La Madonna e il Rosario - Immacolata Concezione€¦ · simboleggiato il diavolo: «Io porrò...

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MARCO ADINOLFI La Madonna e il Rosario

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MARCO ADINOLFI

La Madonna e il Rosario

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Marco Adinolfi

La Madonna e il Rosario

Riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario,riscoprendola alla luce della Scrittura,

in armonia con la liturgia,nel contesto della vita quotidiana.

Giovanni Paolo II, Rosarium Virginia Mariae 43

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Prefazione

Con il Rosario – ha scritto Giovanni Paolo II – “il popolo cristiano si mette alla scuola diMaria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Gesù eall’esperienza della profondità del suo amore (Rosarium Virginis Mariae 1).

È inscindibile, insegna nella stessa lettera apostolica il Papa, il “rapporto che lega Cristoalla sua Madre Santissima: i misteri di Cristo sono anche, in certo senso, i misteri dellaMadre, persino quando non vi è direttamente coinvolta, per il fatto stesso che ella vive di lui eper lui” (n. 24).

Di qui le due parti del presente libretto.Nella prima parte, iniziando dall’annunciazione a Nazaret, è presentata in trentun quadretti

la vita di Maria.Nella seconda parte, commentati rapidamente da S. Ambrogio e più ampiamente da S.

Agostino, sono proposti i brani biblici relativi ai venti misteri della gioia, della luce, deldolore e della gloria. Misteri che hanno per teatro, ad eccezione dell’ultimo mistero glorioso,la Terra Santa.

È la Terra Santa la terra del Rosario. Si è svolta in Terra Santa la vicenda terrena di Gesùtramandataci dai vangeli. E cos’è il Rosario se non il compendio del vangelo e uncontemplare insieme con Maria il volto di Gesù? In realtà i venti misteri della gioia, dellaluce, del dolore e della gloria si sono compiuti tutti, a eccezione dell’ultimo, in Terra Santa.

Solo quattro misteri hanno avuto come teatro la Galilea: l’annunciazione a Nazaret,l’autorivelazione di Gesù a Cana, l’annuncio del regno di Dio sul monte delle Beatitudini, latrasfigurazione sul Tabor. Tutti gli altri sono avvenuti in Giudea.

Alcuni misteri hanno avuto luogo all’aperto. Su una montagna, la proclamazione dellebeatitudini e, sul monte degli Ulivi, l’ascensione. Su una modesta altura rocciosa, la morte incroce sul Calvario e la risurrezione. In una valle, l’assunzione di Maria dalla valle del Cedron.In un orto, la preghiera di Gesù al Getsemani. Presso un fiume, il battesimo al fiumeGiordano. Lungo una strada, l’ascesa al Calvario.

Altri misteri si sono compiuti nel chiuso di una grotta o di una casa: l’annunciazione aNazaret, la natività a Betlemme, la visita di Maria a Elisabetta ad Ain Karem,l’autorivelazione di Gesù a Cana, l’istituzione dell’eucaristia e la pentecoste al Cenacolo.

Oppure a cielo aperto in un edificio sacro: la presentazione di Gesù e il suo ritrovamento altempio, o in un edificio civile: la flagellazione e la coronazione di spine nel pretorio di Pilato.

Nella Lettera apostolica sul Rosario Giovanni Paolo II suggerisce “di fissarecontestualmente un’icona che...raffiguri” il singolo mistero, il che “è come aprire unoscenario su cui concentrare l’attenzione”. Un modo altrettanto, o forse anche più efficace, perla contemplazione orante dei misteri del rosario è la cosiddetta composizione di luogo. Essaconsiste nel ripresentare all’immaginazione montagne e valli, grotte e case e gli altri luoghiche hanno visto e sentito quello che di Gesù e di Maria ci narrano i vangeli. Èpsicologicamente provato che nella preghiera lo spirito è tanto più attivo quanto più vive sonole immagini evocate.

Certo, tanti luoghi non sono più come ai tempi del vangelo. Vicende storiche di ogni tipohanno modificato il tracciato di strade o distrutto costruzioni e strutture antiche. Così, peresempio, la Via dolorosa, dove ogni venerdì i francescani praticano il pio esercizio della Viacrucis, non è esattamente quella percorsa da Gesù caricato della croce che avanzava verso ilCalvario. È dal 70 dopo Cristo che non esiste più il tempio con i suoi cortili.

Ma altre località conservano il loro volto, come i monti delle Beatitudini, del Tabor o degliUlivi.

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Anche se tant’acqua è passata sotto i suoi ponti è sempre quello il Giordano che videaprirsi i cieli su Gesù mentre veniva battezzato da Giovanni. E infine, è ancora possibileraffigurarsi le umili abitazioni della santa Famiglia a Nazaret e a Betlemme, oggi inglobate inantiche e moderne basiliche.

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Parte prima

Maria di Nazaret

La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modelloinsuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale…Allacontemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato conaltrettanta assiduità di Maria…uno sguardo interrogativo…,penetrante…, addolorato…, radioso…, ardente per l’effusione delloSpirito.

Rosarium Virginis Mariae 10

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1. Mi chiameranno beata

È stato detto che «il culto di Maria parte dalla Parola di Dio: “Ave, piena di grazia”; respiranella Parola: “Mi fece grande Colui che è potente”; si affloscia, si altera, imputridisce, quandodalla Parola viene avulso». È stato anche osservato che da tempo a questa parte «i protestantiritrovano Maria mediante la Scrittura, mentre i cattolici ritrovano Maria nella Scrittura».

Ben poco parla l’Antico Testamento di Maria. I testi principali che dedica a lei si riduconopraticamente a tre.

Il primo è il lieto annuncio della salvezza recato all’alba della storia dell’umanità adAdamo ed Eva nel giardino di Eden dopo il peccato. Dio dice al serpente tentatore nel quale èsimboleggiato il diavolo:

«Io porrò inimicizia tra te e la donna;tra la tua stirpe e la sua stirpe:questa ti schiaccerà la testae tu le insidierai il calcagno» (Genesi 3,15).

Il secondo testo risale al 734 avanti Cristo. Ad Acaz, re di Giuda, il profeta Isaia predice:

«Il Signore stesso vi darà un segno.Ecco: la vergine concepiràe partorirà un figlio,che chiamerà Emmanuele» (7,14).

Il terzo testo mariano è di qualche anno posteriore al secondo. Parlando della miseria edella gloria della dinastia di Davide, il profeta Michea proclama in nome di Dio:

«E tu, Betlemme di Efrata,così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,da te mi uscirà colui chedeve essere il dominatore in Israele;le sue origini sono dall’antichità,dai giorni più remoti.Perciò Dio li metterà in potere altruifino a quando colei che deve partorire partorirà» (5,1-2).

La medesima estrema sobrietà nel Nuovo Testamento che, fuori del vangelo, ci mostra laMadonna nel cenacolo tra gli apostoli e i cugini di Gesù (Atti 1,14) e allude anche a lei nellavisione apocalittica di «una donna vestita di sole» (Apocalisse 12,1).

Neppure il vangelo parla molto della Vergine. A volerli stampare in corpo 12, i versetti dellibro sacro che si occupano di lei riempirebbero appena sei-sette pagine in ottavo.

Si tratta in sostanza – oltre a qualche fugacissimo accenno (Marco 3,32-33; Luca 11,27-28)– della storia dell’infanzia di Gesù narrata dagli evangelisti Matteo e Luca, e delle nozze aCana e della crocifissione riferite dall’evangelista Giovanni.

Quantitativamente, come si vede, è ben poca cosa quello che della Madonna ci dice laSacra Scrittura. Ma se pensiamo che la Bibbia è il libro ispirato per rivelarci il dramma delParadiso, perduto per la colpa dell’uomo e ritrovato per l’amore di Dio; se riflettiamo che ilSignore ha scritto nella Bibbia la misteriosa storia della salvezza dell’umanità mediante GesùCristo, non potremo non gioire nell’incontrare la nostra Madre dolcissima nei momenti piùdecisivi della storia della salvezza, intenta a collaborare con Dio per l’attuazione del suo pianodi amore.

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Così, a Nazaret, credendo all’annuncio di Gabriele e sussurrando: «Eccomi, sono la servadel Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Luca 1,38), Maria introduce nel mondo ilSalvatore.

A Gerusalemme, presentando al tempio il bambino Gesù, lo offre al Padre celeste comevittima di espiazione e di salvezza.

A Cana, rivolgendosi al Figlio con la preghiera discreta: «Non hanno più vino» (Giovanni2,4), fa anticipare l’ora della manifestazione di Gesù Messia.

Sul Calvario, presso la croce, unendosi alle intenzioni di Gesù e offrendo anche se stessacome vittima al Padre, coopera al sacrificio redentore dell’Uomo-Dio.

Nel cenacolo, mentre gli apostoli perseverano concordi nella preghiera insieme con lei,intercede potentemente perché lo Spirito Santo fortifichi la Chiesa nascente e la sospinga apropagare in tutto il mondo il lieto messaggio della salvezza.

2. Nel sesto mese

«Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamataNazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.La vergine si chiamava Maria» (Luca 1,26-27).

Sono trascorsi cinque mesi da quando, durante la settimana in cui presta servizio al tempiodi Gerusalemme, il sorteggio designa il sacerdote Zaccaria a offrire, per la prima e l’ultimavolta, l’incenso sull’altare dei profumi.

È «nel sesto mese» della gravidanza di Elisabetta, la sposa di Zaccaria, che avvienel’annunciazione a Maria.

Confrontiamo l’esordio della scena dell’annunciazione a Maria col raccontodell’annunciazione a Zaccaria.

Colpisce immediatamente l’atmosfera semplice e come di famiglia del primo quadretto, incontrasto con quella grave e solenne della seconda scena.

Nel primo caso il messaggero celeste è inviato nella regione più settentrionale dellaPalestina, la Galilea, e nell’oscuro e insignificante villaggio di Nazaret, mai menzionatonell’Antico Testamento. Nel secondo caso la scena ha luogo a Gerusalemme, «la città di Dio,la più santa delle dimore dell’Altissimo» (Salmo 45,5), e verso cui spasimava la devozione diogni israelita.

Il colloquio con Maria avviene certamente nell’umile casetta di lei, perché è detto cheGabriele «entrò da lei» (Luca 1,28). Il colloquio con Zaccaria si svolge nel luogo più augustodi Gerusalemme, nel tempio, e nel santuario del tempio, il cosiddetto «Santo».

Gabriele è inviato a Maria, la fidanzata di un discendente di Davide, a nome Giuseppe.Null’altro. Vien detto, invece, che Zaccaria era sacerdote, sposato ad Elisabetta anch’ella distirpe sacerdotale, che «erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e leprescrizioni del Signore» (Luca 1,6), e che l’apparizione dell’angelo avvenne durante il ritosolenne dell’offerta dell’incenso, che si ripeteva due volte al giorno, all’alba e alle tre delpomeriggio.

Zaccaria «entra» nel santuario, in un luogo dove è scontata la presenza di un angelo, e vivede Gabriele, il quale è lui a ricevere il sacerdote. Maria, invece, è a casa sua, ed è lei aricevere l’angelo che le «è stato mandato da Dio» e che, compiuta la missione, «parte da lei»(Luca 1,36).

Gabriele appare non a Gerusalemme, la capitale religiosa e politica dei giudei; non neltempio, l’unico innalzato fino allora da mano d’uomo al vero Dio; non durante lo svolgimentodi un solenne rito giudaico nell’assemblea orante del popolo giudaico. Gabriele è inviato inuna povera casetta della Galilea, la regione abitata da giudei ma anche da molti pagani, tanto

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da essere denominata «territorio dei Gentili» (Isaia 8,23), «Galilea dei gentili» (1 Maccabei5,15).

3. Esulta

«Entrando da lei, disse: “Esulta, o piena di grazia, il Signore è con te”» (Luca 1,28).Recando a Maria l’annuncio messianico per eccellenza, cioè quello della nascita del

Messia, Gabriele non poteva non invitarla alla gioia.La gioia, del resto, secondo l’Antico Testamento, è una delle caratteristiche costanti

dell’era messianica.Ma nell’Antico Testamento c’è qualcosa di più.Si tratta di tre annunci messianici recati dai profeti Sofonia, Gioele e Zaccaria alla «figlia

di Sion», personificazione del popolo israelitico. Ognuno di essi comporta un invito alla gioiae l’annuncio che Jhwh, Re e Salvatore, è presente in seno al suo popolo (Sofonia 3,14-17;Gioele 2,21.23.27; Zaccaria 9,9).

Il racconto dell’annunciazione mostra vari punti di contatto, che non possono esserecasuali, con i tre brani profetici citati, particolarmente con quello di Sofonia.

Anche Maria è invitata a gioire e a fugare ogni timore come la «figlia di Sion»: «Esulta, opiena di grazia» (Luca 1,28); «Non temere, Maria» (1,30). Anche in Maria è presente Jhwh,Re e Salvatore: «Il Signore è con te» (1,28); «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lochiamerai Gesù (nome ebraico che significa appunto “Jhwh Salvatore”)»(1,31); «e il suoregno non avrà più fine» (1,33).

Secondo Luca, dobbiamo identificare Maria con «la Figlia di Sion», simbolo del popolod’Israele, così come dobbiamo identificare Gesù con Jhwh, Re e Salvatore. Maria accoglie lepromesse messianiche in nome di tutto Israele, e Jhwh si rende presente in seno al suo popoloprendendo carne nel grembo della Vergine. Ha dunque ragione Gabriele di dire: «Esulta» aMaria.

Esultiamo anche noi per il privilegio altissimo che il Signore ha concesso alla Madonna, didiventare la Madre di Dio e di aprire l’era messianica.

Esultiamo per il privilegio che il Signore ha concesso a noi e non a molti profeti e giusti(Matteo 13,17), di vivere la gioiosa era messianica.

4. Piena di grazia

Entrando da Maria, Gabriele non la chiama col suo nome, che pronunzierà solo in seguito.Le impone, invece, un nome nuovo, quello di «piena di grazia», un nome che, nel piano delSignore, importa la maternità divina, un titolo che dice la missione di Madre di Dio, a cui ilSignore l’ha destinata.

Il termine greco «kecharitoméne», tradotto con «piena di grazia», è rarissimo. Bastipensare che dal secondo secolo avanti Cristo fino al quinto dopo Cristo viene usato appenadodici volte. Per limitarci alla Bibbia, oltre al passo che stiamo esaminando, lo incontriamotre volte in traduzioni greche dell’Antico Testamento e una volta nel Nuovo.

Il vocabolo greco indica nell’Antico Testamento bellezza, amabilità fisica e morale. NelNuovo assume il valore di bellezza, amabilità soprannaturale.

Chiamandola col nome nuovo di «piena di grazia», Gabriele voleva porre in risalto labellezza e l’amabilità fisica e morale di Maria. Ma dandole il titolo di «piena di grazia»,l’angelo intendeva soprattutto designare la Vergine come colmata in maniera abbondante estabile del favore divino, al punto che agli occhi dello stesso Dio ella appariva amabile.E…seducente, per usare una espressione del Cantico dei cantici (4,9).

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Anche noi, in ragione e nella misura con cui ci teniamo vitalmente uniti a Cristo nostroRedentore, anche noi il Padre celeste ha riempiti di grazia nel Diletto, per l’amore cioè cheporta al Figlio suo (Efesini 1,5-6). Ma la nostra pienezza di grazia comincia col battesimo, èin rapporto con la nostra cooperazione alle ispirazioni divine, può essere distrutta purtroppoda un peccato grave.

La Madonna invece è stata riempita di grazia fin da quando la concepiva in seno suomadre. È infatti dogma di fede che la «beatissima Vergine Maria nel primo istante della suaconcezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di GesùCristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccatooriginale» (Pio IX, Ineffabilis Deus, in Denzinger 1641).

Senza dubbio esuberante fu la pienezza della grazia con cui Dio gratificò la Madonna nelprimo istante della sua concezione, rendendola partecipe della vita divina. Tuttavia, per lafedelissima collaborazione che la Vergine prestò quotidianamente alle ispirazioni del cielo,non rifiutandone mai nessuna, Iddio si compiacque di aumentarle questa pienezza di graziaogni giorno di più, fino all’ora della sua placida morte. In tal modo la fede, la speranza e lacarità, che sono poi i tre aspetti della grazia santificante in noi, andarono man mano crescendoin Maria, perché la sua intuizione, il suo intelletto, la sua volontà, risposero sempre conestrema docilità alla voce del Signore.

5. Il Signore è con te

Numerosi i brani dell’ Antico Testamento in cui Dio assicura qualcuno: «Io sarò con te»,«Io sono con te». A volte poi è un suo angelo o un suo rappresentante a rivolgere a unindividuo la formula: «Jhwh è con te».

Talora l’espressione è diretta al popolo d’Israele, che Dio ha scelto come sua «specialeproprietà» ed assiste amorosamente perché riceva, conservi ed accresca il deposito dellerivelazioni divine, e le diffonda poi fra tutti i popoli, disponendo il mondo ad accoglieredegnamente il Messia.

È alla luce dei testi dell’Antico Testamento che va vista la parola di Gabriele a Maria: «IlSignore è con te» (Luca 1,28), che non può avere il valore di semplice augurio insitonell’espressione: «Il Signore sia con te».

Come già un tempo al popolo d’Israele e a certe sue figure eminenti di patriarchi,condottieri, re e profeti, così ora alla Vergine è assegnata una missione eccezionale e tutt’altroche facile da compiere, ma nello stesso tempo le viene garantita l’efficace presenza eassistenza divina.

Solo in seguito, giorno per giorno, la Madonna comprenderà e proverà tutti gli spasimiconnessi indissolubilmente col suo singolarissimo compito di Madre di Dio. È assicurataintanto che mai il Signore le farà mancare la potenza del suo soccorso.

Una sola volta nella storia della salvezza, «quando venne la pienezza del tempo, Diomandò il suo Figlio, nato da donna,…perché ricevessimo l’adozione a figli»(Galati 4,4.5).Nessuna donna potrà più essere eletta ad accogliere nel grembo il Figlio di Dio fatto uomo ead esercitare il nobilissimo ufficio di madre di Gesù Salvatore con tutte le doloroseconseguenze psicologiche e spirituali che tale ufficio comporta.

Ma se unica nel suo genere fu la missione di Maria, altissima e difficile è pure la missione,a cui il Signore ha chiamato ciascuno di noi, affinché «tutti arriviamo all’unità della fede edella conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene allapiena maturità di Cristo»(Efesini 4,13).

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6. E gli porrai nome Gesù

L’evangelista Luca riferisce che, a sentirsi dire dall’angelo: «Ti saluto, piena di grazia, ilSignore è con te», Maria «rimase turbata, e si domandava che senso avesse un tale saluto»(1,29).

