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Sete di Parola XVII Settimana del Tempo Ordinario dal 28 luglio al 3 agosto 2013 LETTERA ENCICLICA LUMEN FIDEI n°4 È urgente perciò recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo. Da una parte, essa procede dal passato, è la luce di una memoria fondante, quella della vita di Gesù, dove si è manifestato il suo amore pienamente affidabile, capace di vincere la morte. Allo stesso tempo, però, poiché Cristo è risorto e ci attira oltre la morte, la fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro "io" isolato verso l’ampiezza della comunione. Comprendiamo allora che la fede non abita nel buio; che essa è una luce per le

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Sete di ParolaXVII Settimana del Tempo Ordinario

dal 28 luglio al 3 agosto 2013

LETTERA ENCICLICA LUMEN FIDEI n°4È urgente perciò recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo. Da una parte, essa procede dal passato, è la luce di una memoria fondante, quella della vita di Gesù, dove si è manifestato il suo amore pienamente affidabile, capace di vincere la morte. Allo stesso tempo, però, poiché Cristo è risorto e ci attira oltre la morte, la fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro "io" isolato verso l’ampiezza della comunione. Comprendiamo allora che la fede non abita nel buio; che essa è una luce per le nostre tenebre. Proprio di questa luce della fede vorrei parlare, perché cresca per illuminare il presente fino a diventare stella che mostra gli orizzonti del nostro cammino, in un tempo in cui l’uomo è particolarmente bisognoso di luce.

Vangelo del giornoCommentoPreghiera

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Impegno Domenica, 28 luglio 2013

Liturgia della ParolaGen 18,20-32; Sal 137; Col 2,12-14; Lc 11,1-13

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:“Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”».Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.  Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

…È MEDITATAE' l'esempio di Gesù che fa nascere nei discepoli il desiderio di pregare. Facendo scaturire la preghiera del discepolo dall'esempio di Gesù, Luca vuole ricordarci che la nostra preghiera deve assomigliare alla sua.L'invocazione «Padre» - priva di ogni altro aggettivo - è tipica sulle labbra di Gesù: esprime la sua filiazione. Il discepolo deve pregare in unione a Cristo, in qualità di figlio. Sta in questo rapporto

l'originalità cristiana. Nella prima invocazione «Sia santificato il tuo nome» il verbo è al passivo: secondo l'uso ebraico ciò significa che il protagonista è Dio, non l'uomo. La preghiera è semplicemente un atteggiamento che fa spazio all'azione di Dio. L'espressione «santificare il nome» non significa un generico riconoscimento di Dio, né semplicemente una lode, bensì un permettere a Dio di svelare, nella

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storia di salvezza e nella vita della comunità, il suo volto. Il discepolo prega perché la comunità diventi un involucro trasparente che lascia trasparire la presenza di Dio. Per capire l'espressione «venga il tuo Regno» bisogna rifarsi a tutta la predicazione di Gesù, incentrata appunto sull'annuncio del Regno. Il discepolo attende il Regno come un dono, e insieme chiede il coraggio di costruirlo. «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Il verbo («dacci») è all'imperativo presente e indica un'azione ripetuta, giorno per giorno, come è appunto sottolineato dalla precisazione che si tratta del pane quotidiano, sufficiente per un giorno. Da notare in questa domanda la sobrietà (il pane sufficiente) e la fraternità (il nostro pane, al plurale). La quarta domanda chiede il perdono dei peccati. Ma il modo concreto di mostrare che il perdono di Dio l'abbiamo accolto è di perdonare a nostra volta ai fratelli. «Non ci indurre in tentazione»: è interessante chiederci quali siano le tentazioni. Nell'uso di Luca la parola tentazione si applica a quelle di Gesù nel deserto che sono il tipo delle tentazioni della comunità. E cioè: svolgere il proprio

