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La lettera enciclica Lumen fidei nella visuale del trittico Deus caritas est – Spe salvi – Lumen fidei antoine marie Zacharie IGIRukwayo, oCD lumen Fidei: titolo introduttivo alla lettura della recente enciclica nella visuale del trittico sulla triade teologale Sin dall’introduzione, l’enciclica Lumen fidei “a quattro mani” svi- luppa il tema della fede quale atteggiamento che rimette al centro della vita ecclesiale e dell’esistenza personale il Dio vivente che ama e fa vivere l’umanità in Cristo (LF 4, 6), trasforma e guida verso la pienezza, rive- landosi così «luce nelle tenebre» 1 dei cuori e della storia dell’umanità. Dunque, il titolo riassume il filo rosso dell’enciclica. esso potrebbe es- sere riassunto in questi termini: La fede illumina coinvolgendo, non sol- tanto l’intelletto per conoscere, ma anche la persona umana nella sua integralità in un itinerario di trasformazione personale e di percezione sem- pre più rinnovata e profonda della realtà. Leggiamo esplicitamente nel primo numero dell’enciclica «Chi crede, vede; vede con una luce che il- lumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta» (LF 1). questa è la terza del trittico delle encicliche recenti (2005–2013) dedicate alla triade teologale «fede - speranza - carità» (1Cor 13,13) nel- l’ordine cronologicamente inverso Deus Caritas est (2005) – Spe Salvi (2007) – Lumen Fidei (2013). In questa maniera il magistero pontificio or- dinario evidenzia l’importanza di questi tre atteggiamenti fondamentali che configurano l’esistenza cristiana. Inoltre i tre atteggiamenti fonda- mentali chiamati virtù teologali sono decisamente situati nella visuale della grazia, giacché hanno la loro fonte comune in Dio stesso nella persona di Teresianum 64 (2013) 341-372 1 «Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12, 46); «e Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei no- stri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cri- sto» (2Cor 4, 6).

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La lettera enciclica Lumen fideinella visuale del trittico Deus caritasest Spe salvi Lumen fidei

antoine marie Zacharie IGIRukwayo, oCD

lumen Fidei: titolo introduttivo alla lettura della recente enciclicanella visuale del trittico sulla triade teologale

Sin dallintroduzione, lenciclica Lumen fidei a quattro mani svi-luppa il tema della fede quale atteggiamento che rimette al centro dellavita ecclesiale e dellesistenza personale il Dio vivente che ama e fa viverelumanit in Cristo (LF 4, 6), trasforma e guida verso la pienezza, rive-landosi cos luce nelle tenebre1 dei cuori e della storia dellumanit.Dunque, il titolo riassume il filo rosso dellenciclica. esso potrebbe es-sere riassunto in questi termini: La fede illumina coinvolgendo, non sol-tanto lintelletto per conoscere, ma anche la persona umana nella suaintegralit in un itinerario di trasformazione personale e di percezione sem-pre pi rinnovata e profonda della realt. Leggiamo esplicitamente nelprimo numero dellenciclica Chi crede, vede; vede con una luce che il-lumina tutto il percorso della strada, perch viene a noi da Cristo risorto,stella mattutina che non tramonta (LF 1).

questa la terza del trittico delle encicliche recenti (20052013)dedicate alla triade teologale fede - speranza - carit (1Cor 13,13) nel-lordine cronologicamente inverso Deus Caritas est (2005) Spe Salvi(2007) Lumen Fidei (2013). In questa maniera il magistero pontificio or-dinario evidenzia limportanza di questi tre atteggiamenti fondamentaliche configurano lesistenza cristiana. Inoltre i tre atteggiamenti fonda-mentali chiamati virt teologali sono decisamente situati nella visuale dellagrazia, giacch hanno la loro fonte comune in Dio stesso nella persona di

Teresianum 64 (2013) 341-372

1 Io come luce sono venuto nel mondo, perch chiunque crede in me non rimanganelle tenebre (Gv 12, 46); e Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei no-stri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cri-sto (2Cor 4, 6).

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Ges Cristo2; quindi sono doni di Dio prima di essere atteggiamenti umani.La specificit di ciascuna virt teologale viene messa in risalto assiemeallintreccio con le due altre. Da ci risulta unattuazione concreta attra-verso la ricettivit attiva richiesta alluomo che se ne appropria in modoche siano strutturanti dellindirizzo vitale e dinamico in forma di virt difede, speranza e carit. In questottica sintende che nella triade teologaleconfluiscono la nozione di dono e di virt; ci che la tradizione teologicacercava di esprimere con la terminologia virt infuse. Ci viene espressoin modo chiaro nellultimo paragrafo dellintroduzione:

nella fede, dono di Dio, virt soprannaturale da Lui infusa, riconosciamoche un grande amore ci stato offerto, che una Parola buona ci stata ri-volta e che, accogliendo questa Parola, che Ges Cristo, Parola incar-nata, lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e facrescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia. Fede, spe-ranza e carit costituiscono, in un mirabile intreccio, il dinamismo del-lesistenza cristiana verso la comunione piena con Dio (LF 6)

La lettura che abbozziamo, pur centrandosi sulla Lumen fidei, nontrascurer la visuale dinsieme di cui alcuni tratti sono rilevati nel primopunto e menzioner alcune assonanze anche nel secondo.

I. Visuale integrativa del trittico di encicliche sullamore, la speranza e la fede

Dai quattro primi numeri dellenciclica Lumen fidei che ne costi-tuiscono lintroduzione si desume una costante che si verifica nellinterotrittico. Siamo davanti a un magistero che si svolge a partire dallascoltodella Parola di Dio che parola di vita perch sentita in una storia di di-spiegamento dellamore di Dio per gli uomini; situa il lettore in una visualeesistenziale; in dialogo con la cultura diffusa che spesso scredita o remacontro il vero amore cristiano, la grande speranza che riceve il suo conte-nuto dalla fede e la sua certezza nel Cristo risorto, e infonde le forze perla partecipazione alla costruzione del Regno senza pretese prometeiche difarcela senza Dio, la fede che una grande luce che illumina luomo tuttointero assieme a tutta lumanit sul cammino verso la verit una e interadella fede che lamore grande il Dio che parla ed corrisposto. Per-ci questi quattro aspetti inseriscono lenciclica Lumen fidei in una visualecomune con Deus Caritas est e Spe salvi.

2 Il cristocentrismo delle tre encicliche nella dinamica propria di una visuale del-lesistenza cristiana come esistenza in unione con Dio un tema fondamentale che meri-terebbe uno studio approfondito. Per indicarne solo i riferimenti pi espliciti, menzionereiDeus Caritas est, nn. 12-15; Spe salvi, nn.26-28; Lumen fidei, nn. 15-18.

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1. Un Magistero in ascolto della Parola

Il trittico delle encicliche sulla triade teologale fede-speranza-caritci sta abituando a un magistero pontificio che si svolge in ascolto dellaParola3.

Deus Caritas est parte da Dio amore ascoltato in 1Gv 4, 16. Da l co-glie il movimento dellamore di Dio Trinit nella storia (n. 19), amore in-carnato nella persona di Ges di nazareth (Gv 3, 16), nel quale si rendevisibile la sintesi del precetto dellamore (Dt 6, 4-5; Lv 19, 18 che diventaMc 12, 29-31). e per giungere alla percezione dellamore incarnato di Dioquale convergenza tra eros e agape, ci voluto lascolto della tradizioneprofetica dellantico Testamento (nn. 611) e la contemplazione del cuoretrafitto di Ges, luomo in cui Dio rivelato amore (n. 12). Cos contem-pliamo nellenciclica non solo un atto magisteriale, ma anche un vero eproprio atto teologico4 e ci rimarr un punto fermo nel trittico di encicli-che sulle triade fede-speranza-carit5. Dalla fonte dellamore cos indicatodalla Parola di Dio nella persona di unione tra Dio e luomo, il suo flusso vita donata continua nella Chiesa mediante leucaristia (nn. 1314)6;

3 Ricordiamo ci che dice la Dei Verbum sul magistero e che sar ricordato nellaLumen fidei quando si tratter di parlare del magistero: Lufficio poi dinterpretare au-tenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, affidato al solo magistero vivo dellaChiesa, la cui autorit esercitata nel nome di Ges Cristo. Il quale magistero per non superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ci che stato trasmesso, inquanto, per divino mandato e con lassistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, san-tamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito dellafede attinge tutto ci che propone a credere come rivelato da Dio (DV 10).

4 Il procedimento dellenciclica si rivela sommamente teologico. In s la ricerca sulmoltiforme lessico dellamore, le successive differenze semantiche tra le varie espressionie lintento di ricerca di una base comune sono stati oggetto di vari studi nel pensiero con-temporaneo (si veda tra laltro C. S. LewIS, I quattro amori. Affetto, amicizia, eros, carit(Introduzione di Carlo Gorlier), Jaca book, milano 19902 [orig. inglese 1960]; J. PIePeR,Sullamore, (a cura di Giovanni Santambrogio), morcelliana, brescia 20122, p. 21-57 [orig.tedesco 1972]). Dove Deus Caritas est dimostra la sua peculiarit appunto nellatto teo-logico in essa condotto, che consiste nellutilizzare elementi e strumenti provenienti dallafilosofia o da altre discipline, con un discernimento che prende come principio normativoultimo la dottrina rivelata: cfr. ConGReGaZIone PeR La DoTTRIna DeLLa FeDe, IstruzioneDonum veritatis sulla vocazione ecclesiale del teologo, Citt del Vaticano 1990, n. 10.

5 stato gi rilevato ampiamente il carattere teologico della Spe salvi e la sua con-nessione con la Deus Caritas est; non ritorniamo qui sullargomento (si veda tra laltro m.G. maSCIaReLLI, una teologia della speranza a partire dalla Spe salvi, in L. m. ePICoCo(a cura di), Futuro Presente. Contributi sullenciclica Spe salvi di Benedetto XVI, ed. Tau,Todi (PG) 2009, p. 55-85). Che questo sia realizzato anche nellenciclica di cui abboz-ziamo la lettura, lo si vedr lungo questa sintesi.

6 Cfr. C. CannIZZaRo, Leucaristia o il cuore sempre aperto di Cristo, in R. TRem-bLay (a cura di), Deus Caritas est. Per una teologia morale radicata in Cristo, Libreria edi-trice Vaticana, Citt del Vaticano 2007, p. 47-79.

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imprime allesercizio dellamore delluomo la qualit di amore in unionecon Dio che eleva la profondit dello sguardo che si fissa sullaltro congli occhi di Cristo (n.19);

fa riconoscere in ogni volto avvicinato il prossimo che richiede la solle-citudine intrinseca alla fraternit universale la cui piena comprensioneviene colta a partire dal Cristo rivelatosi fratello di tutti soprattutto nellefigure concrete dei bisognosi (n. 15: parabola del buon samaritano)7;

fa vedere la Chiesa nel suo volto visibile della carit di Dio (nn. 20-25,31-36);

ha unincidenza sociale quando la carit congiunta alla giustizia (nn.26-30)8.