Cos’è che turba la Madonna?Non è certo il suo pudore, che trepida alla presenza dell’angelo.Non è neppure l’umiltà, che agita l’ «ancella del Signore» dinanzi agli elogi angelici di cui

si vede l’oggetto.Non è nemmeno la pusillanimità, che getta nell’inquietudine la povera fidanzata di un

falegname alla prospettiva di una missione assai difficile da compiere. Ciò che turba laMadonna è la sensazione di trovarsi improvvisamente dinanzi a un mistero. Ma, nonostanteuna certa dose di timore – l’angelo la esorterà a non temere -, Maria conserva la sua intimaserenità di spirito, che le consente di tentare di rimuovere il velo dall’arcano. «E sidomandava che senso avesse un tale saluto».

«Si domandava», e non «domandava» o «domandò». È la prima volta che l’evangelista cimostra la Madonna che riflette, che medita. Un atteggiamento pensoso, meditativo, questo,che l’evangelista avrà cura di sottolineare anche in seguito.

Il testo sacro continua: «E l’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato graziapresso Dio”»(Luca 1,30).

Per la prima e l’ultima volta Gabriele chiama ora la Vergine col suo nome di ogni giorno,«Maria», e la invita a deporre ogni timore.

Spesso nella Bibbia al timore viene opposta la fiducia in Dio, particolarmente quando Dioformula promesse grandiose.

L’angelo Gabriele è esplicito. Maria afferra ora qualcosa del misterioso saluto, che primale ha procurato turbamento e timore e non si è lasciato penetrare dalla sua serena riflessione.

Maria comprende ora che è destinata a divenire la madre del re Messia, perché il bimboche partorirà regnerà per sempre su Israele, come discendente di Davide.

Finalmente i tempi dell’idumeo Erode, che si è fatto eleggere re della Giudea dai Romanipagani, stanno per terminare. Maria è destinata a dare alla luce colui che riceverà da Dio iltrono che fu già quello del suo antenato Davide.

Ma chi può prevedere che Gesù affermerà un giorno dinanzi al procuratore romano: «Ilmio regno non è di questo mondo» (Giovanni 19,36), perché vuol regnare dall’alto di unacroce?

7. Come avverrà questo?

Nel primo secolo della nostra era esistevano in Palestina uomini e donne che si votavano alcelibato per amore di Dio. C’era anche la convinzione, in certi ambienti spirituali giudaici,che la prossimità con Dio comporta e impone la continenza.

In questo contesto va inserito il proposito di verginità emesso dalla Madonna, propositoche appare con sufficiente chiarezza nelle prime parole che il vangelo ci riporta di lei: «AlloraMaria disse all’angelo: Come è possibile? Non conosco uomo»(Luca 1,34).

Al saluto di Gabriele: «Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te», Maria è sfiorata daun’ombra di turbamento e di timore, e cerca, invano, di penetrare nel buio di quel mistero, colquale sente di essere venuta improvvisamente a contatto. L’angelo si fa più chiaro e leannunzia che è stata scelta per diventare la madre del re Messia, discendente di Davide.

Maria non nutre adesso alcun dubbio sull’oggetto del messaggio angelico. Dio vuol farlepercorrere la strada della maternità: «Ecco: concepirai nel grembo e partorirai un figlio».

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Sul suo animo, intanto, cadono altre tenebre, che riguardano il modo come si verificheràquesta maternità. La strada della verginità, che pure ha iniziato a percorrere per segretaispirazione celeste, come potrà sfociare nella strada della maternità, che le fissa ora Iddio?Vani risultano i suoi sforzi di rimuovere quest’altro velo del mistero. Alla fine si volge a chisolo può illuminarla, al messaggero di Dio: «Come è possibile? Non conosco uomo», vale adire non ho avuto finora nessun rapporto con nessun uomo né ho intenzione di averne perl’avvenire.

Non dice: «Questo non potrà avvenire, poiché non conosco uomo». Sarebbe stata unaribellione alla volontà del Signore. E Maria, fin dal primo uso della ragione, ha sempreprestato docile ascolto alla voce di Dio che le parlava al cuore.

Dopo Maria, noi comprendiamo, perché ce lo ha svelato Gesù Cristo, tutto il valoresoprannaturale della verginità. Non è il timore di un vincolo indissolubile e neppurel’impotenza fisica, sortita da natura o subita ad opera dell’uomo. È l’amore al regno di Dioche spinge alcune anime elette a comprendere e ad accettare il dono divino della continenzaperpetua.

8. Ecco l’ancella del Signore

Alla Madonna, che chiede come si concilierà l’annunciata sua maternità col proposito direstar vergine in perpetuo, Gabriele risponde: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su testenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo echiamato figlio di Dio» (Luca 1,35).

Dicendole «Lo Spirito Santo scenderà su di te», l’angelo promette a Maria l’effusione dellospirito di Dio trasformatore e santificatore. L’altra frase: «su te stenderà la sua ombra» lapotenza dell’Altissimo le promette la protezione e l’assistenza divina, ricorrendo aun’immagine assai comune nell’Antico Testamento.

Maria, che siamo abituati a invocare come l’«arca del Testamento», è realmente iltabernacolo dell’era nuova, l’era messianica. Perché Dio – le espressioni «Spirito Santo» e«potenza dell’Altissimo» sono equivalenti di «Dio» - scenderà su di lei, la coprirà con la suaombra, proprio come un tempo la nube dimorava sul tabernacolo, lo copriva; e ancora perchéun essere degno di chiamarsi Santo, Figlio di Dio, riempirà Maria proprio come un tempo lagloria di Jhwh riempiva il tabernacolo.

Dal momento che Dio dimorerà nel grembo di Maria trasformandolo in un santuario, èchiaro che il bambino che ne nascerà sarà non semplicemente un individuo consacrato a Dio,ma la stessa Santità; non sarà semplicemente un individuo privilegiato in speciale relazionecon Dio oppure oggetto della sua speciale protezione, ma avrà la natura di Dio, sarà Dio luistesso.

Due cose, dunque, fa conoscere Gabriele a Maria, la sua maternità verginale e la suamaternità divina. Prima le ha annunziato che diventerà madre e che suo figlio sarà il Messia,discendente di Davide. Ora l’assicura che Dio concilierà in lei la maternità con la verginitàfacendola diventare madre senza concorso di uomo, e le farà dare alla luce il Figlio stesso diDio.

Non è necessario che l’angelo indichi alla Vergine l’avvenuta maternità della già sterileElisabetta come segno della prossima sua maternità.

Autentica «madre dei credenti», la «Vergine colma di fede» ha prestato fede, senza unistante di esitazione, a tutto quanto ha ascoltato dal messaggero celeste. Ha creduto chediventerà madre, la madre del Messia. Ha creduto che diventerà madre senza cessare di esserevergine, e che darà alla luce il Figlio di Dio. Adesso crede che il Signore quanto opererà nelsuo grembo verginale senza opera d’uomo, lo ha già operato, in certo qual modo, nel grembosterile di Elisabetta rendendolo fecondo.

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È a questo momento che Maria, in perfetta lucidità di mente e in piena coscienza di quelloche sta per fare, dà il suo libero, incondizionato e gioioso assenso alla collaborazione che Diosi degna di chiederle. «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che haidetto» (Luca 1,38).

9. Partì in fretta verso la montagna

Il racconto dell’arca dell’alleanza trasferita da Davide a Gerusalemme traspare come infiligrana attraverso il brano del vangelo di san Luca che narra la visita della Madonna a santaElisabetta.

Nell’uno e nell’altro brano si tratta di un viaggio nel paese di Giuda verso Gerusalemme:l’arca è prelevata a Baala di Giuda ed è trasportata a Gerusalemme; Maria si reca «in una cittàdi Giuda», «verso la montagna», cioè secondo la terminologia del tempo, nei dintorni diGerusalemme.

L’uno e l’altro avvenimento si svolgono in un clima di gioia: l’arca è trasferita «conallegrezza», «tra acclamazioni» del popolo, tra salti e danze di Davide; al saluto di Maria haun sobbalzo di gioia il bambino che reca nel grembo Elisabetta, ed Elisabetta «leva un fortegrido» di esultanza. Infine, la presenza dell’arca in casa di Obed-Edom è fonte di benedizionidivine, così come la presenza di Maria in casa di Zaccaria.

San Luca non poteva suggerire meglio che la Madonna era l’«arca» dell’alleanza nuova, ilsantuario nel quale dimorava corporalmente la Presenza divina.

Certo è il più puro amore del prossimo, è la premura di rendersi utile alla parente anzianaprossima a diventare madre, che spinge «l’ancella del Signore» ad affrontare tre o quattrogiorni di viaggio, da Nazaret in Galilea al villaggio giudeo di Zaccaria, probabilmente AinKarem, a sei chilometri ad ovest di Gerusalemme. Ma è soprattutto l’esultanza incontenibileper la grazia di cui è stata oggetto e il desiderio di gioire con Elisabetta non più sterile cheinduce Maria a partire «in fretta»: espressione che san Luca non ha adoperato a caso.

In questa freschezza di gioia che le dilata il cuore la Vergine somiglia agli antichipellegrini ebrei in marcia verso il tempio di Gerusalemme. È tanta la loro felicità, canta ilsalmista, che il cammino non li affatica. Procedono con vigore sempre crescente, anzi la vallepiù arida si trasforma per essi in un’oasi ricca di acque e di verde (84,6-8).

Alla parola di Maria avviene la prima Pentecoste, su Giovanni ancora nel grembo dellamadre e sulla madre Elisabetta. Il bimbo dà un sussulto che la madre, ripiena di Spirito Santo,interpreta come un sussulto di gioia.

Sulla madre Elisabetta, poi, lo Spirito Santo effonde una grazia particolare, che le inonda ilcuore di tanta gioia da farle emettere un forte grido, e le rivela la dignità insigne della suagiovane parente.

Autentico tabernacolo del Dio fatto uomo, vera Madre del Messia e di Dio, in casa diZaccaria Maria trasmette la parola del Figlio comunicando la gioia messianica e la santità e lascienza divine.

10. Benedetta tu fra le donne

L’inizio del vangelo di Luca è come inondato di benedizioni.Elisabetta, ricolma di Spirito Santo, saluta a gran voce Maria: «Benedetta tu fra le donne, e

benedetto il frutto del tuo grembo» (Luca 1,42).Il sacerdote Zaccaria, ricolmo di Spirito Santo, profetizza dicendo: «Benedetto il Signore

Dio d’Israele» (1,67).Simeone, venuto nel tempio mosso dallo Spirito, prende tra le braccia il bambino Gesù e

«benedice Dio» (2,28).

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Cos’è una benedizione nella Bibbia?A volte è Dio che benedice l’uomo. In tal caso, Dio svela i tesori della sua bontà e della

sua potenza, profondendoli in un individuo che sceglie fra tanti, fra tutti anzi.A volte è l’uomo che benedice Dio. Intende in primo luogo proclamare solennemente la

bontà e la potenza di Dio che, proprio al momento opportuno, è intervenuto a favore diqualcuno svelando, così, questi suoi meravigliosi attributi. In secondo luogo, benedicendoDio, l’uomo vuole ringraziarlo per il suo generoso e potente intervento.

A volte, infine, è un uomo che proclama benedetto un altro uomo. Abbiamo qui come ungrido di stupore per le grandi cose che Dio ha operato in un individuo, svelando la sua bontà ela sua potenza, grido che è nello stesso tempo riconoscimento di questi attributi eringraziamento al Signore di averli svelati intervenendo tempestivamente.

Ripiena di Spirito Santo, che le svela qualcuna delle meraviglie operate in Maria, santaElisabetta getta come un grido gioioso di stupore. E saluta la sua giovane parente: «Benedettatu fra le donne», con la stessa acclamazione con cui la profetessa Debora saluta Giaele che,uccidendo il generale fuggiasco Sisara, ha contribuito alla liberazione definitiva delle tribùisraelitiche del nord.

È la medesima benedizione che ha ricevuto Giuditta.Elisabetta acclama Maria come la donna più benedetta del mondo. Ma infinitamente più

benedetta di Giaele e di Giuditta, che liberano la patria uccidendo il generale nemico, ècertamente Maria che salva il mondo dando la carne e la vita al Re Messia. A Mariasolamente fu concesso l’onore di concepire il Messia, il Figlio di Dio, e di diventare così lavera Madre di Dio.

«E benedetto il frutto del tuo grembo». Da Maria lo spirito di Elisabetta si eleva ora adacclamare al Re Messia che Dio ha inviato finalmente sulla terra rivelando, come non maifinora, l’inesauribile ricchezza della sua bontà e della sua potenza.

Ancora un’altra volta si legge nel vangelo una glorificazione del «frutto del grembo» diMaria. È una donna della folla che, a gran voce,proprio come Elisabetta, dice a Gesù: «Beatoil grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte» (Luca 11,27).

Nelle parole di Elisabetta in maniera esplicita, in queste della donna anonima in modoimplicito, è la stessa gioiosa meraviglia che suscitano la Madre e il Figlio, Maria e Gesù,meraviglia che si muta in lode e ringraziamento a Dio per il suo amorevole e potenteintervento.

11. Da me la madre del mio Signore?

È lo Spirito Santo a svelare a Elisabetta l’atteggiamento che Maria ha tenuto nei riguardidel messaggio di Gabriele: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole delSignore» (Luca 1,45).

È questa la prima beatitudine del vangelo, il quale si chiude con un’altra beatitudine dellafede: «Beati» dice Gesù all’apostolo incredulo, «beati quelli che, pur non avendo visto,crederanno» (Giovanni 20,29).

Si sa che, oltre a un carattere paradossale, le beatitudini presentano nel vangelo unaconnessione stretta con Gesù, sono essenzialmente cristocentriche.

La prima beatitudine del vangelo, dal carattere paradossale e cristocentrico, è per Maria.Perché Maria «ha creduto al compimento delle cose che le sono state dette dal Signore».

Cose riguardanti il concepimento e il parto di Gesù.Cose sconcertanti. Come porre confidenza nell’angelo che le annuncia la maternità divina?

Sono, queste, delle realtà che quasi ella non comprende nemmeno, e che, comunque, riesceappena a intravedere attraverso una tenebra fittissima. È vero che l’avvenuto concepimento diElisabetta, anch’esso annunciatole dall’angelo, non è difficile da credere, poiché Dio ha già

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concesso la fecondità a tante donne sterili in Israele, da Sara, Rebecca, Rachele, alla madre diSansone e a quella di Samuele. Ma la maternità di Elisabetta non spiega la natura misteriosadi una maternità verginale, di una maternità divina: ha solamente la funzione di segno.Costatando il fatto sensibile della maternità di Elisabetta, Maria potrà essere meglio disposta aprestar fede al carattere verginale e divino della sua maternità, carattere – almeno quellodivino – che sfugge al controllo dei sensi.

Zaccaria e Maria. In certo qual modo l’uno ricapitola l’incredulità d’Israele, l’altra la feded’Israele.

Nonostante la sua eccelsa dignità di madre di Dio, Maria mentre viveva su questa terra eranella medesima condizione di noi «viatori», che siamo in viaggio verso il cielo. E noi, dice saPaolo: «ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia afaccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’iosono conosciuto» (1 Corinzi 13,12).

La visione che Maria aveva di Dio e delle cose celesti era come la nostra, tutt’altro chechiara, distinta o completa. Come noi, anzi più di noi la «Vergine colma di fede» dovetteesercitare la fede. La esercitò sempre, dal primo uso di ragione all’ultimo respiro. Merita,dunque, l’elogio che Elisabetta, ripiena di Spirito Santo, le rivolse un giorno: «E beata coleiche ha creduto al compimento delle cose che le sono state dette dal Signore».

12. L’anima mia magnifica il Signore

A molti passi dell’ Antico Testamento, oltre che al cantico di Anna madre di Samuele,Maria ha attinto le parole del suo Magnificat. Il quale, nonostante, tutto, resta originalissimo,per quella sua gioia composta e riflessiva, per quella sua concezione ampia della storia e diDio, per quel suo delicatissimo senso di gratitudine di fronte ai benefici ricevuti, per quel suorealistico riconoscimento delle proprie grandezze che sono ritenute per quelle che sono, puridoni di Dio.

Dio. Benché vi facciano la loro comparsa Maria e Israele, Abramo e gli altri patriarchi, gliumili e i superbi, il vero protagonista del Magnificat è Dio, che profonde le ricchezze dellasua potenza, santità e misericordia verso gli esseri più miseri o, per usare il termine tecnicobiblico, verso i «poveri».

È vero povero, secondo la Bibbia, chi detronizza il proprio io per intronizzare Dio, edunque rinuncia a tutto, a cominciare da se stesso e dalla sua orgogliosa autosufficienza, nondifende né pretende alcun diritto o privilegio, e si pone davanti a Dio in un atteggiamento disilenzio, di umiltà, di abbandono, di dipendenza totale, di disponibilità, e ricorrre a lui con unafiducia che non conosce confini.

L’annuncio di Zaccaria s’era perduto nel silenzio: mutismo involontario del sacerdote ereclusione volontaria di Elisabetta. L’annuncio a Maria esplode in un cantico gioioso dellaVergine, che esalta Dio, Signore e suo Salvatore.

«Suo» Salvatore, perché «ha guardato l’umiltà della sua serva», perché «grandi cose hafatto in me». Lo sguardo di predilezione del Re della gloria si è posato su Maria, e l’hainnalzata alla dignità di Madre di Dio.

Umilissima era la condizione di Maria, povera ragazza di un oscuro villaggio, fidanzata aun falegname, destinata ad essere disprezzata come donna sterile, data la sua volontà direstare vergine sempre, pur sposando Giuseppe. Eppure il Creatore ha pensato proprio a lei,povera sua schiava, «ancella del Signore». E l’ha esaltata al di sopra di ogni creatura,prendendo carne nel suo grembo verginale.

«D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata». Incominciano da questo istantele litanie mariane.

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Fino a poco fa Maria è stata una donna qualsiasi. Da oggi in poi sarà la Beata Vergine, laMadonna Nostra Signora.

Che merito ha lei – è l’intima convinzione di Maria – se Dio l’ha sollevata all’altezzavertiginosa di Madre sua, rivelando così la sua infinita potenza, santità e misericordia? Anchee soprattutto misericordia, perché il Signore ha concentrato in lei tutto quanto il suo amoregeneroso, che ha mostrato finora agli uomini pii, in attesa di riversarlo poi in sovrabbondanzasu tutti gli uomini mediante la salvezza del Figlio suo.

La Madonna imprime ora un movimento sostenuto e grave al suo canto, che l’amabiledella prima parte non lasciava sospettare.

È abituale il modo di agire che Dio ha tenuto verso Maria. Verso tutti gli uomini egli simostra potente, santo e benigno, a patto però che gli uomini riconoscano la loro pochezza,sentano di essere deboli e affamati, e ripongano ogni fiducia in lui, e riposino in lui «come unbimbo svezzato sul seno materno».

Assai diversa è la condotta di Dio nei riguardi degli uomini che credono di poter fare ameno di lui, che bastano a se stessi, che sono assicurati contro ogni rischio, che hanno fiduciain se stessi perché hanno la potenza, la gloria, la fama, il danaro, il benessere, il prestigio,lascienza. A questi superbi, canta la Madonna, Dio fa sentire tutto il peso della sua giustiziavindice, li disperde, li detronizza, li impoverisce.

