La Lingua Ed Il Cinema - Fabio Rossi

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LA LINGUA ED IL CINEMA - FABIO ROSSI Introduzione Cinema> problematiche di carattere semiotico e linguistico. Come conciliare le varie realtà dialettali con un cinema unico italiano? Come far resistere il realismo richiesto dall’opera con la comprensibilità su tutta la penisola? Rapporto del cinema con la comunicazione di massa? Semiotica: la scienza che studia ogni forma di comunicazione in un’ottica di un insieme strutturato di segni. La terminologia dei registi fino al primo quarto di Novecento utilizzavano termini letterari applicati all’arte cinematografica: si parlava di metafora e metonimia mentre, con gli autori di epoca più recente (Metz ’66 , Pasolini ‘91) il linguaggio del cinema è visto come separato da quello letterario e non viene più concepito come assimilabile a quello della letteratura. In generale, fino a poco tempo fa, la componente parlata del cinema è stata bistrattata e considerata il dazio da pagare per avvicinare il grande pubblico. Lo stesso trattamento è stato riservato da parte degli storici e dei linguisti del cinema (eccezion fatta per Brunetta e Raffaelli) Tratto importante dell’impostazione cinematografica è il fatto che il film viene considerato visibile una sola volta al cinema con il limite della irripetibilità delle battute per non più della prima proiezione del film. NOMENCLATURA: frame: quadro di riferimento del pubblico al fine di comprendere il film enciclopedia: bagaglio di conoscenze minimo richiesto al pubblico convivialità: si sottolinea il consumo fondamentalmente di massa, al contrario del carattere privato della lettura del film multisensorialità: allude al fatto che nel cinema vengano utilizzati più di un senso (almeno due) simulazione: la capacità del cinema di essere decisamente più vicino al parlato spontaneo rispetto a quelle che sono le possibilità del testo scritto. Battuta: la porzione di testo orale pronunciata da un unico e solo locutore Altre variabili importanti per un film possono essere tempo (orario di proiezione), luogo come anche l’ interferenze durante la visione a causa della convivialità. Ulteriore fattore è la citabilità: se un testo è citabile con 1

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Appunti de "La Lingua Ed Il Cinema" di Fabio Rossi, editrice Carocci

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LA LINGUA ED IL CINEMA - FABIO ROSSI

Introduzione

Cinema> problematiche di carattere semiotico e linguistico.

Come conciliare le varie realtà dialettali con un cinema unico italiano? Come far resistere il realismo richiesto dall’opera con la comprensibilità su tutta la penisola? Rapporto del cinema con la comunicazione di massa?

Semiotica: la scienza che studia ogni forma di comunicazione in un’ottica di un insieme strutturato di segni.

La terminologia dei registi fino al primo quarto di Novecento utilizzavano termini letterari applicati all’arte cinematografica: si parlava di metafora e metonimia mentre, con gli autori di epoca più recente (Metz ’66 , Pasolini ‘91) il linguaggio del cinema è visto come separato da quello letterario e non viene più concepito come assimilabile a quello della letteratura.

In generale, fino a poco tempo fa, la componente parlata del cinema è stata bistrattata e considerata il dazio da pagare per avvicinare il grande pubblico. Lo stesso trattamento è stato riservato da parte degli storici e dei linguisti del cinema (eccezion fatta per Brunetta e Raffaelli)

Tratto importante dell’impostazione cinematografica è il fatto che il film viene considerato visibile una sola volta al cinema con il limite della irripetibilità delle battute per non più della prima proiezione del film.

NOMENCLATURA: frame: quadro di riferimento del pubblico al fine di comprendere il film enciclopedia: bagaglio di conoscenze minimo richiesto al pubblico convivialità: si sottolinea il consumo fondamentalmente di massa, al contrario del carattere privato della lettura del film multisensorialità: allude al fatto che nel cinema vengano utilizzati più di un senso (almeno due)simulazione: la capacità del cinema di essere decisamente più vicino al parlato spontaneo rispetto a quelle che sono le possibilità del testo scritto.Battuta: la porzione di testo orale pronunciata da un unico e solo locutoreAltre variabili importanti per un film possono essere tempo (orario di proiezione), luogo come anche l’ interferenze durante la visione a causa della convivialità. Ulteriore fattore è la citabilità: se un testo è citabile con il semplice uso delle virgolette,il film non lo è se non con uno spezzone oppure tramite una relazione (che determina poi la perdita dell’immagine)

L’immagine inoltre comporta una grandissima oggettività che, invece, la parola non ha dal momento che essa è manipolabile facendo ricorso ai più disparati significati!1

Con l’immagine, invece il significato è sempre il più semplice da decodificare e fa attivare quell’intelligenza simultanea che rende possibile essere attenti a tutto ciò che accade sullo schermo. Nel testo letterario,invece, si chiama in causa l’intelligenza sequenziale che prevede di procedere con un ordine ben preciso: quello della lettura (destra-sinstra, sinistra-destra, alto-basso ecc…)

