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ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO - GUBBIO C/O SANTA MARIA AL CORSO

La lettera settimanale di Don A.M.Fanucci ―28 maggio 2017” www.ilgibbo.it

CHIESA E POVERI, UN AMORE LUNGO E PROBLEMATICO

(M. Fanucci, pro manuscripto. Lezioni alla LUMSA-GUBBIO, anno 1999 ss)

Cap. 9

Nell’ultima parte DEL SECOLO LUNGO UNA CHIESA CHE FA DUE PASSI AVANTI E UNO INDIETRO

(1870 – 1914)

S.PIO X

UN PAPA BUONO, SAGGIO E IMPREPARATO

Quando, nel 1903, Giuseppe Melchiorre Sarto, Patriarca di Venezia, venne eletto Papa con il nome di

Pio X l’intransigentismo della Chiesa raggiunse il suo punto più alto e fu come se Leone XIII non

avesse fatto nessun passo avanti.

8.22 Un santo

Pio X, un Santo. Come lo è stato sicuramente anche Pio IX. Ma la santità di un Papa deve includere la

virtù del governo della Chiesa così come i tempi lo esigono.

A Riese (TV) nel 1835, nasce Giuseppe Sarto, secondo di dieci figli di un fattore e di una sarta.

Una ―carriera‖ esclusivamente pastorale, all’insegna della continua ricerca della santità.

Nessuna esperienza diplomatica. Nessun incarico curiale, nemmeno dalla sua diocesi di Treviso.

Ordinato prete nel 1858, diventa subito viceparroco a Tombolo, poi arciprete di Salzano; dal 1875

canonico della cattedrale di Treviso e direttore spirituale nel seminario diocesano. Vescovo di

Mantova dal 1884. Patriarca di Venezia dal 1893.

8.22.1 Il conclave

Nel 1903 la sua elezione a Papa avvenne in un conclave sui generis.

Agosto del 1903. All’apertura del conclave, fra lo sgomento di tutti, prende la parola il Card. Puzyna,

arcivescovo di Cracovia: l'imperatore d'Austria/Ungheria Francesco Giuseppe, usando un suo antico

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privilegio di "Re apostolico d'Ungheria", l’ha incaricato di porre il veto all'elezione del cardinale

Rampolla: Segretario di Stato di Leone XIII, il più accreditato a succedergli.

Motivi politici (la vicinanza di Rampolla alla Francia, giudicata eccessiva a Vienna), motivi ideali (le

sue idee erano troppo aperte), beghe di retrocucina: si diceva che Rampolla avesse convinto Leone XIII

a negare una sepoltura cristiana all'arciduca Rodolfo d'Asburgo-Lorena, morto suicida.

Indignazione e proteste, ma il conclave obbedì e la candidatura di Rampolla sfumò. E fu eletto il

Card. Sarto, che prese il nome di Pio X in onore dei suoi predecessori: Pio IX, Pio, VIII, Pio VII.

8.22.2 Un Papa buono, ma non all’altezza dei suoi tempi

Instaurare omnia in Christo fu il suo motto. E ad esso Papa Sarto fu sempre fedelissimo, nella sua vita di

prete e nella sua attività di Papa.

Ma che senso diede a quel motto?

Pio X pensava a operazioni tutte e sempre intraecclesiali. Per prima cosa pubblicò la costituzione

apostolica Commissum nobis che fissava la legge del segreto più assoluto per i cardinali che prendevano

parte al conclave e aboliva formalmente ogni diritto di veto, per quanto fosse antica la tradizione che

lo attribuiva a questo o quello dei sovrani cattolici.

E subito, dando prova di grande saggezza, prese a redigere di persona il catechismo che porta il suo

nome; poi unificò i redditi dell'obolo di San Pietro e quelli del patrimonio del Vaticano; riformò la

Curia romana sopprimendo vari dicasteri divenuti inutili; abbassò a sette anni l'età della Prima

Comunione per i bambini.

Impreparato perché non ha alle spalle nessun corso di studi che non sia rigorosamente da seminario,

niente università, né ecclesiastica, né - Dio ce guardi! - statale. Nel mondo stanno ribollendo le forze

che porteranno alla grande mattanza, ma il Papa non lo sa: lui pensa solo ala sua Chiesa. Non ha mai

avuto modo di occuparsi del mondo, se non per demonizzarlo nelle sue lettere pastorali e nella sue

omelie, ovviamente con la speranza di redimerlo.