Il canto della Madre del Salvatore non poteva finire se non con una visione beatificante. Èla visione del Messia, che Dio ha inviato finalmente sulla terra. Mostrando la sua benevolenzaverso il popolo d’Israele e la sua fedeltà alle promesse fatte nel corso dei secoli.

13. Non temere di prendere con te Maria

Recandole il messaggio celeste, l’angelo Gabriele aveva annunziato alla Madonna la suaprossima maternità verginale e la sua maternità divina. Pur restando vergine, come ella avevaproposto, Maria concepirà, ad opera della potenza e della santità di Dio. E il frutto del suoseno sarà Gesù, il Figlio di Dio.

E di Giuseppe? L’angelo non ne fa nessunissimo cenno.Eppure Giuseppe è il suo legittimo fidanzato. E il fidanzamento presso i giudei costituiva

lo stesso contratto matrimoniale, con tutti i suoi aspetti giuridici.Strano il silenzio dell’angelo nei riguardi di Giuseppe. Maria si domandava che cosa

voleva il Signore da lei. Che rompesse il fidanzamento restando per sempre nella casapaterna, o che celebrasse le nozze e andasse a coabitare con Giuseppe? In caso di conclusionedel matrimonio, Giuseppe sarebbe stato riconosciuto come il padre del bimbo, che era ilMessia, il Figlio di Dio: era questa la volontà del cielo?

Ed ecco sulla gioia purissima, che prova Maria nel sentirsi palpitare in seno il suoSalvatore e il suo Dio, proiettarsi l’ombra del dolore.

Man mano che i giorni passano e i segni della sua maternità diventano sempre più evidenti,Maria vede gli occhi del suo fidanzato perdere la loro serenità. Finché egli non apprende ilcarattere verginale e soprannaturale di tale concezione. Crede. Ma la sua piena conformità alpiano di Dio, se gli impedisce di divulgare il mistero compiutosi nel grembo della fidanzata,non gli permette di condurre la sposa in casa sua, celebrando il secondo atto del matrimonio.Sarebbe un’empietà farsi passare dinanzi agli uomini come il padre di un bimbo concepito peropera dello Spirito Santo.

Come in occasione della pesca miracolosa concessagli da Gesù, Pietro esclamerà:«Signore, allontanati da me che sono un peccatore» (Luca 5,8), così ora Giuseppe vuolelicenziare segretamente Maria. Ma l’angelo svela al discendente di Davide la missionestorico-salvifica che gli affida il Signore. E lo esorta a celebrare le nozze per poter fare dapadre davidico al bambino, cominciando con imporgli il nome.

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La fede e l’obbedienza di Giuseppe, che accetta di diventare il padre del Dio Salvatore(Gesù), non è da meno della fede e dell’obbedienza dell’ancella del Signore che qualche meseprima ha accettato di diventarne la madre.

Con la celebrazione delle nozze dei due fidanzati il miracolo della concezione verginale edivina di Maria restava un segreto per i suoi contemporanei.

14. E lo depose in una mangiatoia

Nella povera casetta di Giuseppe, che era ormai diventata anche la sua, mentre il giovanesposo provvedeva col lavoro a guadagnare da vivere, Maria faceva i preparativi per la nascitadel bambino.

Come sarebbe venuto al mondo il suo Gesù, Messia Re, Figlio di Dio?Meditando il salterio, che la liturgia ebraica rendeva familiare a ogni anima pia, la

Madonna era portata a raffigurarsi la venuta del suo Gesù come quella di Jhwh.Venuta tremenda e punitiva, a volte, venuta gioiosa e benefica, altre volte.La Vergine non sa ancora che non è una madre come tutte le madri. Dall’istante in cui ha

accettato la maternità messianica e divina, il suo destino, tutti i suoi passi sono condizionatialla missione del Figlio suo.

Circa nove mesi prima, Maria è partita da Nazaret volontariamente e gioiosamente, perrecarsi da Elisabetta. E sul suo viaggio e sulla sua permanenza in casa di Zaccaria hannobrillato una letizia e un’esultanza indicibili. Ora invece si mette in cammino verso Betlemmeper imposizione dell’autorità civile. E nonostante la presenza di Giuseppe, la strada le riescedisagevole e penosa.

Non era conveniente per Maria stare nel caravanserraglio, in mezzo a tanta genteammassata sotto i portici o nello stanzone o nelle poche camerette riservate. Gli stessiinconvenienti presentavano le povere case private con l’unica stanza che ospitava uomini ebestie. Per queste ragioni in un luogo appartato, in una grotta naturale adattata a stalla appenafuori di Betlemme, Maria dà alla luce il bambino. È lontana dal focolare domestico diNazaret, è lontana dai suoi cari. E lo fascia con le proprie mani e lo depone non nella culla,che Giuseppe aveva senza dubbio preparato amorosamente, ma in una mangiatoia per animali.

Come può comporsi questa oscurità e questa indigenza con le visioni di grandezza, diprosperità, di ricchezza del Salmo 72?

A dispetto di ogni evidenza esterna Maria crede. E in quel batuffolo di carne, uguale a tuttii bimbi del mondo, che vagisce con i piccoli pugni chiusi e dorme e ha fame, come tutti ineonati figli dell’uomo, in quel bimbo, che lei stessa ha fasciato e posto a giacere nellamangiatoia, tra paglia e ragnatele, Maria adora il suo Re Messia e il suo Dio.

15. Lo portarono a Gerusalemme

Maria non sa ancora lo strazio che proverà nel vedere l’ultima goccia di sangue uscire dalcostato squarciato del suo Figlio crocifisso. E intanto le si stringe il cuore vedendo ora il suopiccino versare un po’ di sangue: nella circoncisione, che costituiva per ogni ebreo il segnofisico dell’alleanza con Dio.

Da questo momento il bimbo di Maria ha ufficialmente il suo nome, Gesù, vale a dire«Jhwh Salvatore».

Per tre volte Luca ripete che Maria e Giuseppe si recano a Gerusalemme in ossequio alleprescrizioni della legge mosaica riguardanti la purezza legale.

Un giorno Gesù pronunzierà una frase tra le più alte della storia religiosa dell’umanità.Proclamerà la superiorità assoluta della purezza morale. Il cibo e ogni altra cosa esteriore èindifferente e non può rendere impuri gli uomini. Può renderli impuri davanti a Dio, cioè

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moralmente cattivi, soltanto la loro volontà interiore che si esteriorizza con parole e azionicattive.

La purificazione prescritta per le puerpere non è per Maria, che ha concepito e partoritoverginalmente, così come il riscatto richiesto per i primogeniti non è per Gesù, che è il Figliodi Dio. Tuttavia l’umiltà di Maria e la sua devozione alla volontà divina che si manifestaattraverso quelle leggi, le fanno osservare tutto quanto è prescritto alle madri e ai bambini inIsraele.

Secondo la legislazione ebraica, la donna che era diventata madre per la prima volta dandoalla luce un maschietto, era considerata impura per quaranta giorni. Trascorsi i quali offriva alsacerdote un agnello di un anno perché fosse interamente bruciato in olocausto, e unpiccioncino o una tortora perché il loro sangue fosse sparso sull’altare in sacrificio diespiazione. Se la donna non aveva i mezzi sufficienti, invece dell’agnello offriva unpiccioncino o una tortora.

È povera Maria, e presentandosi nel tempio di Gerusalemme alla porta di Nicanore, offre ilsacrificio dei poveri.

La legge prescriveva pure che i primogeniti erano proprietà di Dio e dovevano essereconsacrati al suo servizio, dal momento che egli aveva risparmiato i primogeniti israeliti lanotte che aveva ucciso i primogeniti egiziani. Anche in seguito, quando fu incaricata delservizio al tempio la sola tribù di Levi, il primogenito restava proprietà di Dio tanto è vero cheper riaverlo per sé i genitori dovevano riscattarlo, pagando ai sacerdoti cinque sicli d’argento(Esodo 13,18; Numeri 18,16).

Una somma molto rilevante per la povera Maria cinque sicli d’argento, quando si pensache la paga giornaliera di un soldato o di un operaio era di un quarto di siclo.

Offrendolo al tempio, Maria non intende riscattare Gesù per riceverlo per sé, intendesacrificarsene. Maria consacra suo figlio al Signore. Rinunzia così ai suoi diritti di mamma,per cederli interamente a Dio.

16. Lo prese tra le braccia

C’era tanta gente nel tempio di Gerusalemme quel giorno, mentre Maria e Giuseppe«portavano il bambino Gesù per adempiere la legge» (Luca 2,27).

Quando a un tratto si avvicina alla sacra famiglia uno sconosciuto, che dalle braccia diMaria prende nelle sue il bambino.

Ma chi è costui? E che vuole? Maria non lo sa. Ma non le è sfuggito l’aspetto pio evenerando dell’uomo, quella sua sicurezza nel dirigersi direttamente verso di lei, e in modoparticolare quel suo fissare il bambino con uno sguardo colmo di tenerezza ma anche ditrepida venerazione.

Ripieno di spirito profetico, Simeone ha saputo per speciale rivelazione divina che moriràsolo dopo aver salutato l’età messianica, anzi solo dopo aver visto il Messia in persona,l’Unto del Signore. È stato lo Spirito Santo a spingerlo oggi nel tempio. E a mostrargli nelbambino di Maria la consolazione d’Israele, l’Unto del Signore, il Messia.

Maria non sa ancora tutto questo. E sta a guardare lo sconosciuto che ha preso in braccio ilsuo Gesù.

Maria vede ora come una luce divina brillare negli occhi di Simeone. E lo ode elevare uncantico a Dio. È un canto di benedizione, che proclama e ringrazia la benignità e la potenza diDio che è intervenuto a favore di Simeone e di tutte le genti, inviando il Messia.

Le parole con cui Simeone designa il suo Gesù, «salvezza di Dio», schiudono agli occhistupiti di Maria un orizzonte infinito, le mostrano, per la prima volta in maniera chiarissima,la portata della missione di Gesù.

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Maria comprende ora, come non mai prima, che il suo figlio è il Salvatore universale,perché predestinato a recare la salvezza non solo al suo popolo Israele, ma a tutti i popolidella terra. Dio lo ha inviato perché apra alla fede le menti dei pagani e, conseguentemente,sia di glorificazione al popolo ebraico a cui appartiene.

L’evangelista Luca annota: «Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che sidicevano di lui» (Luca 2,33). Dinanzi a questo nuovo intervento divino, che le svela un altroaspetto della missione del suo Gesù, Maria è presa da stupore e meraviglia. E si dispone acompiere il rito della presentazione al Signore del bambino con un nuovo sentimento.Rinunzierà al suo Gesù e lo consacrerà gioiosamente a Dio anche perché ormai sa che egli èdestinato a portare la salvezza non solo a Israele, ma a tutti i popoli del mondo, è destinato adessere luce spirituale delle genti e vanto d’Israele.

17. A te una spada trafiggerà l’anima

Dal messaggio di Gabriele che, entrando da lei nella casetta di Nazaret, la invita a gioire:«Esulta, piena di grazia», la vita di Maria si è svolta finora in un’atmosfera di purissimaletizia messianica. Il suo Gesù è il Figlio di Dio, è il Messia che regnerà in eterno sul trono diDavide, è il Salvatore che recherà la salute a tutti i popoli della terra. Prospettive luminose egloriose, dunque, per il Figlio suo.

Alle ultime parole che Simeone rivolge a Maria mentre con Giuseppe si accinge apresentare il bambino al tempio, su quel cielo di ambra si gettano all’improvviso nuvolecariche di tempesta.

Dopo aver salutato nel bambino Gesù, che ha preso tra le braccia, la salvezza di Dio postaa disposizione di tutti i popoli, la luce spirituale delle genti e la gloria d’Israele, Simeonebenedice Maria e Giuseppe che le sue parole ispirate hanno riempito di meraviglia.

Dirige poi le sue ultime parole a Maria e a lei solamente, profetizzandole il destino che èriservato al bambino e a lei.

Il bambino è destinato ad essere occasione di caduta e di rovina, da una parte, e dirisurrezione spirituale dall’altra. Sarà un segno di contraddizione, che vedrà gli uominidividersi in due schiere opposte: una starà con lui, l’altra contro di lui; una lo combatterà,l’altra lo seguirà.

Coloro che lo accoglieranno e lo seguiranno, mostreranno che rette erano le loro segreteaspirazioni messianiche.

Coloro che lo rigetteranno e lo combatteranno, mostreranno l’assurdità della loro segretaattesa messianica. In questa profezia del destino del bambino Simeone inserisce una frase perla Madre: «mentre a te una spada trafiggerà l’anima».

Enorme sarà il dolore che Maria dovrà provare. Profonda la sua pena, perché raggiungeràla parte più intima del suo essere, l’anima. Mortale la sua angoscia, perché la spada non silimiterà a sfiorare, a ferire la sua anima: la passerà da parte a parte, quasi per ucciderla, sefosse possibile.

Alle parole, quasi crudeli nella loro chiarezza - «a te una spada trafiggerà l’anima» -, Mariavede svanire questi e tutti gli altri sogni di gloria, che ha sognato per il suo Gesù, il ReMessia, il Figlio di Dio. A causa di suo figlio, ella dovrà soffrire un dolore grande, profondo,quasi mortale. Dunque, la contraddizione, l’opposizione di cui sarà oggetto e che svelerà isegreti dei cuori, farà soffrire Gesù intensamente e lo condurrà alla tragedia.

Con questa spada di dolore che già le trapassa l’anima e gliela trafiggerà tutti i giorni dellavita del suo Figlio, Maria è già la Madre Dolorosa. Con tali sentimenti compie la prescrittapresentazione di Gesù al tempio. Offre il suo bambino a Dio con la medesima intenzione concui egli stesso si offrirà un giorno sulla croce al Padre, in sacrificio di soave odore, comevittima di espiazione e di salvezza.

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18. E riparò in Egitto

Un giorno ecco che dei Magi dall’Oriente giungono a Betlemme, dove si è trasferita lasacra famiglia. «Entrati nella casa,» riferisce l’evangelista Matteo «videro il bambino conMaria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni, e gli offrirono in donooro, incenso e mirra» (Matteo 2,11).

Maria si vede davanti degli stranieri, che le si presentano come seguaci del persianoZaratustra. Le dicono che hanno lasciato la Persia da circa quattro mesi, avendo scorto in unastro miracoloso il segno della nascita del soccorritore atteso, e si sono diretti versoGerusalemme, la capitale del neonato re dei Giudei.

A Gerusalemme la gente non ha saputo dare una risposta sul luogo preciso dove dovevatrovarsi questo piccolo re dei Giudei. Anzi essi hanno letto negli occhi di molti come unturbamento alla loro domanda. Alla fine sono stati invitati segretamente al palazzo reale, doveil re Erode si è fatto precisare da loro il tempo dell’apparizione della stella e ha datoindicazioni esatte, inviandoli qui, a Betlemme. Così essi si sono diretti subito verso Betlemmeed eccoli qui nella casetta, dove li ha guidati la stella meravigliosa già scorta in Oriente.

E la Madonna vede quegli illustri personaggi orientali in ginocchio davanti al bambinopiegare più volte il corpo e toccare con la fronte il pavimento della sua povera stanzuccia. Edopo aver reso omaggio al neonato re dei Giudei, un omaggio fatto di venerazione e diadorazione, i Magi aprono i loro scrigni. Dicono a Maria con un sorriso che non possonovisitare un re a mani vuote. E la pregano di accettare i loro doni: dell’oro e profumi della loroterra, cioè incenso e mirra.

La stessa notte in cui sono ripartiti i Magi per la loro terra Giuseppe la sveglia. Col fiatomozzo lo sposo le riferisce l’ordine ricevuto nel sonno un momento prima dall’angelo delSignore: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché tiavvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo» (Matteo 2,13). Non c’è tempoper gli indugi. Raccoglie in fretta quel po’ di roba che la povertà le consente di avere e via,sulla strada dell’esilio. E dopo un viaggio di una decina di giorni – una fuga intessuta diapprensioni e di paure,così lontana da quella sequenza di miracoli strepitosi o graziosiimmaginati dai vangeli apocrifi -, raggiunge la frontiera e si stabilisce nella terra dei faraoniche, all’inizio dell’era volgare, ospita non meno di un milione di ebrei.

Benché tra un numero così cospicuo di connazionali, l’Egitto ha sempre per Maria l’amarodella terra straniera, dove è costretta a vivere da rifugiata.

Un giorno arriva in Egitto una notizia che la fa inorridire. Erode, il tiranno che ha credutodi consolidare le basi del trono perfino col sangue dei figli e della moglie prediletta, haordinato di sgozzare tutti i bambini di Betlemme e dintorni dai due anni in giù. Al doloredell’esilio viene ad aggiungersi ora lo strazio per le madri di quella trentina di creatureinnocenti ammazzate come un gregge di agnellini.

Intanto nella terra d’Egitto i mesi passano e l’esilio continua. Finché una notte riapparel’angelo a Giuseppe e gli dice di tornare in terra d’Israele. Ulcere verminose e atroci doloriviscerali hanno condotto alla tomba il settantanovenne Erode, dopo 33 anni di regno. Ancorauna volta Maria ha fiducia nel Signore e obbedisce. E si accinge a far ritorno in patria.

Lungo la strada Giuseppe apprende che Archelao emula in Giudea l’efferatezza del padreErode. Resta interdetto. Poi, dietro un avvertimento avuto in sogno, prosegue con Maria e ilbambino per la Galilea e si stabilisce a Nazaret.

19. Figlio, perché ci hai fatto così?

I Salmi «graduali», o delle ascensioni, hanno allietato Maria che, con Giuseppe e ildodicenne Gesù, si è recata a Gerusalemme in occasione del prescritto pellegrinaggio, e vi ha

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celebrato la pasqua mosaica, commemorando la liberazione del popolo d’Israele dallaschiavitù di Egitto, e supplicando Iddio che affretti la liberazione del popolo dai suoi peccati.Col figlio e lo sposo la Madonna ha immolato l’agnello pasquale e lo ha consumato con leerbe amare, ha assistito alle splendide cerimonie sacre nel tempio.

La settimana delle feste è terminata, ed ella riprende la via di Nazaret con gran gioia nelcuore.

La letizia pasquale si cambia in angoscia per la Madonna che ha smarrito il suo Gesù. Solouna mamma può, almeno in parte, comprendere l’ansia e la trepidazione di Maria durante igiorni di ricerche, prima nella carovana dei pellegrini, poi a Gerusalemme, che in quelle festevedeva più che triplicarsi il numero dei suoi abitanti.

Dopo tre giorni lo trovano nel tempio.Gesù è lì, in una delle sale annesse al tempio, che ascolta le lezioni dei rabbini sulla Bibbia.

Ascolta e, secondo il metodo scolastico di allora, rivolge pure delle domande, che rivelano unacume e una perspicacia superiori a quella di un ragazzo. Meraviglia generale. Meraviglia edemozione anche in Maria e Giuseppe, che mai finora hanno colto sulle labbra del loro Gesùuna parola che lo mostrasse un fanciullo prodigio.