1 Ricordati di dar da mangiare al cane, quella cantante è un cane, il cane della pistola, soffro da cani (De Saussure ); si parte dal primo con interpretazione simultanea, verso frasi di sempre più alta difficoltà di comprensione

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Testualità: il testo filmico passa diverse volte dal livello scritto a quello orale e viceversa:

a) Creazione di un soggetto scritto: una trama che, alcune volte è presa da un testo letterario o teatrale. (breve)

b) Trattamento: tentativo di suddivisione del soggetto in grandi blocchi narrativi (magari già con le battute) tramite anche l’uso di brevi riassunti o sintesi con informazioni più o meno dettagliate su ambiente, e vicende, di norma già individuate. (molto più lungo e complesso, meno delle sceneggiatura)

c) Sceneggiatura: testo scritto che contiene le battute dei personaggi,anche sommarie, e gli ambienti della vicenda con spesso rapidi cenni di regia e di scenografia.

i. Copione: copia destinata agli attori nella quale sono contenute le battute con, però,minime informazioni di regia.

d) Prima versione recitata in presa diretta (definitiva se il film non sarà doppiato)i. Per quanto concerne il doppiaggio verrà redatto una trascrizione dei dialoghi in originale

per poi adattare la traduzione al labiale del film e incidere una nuova colonna sonora nella quale però verranno inserite le battute recitate in sala di doppiaggio, sincronizzate con l’immagine.

Spesso le dimensioni del testo scritto, rispetto a quello realmente recitato sono molto differenti: spesso parti della sceneggiatura vengono, in realtà saltate e modificate, questo perché spesso i dialoghi scritti mancano di quella dinamicità che poi, una volta in scena, sarà fondamentale.

Soprattutto i registi italiani amano lasciare spazio all’apporto del singolo attore (Benigni), per riservarsi poi il diritto a cambiamenti dell’ultima ora.

Addirittura Fellini faceva anche recitare dei numeri, quindi senza senso, in presa diretta perché credeva che poi la scena si sarebbe creata in fase di doppiaggio.

Tratti linguistici

Le caratteristiche della lingua trasmessa:

Mancanza della condivisione del testo tra mittente e ricevente Unidirezionalità dell’atto comunicativo (assenza del feedback) Molteplicità dei mittenti (produzione collettiva del messaggio) Eterogeneità dei riceventi (destinazione di massa del messaggio) Distanza tra i momenti di preparazione > esecuzione > ricezione del messaggio “simulazione” del parlato spontaneo Presenza dell’apparato tecnico-economico per la preparazione del messaggio

Anomalie linguistiche del linguaggio filmico:

a) Il testo è d’equipe. Manca dunque un vero padre del testo ma esso è di una serie di persone.b) Il testo è aperto e complesso. Scritto per essere recitato e sincronizzato con immagini c) Il testo è “scritto per essere parlato, come se non fosse scritto”. Esso mima il parlato spontaneod) Manca un testo fisso di riferimento visto che è il frutto di più versioni.

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Dal cinema muto agli anni Quaranta

Nascita convenzionale del cinema: 1895 ad opera dei fratelli Lumiere (anche se ci furono già dei precedenti come Edison negli USA).

Sin dalle origini il cinema non era muto completamente ma si ispirava alla commistione di immagini e parole.

Tentativo di sincronizzazione di parole e voce.

Fregoligraph: una rudimentale tecnica di doppiaggio dal vivo. Veniva proiettato una clip dove lui era l’unico protagonista ed egli stesso parlava sopra le immagini che scorrevano dando l’illusione che tali parole uscissero dalla tela.

La sincronizzazione avveniva o da dietro le quinte o dalla lettura in sala da parte di attori, operatori o alcuni elementi di pubblico colto.

Per una società quasi totalmente analfabeta la possibilità della lettura era una particolarità eccezionale (in Italia come in Francia) a partire dagli inizi del Novecento.

In realtà però il tardo arrivo del sonoro, come del colore non era tanto dato da impossibilità tecniche ma, bensì da dubbi estetici degli addetti ai lavori.

Il bianco e nero richiamava ad una purezza dell’immagine che ne esaltava il realismo e , per certi versi, il carattere onirico delle stesse parole.

“il film parlante non avrebbe mai soppiantato il teatro“ Pirandello nel 1929

“le parole toglierebbero le parole all’immagine” Chaplin

Altri tecnici (Ettore Allodoli, Paolo Milano), invece, erano dell’idea che l’utilizzo del sonoro nel cinema desse smalto e avrebbe rinvigorito l’italiano con, a loro dire una lingua antiteatrale, antiletteraria ed antipuristica >italiano semplice, franco e spontaneo (Ettore Allodoli). La lingua italiana di tutti i giorni2 (Paolo Milano)

Necessità del caso:

Comprensibilità dell’opera da parte del pubblico più ampio Volontà di sentire parlare una lingua diversa dalla propria, sempre all’interno di un realismo.

Con il sonoro cambiano anche gli stili di riferimento con l’avanzata delle commedie USA, le operette tedesche ungheresi e francesi (Feydeau) spesso in costume.

