Stanziale ecologia enciclica

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Pasquale Stanziale Per una critica della ragione ecologica Materiali introduttivi all’Enciclica LAUDATO SI’ di papa Francesco 1

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Pasquale Stanziale

Per una critica della ragione ecologica

Materiali introduttivi all’Enciclica LAUDATO SI’di papa Francesco

Officine Kulturali AurunkeEBook 2015

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Per una critica della ragione ecologica© by Pasquale Stanziale 2015

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“Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” (160). Questa domanda è al centro di LAUDATO SI’, la nuova Enciclica sulla cura della casa comune di Papa Francesco. “Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. Se non pulsa in esse questa domanda di fondo, non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti. Ma se questa domanda viene posta con coraggio, ci conduce inesorabilmente ad altri interrogativi molto diretti: a che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi? Pertanto, non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra.” (160)

L'Enciclica prende il nome dall'invocazione di San Francesco, “Lode a te, il mio Signore”, nel suo Cantico delle Creature. Ci ricorda che la terra, la nostra casa comune “è anche come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, è come una bella madre che ci accoglie tra le braccia“ (1). La gente ha dimenticato che “noi stessi siamo polvere della terra (cfr. Gn 2, 7); “il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora” (2). Ora questa terra, maltrattata e abusata si

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lamenta ed i suoi gemiti si uniscono a tutti quelli che sono abbandonati nel mondo. Papa Francesco ci invita ad ascoltare questi lamenti, sollecitando ciascuno - individui, famiglie, comunità locali, nazioni e la comunità internazionale - ad una “conversione ecologica” secondo l'espressione di San Giovanni Paolo II. Siamo invitati a “cambiare direzione” assumendoci la responsabilità del compito della cura per la nostra casa comune.

Fortunatamente Papa Francesco riconosce che “Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta” (19). Un raggio di speranza attraversa l'intera enciclica dandoci un messaggio chiaro: “ l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente. Essendo stato creato per amare, in mezzo ai suoi limiti germogliano inevitabilmente gesti di generosità, solidarietà e cura” (13). “Gli uomini e le donne sono ancora capaci di intervenire positivamente" (58). “Eppure, non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, di là da qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto. Sono capaci di guardare a se stessi con onestà, di far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera libertà “ (205). Papa Francesco certamente si rivolge ai fedeli cattolici, citando San Giovanni Paolo II: “ i cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede” (64). Papa Francesco propone il dialogo con tutti gli uomini nell’interesse della nostra casa comune (3). Il dialogo è presente in tutto il testo e, nel cap. 5, diventa lo strumento per affrontare e risolvere i problemi.

Fin dall'inizio, il Papa Francesco ricorda che “altre Chiese e comunità cristiane e altre religioni hanno anche espresso profonda

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preoccupazione e hanno offerto riflessioni preziose” sul tema dell'ecologia (7) a cominciare da quello dell’”amato Patriarca Ecumenico Bartolomeo” (7), ampiamente citato ai punti 8 e 9.

In diversi punti, il Papa ringrazia i protagonisti di questo sforzo - individui o associazioni e istituzioni. Egli riconosce che “le riflessioni di numerosi scienziati, filosofi, teologi e gruppi civici, tutti i [...] hanno arricchito il pensiero della Chiesa su queste questioni “ (7). Egli invita tutti a riconoscere “i ricchi contributi che le religioni possono dare verso un'ecologia integrale e il pieno sviluppo della umanità” (62).

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L'itinerario dell'Enciclica è tracciato in 246 tesi –o paragrafi- (in uno stile quasi situazionista) ed è diviso in sei capitoli. Essa inizia presentando la situazione attuale in base alle migliori conoscenze scientifiche disponibili oggi (cap. 1), seguita da una revisione della Bibbia e della tradizione giudaico-cristiana (cap. 2). La radice dei problemi della tecnocrazia e un eccessivo egocentrismo dell'essere umano sono analizzati nel cap. 3. L’Enciclica allora propone (Cap.4) una “ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali” (137), indissolubilmente legata alla questione ambientale. In questa prospettiva Papa Francesco propone (cap. 5) di avviare un dialogo onesto a tutti i livelli della vita sociale, economica e politica per attivare processi decisionali trasparenti, ricordando che nessun progetto può essere efficace se non è animato da una ferma e responsabile coscienza (cap. 6). Papa Francesco afferma che le idee servono per aiutare la crescita in questa direzione dal punto di vista educativo, ecclesiale, politico e teologico-spirituale

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Diversi i temi principali che animano il testo e che sono affrontati da una varietà di differenti prospettive:

- il rapporto intimo tra i poveri e la fragilità del pianeta,

- la convinzione che ogni cosa nel mondo è connessa,

- la critica di nuovi paradigmi e forme di energia derivate dalla tecnologia,

- la chiamata a cercare altri modi di intendere l'economia e il progresso,

- il giusto valore di ogni creatura,

- il senso umano dell’ecologia,

- la necessità di un dibattito schietto e onesto,

- la grave responsabilità della politica internazionale e locale,

- un nuovo stile di vita (16).