Sono passati circa dodici anni da che Dio ha fatto irruzione nella storia degli uomini,dodici anni dagli eventi meravigliosi di cui Maria è stata spettatrice e attrice.

Da allora Iddio non ha parlato più alla Madonna per mezzo di angeli o di uomini o donneispirate. Ed ella ha visto crescere il suo Gesù come un bambino qualunque, lo ha vistodiventare un ragazzo senza assolutamente nulla, all’esterno, che lo distingua dai coetanei, adeccezione di un’assoluta docilità e sottomissione a lei e a Giuseppe. Quand’ecco,all’improvviso il suo ragazzo prima resta a Gerusalemme senza dirle nulla, poi al rammaricodella madre non solo non riconosce di aver sbagliato, ma risponde: «Perché mi cercavate?Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».

Maria ha detto al figlio: «Tuo padre ed io…ti cercavamo». E lui le risponde: «devooccuparmi delle cose del Padre mio». Lo stesso termine «padre» ha due significatiassolutamente diversi. In bocca a Maria indica il padre legale che Gesù ha su questa terra,Giuseppe. In bocca a Gesù indica Dio, suo padre nel senso più vero del termine. Eppure Gesùpassa da un significato all’altro con una naturalezza, con una disinvoltura che non può nondisorientare la Madre angosciata.

È probabile che la Madonna, anche se non ha afferrato subito tutta la portata della rispostadel Figlio, ha compreso che il tempio è la dimora naturale di lui, dal momento che è stataproprio lei a consacrarlo a Dio nel giorno della presentazione. Ha compreso – e la spada le èpenetrata nell’anima – che se Gesù è Figlio di Dio, se deve stare nella casa del Padre celeste,la casa di Nazaret non può essere per lui che una dimora provvisoria.

E Maria si prepara alla separazione da quel figlio che solo all’apparenza è come tutti glialtri ragazzi. E rinnova – mentre il cuore le sanguina – il sacrificio a Dio del suo amorematerno, perché il figlio suo compie tutta intera, e non appena vorrà il Padre celeste, la suamissione di salvatore universale.

20. E stava loro sottomesso

L’episodio di Gerusalemme, in cui Gesù proclama la sua emancipazione da Maria e daGiuseppe in ossequio al dovere che sente di obbedire al Padre celeste, costituisce unaparentesi nella sua vita di tutti i giorni. Finché è vissuto con Maria e Giuseppe, Gesù «stavaloro sottomesso».

Un giorno Gesù insegnerà che entra nel regno di Dio solo chi si comporta verso il Signorecome il bambino si comporta verso i genitori, con assoluta sottomissione, con dedizione, confiducia, con abbandono, con piena disponibilità.

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Come non pensare che, nel progressivo sviluppo intellettuale e fisico, tra la compiacenza diDio e la benevolenza degli uomini, Gesù ha mostrato proprio queste disposizioni d’animo delbambino ideale nei riguardi di Maria e di Giuseppe?

Ma se nessuno meglio di Gesù ha realizzato il tipo del fanciullo sottomesso, docile,fiducioso nei suoi genitori, nessuno più di Maria ha avuto quell’anima di fanciullo che Gesùrichiede dai suoi seguaci, perché nessuno più di lei ha messo da parte ogni pensiero diambizione e di egoismo, nessuno più di lei si è mostrato assolutamente disponibile all’azionedi Dio.

Nella casetta di Nazaret, sotto gli occhi materni di Maria, Gesù ha vissuto circa trent’anni.Iddio non ha voluto che il suo figlio si nascondesse agli occhi di tutti prima di iniziare la suaattività pubblica di Messia e Salvatore. Gesù ha trascorso la sua vita a Nazaret, in unafamiglia come le altre, sotto gli occhi dei suoi concittadini, che lo hanno conosciuto come «ilfiglio del carpentiere» (Matteo 13,55), «il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello (cioè ilcugino) di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone» (Marco 6,3).

Uno degli episodi più incresciosi della vita di san Pietro è quello avvenuto subito dopo lapromessa del primato sulla Chiesa. Nell’impeto del suo amore per il Maestro, l’apostolo tentadi distoglierlo dall’inoltrarsi nella via messianica intrisa di lacrime e di sangue.

Nessuna opposizione ai disegni di Dio nella vita di Maria, anche se il suo amore maternoper Gesù è tanto più forte e veemente di quello di Pietro. Maria sa che suo figlio dovrà patire– Simeone le ha profetizzato nel tempio: «A te una spada trafiggerà l’anima» -, ma non hamai pensato di ribellarsi alla volontà divina e di cercare di dissuadere Gesù dal percorrere lavia della passione.

I cugini di Gesù credono che egli nutra aspirazioni da Messia terreno e politico, e loesortano, quindi, a recarsi a Gerusalemme e operare nella capitale, come ha già fatto nellaoscura Galilea, i miracoli che lo accreditino Messia agli occhi di tutti.

Nessuna impazienza del genere nella vita di Maria. Sa che suo figlio «regnerà per sempresulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Luca 1,33), sa che è stato preparatodavanti a tutti i popoli, «luce per illuminare le genti e gloria del…popolo Israele» (Luca 2,31-32).

Lo vede «crescere in sapienza, statura e grazia davanti a Dio e agli uomini», lo vede farsigrande, raggiungere i vent’anni, superarli, arrivare ai trenta, e mai pensa di strapparlo dallabottega di falegname dove lavora tutto il giorno, mai pensa di sollecitarlo a «manifestarsi almondo» affrettando l’ora della sua gloria.

21. Non hanno più vino

Da un paio di mesi era venuto il giorno, che Maria aveva tanto aspettato e tanto temuto.Gesù aveva dato inizio pubblicamente alla sua attività messianica e salvatrice, ma si era anchestaccato definitivamente da lei.

A Cana, un paesino a otto chilometri da Nazaret, l’evangelista Giovanni ci mostra laMadonna di nuovo accanto a Gesù.

Ragioni forse di semplice amicizia hanno condotto Maria in casa dei due sposini durante lefeste nuziali.

Alla stessa festa arriva Gesù con i suoi cinque discepoli. Nel rivederlo Maria ha un tonfo alcuore, un po’ forse come la mamma di un sacerdote novello, che rivede dopo anni suo figliopronto a ripartire per recarsi in terra di missione.

Sì, anche Gesù è venuto alle nozze. Ha strappato ai legami familiari i cinque discepoli chesi sono posti al suo seguito. Da ora in poi essi vivranno come Giovanni Battista, come il loroMaestro Gesù, votati alla verginità per amore di Dio e del suo regno. Ma Gesù non disprezza,non può disprezzare il matrimonio.

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Se ne sono bevute di coppe di vino al banchetto, che ha visto un viavai di gente, solito delresto in queste feste che durano generalmente una settimana. Ora però, o i calcoli non sonostati fatti con esattezza o di convitati se ne sono presentati più del previsto, fatto sta che ilvino viene a mancare.

La Madonna se ne accorge. Che disonore per la famiglia degli sposi se la festa si dovràinterrompere sul più bello, una festa preparata e attesa da anni. Che dolore per quei due poverisposini. Allora la sua fede e la sua carità la rendono audace, quasi temeraria. Si accosta a suofiglio, e con la delicatezza e il tatto che l’hanno sempre guidata nei suoi rapporti con gli altri eparticolarmente con Gesù, gli sussurra con un sorriso: «Non hanno più vino».

Con queste parole Maria attende che suo figlio faccia magari ricorso alla sua onnipotenza eprocuri del vino miracolosamente. Sa bene che Gesù è figlio di Dio e, come le ha ricordatol’angelo Gabriele trent’anni fa, «nulla è impossibile a Dio» (Luca 1,37), neppure il miracolo.

Mai finora ha visto Gesù operare un miracolo: eppure crede alla potenza taumaturgica dilui.

Mai finora la Vergine ha chiesto a lui un miracolo, in tanti anni di vita trascorsa insieme aNazaret. Un miracolo che sollevasse l’indigenza della sacra famiglia, o quella di qualchepovero del paese. Ma ormai appartiene al passato l’oscurità di Nazaret, che ella ha semprerispettato con fede e discrezione. Eccolo qui, il suo Gesù, circondato da cinque discepoli. Hainiziato, dunque, la sua attività di Messia. E Isaia ha annunciato il Messia come inviato da Dioappunto per aiutare coloro che sono nel bisogno.

22. Non è ancora giunta la mia ora

Generalmente nella Bibbia,quando non è il taumaturgo a prendere l’iniziativa, sono gliinteressati medesimi o i loro parenti a chiedere il miracolo.

Solo rarissimamente il miracolo è domandato da altri che non siano gli interessati o i lorogenitori, come nel caso del centurione di Cafarnao che prega per la guarigione del suo servomalato.

L’intervento, che la Madonna chiede a Gesù alle nozze di Cana, rientra in quest’ultimacategoria. Non sono gli sposi a supplicare il Maestro che venga in loro aiuto. Non sononeppure i loro genitori. È Maria, che semplici ragioni di conoscenza o di amicizia hannocondotta al festino nuziale.

Ma la nobiltà e grandezza d’animo della Vergine risaltano ancora di più se pensiamo allamodesta importanza del caso di Cana. Si tratta semplicemente del vino che è venuto amancare a un banchetto nuziale. Certo non è una gioia per gli sposi veder troncare sul piùbello la loro festa, attesa con tanta ansia; non è un onore per le loro famiglie dover licenziaretanti convitati, ospiti di riguardo, parenti, amici, conoscenti. Ma alla fine si tratta di uno diquegli incidenti, increscioso quanto si vuole, che non mancano nella vita di ogni uomo.

Eppure, benché Maria chieda un miracolo non per lei ma solo per degli amici, benchémostri tanta squisitezza d’animo nel desiderare che, riusciti vani tutti i suoi tentativi umani, siprolunghi miracolosamente l’umile gioia di quella festa nuziale, Gesù le risponde in unamaniera che ci lascia interdetti: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la miaora» (Giovanni 2,4).

L’espressione idiomatica «Che ho da fare con te» stabilisce un certo distacco tra lui e laVergine, perché con l’inizio della sua attività pubblica i rapporti tra loro due sono totalmentecambiati.

Durante i trent’anni della sua vita nascosta a Nazaret, egli è stato il figlio sottomesso eobbediente alla mamma, la quale poteva parlargli e comandargli con l’autorità di madre.

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Ma ora Gesù ha iniziato la sua missione pubblica di Messia, di inviato di Dio. I legamifamiliari con Maria sussistono ancora, certo. Ma non sono più essi che regolano l’attività dilui, come a Nazaret. Ciò che spinge e conduce l’attività di Gesù è l’interesse del Padre celeste.

Alla luce di questa osservazione va visto il termine «Donna» con cui Gesù si rivolge allaMadonna ora, e le si rivolgerà poi dall’alto della croce.

Assolutamente nulla di dispregiativo ha la parola «Donna» sulle labbra di Gesù. Essapotrebbe tradursi benissimo col nostro comune «Signora».

Inaugurando la sua attività pubblica, Gesù è ormai sottratto alla soggezione della madre,dipende direttamente da Dio, la cui volontà è l’unica luce che deve dirigere i suoi passi. Perquanto riguarda la sua missione di inviato di Dio, Maria non può interferire minimamente,come non lo può nessuna creatura al mondo. Come non lo può neppure lui, Gesù, il qualedirà: «Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi hamandato» (Giovanni 6,38).

Alla Madonna, che gli ha chiesto un miracolo, Gesù risponde che non è ancora arrivatal’ora, segnatagli dal Padre celeste, di manifestare la sua gloria mediante un miracolo, e diaprire così la serie dei miracoli e delle opere che lo condurrà alla glorificazione finale.

E se il piano primitivo di Dio subì una variazione, lo si deve alla preghiera della Madonna.Per parlare in termini più teologicamente corretti, fin dall’eternità Dio aveva previsto edisposto che Gesù avrebbe anticipato la serie dei suoi miracoli proprio in forza delle preghieredi Maria.

23. Fate quello che vi dirà

Gesù ha iniziato la sua missione di Messia, e dunque è sottratto all’autorità materna diMaria che ha diretto finora la sua attività di figlio per oltre trent’anni a Nazaret. Agendo ormaipubblicamente da inviato di Dio, Gesù deve regolare tutti i suoi passi esclusivamente secondoil volere del Padre celeste. Nel compimento del suo mandato divino nessun interesse umano èammesso, nessuna ingerenza umana, fosse pure quella di sua madre così santa e amata. Fattatale precisazione, Gesù ha negato che questa sia l’ora fissatagli dal Padre di manifestare la suagloria inaugurando la serie dei miracoli.

Maria ha ben compreso tutto questo. Ma immensa è la sua fede nella bontà e nella potenzadi Dio.

Ella si rivolgerà a Gesù non più come ha fatto poc’anzi, appellandosi, almenoimplicitamente, ai legami di sangue. Come una creatura, come una donna si volgerà alMessia, al figlio di Dio fatto uomo. Mettendosi in questa nuova situazione che le assegna oraDio e le indica Gesù, la sua preghiera verrà esaudita. Ne è certissima.

È a questo punto che, nota l’evangelista Giovanni, «la madre dice ai servi: “Fate quello chevi dirà”» (2,5).

È questa l’unica parola di autorità che cogliamo sul labbro di Maria. Ed è anche l’unicaparola che dirige a semplici uomini.

C’era realmente bisogno della raccomandazione di Maria ai servi. Gesù impartisce loro treordini: «Riempite d’acqua le giare…Ora attingete e portatene al maestro di tavola» (Giovanni2,7.8).

Abbastanza strano il primo comando di attingere proprio ora alla cisterna o al pozzocinquecento-settecento litri d’acqua, quanti ne possono contenere le sei giare di pietradestinate alle abluzioni rituali. A che serve questa enorme quantità d’acqua, quando si è ormaia banchetto inoltrato (v.10) e le abluzioni sono prescritte all’inizio dei pasti? Ma i serviricordano l’ammonimento di Maria e riempiono le giare fino all’orlo.

Non sappiamo l’istante preciso in cui avviene la trasformazione di quell’acqua in vino. Mase, come non è improbabile, l’acqua si muta in vino al momento in cui viene offerta al

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maestro di tavola, anche il secondo e il terzo comando di Gesù sono parecchio stravaganti.Attingere acqua da una di quelle sei giare e portarne una coppa al maestro di tavola, senzadubbio per fargliela assaggiare, sembra tra l’altro uno scherzo di cattivo gusto. È il vino chedeve assaggiare, e non l’acqua, quel direttore di mensa. Ma i servi ricordano l’ammonimentodi Maria, riempiono dell’acqua delle giare una coppa e la porgono al maestro di tavola.

E il miracolo, che Maria ha visto già prima che avvenisse, avviene. Gesù, figlio di Dio, inunione di intento e di volere col Padre celeste, anticipa la sua ora. E il maestro di tavolaassaggia l’acqua divenuta vino squisito.

24. Diede inizio ai suoi miracoli

Dopo aver riferito il giudizio del maestro di tavola sulla squisitezza del vino che Gesù hafornito miracolosamente alle nozze di Cana, l’evangelista Giovanni conclude: «Così Gesùdiede inizio ai suoi miracoli (letteralmente: ai suoi segni) in Cana di Galilea, manifestò la suagloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Giovanni 2,11).

Assai spesso nella Bibbia il miracolo è chiamato «segno», come qui. Il miracolo è in realtàun segno prodigioso, portentoso, meraviglioso, grandioso della potenza paterna di Dio.

Facendogli compiere il primo miracolo, è Maria a mostrare al mondo la potenza e l’amoredi Gesù.

Con questo miracolo, afferma l’evangelista, Gesù «manifestò la sua gloria».Nell’Antico Testamento la «gloria di Jhwh» è Jhwh stesso che si rivela: la nube ne

nasconde e ne manifesta a un tempo la presenza tra gli uomini. Nel Nuovo Testamento èl’umanità santissima di Gesù a celare e svelare insieme la gloria del Figlio di Dio che «vennead abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1,14). Prima che la risurrezione la manifesti in tutto ilsuo fulgore, la gloria del Verbo si manifesta attraverso i suoi miracoli.

Facendogli compiere il primo prodigio a Cana, è Maria a mostrare al mondo la gloriadivina di Gesù.

La gloria. All’inizio della storia dell’umanità e all’inizio dell’attività pubblica del Figlio diDio umanato, due donne vanno alla ricerca della gloria.

Eva desidera per se stessa la gloria di diventare come Dio, Maria desidera che Gesùmanifesti la sua gloria divina. Eva desidera la propria gloria per orgogliosa ambizione, perchévuol essere onnisciente oppure perché vuole affermare la propria autonomia moraleautocostituendosi norma suprema del bene e del male; Maria desidera la gloria di Gesù perumile amore degli uomini. Eva desidera la propria gloria disobbedendo a Dio e mangiandodell’albero proibito, Maria desidera la gloria di Gesù obbedendo a lui mediante i servi che glimette a disposizione totale. Eva non ottiene la sua gloria e trascina con sé tutti gli uomini allarovina del peccato originale, Maria ottiene la gloria di Gesù e conduce con sé tutti gli uominialla salvezza della redenzione.

«E i suoi discepoli credettero in lui».Facendogli compiere il primo miracolo a Cana, è Maria a mostrare ai discepoli il potere

divino di Gesù. E poiché essi vi hanno creduto, Maria è all’origine della loro fede nel poteredivino del loro Maestro.

Ma il miracolo non ha influito soltanto sulla fede dei discepoli. Ha agito positivamenteanche sulla fede della Madonna perché, se è stato chiesto e ottenuto per la fede tenace di lei,ha finito per irrobustirle questa prima delle virtù teologali.

Il vino di Cana donato miracolosamente da Gesù, vino nuovo e ottimo e abbondante, è ilsimbolo della nuova, gioiosa era messianica che Gesù viene ad inaugurare ufficialmente,abolendo l’antica età dell’Israele secondo la carne.

Facendogli compiere il primo miracolo, Maria anticipa a Cana l’instaurazione della gioiosaera messianica di suo figlio, così come presentando il bambino al tempio di Gerusalemme, ha

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anticipato l’offerta di Gesù vittima di espiazione e di salvezza, che più tardi avrebbe fattoGesù medesimo.

25. Beato il grembo che ti ha portato

«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?», ribatte Gesù a chi lo avverte che è cercatodalla madre e dai cugini. «Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse:“Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella emadre”» (Marco 3,31-35).

Alla famiglia spirituale allude Gesù quando, mostrando i discepoli e gli altri che glisiedono intorno, dice: «Ecco mia madre e i miei fratelli».

La santità della Madonna, in particolare la sua carità, la sua fede, la sua obbedienzaumilissima alle voci di Dio interne o espresse con parole, ci danno la gioia di concludere cheMaria appartiene non solo alla famiglia umana di Gesù, ma anche alla sua famiglia spirituale,perché non è mai esistita né mai esisterà creatura al mondo congiunta spiritualmente a Gesù inmaniera così stretta quanto Maria.

Un altro episodio evangelico che parla della Madonna sembra ancora più imbarazzante delprimo.