La lingua scritta del cinema

La lingua scritta nel cinema è particolarmente importante con riferimento alla narrazione (diegesi). Essa infatti può avere valore intradiegetico (tutte le scritte che sono parte integrante del film; insegne dei negozi, segnali stradali) oppure extradiegetico(titoli di coda e didascalie varie aggiunte).

2 Lingua che, in realtà teatro e letteratura avevano già raggiunto.3

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Didascalia:

Didascalie narrative: frequenti, riassunto della vicenda sino a quel momento, con valore descrittivo Didascalie locutive: che riportano battute degli attori Didascalie tematiche: che riportano temi di carattere generale

L’italiano

1910 crescita a livello commerciale e culturale del cinema. Le trame sono sempre più complesse e complesse e, dunque, sempre più bisognose di aggiunte verbali.

A livello linguistico è sempre stato ostentato un forte scarto linguistico nei confronti della lingua comune utilizzando, soprattutto per il lessico amoroso il linguaggio usato nei romanzi di appendice.

Se nei primi dell’Novecento si ricerca una medietà linguistica, mentre, in età giolittiana (1913) si ha l’introduzione della censura con l’istituzione di un controllo preciso della lingua utilizzata.

I dialetti e le altre lingue

Il dialetto accompagna il cinema sin dalle origine nella zona di Napoli dove la sceneggiata filmata era prevista fino al divieto fascista del 1928. Qui il diletto si mischia con cliches regionali, attorniato da tratti di lingua italiana (produttrice FILM DORIA); la stessa cosa si può dire per Torino con, come esempio Macìste alpino (1916).

Con le didascalie nascono anche le prime lamentationes , i primi problemi di adattamento cinematografico, amplificati durante il passaggio al sonoro.

La traduzione, ad esempio, si avvia ad essere un adattamento, sempre più libero, che spesso cade in una vera e propria riscrittura della pellicola, spesso a forte carattere ideologico.3

Il più importante riduttore è Guglielmo Giannini; fondatore del quotidiano “L’uomo qualunque” e adattatore di film come Circo di Chaplin .

Per lui il maggior difetto della traduzione è la fedeltà. Compito dell’adattatore è agevolare la comprensibilità del testo da parte del pubblico.

L’uso delle didascalie non creò grossi sconvolgimenti all’assetto letterario e non fece modificare lo iato già presente tra scritto e parlato.

Il parlato nei primi fim sonori

Introduzione

Il cinema italiano conosce una forte crisi attorno alla fine degli anni venti a causa dell’incapacità degli italiani di rinnovamento del sistema produttivo per far fronte al massiccio arrivo delle pellicole americane. Il mondo cinematografico italiano rimane fissato su modalità e su strutture del passato.

A salvare il nostro cinema fu l’introduzione del sonoro, il quale diede l’illusione di una rinascita; il primo film sonoro è, per convenzione “The Jazz singer” (1927) di Alan Crosland, mentre in Italia fu “La canzone dell’amore”(1930) di Righetti, tratto dalla novella pirandelliana dal nome “Silenzio” .

3 Riduttore: coloro che operano l’adattamento del film.4

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I primi segnali di cambiamento

Il parlato cinematografico adatta a linguaggi sempre più colloquiali (soprattutto le frasi che hanno come inizio il “ma” ripetuto)

Il cinema dei telefoni bianchi (1930-43) si caratterizzano dalla tematica del tentativo di scalata sociale tramite matrimoni o storie d’amore: con sullo sfondo il tema “ricchi-poveri”.

Questi film sono caratterizzati da ambienti tipicamente alto borghesi e ostentanti del benessere. Nato come contraltare italiano alla commedia sofisticata americana (dove si vede il coronamento di un sogno tra persone appartenenti a differenti classi sociali).

In questi film sono eliminati i riferimenti alla povertà ed ai disagi della vita così da allietare il pubblico medio con una forte possibilità onirica.

Per parlare di questo si usa anche la definizione di commedie all’ungherese : film con ambientazione vera o presunta in Ungheria, paese lontano dal regime fascista, scusa grazie alla quale si potevano avanzare sublimi denuncie sulla situazione italiana, senza incappare nella censura fascista e potendo dunque trattare temi taboo come divorzio, adulterio e mollezza “borghese”.

“Gli uomini…che mascalzoni” di Camerini con Vittorio de Sica: la storia di Bruno, autista di auto di lusso, si invaghisce per Mariuccia umile donna: per far colpo su di lei si spaccia per il ricco proprietario dell’auto che guida. A causa di questo equivoco lui rischia di perderla, ma alla fine i due si sposeranno.

Questo film cavalca il tema dell’inadeguatezza economica e mischia un italiano definibile come standard con delle pennellate dialettali.

Nel flm “il signor Max“ (1937) viene utilizzato l’inglese e la r moscia come segno di una classe snob, boriosa.

Tra realismo, letterarietà e propaganda

Il peso della tradizione

Il cinema del periodo fascista, nonostante il suo forte carattere di propaganda, con il suo massimo nel film “Scipione l’Africano” è, in realtà, molto variegato.

L’idea di fondo è mostrare il Duce come continuatore di una lunga storia millenaria che deriva dalla Roma imperiale. Le tecniche sono chiare: continue allocuzioni e l’andamento ternario a climax.

