si possono ammirare svariate opere d'arte a tema sacro tra cui il Crocifisso di
Fra' Umile Pitorno, la statua marmorea rappresentante la Madonna dell'Udienza e la
statua rappresentante la Madonna della Catena. La settecentesca Chiesa intitolata a
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Santa Maria di Loreto fu edificata sui resti del Castello; essa si presenta con una pianta
a croce greca e quattro cupole angolari e fiancheggiata da due campanili a cuspide. Al
suo interno si possono ammirare, tra le varie opere d'arte, la quattrocentesca pala
marmorea raffigurante la Madonna col Bambino ed una predella raffigurante Gesù fra
gli Apostoli. La Chiesa intitolata a San Giovanni Evangelista ai presenta con una
struttura rinnovata dai lavori di ristrutturazione effettuati nel XVIII secolo. Al suo
interno si possono ammirare, ad esempio, un seicentesco Crocifisso ed una
quattrocentesca statua marmorea rappresentante la Madonna del Carmelo. Tra le Chiese
minori cittadine occorre citare quella settecentesca intitolata al Santissimo Salvatore che
si presenta con una pianta ellittica ed una cupola comprendente anche delle finestre
rettangolari e quella cinquecentesca intitolata a S. Antonio Abate. Ogni anno a Petralia
nel periodo delle festività natalizie si vive un’atmosfera magica con il "PRESEPE
D'INCANTO" . La particolarità di questo presepe sta nell’ installazione audio, luci e
video che rappresentano la Natività e valorizza gli aspetti caratteristici del borgo
madonita. Location d’eccezione è il settecentesco Palazzo Pottino, nella centralissima
piazza del Popolo, che in ogni stanza accoglie un elemento essenziale di un percorso
unico che conduce alla Natività. Mostre, musica, arte, artigianato, Mercatini di Natale, laboratori
d'arte e del gusto.
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U NATALI A PETRALIA SUPRANA
A Natale ‘nta na rutta nascìu lu Bambineddu,
c’era gelu e sintia friddu lu picciriddu,
e so matri Maria cu la lana di li pastura
fici quasittedda, ippunedda e na manticedda.
Lu voi e lu sciccareddu
Cu lu ciatu lu quariaru.
I Re Magi Aspanu, Baldassarri e Mirghiorri,
di lu luntanu Orienti purtaru rializzi a lu Divinu
‘ncensu, mirra e oru finu.
Di Leo Carlo
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Ispica tra fede, storia e natura
Ipica, fino al 1935, fu chiamata Hispicaefundus , essa è posta su una collina
leggermente in pendio a 170 metri circa dal livello del mare da cui dista 6 km. Il suo
nome si fa derivare da un flume,Hyspa, per alcuni il nome deriverebbe dal nome latino
Speca (grotte); facendo riferimento a Spaccaforno il termine deriverebbe da due voci:
Spacca, derivazione fonetica di Ispica, e forno, voce 1atina adoperata per significare le
tombe a forma di forno che si trovano vicino all'abitato (la voce forno potrebbe derivare
dal latino fundus). La città comprende un'area di impianto settecentesco, con una maglia
stradale a scacchiera e un'area di impianto medievale con tracciati viari irregolari;
quest'ultima area è adiacente a una rupe dove si trovano i ruderi di una fortezza, nucleo
principale della città che prima del terremoto del 1693 si sviluppava anche nella parte
finale della Cava d'Ispica. La fortezza vide una vita particolarmente intensa in età
rinascimentale. Dopo il terremoto, alcuni quartieri furono ricostruiti intorno alle chiese
rimaste in piedi (seppur danneggiate) di S. Antonio, del Carmine, dei Minori
Osservanti, altri furono ricostruite sul colle Calandra con vie larghe e diritte, secondo la
pianificazione urbanistica di due ingegneri venuti da Palermo. Alcuni reperti
archeologici testimoniano una presenza abitativa del sito risalente all'età del bronzo.
La più antica notizia riferita alla città si ha in una bolla di Papa Alessandro III nel 1168.
Alla fine del sec. XIII la terra di Spaccaforno venne aggregata alla Contea di Modica.