Da ci si intende che la fede cristiana lincontro con una Personache trasparenza dellamore del Padre, anzich ladesione a una dottrinao il compimento di un codice etico: allinizio dellessere cristiano nonc una decisione etica o una grande idea, bens lincontro con un avveni-mento, con una Persona, che d alla vita un nuovo orizzonte e con ci ladirezione decisiva (n. 1). anzi, lintero cristianesimo la rivelazione del-lamore9.

Da canto suo, Spe salvi coinvolge il lettore nellascolto della voce che risuona nella speranza noi siamo stati sal-

vati (Rm 8, 24) e lo guida quasi come in un accompagnamento dellamente e del cuore allascolto di una Parola approfondita perfino dalpunto di vista lessicale per trarne tutta la consistenza (Eb 11, 1; 10, 34)10;

nellascolto dei testi della Sacra Scrittura sulla speranza che allunisonofanno risuonare una voce che mostra quale la speranza cristiana che favivere il futuro nel presente e qual il senso dellesistenza che porta ins;

nella contemplazione del grande amore che Dio sul quale riposa, un

7 Cfr. R. TRembLay, La figura del buon samaritano, porta dingresso nellenci-clica di benedetto XVI Deus caritas est, in Studia Moralia 44 (2006), p. 395-411.

8 Cfr. L. a. anaya, Giustizia e carit: i loro rapporti e i frutti per la vita delmondo, in R. TRembLay (a cura di), Deus Caritas est. Per una teologia, p.29-45. non la prima volta nella storia del pensiero cristiano che il legame tra giustizia e carit vieneesposto e studiato (cfr. R. PIZZoRnI, Giustizia e carit, ed. Studio Domenicano, bologna1995, p. 227-676). anche se Giovanni Paolo II aveva abbozzato il tema nella Dives in mi-sericordia (4), Deus caritas est introduce una novit nella misura in cui tutto scaturisce dal-lunico punto rivelato che ne suggella lunit, lamore di Dio manifestato in Cristo comela sua giustizia, come un volgersi di Dio contro se stesso nel quale egli si dona per rial-zare luomo e salvarlo (Deus caritas est, n. 12).

9 Cfr. R. PIZZoRnI, Giustizia e carit, p. 147-226. In questo studio, che ha prece-duto lenciclica di 10 anni, il nodo che sigilla lincontro tra eros e agape nellamore rive-lato di Dio come stato dimostrato nella Deus caritas est non ancora individuato. anzi,alcune espressioni danno limpressione di condividere la sensibilit di anders nygren (siveda p.149-154).

10 un procedimento che ricorda ci che la Dei Verbum raccomanda: Lo studiodelle sacre pagine come lanima della sacra teologia (DV 24).

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amore manifestato nel volto di Cristo morto e risorto che ne dono epegno per tutti;

nellascolto del messaggio della vita dei testimoni diventati figure vivedella speranza cristiana;

nella contemplazione dei grandi luoghi della speranza cristiana; nel percorso che ne dimostra la dimensione storica e sociale.

Cos dallascolto si percepisce il senso della speranza ad assimilaree infondere in una diaconia del senso della storia umana in cui si sentonovoci dissonanti e disperse sulle speranze anzich sulla speranza grande.

anche Lumen Fidei coinvolge sin dallinizio nellascolto di 1Gv 4,16, lo stesso versetto dal quale parte il magistero pontificio della DeusCaritas est. questa volta laccento messo sul conoscere e riconoscere,ma il contenuto e il fondamento rimane lamore cos come si dato a es-sere conosciuto e riconosciuto. Lintero sviluppo dellenciclica si svolgein un ascolto permanente che coglie che cosa sia la fede avendo gli occhifissi sulla vicenda di abramo (il suo ascolto, il suo conoscere e ricono-scere, il suo porsi in cammino, il suo vedere la realizzazione delle pro-messe), sulla storia della salvezza di Israele che fa cogliere la fedelt di Dioalla quale il popolo chiamato a corrispondere con laffidamento per es-sere saldo; tutto quanto guidando ancora il cuore e la mente verso la con-templazione e lascolto di Cristo in cui la pienezza della speranza cristianadiventa palese (n. 15 prolungato nei numeri 16 e 17 e il testo in cui sonocitati). Tutto riparte da l per un approccio rinnovato della fede cristiana (n.18) che scaturisce dallascolto, anzi dal dimorare in Cristo per avviarsisulle vie dellesistenza e della storia con occhi aperti dalla stessa fede, chevedono la verit di Dio e il suo progetto e coinvolgono la vita intera deisingoli e dellumanit verso la verit del grande amore. Sar ancora unavolta lascolto approfondito della Sacra Scrittura che accompagner lap-profondimento dei concetti che sono sempre serviti ad articolare il discorsosulla fede: Is 7,9 per percepire il tipo di verit che risalda la fede; la nozione biblica del cuore per una conoscenza olistica e unesperienza

della verit; la nozione paolina di corpo di Cristo e i suoi membri che aiuta a perce-

pire la fede informata (nel senso filosofico) dalla Chiesa attorno al-lascolto e lannuncio-testimonianza;

i registri percettivi della fede riassunti nellascolto e nella visione, conunattenzione particolare ai testi giovannei;

la ricerca di Dio nella fede vissuta, incarnata in personaggi biblici con-creti;

lo slancio della fede nella costruzione della citt terrena, della famiglia;ecc.

fino alla contemplazione di maria, icona della fede cristiana.

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2. Prospettiva esistenziale

Se dovessi riassumere in poche parole questa caratteristica del-lorientamento della Lumen Fidei in consonanza con le due encicliche pre-cedenti sullamore e la speranza, lo direi della maniera seguente: ilmagistero recente opera decisamente un passaggio dal linguaggio scola-stico di stampo essenzialista, centrato sullassenso alle verit intese comedecreti divini, al linguaggio pi esistenzialista che presenta la fede nel di-namismo vitale della relazione personale e quindi integrale con la Verit-amore altrettanto personale che Dio Trinit manifestato tale(Verit-amore) in Cristo morto e risorto; una relazione che ha uninci-denza sociale rilevante a tutti i livelli.

Lenciclica si avvia con laffermazione della fede intesa come unaluce che ha la funzione di illuminare lesistenza e diffonde i suoi raggisu tutto il reale. Perci luomo crede per vedere con questa luce raggianteche proviene da Cristo, riflesso della gloria di Dio. Lintera enciclica se-gnata di questo stampo esistenziale. Dio si rivela nella sua liberalit. Sirivela perch gli uomini abbiano accesso a lui in Cristo. Lamore, motivodella rivelazione, ha una componente conoscitiva. Luomo conosce coschi Dio. ma la fede non rimane solo al livello conoscitivo, avvia la mentea una sapienza che riguarda il senso dellesistenza. questo collegamentodella fede con il senso dellesistenza una fede che luce si trovava giesplicito nellenciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II. In essa, dopolevocazione della rivelazione presentata come auto-comunicazione di Dionella Dei Verbum 2, leggiamo: , questa, uniniziativa pienamente gra-tuita, che parte da Dio per raggiungere lumanit e salvarla. Dio, in quantofonte di amore, desidera farsi conoscere, e la conoscenza che luomo ha dilui porta a compimento ogni altra vera conoscenza che la sua mente ingrado di raggiungere circa il senso della propria esistenza (FR 7)11. Ilsenso dellesistenza a partire dallamore che proviene da Dio e svela lasua presenza era gi stato sottolineato nella Deus Caritas est (n. 12) e nellaSpe salvi (n. 26). e nella Lumen Fidei la fede fondamentale, perch ri-schiara le tenebre dellesistenza aprendo la via verso laccesso alla comu-nione col Padre, fine dellesistenza umana. questa dimensione esistenzialedella fede segna lintera enciclica sin dalle prime battute fino alla conclu-sione sulla dimensione mariologica della fede.

11 Ci viene ribadito tra laltro nel n. 12 della stessa enciclica di Giovanni Paolo II:Leterno entra nel tempo, il Tutto si nasconde nel frammento, Dio assume il volto del-luomo. La verit espressa nella Rivelazione di Cristo, dunque, non pi rinchiusa in unristretto ambito territoriale e culturale, ma si apre a ogni uomo e donna che voglia acco-glierla come parola definitivamente valida per dare senso allesistenza.

12 questa sottolineatura della ricerca del senso globale della vita era stata giespressa nella Fides et Ratio, particolarmente nel n. 81.

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3. Dialogo con la cultura diffusa

una costante nel trio delle encicliche sulla triade teologale. Il dia-logo con la cultura ha una doppia finalit. Da una parte un confronto chedimostra la credibilit degli atteggiamenti cristiani di fede, speranza e ca-rit, portatori di unimpostazione olistica e sapienziale della vita12, lungidai pregiudizi della cultura diffidente provenienti da opinioni diffuse sul-lamore cristiano che disprezzerebbe leros13; da pregiudizi che conside-rerebbero la speranza cristiana come una scappatoia dalle realt terreneper rifugiarsi nellindividualismo della salvezza, e di conseguenza un pes-simismo di fronte allottimismo della fede liberale o delle speranze mon-dane basate sulla piena fiducia nel progresso, nella ragione e neicambiamenti sociali tramite la rivoluzione14; da squalificazioni della federitenuta unillusione nellambito della cultura secolarizzata, che consideralateismo come segno di una educazione pi alta, di una mente pi illu-minata15. Dallaltra parte, porta i cristiani stessi ad approfondire la conce-zione che si fanno della triade teologale: fede, speranza e carit. unapproccio ben specifico per affrontare le questioni cristiane a livello apo-logetico e fondamentale.

nella prima enciclica, Deus Caritas est, era ripresa la sintesi delledenominazioni dellamore che partono dalluomo, nelle quali si lascia per-cepire lo slancio delluomo essere di passioni, di bisogni e di desideri (tuttoriassunto nel termine eros) e quello dellamore disinteressato tutto dono dis (tutto riassunto nel termine agpe). Senza citare autori precisi, veni-vano riprovate opinioni simili a quelle propugnate da anders nygren cheopponeva irreconciliabilmente eros e agpe nella concezione dellamorecristiano. In questo punto preciso, Deus Caritas est suppone larchitetturaantropologica creaturale sulla quale Josef Pieper aveva fondato le sue ri-flessioni filosofiche nel suo libro sullamore in cui rispondeva sistemati-camente al teologo svedese16. ma la riflessione dellenciclica va oltre il

13 anche se una corrente di pensiero che giudica negativamente leros non rappre-senta la dottrina cristiana sullamore, tra i rappresentanti della visione esclusivista del-lamore agape come unico valido nella prospettiva cristiana, w. G. Jeanrond analizza ilpensiero di quattro autori che, pur con sfumature diverse, concordano nella squalifica del-leros: il filosofo danese Sren kierkegaard (1813-1855), il teologo luterano svedese an-ders nygren (1890-1978), il teologo svizzero karl barth (1886-1968) e il teologo luteranotedesco eberhard Jngel (1934-). Cfr. w. G. JeanRonD, Teologia dellamore, queriniana,brescia 2012, p. 121-151 [orig. inglese 2010].

14 queste visioni sono riassunte nella lettera Spe Salvi, nn. 16-22; considerazionialle quali si potrebbero aggiungere quelle che rappresentano il confronto con il pensierodi ernst bloch; cfr. J. RaTZInGeR, Guardare Cristo. Esercizi di Fede, Speranza e Carit,Jaca book, milano 1989, p. 37-42.