Narra Luca: «Mentre (Gesù) diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla edisse: “Beato il grembo che ti ha portato, e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse:“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”» (11,27).

Non ci aspetteremmo la rettifica di Gesù, che sembrerebbe voler negare la beatitudine diMaria per affermare solo quella di coloro che osservano la parola di Dio.

La rettifica: «Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono» nonnega la beatitudine di Maria in forza del privilegio singolarissimo, che le è stato concesso, diessere la Madre del Figlio di Dio fatto uomo. Ma per Gesù i vincoli della carne e del sangueesulano dall’unica sfera vera, quella soprannaturale. La beatitudine di sua Madre non può,dunque, consistere nell’averlo dato alla luce. La sua beatitudine si inserisce in un ordineinfinitamente più alto: in quello di cui fanno parte tutti coloro che con animo retto e bendisposto «ascoltano la parola di Dio e la custodiscono».

Anche se non esplicita e diretta è questa la terza beatitudine di Maria che leggiamo nelvangelo. Maria è beata, esclama a gran voce la donna della folla, perché ha portato in gremboGesù e gli ha dato a succhiare il suo seno.

Maria è beata, esclama a gran voce Elisabetta, ricolma di Spirito Santo, perché «ha credutoal compimento delle cose che le sono state dette dal Signore».

Maria è beata, afferma velatamente Gesù, perché ha ascoltato la parola di Dio e l’hacustodita.

La prima beatitudine, quella della donna anonima, resta in un ambito puramente naturale,perché si ferma alla maternità fisica.

La seconda e la terza beatitudine spaziano, invece, nei cieli infiniti del soprannaturale,perché esaltano la fede e la dedizione di Maria alla volontà di Dio.

26. Presso la croce di Gesù

Eccolo là, suo figlio, innalzato tra cielo e terra. A questo dunque alludevano le sue paroleai giudei: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono…Quandosarò sollevato da terra, attirerò tutti a me» (8,28; 12,32).

Eccolo là, suo figlio, sospeso a una croce, il supplizio dei malfattori e dei ribelli. E comemalfattore e come ribelle è stato condannato a morte.

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A nulla sono valsi gli espedienti del debole Pilato per liberare Gesù, che ritiene innocente.Maria è ancora assordata da quegli urli: «A morte costui! Dacci libero Barabba! (…)Crocifiggilo, crocifiggilo!» (23,18.21). Ha ancora nelle pupille lo spettacolo orrendo di suofiglio, che, uscito sanguinante e piagato dalla flagellazione, viene presentato al popolo comere da burla.

Ma il timore di essere deferito all’imperatore Tiberio come favoreggiatore di un ribelle, hafatto cadere le ultime resistenze di Pilato, che ha pronunciato la sentenza di morte: «Andraialla croce».

E Maria ha veduto Gesù, rivestito dei suoi panni, con le braccia legate al pesante palotrasversale della croce, avviarsi barcollante al luogo dell’esecuzione, fuori della città. A uncerto punto, in mezzo alle grida della plebaglia, ha distinto un gruppetto di donne farcordoglio e pianto su suo figlio. Come ha avuto lei, povera madre, la forza di arrivare fin qui,al leggero rialzo di terreno a forma di cranio? Ma soprattutto chi le ha dato la forza dicontemplare suo figlio che si è lasciato inchiodare le mani e i piedi alla croce, dopo averrifiutato il vino mirrato offertogli come narcotico?

Annota l’evangelista Giovanni: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella disua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala…e il discepolo che egli amava» (19,25-26).

Anche la Madonna vuol bere come Gesù, insieme con Gesù, sino in fondo la coppa amaradella passione. È venuta da Nazaret fino a Gerusalemme in preda al presentimento che eragiunta l’ora suprema per il suo Gesù e per lei. E ha resistito alle pressioni di sua sorella e deglialtri parenti che volevano risparmiarle lo spettacolo delle ultime ore di suo figlio. Ma lei comelo ha accompagnato fino al Calvario, così adesso non si allontana dalla sua croce.

I passanti e i sinedriti lo insultano.Maria guarda quel corpo sanguinante, le mani e i piedi squarciati dai chiodi. E rinnova il

suo atto di fede nella divinità di quel suo figlio crocifisso.Ricorda le parole di Simeone: «A te una spada trafiggerà l’anima» (Luca 2,35). Davvero la

spada le trafigge adesso l’anima, perché grande è il suo dolore, riflesso del dolore di Gesù,grande la sua afflizione, partecipazione della passione di Gesù, perché intensissimo è il suoamore di madre, strettissima la sua comunione col Salvatore. Povera «Madre dolorosa!».

Maria accetta in umiltà e obbedienza tutte queste amarezze, e le offre a Dio. Anzi offretutta se stessa a Dio quale vittima di espiazione e di salvezza per l’umanità intera, così comeha presentato al tempio il piccolo Gesù offrendolo in sacrificio di soave odore al Padre, cosìcome rinnova ora questa offerta in comunione di intenzioni con suo figlio.

27. Donna, ecco tuo figlio

Ritta presso la croce, Maria contempla il corpo del Crocifisso abbassarsi e accasciarsiperché le mani, inchiodate trasversalmente, sono sollevate in alto dal peso del corpo. Chefatica deve provare il suo Gesù a respirare, quando le coste sono quasi immobili. Pare chesoffochi da un momento all’altro, mentre tutto il corpo è agitato da crampi violenti. A volte,per liberarsi dall’asfissia, il Crocifisso punta sui piedi e solleva lentamente il corpoafflosciato. Le mani tornano alla loro posizione orizzontale. Appena pochi minuti dura questaposizione che gli permette di respirare un poco. Troppo presto si stancano i piedi. Il corpo siriabbassa e l’asfissia lo riprende.

A un certo punto Maria sente suo figli pronunziare qualche parola, mentre, facendo forzasui piedi, riesce a tenere orizzontalmente le mani e a respirare a gran fatica: «Padre, perdonali,perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34). No, Gesù non rimprovera, non minaccia,non maledice i suoi crocifissori, sia chi lo ha mandato alla croce che chi lo ha inchiodato allegno. Chiede al Padre celeste il perdono della loro ignoranza.

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Poi «Gesù, vedendo la madre e, di fianco a lei, il discepolo che egli amava, disse allamadre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”» (Giovanni19,26-27).

È realmente un supremo atto di amore verso la Madre che sta per lasciare quello diaffidarla al discepolo prediletto.

Ma le parole del Crocifisso non possono essere soltanto l’espressione della sua pietà filiale.C’è proprio bisogno di affidare Giovanni alle cure materne di Maria, quando il discepolo haqui accanto la propria madre Salome? C’è proprio bisogno di affidare Maria alle cure filiali diGiovanni, quando la Vergine è apparsa durante la vita apostolica di Gesù insieme con iparenti (Matteo 12,46) ed anche qui si trova vicina la sorella o cugina Maria?

Il termine che Gesù adopera rivolgendosi alla Madre e il momento solenne, che vive comeSalvatore, ci obbligano a vedere nel gesto concernente il problema familiare di Maria unsignificato infinitamente più profondo, dalle risonanze messianiche e universali.

Le parole di Gesù rivelano soprattutto un gesto ufficiale. Assai più che un atto di pietàfiliale verso Maria, sono un atto di amore verso tutti gli uomini, l’ultimo atto di amore delSalvatore verso i suoi.

In altri termini, indicando Giovanni a Maria: «Donna, ecco tuo figlio», e Maria a Giovanni:«Ecco tua madre», Gesù dichiara la Vergine nostra madre spirituale. Dichiara e costituisce,perché le sue parole hanno un’efficacia che si direbbe sacramentale, in quanto operano quelloche significano.

Nostra madre spirituale! Maria lo è non tanto perché ha generato Gesù che è il capo delcorpo mistico; non tanto perché ci ha dato il Redentore al quale dobbiamo la nostra vitasoprannaturale; ma perché ha cooperato sul Calvario alla nostra generazione spirituale; maparticolarmente perché da Gesù morente è stata proclamata e costituita efficacemente madrespirituale di tutti noi fedeli, simboleggiati e rappresentati dal discepolo prediletto Giovanni.Di tutti noi, che siamo chiamati come Giovanni ad essere oggetto della predilezione delSignore, ad entrare nella sua intimità, a partecipare alla vita nuova offertaci dal suo sacrificio.

Appunto perché ci ha generati a questa vita nuova soffrendo col figlio crocifisso, offrendoal Padre la morte del Figlio e offrendo se stessa vittima per la salvezza dell’umanità, Maria èla nuova Eva, la nuova «madre di tutti i viventi» (Genesi 3,20) che vivono la vita divina.

Non sono soltanto i patimenti del Crocifisso a far patire Maria. La spada le trapassal’anima anche perché la obbliga a rinunziare al figlio divino prima che lo veda morire.«Donna, ecco tuo figlio», cioè Giovanni e in Giovanni tutti i cristiani. A Nazaret il consensoalla maternità divina di Gesù le è costato un semplice fiat. Qui, sul Calvario, con la trafitturadell’anima paga il consenso alla maternità spirituale di noi fedeli. Maternità spirituale, che lefa sentire un nuovo affetto materno, quello per noi tutti, credenti in Gesù, e le fa esercitare unanuova missione, quella verso noi tutti, credenti in Gesù.

28. Ecco tua madre

«Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (Levitico 26,12). È la formula chesintetizza assai felicemente l’alleanza, che nella sua sovrana benevolenza Jhwh stipulò colpopolo d’Israele. Sul monte Sinai gli Israeliti si votavano al culto dell’unico Dio Jhwh, neaccettavano le leggi e ne ricevevano le promesse di aiuto e di protezione.

Ma Israele è fedifrago. Iddio promette allora una nuova alleanza eterna e tutta interiore:«Concluderò con essi una alleanza eterna e non mi allontanerò più da loro per beneficarli;metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si distacchino da me. Godrò nel beneficarli»(32,40-41).

È appunto sulla croce che si conclude la nuova alleanza mediante il sangue di Gesù offertoliberamente per la redenzione della moltitudine sterminata degli uomini. «Questo calice»,

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dichiara il Salvatore istituendo l’Eucaristia, «è la nuova alleanza nel mio sangue, che vieneversato per voi» (Luca 22,20).

Tale nuova ed eterna alleanza viene stipulata attraverso la maternità spirituale di Maria:«Donna, ecco tuo figlio…Ecco tua madre» (Giovanni 19,27).

A ben riflettere la frase: «Donna, ecco tuo figlio» sarebbe stata più che sufficiente aindicare la maternità spirituale di Maria. Se il Salvatore ha aggiunto la frase correlativa:«Ecco tua madre», lo ha fatto senza dubbio per inculcare al discepolo Giovanni e a tutti noisuoi discepoli il dovere di onorare e amare la Vergine come figli riverenti e affettuosi.

Sulle parole «Ecco tua madre» poggiano le basi della devozione alla Madonna, devozionevoluta e sancita da Gesù stesso, in modo che come «dov’è Pietro, ivi è la Chiesa», così puredov’è Cristo, ivi è Maria. Scriveva già il cardinale Newmann: «I cattolici che hanno onoratola Madre, adorano ancora il Figlio, mentre coloro che ora sconfessano il Figlio, cominciaronocol deridere la Madre».

Non è costato poco a Maria accettarci sul Calvario come figli accettando come figliospirituale san Giovanni al posto di Gesù, «il servo al posto del Signore, il discepolo al postodel Maestro, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo al posto del Diovero» (San Bernardo).

Ma se Maria è madre nostra, non può non mostrarci amore e benevolenza maternaristorandoci quando siamo affaticati ed oppressi, placando l’angoscia che ci prende alpensiero dei peccati passati e della morte futura. Se Maria è madre nostra, non può non averesollecitudine materna per i nostri bisogni intercedendo efficacemente per noi, così come lamostra l’immagine antichissima del cimitero maggiore di via Nomentana, con le braccialevate in atto di supplica al Signore.

29. La prese nella sua casa

Verso le tre del pomeriggio la Vergine aveva sentito il Crocifisso recitare a gran voce leparole del Salmo: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (21,2), una lamentazioneche esordisce descrivendo le sofferenze del giusto perseguitato e si chiude ringraziando Dio diessere venuto in suo soccorso.

Poi le ultime parole: «Ho sete…Tutto è compiuto» (Giovanni 19,28.30), «Padre, nelle tuemani consegno il mio spirito!» (Luca 23,46). Poi un alto grido (Matteo 27,50). E la morte.

«A te una spada trafiggerà l’anima». La profezia di Simeone ebbe la sua realizzazionepiena quando la lancia del soldato aprì il fianco di Gesù già morto facendone uscire sangue edacqua, e quando la salma, avvolta in panni cosparsi di polvere profumata di mirra ed aloe, fudeposta nella tomba nuova scavata nella roccia e sulla porta della tomba fu rotolata una grossapietra.

E mentre Maria Maddalena e Maria madre di Joses restano sedute davanti al sepolcro,l’apostolo Giovanni esegue l’ultima volontà del Maestro morente nei riguardi della Madonna.«E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Giovanni 19,27).

Erano passati poco più di due anni da quell’ora, le quattro della sera, in cui Giovanniinsieme con Andrea aveva lasciato l’antico maestro, il Battista, per iniziare una vita nuova emeravigliosa al seguito di Gesù. E adesso Giovanni ricambiava a Maria l’ospitalità che avevaricevuto quel giorno da suo figlio sulle rive del Giordano.

Dopo quelle prime ore, ritmate dal fruscio dell’acqua, che scorreva pigra tra le sponde fittedi canne e salici e tamerici, quante altre ore di intimità col Maestro aveva goduto Giovanni. Eadesso ricambiava a Maria la predilezione che gli aveva mostrato e dimostrato suo Figlio.L’avrebbe amata più di qualunque donna al mondo, più della stessa madre Salome, che avevalasciata per seguire Gesù.

«E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa».

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Tutta raccolta nel suo dolore, in casa del figlio spirituale Giovanni, la Vergine non cessa dipensare al figlio del suo seno, il cui corpo giace ora esanime nel sepolcro.

E Maria rinnova continuamente al Padre celeste l’offerta del sacrificio di Gesù. E supplicaIddio perché tutti gli uomini si lascino rigenerare dal sangue del Redentore, nessuno rendavani gli strazi della passione. Queste offerte e queste suppliche della Vergine sono le unichepreghiere terrene che riescano sommamente gradite a Dio, perché le uniche che prolunghinoin maniera conveniente l’offerta e la supplica dell’Uomo-Dio.

Oltre che meditante e orante, il dolore di Maria è confidente. Alcuni mesi fa suo figlio haaffermato: «Io offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo…Ho il potere di offrirla e ilpotere di riprenderla di nuovo» (Giovanni 10,17.18). La Vergine crede con tutte le forze cheGesù, come liberamente si è fatto uccidere, così tornerà in vita quando vorrà. Quando?

Nessun tentennamento, nessun ritardo nella fede della «Vergine colma di fede», alla quale,meglio che a qualsiasi altra creatura, si addice la beatitudine di cui non poté beneficiare ildiscepolo incredulo: «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (20,29).

Oltre al merito di aver creduto fermamente alla risurrezione di Gesù, senza dubbio Mariaha avuto anche la gioia di contemplare di nuovo su questa terra quel corpo santissimo che Dioha formato verginalmente nel suo seno e che ella ha nutrito col proprio sangue e col propriolatte. Lo ha contemplato non più nello scempio del corpo martoriato del Calvario.

Lo ha contemplato nei bagliori del corpo glorioso, risorto spiritualizzatonell’incorruttibilità, nello splendore, nella potenza (1 Corinzi 15,42-44).

30. Con Maria, la Madre di Gesù

Nessuna preghiera è stata più accetta a Dio, nessuna più decisiva per l’avvenire dellaChiesa, quanto la preghiera a cui si accenna in Atti 1,14: «Tutti (gli apostoli) erano assidui econcordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con ifratelli di lui».

È assai probabile che la Vergine abbia assistito sul monte degli Olivi all’ascensione delFiglio. Certo Gesù era salito al Padre celeste col corpo glorificato il giorno stesso di Pasqua.Ma l’ascensione avvenuta quaranta giorni dopo è stato un modo sensibile, con cui ilSalvatore, prima di tornare definitivamente al Padre, si è accomiatato dai suoi. E su quelmonte, già testimone dell’agonia di morte e del sudore di sangue dell’Uomo-Dio, Maria hasentito gonfiarsi il cuore di gioia mentre assisteva al trionfo del Figlio, che si levava in alto,sempre più in alto, nello splendore solare del corpo glorioso. Poi una nube lo ha sottratto aisuoi occhi. Ma i suoi occhi, come quelli degli altri, sono tornati a posarsi sul grigio argentodegli olivi solo quando si sono accostati i due angeli ad annunziare il ritorno glorioso di Gesùalla fine dei tempi.

Poi Maria è tornata a Gerusalemme. Ed ora è lì, nel Cenacolo, con gli Undici, con le altredonne, con gli altri parenti di Gesù. «Tutti perseveravano concordi nella preghiera». Nei lorocolloqui su tutto quanto Gesù ha fatto e ha detto, la Madonna ha appreso da Giovanni tantecose. Anche il discorso tenuto dopo l’ultima cena. Ed ora fa suoi i sentimenti e le parole delFiglio divino alla vigilia della sua morte.

E prega il Padre celeste e suo Figlio perché sia vero l’amore dei discepoli per il Maestro,sia cioè accompagnato dall’osservanza dei comandamenti: solo così esso potrà ottenere lavenuta dello Spirito Santo. È ormai definitivamente partito Gesù, che ha di continuo assistito,protetto e sostenuto i suoi apostoli. Venga ora lo Spirito Santo a difenderli e proteggerli. Enon si allontani mai più dalla Chiesa. Invii il Padre lo Spirito Santo per interessamento diGesù e in unione con lui.

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Come una volta ha collaborato col suo fiat alla formazione del Cristo personaleconcependo e dando alla luce Gesù, così ora con le sue preghiere collabora alla formazionedel corpo mistico di Cristo intercedendo per la Chiesa nascente.

Ripiena di Spirito Santo, Maria ha immediatamente diffuso intorno a sé il carisma delloSpirito quando, recatasi in fretta ad Ain Karem, fa sobbalzare di gioia il bimbo che Elisabettareca nel grembo e ricolmare di Spirito Santo la madre già sterile che leva un forte grido diesultanza e riconosce in Maria la Madre del suo Signore. Con la sua preghiera la Verginecollabora ora alla effusione dello Spirito Santo sugli apostoli, i quali riceveranno forza dallavenuta di lui e saranno testimoni di Gesù.

La preghiera di Maria! Con quel suo tono fiducioso, delicato, umilissimo, perseverante, haottenuto a Cana il cambiamento dell’acqua in vino nella prima manifestazione della gloria diGesù. Supplicando ora suo Figlio perché invii il Paraclito che «lo glorificherà» (Giovanni16,14), la Vergine concorre di nuovo concretamente alla manifestazione della gloria di Gesù.