Vengono banditi dialetti e lingue straniere ed Il “Lei” e si creano due correnti: quella anti fascista con a capo Umberto Barbaro e quella del regime con il regista Luchino Visconti collaboratore del figlio del Duce Vittorio Mussolini, direttore della rivista “Cinema” , estimatore delle commedie americane mentre il padre andava con Hitler.

In un clima di censura come questo il cinema godeva di molta autonomia rispetto alle altre forme del tempo. Esemplificazione di questo sta nel cospicua presenza nelle pellicole di molti forestierismi nei dialoghi dei film degli anni Trenta.

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Per quanto riguarda il “Lei” di cortesia, il cinema ebbe, con decreto del partito libertà di utilizzo di tale forma: si conferma dunque la sua forte autonomia dal punto di vista linguistico. Nei film della serie dei telefoni bianchi si ricorre ad uni italiano scorrevole, comune senza, nonostante tutto, cadere nel dialetto.

Ad aprire piano, piano a diletti e lingue straniere, cercando una via nel divieto furono le opere comiche del nonsense e del cinema comico (Stefano Vanzina) nei cui passi, coprendo il tutto con frasi nonsense si rintracciano parole straniere e dialettali prima bandite.

Dal neorealismo alla commedia all’italiana

L’irruzione della realtà

Primi anni Quaranta > nascita dalla corrente neorealistica > introduzione del dialetto all’interno del cinema

Al neorealismo va il merito, non tanto di aver inscenato il pluralismo linguistico, bensì di aver trasformato il ruolo del dialetto non da piccoli inserimenti ad un vero e proprio codice linguistico di un’epoca. Poveri, ma belli (1957),di Dino Risi.

Caratteristica è l’ambientazione in un clima di povertà e la coralità popolare del neorealismo che andrà poi a confluire nella critica politica, fatta di umorismo graffiante della commedia all’italiana.

Protagonisti sono, per la prima volta, i personaggi con la loro lingua ed il loro ambiente, non più come macchiette ma,come veri protagonisti della vicenda. Scopo della finzione non è il far ridere ma la rappresentazione della realtà dell’epoca.

Gli italiani così si conobbero come realmente erano: con le loro differenze linguistiche e culturali. Alla questione del realismo verbale si aggiunsero alcune scelte in tal senso: si decise, per mantenere l’autenticità linguistica, di chiamare in causa per il doppiaggio gente comune e non attori professionisti (scelta poi modificata per gli scarsi risultati), si scelse spesso la presa diretta all’esterno.

Nonostante tutto il genere neorealista non fu molto apprezzato in Italia (escluso” Roma, città aperta”) : la gente predilisse il genere comico e melodrammatico in lingua colta. Motivi di tale insuccesso furono vari, tra cui, a parte l’ostacolo linguistico, quello che è da riconoscere è: il ritorno del cinema hollywoodiano (dopo la censura fascista) e la volontà di lasciarsi divertire da altro rispetto che vivere anche al cinema la difficoltà di tutti i giorni.

Il neorealismo

Questa è la corrente cinematografica nella quale si collocano una decina di film girati nel secondo dopoguerra. Esso è caratterizzato da argomenti del cinema bellico , soprattutto legati alla Resistenza, con la volontà di una ricostruzione materiale e morale dell’Italia.

È caratterizzato dall’esterno realismo sia nell’ambientazione che nella rappresentazione degli ambienti. Film di questo periodo sono: Roma, città aperta (1945) di Rossellini e Ladri di biciclette (1948) di De Sica.

Il principale sceneggiatore del periodo è stato Cesare Zavattini

Negli anni che vanno dal 1945 al 1955 ci fu una grandissima espansione del cinema nostrano, accompagnato dalla voglia di evadere del pubblico lievita il numero di biglietti venduti e quindi la sua massima influenza linguistica sulle folle, (massimo raggiunto proprio nel 1955, da lì il declino)

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Il film Ossessione (1943) di Visconti , dovrebbe essere definito come un film neorealista viste le sue ampie riprese esterne ed il grande giudizio morale in esso contenuto.

La storia è ambientata nella valle del Po, protagonista è Giovanna, ex prostituta che si è sistemata con il matrimonio con il padrone di uno spaccio. Innamoratasi del vagabondo Gino, decide di uccidere insieme il marito per aver l’assicurazione. I sensi di colpa però fanno crollare il rapporto tra i due fino alla morte di Giovanna, rimasta incinta, a causa di un incidente automobilistico; stessa modalità della morte del marito.

La nuova comicità

A partire dagli anni Cinquanta si aprono due opposti filoni linguistici:

L’italiano impeccabilmente pronunciato L’italiano regionale (comico)

I. L’innaturalezza linguistica e l’ibridismo linguistico (inizio con Poveri ma belli)II. Utilizzo di vari cliches culturali che fanno ridere e spesso sono usati anche oggi (dialetto-

mestiere). Tali stereotipi sono spesso stati causati dai pregiudizi da parte del teatro della tradizione e del teatro dell’arte (uomo senza scrupoli > Milano, prostituta > Bologna, ingenuo> bergamasco, imbroglione> Napoli, la domestica> veneta )

Film inaugurale della commedia all’italiana, con forte uso plurilinguistico è “I soliti ignoti” di Monicelli, dove la riuscita del “trapianto dei germi neorealisti rosa con il filone comico-grottesco è garantita da ottimi attori (Vittorio Gassman) oltre che dall’abilità dello sceneggiatore.