15 La lettera enciclica Lumen Fidei non insiste su questargomento (nn. 23, 32) che stato trattato ampiamente nella Fides et ratio di Giovanni Paolo II.

16 Cfr. J. PIePeR, Sullamore, (a cura di Giovanni Santambrogio), morcelliana 20122(1a ed. 1974). [orig. tedesco 1972]. nella sua recente Teologia dellamore, werner Gnteradolf Jeanrond afferma: nonostante lenciclica non citi mai nygren per nome, la scelta

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fondamento dellamore nella creaturalit delluomo e le sue conseguenze.Il centro dellincontro tra eros e agpe non pi il presupposto della crea-turalit e le sue implicanze, bens il dispiegamento della rivelazione delvolto di Dio amore a partire dallantico Testamento fino alla figura dellarivelazione che apparsa amore conglobante, appunto inseparabilmenteEros e agpe (nn. 7-10), nel cuore trafitto di Ges (n. 12). ed proprioda l che luomo coglie in tutta la sua consistenza e profondit potenziantela sua vocazione allamore17. quindi un fondamento teologico nettamentecristocentrico in cui creazione e redenzione sono connesse nellunico mo-vimento di rivelazione dellamore che Dio . Scrive werner Gnter adolfJeanrond a questo riguardo:

In termini teologici non ci pu essere un approccio alla fede cristiana picentrale della riflessione su come il Dio che ama inviti tutti gli esseri umania partecipare al suo progetto di amore creativo e riconciliante. Il fatto chepapa benedetto abbia scelto questargomento centrale dimostra il suo de-siderio di dedicarsi alla profondit della fede e, implicitamente, la con-vinzione che sia suo compito, in qualit di guida della chiesa, ricordare aifedeli la loro vocazione primaria, cio amare Dio, il prossimo e se stessi.Tuttavia, questo triplice amore possibile solo grazie al dono divino del-lamore. Lamore non pu essere prodotto dagli esseri umani; pu solo es-sere ricevuto e vissuto. In questo senso, questa enciclica tratta anchelaspetto pi pratico della fede cristiana18.

questa prospettiva libera il discorso cristiano sullamore dai ri-duzionismi moralistici e filosofici per fissare lancoraggio di esso nel cen-tro divino che ne illumina tutte le potenzialit: il recente approccioteologico del papa allamore libera lattenzione indirizzandola verso il po-tenziale dellamore donato da Dio sia nelle relazioni personali sia nellerelazioni sociali19.

nella Spe salvi, anche se non citato il principio speranza di ernstbloch quale ontologia del non ancora esistente20, n il dibattito pub-

dei concetti da parte del papa si riferisce chiaramente e risponde a nygren e ai suoi seguaci.mentre nygren rifiutava lamore-rs senza controllo, benedetto accetta lrs come uningrediente necessario in ogni forma di amore, anche nellamore stesso di Dio (7). Lrsumano, tuttavia, ha bisogno di purificazione. () Solo in Dio Lrs e agpe sono uno.Lrs di Dio per luomo come abbiamo detto insieme totalmente agpe. w. G.JeanRonD, Teologia dellamore, p. 182-183.

17 Si veda F. maCeRI, La vocazione delluomo allamore nel Cristo trafitto, in R.TRembLay (a cura di), Deus Caritas est. Per una teologia, p. 7-27.

18 w. G. JeanRonD, Teologia dellamore, p. 181.19 w. G. JeanRonD, Teologia dellamore, p. 182.20 al fatto di non essere esplicitamente citato nellenciclica supplisce lafferma-

zione dellallora Josef Ratzinger nella pubblicazione che riassume esercizi spirituali pre-dicati al Gruppo di Comunione e Liberazione nel 1986. Ratzinger dice di essersi occupatodel pensiero di ernst bloch, ne offre una breve sintesi, parla di essere stato accusato di dif-fondere il pessimismo nel suo libro Rapporto sulla fede e anticipa ci che sar sviluppatonella Spe salvi circa la grande speranza in confronto con lottimismo diffuso dalla fedenel progresso e altre piccole speranze. quasi una ventina danni prima della Spe salvi J.

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blico di questi con Jrgen moltmann, e neppure i lavori di questultimosulla speranza, questo background culturale sottost alle riflessioni svi-luppate con il contributo delle ricerche di henri de Lubac (in Catholicisme.Les aspects sociaux du dogme) e allinsistenza sulle implicazioni dellasperanza nel coinvolgimento dei cristiani per ledificazione di questomondo (SS 13-15) e nel coinvolgimento dellessere-per-gli altri di Cristo,trasmettendo la speranza (SS 28-29). Facendo ci, la Spe salvi offreunesposizione sulla speranza cristiana che rivela lintero suo splendore inconfronto con la linea del pensiero che ha propugnato lorizzonte mon-dano della speranza in prospettive diverse a partire dallepistemologia diFrancis bacon, che ha generato la fede nel progresso con lesaltazionedella ragione e della libert fino alle rivoluzioni, siano quella francese del1789 o quella comunista teorizzata da Friedrich engels e karl marx, pas-sando per le riflessioni di Immanuel kant, che ha riportato lorizzontedella metafisica e della fede religiosa nellorizzonte della ragione, anchese riconosce che la fine del cristianesimo segnerebbe una catastrofe dalpunto di vista morale (SS 16-23)21.

Come nelle encicliche precedenti sullamore e sulla speranza, il di-scorso sulla fede entra per forza in dialogo con la cultura contemporanea,che considera la fede di fronte alla ragione come unillusione, un certooscurantismo (LF 2). Il tema era stato sviluppato ampliamente nellenci-clica Fides et ratio. Viene ripreso sinteticamente nei n. 32-34 della LumenFidei. Luomo che esalta la ragione e la libert ha bisogno di riscoprire lafede come una grande luce che scaturisce dallamore, raggiunge il cuoreappunto per il suo modo di procedere senza imporsi n scacciare il singolo,mette luomo in un cammino di dialogo con tutti, risveglia la memoria dici che Dio amore ha compiuto in Cristo e rischiara il cammino versoampi orizzonti22. Inoltre la sua illuminazione rimbalza sulla costruzionedella societ (nn. 50-57).

Ratzinger diceva: Io credo che possibile comprendere la vera essenza della speranza cri-stiana e riviverla solo se si guarda in faccia alle imitazioni deformative che cercano di in-sinuarsi dappertutto. La grandezza e la ragione della speranza cristiana vengono in luce soloquando ci liberiamo dal falso splendore delle sue imitazioni profane. J. RaTZInGeR, Guar-dare Cristo. Esercizi di Fede, Speranza e Carit, Jaca book, milano 1989, p. 39. Cos fecein quelli esercizi spirituali (p. 39-42), cos ribad nella Spe salvi.

21 Per un approfondimento di questargomento, si veda tra laltro m. GuZZI, Spe-rare nelleterno per trasformare la storia. Cristianismo e modernit a confronto, in Salvatinella speranza. Commento e guida alla lettura dellEnciclica Spe salvi di Benedetto XVI,ed. Paoline, milano 2008, p. 67-93; G. GIoRGIo, La speranza nella filosofia contempo-ranea a partire dalla Spe salvi di benedetto XVI, in L. m. ePICoCo (a cura di), Futuro Pre-sente. Contributi sullenciclica Spe salvi di Benedetto XVI, ed. Tau, Todi (PG) 2009, p.161-181.

22 In questa prospettiva proveniente dalla teologia fondamentale Lumen Fidei sisitua nella continuit della lettera enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II.

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4. la fede una grande luce conglobante

La fede abbraccia lelemento personalistico: lincontro personale con il Dio vivente nel

Cristo risorto; lelemento antropologico-spirituale: la trasformazione; lelemento spirituale dinamico e morale: luce che guida sulle strade

storiche della vita; lelemento ecclesiale: sinserisce nel corpo ecclesiale in cui viene tra-

smessa e testimoniata; lelemento escatologico: infonde la gioia della vita nuova e contempo-

raneamente la tensione verso la pienezza della comunione.

II. Lettura della lumen Fidei

1. Natura, fondamento e sviluppi del principio fondamentale della fede

In questi tre propositi: natura, fondamento e sviluppi del principiofondamentale della fede, potrebbe essere inteso il contenuto del primo ca-pitolo dellenciclica, intitolato abbiamo conosciuto lamore (1Gv 4,16). Ricordiamo che 1Gv 4, 16 era gi stato il versetto ispiratore del titolodella prima enciclica Dio amore. In questo modo si stabilisce una cor-rispondenza tra il contenuto della fede (Dio amore) e latto di fede che loconosce e riconosce. Se leggiamo lintero versetto abbiamo anche la di-mensione dellesperienza e della dinamica nel verbo rimanere, di pro-fondo significato nel lessico giovanneo: noi abbiamo riconosciuto ecreduto allamore che Dio ha per noi. Dio amore; chi sta nellamore di-mora in Dio e Dio dimora in lui. Leggendo lintero versetto, si riesce aentrare pi facilmente nel contenuto di questo primo capitolo, giacch perla fede nel Dio manifestatosi amore in Cristo i credenti permangono inCristo e Cristo permane nei credenti. Dio permane nei credenti (1Gv 4,16) e i credenti permangono in Dio (1Gv 2, 24; 4, 16). Lo studioso F.hauck sulluso del verbo dimorare o rimanere () nel nuovo Te-stamento aggiunge: Con questa enunciazione al presente la promessaescatologica della salvezza diventa un possesso salvifico immediatamentevissuto23. Con ci viene espresso che, per la fede che attua lunione conDio in Cristo, la salvezza che diventer pienamente posseduta nel futuro anticipatamente data nellesperienza concreta del cammino di vita.

23 Si veda nel Grande Lessico del Nuovo Testamento (G. kittel G. Friedrich), ed.italiana a cura di F. montagni G. Scarpat o. Soffritti, VII, Paideia, brescia 1971, col.31 [orig. tedesco 1942, t. IV, col. 580]).

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1.1 Natura

Il primo capitolo parte dal linguaggio dellesperienza vissuta dellafede nella Sacra Scrittura. Cos viene analizzato ci che la fede manifestadi essere nellesperienza di abramo, dIsraele, e di quella che riassumetutte nella pienezza della fede centrata sullavvenimento Ges Cristo.

Dallesperienza della fede si desume labbozzo descrittivo di ciche latto di credere. attraverso questa esperienza una e molteplice neisoggetti che credono viene sottolineato che la fede, prima ancora di es-sere unadesione alle verit dottrinali, ha una caratteristica personale. un affidamento alla Parola di un Tu (Dio) che chiama personal-

mente, con una parola ritenuta roccia solida e sicura sulla quale co-struire la vita con solide fondamenta, parola che contiene nello stessotempo una promessa (esperienza di abramo).

Il Dio che chiama sperimentato come fonte della vita (Padre). La sua chiamata invito a percorrere il cammino della vita nel tempo,

contando sulla luce proveniente dal dinamismo dalla stessa fede: Lafede vede nella misura in cui cammina, in cui entra nello spazio apertodella parola di Dio (n. 9)

La fede ha una dimensione comunitaria: la fede del singolo si inseriscein una comunit: Israele nellantico Testamento, la Chiesa al tempo dellanuova alleanza.

ecco il riassunto dellesperienza personale di fede e dellatto che ne ri-sulta: La fede un dono gratuito di Dio che chiede lumilt e il coraggiodi fidarsi e affidarsi, per vedere il luminoso cammino dellincontro tra Dioe gli uomini, la storia della salvezza (n. 14).