È il promesso battesimo dello Spirito effettuato.Fra tutti i parenti di Gesù è azzardato supporre che la Madre godesse più di altri il rispetto,

l’affetto degli apostoli? A lei senza dubbio Giovanni e gli altri discepoli vecchi e nuoviriferiscono l’estensione straordinaria del cristianesimo, come la parola di Dio cresca e sidiffonda; come si moltiplichi il numero dei fedeli a Gerusalemme, nelle prime missioni inGiudea, Galilea e Samaria, e nei viaggi apostolici di Paolo; come con la conversione aCesarea del centurione Cornelio e della sua famiglia ormai si convertano a Cristo anche ipagani, «sino ai confini della terra», cioè sino a Roma, come ha predetto il Risorto (Atti 1,8).

Chi sa ridire l’influenza enorme che Maria ha esercitato sulla Chiesa primitivaconsigliando e incoraggiando, confortando e soffrendo, sempre col suo cuore di Madrespirituale?

Basterà un solo esempio a farci immaginare gli effetti sorprendentemente benefici dellamaternità spirituale di Maria. Narrando la scelta dei dodici apostoli, l’evangelista Marcoriferisce che Gesù «diede il nome di Boanerghes, cioè figli del tuono» a Giovanni e al fratelloGiacomo (Marco 3,17). Era un carattere impetuoso Giovanni. Un giorno dice al Maestro diaver impedito a un individuo, non appartenente alla cerchia dei discepoli, di usare il nome diGesù negli esorcismi (9,38-40). Un’altra volta col fratello Giacomo vorrebbe vedereincenerita una borgata samaritana che si è rifiutata di ospitare per una notte il Maestro e idiscepoli in viaggio verso Gerusalemme (Luca 9,51-56). Si deve appunto a Maria e alla suainfluenza quotidiana sul figlio spirituale se quel fuoco furioso e furibondo si è placato infiamma di purissima carità.

È dunque ispirata dall’alto la Chiesa quando invoca Maria Regina dei confessori, deimartiri, degli apostoli e Madre della Chiesa.

31. Una Donna vestita di sole

Come ha definito Pio XII nel 1950, «è un dogma rivelato da Dio che l’Imacolata Madre diDio, la sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta, alla gloriaceleste in corpo e anima».

La Bibbia non parla né della morte della Madonna, né della sua assunzione in cielo, dove ilsuo corpo è l’unico, insieme con quello di Gesù, a godere già la gloria e la beatitudine eterna.

Ma c’è nella Bibbia ancora una pagina che parla della Madonna. E ce la mostra inassociazione strettissima con Gesù nella storia della nostra salvezza. È una delle ultime paginedella Bibbia, che si ricollega al vaticinio di una delle primissime pagine del libro sacro.

Nel giardino di Eden Dio profetizza contro il serpente tentatore predicendo l’inimicizia trail demonio e i suoi satelliti, angeli cattivi e uomini perversi, da un lato, e la Madonna, Cristo egli uomini pii dall’altro. Nella lotta Gesù avrebbe sofferto da Betlemme al Calvario ad opera

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del diavolo e dei suoi accoliti, ma alla fine avrebbe sconfitto per sempre Satana spogliandolodel suo malefico influsso sugli uomini.

Tre gli attori principali della grandiosa lotta avuta in visione da Giovanni a Patmos(Apocalisse 12).

Da una parte, il Drago, Satana, il tentatore di Adamo ed Eva, il menzognero per eccellenza,il demonio.

Dall’altra parte, il Figlio della Donna, il Messia Gesù, che fu ucciso, risorse e ascese alcielo ove siede accanto a Dio Padre. L’altro personaggio principale è la Donna, che oltre allaChiesa è anche Maria, la madre di Gesù e la madre spirituale dei fedeli, cioè «del resto dellasua discendenza» (12,17),ossia «di quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono inpossesso della testimonianza di Gesù» (12,17), in quanto praticano specialmente la carità,credono in Gesù e sono disposti a versare il sangue per la loro fede.

La lotta si svolge in due tempi.Nel primo tempo il Drago cerca inutilmente di divorare il figlio della Donna non appena

quella lo ha dato alla luce.Non si tratta, evidentemente, della nascita di Gesù a Betlemme, che avvenne in maniera

verginale. Il parto, di cui qui si parla, è metaforico, non fisico. E si riferisce anche a Maria chesul Calvario, grazie alla stretta comunione di sofferenze e di intenzioni col Crocifisso, vedenascere Gesù come Redentore dell’umanità. Per cui il demonio, che credeva di riportare lavittoria suprema su Cristo facendolo appendere alla croce, è debellato proprio dal Crocifisso.Lo aveva predetto Gesù: «Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori» (Giovanni12,31); «il principe di questo mondo è stato giudicato» (16,11).

Il secondo tempo (Apocalisse 12,13-17) della lotta vede un’altra sconfitta del Drago, ilquale si scaglia stavolta contro la Donna. Ma essa riesce a volare nel deserto, ove Dioprovvede al suo nutrimento. Allora il Drago attacca «il resto della discendenza della Donna».

Durante il periodo del suo pellegrinaggio terreno la Donna con la sua discendenza, cioèMaria con i cristiani sarà protetta da Dio in ogni prova causatale dal demonio.

Sembra strano, a tutta prima, che Maria, anche se efficacemente protetta da Dio, debbasubire persecuzioni sino alla fine dei tempi. O non è beata e gloriosa in corpo e anima inParadiso?

Certamente oltre alla Chiesa è proprio la Vergine quella Donna contemplata in visione daGiovanni «vestita di sole, e la luna sotto i suoi piedi, e sul suo capo una corona di dodicistelle» (12,1). È Maria la dominatrice del sole che ha trasformato in suo abito, della luna cheusa come sgabello, delle stelle – dodici, quante le tribù d’Israele – che ha incastonato nellasua corona.

Tuttavia san Giovanni nell’Apocalisse parla dell’attività di Maria durante questo «tempodella Chiesa», così come dell’attività di Cristo parla san Paolo ai Corinzi. «Prima (èrisuscitato) Cristo, che è la primizia; poi alla sua venuta (alla fine del mondo, risusciteranno)quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando consegnerà il Regno a Dio Padre, dopo averridotto al nulla ogni principato e potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché nonabbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà lamorte…E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Coluiche gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti» (1 Corinzi 15,23-26.28).

Secondo san Paolo, dunque, Gesù dopo la risurrezione siede glorioso alla destra del Padre.Tuttavia in certo qual modo non ha ancora condotto a termine la sua missione, che potrà dirsicompiuta soltanto alla fine del mondo, con la risurrezione universale. Così pure, secondo sanGiovanni, certamente Maria è già gloriosa in cielo insieme col Figlio. Tuttavia dallarisurrezione di Lui sino alla fine dei tempi è intimamente unita al Figlio, anche nella lotta cheegli prosegue alla conquista del suo regno.

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Non si poteva esprimere in maniera più plastica l’attività celeste della Madonna, nel cuicuore materno trova risonanza piena ogni nostra sofferenza, ogni nostra prova.

È dolce pensare che la Madre della Chiesa, Madre amabile, Madre ammirabile, è presentea Nazaret all’inizio del vangelo, è presente a Cana e sul Calvario all’inizio e alla fine dellavita pubblica di Gesù, è presente nel Cenacolo all’inizio ufficiale della Chiesa, è ancorapresente in Paradiso durante tutta la vita di noi cristiani fino al termine della storia.

Ma il termine «Madre» ha un correlativo. Siamo in ogni momento della nostra vita figli diMaria, cioè orgogliosi della nostra Madre, imitatori delle sue virtù, desiderosi e fiduciosi diottenere la sua intercessione presso Dio.

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Parte seconda

Il Santo Rosario

Il Rosario, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, èpreghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementiconcentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cuiè quasi un compendio…

Ha la semplicità di una preghiera popolare, ma anche laprofondità teologica di una preghiera adatta a chi avverte l’esigenzadi una contemplazione più matura.

Rosarium Virginis Mariae 1.30

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Il «Padre nostro»(Matteo 6,9-13)

Nell’intimità del Padre Egli ci vuole introdurre, perché diciamocon Lui “Abba, Padre” (Rm 8,15; Gal 4,6). È in rapporto al Padreche Egli ci fa fratelli suoi e fratelli tra di noi, comunicandoci loSpirito che è suo e del Padre insieme.

Rosarium Virginis Mariae 32

Il «Padre nostro», la preghiera che Gesù ci ha insegnato, è la sintesi dell’Antico e delNuovo Testamento. Come riportato da Matteo, risulta strutturato in tre parti. Si apre con unainvocazione, prosegue con tre domande riguardanti Dio, si chiude con tre richiesteconcernenti il popolo cristiano. Ha un chiaro orientamento escatologico e suppone che Dio el’uomo operino insieme, in sinergia.

Dio è il Padre di Gesù. Singolarmente unica è la relazione che lega Gesù a Dio e checomporta, da parte di Gesù, familiarità, fiducia, riverenza e disponibilità. Dio è anche Padredei cristiani perché li ha scelti «predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di GesùCristo» (Efesini 1,6). Figli di Dio, i cristiani sono tutti fratelli in Cristo, per cui possonorivolgersi a Dio come Padre “nostro” che nel suo amore si china a beneficarli dalla suatrascendenza.

In forza del passivo teologico le prime tre domande possono rendersi con «santifica il tuonome», «vieni a regnare», «compi la tua volontà».

I discepoli di Cristo sanno che Dio si è già rivelato come santo, ha già manifestato lasantità del suo nome nel Figlio, e ha comunicato il suo Spirito Santo. In attesa di vedere Diorivelarsi santo perfettamente, in grazia e potenza, gli domandano di potere anch’essi rivelarlosanto, santificarlo, osservando la sua Legge e così rendendogli gloria.

Chiedono non una venuta lenta e progressiva del regno di Dio sulla terra, ma una irruzioneunica e definitiva alla fine dei tempi, quando Dio in persona verrà a regnare. E sarà tutto intutti e in tutte le cose.

Pregano che Dio realizzi il suo piano amoroso di salvezza, il che avverrà al termine dellastoria del mondo. Ma domandano pure che gli uomini, frattanto, non oppongano ostacoli colpeccato alla realizzazione di questo piano, ma si sintonizzino con esso osservando le esigenzeetiche di Dio che lo Spirito Santo fa loro sentire come autonome, come connaturali.

Mendicanti di Dio, i discepoli gli chiedono poi sia l’alimento del pane, sia l’alimentospirituale della sua parola e dell’eucaristia.

Riconoscendosi incapaci di saldare i debiti con lui, fanno appello, con fiduciosa umiltà, alsuo amore misericordioso perché glieli condoni. Fuori metafora, perdoni i loro peccati, cheessi non sarebbero mai in grado di espiare. Una sola la condizione per ottenere il condono:perdonare quelli che ci hanno fatto dei torti. Potremo mostrarci misericordiosi verso i fratelliproprio perché in grado di riversare su di loro i tesori della misericordia di cui Dio ci hagratificati.

I discepoli infine pregano il Padre celeste che li preservi non già dalle tentazioni, ma dalsoccombere alle tentazioni, tentazioni della vita quotidiana, immagine e prodromo dellatentazione grande degli ultimi giorni. Al positivo, i cristiani supplicano Dio di preservarli dalmaligno e da ogni malvagità.

Visto alla luce delle preghiere veterotestamentarie e giudaiche, il «Padre nostro» nonsembra aver apportato nulla di nuovo. E invece essa è una preghiera originalissima, è lapreghiera per eccellenza. Per quello che dice, e che costituisce l’essenziale circa i rapporti tra

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l’uomo e Dio. E soprattutto per quello che non dice. Ponendosi al di sopra delle contingenzedi tempo e di spazio, ha un carattere universale nel quale si ritroverà sempre l’uomo di ognisecolo e di ogni civiltà.

Ave Maria

Il ripetersi, nel Rosario, dell’ “Ave Maria”, ci pone sull’ondadell’incanto di Dio: è giubilo, stupore, riconoscimento del piùgrande miracolo della storia.

Rosarium Virginis Mariae 33

L’Ave Maria ha raggiunto la formulazione odierna soltanto cinque secoli fa.La prima parte della preghiera è tratta dal vangelo di Luca. Riporta il saluto di Gabriele a

Maria (1,28) e la benedizione che le rivolge Elisabetta (1,42).A Nazaret l’angelo invita a rallegrarsi la vergine promessa sposa a Giuseppe, le dà un

nome nuovo e le assicura che il Signore è con lei.L’Ave di Gabriele, che traduce l’originale greco Chaire (=rallegrati), fa riferimento sia

all’era messianica caratterizzata dalla gioia, sia all’esortazione a gioire presente in tre annunciprofetici di Sofonia, Gioele e Zaccaria alla «figlia di Sion», personificazione del popolomessianico.

Il piena di grazia rende il greco kecharitomenê che è un passivo teologico, ha cioè Diocome complemento di agente sottinteso. Il piena di grazia equivale dunque a «Dio, nel suoeterno amore gratuito, ti ha reso oggetto del suo gradimento e della sua benevolenza». Unodei significati possibili di Maria è appunto quello di «Amata».

Il Signore è con te. Dio ha assegnato a Maria una missione eccezionale e tutt’altro chefacile da compiere. Nello stesso tempo le garantisce la sua efficace assistenza.

Nella montagna di Giudea lo Spirito Santo effonde su Elisabetta una particolare grazia chele svela chi è la sua giovane parente venuta a visitarla dalla Galilea. Tu sei benedetta tra ledonne (sei cioè la più benedetta delle donne) e benedetto è il frutto del tuo seno. L’anzianasposa incinta di Zaccaria non può trattenersi dal gridare di stupore e di gratitudine per lemeraviglie che il Signore, prodigando la sua infinita bontà e potenza, ha operato in Maria.

La seconda parte della preghiera è una supplica della comunità cristiana.Inizia con l’appello alla santità (Santa Maria) e la maternità divina (Madre di Dio) di

Maria.Santa è Maria perché non ha fatto esperienza del peccato il quale, in fondo, è orgogliosa e

atea autosufficienza. Ha sempre amato Dio Maria e si è lasciata amare da lui. Dinanzi a lui siè posta in umile atteggiamento di totale disponibilità e di incrollabile fiducia.

È Madre di Dio Maria, è la Theotókos, secondo la definizione dogmatica del concilio diEfeso (431). Il Verbo, Dio vero da Dio vero, generato da Dio fin dall’eternità, nel tempo haassunto, ha preso da Maria e in Maria la completa natura umana. Per cui Maria è a giustotitolo la Madre del Verbo incarnato.

Segue l’invocazione finale: Prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte.Per un gratuito privilegio di Dio Maria, collaborando fedelmente con la grazia, non ha

conosciuto il peccato, l’orgoglioso ripiegarsi su se stessi. E dunque può aprirsi generosa versoi fratelli e le sorelle, oppressi dal contagio del male. Vittime tante volte della colpa, i suoifratelli e le sue sorelle si rifugiano sotto la sua materna protezione. E supplicano la Vergineperché, per sua intercessione, suo Figlio si mostri, nel corso della loro vita terrena e quando

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staranno per dare l’addio al mondo, Gesù, cioè «il Signore salva». Conceda loro il perdono, lidifenda dagli attacchi del maligno e li introduca nel suo regno di luce e di pace.

Con l’Amen conclusivo gli oranti esprimono la fiduciosa speranza di essere aiutati da coleiche, non pregata, ottenne dal Figlio di aiutare gli sposi di Cana.

Gloria al Padre

La dossologia trinitaria è il traguardo della contemplazionecristiana. Cristo è infatti la via che ci conduce al Padre nello Spirito.

Rosarium Virginis Mariae 34

È una breve formula di lode a Dio, o dossologia.Si apre con la menzione delle tre persone della santissima Trinità come appaiono nel

comando dato da Gesù risorto ai discepoli: «Battezzate nel nome del Padre, del Figlio e delloSpirito Santo» (Matteo 28,19).

Teologicamente il “gloria” rimanda alla potenza e alla santità di Dio manifestateesternamente in maniera così sfolgorante che nel contempo esse vengono rivelate e nascoste,oppure rimanda alla stessa manifestazione splendente di Dio. Spesso si allude nel NuovoTestamento alla gloria di Dio, meno spesso alla gloria di Cristo, solo una volta a «lo Spiritodella gloria» (1 Pietro 4,14).

La dossologia risulta ellittica, come in genere ogni dossologia. Che cosa è sottinteso:l’indicativo è o l’ottativo sia? Nel primo caso si dichiara che alle tre persone divine la gloria,l’onore, si addice, conviene, appartiene. Nel secondo caso si esprime il voto che alla Trinitàsia riconosciuta e tributata la gloria che le è dovuta.

Al “Gloria” è aggiunta la clausola finale: “come era nel principio e ora e sempre e neisecoli dei secoli. Amen”.

Con questa clausola il Gloria risulta inserito nelle tre fasi del tempo. L’ieri è indicatodall’imperfetto “era”, l’oggi dall’avverbio “ora”, il domani dall’altro avverbio “sempre” chequi è sinonimo di continuità limitata nel tempo. Ma la clausola trascende il tempo, lo precedee lo segue. Lo precede, perché la gloria era “nel principio”, prima che fosse creato il cielo e laterra, prima che fossero tratti all’esistenza le cose visibili e invisibili. Lo segue, perché lagloria sussisterà “nei secoli dei secoli”, cioè ininterrottamente: lo si deduce dal plurale“secoli” e dalla forma superlativa “secoli dei secoli”.

L’amen conclusivo riconosce che le tre persone della Trinità hanno diritto alla gloria,all’onore, e si augura che le creature compiano il dovere di rendergliela.

Salve Regina

L’anima sente il bisogno, alla fine di questa preghiera, in cui hafatto intima esperienza della maternità di Maria, di sciogliersi nellelodi per la Vergine Santa, sia nella splendida preghiera della “SalveRegina” che in quella delle “Litanie lauretane”.

Rosarium Virginis Mariae 37

La più ampia delle cinque antifone mariane. Si deve, con molta probabilità,non a sanBernardo ma al monaco Ermanno il Contratto, morto nel 1054.

La si potrebbe considerare una prosa ritmica strutturata in quattro tempi. Inizia con unainvocazione aperta e chiusa dall’interiezione solenne “Salve”. Prosegue con l’auto-

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presentazione degli oranti e con una duplice supplica. Si conclude con l’appello finale aMaria.

Gesù è chiamato, con santa Elisabetta, “il frutto benedetto del seno” di Maria. A Mariasono attribuiti i titoli di Regina, Madre e Vergine oltre a quelli di vita, dolcezza, speranza eavvocata nostra. E invocata come clemente, pia e dolce. La sua inclinazione a venire insoccorso dei bisognosi è ribadita due volte: la si invoca “Madre di misericordia” e i suoi occhisono definiti “misericordiosi”.

Gli oranti si rivolgono alla madre Maria, antitipo della prima madre per il cui peccato ilgenere umano perdette la patria beata del paradiso terrestre, immagine del paradiso celeste. Sipresentano come “esuli figli di Eva”, dimoranti in questa “valle di lacrime”, in “questo esilio”dove gemono e piangono. A Maria fanno ricorso colmi di affanni. La supplicano ora di avercura di loro, di volgere verso di loro i suoi occhi. E domani di far loro godere nella patriaceleste la visione beatificante del suo Figlio divino. La sua clemenza materna, la sua pietà, lasua dolcezza sono garanzia che saranno esaudite le preghiere di colei che è ritenuta “la nostrasperanza”.