Nel 1393 il Castello di Ispica è compreso tra i possedimenti comitali di Bernardo
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Cabrera. La città, nel 1453, fu ceduta dai Cabrera ad Antonio Caruso di Noto, Maestro
Razionale del Regno. Nel 1493 Isabella Caruso sposa Francesco II Statella, discendente
dei Conti della Contea di Statel in Fiandra. Per effetto di tale matrimonio i successori di
Francesco,nel 1537, assunsero il possesso e il governo della città. Gli Statella ressero
Spaccaforno fino al 1812, anno in cui venne abolita la feudalità. La città fu incorporata
nel distretto di Modica e nella provincia di Siracusa. Nel 1927, a causa dello scorporo di
questa provincia, Ispica fu assegnata alla nuova provincia di Ragusa. La popolazione
odierna è poco meno di 16.000 abitanti. L'economia si basa soprattutto sull'agricoltura.
Oltre alle colture tradizionali (frumento, olio, mandorle, carrube, vino) si coltivano
ortaggi (pomodori, zucchine, melanzane, peperoni). Un rilievo particolare ha assunto la
coltivazione della carota. Tra i poli turistici interessanti: l'area archeologica di Cava
d'Ispica con il parco archeologico della Forza; la città storica caratterizzata da
importanti opere tardo barocco e liberty. Ispica vanta anche 16 km di spiaggia libera
meta di tanti turisti durante la stagione balneare.
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NATALE A ISPICA
Dicembre u misi ri lu Bambineddu
u mise di lu friddu e di la nivi,
ni porta cu tanta gioia lu picciriddu
ca vinni a lu munnu pi sarvari
a nuatri piccatura.
Tuttu lu paisi di Ispica
lu rapprisenta cu li so tradizioni,
tra canti e sona di zampugnari
campani nfesta,
capanne, rutti e prisepi viventi,
pi li strati c’è tanta genti.
La vergini Maria
Mbrazza teni lu ridinturi
Chi a lu munnu purtari amuri.
Galati Giuseppe
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Gangi
Il borgo dei borghi
Tra lo splendido scenario delle Madonie sorge il piccolo borgo di Gangi uno tra i più
belli d’Italia. Secondo una leggenda, Gangi venne fondata intorno al 1200 A.C. dai Cretesi, che
si trovavano in Sicilia alla ricerca di Dedalo, a seguito di Minosse. I greci la edificarono
lì anche per la presenza di una fonte acquifera che scorreva nel territorio, grazie alla
quale le diedero il nome di Engyon. Secoli dopo la cittadina venne distrutta e ricostruita
col nome prima di Engio e poi di Gangi. Quando si arriva in questo meraviglioso borgo
si ha la sensazione di immergersi in un tempo lontano, tra cavalieri e dame, antiche
strade in salita, strette e formate da grandi ciottoli inclinati, botteghe e palazzi. Tra
questi, i più importanti sono palazzo Bongiorno, risalente alla metà XVIII Sec, con le
sue grandi sale affrescate dal pittore romano Gaspare Fumagalli e dal suocero Pietro
Martorana, e Palazzo Sgadari del XIX secolo. L’edificio oggi ospita la Pinacoteca
Giambecchina, del Museo Civico, del Museo delle armi i e di quello etno-
antropologico. Di epoca più antica è la torre feudale dei Ventimiglia, fatta costruire
secondo alcune fonti di archivio, da Enrico Ventimiglia o Francesco I nel 1337. Dopo
essere stata assegnata ai Cavalieri di Malta, fu trasformata in torre campanaria della
Chiesa Madre nel 1560. Salendo invece verso la rocca si arriva nel cuore di Gangi, dove
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spicca l’imponente Castello, eretto nel XIV secolo sullo strapiombo settentrionale del
monte Marone. Da lì si gode uno splendido panorama sul parco delle Madonie. Gangi
vanta un’importante tradizione cristiana, testimoniata ancora oggi dalla presenza di
diverse chiese. Tra le più importanti c’è la quella dello Spirito Santo, un santuario
legato ad una antica leggenda su un’edicola votiva e un dipinto sacro da cui gocciolava
sangue. Altrettanto “particolare” è la Chiesa Madre, dove si trova una cripta chiamata “a
fossa di parrini” (la fosse dei preti): al suo interno, infatti, giacciono le salme di parecchi
parroci che hanno svolto le loro funzioni religiose a Gangi tra il 1728 e il 1872. I loro
corpi sono imbalsamati secondo la pratica dell’essiccazione al sole, e in alcune nicchie i
corpi sono addirittura in posizione eretta. Oltre a quanto scritto A Gangi si svolge ”, uno
dei più suggestivi Presepi viventi che ha come palcoscenico il centro storico la
rappresentazione si svolge tra i caratteristici vicoli, le vecchie abitazioni e i cortili del
borgo, il centro storico di Gangi fatto di scalinate, torri e strette vie si trasformano per
l’occasione in un tipico ambiente palestinese. I visitatori possono assistere ad un ricco
programma di eventi per le vie del borgo con spettacoli musicali, Mercatini di Natale,
allietati da musiche e “a nuvena di natali”, dugustazione di Vin-Brulè e stantanei
(dolci tipici locali). Il 26, 27, 28, 29 dicembre.