Capitolo 1 – Quello che sta succedendo alla nostra casa comune

Il primo capitolo presenta le più recenti scoperte scientifiche in materia di ambiente come un modo per ascoltare il grido del creato, “Facciamo un percorso, che sarà certamente incompleto, attraverso quelle questioni che oggi ci provocano inquietudine e che ormai non possiamo più nascondere sotto il tappeto. L’obiettivo non è di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare” (19). Esso si occupa quindi dei “diversi aspetti della presente crisi ecologica” (15). L'inquinamento e il cambiamento climatico: “i cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni

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ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Il cambiamento climatico è un problema globale, con gravi conseguenze, ambientali, sociali, economiche, politiche e per la distribuzione di merci; rappresenta uno dei principali sfide dell'umanità nel nostro tempo “(25). Se "il clima è un bene comune, appartenente a tutti ed è per tutti "(23), il maggior impatto di questo cambiamento ricade sui più poveri, ma" molti di coloro che possiedono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi “(26). Allo stesso tempo, “ La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile”(25).

Il tema dell'acqua: il Papa afferma chiaramente che “l'accesso all'acqua potabile sicura è un fondamentale e diritto umano universale, poiché è essenziale per la sopravvivenza umana e, come tale, è una condizione per l’esercizio di altri diritti umani”. Privare i poveri di accesso all'acqua significa negare “il diritto a una vita coerente con la loro dignità inalienabile” (30).

Perdita di biodiversità: “ ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre” (33). Esse non sono solo una qualsiasi "risorsa" sfruttabile, ma hanno un valore in sé e per sé.

In questa prospettiva “dobbiamo essere grati per i lodevoli sforzi compiuti da scienziati e ingegneri dedicati alla ricerca di soluzioni ai problemi di origine umana ", ma quando l'intervento umano è al servizio della finanza e del consumismo, "in realtà fa sì che la nostra terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia "(34).

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Declino della qualità della vita umana e divisione della società: tra un’etica delle relazioni internazionali, l'enciclica indica come ciò porti ad “un vero e proprio ‘debito ecologico’” (51), che esiste nel mondo, soprattutto nel Nord rispetto al Sud. Di fronte al cambiamento climatico ci sono “responsabilità differenziate” (52), e quella dei paesi sviluppati è maggiore. Consapevole delle differenze profonde Papa Francesco si mostra profondamente colpito dalle “risposte deboli” di fronte al dramma che affligge tanti popoli e popolazioni.

Anche se gli esempi positivi non mancano (58) una cultura adeguata manca (53) come la volontà di cambiare stile di vita, il modo di produzione e il consumo (59), ma per fortuna si stanno compiendo sforzi “per stabilire un quadro giuridico che può fissare limiti chiari e garantire la protezione degli ecosistemi“ (53).

Capitolo Due – Il Vangelo della Creazione

Per affrontare le problematiche descritte nel capitolo precedente, Papa Francesco sceglie vari riferimenti biblici, offrendo una visione completa che viene dalla tradizione giudaico-cristiana e articola la “Enorme responsabilità” (90) del genere umano rispetto alla creazione, l'intima connessione tra tutte le creature e il fatto che “l'ambiente naturale è un bene collettivo, patrimonio di tutta l'umanità e la responsabilità è di tutti” (95).

Nella Bibbia, “il Dio che libera e salva è lo stesso Dio che ha creato l'universo,e questi due modi di agire divini sono intimamente e inseparabilmente connessi” (73). La storia della creazione è centrale per riflettere sul rapporto tra gli esseri umani e le altre creature e su come il peccato incida sull'equilibrio di tutta la creazione nella sua interezza: “i racconti sulla creazione, nella genesi, suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali e strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra.

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Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori ma anche dentro di noi. Questa rottura è il peccato“ (66).

Per questo, anche se “i cristiani hanno interpretato le Scritture in modo non corretto, oggi dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati a immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature” (67). Gli esseri umani hanno la responsabilità di “coltivare e custodire' il giardino del mondo (cfr Gen 2,15)” (67), sapendo che “la scopo ultimo delle altre creature, non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso una meta comune che è Dio“ (83).

In questa prospettiva, “ ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura ‘è contrario alla dignità umana’” (92). Tuttavia, “ non può essere autentico un sentimento d’intima comunione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani” (91). Ciò che serve è la consapevolezza di una comunione universale.

Capitolo tre - La radice umana della crisi ecologica

Questo capitolo fornisce un'analisi della situazione attuale, “in modo da considerare non solo i sintomi ma anche le sue cause profonde” (15), in un dialogo con la filosofia e le scienze umane.