In conclusione, è difficile dissentire da J. Potier che riteneva la Salve Regina “una di quellecomposizioni che equivalgono a tutto un poema”.

Litanie lauretane

Approvate ufficialmente dal papa Sisto V nel 1587, le litanie del santuario di Loreto, dellequali si ignora l’autore, risultano composte da cinquantuno invocazioni alla Madonna ispiratealla Bibbia e ai santi Padri. Quattro invocazioni sono state inserite da Sommi Pontefici:Benedetto XV (“Regina della pace”), da Pio XII (“Regina assunta in cielo”), da Paolo VI(“Madre della Chiesa”) e da Giovanni Paolo II (“Regina della famiglia”).

Aperte con nove implorazioni a Cristo e alla Trinità e chiuse con altre tre rivolteall’Agnello di Dio, le litanie si snodano in cinque serie. A eccezione della quarta serie che nonsvolge un tema unico, quattro serie sono centrate successivamente sulla santità di Maria, sullasua maternità, sulla sua verginità e sulla sua regalità.

Si inizia con la santità della Madre di Dio e della più vergine tra le vergini.Si prosegue con l’esaltazione di Maria Madre di Cristo, del Creatore, del Salvatore, della

Chiesa, del buon consiglio; madre pura e casta, inviolata e immacolata, degna di amore e diammirazione.

Passando a Maria vergine, si celebra la sua prudenza, la sua clemenza e la sua fedeltà, e lasi riconosce meritevole di onore e di lode.

Le seguenti diciassette invocazioni la venerano, tra l’altro, sede della divina sapienza etempio dello Spirito Santo (“vaso spirituale”), arca dell’alleanza e porta del cielo, colei cheaccoglie i peccatori e conforta gli afflitti.

L’ultima serie di invocazioni glorifica, tra l’altro, l’immacolata concezione di Maria e lasua assunzione al cielo, la sua signoria sugli angeli e sui santi dell’Antico e del NuovoTestamento, la sua protezione della famiglia e della pace.

Non pretendono di essere un trattato di mariologia le litanie lauretane. Sono soltanto un pioesercizio approvato dalla Chiesa al quale la religiosità del popolo cristiano ha ricorso e ricorreper rendere un culto autentico alla Madre di Cristo e della Chiesa.

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I VENTI MISTERI

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Misteri della gioia

1. L’angelo saluta Maria “piena di grazia”

26 Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città dellaGalilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo dellacasa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28

Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29 Aqueste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un talesaluto. 30 L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato graziapresso Dio. 31 Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiameraiGesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli daràil trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe eil suo regno non avrà fine». 34 Allora Maria disse all’angelo: «Come èpossibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santoscenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Coluiche nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: ancheElisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo èil sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio».38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di mequello che hai detto». E l’angelo partì da lei.

Luca 1,26-38

Maria non doveva né mancare di fede all’angelo, né credere alla cieca alle promessedivine.

S.Ambrogio, Esposizione di Lc 2,14

Un angelo porta l’annunzio, la Vergine ascolta, crede e concepisce: la fede nel cuore eCristo nel grembo…La Vergine Maria partorì credendo quel che concepì credendo…Piena difede e concependo Cristo prima nel cuore che nel grembo, rispose: «Eccomi…». Ossiaavvenga la concezione nella vergine senza seme di uomo; nasca da Spirito Santo e da unadonna integra colui per il quale integra possa rinascere da Spirito Santo la Chiesa…Sono cosemeravigliose, perché divine; indescrivibili, perché inscrutabili; non è in grado di spiegarlo labocca dell’uomo, perché non è in grado di esprimerlo il cuore dell’uomo. Maria credette e inlei quel che credette si avverò. Crediamo anche noi, perché quel che si avverò possa giovareanche a noi.

S.Agostino, Discorsi 196,1; 215,4

Padre nostroAve Maria (dieci volte)Gloria al Padre

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2. Maria visita Elisabetta

39 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in frettauna città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 AppenaElisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabettafu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne, ebenedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore vengaa me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino haesultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell’adempimentodelle parole del Signore».

Luca 1,39-45

Gioiosa di compiere il suo desiderio, delicata nel suo dovere, premurosa nella sua gioia, siaffrettò verso la montagna.

S. Ambrogio, Esposizione di Lc 2,19

Noi osserviamo non solo nei bambini, ma anche negli animali, dei sussulti senz’essereprovocati da sentimenti di fede o di religione o da qualunque altra causa razionale. Il sussultodi cui parliamo fu invece del tutto insolito e singolare, poiché si verificò nel grembo dellamadre e all’arrivo di colei che stava per dare alla luce il Salvatore degli uomini. Quel sussultoè quindi straordinario ed è da reputarsi un gran prodigio. Ecco perché tale sussulto e il saluto,reso a colei che Elisabetta pensava essere madre del Signore, si compì – come soglionocompiersi i miracoli in un bambino – per potenza divina, non fu compiuto da un bambino inmaniera umana.

S.Agostino, Lettera 187,7,23

Padre nostroAve Maria (dieci volte)Gloria al Padre

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3. Gesù nasce a Betlemme

1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta laterra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3

Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casae della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città diDavide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede allaluce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché nonc’era posto per loro nell’albergo.

Luca 2,1-7

Meditava nel suo cuore gli argomenti della fede. Se Maria impara dai pastori, perché maitu eviteresti di imparare dai vescovi?

S.Ambrogio, Esposizione di Lc 2,54

Chi di noi uomini potrà mai conoscere tutti i tesori della sapienza e della scienza racchiusiin Cristo e nascosti nella povertà della sua carne? Poiché per noi si è fatto povero, pur essendoricco, per arricchire noi con la sua povertà. Quando assunse la natura mortale e consumò lamorte si mostrò nella povertà, ma promise le sue ricchezze che aveva differite, non le perseper essergli state tolte…Per farci diventare capaci di possederlo egli, uguale al Padre nellanatura divina e divenuto simile a noi nella natura di servo, ci rifà a somiglianza di Dio.L’unico Figlio di Dio, divenuto figlio dell’uomo, fa diventare figli di Dio molti figlidell’uomo; e nutrendo i servi con l’assumere la natura visibile di servo, li rende figli, capaci dipoter vedere la natura di Dio.

S.Agostino, Discorso 194,3,3

Padre nostroAve Maria (dieci volte)Gloria al Padre

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4. Gesù è presentato al tempio

21 Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nomeGesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono ilbambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23 come è scritto nella Legge del Signore:Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24 e per offrire in sacrificio una coppia ditortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.

25 Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, cheaspettava il conforto d’Israele; 26 lo Spirito Santo che era su di lui, gli aveva preannunziato chenon avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27 Mosso dunquedallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempierela Legge, 28 lo prese tra le braccia e benedisse Dio:

29 «Ora lascia, o Signore, che il tuo servovada in pace secondo la tua parola;30 perché i miei occhi han visto la tua salvezza,31 preparata da te davanti a tutti i popoli,32 luce per illuminare le gentie gloria del tuo popolo Israele».33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li

benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti inIsraele, segno di contraddizione 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a teuna spada trafiggerà l’anima».

Luca 2,21-35

Simeone fa vedere che la sapienza di Maria non ignorava il mistero celeste.S.Ambrogio, Esposizione di Lc 2,61

Il giusto Simeone lo vide anche con il cuore, poiché lo conobbe neonato; e lo vide pure congli occhi perché prese fra le braccia il bambino. Vedendolo nell’uno e nell’altro modo,riconoscendolo Figlio di Dio e abbracciandolo generato dalla Vergine, disse: Ora lascia, oSignore, che il tuo servo vada in pace, poiché i miei occhi hanno veduto la tua salvezza.Riflettete a quel che ha detto. Desiderava infatti durare in vita fino a quando avesse potutovedere anche con gli occhi del corpo colui che scorgeva nella fede. Accolse un corpoinfantile, tenne un corpo fra le braccia; a vedere quel corpo, cioè scorgendo il Signoreincarnato, disse: I miei occhi hanno veduto la tua salvezza.

S. Agostino, Discorso 277,18,17

Padre nostroAve Maria (dieci volte)Gloria al Padre)

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5. Gesù è ritrovato nel tempio

41 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42

Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; 43 ma trascorsi igiorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase aGerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendolo nella carovana,fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45

non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lotrovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.47 E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le suerisposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci haifatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose: «Perchémi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Maessi non compresero le sue parole. 51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stavaloro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

Luca 2,41-51

Quando ancora era un ragazzo la (Maria) aveva sconcertata il suo comportamentoenigmatico.

S. Ambrogio, Esposizione di Lc 2,64

Il Signore Gesù Cristo essendo, in quanto uomo, nell’età di dodici anni, egli che, in quantoDio, esiste prima del tempo ed è fuori del tempo, rimase separato dai genitori nel tempio adisputare con gli anziani, che rimanevano stupiti della sua scienza…Non sapevate che iodebbo occuparmi delle cose del Padre mio? Egli rispose così, poiché il Figlio di Dio era neltempio di Dio. Quel tempio infatti non era di Giuseppe, ma di Dio. « Ecco – dice qualcuno –non ammise d’essere figlio di Giuseppe ». Fate un po’ d’attenzione, fratelli, affinché lastrettezza del tempo ci basti per il discorso. Poiché Maria aveva detto: Tuo padre e io,angosciati, ti cercavamo, egli rispose: Non sapevate che io debbo occuparmi delle cose delPadre mio? In realtà egli non voleva far credere d’essere loro figlio senza essere nello stessotempo Figlio di Dio. Difatti, in quanto Figlio di Dio, egli è sempre tale ed è creatore dei suoistessi genitori; in quanto invece figlio dell’uomo a partire da un dato tempo, nato dallaVergine senza il concorso d’uomo, aveva un padre e una madre. In qual modo proviamoquest’asserzione? L’ha già detto Maria: Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo.

S. Agostino, Discorso 51,10,17.

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44

Misteri della luce

1. Gesù è battezzato nel Giordano

13 In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare dalui. 14 Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te etu vieni da me?». 15 Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che cosìadempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. 16 Appena battezzato, Gesù uscìdall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colombae venire su di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nelquale mi sono compiaciuto».

Matteo 3,13-17

Se Cristo si è lavato per noi, anzi se ci ha lavati nel suo corpo, quanto più noi dobbiamolavare i nostri peccati.

S. Ambrogio, Esposizione in Lc 2,91.

Al Signore che si avvicina per essere battezzato, egli, partecipe del male comune, dice:Sono io che devo essere battezzato da te. Infatti, anche nel battesimo, il Signore intendevaraccomandare l’umiltà e veniva a conferire al battesimo la grazia di sacramento. Perciò,ricevette il battesimo da giovane così come, da neonato, la circoncisione. Ricevette i rimedi daproporre, non le ferite. Giovanni, invece, per quale ragione avrebbe detto: Sono io che devoessere battezzato da te se si trovava del tutto immune da colpa, se non c’era in lui alcunché darisanare, se non c’era in lui alcunché da purificare? Da parte sua si dichiara in debito e tu lodiscolpi perché i debiti non vengano condonati. Egli dice: Sono io che devo essere battezzatoda te: sono io che ne ho bisogno, a me si rende necessario. E questo gli venne concesso allora.Infatti, quando il Signore scese nell’acqua, egli non restò fuori dell’acqua.

S. Agostino, Discorso 293,12

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45

2. Gesù si rivela alle nozze di Cana

1 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2 Fuinvitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino,la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 4 E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, odonna? Non è ancora giunta la mia ora». 5 La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o trebarili. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. 8 Disseloro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9 Ecome ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dovevenisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse:«Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tuinvece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli inCana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Giovanni 2,1-11

Mentre il servo mesce l’acqua, anche il sapore che viene gustato porta al colmo la fede.S. Ambrogio, Esposizione di Lc 6,87

Perché dunque il figlio ha detto alla madre: Che c’è tra me e te, donna? Non è ancoragiunta la mia ora? Nostro Signore Gesù Cristo era Dio e uomo. Come Dio non aveva madre,come uomo l’aveva. Maria, quindi, era madre della carne di lui, madre della sua umanità,madre della debolezza che per noi assunse. Ora, il miracolo che egli stava per compiere, eraopera della sua divinità, non della sua debolezza: egli operava in quanto era Dio, non inquanto era nato debole. Ma la debolezza di Dio è più forte degli uomini. La madre esigeva unmiracolo ed egli, accingendosi a compiere un’opera divina, sembra insensibile ai sentimenti ditenerezza filiale. È come se dicesse: Quel che di me compie il miracolo, non l’hai generato tu:tu non hai generato la mia divinità; ma siccome hai generato la mia debolezza, allora tiriconoscerò quando questa mia infermità penderà dalla croce. Come dunque egli è insiemefiglio e Signore di Davide, figlio secondo la carne e Signore secondo la divinità, così è figliodi Maria secondo la carne e Signore di Maria secondo la maestà. E poiché Maria non eramadre della divinità, e il miracolo che ella chiedeva doveva compiersi in virtù della divinità,per questo disse: Che c’è tra me e te, donna? Non credere però, o Maria, che io vogliarinnegarti come madre; gli è che non è ancora giunta la mia ora; allora, quando l’infermità dicui sei madre penderà dalla croce, io ti riconoscerò.

S. Agostino, Commento a Giovanni 8,9

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46

3. Gesù annuncia il regno di Dio

1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoidiscepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati.5 Beati i miti, perché erediteranno la terra.6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di

male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostraricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi».

Matteo 5,1-12

Nessuno può meritare il Regno celeste se, tenuto stretto dalla cupidigia del mondo, nonriesce più a uscirne.

S. Ambrogio, Esposizione di Lc 5,50

Ora l’inizio di questo discorso è enunciato con le parole: Avendo visto una grande folla,salì sul monte ed essendosi seduto, gli si avvicinarono i suoi discepoli e prendendo la parolali ammaestrava dicendo. Se si chiede che cosa simboleggia il monte, è buona l’interpretazioneche simboleggi i più grandi precetti dell’onestà perché gli inferiori erano quelli che erano statitrasmessi ai Giudei. Tuttavia l’unico Dio, mediante i suoi santi profeti e ministri, secondol’ordinatissima distribuzione dei tempi, ha dato precetto inferiori al popolo che era opportunotenere ancor avvinto dal timore e, mediante il suo Figlio, i più alti al popolo che convenivafosse reso libero nella carità.

S. Agostino, Discorso della Montagna 1,2

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47

4. Gesù si trasfigura su un monte

1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condussein disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole ele sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, checonversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noirestare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stavaancora parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce chediceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 MaGesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videropiù nessuno, se non Gesù solo. 9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Nonparlate a nessuno di questa visione finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Matteo 17,1-9

Saliamo sul monte, supplichiamo il Verbo di Dio, affinché si mostri a noi nel suo aspetto enella sua bellezza, e si rafforzi e avanzi con successo e regni.

S. Ambrogio, Esposizione di Lc 7,12

Il Signore in persona si fece splendente come il sole, i suoi abiti divennero bianchissimicome la neve e parlavano con lui Mosè ed Elia. Sì, proprio Gesù in persona, proprio luidivenne splendente come il sole, per indicare così simbolicamente di essere lui la luce cheillumina ogni uomo che viene in questo mondo. Ciò che è per gli occhi del corpo il sole chevediamo, lo è lui per gli occhi del cuore; ciò che è il sole per i corpi, lo è lui per i cuori…

Questo è il Figlio mio – è detto – nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo! Poiché loavete udito attraverso i Profeti e attraverso la Legge. E quando non lo avete udito? A quelleparole i discepoli caddero bocconi a terra. Ci viene già mostrato nella Chiesa il regno di Dio.Qui c’è il Signore, qui c’è la Legge e i Profeti; ma il Signore in quanto è il Signore, la Leggeinvece in quanto rappresentata da Mosè e la Profezia rappresentata da Elia; ma essi in quantoservi, in quanto esecutori degli ordini. Essi come recipienti, egli come sorgente. Mosè ed iProfeti parlavano e scrivevano, ma da lui proveniva ciò che essi proferivano…

Scendi, Pietro; desideravi riposare sul monte: scendi; predica la parola di Dio, insisti inogni occasione opportuna e importuna, rimprovera, esorta, incoraggia usando tutta la tuapazienza e la tua capacità d’insegnare. Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze esupplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere, tu possegga nella caritàciò che è simboleggiato nel candore delle vesti del Signore.

S. Agostino, Discorso 78,2.4.6

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48

5. Gesù istituisce l’eucaristia

26 Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzòe lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». 27 Poi preseil calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28 perché questo è ilmio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. 29 Io vi dico che da oranon berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regnodel Padre mio».

Matteo 26,26-29

Noi mangiamo perfino il corpo di Cristo, per poter essere partecipi dell’eterna vita.S. Ambrogio, Esposizione di Lc 10,49

Questo appunto si legge nei Proverbi di Salomone: Quando siedi a mensa col potente,considera bene che cosa hai davanti; e poni mano a far le medesime cose che fa lui (cf.Proverbi 23,1-2).

Ora qual è la mensa del grande e del potente, se non quella in cui si riceve il corpo e ilsangue di colui che ha dato la vita per noi? E che significa assidersi a questa mensa, se nonaccostarvisi con umiltà? E che vuol dire considerare bene che cosa si ha davanti, se nonriflettere, come si conviene, a una grazia sì grande? E che cosa è questo porre mano a far lemedesime cose se non ciò che ho detto sopra e cioè: come Cristo ha dato la sua vita per noi,così anche noi dobbiamo essere disposti a dare la nostra vita per i fratelli? È quello che diceanche l’apostolo Pietro: « Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate leorme » (1 Pietro 2,21). Questo significa fare le medesime cose. Così hanno fatto con ardenteamore i santi martiri e, se non vogliamo celebrare inutilmente la loro memoria, se nonvogliamo accostarci infruttuosamente alla mensa del Signore, a quel banchetto in cuianch’essi si sono saziati, bisogna che anche noi, come loro, siamo pronti a ricambiare il donoricevuto.

S. Agostino, Trattato su Giovanni 84,1-2

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49

Misteri del dolore

1. Gesù prega nell’orto degli Ulivi

32 Giunsero intanto a un podere chiamato Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli:«Sedetevi qui, mentre io prego». 33 Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò asentire paura e angoscia. 34 Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate quie vegliate». 35 Poi, andato un po’ innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile,passasse da lui quell’ora. 36 E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da mequesto calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». 37 Tornato indietro, li trovòaddormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? 38

Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39

Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. 40 Ritornato li trovòaddormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41

Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l’ora: ecco, ilFiglio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42 Alzatevi, andiamo! Ecco, coluiche mi tradisce è vicino».