In tutte le capitali europee il femminismo cresceva, ma Roma forse non era né una capitale, né tanto

meno una capitale europea, ma un paesone il cui Parroco don Giuseppe Sarto a proposito di donne

ripeteva l’antico adagio della sua terra: Che la tasa, che la piasa, che la sia in casa. (la trilogia perfetta:

tacere, piacere, cucinare). Una melodia dolcissima, su di un testo antidiluviano,

Pio X morì nell’agosto 1914, a ridosso dello scoppio del conflitto: ―il guerrone‖ l’aveva chiamato. Ne

soffrì molto. Cardiopatia, ma si parlò anche di ―crepacuore‖.. Pio XII lo beatificò nel 1951 e lo

canonizzò nel 1954. Riposa nella Basilica di San Pietro in Vaticano, in una tomba sempre coperta di

fiori, a cura - ahimé! - dei Lefevriani della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

8.23 I diversi piani della sua vita

Nel quotidiano Papa Pio X adottò un tenore di vita semplice e parco, come faranno Giovanni XXIII

e Giovanni Paolo I: tutt’e tre ex-Patriarchi di Venezia, tutt’e provenienti da famiglie povere, tutt’e tre

assistiti da qualche familiare alloggiato in un appartamento allestito anche per lui in Vaticano.

Sul piano del governo della Chiesa, Pio X, consapevole di non avere né esperienze diplomatiche di

sorta, e nemmeno una vera e propria formazione universitaria, fu molto attento nello scegliersi dei

collaboratori competenti, a cominciare dal Direttore della Pontificia Accademia Ecclesiastica (la

―scuola‖ che tuttora forma i diplomatici della Santa Sede), il Card. Rafael Merry del Val y Zulueta, 38

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anni, poliglotta. Nominato Segretario di Stato; Merry del Val ebbe mano libera nella conduzione della

diplomazia vaticana e lavorò, anche con la citata soppressione di vari dicasteri vaticani divenuti inutili,

alla riforma della Curia Romana, che approderà nel 1917 con la promulgazione del nuovo Codice di

Diritto Canonico.

Quanto alla “Questione Romana”, nel 1905 Pio X attenuò le restrizioni del Non expedit, il decreto con

il quale Pio IX, nel 1974, come ritorsione alla presa di Roma avvenuta nel 1970, aveva proibito a tutti

i cattolici italiani di partecipare alla vita politica, a qualsiasi livello; Pio X nel 1905, con l’enciclica Firmo

proposito, permise che i cattolici prendessero parte alla vita amministrativa dei Comuni e dei Consigli

provinciali, qualora ne riconoscano la stretta necessità pel bene delle anime e per la salvezza delle loro Chiese. Lo

fece ancora una volta in difesa della Chiesa, soprattutto per arginare i crescenti consensi degli Italiani

verso le forze socialiste.

Gubbio, 23 /5/ 2017 don Angelo M. Fanucci, Canonico Penitenziere e Rettore di Santa Maria al

Corso

Residenza disabili ―Pierfrancesco‖, Via Elba 47, 06024 Gubbio(Pg) 075 922 11 50 347 35 51 044

www.angelomariafanucci.com

T U T T I C O N T R O, M E N O D I O-L’UTOPIA DI BETANIA - 16

di Suor EMMANUELLE MARIE, O.P.

Torino, Edizioni Gruppo Abele 1984

COSTRUIRE, OGGI, LA SPERANZA

Costruire oggi la speranza

È POSSIBILE (2)

L'ombra luminosa di ogni delitto

In carcere, c'è una squallida gerarchia, basata, come nel mondo, su un giudizio di valore

sugli atti commessi. Chi ha ucciso l'amante o il marito è talvolta ammirata, al contrario chi

ha soppresso il figlio o la madre viene emarginata.

Si potrebbero citare molte altre contraddizioni: ad esempio, il disprezzo per le

tossicodipendenti e la soggezione rispetto alle «politiche». Per Dio, invece, neanche in carcere

c'è una differenza tra le persone. Sempre la vita di Cristo in noi può ribalta re la situazione. A

Betania, chi ha ucciso diventerà dispensatrice di vita. Chi ha abortito, sarà fonte di

risurrezione per tanti fratelli sconosciuti con i quali sa di essere solidale. Infatti, quando

s'incontra il perdono di Dio, nello stesso tempo si vede la gravità del reato commesso e le

possibilità infinite che l'unione con Gesù morto e risorto offre per comunicare la pienezza

della Grazia agli altri.