Varie riflessioni sulla tecnologia sono presente in un focus iniziale del capitolo. Il grande contributo delle tecnologie per il miglioramento delle condizioni di vita è riconosciuto con gratitudine. Tuttavia è proprio la mentalità di dominazione tecnocratica che porta alla distruzione della natura e allo sfruttamento delle persone, soprattutto delle popolazioni più vulnerabili. “Il paradigma tecnocratico tende anche a dominano

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l'economia e la vita politica “(109), e si sottolinea che “di per sé il mercato non può garantire lo sviluppo umano integrale e l'inclusione sociale” (109). “La modernità è stata segnata da un antropocentrismo eccessivo” (116): gli esseri umani hanno la tendenza ad assumere una posizione autocentrata, focalizzata esclusivamente su se stessi e sulla propria alimentazione. Ciò si traduce in una logica “usa e getta” che giustifica ogni tipo di rifiuto, ambientale o umano, che tratta sia l'altro che la natura nell’ambito del banale e porta ad una miriade di forme di dominio. È questa mentalità che conduce allo sfruttamento dei bambini, all’abbandono degli anziani, costringendo gli altri in schiavitù, al traffico di esseri umani. Questa è anche la mentalità delle numerose mafie coinvolte nel traffico di droga e nel traffico di organi (123).

In questa luce, l'enciclica affronta due problemi cruciali del mondo contemporaneo. Soprattutto il lavoro: Papa Francesco sostiene che qualsiasi approccio ad una ecologia integrale, che per definizione non esclude esseri umani, deve tener conto del valore del lavoro (124), in quanto “ rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società” (128).

Il secondo problema riguarda i limiti del progresso scientifico, con chiaro riferimento agli OGM (132-136). Si tratta di una “questione ambientale complessa” (135). Anche se “in alcune regioni il loro uso ha portato ad una crescita economica che ha contribuito a risolvere i problemi, resta una numero di grosse difficoltà da non sottovalutare” (134), a partire dal fatto che “ in molte zone […] si constata una concentrazione di terre produttive nelle mani di pochi” (134). Papa Francesco pensa in particolare agli interessi dei piccoli produttori e dei lavoratori rurali, ma anche alla biodiversità, ed alla rete degli ecosistemi.

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Quindi “un ampio dibattito scientifico e sociale responsabile deve aver luogo, capace di esaminare tutti i dati disponibili e di chiamare le cose con il loro nome” a partire da “ linee di ricerca autonome ed interdisciplinari” (135).

Capitolo quattro – Un’ecologia integrale

Il cuore delle proposte dell’enciclica è l'ecologia integrale come un nuovo paradigma di riferimento, un ecologia “ che, nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa e le sue relazioni con la realtà che lo circonda” (15). Infatti, “la natura non può essere considerata come qualcosa di separato da noi stessi o come una mera cornice per la nostra vita” (139). Questo vale in tutti i campi: nell’economia, nella politica ed in culture diverse.

La prospettiva integrale mette anche l'ecologia delle istituzioni in gioco: “ se tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della umana vita. 'Ogni violazione della solidarietà e dell'amicizia civica danneggia l'ambiente' “(142).

Con molti esempi concreti, Papa Francesco articola il suo pensiero. Richiama il fatto che “l'analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall'analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con se stessa“ (141). “Non siamo di fronte a due crisi separate, una ambientale e le altre sociali, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale“ (139).

Papa Francesco afferma che “l’ecologia umana è inseparabile dalla nozione di bene comune” (156), ma ciò deve essere inteso in modo concreto: nel contesto attuale, in cui “ si riscontrano tante iniquità e

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sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali” (158). Sono necessarie scelte di solidarietà sulla base di “una opzione preferenziale per i più poveri tra i nostri fratelli e sorelle “(158). Questo è anche il modo migliore per lasciare un mondo sostenibile per le generazioni future, non solo per proclamare queste verità, ma anche impegnandosi a provvedere ai poveri di oggi. Benedetto XVI ha già scritto chiaramente che: “oltre alla solidarietà intergenerazionale, occorre reiterare l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà intragenerazionale“ (162).

L’ ecologia integrale coinvolge la vita di tutti i giorni. L'Enciclica dà particolare attenzione all’ambiente urbano. L'essere umano ha una grande capacità di adattamento ed "è ammirevole la creatività e la generosità di persone e gruppi che sono capaci di ribaltare i limiti dell’ambiente, modificando gli effetti avversi dei condizionamenti, e imparando a orientare la loro esistenza in mezzo al disordine e alla precarietà”(148). Tuttavia un grande miglioramento della qualità della umana è necessario- per quanto riguarda la vita nello spazio pubblico, gli alloggi, i trasporti, ecc - al fine di realizzare un autentico sviluppo (150-154).

Anche l'accettazione del nostro corpo, come dono di Dio, è fondamentale per accogliere e accettare il mondo come un dono del Padre e come casa comune, mentre, pensando che è possibile esercitare un potere assoluto sui nostri corpi, giungiamo ad una logica, spesso di potere assoluto, sulla creazione (155).