Marco 14,32-42

Egli ha preso su di sé la mia tristezza, per farmi dono della sua gioia.S. Ambrogio, Esposizione di Lc 10,56

Marco una prima volta con parole sue racconta che il Signore pregò dicendo che, se fossestato possibile, passasse da lui quell’ora, cioè l’ora della Passione, chiamata subito dopo colnome di calice. Successivamente riporta le precise parole del Signore: Abbà, Padre, tutto ti èpossibile: allontana da me questo calice…Si esprime così perché nessuno pensi che egli abbiavoluto sminuire la potenza del Padre affermando: Se la cosa è possibile. Non dice infatti: Sepuoi farlo, ma: Se la cosa è possibile. E possibile è tutto ciò che egli vuole. Si dice dunque: Sela cosa è possibile con significato identico a: Se vuoi…non in riferimento al potere del Padre,ma alla decisione della sua volontà…(Gesù) intendeva mostrare che s’era gravato di quellatristezza perché voleva impersonare il suo corpo, cioè la Chiesa, di cui era diventato pietraangolare…In questa maniera egli, Maestro buono e vero Salvatore, mostrava compassione pergli uomini e la loro debolezza, e in se stesso mostrava ai martiri che non avrebbero dovutodisperare se durante i dolori del martirio fosse penetrata nel loro cuore una certa qualeangustia, frutto dell’umana fragilità. Essi l’avrebbero certamente superata se avesseroanteposto alla propria la volontà di Dio, il quale sa cosa sia veramente utile a coloro cuiprovvede.

S. Agostino, Il consenso degli evangelisti 3,4,13.14

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50

2. Gesù è flagellato

13 Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14 Ma Pilato diceva loro: «Che male hafatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15 E Pilato, volendo dar soddisfazionealla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perchéfosse crocifisso.

Marco 15,13-15

E non mancano i flagelli, perché Lui è stato flagellato affinché non fossimo flagellati noi.S. Ambrogio, Esposizione di Lc 10,105

I Giudei avevano chiesto con urli che Pilato in occasione della pasqua liberasse, non Gesùma il brigante Barabba, non il salvatore ma l’uccisore, non l’autore della vita ma l’omicida.Allora Pilato prese Gesù e lo flagellò. È da credere che Pilato abbia fatto questo solo conl’intenzione di placare la crudeltà dei Giudei, in modo che essi, ritenendosi soddisfatti di talimaltrattamenti, desistessero dal proposito di farlo morire. È con questa intenzione che ilprocuratore permise alla sua coorte di infliggere a Gesù quanto racconta l’evangelista. Puòdarsi che non solo lo abbia permesso ma lo abbia ordinato, quantunque l’evangelista non lodica. Egli si limita a raccontare che cosa fecero i soldati in seguito, ma non dice che fosse perordine di Pilato.

S. Agostino, Commento a Giovanni 116,1

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51

3. Gesù è coronato di spine

2 E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso unmantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: 3 «Salve, re dei Giudei!». E glidavano schiaffi. 4 Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori,perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa». 5 Allora Gesù uscì, portando la corona dispine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

Giovanni 19,2-5

La corona di spine…che cos’altro indica se non…che dai peccatori del mondo, comealtrettanti rovi del secolo, si doveva procurare a Dio una gloria trionfale?

S. Ambrogio, Esposizione di Lc 10,105

Così si adempiva ciò che Cristo aveva predetto di se stesso, insegnando ai martiri asopportare tutto ciò che ai persecutori fosse piaciuto di far loro subire. Occultando per brevetempo la sua tremenda maestà, voleva anzitutto proporre alla nostra imitazione un grandeesempio di pazienza; il suo regno che non era di questo mondo, vinceva così il mondosuperbo, non con sanguinose lotte, ma con l’umiltà della pazienza; questo grano, che dovevamoltiplicarsi, veniva seminato in mezzo a così orribili oltraggi, per germogliare mirabilmentenella gloria.

S. Agostino, Omelia 116,1

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4. Gesù sale al Calvario

26 Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dallacampagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. 27 Lo seguiva una gran folladi popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28 Ma Gesù,voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangetesu voi stesse e sui vostri figli. 29 Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e igrembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. 30 Allora comincerannoa dire ai monti: Cadete su di noi. E ai colli: Copriteli. 31 Perché se trattano così il legno verde,che avverrà del legno secco?». 32 Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori peressere giustiziati. 33 Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i duemalfattori, uno a destra e l’altro a sinistra.

Luca 23,26-33

Su le sue spalle viene imposta la croce come un trofeo, ed…è sempre Cristo che l’haportato nell’uomo e l’uomo nel Cristo.

S. Ambrogio, Esposizione su Lc 10,107

Presero dunque Gesù, il quale, portandosi egli stesso la croce, si avviò verso il luogo dettoCalvario, che in ebraico si dice Golgotha, dove lo crocifissero. Gesù si avviò verso il luogodove sarebbe stato crocifisso, portandosi egli stesso la croce. Quale spettacolo! Grandeludibrio agli occhi degli empi, grande mistero a chi contempla con animo pio. Agli occhidegli empi è uno spettacolo terribile e umiliante, ma chi sa guardare con sentimenti didevozione, trova qui un grande sostegno per la sua fede. Chi assiste a questo spettacolo conanimo empio, non può che irridere il re che, invece dello scettro, porta la croce del suosupplizio; la pietà invece contempla il re che porta la croce alla quale egli sarà confitto, mache dovrà essere poi collocata perfino sulla fronte dei re. Su di essa egli sarà disprezzato agliocchi degli empi, e in essa si glorieranno i cuori dei santi. Paolo, infatti, dirà: Non accada maiche io mi glori d’altro che della croce del Signore Gesù Cristo. Cristo esaltava la croceportandola sulle sue spalle.

S. Agostino, Commento a Giovanni 117,3

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5. Gesù muore sulla croce

25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa eMaria di Magdala. 26 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egliamava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco la tuamadre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. 28 Dopo questo, Gesù,sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». 29

Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a unacanna e gliela accostarono alla bocca. 30 E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: «Tutto ècompiuto!». E, chinato il capo, spirò.

Giovanni 19,25-30

L’intero mistero della mortalità, da Lui assunta, era ormai compiuto e, trangugiati tutti ivizi, era rimasta unicamente l’allegrezza dell’immortalità.

S. Ambrogio, Esposizione di Lc 10,125

Che cosa mai non devono aspettarsi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli! Infatti al Figliounigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrando troppo poco nascere uomo dagli uomini, vollespingersi fino al punto di morire quale uomo e proprio per mano di quegli uomini che avevacreato lui stesso.

Chi è infatti Cristo se non quel Verbo «che era in principio e il Verbo era presso Dio e ilVerbo era Dio» (Giovanni 1,1). Ebbene questo Verbo di Dio «si fece carne e venne ad abitarein mezzo a noi» (Giovanni 1,14). Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire pernoi, se non avesse preso da noi una carne mortale. In tal modo egli immortale poté morire,volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi della sua vita quelli di cui aveva condiviso lamorte. Noi infatti non avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui nulla aveva da cuiricevere la morte. Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte e nostra la sua vita.Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto immenso nella morte del Cristo.

Prese su di sé la morte che trovò in noi e così assicurò quella vita che da noi non puòvenire. Ciò che noi peccatori avevamo meritato per il peccato, lo scontò colui che era senzapeccato.

S. Agostino, Discorsi Guelf 3

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Misteri della gloria

1. Gesù risorge

1 Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altraMaria andarono a visitare il sepolcro. 2 Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo delSignore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3 Il suo aspettoera come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. 4 Per lo spavento che ebbero di lui leguardie tremarono tramortite. 5 Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So checercate Gesù il crocifisso. 6 Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogodove era deposto. 7 Presto, andate a dire ai suoi discepoli. È risuscitato dai morti, e ora viprecede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». 8 Abbandonato in fretta il sepolcro,con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.

Matteo 28,1-8

Quando è giunto il momento della risurrezione, esse (le discepole) si trovano pronte e,mentre gli uomini erano messi in fuga, esse sole sono esortate dall’angelo a non aver timore.

S. Ambrogio, Esposizione in Lc 10,145

La risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo segna la nuova vita di quanti credono inCristo; e questo mistero della sua morte e risurrezione voi lo dovete conoscere in profondità eriprodurlo nella vostra vita. Non fu infatti senza motivo che la Vita si sottopose alla morte;non fu senza motivo che la fonte della vita, da cui beve chiunque vuol vivere, si accostò abere qui quel calice che per nulla le era dovuto. Cristo infatti era esente da morte. Egli visseesente da colpa e la sua stessa morte non fu dovuta a colpa: partecipò alla pena inflitta a noi,ma non partecipò alla nostra colpa. È vero che la morte è pena di una colpa, ma il nostroSignore Gesù Cristo venne a morire non commettendo peccato: subendo, lui che era senzacolpa, la stessa nostra pena ci liberò e dalla colpa e dalla pena. Da quale pena ci ha liberati?Quella che ci era dovuta dopo la vita presente. Quando dunque fu crocifisso, da quella crocediede a tutti a dividere che l’era finita con il nostro uomo vecchio, e quando risuscitò mostrònella sua stessa vita la nuova vita che avremmo dovuto vivere…Se viviamo bene, è segno chesiamo morti e risuscitati. Se uno, al contrario, non è né morto né risuscitato, vive ancora nelmale e, se vive nel male, non vive. Muoia, se non vuol morire! Che significa: Muoia se nonvuol morire? Cambi condotta e così eviterà la condanna.

S. Agostino, Discorso 231,2.3

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2. Gesù ascende al cielo

6 Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo incui ricostruirai il regno di Israele?». 7 Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere itempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, 8 ma avrete forza dalloSpirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta laGiudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». 9 Detto questo, fu elevatoin alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. 10 E poiché essistavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti sipresentarono a loro e dissero: 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stessomodo in cui l’avete visto andare in cielo».

Atti degli Apostoli 1,6-11

Quale eterno trionfatore che “aveva procurato a Dio Padre un buon regno”, rivendicò persé il privilegio dovuto alla sua vittoria.

S. Ambrogio, Spiegazione del Credo 5

Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui,benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso.

Cristo è ormai esaltato al di sopra dei cieli, ma soffre qui in terra tutte le tribolazioni chenoi sopportiamo come sue membra. Di questo diede assicurazione facendo sentire quel grido:«Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (Atti 9,4). E così pure: «Io ho avuto fame e mi avetedato da mangiare» (Matteo 25,35).

Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già conCristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e lacarità? Cristo, infatti, pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, purdimorando quaggiù, siamo già con lui. E Cristo può assumere questo comportamento in forzadella sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, maper l’amore che nutriamo per lui. Egli non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; enemmeno si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo.

S. Agostino, Discorso A. Mai 98,1-2

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3. Lo Spirito Santo discende sugli apostoli

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stessoluogo. 2 Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, eriempì tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e siposarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono aparlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

Atti degli Apostoli 2,1-4

Incircoscritto e infinito è lo Spirito Santo, che penetrò nelle menti dei discepoli.S. Ambrogio, Lo Spirito Santo 1,82

Avete già udito che fu risposto all’aspettativa con un grande miracolo. Tutti i presenticonoscevano ognuno la propria lingua. Venne lo Spirito Santo; essi furono ripieni di lui ecominciarono a parlare nelle diverse lingue di ogni popolo, che non conoscevano né avevanoimparato; gliene insegnava colui che era venuto. Entrò, furono ripieni, si effuse su di essi…

Oggi, fratelli, forse non viene dato più lo Spirito Santo? Chiunque crede ciò non è degno diriceverlo. Viene dato certo anche oggi. Perché allora nessuno parla nelle lingue di tutti ipopoli, come in quei tempi parlava chi veniva riempito di Spirito Santo? Perché? Perché si ègià compiuto ciò che simboleggiava quel miracolo. Che cosa simboleggiava?…Tutta laChiesa allora era riunita in un’unica casa e ricevette lo Spirito Santo: era in pochi uomini, maera nelle lingue di tutto il mondo. Prefigurava l’estensione che avrebbe poi avuto. Il fatto chequella piccola Chiesa parlava nelle lingue di tutti i popoli che cosa prefigurava se non la realtàdi oggi: che questa grande Chiesa estesa da oriente ad occidente parla nelle lingue di tutti ipopoli? Ora si sta avverando la promessa di allora…

Se dunque volete vivere dello Spirito Santo, conservate la carità, amate la verità, desideratel’unità e raggiungerete l’eternità.

S. Agostino, Discorso 267,2.3

Padre nostroAve Maria (dieci volte)Gloria al Padre

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4. Maria è assunta in cielo

Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoipiedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.

Apocalisse 12,1

Maria…è l’immagine della Chiesa, che è senza macchia, ma anche sposa. Ci ha concepitiverginalmente dallo Spirito, e verginalmente ci dà alla luce.

S. Ambrogio, Esposizione di Luca 2,7

O sposa di Cristo, bella tra le donne, che sali immacolata e appoggiata al tuo Sposo, peressere dalla sua luce illuminata e purificata e col suo aiuto sostenuta, al riparo delle cadute! Apieno merito ti si loda nel Cantico dei Cantici: «Le tue delizie stanno nell’amore». Questoamore non permette che si perda la tua anima insieme con quella degli empi; esso pone su unalto livello la tua causa, esso è tenace come la morte e forma le tue delizie.

S. Agostino, La sacra verginità 65,3

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5. Maria nella gloria

46 Allora Maria disse:«L’anima mia magnifica il Signore47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva.D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata .49 Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotentee Santo è il suo nome :50 di generazione in generazione la sua misericordiasi stende su quelli che lo temono.51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;52 ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;53 ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.54 Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia ,55 come aveva promesso ai nostri padri,ad Abramo e alla sua discendenza , per sempre».

Luca 1,46-55

Che cosa c’è di più nobile della madre di Dio? Che cosa più splendido di lei che fu sceltadallo splendore?

S. Ambrogio, Le vergini 2,7

Chi sei tu che sarai madre? Come lo hai meritato? Da chi lo hai ricevuto? Perché siformerà in te chi ha creato te? Come mai, dico, un bene così grande a te? Sei vergine, seisanta, hai fatto voto; ma se è molto quanto hai meritato, anzi, è veramente molto di più quelche hai ricevuto. Come dunque lo hai meritato? Si forma in te chi ha creato te, si forma in temediante colui per il quale tu hai avuto l’esistenza: anzi persino mediante colui per il quale èstato creato il cielo e la terra, per il quale tutte le cose sono state create, si fa carne in te ilVerbo di Dio, ricevendo un corpo, non perdendo la divinità. E il Verbo si congiunge allacarne; ed il talamo di questo così grande connubio è il tuo grembo. Ripeto, il talamo di uncosì grande connubio, cioè del Verbo e della carne, è il tuo grembo: da dove quale sposo escedalla stanza nuziale. Nel suo concepimento ti trova vergine, nato, ti lascia vergine. Concedela fecondità, non priva dell’integrità. Perché a te questo? Pare che stia facendo una domandaindiscreta alla Vergine, e quasi che questa mia petulanza risulti di imbarazzo alla suariservatezza. Noto però che la Vergine va turbandosi e tuttavia ecco che risponde e miavverte: Mi chiedi donde a me questo? Ho ritegno a farti conoscere il mio bene, ascolta ilsaluto da parte dell’angelo e riconosci che in me è la tua salvezza. Credi a Colui al quale hocreduto. Vuoi sapere donde a me questo? Sia l’angelo a risponderti. Dimmi, angelo, dondequesto a Maria? L’ho già detto nel saluto: Ave, piena di grazia.

S. Agostino, Discorso 291,6

Padre nostroAve Maria (dieci volte)Gloria al Padre

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Salve Regina

Salve, regina, madre di misericordiavita, dolcezza e speranza nostra, salve.A te ricorriamo, esuli figli di Eva;a te sospiriamo, gementi e piangentiin questa valle di lacrime.Orsù dunque, avvocata nostra,rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,il frutto benedetto del tuo seno.O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Litanie Lauretane

Signore, pietà.Cristo, pietà.Signore, pietà.

Cristo, ascoltaci.Cristo, esaudiscici.

Padre celeste, Dio, abbi pietà di noi.Figlio, Redentore del mondo, Dio, “Spirito Santo, Dio, “Santa Trinità, un solo Dio, “

Santa Maria, prega per noiSanta Madre di Dio, “Santa Vergine tra le vergini, “

Madre di Cristo, “Madre della Chiesa, “Madre della divina grazia, “Madre purissima, “

Madre castissima, “Madre inviolata, “Madre intemerata, “

Madre amabile, “Madre ammirabile, “Madre del buon consiglio, “

Madre del Creatore, “Madre del Salvatore, “Vergine prudentissima, “

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Vergine degna di venerazione, “Vergine degna di lode, “Vergine potente, “

Vergine clemente, “Vergine fedele, “Specchio della giustizia, “

Sede della sapienza, “Causa della nostra letizia, “Vaso spirituale, “

Vaso degno d’onore, “Vaso insigne di devozione, “Rosa mistica, “

Torre di Davide, “Torre d’avorio, “Casa d’oro, “

Arca dell’alleanza, “Porta del cielo, “Stella del mattino, “

Salute degli infermi, “Rifugio dei peccatori, “Consolatrice degli afflitti, “

Aiuto dei cristiani, “Regina degli angeli, “Regina dei patriarchi, “

Regina dei profeti, “Regina degli apostoli, “Regina del martiri, “

Regina dei confessori, “Regina dei vergini, “Regina di tutti i santi, “

Regina concepita senza macchia originale “Regina assunta in cielo, “Regina del santissimo Rosario, “Regina della famiglia, “Regina della pace, “

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore.Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

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Preghiamo

Concedi ai tuoi fedeli, Signore,la salute dell’anima e dello spirito e,per la gloriosa intercessionedi Maria Santissima sempre vergine,salvaci dai mali che ora ci rattristanoe guidaci alla gioia eterna senza fine.Per Cristo nostro Signore.Amen.

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Indice

PrefazioneParte prima. Maria di NazaretPresentazione

1. Mi chiameranno beata2. Nel sesto mese3. Esulta4. Piena di grazia5. Il Signore è con te6. E gli porrai nome Gesù7. Come avverrà questo?8. Ecco l’ancella del Signore9. Partì in fretta verso la montagna10. Benedetta tu fra le donne11. Da me la Madre del mio Signore?12. L’anima mia magnifica il Signore13. Non temere di prendere con te Maria14. E lo depose in una mangiatoia15. Lo portarono a Gerusalemme16. Lo prese tra le braccia17. A te una spada trafiggerà l’anima18. E riparò in Egitto19. Figlio, perché ci hai fatto così?20. E stava loro sottomesso21. Non hanno più vino22. Non è ancora giunta la mia ora23. Fate quello che vi dirà24. Diede inizio ai suoi miracoli25. Beato il grembo che ti ha portato26. Presso la croce di Gesù27. Donna, ecco tuo figlio28. Ecco tua madre29. La prese nella sua casa30. Con Maria, la Madre di Gesù31. Una Donna vestita di sole

Parte seconda. Il Santo Rosario

Padre nostroAve MariaGloria al PadreSalve ReginaLitanie LauretaneI venti misteri

Misteri della gioiaMisteri della luceMisteri del doloreMisteri della gloria

Salve ReginaLitanie Lauretane