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NATALE A GANGI
A lu 25 ri Dicembri semu arrivati,
ansiusi e proccupati pi la nascita
ru Ridinturi.
Iddu tant’anni narreri,
‘nta na capanna
nasciu e ‘nta li vrazza di la so
mamma s’addummisciu.
Ogni annu a Gangi veni ricurdatu e cu lu prissepiu veni rafiuratu,
pi li strati di lu borgu, pi li vaneddi,
stratuzzi e scaluneddi,
tra gesti, tradizioni e manciarizzi,
tutti vonnu la cucchia ruci.
‘Nta lu misi ri Dicembre nasci lu Bambineddu,
senti friddu lu picciriddu,
e cu la paghia di la manciatura
veni ammughiata la criatura.
Domenico Geloso
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Un jardinu chiamatu
Jardineddu
Giardinello si trova a sudovest di Palermo sul versante meridionale di Pizzo Montanello. Il
territorio ha un'estensione di 12,49 km² e confina ad est col territorio di Monreale a sud
con i territori di Borgetto e di Partinico, a ovest col territorio di Carini e a nord col territorio
di Montelepre. Il centro abitato è localizzato a 275 m s.l.m. ed a circa 27 km da Palermo,
2 km da Montelepre e 9 km da Partinico. Il suo nome latino è Viridariolus, volgarmente
chiamato poi Jardineddu, in relazione al fatto che nel suo territorio in passato c’erano
molti giardini di agrumi, oleastri ed alberi da frutto. Tra i monumenti di interesse storico e
artistico vi sono: la "chiesa madre", costruita nella prima metà del seicento da Francesco
Bargellini e dedicata a S.Anna. Divenuta sacramentale, fu dedicata a Gesù, Giuseppe e
Maria. Sorge nelle vicinanze del palazzo baronale dei Niscemi, di fine settecento. La
"chiesa di Maria Santissima della Mercede", in origine un casolare trasformato in chiesa
agli inizi del novecento dal capitano di Miceli. Di grande pregio è il curioso "café
house", o cafiausu, la storpiatura locale del nome viene attribuita ai soldati americani
durante la seconda guerra mondiale. È un belvedere costituito da otto colonne disposte ad
ottagono, con una copertura abbellita da rilievi geometrici. Risale alla prima metà del
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settecento ed era utilizzato come ritrovo dai proprietari terrieri della zona. Poi c’è il
"lavatoio pubblico" ottocentesco, costituito da 20 vasche alimentate dalle acque della
sorgente Scorsone. Situata a Sagana vi è la "tomba del gigante". Chiamata così dalla
tradizione popolare che riteneva che la tomba fosse di un gigante o di un guerriero
saraceno di nobili origini. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che si trattasse della tomba
di un patrizio romano ma l'opinione più recentemente accreditata è che si tratti di un
cetotafio, cioè di un monumento funebre a ricordo di un personaggio sepolto altrove. Di
buona fattura è la "fontana della rinascita": gruppo bronzeo di tre ninfe, opera del 1960
di cui fu autore lo scultore palermitano Benedetto De Lisi. Nei dintorni, a Sagana, sorge
inoltre una casina reale di caccia costruita nel XVIII secolo. Sempre nella zona di
Sagana vi è la riserva archeologica di Monte Castellaccio. A Giardinello durante l’anno
non mancano attività religiose, tradizioni culturali e folcloristiche, uno tra questi è il
presepe vivente che vede impegnati nel ruolo di figuranti tanti cittadini. Tutta la
comunità partecipa con fede e grande entusiasmo.