Capitolo cinque – Alcune linee di orientamento e di azione

Questo capitolo affronta la questione di ciò che possiamo e dobbiamo fare. Le analisi non sono sufficienti, sostiene Papa Francesco, abbiamo

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bisogno di proposte per il dialogo e l'azione che spetta fare a ognuno di noi singolarmente ciò anche nel campo della politica internazionale (15). Questo per aiutarci ad uscire dalla spirale di autodistruzione che attualmente ci sommerge (163). Per Papa Francesco è importante che proposte concrete non siano sviluppate in modo ideologico, superficiale o riduzionista. Per questo, il dialogo è essenziale dato che ci sono questioni ambientali in cui non è facile raggiungere un ampio consenso e la Chiesa non pretende di risolvere questioni scientifiche o sostituirsi alla politica. Ma vuole incoraggiare un dibattito onesto e aperto, in modo che gli interessi particolari o le ideologie non pregiudichino il bene comune (188).

Su questa base, Papa Francesco non ha paura di giudicare talune dinamiche internazionali severamente: “i vertici mondiali sull'ambiente negli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non hanno raggiunto accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci” (166). E si chiede: “perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario per farlo?” (57). Invece, ciò che è necessario, come i Papi hanno ripetuto più volte iniziando dalla Pacem in terris, sono forme e strumenti adatti ad una rinnovata governance mondiale (175): “in definitiva , abbiamo bisogno di un accordo sui regimi di governance per l'intera gamma dei cosiddetti beni comuni globali” (174), visto che “’la protezione ambientale non può essere assicurata solo sulla base del calcolo finanziario di costi e benefici. L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi di mercato non sono in grado di difendere o di promuovere sul mercato adeguatamente’”(190) (Pont. Cons. Giust e Pace- Comp. Dottr. Soc. Chiesa).

In questo quinto capitolo, il Papa Francesco insiste sullo sviluppo di processi decisionali onesti e trasparenti, processi finalizzati a

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“discernere”, se le politiche e le iniziative di business porteranno ad un “autentico sviluppo integrale” (185). In particolare, uno studio adeguato di impatto ambientale, relativo a nuove iniziative e progetti imprenditoriali, richiede processi politici trasparenti che attivino un libero scambio di punti di vista. D'altra parte, le forme di corruzione, che nascondono gli effetti d’impatto ambientale di un determinato progetto in cambio di favori, di solito producono accordi speciosi che non riescono informare adeguatamente e non consentono la piena discussione (182).

L'appello più significativo è rivolto a coloro che detengono cariche politiche, chiamandoli ad evitare di rispondere ad “una logica efficientista ed immediatista dell’economia e della politica attuali”(181). In tal modo, questi politici potranno “nuovamente riconoscere la dignità che Dio gli ha dato come persona e lascerà, dopo il suo passaggio in questa storia, una testimonianza di generosa responsabilità” (181).

Capitolo sei - Educazione e spiritualità ecologica

Il capitolo finale invita tutti al cuore della conversione ecologica. Le radici della crisi culturale sono profonde, e non è facile rimodellare abitudini e comportamenti. Le motivazioni e un cammino educativo sono le sfide principali (15).

Tutti i settori educativi sono coinvolti: “ la scuola, la famiglia, i media, la catechesi ed altri” (213).

Il punto di partenza è “puntare a un nuovo stile di vita” (203-208), che apra anche alla possibilità di esercitare una pressione sana su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale (206).

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L'importanza dell'educazione ambientale deve essere affermata. Essa è in grado di influenzare le azioni e le abitudini quotidiane, la riduzione del consumo di acqua, la raccolta differenziata dei rifiuti e anche “lo spegnere le luci inutili” (211). “Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo” (230).

Come proposto nella Evangelii Gaudium: “la sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante” (223) ovvero “la felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così disponibili per le molteplici necessità che offre la vita” (223). Occorre quindi “ sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni gli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti”(229).

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Cinque questioni

1. Ambiente ed ecumenismo

Papa Francesco, citando sua Enciclica Centesimus Annus, scrive: “Ogni sforzo per proteggere e migliorare il nostro mondo comporta profondi cambiamenti stili di vita, di modelli di produzione e consumo, e delle strutture consolidate di potere che oggi reggono le società”. Allo stesso modo egli cita Papa Benedetto XVI, che così lontano dall’essere un reazionario, scrive che “eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell'economia mondiale e correggere i modelli di crescita si sono rivelati ciò che è necessario per garantire il rispetto dell'ambiente” (Caritas veritate).

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È interessante notare che, avendo citato i suoi predecessori, Papa Francesco dà ancora più rilievo agli scritti del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, che ha scritto: “distruggere la diversità biologica della creazione di Dio; degradare l'integrità della terra causando cambiamenti nel suo clima, mettendo a nudo la terra privandola delle sue foreste naturali o distruggere le sue zone umide; contaminare le acque della terra, la sua terra, la sua aria, e la sua vita: questi sono peccati.” Si nota, a questo punto, che non esiste alcun precedente documento papale che dedica tanta attenzione a un leader cristiano che non è un cattolico .Ciò è importante rilevarlo ricordando che su tutte le questioni Francesco pensa sempre in termini di relazioni ecumeniche.