compito secondo la Parola di Dio (e quindi in una prospettiva di servizio e accettando la debolezza della Croce) oppure cercando sicurezza nella potenza degli uomini.Luca però pensa anche alle tentazioni che la comunità credente incontrerà nel tempo della passione e della persecuzione, del dubbio e del turbamento. Gesù ha pregato perché i discepoli non abbiano a soccombere in tali situazioni. Infine, le tentazioni ordinarie delle prove quotidiane che, giorno dopo giorno, rischiano di indebolire la fede. Il discepolo chiede umilmente di essere aiutato. Non chiede di essere esente dalla tentazione, ma di essere aiutato a superarla.------------------------------------------Domandiamo che il nome di Dio sia santificato in noi dalla nostra vita. Infatti, se viviamo con rettitudine, il nome di Dio è benedetto; ma se viviamo nella disonestà, il nome di Dio è bestemmiato, secondo quanto dice l’apostolo: “Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani. Noi, dunque, preghiamo per meritare di essere santi come è santo il nome del nostro Dio.

Pietro Crisologo

…È PREGATARivelaci, o Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo, nostro fratello e salvatore e donaci il tuo Spirito, perché, invocandoti con fiducia e perseveranza, come egli ci ha insegnato, cresciamo nell’esperienza del tuo amore. 

…MI IMPEGNA

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 Una storia di amicizia svela il segreto della preghiera. La parabola mette in scena tre amici: l'amico povero, l'amico del pane e il viaggia-tore inatteso, carico di fame e di stanchezze, che rimane sullo sfondo ma è in realtà una figura di primo piano: rappresenta tutti coloro che bussano alla mia porta, che senza essere attesi sono venuti, che mi hanno chiesto pane e conforto. A Gesù sta a cuore la causa dell'uomo oltre a quella di Dio: non vuole che la preghiera diventi un dialogo chiuso, ma che faccia circolare l'amore (i tre pani) nel corpo del mondo. (Ermes Ronchi)Lunedì, 29 luglio 2013

Santa Marta - Sorella di Maria, corse incontro a Gesù quando venne per risuscitare il fratello Lazzaro e professò la sua fede nel Cristo Signore: «Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». Accolse con premura nella sua casa di Betania il divino Maestro, che la esortò a unire al servizio di ospitalità l’ascolto della sua parola

Liturgia della Parola1Gv 4,7-16; Sal 33; Gv 11,19-27

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.  Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta

…È MEDITATA Leggiamo nella Liturgia della parola il noto episodio di Maria e Marta, le sorelle di Lazzaro che frequentemente accoglievano nella loro casa di Betania Gesù e si suoi discepoli. Le due sorelle, in due modi diversi accolgono lo stesso Gesù. L’una è preoccupata a pulire la casa e rendere accogliente l’ambiente che deve essere degno di ricevere Gesù. Maria invece è interessata ad accogliere la Parola

stessa di Gesù in un atteggiamento raccolto da sua discepola. Marta ci viene descritta come la solerte e generosa donna di casa che da brava cuoca, alla vista degli ospiti, dopo il doveroso saluto, si mette subito all'opera per preparare agli illustri ospiti, ma soprattutto a Gesù, un pranzo buono e ben cucinato. Con quelle affettuose premure Marta vuole dimostrare tutto il suo amore per il Signore. Maria ha corde diverse dalla

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sorella: è la donna che si bea di parole e ha bisogno di riempire i suoi occhi e il suo cuore dei tratti del volto di Gesù. È una mistica, diremmo oggi. La due sorelle nel corso della storia hanno avuto una schiera innumerevoli di seguaci. Un esempio di accoglienza in tante famiglie e in tante case per portare a tutti il messaggio essenziale della santificazione: preghiera, carità, laboriosità.I due atteggiamenti non devono essere contrapposti, anzi possiamo unirli in un’unica esigenza per chi si accinge a partecipare alla Santa Messa. Per accogliere degnamente Gesù, nella forma Eucaristica dobbiamo prima purificare il nostro cuore. La Chiesa ci suggerisce come diventare degni di partecipare al banchetto eucaristico e richiede, quando necessario, la confessione sacramentale. In questo imitiamo Marta che pulisce la casa. E’ anche importante il nostro atteggiamento che favorisca l’unione intima con Gesù. In