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LU PRISEPI VIVENTI
DI LU JARDINEDDU
Lu Natali a lu Jardineddu
A Natali nasci lu Sarvaturi.
Ogni annu a lu paisi di lu Jardineddu
Si mettinu mmenzu tanti genti
pi fari lu prissepi viventi.
San Giuseppi prividenti
Cerca na rutta e ‘nta la manciatura
Posa la criatura.
La notte di lu 25
arrivanu tanti pastura.
C’è pur na stidda
Chi arriva finu a lu luntanu orienti.
A Natali tutti li genti aduranu
lu Bambineddu Gesù.
Mannino Rosario
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Monreale
Monreale Città della Sicilia, in provincia di Palermo, sorge alle pendici del monte
Gibilmesi, alla destra del fiume Oreto, a sud della Conca d'Oro. Il territorio comunale
confina con quello di Palermo. La città di Monreale nacque con i normanni verso l'XI
secolo. Distante dalla città normanna sorgeva un antico villaggio arabo Balharā. situato
alle pendici del Monte Caputo a 310 m sul livello del mare. Era in questo luogo in cui i re
normanni si ritiravano per riposare dalle fatiche della guerra e dal governo della Sicilia.
Fu in una notte del 1171 che re Guglielmo II detto il Buono, ebbe in sogno l'apparizione
della Madonna che gli svelava il posto dove era nascosto un immenso tesoro (bottino di
guerra di suo padre), con il quale Guglielmo avrebbe dovuto erigere un tempio a lei
dedicato. Il re diede inizio senza indugi alla costruzione del tempio, del Palazzo
Arcivescovile e del chiostro. Dispose che cento monaci della Badia di Cava, con a capo
l'abate Teobaldo, si trasferissero a Monreale per officiare nel tempio. Essi giunsero a
Monreale il 20 marzo 1176 e l'abate Teobaldo venne insignito del titolo di "Signore della
Città". Il 5 febbraio 1182, Lucio III, su richiesta dello stesso Guglielmo, elevò la chiesa
di Monreale a "Cattedrale Metropolitana". Primo arcivescovo della diocesi di Monreale
è stato fra' Guglielmo del monastero dei Benedettini. Alla fine del XVII
secolo l'Arcivescovo di Monreale possedeva 72 feudi. Dalla elevazione a Cattedrale
Metropolitana ad oggi, la sede di Monreale ha avuto 54 arcivescovi e, tra questi, 14
cardinali della Chiesa.
Già prima che il Duomo fosse finito, il mondo ne parlava con meraviglia: lo stesso papa
Alessandro III, in una bolla inviata al sovrano nel 1174, esprimeva tutta la sua gioia per la
solennità del monumento. A Monreale durante l’anno si susseguono diverse
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manifestazioni folcloristiche, culturali e religiose. Una tra le festività più sentite è il
Natale con il suo suggestivo Presepe vivente a Borgo Molara.
Ai piedi di Monreale, in quella che un tempo era considerata la Conca D’oro,
nell’antica borgata di Molara va in scena la rappresentazione della Natività.
Un’esperienza unica, un tuffo nel passato, tra antichi mestieri e tradizioni. Nella sua
unica piazza, si erge la Chiesa intitolata alla Madonna Addolorata centro di
aggregazione per gli abitanti di Borgo Molara. Attraverso un percorso itinerante lascerà
rivivere ai suoi visitatori antiche pratiche domestiche e vecchi mestieri. Le ricamatrici,
le lavandaie, il calzolaio, il fabbro, il falegname, il pescatore, e al centro dalla scena del
presepe troveremo la Locanda, dove si potrà gustare dell’ottimo vino fatto in casa. In
più durante il percorso si potranno degustare gli antichi sapori della tradizione siciliana:
“pane cunzato”, “sfince” e dolci tipici.