2. San Francesco

Le riflessioni di Papa Francesco sul suo omonimo, San Francesco d'Assisi, sono toccanti e vanno al cuore del problema.

Egli ci mostra quanto sia inscindibile il legame tra la preoccupazione per la natura, la giustizia per i poveri, l'impegno per la società, e la pace interiore. Francesco ci aiuta a vedere come un'ecologia integrale richieda aperture verso categorie che trascendono il linguaggio della matematica e biologia, per portarci al cuore di ciò che significa essere umani.” Proprio come accade quando ci innamoriamo di una persona, Francesco guardava il sole, la luna gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutta la creazione, e predicava perfino ai fiori e ‘li invitava "a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione’ “ (11). La sua risposta al mondo intorno a lui era molto di più di apprezzamento intellettuale o calcolo economico, per Francesco ogni creatura era una sorella unita a lui da vincoli di affetto. È per questo che si sentì chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. Il suo discepolo San Bonaventura ci dice che, “da una riflessione sulla fonte

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primaria di tutte le cose, piena di pietà ancora più abbondante, che avrebbe chiamato le creature, non importa quanto piccola, con il nome di ‘fratello’ o ‘sorella’” (11).

Quello che segue in questa enciclica, il commento sulla scienza, l'analisi delle strutture socio-economiche, la richiesta di azione politica, tutto il flusso di queste intuizioni spirituali va visto nella relazione tra la persona umana come creatura, la creazione e il Creatore. Queste intuizioni portano il Santo Padre al suo appello urgente per la tutela dell'ambiente: “La sfida urgente per proteggere la nostra casa comune include una preoccupazione per riunire tutta la famiglia umana a cercare uno sviluppo sostenibile e solidale, perché sappiamo che le cose possono cambiare” (13). “ Molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale si sono rivelati inefficaci, non solo a causa della forte opposizione, ma anche a causa di una mancanza più generale di interesse. Atteggiamenti ostruzionistici, anche da parte dei credenti, possono variare dalla negazione del problema all'indifferenza, dimissioni disinvolte o cieca fiducia nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di un nuovo di una solidarietà universale” (14).

3. Scienza e ambiente

Il cuore del problema, che ha suscitato tante polemiche, almeno negli Stati Uniti, ovvero il rapporto tra scienza e ambiente, si trova nella tesi 23 ed è straordinariamente esplicito.Papa Francesco scrive che un consenso scientifico molto solido indica che attualmente stiamo assistendo ad un riscaldamento inquietante del sistema climatico. Negli ultimi decenni questo riscaldamento è stato accompagnato da un costante aumento del livello del mare e, a quanto pare, da un aumento degli eventi meteorologici estremi, anche se una causa scientificamente determinabile non può essere assegnata a ogni particolare fenomeno. L'umanità, quindi è chiamata a riconoscere la necessità di cambiamenti di stile di vita, di modi di produzione e di consumo, al fine di combattere questo riscaldamento o almeno le cause umane che producono o lo aggravano (23). Il problema è anche legato a un modello di sviluppo basato sull'utilizzo intensivo di combustibili

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fossili, che costituisce il cuore del sistema energetico mondiale. Un altro fattore determinante è stato un aumento dell’uso distruttivo del suolo, principalmente la deforestazione per scopi agricoli.

Queste considerazioni del papa certamente avranno un’eco particolare negli Stati Uniti in cui vi sono candidati politici legati ad industrie estrattive che sono restii ad accettare ciò che è, di fatto, conoscenza pressoché comune. La scienza non è mai davvero giunta a compimento e ne sapremo di più sul nostro ambiente tra dieci anni più di quanto sappiamo ora. Ma ora si sa abbastanza di questi problemi per intervenire.

Non sorprende poi che il Santo Padre rivolga una particolare attenzione alle conseguenze del cambiamento climatico globale sui poveri, parlando dei poveri che vivono in aree particolarmente colpite da fenomeni legati al riscaldamento ed ai loro mezzi di sussistenza e che dipendono in larga misura dalle riserve naturali e da servizi ecosistemici come l'agricoltura, la pesca e la silvicoltura. Essi non hanno altre attività finanziarie o risorse che possano consentire loro di adattarsi ai cambiamenti climatici o per affrontare le catastrofi naturali, e il loro accesso ai servizi sociali e della protezione è molto limitato (25).Per il Santo Padre è necessario che, a livello globale, si proceda verso lo studio e l’uso di energie rinnovabili senza attendere prima la fine di altre fonti energetiche. Il Santo Padre continua a prendere in considerazione altre questioni ambientali, come l'uso di acqua e la biodiversità, in modo simile basandosi sul consenso scientifico e spingendoci ad una vigilanza morale (27 e segg.).