1.2 Principio fondamentale della fede cristiana

Il principio fondamentale della fede cristiana Dio rivelatosi amorein Cristo. questo aspetto particolarmente sviluppato nei numeri 14 a 17dellenciclica.

Per meglio evidenziare il fondamento della fede nella rivelazione inCristo, partiamo dal titolo molto significativo del primo capitolo: ab-biamo creduto allamore (1Gv 4, 16). Lo stesso versetto della prima let-tera di Giovanni era servito di avvio alla lettera enciclica Deus Caritas est(n. 1). La stessa proposizione era citata nella prima enciclica di benedettoXVI per indicare che lopzione fondamentale del cristiano, la fede, riposasullincontro con un Dio personale rivelatosi amore che d vita. In quel-lenciclica del 2005 si leggeva: Con la centralit dellamore, la fede cri-stiana ha accolto quello che era il nucleo della fede dIsraele e al contempoha dato a questo nucleo una nuova profondit e ampiezza (DC 1)24. Ci

24 La stessa centralit dellamore di Dio il fondamento della speranza. bastanodue referenze. La prima nel n. 3, quando si parla della speranza di bakhita fondata su Dio

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indica chiaramente il fondamento della fede nellamore ch Dio e lin-scindibilit dei due: rivelazione di Dio amore e fede delluomo. anzi, cre-dere viene definito come un affidarsi a un amore misericordioso chesempre accoglie e perdona, che sostiene e orienta lesistenza, che si mo-stra potente nella sua capacit di raddrizzare le storture della nostra storia(n. 13). a questo punto spunta il principio fondativo della fede al qualeorientava la fede veterotestamentaria, la persona di Cristo, in cui lamoredi Dio si manifestato. ormai, in lui che si compiono le promesse diDio, lui la Parola del Padre, anzich una parola fra tante, lui il perno ela prova damore che Dio d di s stesso; dunque in lui ed su di lui che fondata la fede. ecco ci che leggiamo nel cuore dellenciclica:

La fede cristiana dunque fede nellamore pieno, nel suo potere efficace,nella sua capacit di trasformare il mondo e di illuminare il tempo. ab-biamo conosciuto e creduto allamore che Dio ha per noi (1Gv 4, 16). Lafede coglie nellamore di Dio manifestato in Ges il fondamento su cuipoggia la realt e la sua destinazione ultima (LF 15).

Inoltre lamore di Dio manifestato in Cristo d la prova della suacredibilit nella morte di Ges per gli uomini, per ciascun uomo allora(nel senso giovanneo) della Croce, ora della manifestazione folgorantedellamore che salva25. Tuttavia, se Ges fosse morto soltanto, addirittura

che la ama: Veniva a sapere che questo Signore conosceva anche lei, aveva creato anchelei anzi che egli la amava. anche lei era amata, e proprio dal Paron supremo, davantial quale tutti gli altri padroni sono essi stessi soltanto miseri servi. Lei era conosciuta eamata ed era attesa. anzi, questo Padrone aveva affrontato in prima persona il destino diessere picchiato e ora la aspettava alla destra di Dio Padre. ora lei aveva speranza non pi la piccola speranza di trovare padroni meno crudeli, ma la grande speranza: iosono definitivamente amata e qualunque cosa accada io sono attesa da que-stamore. (La sottolineatura mia). La seconda nel n. 5: Il cielo non vuoto. La vitanon un semplice prodotto delle leggi e della casualit della materia, ma in tutto e con-temporaneamente al di sopra di tutto c una volont personale, c uno Spirito che in Gessi rivelato come amore.

25 Lamore di Dio manifestato in Cristo dimostra la sua dimensione storica, leg-giamo nel n. 17. questa prospettiva fenomenologica; coglie il mistero di Dio a partire dal-lanalisi della sua manifestazione storica. Da una parte, procedendo in questa maniera, ilmagistero pontificio raggiunge lapproccio fenomenologico che coglie linvisibile attra-verso il visibile. Potremmo ricordare due rappresentanti di questapproccio. nella confe-renza tenuta nel luglio di 1981 a Toulouse nella ricorrenza del venticinquesimodellenciclica Haurietis aquas di Pio XII, Josef Ratzinger aveva approfondito il contenutoe il fondamento teologico della devozione del sacro Cuore di Ges, approfondendo la no-zione del cuore a partire della teologia della corporeit del cuore trafitto (Gv 19, 37). ap-poggiandosi sulle parole di san bonaventura, scriveva: Cos tutto rimane qui ultimamenteorientato verso la Pasqua. ma risulta evidente quale fondamento si trova alla base del mi-stero pasquale, quale contesto ontologico e psicologico presupponga: lunit di corpo espirito, di Logos, spirito e corpo, che fa del Logos incarnata la scala sulla quale pos-siamo salire guardando, sentendo e provando (J. RaTZInGeR, Guardare al Crocifisso. Fon-dazione teologica di una cristologia spirituale, Jaca book, milano 1992, p. 48). Laltro hans urs von balthasar che, dopo avere mostrato i limiti delle vie cosmologica e antro-pologica nella conoscenza di Dio, si avvicinato del volto di Dio amore per via della sua

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per amore, il destino finale dellamore di Dio sarebbe un annientamentoe la fede in un tale amore non avrebbe raggiunto labisso della morte, laluce che illumina anche le tenebre della morte. Invece un amore credi-bile, perch lamore sboccia nella risurrezione in cui Ges di nazareth costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazionemediante la risurrezione dai morti, Ges Cristo, nostro Signore (Rm 1, 4).Dio, manifestatosi amore, che si dona per gli uomini in Cristo e il DioPadre che risuscita. La prova di credibilit del Dio amore il Dio Padreche vita nel suo Figlio morto e risorto. quindi morte e risurrezione di Cri-sto costituiscono la prova massima della credibilit del Dio amore: I cri-stiani confessano lamore concreto e potente di Dio, che opera veramentenella storia e ne determina il destino finale, amore che si fatto incontra-bile, che si rivelato in pienezza nella Passione, morte e risurrezione diCristo (n. 17).

1.3 Dimensione cristocentrica trinitaria e forma ecclesiale della fede

questo sottotitolo preso dal libro Guardare Cristo, a cui i numeri18-22 dellenciclica si ispirano.

1.3.1 ancoraggio della fede allunione con Ges: esperienza filiale

Il primo sviluppo riguarda lancoraggio della fede cristiana al-lunione con Ges; credere accettare di essere introdotto nellesperienzafiliale di Ges. Riguardo alla fede, la persona di Cristo assume due sem-bianze decisive: da una parte il Cristo che rivela i contenuti; crediamoquello che egli ci dice perch veritiero, affidabile; dallaltra parte Cri-sto Dio e la fede richiede che egli sia accolto personalmente nella vita,che si abbia lobbedienza della fede verso di Lui; ma anche uomo, e ade-rire a Lui vuol dire anche vedere con i suoi occhi sul cammino della vita.Laffermazione dellenciclica chiarissima: nella fede, Cristo non sol-tanto Colui in cui crediamo, la manifestazione massima dellamore di Dio,ma anche Colui al quale ci uniamo per potere credere (n. 18). unirsi aGes per poter credere: unespressione che pone lancoraggio della fedecristiana nellumanit del Logos di Dio e il suo cammino storico nei mem-bri del suo corpo totale. nel libro Guardare Cristo lespressione era an-

manifestazione storica nella kenosi del Figlio per amore nel capitolo terzo dellopera: Sololamore credibile (1a ed: 1963; 6a ed. 2000). Cfr. h. u. Von baLThaSaR, La percezionedellamore. Abbattere i bastioni e Solo lamore credibile, (cura e introduzione di elioGuerrero), Jaca book, milano 2010, p. 87-93. Dallaltra parte, un magistero che si iscrivenella coerenza con il numero 12 della Deus Caritas est in cui viene affermato che losguardo al fianco squarciato di Cristo (cfr. Gv 19, 37) stato il punto di partenza dellen-ciclica: Dio amore (1Gv 4, 8): verit resasi visibile e contemplata alla Croce. quindiil n. 16 di Lumen Fidei richiama il n. 12 di Deus Caritas est.

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cora sfumata anche se il principio era chiaramente formulato: La fedecristiana , nella sua essenza, partecipazione alla visione di Ges, mediatadalla sua parola che lespressione autentica della sua visione. La visionedi Ges il punto di riferimento della nostra fede, il suo concreto anco-raggio26.

Laffermazione dellunione a Cristo per credere ha ancora pi forzase si pensa al dibattito ancora aperto sulla fede di Ges da quando hansurs balthasar parl della fede di Ges andando contro la posizione di sanTommaso consolidata nella tradizione teologica (S.T., IIIa, q.7)27. Dicendoci, non si deve interpretare il pensiero di Josef Ratzinger n quelloespresso nella Lumen Fidei in contrapposizione a quello di san Tommaso.Ci su cui Josef Ratzinger insiste come si nota chiaramente sin dal libroGuardare Cristo giungere a sviluppare la fede come risultante dal-lesperienza dunione, e mai separata da essa. unirsi a Cristo per cre-dere, cos come viene espresso nellenciclica Lumen Fidei, significavivere lesperienza dunione a Cristo dal quale scaturisce la fede. par-tire da una visione olistica che impegna lintera esistenza per svilupparela nozione di fede in un senso altrettanto olistico, invece di limitarsi allaconoscenza; anzi, direi in modo che la conoscenza sia intesa come saperedella persona, conoscenza che pervade interamente, e cos evitare la ten-tazione di una concezione meramente intellettualistica della fede. In Guar-dare Cristo era unirsi alla visione di Ges e dei santi e Josef Ratzingerspiegava ci con largomento del realismo della visione di Dio dei santi inragione della loro comunione con Cristo. e menzionava anche lunirsi allavisione dei santi, non solo quelli canonizzati, ma tutti coloro che, anche inmaniera nascosta, vivono in comunione con Cristo (e) ricevono un rag-gio del suo splendore, unesperienza reale e concreta con Dio28. quindiun invito a continuare ad approfondire la questione della fede sempre allaluce dellesperienza, in qualche modo mistica. Tra laffermazione diGuardare Cristo e quella di Lumen Fidei si fa un passo avanti. non si parlapi dellunione alla visione di Cristo e dei santi, ma ununione interper-sonale. lunione del cristiano con la persona divino-umana di Cristo ched di vedere con occhi nuovi, occhi filiali. Perci il tipo di unione non solo ununione di volont nel senso morale, bens ununione profonda chefa acquisire progressivamente la mens Christi di cui parla san Paolo

26 Cfr. J. RaTZInGeR, Guardare Cristo, p.27.27 Cfr. h. u. Von baLThaSaR, Fides Christi, in Sponsa Verbi. Saggi teologici II,

morcelliana, brescia 1969, p. 41-72 [orig. tedesco 1961]; h. DonneauD, hans urs vonbalthasar contre Thomas daquin sur la foi du Christ, in Revue Thomiste 97 (1997), p.335-354 ; G. CannobIo (a cura di), La fede di Ges. Atti del convegno tenuto a Trento il27-28 maggio 1998, eDb, bologna 2000; a. amaTo, Fede di Ges? a proposito di unarecente pubblicazione, in Salesianum 64 (2002), p. 87-112; a. TonIoLo, La fede di Gescome nuova questione del trattato sulle virt teologali, in aSSoCIaZIone TeoLoGICa ITa-LIana, Le virt teologali. La vita cristiana nella fede, speranza, carit (a cura di Dario Vi-tali), ed. San Paolo, Cinisello balsamo (mi) 2005, p. 41-55.