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NATALI A MURRIALI
Nasciu! Nasciu lu Salvaturi
'Nta na capanna
cu so matri 'nca ci cantava la ninna nanna.
Cu tantu friddu e duluri nasciu lu criaturi.
L'asinu ragghiava e lu voi lu quariava.
'Nta la Conca d'oru di Murriali
Viniti passanti e pastura
li vecchi misteri tornanu ‘nta stratuzzi, curtighi e vaneddi.
Pi li strati si sentinu li ciarameddi.
U prisepi viventi cu li pastura,
a lavannara, lu pisciaru, e li piscatura,
lu zampugnaru,
lu fallignami e lu scarpareddu,
misteri antichi pi farili vidiri a li nichi.
C'è puru la lucanna chi offri vinu nquantità,
tutti li passanti assapuranu stu nettari divinu,
si lu vivi puru lu pellegrinu.
‘Nta la tavulata di Natali la ricotta nun pò mancari,
cosi ruci a tinchite, cucciddati, sfinci e cudduredda,
portanu all'antichità.
A l’omini di bona vuluntà, Natali di paci amuri, salluti e pruspirità.
Marchiano Martina
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Natale a Scicli
A Natale un’atmosfera magica avvolge Scicli, resa unica grazie alle antiche, ma senza
tempo, tradizioni locali – dall’arte ai sapori - , che ogni anno vestono in festa la città. Le
prime attesissime ricorrenze sono Le Canzoncine, inni dedicati all’Immacolata, che
vedono tutta la città riunirsi in un unico coro, e passeggiare per le vie, accompagnati dal
corpo bandistico, ad intonare come una persona sola gli inni in onore alla Vergine. Le
serate dedicate alle Canzoncine sono due, giovedì 7 dicembre e sabato 9 dicembre –
ciascuna data precede le processioni in cui i due simulacri della Madonna – quelli,
rispettivamente di Santa Maria la Nova e San Bartolomeo – vengono portati per le vie di
Scicli. Trascorsa la settimana dedicata all’Immacolata, ad essere i veri protagonisti del
Natale sono i presepi. Diverse ed originalissime interpretazioni della Natività sono
ospitate non solo nelle tante chiese di Scicli, ma anche nelle dimore o nei palazzi
privati, come quello della baronessa Adalgisa Penna, che ogni anno ci propone un unico
e straordinario presepe con statue a grandezza naturale, risalenti alla seconda metà
del’Ottocento. Si viene a formare, così, quella che chiamiamo la “Via dei Presepi”, un
percorso che si snoda tra le viuzze del centro storico e regala al visitatore diverse
tipologie della natività, liberamente modellata dai vari autori, tutti semplici appassionati
di questa antica tradizione cristiana. Tra i più importanti: lo storico Presepe in Grotta
della famiglia Marinero, nella cava di Santa Maria la Nova, il preziosissimo Presepe
ligneo settecentesco dello scultore napoletano Pietro Padula, conservato nella bellissima
chiesa di San Bartolomeo, e l’affascinante presepe ospitato nella chiesetta rupestre della
Madonna di Piedigrotta – sempre visitabile, anche la sera. Ad incorniciare tutto il
periodo natalizio è, invece, il Presepe Vivente, proposto in due differenti momenti, il
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giorno di Natale e quello dell’Epifania, reso suggestivo dallo scenario naturale della
Cavuzza di Santa Maria la Nova. Un’altra peculiarità è la Novena: giovani musicisti
riuniti in piccoli gruppi suonano porta a porta gli inni del Natale, allietando non solo i
visitatori o chi è di passaggio, ma anche e soprattutto, gli abitanti. Infine, l’ultimo
importantissimo aspetto del Natale sciclitano è la gastronomia, che riunisce grandi e
piccoli. Il pasto che caratterizza la Vigilia ed il giorno di Natale sono i pastizza,
particolari focacce a forma di semiluna, ripieni di carne, pesce o verdure. Infine, altri
protagonisti indiscussi dei pranzi e cene natalizie sono i biscotti di mandorla, i viscotta
ricci, insieme al torrone e alla cubbaita, quest’ultima di derivazione araba.