4. LAUDATO SI '  ed Evangelii Gaudium 

La sezione sulla disuguaglianza globale sviluppa alcuni dei temi che Papa Francesco ha articolato in Evangelii Gaudium  ed applica al tema del degrado ambientale. 

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Papa Francesco scrive che le potenze economiche continuano a giustificare l'attuale sistema globale, dove le priorità sono la speculazione e la ricerca di lucro.A questo livello il deterioramento ed il degrado umano ed etico- ambientale sono strettamente legati. Molte persone negano di fare il male perché inconsapevoli e distratti rispetto a quanto sta accadendo. Di conseguenza, “tutto ciò che è fragile, come l'ambiente, è inerme davanti agli interessi di un mercato divinizzato, che diventa l'unica regola” (Ev. Gaud.) (56).Papa Francesco continua con un'analisi approfondita della moderna mentalità tecnologica e dei suoi limiti influenzato dalla teologia di Romano Guardini, che ha avuto un profondo effetto su Von Balthasar e Benedetto, e che è stato il teologo con cui doveva completare il suo dottorato.  Certo la teologia di Guardini si differenzia da quella di Von Balthasar su questo punto, ma la critica di fondo rimane la stessa: il moderno pensiero tecnologico tende a vedere le persone umane come merce, e questo rende impossibile relazioni umane autentiche e, nel contesto dell'ambiente, impedisce di vedere la creazione come un dono. Il Santo Padre ci chiama ad una profonda riflessione sull’ambito economico che produce l’esclusione dei poveri e il danneggiano dell'ambiente e non possiede, in se stesso, capacità di cambiamentoPiù avanti nel testo, Francesco riprende questo tema, scrivendo che la politica non deve essere assoggettata all'economia, né deve l'economia essere assoggetta ai dettami di un paradigma di efficientistico-tecnocratico. In vista del bene comune, vi è urgente bisogno di un dialogo tra politica ed economia posti a servizio della vita umana. Salvare le banche a tutti i costi, costringendo il pubblico a pagarne il prezzo, rinunciando a un fermo impegno per la revisione e per la riforma dell'intero sistema, serve solo a riaffermare il potere assoluto di un sistema finanziario, un potere che non ha futuro e non farà che dare origine a nuove crisi dopo un lento, costoso e solo apparente recupero. La crisi finanziaria del 2007-08 ha offerto l'opportunità di sviluppare una nuova economia, più attenta ai principi etici e nuovi modi di regolare pratiche finanziarie speculative e ricchezza virtuale. Ma la risposta alla crisi non ha portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a dominare il mondo (Cap. terzo).

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Francesco prosegue la sua critica della moderna mentalità tecnologica con una bella meditazione sul lavoro umano. Egli riflette sugli scritti dei suoi predecessori, ma il suo stile è accessibile e così evidentemente radicato nell'esperienza. Leggendo questa sezione (Cap. terzo) si comprende che questo papa davvero ha trascorso effettivamente del tempo con le persone che lavorano duramente per guadagnarsi il pane quotidiano. Egli scrive che aiutare i poveri finanziariamente deve essere sempre una soluzione provvisoria di fronte alle pressanti esigenze che emergono. L'obiettivo più ampio dovrebbe essere sempre quello di consentire ai poveri una vita dignitosa attraverso il lavoro. Tuttavia è da denunciare quell'orientamento dell'economia che ha favorito un tipo di progresso tecnologico in cui i costi di produzione vengono ridotti licenziando lavoratori o sostituendoli con le macchine

5.L’ ecologia integrale e la chiamata ad un nuovo stile di vita.

Tutti i timori che Papa Francesco non sia altro che un membro del Movimento Verde in tonaca sono smentiti dal suo concetto di ecologia integrale.  La sua etica non abbraccia solo i mercati e le ideologie politiche, ma anche movimenti e altre manifestazioni di diversa determinazione ideologica. Egli contrappone l'ideologia alla persona umana, fatta a immagine e somiglianza di Dio. I nostri stili di vita come consumatori ci hanno reso schiavi. I nostri desideri diventano bisogni.  La felicità si realizza falsamente quando si acquista un nuovo prodotto o un nuovo gadget.  La pubblicità produce un flusso costante di desideri indotti sulla nostra strada, sempre mettendo in evidenza ciò che è “nuovo”. Papa Francesco ci richiama al nostro senso cristiano per ciò che è veramente importante, non solo nella prossima vita, ma in questa vita. Lo fa continuamente nel suo pontificato e vive le beatitudini attraverso gesti semplici, richiamando l'attenzione sui poveri e sui disabili, e non su se stesso.Il suo appello per una conversione degli stili di vita non è nuova; papi precedenti hanno fatto lo stesso. Ma il messaggio arriva con maggior

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verità perché il suo linguaggio è senza pretese, accessibile, coerente con l'immagine che abbiamo di lui, che scende dalla papamobile per accarezzare un uomo che è deforme, lavando i piedi di un prigioniero, invitando il potere a ricordare che il primo sarà l'ultima nel Regno di Dio.Le chiamate dei papi precedenti per una conversione degli stili di vita sono andate inosservate ma il Papa oggi è pieno di speranza perché ritiene che non tutto è perduto. Gli esseri umani, mentre sono capaci del peggio, sono anche in grado di elevarsi sopra loro, scegliendo ancora una volta ciò che è buono per fare un nuovo inizio, nonostante la loro condizionamenti mentali e sociali.