Ruolo cruciale nella creazione del codice linguistico “intermedio” è stato quello dei film appartenenti alla corrente del “neorealismo rosa”, in particolare Poveri ma belli di Risi.

Pochi sono gli attori che sono riusciti a rappresentare meglio il cittadino italiano del boom economico meglio di Gassman comico, Alberto Sordi e Tognazzi.

Altre strade del cinema serio

L’italiano standard con la pronuncia seria rimane comunque la varietà predominante fino agli anni Settanta. Quelli che vanno per la lunga meglio sono i film “di genere (mitologici , storici,horror… ) e si oscilla tra l’italiano standard dei film di Visconti sino alla lingua regionale e colorita di alcuni personaggi. Rocco e i suoi fratelli (1960).

Dopo il periodo flop del neorealismo serio torna ad interessare la realtà della seconda guerra mondiale: Generale della Rovere (1959) di Rossellini e Kapò (1960). Si ritorna alla realtà socio politica contemporanea: quasi tutti con italiano non regionale tranne le opere “La grande guerra” (1959) di Monicelli.

Dopo un quarto di secolo di silenzio ecco che il cinema torna sui temi politici contemporanei , con italiano standard, come nei film dedicati al caso Moro. Da quel momento fino ai giorni nostri non abbiamo più cinema con temi politici su entrambi i filoni: quello dell’italiano standard (Piazza delle 5 lune, 2003 di Renato Martinelli) e quello più legato alla ragione come Romanzo Criminale di Michele Placido

Il melò

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Il prototipo del film italiano melodrammatico è Catene (1949), pellicola strappalacrime al pari dei romanzi d’appendice. Il livello culturale dei destinatari è inversamente proporzionale al tradizionalismo e alla formalità dei dialoghi: il dialetto usato piacque molto agli intellettuali del tempo.

In più, nel caso di questo film, la rappresentazione in una Napoli umile e priva di gente di alto livello.

Perfetta morfologia verbale (uso di tutti i verbi dell’italiano) La sintassi anche complessa. Pronuncia perfetta

Come possibile ecco, ci fu una forte ricaduta linguistica visto che questo stile preciso potesse avere una forte ricaduta a livello didattico.

Altre strade del cinema comico

Oltre al realismo dialettale ricopre un forte valore espressionistico del momento che al plurilinguismo si miscelano l’idea mimetica con l’espressionismo : con l’abuso dei diminutivi o delle iterazioni fumettistiche (vedi 8 e mezzo di Fellini).

Funzione ludica, mimetica e simbolica > combinate e miscelate nell’ironia

L’italiano, i dialetti e le altre lingue

Prima del neorealismo

Il cinema italiano sonoro riflette la profonda frammentazione geo-sociolinguistica della penisola; ed essa non può che rispondere alla doppia natura del cinema come mezzo di comunicazione di massa: una scuola di lingua .

La maggiore o minore aderenza del dialogo cinematografico alla realtà non è certo di per sé né un valore né una garanzia di maggiore aderenza alla realtà di una soluzione linguistica all’interno di un sistema di codici filmici.

Rapporto cinema – dialetto:

1. Dal 1930 al 1945: fase degli anni della Cines (assorbita poi da Cinecittà in Roma) caratterizzata da una fonetica colorita e di carattere locale.

2. “l’età di Freddi” : Luigi Freddi collaboratore del Duce dal 1934 e strettamente dialettofobo3. Dopo la seconda guerra mondiale : dialettalità imitativa, ovvero la rappresentazione abbastanza

attendibile dei dialetti più vari.

Alesssandro Blasetti

Protagonista dei primi consapevoli utilizzazioni del dialetto nel cinema (Nel suo Nerone del 1930 l’attore Ettore Petrolini utilizza il romanesco) . Il merito però va a 1860 del 1934 che schiude il più ampio ventaglio filmico di dialetti italiani, prima del neorealismo.

Non mancano comunque alcune incongruenze in questa pellicola, specialmente nel toscano con alcune strane e forti oscillazioni e raddoppiamenti delle consonanti.

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Una questione abbastanza interessanti all’interno di questo cinema è la presenza delle glosse che il cinema continuerà ad adottare fino ad oggi.

Mano a mano si espande l’importanza del romanesco come ruolo fondamentale per il cinema. Diventa il principale dialetto utilizzato nel cinema grazie al ruolo di Roma come capitale politica ed amministrativa della penisola, oltre ad essere sede di Cinecittà e di molte tra le più rinomate scuole di recitazione e doppiaggio. Inoltre si tese all’emulazione di alcune delle tendenze neorealiste che vennero inaugurate da film come Roma città aperta e Ladri di biciclette

Il neorealismo

L’inscenamento del plurilinguismo spetta al genere di guerra ed all’ambito militare. Paisà si colloca nella stessa linea linguistica di 1860 ripercorrendo da Nord a Sud i ritmi della liberazione dal Nazifascismo.