Chi non ha rispettato la vita può diventare in seguito tanto più premurosa verso gli altri,

quanto meglio ora capisce il valore dell'esistenza umana. Chi più ha ingannato il prossimo,

più ha in sé la possibilità di lasciarsi affascinare dalla verità fino ad essere incapace di

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pronunciare la più piccola bugia. Chi era più prepotente e violenta si realizzerà nella mitezza

e nel rifiuto di giudicare gli altri.

La nostra parte negativa è sempre il riflesso della nostra sete di bene, sete che non sappiamo

soddisfare finché la Verità non ci ha aperto gli occhi. Più cercavi la giustizia più ti lasciavi

coinvolgere dalla violenza. In nome della libertà uccidevi chi non la pensava come te (e ci

sono tanti modi di «uccidere»). In nome del rispetto dei poveri, creavi ingiustizie più

grandi. Il Vangelo invece ti offre la possibilità di operare una rivoluzione pacifica che

realizzi tutti i tuoi ideali di giustizia.

Per chi viene dalla dipendenza delle sostanze

Se invece hai cercato nell'alcool o nella droga una fuga dal dolore o un'evasione, ti capiterà forse

ancora di ricadere qualche volta, anche se sei già suora, finché avvertirai che non puoi trovare la tua

pienezza nel fuggire dalla realtà. Che anzi le tue paure e la confusione che cerchi di negare e di

mascherare di fronte a te stessa, non fanno che crescere ogni volta di più. Ma ogni sconfitta è una

nuova occasione per rinascere. La tua voglia di vivere, di riuscire, di essere più forte, più grande, più in

gamba, troverà il suo appagamento non nell'inganno della sostanza, bensì nel lasciare crescere il tuo

vero essere. L'interiorità ti porterà alla scoperta di quel rapporto intenso con lo Spirito di Dio che si

realizza in un rapporto vero con gli altri fondato sulla preghiera. La vita di comunità ti aiuterà a sapere

aspettare, ti farà camminare al passo della pazienza di Dio, piuttosto che al ritmo frenetico della tua

fretta di godere e di fuggire. E ben presto sarai rapita non più dalle vibrazioni dei tuoi nervi, ma dallo

splendore del vero amore.

Una suora di Betania per un lungo tempo aveva fatto uso di droga, poi era diventata alcolizzata. Per

anni, benché già suora, ogni tanto la si trovava ubriaca fradicia per terra. La comunità raddoppiava

l'amore per lei, ma lei non riusciva a smettere del tutto. Finché un bel giorno, nella festa di S. Caterina

da Siena (una domenicana che trovava la sua pienezza nell'amore di Gesù e dei fratelli più poveri)

ebbe una illuminazione: questa voglia di fuggire, questo senso di sconfitta che cercava di ingannare

con l'illusione dell'alcool, questi problemi che le schiacciavano l'anima e che cercava di eliminare con

la siringa, tutto ciò non era paura della croce? Non erano quel calvario che Gesù aveva accettato di

percorrere per amore suo? Fu come se per la prima volta avesse letto dentro se stessa la verità: da quel

giorno non beve più né più «si buca» e quando suonano alla porta del convento donne alcolizzate,

attirate da chi sa quale invisibile calamita, la priora le manda a lavorare con lei per un po' di tempo e

ne escono trasformate!

Per chi emargina la Chiesa

Oggi molti sono affascinati dal Vangelo, ma rifiutano la Chiesa. Non è un discorso

nuovo: storicamente, la vita religiosa stessa è sorta come incarnazione concreta del

Vangelo quale risposta ad una Chiesa spesso compromessa con il potere, da quando

l'appoggio dell'imperatore Costantino l'aveva fatta uscire dalla sua condizione di

perseguitata. Come i martiri avevano testimoniato il Vangelo con tutta la loro vita fino a

morire, così i primi eremiti fuggirono nel deserto per testimoniare di fronte a tanti

cristiani tiepidi e inautentici la purezza di una scelta evangelica. Spesso questi ultimi,

stimolati dall'esempio dei primi, si facevano anche loro monaci, evangelizzando e tra -

sformando dal di dentro la Chiesa.

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Più di quindici secoli dopo, Betania propone lo stesso itinerario a chi si sente chiamata.

Come allora, chi forse si è allontanato dalla Chiesa a causa della sua apparente incoerenza

si ritrova nel cuore della stessa Chiesa.