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Francesco con la rivoluzionaria nuova enciclica chiede una “vasta rivoluzione culturale” per affrontare la crisi ambientale.

1)     La prospettiva spirituale è ora parte della discussione sull'ambiente .

Il maggior contributo di LAUDATO SI’ per il dialogo ambientale è una panoramica sistematica della crisi da un punto di vista religioso. Fino ad ora il dialogo ambientale è stato inquadrato soprattutto attraverso il linguaggio politico, scientifico ed economico. Con questa nuova enciclica, il linguaggio della fede entra nella discussione in modo chiaro, con decisione e sistematicamente. Questo non significa che Papa Francesco voglia imporre le sue convinzioni. “So bene”, dice, “che non tutti sono credenti” (62). Ciò nonostante, l'enciclica saldamente espone i motivi della discussione in una prospettiva spirituale ed invita a prendere in considerazione un punto di vista

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religioso, in particolare il fatto che bisogna comprendere che la creazione è un dono sacro e prezioso di Dio che deve essere accolto con gratitudine da uomini e donne. Ma il Papa spera anche di offrire una “ampia motivazione” per i cristiani e gli altri credenti. Questo non significa anche che altri papi non abbiano parlato della crisi e Francesco evidenzia gli insegnamenti dei suoi predecessori, in particolare di Giovanni Paolo II e di Benedetto XV. Ma il suo è un approccio spirituale e sistematico, si tratta di un documento innovativo che amplia il discorso invitando i credenti al dialogo ed a fornire nuove intuizioni per coloro che sono già coinvolti.

2)     I poveri e il clima.

L'effetto sproporzionato del cambiamento ambientale sui poveri e sul mondo in via di sviluppo è evidenziato in quasi ogni sezione dell'enciclica. Infatti fin dall'inizio il Papa afferma che il problema della povertà è uno dei temi centrali dell’enciclica, e fornisce esempi significativi degli effetti dei cambiamenti climatici, per cui “gli impatti peggiori” si hanno nei paesi in via di sviluppo. Questo non è semplicemente il risultato del potere dei ricchi che prendono decisioni non tenendo i poveri in considerazione, ma bisogna essere consapevoli che i poveri stessi hanno risorse finanziarie che non consentono loro di adattarsi ai cambiamenti climatici. Inoltre, le risorse naturali dei paesi poveri diventano il “carburante” dello sviluppo dei paesi più ricchi “al costo del proprio presente e del proprio futuro” (n 52). In tutta l'enciclica, troviamo appelli papali ai Vangeli, alla dottrina sociale cattolica ed agli scritti degli ultimi papi nella direzione di una critica rispetto all'esclusione di chiunque dai benefici dei beni del creato. Nelle decisioni in materia di ambiente e nell'uso delle risorse comuni della terra Francesco evidenzia ripetutamente un apprezzamento per l’”immensa dignità dei poveri” (158).

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3)     Meno è meglio

Papa Francesco prende di mira ciò che egli chiama la mentalità “tecnocratica”, per cui la tecnologia è vista come la “chiave principale” dell'esistenza umana (110). Il papa critica quel tipo di mentalità per cui ogni progresso tecnologico, scientifico o industriale è accettato senza prima considerare in che modo influirà sull'ambiente e “senza preoccupazione per il potenziale impatto negativo sugli esseri umani” (109). Questa non è il punto di vista di un luddista, il Papa ha modo di lodare i progressi tecnologici, ma come un credente che resiste all'idea che ogni incremento della tecnologia rappresenti sempre un bene per la terra e per l'umanità. L’enciclica considera che nelle società attuali vi sono forme di “estremo consumismo”, la terra viene spogliata e miliardi di persone si impoveriscono (203). Ecco che così bisogna accettare “una diminuzione della crescita in qualche parte del mondo, al fine di registrare una crescita sana” (193). In contrasto con la mentalità consumistica, la spiritualità cristiana offre una crescita contrassegnata dalla “moderazione e dalla capacità di essere felici con poco” (222). Si tratta dunque di una ridefinizione della nostra nozione di progresso.

4)     La dottrina sociale cattolica ora include l'insegnamento in materia di ambiente.