Meno marcata fu la dialettalità in Roma città aperta, film inaugurale del neorealismo. Ladri di biciclette è invece il film che meglio incarna la sostanza del neorealismo conciliando le istanze narrativa e visive la cui complessità è pari solo alla naturalezza.

In quest’ultimo film i dialoghi perdono la patina retorica e optano per un romanesco medio-basso, contrapposto, con chiaro intento polemico, all’italiano elevato.

L’italiano ed il latino diventano codici della freddezza, dell’ipocrisia della Chiesa nei confronti degli ultimi e dei più deboli.

Ne “la terra trema” di Luchino Visconti, tutti i protagonisti parlano catanese nella varietà di Aci Trezza (collegamento con il Verismo di Verga),anche se il tutto viene ribaltato, alla fatalistica accettazione del proprio status , Visconti oppone la lotta di classe nel tentativo di emancipazione.

La funzione del dialetto in “La terra trema” oltre alla polemica ha lo scopo di rendere il più espressivo possibile la scena narrata. L’insuccesso dell’opera fu clamoroso e dovremmo aspettare gli anni Settanta per avere altre riproduzioni integrali del dialetto sottotitolato.

Dopo il neorealismo

Dopo l’italiano impeccabile il regionalismo e quindi il dialetto, fu la chiave di volta per la cinematografia comica nostrana. Se si esclude l’egemonia del romano e molto minore quella del napoletano non sono molto, fino agli anni Settanta le varianti dialettali presenti nelle pellicole italiane.

Tra le varietà minori con maggiore fortuna c’è il siciliano ridotto con forme italianizzate e per lo più con la sola forte inflessione. Bisogna aspettare La terra trema per la prima versione plausibile siciliana per poi, più recentemente le pellicole denuncia ambientate in Sicilia. Ultima modalità è quella del Padrino.

Per altri dialetti abbiamo film recenti come Ecceziunale veramente, Totò … meno fortunate le varietà dialettali del nord che attraggono meno. Regista importante il milanese Ermanno Olmi

Totò

Le migliori opere dialettali sono sicuramente quelle con come protagonista l’attore Antonio de Curtis, in arte Totò. Se nel primo Totò non sono presenti regionalismi nel corso del tempo la sua parlata diventa sempre pìù pirotecnica e ricca di una vena di nonsense cara ai futuristi.

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Oggetto della sua ironia sono le lingue speciali: il burocratese le formule cristallizzate e gli automatismi linguistici.

Nella seconda fase, dopo il 1950 diventa l’idolo del grande pubblico e il suo cinema si affianca ad una retrospettiva comicità muta che diventa, invece , iperparlata servendosi di tutte le gradazioni e le possibilità linguistiche.

Stesso destino per le lingue straniere che vengono usate come aspetto ludico e polemico. Se le lingue straniere vengono guardate con sospetto e diffidenza, il dialetto viene visto come motivo di snobbismo e ignoranza. L’amore per Totò è l’amore per l’italiano puro,semplice ed elegante, lontano da popolarismi e burocratismi.

Alberto Sordi

Pochi come Sordi hanno saputo incarnare i vizi e le virtù dell’italiano medio del dopoguerra , quasi come Totò, ma in modo più vero e meno teatrale, la sua comicità amara serve per mistificare le velleità dei borghesi sulle parti più deboli della popolazione. Sordi è contrario alla recitazione accademica e favorevole alla recitazione nuda e cruda.

Il doppiaggio

Cenni storici, teoretici e tecnici

Nella storia del film italiano il doppiaggio ha un ruolo molto importante; dal 1939 fino ad una ventina di anni fa, infatti, tutti i film, indistintamente stranieri o italiani venivano doppiati prima di essere conclusi.

Alla fine della ripresa di un film tutti i dialoghi venivano riprodotti all’interno di una sala di doppiaggio da parte di un team di attori, tecnici del doppiaggio, con a capo il direttore del doppiaggio oltre che ad assistenti vari come quello per il missaggio4 e per il sonoro. Tutto questo dà vita ad una nuova colonna sonora che viene sostituita a quella originale in presa diretta.

Nel caso dei film americani il doppiaggio veniva, in un primo momento, effettuato oltreoceano da parte di italoamericani ma, la loro lontananza dall’Italia creava un gap linguistico notevole e l’inserimento di numerosi errori.

Con una legge del 1933 il governo sancì l’obbligo della postsincronizzazione in patria.

Oltre a questo, data la cattiva qualità del suono dei film italiani nella loro versione in presa diretta si decise, dal momento che in Italia era molto difficile trovare dei luoghi completamente insonorizzati dove registrare, di decise attorno alla fine degli anni Trenta il doppiaggio in sala anche per i film nostrani, metodo abbandonato solo in epoca recente.