Fare della Chiesa un capro espiatorio è un discorso che disimpegna, dispensa

dall'assumersi le proprie responsabilità: la colpa non è mai mia, ma della Chiesa! Chi viene

a Betania avverte invece di essere Chiesa, anche se solo ieri la giudicava ma le. Gli sbagli

della Chiesa sono forse anche dovuti — a parte il male che sta in ogni essere umano

finché non è bruciato dall'amore — al fatto che tanti se ne sono «dissociati», l'hanno

privata della loro presenza. A Betania si diventa Chiesa. Si fa’ da ponte tra il popolo di

Dio e chi se ne crede emarginato. Si cerca di portare dentro l'istituzione Chiesa la voce di

chi non sempre ci si ritrova. Cosi è stato, ad esempio, quando la priora generale delle

domenicane di Betania — potrebbe avere pure lei alle spalle una storia pesante — è stata

invitata al Sinodo dei Vescovi sulla Riconciliazione, nel 1983, e vi ha parlato ufficialmente

della presenza, sintomatica nella Chiesa, delle comunità della Congregazione.

16 continua

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DAL CONFLITTO ALLA COMUNIONE

Alla vigilia dell’anno 2017, cinquecentesimo anniversario dell’esplosione della Riforma, con

l’affissione delle famose 95 tesi, da parte di Lutero, sulla porta della Cattedrale di Wittenberg, ad

opera dei massimo esponenti dell’ecumenismo cattolico e di quello luterano, è stato

pubblicato un documento, intitolato – appunto - Dal conflitto alla comunione, che rivisita la

vicenda della riforma e della Controriforma in chiave nuova e stimolante.

***

Per cogliere la portata storica di questo documento, occorre prima ricordare come per lunghi

secoli è stata raccontata la Riforma promossa la Lutero.

Cattolici e Luterani

―Dal conflitto alla comunione‖

Premessa

la tradizionale presentazione della riforma protestante (2)

(da Wikipedia, libera enciclopedia informatica)

QUATTRO CAUSE

①Tra le cause maggiori vi fu la posizione critica che Lutero assunse nei confronti

dell'organizzazione ecclesiastica nella diffusione della parola di Dio: la liturgia era celebrata

soltanto in latino ed era difficile poter accedere a traduzioni della Bibbia in lingua volgare (in effetti

esistevano già traduzioni in tedesco, italiano, francese, ecc., ma non erano mai utilizzate nella liturgia,

e furono viste sempre con atteggiamento piuttosto ambiguo dalle autorità ecclesiastiche). Di

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conseguenza, soltanto i chierici e pochi laici istruiti potevano accostarsi alla lettura delle Scritture.

Lutero, al contrario, auspicava un diretto avvicinamento di tutti i fedeli alla Bibbia. Sostenendo che la

Bibbia era un libro destinato all'intera umanità e che ogni cristiano aveva il diritto di leggerla, senza

l'intermediazione della cerchia ristretta del clero (dottrina del libero esame), Lutero tradusse la Bibbia

in tedesco e, grazie all'invenzione della stampa a caratteri mobili dell'alsaziano Johann Gutenberg nel

1455, ne curò diverse edizioni che si diffusero rapidamente in tutta l'area di lingua tedesca. Leggendo

e studiando la Scrittura, inoltre, Lutero ebbe modo di riconoscere con maggiore chiarezza anche le

contraddizioni tra l'operato del clero e una presunta dottrina cristiana originaria. La predicazione di

Lutero, da un lato, riprese motivi anticlericali e antiromani diffusi nella società tedesca ed europea del

tempo, ma dall'altro propose con vigorosità un nuovo modo di vedere il rapporto con Dio e la Chiesa

che la scrittura stessa insegnava, soprattutto attraverso una lettura rinnovata delle epistole

dell'apostolo Paolo. Seppe anche avvalersi di collaboratori come Filippo Melantone, umanisti e

tendenzialmente conservatori, che evitarono estremismi che avrebbero tolto alla Riforma

l'indispensabile appoggio dei principi o delle comunità cittadine (Lutero stesso, dopo la pubblicazione

delle sue 95 tesi e l'inizio di una aperta persecuzione da parte della Chiesa cattolica, ebbe bisogno della

protezione dei principi tedeschi per la sua stessa sopravvivenza).