questo, invece imitiamo Maria che si è scelta la parte migliore. ------------------------------------------Non fa impressione vedere un umanissimo Gesù che necessita di ascolto? Del calore dell'amicizia? Di un piatto caldo e due risate alla fine di una giornata pesante? Marta è la classica donna che passa il suo tempo a spadellare, tutta presa da mille attività. Quante ne conosco, di persone come lei! Bravissima gente che organizza feste di beneficenza e tiene aperto il bar dell'Oratorio, che stenta a raccogliersi in silenzio, ma che sa benissimo sbrogliare una situazione organizzativa... Marta è la patrona delle persone attive e generose, che mandano avanti le tante attività delle nostre parrocchie e, in Marta, hanno un valido aiuto!

…È PREGATADio onnipotente ed eterno, il tuo Figlio fu accolto come ospite a Betania nella casa di santa Marta, concedi anche a noi di esser pronti a servire Gesù nei fratelli, perché al termine della vita siamo accolti nella tua dimora. 

…MI IMPEGNAIn mezzo alle attività, per importanti che siano, ritagliamoci un tempo per pregare. Anche se sono tempi brevi, che siano profondi per “tagliare” l’attivismo che molte volte può inondare la nostra vita. Sentiamo dentro il nostro cuore le parole di Gesù che continuamente ripete: Il Maestro è qui e ti chiama… Pronunciamola soavemente con le labbra per incontrare Colui che ci cerca e ci chiama per nome.

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Martedì, 30 luglio 2013Liturgia della Parola

Es 33,7-11; 34,5b-9.28; Sal 102; Mt 13,36-43LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

…È MEDITATA

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I discepoli, tornati a casa, chiedono a Gesù la spiegazione della parabola della zizzania. C'è un momento di intimità tra Gesù e i discepoli nel quale è più facile chiedere e confidarsi. Possiamo somigliare questi momenti a quelli che ogni comunità vive quando si raccoglie nella preghiera comune. Gesù è presente là dove si trovano due o tre riuniti nel suo nome. L'ascolto in comune della Parola di Dio ha un valore e una grazia tutta particolare, data appunto da questa presenza che Gesù ha assicurato. C'è pertanto una responsabilità particolare sia di chi guida la preghiera sia di chi ascolta: si realizza questa scena evangelica. Gesù, radunati i discepoli, spiega loro la parabola quasi parola per parola, immagine per immagine, perché nulla resti oscuro del Vangelo. Il seme buono e la zizzania crescono assieme, dice Gesù. Non ci sono campi separati, come in una divisione manichea, da una parte i buoni e dall'altra i cattivi. La zizzania è presente sia in ogni parte del mondo che nel cuore di ogni credente, come anche nella stessa comunità dei discepoli. Il bene e il male abitano in ciascun popolo, in ciascuna cultura, in

ciascun cuore. Gesù poi si sposta al momento del giudizio. E mentre nel corso della vita c'è il momento della pazienza, al termine c'è quello della separazione. È meglio cambiare con pazienza la zizzania in seme buono lungo la vita, perché al termine arriverà inesorabile il fuoco.---------------------------------------------------Come il contadino, allorché intraprenda a lavorare la terra, deve recare con sé gli strumenti e indossare gli abiti adatti allo scopo, così Cristo, re celeste e autentico agricoltore, nell'accostarsi all'umanità isterilita dal peccato, si rivestì di un corpo e si munì, a mo' di strumento, d'una croce. Si diede a dissodare, così, l'anima incolta, strappando da essa le spine e i triboli delle maligne ispirazioni, estirpando la zizzania del peccato e bruciando, con il proprio fuoco, tutto il fieno dei peccati. Dopo averla così lavorata con il legno della croce, vi piantò lo splendido giardino dello Spirito, perché producesse a Dio, come al suo Signore, ogni sorta di dolcissimi e graditissimi frutti.