28 J. RaTZInGeR, Guardare Cristo, p. 28.

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(cfr. 1Cor 2, 16): La fede non solo guarda a Ges, ma guarda dal puntodi vista di Ges, con i suoi occhi: una partecipazione al suo modo di ve-dere (n. 18).

quindi ununione mistica che si basa sulla comunanza dellastessa umanit e sul fatto che lumanit di Ges, essendo unita a Dio Padre,fa accedere alla relazione filiale in modo che sia questa relazione a far sco-prire quanto sicuro affidarsi e fidarsi a Dio Padre, roccia solida a cui valela pena dare lassenso totale: La vita di Cristo il suo modo di conoscereil Padre, di vivere totalmente nella relazione con lui apre uno spazionuovo allesperienza umana e noi possiamo entrarvi (n. 18). La vitanella fede una esistenza filiale (n. 19). approfondire la percezione dellafede cristiana in questo senso traduce laffermazione paolina citata nel n.15 dellenciclica: In realt tutte le promesse di Dio in lui sono divenutes. Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro Amen per la suagloria (2Cor 1, 20). nella lettura del versetto questa percezione della federichiede di tenere unite le due proposizioni. Perci, senza citare Tommaso,la visione beatifica di cui, secondo Tommaso, Ges godeva, ridimen-sionata. Si dice che il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne, e cos lasua visione del Padre avvenuta anche in modo umano, attraverso un cam-mino e un percorso (n. 18). ne risulta che, oltre la dimensione psicolo-gica di questunione, secondo la quale alla volont di credere associataunintelligenza per attrazione del mondo soprannaturale, gli occhi dellafede29 non sono solo gli occhi che riconoscono il Risorto sempre vivo, masono anche gli occhi stessi di Ges nella misura in cui sono la parte-cipazione al suo modo di vedere (n. 18).

29 Come viene ricordato nellenciclica Lumen Fidei (n.30), lespressione occhidella fede (oculata fides) stata utilizzata da san Tommaso per designare il modo in quigli apostoli videro il Risorto vivo: Gli apostoli potevano presentarsi come testimoni ocu-lari della resurrezione: perch dopo la resurrezione videro con gli occhi della fede il Cri-sto vivo, dopo averne constatato la morte (apostoli potuerunt testificari Christiresurrectionem etiam de visu, quia Christum post resurrectionem viventem oculata fide vi-derunt, quem mortuum sciverant: S.T., IIIa, q.55, a.2, ad 1). quasi sette secoli pi tardi, ilgesuita Pierre Rousselot riprese lespressione, anche se la citazione che vi adduce di san-tagostino (habet namque fides oculos suos), in un articolo che ha segnato una svolta nelmodo di riflettere la fede soprattutto in due aspetti: (1) lindicazione della razionalit dellafede che parte dai segni della rivelazione percettibili ai sensi fino a trovare la loro sintesidi convergenza nella sfera soprannaturale grazie ad unintelligenza naturale trasfiguratadal dono della grazia come nel caso dellapostolo Tommaso, che vide luomo Ges e vi ri-conobbe il suo Signore e Dio, o come chi vede Roma e crede la Chiesa (2). nellatto di fedecome lamore necessario alla conoscenza, cos la conoscenza necessaria allamore. Cfr.P. RouSSeLoT, Les yeux de la foi, in Recherches de Science Religieuse 1 (1910), p. 241-259, 444-475. questo studio di Pierre Rousselot stato considerato come annunciatore dialcuni punti chiave della Dei Verbum, pur rimanendo nellottica del 1 Concilio Vaticano :Cfr. b. PoITIeR, Les yeux de la foi aprs Vatican II, in Nouvelle Revue Thologique 106(1984), p. 177-203.

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1.3.2 La salvezza mediante la fede: impegno trinitario nelleconomia della grazia

Se ci fosse da dire brevemente lelemento fondamentale della sal-vezza nella quale la fede introduce luomo, sarebbe: la relazione filialenel Figlio col Padre lungo il cammino della vita nello Spirito Santo che at-tualizza la trasformazione e lesperienza vitale del Risorto. Luomo giu-stificato dalla fede nella misura in cui laccettazione del dono della fedeavvia a quellesperienza dunione con Ges, che a sua volta introduce inun essere-in-rapporto particolare col Padre. Lenciclica precisa il tipo diquesto rapporto con la qualifica di filiale. Lespressione che traduce me-glio questa filialit labba, Padre conservata dallevangelista marconel racconto della preghiera di Getsemani (Mc 14, 36) e tramandata nel-loriginale aramaico fino a noi con tutta la profondit del suo significatogi sulle labbra di Ges30, che concesso ai cristiani resi figli nel Figliodi appropriarsene: Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per rica-dere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzodel quale gridiamo: abb, Padre! (Rm 8, 15). Cos lesperienza dellafede fondamentalmente unesperienza filiale condivisa da tutti quantinella fede, che accolgono una precedenza paterna gratuita e fondativa del-lesistenza umana: Linizio della salvezza lapertura a qualcosa che pre-cede, a un dono originario che afferma la vita e custodisce nellesistenza.Solo nellaprirci a questorigine e nel riconoscerla possibile essere tra-sformati, lasciando che la salvezza operi in noi e renda la vita feconda,piena di frutti buoni (n. 19). Cos la nozione della salvezza per la graziaviene ripresa in una prospettiva filiale relazionale ed esistenziale: la primagiustificazione della fede proprio quella positiva di essere ancorati in unesistenza di comunicazione col Padre. questa dinamica di giustificazione centrata sulla fede in Cristo come amore che, pur precedendo, accom-pagna, trasforma dallinterno, agisce in noi e con noi (n. 20). Lo SpiritoSanto effuso nei cuori li dilata alla misura dellattuazione del Risorto checontinua a vivere profondamente nei fedeli e con loro il cammino dellavita: nella fede, lio del credente si espande per essere abitato da unaltro, per vivere in un altro, e cos la sua vita si allarga nellamore. quisi situa lazione propria dello Spirito Santo. Il cristiano pu avere gli occhidi Ges, i suoi sentimenti, la sua disposizione filiale, perch viene resopartecipe del suo amore, che lo Spirito (n. 21). nel n. 18 si parlava del-lunione con Ges, ora ne viene individuato lagente interiore. In questaopera di giustificazione per la fede, laccettazione dellimpegno dellaSantissima Trinit che costituisce lassenso alleconomia della grazia chesalva.

30 Si veda ci che Josef Ratzinger diceva gi nel lontano 1982, appoggiandosi suglistudi diventati classici di Joachim Jeremias. Cfr. J. RaTZInGeR, Guardare al Crocifisso, p.20.

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1.3.3 La Chiesa in quanto luogo di ascolto e annunzio d formaalla fede

Lecclesialit della fede non solo una dimensione, una forma.La fede configurata ecclesialmente. Lunione a Cristo non mai limitatacome se fosse solo una relazione da singolo a singolo. La fede introducenel corpo formato da molti membri con la specificit individuale inalie-nabile (cfr. Rm 12, 3), la particolarit del servizio, nella comune relazioneoriginaria con Cristo che fonda e sigilla una relazione profonda con i fra-telli: Come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membranon hanno tutte la medesima funzione, cos anche noi, pur essendo molti,siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membragli uni degli altri (Rm 12, 4-5). In questo modo, la fede riveste una di-mensione comunionale giacch gli occhi di Ges sullumanit intera siraggiungono solo nella comunione collintero corpo suo. Inoltre, la fedeproviene dalla parola sentita nella Chiesa: La fede non un fatto privato,una concezione individualistica, unopinione soggettiva, ma nasce da unascolto ed destinata a pronunciarsi e a diventare annuncio (n. 22).

2. Approfondimento di alcuni elementi strutturanti di un trattato sulla fede

Il capitolo secondo intitolato: Se non crederete, non compren-derete (Is 7, 9). questo testo di Isaia stato utilizzato come esordio deltrattato sulla fede da santagostino (Nisi credideritis, non intelligetis)31fino ai nostri giorni, passando per san bonaventura e san Tommaso. Fideset ratio ne aveva gi usato la forma positiva nei titoli dei suoi capitoli:Credo ut intelligam per il capitolo 2 e Intelligo ut credam per il capitolo3. Lorientamento dello sviluppo del capitolo nella prospettiva esistenzialedellintera enciclica ravvicinerebbe la comprensione suggerita da questotitolo alla linea sapienziale di san bonaventura: Chi non creder, noncomprender. Infatti chi non creder non avr lesperienza, e chi non avrlesperienza non conoscer32.

2.1 Legame tra fede e verit

a monte delle verit, una grande verit che risponde alla richiestadi senso dellesistenza, una verit fondativa. Per stabilire il legame tra fedee verit, lapproccio dellenciclica innanzitutto lessicologico. esistonocambiamenti a livello del lessico. Loriginale ebraico : Se non crede-rete non resterete saldi, nel quadro della profezia di Isaia per dissuadere

31 Santagostino, In Io. Evang. Tr. 29,6.32 San bonaventura, De incarnatione Verbi, 4.

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il re acaz dal fidarsi del sovrano assiro per affidarsi e fidarsi al Dio fedelee alla sua parola (il Dio dellalleanza). Laffidamento a Dio per rimaneresaldi, perch Dio la vera roccia incrollabile in virt della fedelt alla suaparola comprovata nella storia dIsraele, traduce la fede veterotestamen-taria. Invece la traduzione dei LXX : Se non crederete, non compren-derete, e riflette la nozione di comprensione di una verit. nellenciclica,il magistero pontificio invita a non interpretare ci come uno slittamentosemantico, bens come due modi diversi di avvicinamento alla verit affi-dabile di Dio: La saldezza che Isaia promette al re passa, infatti, per lacomprensione dellagire di Dio e dellunit che egli d alla vita delluomoe alla storia del popolo (n. 23). Il migliore interprete evocato nellenci-clica santagostino, che scrive nelle Confessioni (XII, 30, 40): Sarsaldo e mi consolider in te, [] nella tua verit. Luomo ha quindi bi-sogno della conoscenza e della conoscenza della verit su cui fondare lasua esistenza e il suo destino. Perci il nesso tra fede e verit inaggira-bile. Se la fede non riposasse sulla grande verit, non salverebbe. Percigli occhi della fede vedono la verit dellagire di Dio fedele alla sua alle-anza e alle sue promesse. Ci implica che la verit della fede tira fuori delripiegamento sullio e le piccole verit limitate riecheggiate dalla culturacontemporanea in forma di tecnologia o totalitarismi recenti, per svegliarela memoria profonda delluomo e lumanit su ci che ci precede e ri-schiarare la meta (ci che ci attende), diventando cos luce per il camminodotato di senso.