A partire dagli anni Trenta il film italiano si allontana ulteriormente dall’italiano spontaneo, a causa del tempo intercorso tra la recitazione mimica e quella verbale. D’altro canto la necessità di dialoghi più agili porterà anche allo svecchiamento generale della lingua utilizzata.

Lo stesso Paolo Milano che auspicava il ritorno ad un italiano di tutti i giorni, vede il film americano come modello sotto questo profilo.

4 La gestione di tutti i vari componenti sonori e visivi di una pellicola: i suoni del film, i rumori, le musiche, le parole. 10

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L’americano filmico, disossato, quasi irrispettoso è la lingua più lontana dalla poesia. Gli spregiudicati americani , a volte, azzeccano quello che è il giusto livello di spregiudicatezza della nostra lingua, molto più dei puristi nostrani. > DOPPIAGESE

DOPPIAGESE : italiano ibrido tipico del doppiaggio che non è mai convincente e naturale ma sempre lontana dalla realtà. Per questo il doppiagese assume forte connotazione didattica e gli italiani apprenderanno la loro lingua priva di dialetti proprio da quello, e anche dai film proveniente dall’America.

Adattamento

Se la stessa traduzione è, in parte, riscrittura dell’originale, nell’adattamento cinematografico (con il forte utilizzo della multimedialità) ciò è ulteriormente più determinante.

Scelta del tipo di traduzione con cui procedere:

Traduzione source oriented (o filologica) molto orientata alla conservazione della volontà dell’autore

Traduzione target oriented (o naturalizzante) che tende a metter e a proprio agio lo spettatore, adattando riferimenti culturali, spaziali al fruitore finale.

Di norma la traduzione audiovisiva tende alla seconda opzione, mentre la trasposizione di un testo scritto verso un altro testo, altrettanto scritto, tende alla traduzione filologica.

Urge quindi la diatriba sull’ambientamento del film con ottica target oriented (onion soap > zuppa di fagioli) anche se poi a riguardo, fanno notare, la zuppa di fagioli non è comunque parte tipicamente italiana e si confonde con i personaggi aventi forte connotazione USA.

Il problema dell’adattamento dei frames è fondamentale in ogni traduzione ma, in quella audiovisiva diventa fondamentale per evitare l’errore dell’estraniamento del fattore immagine-parola ma essa non deve essere mai straniante (Chiarini) . Quello che , infatti, sembra caratterizzare il doppiaggio italiano è il fatto di avere troppi scrupoli nel voler far comprendere tutto al destinatario.

L’innalzamento stilistico

A differenza dei dialoghi filmici nostrani, notoriamente ricchi di regionalismi e dialetto, il linguaggio doppiato è tipicamente normativo e neutro a causa della censura del regime e quindi dell’impossibilità dell’utilizzo di registri appartenenti all’italiano basso o regionale. Importante metodo di verifica del livello linguistico delle pellicole fu la riedizione di alcune opere, con la scusa della degenerazione delle pellicole, che portarono a galla la questione dell’aggiornamento linguistico. Furia (1935, seconda edizione 1980)

C’è da notare come, a differenza dei film nostrani, quelli doppiati siano stati privati di tutto quello che dà spontaneità al dialogo (sovrapposizione del turno dialogico, autocorrezione, interruzione ) in nome di un doppiagese privo di variazioni e anomalie.

I calchi

Per quanto riguarda il lessico il fenomeno più ricorrente è il calco.

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Lo spostamento

Lo spostamento è quella modalità per cui si adatta alla traduzione il testo spostando, per comodità traduttive, porzioni di testo da una parte all’altra della sequenza.

Rapporti tra cinema, letteratura e teatro

Una fonte quasi imprescindibile

Il cinema non ha mai potuto far a meno delle altre arti (fotografia, teatro, musica e soprattutto letteratura)

Rapporto cinema>letteratura:

pochi sono gli autori che si sono sottratti al fascino del cinema (Verga,D’Annunzio e Pirandello hanno avuto collaborazioni importanti ed emozionate)

Rapporto letteratura > cinema

Anche la letteratura ha donato al cinema molto, si pensi alla tecnica del flashback, strausato nel cinema e presente in letteratura sin dall’Odissea di Omero, oltre che la tecnica della metafora e della metonimia. Anche il discorso diretto letterario trova il suo corrispettivo in quello che è definito come inquadratura soggettiva, la rapida scansione degli eventi nei libri è detta montaggio in linguaggio cinematografico.

Questo rapporto può essere analizzato da almeno quattro diverse angolature:

La letteratura nel cinema: quando il cinema parla di letteratura (Shakespere in Love, L’attimo fuggente)

Il cinema nella letteratura : le novelle di ispirazione cinematografica (Tigre reale di Verga) Il cinema tratto dalla letteratura : riproduzione fedele di opere letterarie (Piccolo mondo antico) La letteratura tratta dal cinema : dopo il successo cinematografico ne viene scritto un libro (molto

raro)

Il teatro e la questione della fedeltà

Secondo la maggior parte della critica il film tratto da un’opera letteraria deve essere giudicato in maniere totalmente indipendente da quello che è l’opera letteraria: per questo la questione della fedeltà cinematografica non è altro che un falso problema.