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…È PREGATAO Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. 

…MI IMPEGNACercherò di combattere le piccole tentazioni quotidiane che possono distogliermi da Dio ed allontanarmi da Lui.

Mercoledì, 31 luglio 2013Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote

Il grande protagonista della Riforma cattolica nel XVI secolo, nacque ad Azpeitia, un paese basco, nel 1491. Era avviato alla vita del cavaliere, la conversione avvenne durante una convalescenza, quando si trovò a leggere dei libri cristiani. All'abbazia benedettina di Monserrat fece una

confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi e fece voto di castità perpetua. Nella cittadina di Manresa per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che vivendo presso il fiume Cardoner decise di fondare una Compagnia di consacrati. Da solo in una grotta prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che successivamente rielaborate formarono i celebri Esercizi Spirituali. L'attività dei Preti pellegrini, quelli che in seguito saranno i Gesuiti, si sviluppa un po'in tutto il mondo. Il 27 settembre 1540 papa Paolo III approvò la Compagnia di Gesù. Il 31 luglio 1556 Ignazio di Loyola morì. Fu proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.

Liturgia della ParolaEs 34,29-35; Sal 98; Mt 13,44-46

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle

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preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

…È MEDITATAIl Vangelo che ci è stato annunciato è un pressante invito ad accogliere il mistero del regno dei cieli. Le due parabole sottolineano la decisione del contadino e del mercante di vendere ogni cosa per puntare tutto sul tesoro che hanno scoperto. Nel primo caso si tratta di un contadino che casualmente lo trova nel campo dove sta lavorando. Non essendo di sua proprietà deve acquistarlo se vuole entrare in possesso del tesoro. Di qui la decisione di rischiare tutti i suoi averi per non perdere l'occasione davvero eccezionale. Il protagonista della seconda parabola è un ricco trafficante di preziosi che da esperto conoscitore ha individuato nel bazar una perla di raro valore. Anche lui decide di puntare tutto su quella perla, al punto da vendere tutte le altre. Di fronte a queste scoperte, per ambedue inaspettate, la scelta è chiara e decisa. Certamente si tratta di vendere tutto quello che si possiede, ma l'acquisto è impareggiabile. Si chiede un "sacrificio", come ad esempio suggerisce il Vangelo nell'episodio del giovane ricco, ma il guadagno è enormemente superiore. Il "Regno dei cieli" vale questo sacrificio. Del resto quante altre volte siamo pronti a vendere tutto, anche l'anima, pur di possedere quello che ci interessa! Il problema è se davvero ci interessa il Signore e la sua amicizia, e se riusciamo a comprendere la gioia e la pienezza

di vita che ci viene "inaspettatamente" presentata, come fu per quel contadino e per quel mercante.------------------------------------------La grazia a buon mercato è grazia senza sequela, grazia senza croce, grazia senza Gesù Cristo vivo, incarnato. Grazia a caro prezzo è il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale l'uomo va a vendere con gioia tutto ciò che aveva; la pietra preziosa, per il cui valore il mercante dà tutti i suoi beni; la signoria regale di Cristo, per amore del quale l'uomo strappa da sé l'occhio che lo scandalizza; la chiamata di Gesù Cristo, per cui il discepolo abbandona le reti e si pone alla sua sequela. Grazia a caro prezzo è il vangelo, che si deve sempre di nuovo cercare, il dono per cui si deve sempre di nuovo pregare, la porta a cui si deve sempre di nuovo bussare. È a caro prezzo, perché chiama alla sequela; è grazia, perché chiama alla sequela di Gesù Cristo; è a caro prezzo, perché costa all'uomo il prezzo della vita, è grazia, perché proprio in tal modo gli dona la vita; è a caro prezzo, perché condanna il peccato, è grazia, perché giustifica il peccatore. 