2.2 Legame tra conoscenza della verit e amore

quando la verit da conoscere legata allamore, tocca il cuore,espressione della persona intera nella sua unit multidimensionale, nellesue relazioni. Perci il conoscere della fede che porta sulla verit che nello stesso tempo amore un conoscere in relazione che fa vivereunesperienza della verit che illumina il cammino dei singoli e del mondo.La fede cristiana pu aiutare a capire meglio la verit, superando una con-cezione intellettualistica di essa, per una nozione che coinvolge tutte ledimensioni dellessere umano. e la conoscenza della fede infatti riguardala persona nella sua integralit, nelle sue relazioni. La conoscenza dellafede sarebbe meglio espressa dallespressione paolina con il cuore sicrede (Rm 10, 10). Il cuore da intendere qui nel senso biblico: Il cuorenella bibbia il centro delluomo, dove sintrecciano tutte le sue dimen-sioni: il corpo e lo spirito; linteriorit della persona e la sua apertura almondo e agli altri; lintelletto, il volere, laffettivit. quindi, non solo gliocchi, ma anche il cuore vede e comprende in modo penetrante. Perchil cuore il luogo proposto per la conoscenza olistica della verit che nello stesso tempo amore, trasformante, spiana il cammino comune non se ne abbia a male chi pensa che lamore segnato dal soggettivismo

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non sarebbe in grado di proporre una verit universale di esperienzialerelazionale con Dio che dischiude gli occhi sulla verit del reale e sul cam-mino storico del mondo dalla sua origine alla sua consumazione?33 Perch,leggiamo nellenciclica se il cuore capace di tenere insieme queste di-mensioni, perch esso il luogo dove ci apriamo alla verit e allamoree lasciamo che ci tocchino e ci trasformino nel profondo (n. 26).

2.3 Percezione della fede: ascolto, visione, tocco nel cuore

Il movimento della fede coinvolge lascolto e la visione. La perce-zione propria della fede si situa in un quadro interpersonale di vita e dicomunicazione e mette in moto la concatenazione seguente: La parola: una voce che parla. Lascolto della voce suscita la fede (Rm 10, 17). Lesistenza nella fede

diventa obbedienza alla parola ascoltata. Lascolto produce la sequeladel buon Pastore, la cui voce stata riconosciuta. una persona o una co-munit che conosce e riconosce la voce conforma il suo essere e agirealla parola ascoltata (ob-audire: ascoltare stando di fronte), cio viverein obbedienza della fede (Rm 1,5; 16, 26; DV 5): Ludito attesta la chia-mata personale e lobbedienza, e anche la verit che si rivela nel tempo;la vista offre la visione piena dellintero percorso e permette di situarsinel grande progetto di Dio; senza tale visione disporremmo solo di fram-menti isolati di un tutto sconosciuto (n. 29).

Lascolto obbediente si svolge nel tempo. nella durata si aprono semprepi gli occhi della fede (oculata fides) che vedono sempre pi la pro-fondit del reale: Grazie a questunione con lascolto, il vedere diventasequela di Cristo e la fede appare come un cammino dello sguardo, in cuigli occhi si abituano a vedere in profondit (n. 30).

La luce dellamore nasce e cresce con il tocco profondo che sorge dalcontatto con Ges che ha condiviso la nostra umanit e raggiunge ilcuore delluomo; un tocco personale che fa camminare nella verit34;cos viene corrisposto il desiderio del credente di vedere il volto di Dio.

2.4 Impostazione rinnovata del rapporto tra fede e ragione

Lumen fidei non riprende il tema della Fides et ratio a cui rimanda(n. 32). In essa, il tema principale era lesposizione sul rafforzamento re-ciproco tra la fede e la ragione. Lumen fidei varca una soglia ulteriore.

33 Circa lantropologia e la teologia del cuore, si veda tra laltro J. RaTZInGeR,Guardare al Crocifisso, p. 46-61.

34 Ricordiamo il n. 9 dellenciclica in cui, partendo della fede di abramo, viene la-conicamente enunciato questo dinamismo: La fede vede nella misura in cui cammina, incui entra nello spazio aperto dalla Parola di Dio.

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a) Viene posto chiaramente un principio fondamentale in grado di avviareuna impostazione rinnovata del rapporto tra fede e ragione. questo prin-cipio potrebbe essere riassunto nella formula seguente: al dispiegamentodellamore di Dio manifestato in Cristo e rivelato nella parola intrin-seca unilluminazione che integra la ragione e la dilata, giacch essa ordinata alla verit (nn. 32-33).

b) Sono anche enunciate le sue caratteristiche (n. 34).

Il principio enunciato nella riflessione del n. 32 e illustrato para-digmaticamente dal percorso di santagostino (n. 33)35 il fondamentodel rapporto tra fede e ragione nella visuale del contenuto della fede indi-viduato sin dal principio come Dio amore. Riprendiamo la descrizioneche lenciclica ne offre. La luce propria della fede la luce dellamoremanifestato in Cristo. Lamore, contenuto cardinale della fede, raggiungeluomo che ne ascolta la comunicazione nella parola. questamore si ri-volge nella parola alluomo capace anche lui di parola come se cercasseun riflesso nelluomo. La risposta delluomo ingloba la ragione. La ra-gione assunta in questo modo si trova sempre pi aperta alla luce pienadellamore di Cristo: Il fatto che il nostro amore porti con s una luce ciaiuta a vedere il cammino dellamore verso la pienezza di donazione to-tale del Figlio per noi (n. 32). quindi lamore porta con s unillumina-zione. Il magistero pontificio va oltre lantropologia razionale tradizionaleche ha sempre attribuito lilluminazione alla ragione e lamore alla vo-lont, bench essa fosse detta appetito razionale. La rivelazione sposta lapolarit mostrando lilluminazione insita nellamore e percepibile me-diante lascolto della parola dellamore. dunque lincontro con il Dioamore della parola che racchiude la razionalit propria alla fede che laluce di un Volto personale, come appare nella testimonianza di santago-stino (n. 33).

Per dimostrare che la luce dellamore propria della fede in gradodi illuminare gli interrogativi del nostro tempo, e quindi mostrare la sua le-gittimit di fronte a ci che cerca la ragione, il magistero pontificio dellaLumen fidei ne enuclea alcune caratteristiche, particolarmente le cinque se-guenti:1. Fede personale portatrice della luce oggettiva e universale. questa la

caratteristica principale che fa s che la luce della fede sia in grado di il-luminare gli interrogativi degli uomini del nostro tempo sulla verit (n.34). Con buona pace della corrente contemporanea che propugna il sog-gettivismo della verit, la luce della fede non una realt soggettivi-stica da confinare nei limiti del privato36. nello stesso tempo, non cade

35 esiste una similitudine tra Lumen fidei e Spe salvi nel presentare paradigmati-camente la testimonianza di santagostino per illustrare ci che si afferma. nella Spe salvi,si trattava di illustrare laspetto sociale della speranza cristiana (nn. 28-29) dopo averne mo-strato il fondamento e il significato (nn. 26-27).

36 In questa caratteristica della luce della fede, il magistero pontificio si mostra at-tento alle pretese di limitare lo slancio dello spirito umano verso la verit che si segnalano

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nellerrore idealistico generatore di totalitarismi che diluiscono lindi-vidualit nel tutto idealistico dei totalitarismi37. La luce della fede, inforza della sua apertura costitutiva allaltro nellincontro personale38, oggettiva e proclive al bene comune.

2. Profondit. Come scaturisce dallamore, raggiunge il cuore, una ve-rit che tocca le persone da dentro e le permea interamente.

3. Racchiude le virt della convivialit sociale. Lamore imprime alla suarazionalit le virt richieste dallavvicinarsi allaltro rispettoso, man-sueto e dialogale.

4. Concretezza e servizio alle realt materiali. La luce unita alla verit del-lamore segue la logica dellincarnazione; si fida della positivit della re-alt terrena; si impegna in essa in dialogo con le scienze che la studiano.

5. Capacit critica con ampi orizzonti. La luce della fede impedisce lauto-soddisfazione delle scienze nei risultati acquisiti e allarga gli orizzontidella ragione portata sempre verso il mistero che rimane davanti.

2.5 La luce della fede estesa ai cercatori di Dio

La luce della fede anche presentata come luce che illumina il cam-mino di coloro che ricercano Dio in altre religioni. Il fondamento di que-sto magistero biblico. Vengono nominati abele, enoc, i magi. Sipotrebbe allungare la lista con no, Giobbe, melchisedech, Lot, la reginadi Saba Siccome la Sacra Scrittura cita personaggi senza legame di ap-partenenza alla religione dellalleanza, essa esprime il misterioso dise-gno della salvezza che si estende a tutti gli uomini di buona volont che

con accuse di intolleranza di stampo totalitaristico derivate da ideologie opposte ad ogniconcezione di una verit assoluta; accuse rivolte ripetutamente alla verit della fede so-prattutto quando toccano le verit di ordine morale oggi ampiamente relativizzate. nellasua denuncia ripetuta del razionalismo imperante accompagnato dallaccantonamento dellaverit della fede e della morale, benedetto XVI ha spesso usato lespressione dittatura delrelativismo propugnato da varie correnti ideologiche contemporanee di cui alcune sonocitate nella messa pro eligendo romano pontefice dallallora cardinale Josef Ratzinger (18aprile 2008), paragonabile alla didattura del razionalismo della Francia rivoluzionaria del-lepoca in cui visse il Santo Curato dars (cfr. udienza generale a Castegandolfo del 5agosto 2009); questione presentata anche da Roberto di mattei (R. DI maTTeI, La dittaturadel relativismo, ed. Solfanelli, Chieti 2007).

37 Invece qui il magistero tiene a distanziarsi dalla visione unidimensionale delmondo caratteristica delle sintesi filosofiche ottocentesche (hegel, Fichte, Schelling) edelle concezioni totalitaristiche della verit che hanno condotto lumanit a regimi politicidisastrosi che non considerano la realt pluridimensionale del mondo e ignorano la cate-goria dellindividuum a beneficio del presunto universale, affogano le potenzialit e la vocedelle persone individuali (si veda tra laltro F. RoSenZweIG, La stella della redenzione,(ed. italiana a cura di Gianfranco bonora), Vita e Pensiero, milano 2008, p. 46-53).

38 La relazione e lincontro personale che caratterizzano lamore tornano a costi-tuire la chiave di comprensione del carattere oggettivo e universale della luce della fede in-centrata sullamore.

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cercano Dio quando cercano la verit39. questo insegnamento dimostralattenzione del magistero alluniversalit della luce della fede che, inmodo misterioso, diffusa nelle religioni, nelle culture e nelle tradizionidiverse che manifestano segni inequivoci della storia della salvezza dovegente di buona volont testimonia nellesperienza quotidiana di esserecondotta dalla luce dellamore ch Dio, pur senza averlo riconosciutoancora. La luce della fede promanante di Cristo una luce grande.quanto pi il cristiano simmerge nel cerchio aperto dalla luce di Cristo,tanto pi capace di capire e accompagnare la strada di ogni uomo versoDio (n. 35).