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U NATALI DI SCICLI
‘Nta città di Sclicli
Tutti aspettanu la notti di Natali,
picchì è la festa principali.
Pi ricurdari lu nostru Signuri
Tanta genti parra d’amuri.
‘Nta na notti fridda fridda,
arrivau lu Bambineddu
‘nta na rutta e dintra na manciatura
Avia lu lettu.
Tanta genti di luntana via vinni pi lu Missia,
ci purtaru cosi ruci ,
ficu sicchi e puru nuci.
Li Re Magi di l’orienti
Salutaru tutti li genti, ci purtaru
A lu signuri li so doni e tantu amuri.
Ogni annu pi lu 25 ri dicembri
nasci lu bambineddu
e l’omini di bona vulunta aspettanu paci e fraternità.
Palazzolo Massimo
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Noto e i suoi presepi
Noto così come la conosciamo oggi, rappresenta la città “nuova”, quella costruita dopo
il terremoto del 1693. Costruzione che venne fatta più a valle. Le caratteristiche di città
barocca hanno reso questa città celebre in tutto il mondo. L’antico centro abitato di
Noto, conosciuto come Noto Antica, fu un centro di rilevante
importanza. Municipium sotto il dominio dei Romani, Capovalle dalla dominazione
araba in poi e fregiata del titolo di civitas ingegnosa da Ferdinando il Cattolico, fu uno
dei principali centri culturali militari ed economici della Sicilia sud-orientale fra il XIV
e il XVI secolo. Tra le bellezze medievale si possono ancora ammirare monumenti di
grande rilevanza storica, come l’Eremo di Santa Maria della Provvidenza, il Castello
Reale edificato nel 1091 ed ampliato dal duca Pietro D’Aragona nel 1430 e tratti delle
imponenti mura di cinta che fortificavano il centro urbano.
Non meno importanti sono i presepi di Noto che rappresentano, una perfetta sintesi di
arte, messaggio religioso e tradizione popolare, una pagina di Vangelo scritta dal
popolo. Il Museo “Le mille e una grotta” allestito presso l’Ex Collegio dei Gesuiti, nel
cuore del centro storico di Noto, si inserisce nella prospettiva della divulgazione degli
itinerari artistico-religiosi, della promozione e valorizzazione dei beni culturali ed
architettonici e dello sviluppo turistico. Si tratta di un’esposizione di opere appartenenti
ad una collezione privata, composta da circa 130 presepi,di varia grandezza e realizzati
con svariati materiali. I pezzi centrali della collezione sono l’unico ed originalissimo
presepe tridimensionale all’uncinetto e il presepe meccanico. In essi la scena della
natività è immersa nella quotidianità di un paesaggio rurale siciliano come evento tanto
naturale, quale la nascita di un bimbo, quanto straordinario, quale la venuta del Messia,
accompagnata da segni misteriosi ed inequivocabili. Vi sono poi oltre 50 miniature che
racchiudono in spazi piccolissimi, quali il guscio di una noce, di un uovo o di una
melagrana, la scena centrale della natività. Il Museo offre al visitatore la possibilità di
godere scene di intensa spiritualità e mistero, dove composizione, estro, prospettiva,
luce e colore si fondono con sorprendente armonia.
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IL NATALE A NOTO
Noto, città ricca pi la so storia,
granni pi la so arti barocca,
di li turista veni visitata e di tutti è ammirata.
Ogni annu cu tantu amuri
nasci lu Ridinturi
Lu pressepiu eni beddu e aspetta
La nascita di lu Bambineddu.
Pecorella Davide
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Erice
Borgo dei presepi
«L'Erice è un monte presso il mare di Sicilia, sulla costa occidentale in provincia di
Trapani. Proprio sulla sommità, che è piana, si trova il santuario di Afrodite Ericina.»