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D. BONHOEFFER

…È PREGATAO Dio, che a gloria del tuo nome hai suscitato nella Chiesa sant’Ignazio di Loyola, concedi anche a noi, con il suo aiuto e il suo esempio, di combattere la buona battaglia del Vangelo, per ricevere in cielo la corona dei santi.

 …MI IMPEGNAGesù è per me il vero tesoro, la vera perla preziosa?

Giovedì, 1 agosto 2013Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa - Alfonso (Napoli 1696 – Nocera de’ Pagani, Salerno, 1 agosto 1787), già avvocato del foro di Napoli, lasciò la toga per la vita ecclesiastica. Vescovo di Sant’Agata dei Goti (1762-1775) e fondatore dei Redentoristi (1732), attese con grande zelo alle missioni al popolo, si dedicò ai poveri e ai malati, fu

maestro di scienze morali, che ispirò a criteri di prudenza pastorale, fondata sulla sincera ricerca oggettiva della verità, ma anche sensibile ai bisogni e alle situazioni delle coscienze. Compose scritti ascetici di vasta risonanza. Apostolo del culto all’Eucaristia e alla Vergine, guidò i fedeli alla meditazione dei novissimi, alla preghiera e alla vita sacramentale. 

1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioniLiturgia della Parola

Es 40,16-21.34-38; Sal 83; Mt 13,47-53LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e

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stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.…È MEDITATAGesù continua a parlare in parabole annunciando che è ormai vicino il momento in cui l'amore di Dio regnerà sulla vita degli uomini e sarà sconfitta la violenza del male. Tutto ciò, sebbene parta per iniziativa di Dio, non avviene però senza la partecipazione degli uomini. Gesù utilizza nella sua parabola l'immagine della rete. Il regno è largo, riguarda tutti gli uomini: è simile a una rete che raccoglie una gran quantità di pesci, buoni e cattivi. Gesù sembra suggerire ai discepoli: allargate il

cuore sino al limite massimo, per raccogliere quante più persone è possibile. E' necessaria la saggezza del padrone di casa che sa usare tutto, "cose nuove e cose antiche", per guadagnare gli uomini al Vangelo.------------------------------------------Saper discernere e amalgamare cose nuove e cose antiche fa parte di una sapienza che al cristiano non deve mancare!

…È PREGATASantissima Vergine Immacolata e madre mia Maria, a voi che siete la Madre del mio Signore, la regina del mondo, l’avvocata, la speranza, il rifugio dei peccatori, ricorro io che sono il più miserabile di tutti. Vi ringrazio di quante grazie mi avete fatte finora, specialmente di avermi liberato dall’inferno che tante volte ho meritato. Io vi amo, Signora amabilissima, e per l’amore che vi porto vi prometto di volervi sempre servire e di far quanto posso, affinché siate amata anche dagli altri. Io ripongo in voi tutte le mie speranze, tutta la mia salvezza; accettatemi per vostro servo ed accoglietemi sotto il vostro manto,ù o Madre di misericordia. E giacché siete così potente presso Dio,liberatemi da tutte le tentazioni; oppure ottenetemi la forza di vincerle sino alla morte. Non mi lasciate fintanto che non mi vedrete già salvo in cielo a benedirvi ed a cantare le vostre misericordie per tutta l’eternità. Amen. (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)

…MI IMPEGNAL’orazione inoltre è l’arma più necessaria per difenderci dai nemici: chi di questa non s’avvale è perduto: la preghiera è il principio, il

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progresso e il complemento di tutte le virtù. Sicché nelle tenebre, nelle miserie e nei pericoli, in cui ci troviamo non abbiamo in che altro fondare le nostre speranze, che in sollevare gli occhi a Dio e dalla sua misericordia impetrare colle preghiere la nostra salvezza. Ed infatti come potremmo noi resistere alle forze dei nostri nemici, ed osservare i divini precetti, specialmente dopo il peccato di Adamo, che ci ha resi così deboli ed infermi, se non avessimo il mezzo dell’orazione, per cui possiamo già dal Signore impetrare la luce e la forza bastante per osservarli? (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)