Linsegnamento pontificio assume qui nella concezione stessa dellafede la comprensione dellordinamento degli uomini di buona volont allafede professata nella Chiesa (cfr. Lumen Gentium, 16). Facendo ci, essoassume nella nozione stessa della razionalit della fede la svolta assuntadal magistero della nuova gestione conciliare e post-conciliare del pro-blema un tempo molto movimentato a proposito della formula di originepatristica extra ecclesiam nulla salus (origene, san Cipriano), la cui in-terpretazione esclusivista lungo la storia (Fulgenzio di Ruspe, concilio diFirenze) fu attuata senza considerare che lermeneutica rigida di san-tagostino era condizionata dalla controversia anti-donatista nel suotempo40.

2.6 La luce della fede guida latto teologico

Il rapporto tra fede e teologia, cos come sviluppato nel breve n. 36dellenciclica, potrebbe essere riassunto in questa proposizione: la lucedella fede guida latto teologico. ovviamente bisogner subito aggiun-gere: situato nella prospettiva dellenciclica, cio lilluminazione del Dioamore stesso. proprio in questo orizzonte che si situano i punti riaffer-mati e la loro connessione interna. essi sono: Per il dinamismo insito nella fede stessa, la sua luce invita a esplorare

sempre pi gli orizzonti da essa avviati per conoscere meglio ci cheamiamo. Perci illumina la teologia che cerca lintelligenza pi pro-fonda dellautorivelazione di Dio, culminata nel mistero di Cristo.

Dio stesso il soggetto primordiale della teologia nella misura in cui Lui che si fa conoscere e si manifesta nel rapporto personale. Da cui lecaratteristiche che contraddistinguono la teologia, lascolto della parolae lumilt, giacch essa indaga lintelligibilit umana della conoscenza

39 questapertura presente nella riflessione teologica degli ultimi decenni. Si vedatra laltro J. DanILou, Les saints paens de lAncien Testament, Seuil, Paris 1956 (riedi-tato da Cerf nel 2012) ; b. buJo, nos anctres ces saints inconnus, in Bulletin de Tho-logie Africaine 1 (1979), p. 165-178.

40 Cfr. b. SeSbo, Hors de lglise pas de salut. Histoire dune formule et pro-blmes dinterprtation, eDb, Paris 2004.

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41 Per accorgersene, basterebbe rileggere la luce teologica insita nella fede alla lucedi quanto la Congregazione della dottrina della fede aveva scritto nellIstruzione DonumVeritatis (particolarmente i nn. 6-7), la riaffermazione di Dio come soggetto della teologiaalla prima questione della prima parte della Somma Teologica di san Tommaso (q. 7) etutti i dibattiti relativi alla tematica, nonch il Solo Dio parla bene di Dio, di blaise Pascal,ecc.

di Dio su se stesso e sulla realt, e deve lasciarsi toccare da essa perrenderla comunicabile ai contemporanei in ogni epoca.

Da questo tocco appena accennato sorge la partecipazione alla cono-scenza che Dio ha di se stesso e della realt.

La teologia una vocazione ecclesiale, nella misura in cui riflette la lucedel soggetto credente che la chiesa e in questo senso, da una parte unservizio ecclesiale al popolo di Dio, dallaltra un impegno che attingela sua garanzia e certezza dalla comunione con il magistero del Papa edei vescovi.

un lettore frettoloso potrebbe meravigliarsi della sobriet di questonumero che lo dispensa addirittura da riferimenti della Sacra Scrittura edella tradizione magisteriale e teologica. eppure un numero che iscrivenella prospettiva dellenciclica una grande base biblica, teologica e magi-steriale41.

3. Tradizione viva (paradosis)

La migliore indicazione del contenuto del capitolo terzo dellen-ciclica Lumen fidei il versetto paolino che funge da titolo: Vi trasmettoquello che ho ricevuto. La citazione presa da 1Cor 15, 3 si rif alla tra-smissione dellatto cristico fondativo della fede ecclesiale, cio la mortee la risurrezione di Ges. orbene, san Paolo non stato testimone ocularedella tomba vuota, neppure stato beneficiario delle apparizioni di Cristodopo la risurrezione dai morti. Il nome di Saulo che divenne Paolo spuntain occasione della testimonianza e del martirio di Stefano (At 7, 58). Poiappare al centro del racconto della sua vocazione spettacolare e della suaaggregazione alla comunit di Damasco (cfr. At 9). dunque Paolo che ap-prende dalla trasmissione ci che riguarda la morte e la risurrezione diGes, come ci che riguarda leucaristia (1Cor 11, 23). nelluno e laltrocaso, Paolo trasmette ci che ha ricevuto. non dice da chi lha ricevuto,ma certamente, oltre alla grazia di Dio, ricevette tanto dalle prime comu-nit apostoliche. Ricevette il nucleo della fede cristiana (la morte e la ri-surrezione di Ges); nucleo che viene a corroborare ci che era espressonellantico Testamento: secondo le Scritture. La memoria della Tradi-zione veterotestamentaria giunge a un nuovo punto di partenza in GesCristo. ormai sulla memoria Christi che si costruisce lesperienza dellafede che le comunit cristiane si trasmettono: sulla fede nella risurrezionee attorno alleucaristia stata sviluppata la paradosis (tradizione) che le

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comunit perpetuano e la fede nel Risorto in quanto assenso vitale e co-noscitivo dei fedeli fino ad oggi.

La scelta del versetto significativa e indicativa. Due aspetti sonoparticolarmente rilevanti: lesistenza di un deposito fermo della fede cheappartiene alla Comunit credente che lha ricevuto dal Signore (memo-ria Christi), la dinamicit nella presentazione di essa nella Chiesa. Paolonon si attribuisce gli articoli fondamentali della fede, come la risurrezionedi Ges e leucaristia, che sono aspetti dottrinali direttamente connessialla rivelazione di Cristo. essi appartengono a un deposito ricevuto datrasmettere invariato gi in quei lontani inizi della Chiesa. Ci verr riba-dito anche nelle lettere cattoliche, come la lettera di Giuda: Carissimi,avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sonostato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu tra-smessa ai credenti una volta per tutte (v. 3); o 2Pt 2,21, che si capisce me-glio citato dopo il versetto precedente: Se infatti, dopo aver fuggito lecorruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatoreGes Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, la loro ultima con-dizione divenuta peggiore della prima. meglio sarebbe stato per loro nonaver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla cono-sciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato ( , , . 21 , )42. C quindi in quei versetti paolinilaffermazione di un contenuto fermo trasmesso dalla Comunit credentesin dalle origini43. La dinamicit insita nella scelta del termine invece di che connota una visione statica di qualcosa da con-servare senza nessuna evoluzione immaginabile. Invece la trasmissioneindicata dal termine indica che essa comporta una continua as-similazione e attualizzazione della comunit che riceve le verit traman-date in nuovi contesti ed esperienze storiche44. in questo senso che idogmi sono stati introdotti come esplicitazione della Sacra Scrittura perrendere comprensibili in contesti storici determinati la dottrina ivi conte-

42 Il che era stato dato loro della fine del versetto 21 non lascia facilmente co-gliere la trasmissione significata dalla forma verbale , che si tradur-rebbe meglio con: che gli era stato trasmesso.

43 Cfr. J. SChmITT, Le milieu littraire de la tradition cite dans 1Cor 15, 3b-5, in e. DhanIS, Resurrexit. Actes du Symposium international sur la rsurrection deJsus (Rome 1970), Libreria editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1974, p. 169-184 ; C.SPICq, Lexique thlogique du Nouveau Testament, ed. universitaires de Fribourg/Cerf,Fribourg/Paris 1991, p. 1145-1147.

44 Cfr. a. beRLeJunG C. FReVeL (edd.), I concetti teologici fondamentali del-lAntico e del Nuovo Testamento, (ed. italiana a cura di Flavio Dalla Vecchia), queriniana,brescia 2009, p. 739-740 [orig. tedesco 2006].

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nuta e non direttamente esplicita per culture e contesti storici precisi45. Latradizione parla dunque di un contenuto fermo da trasmettere invariato,ma anche della ricezione dinamica che fa s che esista unevoluzione inuna continuit fondamentale della tradizione che dispiega la sua integrit46.

La proposta dei numeri 37-49 inscrive quindi la confessio fidei e latraditio fidei in quella prospettiva generale dellenciclica della luce dellafede. La luce stessa della fede produce il dispiegamento dellintelligenzadi essa dentro la comunit credente, che vive della memoria Christi e latrasmette: Il passato della fede, quellatto di amore di Ges che ha gene-rato nel mondo una nuova vita, ci arriva nella memoria di altri, dei testi-moni, conservato vivo in quel soggetto unico di memoria che la Chiesa(n. 38). anche da sottolineare qui la dimensione pneumatologica della vi-talit della trasmissione dinamica della fede (n. 38), giacch lo Spirito che amore (una costante nellenciclica) ricorda tutto alla comunit dei cre-denti (cfr. Gv 14, 26) e la guida alla verit tutta intera di Ges (cfr. Gv 16,13). proprio cos che si formata la confessione della fede espressa dallaChiesa nel Credo.

Inoltre, lenciclica menziona tre altri contenuti precisi della Tradi-zione segnalati a modo di spunti che riallacciano le generazioni successivedei credenti alla memoria fondante della fede, contenuti attorno ai quali lacatechesi della Chiesa stata costruita. I sacramenti, particolarmente il battesimo, sacramento della fede per ec-

cellenza, giacch quello che immerge i fedeli nella morte risurrezionedi Cristo, perch la vita intera dei figli di Dio nel Figlio unico morto erisorto ne sia segnata nel noi comune che la Chiesa (nn. 41-43); eleucaristia, che esprime in modo eccellente la fede come incontro co-munione con Cristo, mostrando che la vita quotidiana tutta intera uncammino verso la comunione piena con Cristo.

La preghiera, che inserisce i credenti nellatteggiamento filiale di coloroche si rivolgono a Dio incessantemente con linvocazione ricevuta dal Si-gnore: Padre nostro.

Il Decalogo, che dispiega il camminare concreto della fede. Lungi dal-lessere un insieme di precetti, le dieci parole (il decalogo) contengonoindicazioni concrete per uscire dal deserto dellio autoreferenziale,chiuso in se stesso, ed entrare in dialogo con Dio, lasciandosi abbrac-ciare dalla sua misericordia (n. 46).

a partire da questi quattro pilastri: la fede della Chiesa, i sacramentiche ne trasmettono la vitalit, la preghiera che ne attualizza la concretezza

45 Per una ermeneutica conciliare che dimostri questi dinamismi, si veda quella delvale a dire esposto da bernard Sesbo per mostrare che i dogmi cristologici dei primiConcili ecumenici non facevano altro che dispiegare i contenuti nella rivelazione scrittu-ristica. Cfr. b. SeSbo, Jsus-Christ dans la tradition de lglise. Pour une actualisationde la christologie de Chalcdoine, Descle, Paris 20002, p. 80-81, 95-98, 112-116, 144-146.

46 Significativa a questo riguardo il riferimento esplicito al Saggio sullo sviluppodella dottrina cristiana di J. h. newmann (1845) (n. 48, nota 44).