Il cinema non può rispettare totalmente tutti i tratti di un testo scritto, per tale motivo si può individuare una grammatica dell’apprendimento cinematografico . L’operazione di travaso testo narrativo> testo filmico può essere operato secondo queste quattro modalità:

Mimesi o fedeltà pressoché tale: molto raro soprattutto vista la poca creatività dell’autore. L’eccezione però è data dal genere operistico nella quale la fedeltà diventa fondamentale anche se semplificata dal fattore della scena teatrale.

Riduzione-adattamento: una delle modalità predilette dal cinema. Il testo viene generalmente rispettata nella trama generale. La parte più modificata è quella dei dialoghi con processi di tagli ed incolla, integrazioni o riduzioni al fine di facilitare la fruizione finale .

Radicale trasformazione : “Ladri di biciclette” e “Terra trema”. La versione cinematografica è una versione totalmente differente da quella del libro.

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Parodia: tipico del cinema di consumo. Molti di questo genere sono i film di Totò.

Ovviamente la minor distanza strutturale tra cinema e teatro che tra letteratura e cinema: non è dunque casuale la maggior aderenza e fedeltà nell’adattamento di testi teatrali rispetto a quelli narrativi. In questi ultimi vanno spesso sul piano diegetico e su quello mimetico il rispetto del dialogo è reso molto difficoltoso.

Nonostante tutto l’atteggiamento che del cinema verso entrambe le arti sono analoghi. Spesso si ha la riscrittura rispetto all’adattamento letterale in un’ottica di semplificazione e decisamente non linguistica.

Tra teatro e cinema le differenze sono determinanti. Se dal canto delle similitudini si nota come i codici utlizzati siano gli stessi e le modalità della trama cinematografica possano essere, per molti versi, equiparate alla trama teatrale, esistono forti differenze.

Il testo teatrale è un’opera per lo più di un singolo autore, il cinema è una produzione d’equipe. Nel caso del cinema il ruolo dell’autore passa in secondo piano e questo dona maggiore agilità nei dialoghi e maggior ibridismo linguistico.

Il testo teatrale è concepito per essere recitato e tramandato sempre a partire da una forma scritta; il cinema, invece, è concepito per i remake nel breve termine.

A differenza del teatro il testo filmico ha come caratteristica l’immediatezza del linguaggio Il linguaggio del cinema è principalmente mimetico mentre quello teatrale si rifà alla lingua della

tradizione . Il linguaggio agile del cinema ha come contraltare il linguaggio curato e sofisticato del teatro.

Per tutto questo il linguaggio del cinema è decisamente più verosimile di quello del teatro.

Anche dal punto di vista prosodiaco le due esperienza variano di netto; se con i nuovi mezzi digitali per fare cinema non si ha più bisogno di scansioni e pronunce particolari, per la scena teatrale è importante conoscere alcuni metodi di dizione e recitazione (accenti su alcune parole, la scansione delle lettere, delle parole nel parlato).

Un esempio di trasposizione: l’ Innocente

Nell’Innocente di Visconti (1976), tratto dall’omonimo romanzo di D’Annunzio, accanto alla ricostruzione storica e scenografica si affianca un’analisi attenta dei fenomeni sociali e culturali dell’epoca. La stessa figura dell’autore è determinate all’’interno del film forse ancora di più che nel romanzo stesso. La lingua del D’Annunzio è stata semplificata ma la sua vena decadentista persiste anche nella pellicola cinematografica.

Gli ultimi trenta anni

Nuove ondate realistiche

Questi ultimi trenta anni hanno e stanno sperimentando profondi cambiamenti in campo cinematografico: i principali fanno capo a due questioni di base:

Si è tornati a privilegiare il sonoro in presa diretta (nessun attore può essere doppiato in un suo film se non da sé stesso o previa autorizzazione )

Si usa sempre di più il dialetto non stereotipato come elemento importante per film a carattere sociale

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Ora che il pubblico, completamente italofono riesce a comprendere alla perfezione l’italiano del cinema il dialetto assume un ruolo importante non solo nello stigmatizzare situazioni di alcune classi sociali ma, maggiormente, sottolinea l’appartenenza ad alcune particolari gruppi sociali (adolescenti).

Con la sempre minor censura fanno il loro ingresso termini coloriti e turpiloqui con personaggi particolarmente determinati dal linguaggio colorito, come Er Monnezza; diverso è il tema delle bestemmie rarissime, ancora praticamente assenti dal linguaggio dei media.

Il dialetto è utilizzato spesso per ovviare al puro e troppo asettico italiano comune: mettendo il dialetto si caratterizza meglio il film, spesso allineato anche con parole straniere o arabeggianti; caso limite The Passion of Christ di Mel Gibson

Nel panorama dialettale abbiamo il toscano che emerge grazie a Benigni ma che, a causa della difficile riproduzione da parte della gente e l’errore di unificare ill toscano con il fiorentino rimane sullo sfondo del cinema. Ritornano invece i dialetti precedente in voga come napoletano, romano e siciliano soprattutto per film dal carattere sociale.

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