Venerdì, 2 agosto 2013San Pietro Giuliano Eymard, sacerdote - Nasce a La Mure d’Isère (diocesi di Grenoble) nel 1811. Dopo aver frequentato il seminario diocesano viene ordinato sacerdote nel 1834. Nel 1839 entra nella nascente congregazione dei Padri Maristi a Lione, dove ben presto diventa il principale collaboratore del fondatore, padre Colin. Il suo ministero lo porterà nel 1851 a vivere un’intensa esperienza spirituale di devozione al Santissimo Sacramento nel santuario lionese di

Fourvière. Deciso a coltivare la devozione all’Eucaristia, nel 1856 fonda la Congregazione del Santissimo Sacramento, che riceverà subito l’approvazione del vescovo diocesano e in seguito (1863) quella di papa Pio IX. Accanto all’adorazione del Santissimo i sacerdoti della crongregazione si occupano dei poveri dei quartieri periferici di Parigi e dei preti in difficoltà. Per questi religiosi anche nella formazione dei laici e nell’iniziazione degli adulti l’Eucaristia è sempre al centro della predicazione. Pietro Giuliano Eymard morirà nella terra natale nel 1868. Viene canonizzato nel 1962 e nel 1995 entra nel calendario romano come «Apostolo dell’Eucaristia»

Liturgia della ParolaLv 23,1.4-1115-16.27.34b-37; Sal 80; Mt 13,54-58

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.…È MEDITATA

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Gesù torna in "patria". Lo ammirano tutti, ma non lasciano che la sua parola giunga sino al loro cuore. E' ben conosciuto, sanno chi è, fa parte del loro gruppo, come può avere autorità sulla loro vita? Il problema non è ammirare Gesù ma accoglierlo come maestro e Signore della propria vita. I concittadini di Nazareth non vedono in lui il Figlio di Dio, colui che può salvarli. È la condizione nella quale possono cadere tutti coloro che pensano di conoscere già il Signore. Costoro pensano di non aver più bisogno di ascoltare il Vangelo, e tanto meno di dover cambiare la propria vita. E' la tentazione di tanti cristiani: sentirsi già, e per diritto di nascita, "concittadini" di Gesù. E così i credenti diventano come quegli abitanti di Nazareth. E Gesù può

ancora ripetere, amaramente: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". E triste è la conclusione dell'evangelista: "Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità". Matteo non dice: Gesù non volle; ma: non fece miracoli perché non c'era fede. Senza la fede, anche Dio è come bloccato.------------------------------------------Il Cristianesimo non è una teoria della verità o una interpretazione della vita. Esso è anche questo, ma non in questo consiste il suo nucleo essenziale. Questo è costituito da Gesù di Nazareth, dalla sua concreta esistenza, della sua opera, dal suo destino. Romano Guardini

…È PREGATAO Dio, che a San Pier Giuliano Eymard hai dato la grazia di un amore singolare per il mistero del Corpo e del Sangue del tuo Figlio, concedi, benigno, anche a noi di ricevere con abbondanza lo stesso nutrimento che egli attinse dal divino convito e fa’ che seguendo il suo esempio ti onoriamo con fedele servizio e ci prodighiamo con carità instancabile per il bene dei fratelli.

…MI IMPEGNACercherò di guardare gli altri senza pregiudizio, per vederli con gli occhi di Dio. Troverò il tempo per sostare un po' davanti al Tabernacolo in adorazione e in compagnia di Gesù Eucaristia.