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e il Decalogo che ne indica il cammino concreto, diventa conclusione ne-cessaria parlare dellunit e integrit della fede come unit nella stessa ve-rit che amore arricchente: Lesperienza dellamore ci dice () cheproprio nellamore possibile avere una visione comune, che in esso im-pariamo a vedere la realt con gli occhi dellaltro, e che ci non impove-risce, ma arricchisce il nostro sguardo. Lamore vero, a misura dellamoredivino, esige la verit, e nello sguardo comune della verit, che GesCristo, diventa saldo e profondo (n. 47)47. Importante anche la presen-tazione dei tre fondamenti dellunit della fede: una fede teologale, cri-stocentrica ed ecclesiale.

nel numero 49 dellenciclica riflesso il n. 10 della Dei Verbumche vi esplicitamente citato. eppure questo numero non manca di origi-nalit. Il magistero non soltanto a servizio della Parola e in ascolto diessa, ma anche a servizio della trasmissione della fede; non dunque uncaso che la riflessione sia il punto conclusivo di un capitolo sulla Tradi-zione. Inoltre il magistero della Chiesa situato nella prospettiva del donodella successione apostolica che in modo ininterrotto immerge la fede deifedeli nella memoria fondativa di Cristo e il suoi apostoli: Per suo tramite[della successione apostolica], risulta garantita la continuit della memo-ria della Chiesa ed possibile attingere con certezza alla fonte pura da cuila fede sorge. In un breve paragrafo, il magistero viene presentato nonsolo come un servizio alla Parola conosciuto nella sua forma profeticacome munus docendi , ma anche come un servizio alla continuit dina-mica della tradizione, e dunque una diakonia dellintegrit della fede.

3. la luce escatologica della fede illumina ledificazione del mondo in cammino

ancora una volta lilluminazione di questa parte che espone la di-mensione pratica e sociale intrinseca alla fede proviene dalla parola di Dioche rivela lesistenza di una citt celeste preparata da Dio ai credenti (cfr.Eb 11, 16). Partire dal Dio che prepara la citt per i suoi significa vederee riflettere sulla realt a partire dalla pienezza escatologica quando Diosar tutto in tutti (cfr. 1Cor 15, 28). nel linguaggio del salmista giungerea questa pienezza abitare la casa del Signore: una cosa ho chiesto al Si-gnore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni dellamia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario(Salm 27 [26], 4). notiamo en passant che la riflessione della Spe salvi,raccogliendo i risultati delle sintesi recenti sulle realt ultime (insegnatenel classico trattato De novissimis), aveva gi centrato la nuova vita pro-veniente dalla vita piena del Cristo risorto che tocca profondamente i cre-denti come la sostanza che suscita vita per gli altri (Spe salvi, n. 8).

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47 unespressione che, essendo totalmente nella prospettiva propria della Lumenfidei, dimostra una volta di pi la coerenza interna della Deus caritas est e della Lumenfidei.

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una tale riflessione adopera la concentrazione dellescatologia sul-lEschaton (Cristo risorto e glorificato) che unifica le realt ultime e cosd senso alla storia a partire dalla pienezza verso la quale essa tende. Inquesto modo il Risorto stesso che principio e guida della fede e dellasperanza verso il fine destinato allumanit, piuttosto che le eschata in-tese come eventi che alla fine del tempo avrebbero investito il mondo, lastoria degli uomini; includevano il ritorno di Cristo in gloria, il giudiziouniversale e lavvento del Regno, la risurrezione dei morti e la nuova crea-zione di tutte le cose48.

Le due encicliche precedenti della triade ci hanno gi abituati a co-gliere la carit e la speranza come fluendo dal Dio amore e Dio pienezzadelluomo in Cristo. nella Deus Caritas est la dimensione morale e socialedellamore appare proveniente da Dio amore datosi nel sacrificio di Cri-sto sulla Croce che prosegue il proprio movimento agapico nelleucari-stia, dove i cristiani attingono la potenza di esistere donandosi (n. 13); cidiventa effettivo nello sguardo che riconosce in ogni uomo il volto del fra-tello al quale andare incontro, nellinserimento nellazione della Chiesache non ha mai cessato di mostrare allumanit il volto del Dio amore (nn.15, 20-36). nella Spe salvi, contro il parere di chi penserebbe che la spe-ranza cristiana fosse individualistica, stato dimostrato che la vera spe-ranza cristiana implica lessere per e rende capace di parteciparerisolutamente alla costruzione di questo mondo (nn. 28-29). anche nellaLumen Fidei il procedimento per dimostrare il lato morale della fede passaper lunione a Dio amore (nn.50-57). Il magistero pontificio conferma laprecedenza del carattere unitivo della triade teologale che potenzia il ca-rattere morale del quale inseparabile. nella misura in cui affermano laf-fidamento-assenso (Amen) al Dio affidabile che prepara per luomo unacitt altrettanto affidabile verso la quale i credenti camminano, essi con-tribuiscono alla costruzione della citt terrena. quattro sono i campi sceltiper illustrare questo lato pratico della fede:

1. Luce della fede per il servizio al bene comune. Lesperienza della fedein Dio amore potenzia la pratica della giustizia e la pace, la solidit dellerelazioni interumane; in poche parole la costruzione di una citt fondatasullamore49.

2. Luce della fede per la costruzione della famiglia. La famiglia ripre-sentata nella sua identit di centro della societ, e quindi milieu dadonde partire per cogliere i valori che, pur essendo fondamentali nellacostruzione della societ, non ricevono sempre il dovuto apprezzamento.

48 J. moLTmann, Teologia della speranza. Ricerche sui fondamenti e sulle impli-cazioni di una escatologia cristiana, quiriniana, brescia 1970, p. 9 [orig. tedesco: 1964]

49 questo n. 51 ricorda senza citarlo esplicitamente il richiamo lanciato da papaPaolo VI nelludienza generale del 31 dicembre 1975 sulla costruzione della civilt del-lamore e diffuso dai sommi pontefici successivi: cfr Card. angelo SoDano, La civilt del-lamore, in Alpha Omega 6 (2003), p. 323-336.

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essi sono tra laltro questi due: riconoscere e accettare la bont delladifferenza sessuale a partire dallamore tra i coniugi, accompagnare tuttele et della vita.

3. Luce della fede per i rapporti sociali. La luce della fede che la luce del-lamore trasforma le dinamiche e determina in modo particolare alcuniatteggiamenti e principio della vita morale sociale: la fraternit universale che emana dalla figliolanza comune dello stesso

Padre e che illumina cos la luce del volto del fratello; la dignit di ogni persona umana che diventa palese se guardata dalla

prospettiva dellamore di Dio che prende cura di ogni persona con-creta e la salva raggiungendola con la morte e la risurrezione di Cri-sto;

la creazione come dono ricevuto50; la possibilit del perdono; la fede una base della fiducia reciproca.

Levocazione di questi aspetti strutturanti la morale sociale illu-minata dalla luce della fede determinata non dallelenco dei principiclassici della morale sociale n dello schema delle virt, bens dalnuovo punto di partenza proposto dallenciclica, cio la luce dellamoredata dalla fede.

4. Luce della fede per lapproccio della sofferenza. non era possibile cheuna luce che scaturisce dallamore non raggiungesse la debolezza e lasofferenza, dove lassurdo stato toccato dalla potenza di Dio. non solonella sofferenza e nella debolezza del suo Figlio Ges Cristo Dio ha toc-cato profondamente lumanit e il mondo, ma ha anche dato ai soffe-renti che si affidano a lui la luce del cammino: Il cristiano sa che lasofferenza non pu essere eliminata, ma pu ricevere un senso, pu di-ventare un atto damore, affidamento alle mani di Dio che non ci ab-bandona e, in questo modo, essere una tappa di crescita della fede edellamore (n. 56). Perfino la morte viene illuminata dallo sguardo fissosullunione di Cristo col Padre nella sofferenza della morte in Croce (Mc14, 36; Mc 15, 34). Cos la fede illumina lesistenziale pi assurdo del-lumanit e apre il cuore delluomo, che ne risulta pervaso dallamoreche si mette a servizio dei sofferenti di ogni genere sul cammino dellaliberazione definitiva. In questo modo la sofferenza diventa il luogo doveil dinamismo della triade si manifesta in tutta la sua luce che oltrepassai lucignoli delle proposte terrene: La fede congiunta alla speranzaperch, anche se la nostra dimora quaggi si va distruggendo, c una di-

50 a proposito della morale ecologica dal punto di vista cristiano, esiste una conti-nuit nel magistero pontificio a partire dalla Centesimus Annus di Giovanni Paolo II (nn.3738) fino ai discorsi del Papa Francesco. Diviene una costante nei suoi discorsi sin dal-lomelia pronunciata durante la messa inaugurale del suo Pontificato il 19 marzo 2013 (siveda anche ludienza generale del 5 giugno 2013). essa era stata sviluppata attentamenteda benedetto XVI nella Caritas in veritate (nn. 48-51).

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mora eterna che Dio ha ormai inaugurato in Cristo, nel suo corpo (cfr.2Cor 4, 16-5,5). Il dinamismo di fede, speranza e carit (cfr 1Ts 1, 3;1Cor 13, 13) ci fa cos abbracciare le preoccupazioni di tutti gli uomini,nel nostro cammino verso quella citt, il cui architetto e costruttore Dio stesso (Eb 11, 10), perch la speranza non delude (Rm 5, 5). nel-lunit con la fede e la carit, la speranza ci proietta verso un futurocerto, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle prospettiveillusorie degli idoli del mondo, e dona nuovo slancio e nuova forza al vi-vere quotidiano (n. 57).

Maria, icona della fede cristiana

nella lettera enciclica Deus Caritas est maria salutata comemadre del Signore e specchio di ogni santit e presentata come figuradi eccellenza nel coro dei santi ai quali guardiamo per contemplare con-cretamente lesperienza dellamore attinto dallunione col Dio amore (nn.41-42). nellenciclica Spe salvi maria era salutata come la stella della spe-ranza a partire dallinno del VIII/IX secolo che la saluta come stella delmare, e cos venivano avviati i due densi ultimi numeri conclusivi del-lenciclica. nella Lumen Fidei salutata come licona perfetta dellafede, in riferimento alle parole della cugina elisabetta: beata colei cheha creduto (Lc 1, 45) messe a capo del n. 58, che da avvio ai tre numerimariani che concludono lenciclica. questa collocazione alla fine del-lenciclica non deve far pensare a uninvocazione conclusiva, bens al cul-mine in cui appunto carit cristiana, speranza cristiana e fede cristianahanno raggiunto la loro vetta, e in questo senso maria la figura per ec-cellenza a cui guardano la Chiesa e ogni singolo cristiano nel vissuto con-creto della triade teologale.

Lo sguardo fisso su maria va in due direzioni. La prima direzionela vede come la realizzazione perfetta del credente, una di noi, la nostra so-rella nel pellegrinaggio della fede51. La seconda direzione quella che lacontempla a partire dallatto della fede, giacch la persona umana asso-ciata a Ges in modo che la sua figura rimanda a Ges confessato, il Cri-sto. queste due direzioni sono presenti successivamente nei numeri 58 e59 della Lumen fidei. Con la Parola di Dio, in quei pochi passaggi che par-lano di lei, lenciclica si rif a Lei come icona della fede, proclamata beataper la sua fede dalla cugina elisabetta (Lc 1, 45); riconosce il suo ritrattonegli ascoltatori della parola che con cuore integro e buono la custodi-scono e la fanno fruttificare (cfr. Lc 8, 15); le applica la figura della Figliadi