Anticamente questo luogo fu abitato dal popolo degli Elimi di origine troiana. In
seguito fu poi occupato dai cartaginesi e dai romani dove nell’antico tempio
veneravano la Venere Ericina. Questo luogo nel 1077 fu ribattezzato dai Normanni
Monte San Giuliano, poi, nel 1934 tornò al nome originario “ Erice”, meraviglioso
borgo medievale, un luogo incantato, accarezzato dalle nubi. Ogni anno diventa il borgo
dei presepi e si arricchisce d’atmosfera natalizia tra spiritualità, suoni di zampognari ed
emozione. Il tutto arricchito dalle luminarie e dalle musiche in filo diffusione che si
possono sentire in ogni parte del paese. Si possono visitare oltre 20 presepi disseminati
in vari punti del borgo, a comporre un itinerario che merita almeno una giornata di
visita. Tra questi il maestoso presepe monumentale meccanico, il settecentesco presepe
in alabastro e materiale marino, il presepe più piccolo del mondo che ogni anno stupisce
i visitatori e trenta pastori settecenteschi, in legno, tela e colla, provenienti dalla
collezione del Museo Pepoli di Trapani.
A chiudere il tesoro natalizio i Mercatini di Natale che propongono artigianato e
gastronomia locale come la genovese e i dolcetti di pasta reale (pasta di mandorle) fatti
da chi ha imparato nei conventi ed ha continuato a praticarne l’arte fino ai giorni
nostri. Si potrà dunque passeggiare tra le casette in legno e scoprire le botteghe nelle vie
del borgo, per fermarsi ad ammirare qualcosa di veramente suggestivo.
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LU PRISSEPIU DI ERICI
‘Nta lu jornu ri la nascita ru Signuri,
tutti li genti si misiru ‘ncamminu
pi ghiri supra la muntagna di Erici
pi vidiri lu bambineddu nicu nicu.
C’eranu puru li tri Re d’oriente
‘nca seguivanu na stidda pi truvari lu Ridinturi,
ci purtaru oru, ncenzu e mirra.
U vaccaru ci purtau na caciotta,
u picuraru a lana pi ammughiari u bambineddu
e l’omini di bona volontà amuri quantità.
Polizzi Giovanni
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Li prisepi di Caltagirone
Caltagirone sorge sui Monti Erei che dal centro della Sicilia, si estendono verso sud-
est. Attualmente Caltagirone conta circa 38.000 abitanti, dista da Catania 76
Km. L'origine di Caltagirone risale ai periodi antecedenti le dominazioni greche e
romane. Numerosi reperti e documenti numismatici ed artistici la rivelano come una
delle antiche città Sicane o Sicule o Greco-SicuIe. Caltagirone è una delle più
importanti destinazioni turistiche della Sicilia, grazie al suo patrimonio artistico e
maiolico ed alla bellezza dei suoi monumenti e paesaggi. Asse principale della città è la
lunga via Roma che, tagliando in due la città, arriva fino ai piedi della famosa scalinata
di S. Maria del Monte. Ai piedi della scalinata si erge il Palazzo Senatorio. Il lato che si
affaccia sulla via Roma è delimitato da una balaustrata ornata da vasi con inquietanti
volti diavoleschi, ai quali si alternano pigne dal verde intenso e lampioncini dai sostegni
in maiolica. L’Arte della Ceramica costituisce una tradizione millenaria, profondamente
legata alla storia di Caltagirone sin dai tempi più antichi e che la rendono famosa in
tutto il mondo,
nel suo Dna l'arte l’arte dei presepi tradizione ai quali ruotano varie figure,
dal presepista allo scenografo, al figurinaio. Per i presepi viene utilizzata la preziosa
argilla calatina che, dà corpo a tutti i personaggi del presepe. A Natale Caltagirone
diventa meta di turisti, appassionati e collezionisti. Il dolce di Natale sono i famosi
Cudduredda e i cucciddati.
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LU PRISSEPIU DI CALTAGIRONE
Caltagirone è na città dunni pi Natali,
pi li strati e li scalinati
si fa festa.