Sabato, 3 agosto 2012Liturgia della Parola

Lv 25,1.8-17; Sal 66; Mt 14,1-12LA PAROLA DEL SIGNORE

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…È ASCOLTATAIn quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.…È MEDITATAIl tetrarca Erode fa parte della stessa dinastia della famiglia reale dei Vangeli dell'infanzia, ha paura che Gesù sia il Battista redivivo. Ancora una volta, l'Erode di turno ha paura di perdere il proprio potere. Il suo predecessore ebbe paura della notizia riferitagli dai Magi e confermata dalle Scritture. In effetti, la Parola di Dio non lascia mai le cose come sono, chiede a tutti un cambiamento nella propria vita, nei propri atteggiamenti, nei pensieri del proprio cuore. Erode, colpito dalla chiarezza della parola del profeta che lo rimproverava per la sua cattiva condotta, lo fece imprigionare per non sentire più la sua voce. E poi, su insistenza della figlia, lo fece uccidere. In effetti, basta davvero poco per eliminare la Parola di Dio, per allontanare dalla

vita il Vangelo. La morte del Battista era senza dubbio un preavviso per Gesù su quello che gli sarebbe accaduto se avesse continuato sulla via della profezia. Ma Gesù non si fermò, anche se questo lo avrebbe portato sino alla croce. E' la via della testimonianza sino alla fine. I milioni di martiri del Novecento sono un esempio di testimonianza evangelica che dobbiamo custodire con cura e con ammirazione.------------------------------------------Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere, ma vivacchiare. Pier Giorgio Frassati

…È PREGATA

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San Giovanni Battista Tu che ti sei lasciato uccidere pur di non tacere la verità, aiutaci ad essere coraggiosi testimoni della libertà e della giustizia in ogni momento e comportamento della nostra vita. 

…MI IMPEGNAPonendomi controcorrente rispetto alla logica del mondo cercherò di essere anch’io, nel mio ambiente di vita, con semplicità, ma con coerenza, profeta e testimone della verità e della nostra fede. 

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Jorge Mario Bergoglio – dalla LETTERA PER L’ANNO DELLA FEDE alla Diocesi di Buenos Aires

Attraversare la soglia della fede ci sfida a riscoprire che nonostante sembri che oggi a regnare sia la morte nelle sue varie forme e che la storia sia governata dalla legge del più forte o astuto, e l'odio e l'ambizione agiscano come

motori di tante lotte umane, siamo tuttavia assolutamente convinti che questa triste realtà possa e debba cambiare, proprio perché «se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?». Attraversare la soglia della fede implica non provare vergogna di avere un cuore di bambino che, credendo ancora all'impossibile, può vivere nella speranza: l'unica cosa capace di dar senso e trasformare la storia. È chiedere incessantemente, pregare senza sosta e adorare perché il nostro sguardo si trasfiguri. Attraversare la soglia della fede ci porta a implorare per ciascuno di noi «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», sperimentando così un modo nuovo di pensare, di comunicare, di guardarci, di rispettarci, di essere in famiglia, di prospettarci il futuro, di vivere l'amore e la vocazione. Attraversare la soglia della fede è agire, confidare nella forza dello Spirito presente nella Chiesa e che si manifesta anche nei segni dei tempi, è accompagnare il movimento costante della vita e della storia senza cadere nel disfattismo paralizzante del credere che ogni periodo passato fosse migliore; è urgenza per ripensare, ricreare, impastando la vita con il nuovo lievito «di sincerità e di verità». Attraversare la soglia della fede implica avere occhi capaci di stupirsi e un cuore non pigramente abituato, capaci di riconoscere che ogni volta che una donna dà alla luce un figlio continua a scommettere sulla vita e sul futuro, che quando ci prendiamo cura dell'innocenza dei bambini garantiamo la verità di un domani e quando ci occupiamo teneramente della vita donata di un anziano compiamo un atto di giustizia e accarezziamo le nostre radici. Attraversare la soglia della fede è il lavoro vissuto con dignità e