Altra causa fu la rilassatezza della gerarchia ecclesiastica che perseguiva obiettivi economici e di

potere (critica al potere temporale della Chiesa). Al tempo le cariche ecclesiastiche potevano

essere cumulate per beneficiare di più rendite e senza che a queste corrispondesse effettivamente lo

svolgimento di un ministero ecclesiastico. Al beneficium spesso non corrispondeva l'officium. La

predicazione era il più delle volte affidata agli ordini mendicanti, mentre arcivescovi, vescovi e abati

dei grandi monasteri erano spesso membri di famiglie di nobili che si disinteressavano dell'aspetto

religioso dell'amministrazione delle diocesi. Ciò indebolì la reazione religiosa, più che quella politica,

alle critiche teologiche di Lutero verso l'organizzazione ecclesiastica.

La Chiesa possedeva vasti territori e riscuoteva decime. I nobili passati al

protestantesimo potevano secolarizzare queste proprietà e prenderne possesso, rendendole

ereditarie. Fu in questo modo che ad esempio si costituì il nucleo della Prussia, con la secolarizzazione

dei territori dell'Ordine Teutonico dopo che il Gran maestro Albert di Hohenzollern passò al

luteranesimo.

A tutto questo si intrecciò il fattore politico. Il Sacro Romano Impero era un organismo

complesso, costituito dall'imperatore, al tempo Carlo V, che doveva regnare con il consenso dei

principi e dei feudatari. La religione divenne un importante elemento in questo equilibrio

precario, a sua volta in relazione con il papato, con le altre monarchie europee e minacciato dalla

Turchia nelle frontiere sud-orientali.

***

QUATTRO CONCAUSE

Inoltre ci sono altre quattro cause: meglio chiamarle concause:

①Il nepotismo con il quale si indica la tendenza, da parte di detentori di autorità o di particolari

poteri, a favorire i propri parenti a causa della loro relazione familiare e indipendentemente dalle loro

reali abilità e competenze. Il termine deriva dalla parola latina nepos, significa "nipote", e viene

generalmente usato in senso spregiativo. I Papi assegnavano cariche pubbliche (piccolo nepotismo) o

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territori (grande nepotismo) ai propri familiari (per esempio papa Paolo III ottenne il Ducato di

Parma e Piacenza per il proprio figlio Pier Luigi Farnese).

La simonia era nel Medioevo la compravendita di cariche ecclesiastiche. Il termine viene

utilizzato più in generale per indicare l'acquisizione di beni spirituali in cambio di denaro e deriva dal

nome di Simon Mago, taumaturgo samaritano convertito al cristianesimo, il quale, volendo aumentare

i suoi poteri, offrì a san Pietro apostolo del denaro, chiedendo di ricevere in cambio le facoltà

taumaturgiche concesse dallo Spirito Santo (si vedano gli Atti degli apostoli, 8, 18-24). Il rimprovero

che Pietro mosse a Simone è un monito per i cristiani odierni. La storia della cristianità abbonda di

casi di simonia. La pratica della simonia non scomparve mai e accompagnò tutti i momenti di

decadenza del papato. Ad esempio il papa Bonifacio VIII venne accusato di essere simoniaco, come

riporta Dante. La riforma protestante fu causata anche dalla simonia, che fu fortemente criticata da

Martin Lutero nelle sue 95 tesi affisse nel 1517.

La corruzione del clero. Spesso i prelati si facevano sostituire da propri subalterni per dedicarsi

ad attività mondane. La vita di corte e le attività militari erano attività tutt'altro che precluse al clero

(nelle guerre in Italia il re di Francia Luigi XII aveva nel suo stato maggiore tre cardinali, due

arcivescovi e cinque vescovi).

La dottrina dell'indulgenza è un aspetto della fede cristiana, affermata dalla Chiesa cattolica,

che si riferisce alla possibilità di cancellare una parte ben precisa delle conseguenze di un peccato

(detta pena temporale), dal peccatore che abbia confessato sinceramente il suo errore e sia stato

perdonato tramite il sacramento della confessione. Quindi per indulgenza viene significata la

remissione parziale o totale delle pene comunque maturate con i peccati già perdonati da Dio con la

confessione. La riforma protestante contestò tale dottrina sostenendo che essa non aveva solido

fondamento nella Bibbia, e quindi rimase un uso prettamente cattolico. L'indulgenza può essere

parziale o plenaria cioè può liberare in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati; è

attualmente disciplinata dai documenti Indulgentiarum doctrina e Manuale delle indulgenze. Nel 1517

papa Leone X, allo scopo di reperire fondi per l'erigenda Basilica di San Pietro, promosse la vendita

delle indulgenze.

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