Tanti prissepi, 37parpagliati ca’ e dda’
cudduredda ‘nquantità.
Di stu paisi vannu è vennu tanti cristiani
Pi vidiri lu bambineddu.
Pi li strati si sentinu sunari
Ciarameddi.
Gesù, Giuseppi e Maria
sunnu dintra na rutta sapurita chi veni
fatta pi tutta a vita.
Randazzo Giovanni
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La natività a Trapani
Trapani , situata sulla costa Occidentale della Sicilia è una città che, nel corso dei secoli,
ha conservato i segni delle numerose dominazioni che si sono succedute. Percorrendo le
vie cittadine, si può percepire la bellezza della città, ammirando i numerosi palazzi
barocchi e chiese. Oggi la città si presenta come un importante centro sia per il porto,
sia per il turismo culturale e balneare. Trapani offre ai suoi visitatori oltre ai suoi
luoghi incantevoli, delizie come il vino, i capperi, aglio, arance, olio e un’incomparabile
e insolita cucina, in grado di regalare ad ogni pasto un sapore magico. Oltre alle sue
bellezze storiche e artistiche Trapani può vantare una lunga e luminosa tradizione nella
realizzazione di presepi artistici. Rispetto alle altre scuole artigianali, si distingue per
l’utilizzo di elementi marini, sia come materiali che come temi.
L’arte della lavorazione del corallo, nella Trapani del XVII e XVIII secolo, ebbe
applicazioni sia nella produzione di preziosi gioielli sia in quella di oggetti di uso
liturgico o domestico. Una delle sue peculiarità fu appunto la combinazione fra il
corallo e metalli come l’oro, il bronzo, il rame. Uno splendido esemplare di Presepe di
corallo, argento dorato, rame e bronzo è custodito presso la Galleria Estense di Modena.
Da un documento del 1869 quest’opera, risalente al XVIII secolo e proveniente da una
bottega trapanese, risulta segnalata come parte dell’arredo del Palazzo Ducale di
Modena. E’ senza dubbio una delle espressioni più raffinate dell’arte della lavorazione
del corallo che a Trapani raggiunse il suo massimo splendore tra il seicento e il
Settecento ma che già a partire dal cinquecento grazie al metodo di lavorazione al
bulino sviluppato dall’artista Antonio Ciminello il quale riuscì a produrre sculture di
piccole dimensioni in rosso corallo con risultati di estrema cura dei dettagli. A Trapani
si possono ammirare anche vari presepi viventi dislocati in diversi punti della città e il
tradizionale Presepe di stile francescano, in sughero, carta e muschio con pastori in
movimento esposto nella chiesa delle anime Sante.
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TRAPANI
U pressepiu ri curaddu
A Trapani veni fattu un prissepiu assai finu
Cu lu curaddu russu porporinu.
Artigiani cu atrezzi e cu granni maestria
cu lu curaddu fannu Gesù Giuseppi e Maria.
‘Nta lu prissepiu c’è puru lu voi e lu sciccareddu,
lu pasturi e lu ciraveddu.
Sona sona lu zampugnaru e la musica arriva puru a mia.
Viva Gesù, Giuseppi e Maria.
Rohozneanu Stefania
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Indice
Introduzione _________________________________________________ pag. 1
Premessa ____________________________________________________ pag. 3
Boghiu Marco Andrei ___________________________________________ pag. 4
Caruso Martina ________________________________________________ pag. 7
Caruso Samuele _______________________________________________ pag. 10
Di Leo Carlo _________________________________________________ pag. 14
Galati Giuseppe _______________________________________________ pag. 17
Geloso Domenico ______________________________________________ pag. 20
Mannino Rosario ______________________________________________ pag. 23
Marchiano Martina _____________________________________________ pag. 26
Palazzolo Massimo _____________________________________________ pag. 29
Pecorella Davide _______________________________________________ pag. 32
Polizzi Giovanni _______________________________________________ pag. 34
Randazzo Giovanni _____________________________________________ pag. 36
Rohozneanu Stefania ____________________________________________ pag. 38
Le ricerche svolte dagli alunni sono state effettuate su internet.