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vocazione di servizio, con l'abnegazione di colui che ricomincia tutte le volte senza mollare, come se tutto ciò che è già stato fatto fosse solo un passo nel cammino verso il regno, pienezza di vita. È l'attesa silenziosa dopo la semina quotidiana, è contemplare il frutto raccolto ringraziando il Signore perché è buono e chiedendo che non abbandoni l'opera delle sue mani. Attraversare la soglia della fede esige lottare per la libertà e la convivenza anche se il contesto zoppica, nella certezza che il Signore ci chiede di praticare la giustizia, amare la bontà e camminare umilmente con il nostro Dio. Attraversare la soglia della fede comporta la conversione permanente dei nostri atteggiamenti, dei modi e dei toni con cui viviamo, riformulare e non rattoppare o riverniciare, dare la forma nuova che Gesù Cristo imprime a quello che è toccato dalla sua mano e dal suo vangelo di vita, spronare a fare qualcosa di inedito per la società e per la Chiesa, perché «se uno è in Cristo, è una nuova creatura». Attraversare la soglia della fede ci porta a perdonare e saper strappare un sorriso, è avvicinarsi a tutti quelli che vivono nelle periferie esistenziali chiamandoli per nome, è prendersi cura delle fragilità dei più deboli e sorreggere le loro ginocchia vacillanti con la certezza che tutto ciò che facciamo per il più piccolo dei nostri fratelli lo facciamo a Gesù. Attraversare la soglia della fede implica celebrare la vita, lasciarci trasformare perché siamo diventati uno in Cristo alla mensa eucaristica celebrata nella comunità, e quindi impegnarci con le mani e con il cuore a lavorare per il grande progetto del Regno: tutto il resto ci sarà dato in aggiunta. Attraversare la soglia della fede è vivere una Chiesa dalle porte aperte non soltanto per ricevere ma fondamentalmente per uscire e riempire con il Vangelo le strade e la vita degli uomini del nostro tempo. Attraversare la soglia della fede implica sentirci confermati nella missione di essere una Chiesa che vive, prega e lavora in chiave missionaria. Attraversare la soglia della fede è, in definitiva, accettare la novità della vita del Risorto nella nostra povera carne per renderla segno della vita nuova.

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Sii presente, o Signore, nel cuore di ciascuno di noi.Sii tu l'ospite più desiderato e amato,il compagno, l'amico, il confidente impareggiabilecon cui condividere ogni pena e ogni gioia,il bene sommo e il senso vero della nostra vita,la meta d'ogni nostra più ardita aspirazione,la corona d'ogni nostra fatica nel difficile cammino della vita.

Sii presente, o Signore,in ogni nostra famiglia e nelle sue quotidiane vicende,là dove la comunione delle persone conosce successi e crisi,riprese e incrinature o fallimenti, dove una nuova vita sboccia e fiorisce,dove i ragazzi e i giovani sperimentano entusiasmo e delusione,sete di grandezza e vuoto di ideali, disagio sociale e disperazione,dove l'anziano rimane solo o dimenticato,dove il dolore e l'angoscia sembrano prendere stabile dimora.

Sii presente, o Signore, nella nostra Città,perché diventi sempre più una città aperta e accogliente,

solidale e generosa con le persone più povere ed emarginate;perché affronti i suoi gravi problemi

di lavoro e di sviluppo con vera saggezza, con coraggiosa lungimiranza,nel segno del dialogo franco e costruttivo

e della convergenza e concordia delle forze,puntando energicamente al bene comune, al bene di tutti e di ciascuno.

Sii presente, o Signore, nel mondo intero.Sii presente e ascolta il grido immenso e disperato

di tanti popoli poveri che continuano ad essere colpitidalla fame e dalla malattia, dalla violenza e dalla guerra,

dalla miseria economica e morale,dalla mancanza di istruzione e di libertà,

in una parola, calpestati nei loro fondamentali diritti umanie umiliati e rifiutati dalla ricchezza e dalla potenza

degli Epuloni della storia. Sii presente e fa fiorire un mondo nuovo,

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un mondo che sia un'unica grande famiglia.CARD. DIONIGI TETTAMANZI