Contro coloro che sostengono che una enciclica papale sull'ambiente non ha alcuna autorità reale, Papa Francesco afferma esplicitamente che LAUDATO SI’ “si aggiunge al corpus della dottrina sociale della Chiesa” (15). Tra l'altro, un'enciclica è un tipo d’insegnamento che gode del più alto livello di autorità nella Chiesa, secondo solo ai Vangeli ed ai concili della chiesa, come il Concilio Vaticano II. Come tale, essa prosegue il tipo di riflessione sui problemi odierni che è cominciato con Leone XIII (Rerum novarum)  del 1891. Papa Francesco utilizza alcuni dei fondamenti tradizionali della Dottrina Sociale della Chiesa, in

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particolare l'idea di “bene comune”, per sviluppare i suoi concetti. In linea con le pratiche della dottrina sociale cattolica, il papa unisce la ricchezza della teologia della chiesa con le conclusioni degli esperti in una varietà di campi per riflettere sui problemi odierni. A tal fine, egli collega esplicitamente San Giovanni XXIII di Pacem in terris che ha affrontato la crisi di una guerra nucleare, con “Laudato SI”, che affronta questa nuova crisi, quella ecologica.

5)     La discussioni sull’ ecologia si colloca sul terreno biblico e nella tradizione della chiesa.

Saggiamente, Papa Francesco inizia l'enciclica non con una riflessione sulla Scrittura e sulla tradizione (i due pilastri della dottrina cattolica) con una visione d'insieme della crisi compreso le questioni relative all’acqua, alla biodiversità e così via. Solo nel secondo capitolo egli si occupa de “Il Vangelo della Creazione”, in cui conduce i lettori, passo dopo passo, attraverso la chiamata alla cura del creato come è trattata fin dal Libro della Genesi, in cui l'umanità è stato chiamata a prendersi cura della terra. Papa Francesco ripercorre il tema dell'amore per il creato sia attraverso l'Antico che attraverso il Nuovo Testamento. Ci ricorda, ad esempio, che Dio, in Gesù Cristo, è diventato non solo umano, ma è venuto a essere una parte del mondo naturale. Inoltre, Gesù stesso ha apprezzato il mondo naturale, come è evidente nei passi evangelici in cui si loda la creazione. Le intuizioni dei santi sono anche richiamate, soprattutto San Francesco d'Assisi, da intendersi come la polarità spirituale del documento

6) Tutto è collegato - tra cui l'economia .

Uno dei più grandi contributi di LAUDATO SI’ è che offre ciò che i teologi chiamano un approccio “sistematico” a un problema. In primo luogo, egli sostiene che “noi siamo parte della natura, in costante interazione con essa” (139). Ma le nostre decisioni, in particolare

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quelle sulla produzione e sul consumo, hanno un effetto inevitabile sull'ambiente. Papa Francesco connette la “concezione magica del mercato”, che favorisce il profitto rispetto all'impatto sui poveri, con gli abusi sull'ambiente (190). Inutile dire che una ricerca incurante del profitto, che mette da parte gli interessi degli emarginati, e la crisi ecologica che porta alla rovina del pianeta, sono collegati. All'inizio, il Papa prende come riferimento San Francesco d'Assisi, il quale mostra come siano “inseparabili il legame tra la preoccupazione per la natura, la giustizia per i poveri, l'impegno per la società e la pace interiore” (10). Lungi dall'offrire una condanna ingenua del capitalismo, Papa Francesco fornisce una critica intelligente dei limiti del mercato.

7) La ricerca scientifica sull'ambiente è da lodare.

Papa Francesco in questo documento ammette francamente che la Chiesa non ha “la presunzione di risolvere questioni scientifiche” (188). E mentre afferma chiaramente che ci sono varie tendenze nella scienza attuale, la sua enciclica accetta la “migliore ricerca scientifica oggi disponibile”, e si basa su di essa, piuttosto che entrare nel merito dei dibattiti specialistici (15). Parlando delle grandi foreste del Rio delle Amazzoni e del Congo,dei ghiacciai e delle falde acquifere, per esempio, dice semplicemente: “ sappiamo  quanto sia importante tutto ciò per la terra ...“ (38). Come le altre grandi encicliche sociali hanno analizzato questioni come il capitalismo, i sindacati e i salari equi, LAUDATO SI’attinge sia all'insegnamento della chiesa sia a studi contemporanei in altri campi, particolarmente in quello scientifico, ciò per aiutare i moderni a riflettere su tali questioni.

8) L'indifferenza e l'egoismo diffuso peggiorano i problemi ambientali.

Papa Francesco rivolge una forte critica ai i ricchi che ignorano il problema del cambiamento climatico, e in particolare il suo effetto sui poveri. “Molti di coloro che possiedono più risorse per lo più sembrano

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essere interessati a mascherare i problemi o a nascondere i loro sintomi ...” (26).  Spesso anche i decision-makers sono “ben lontani dai poveri “ fisicamente, senza alcun contatto reale con i loro fratelli e sorelle (90, 49). L’ egoismo porta anche alla dissoluzione del concetto di bene comune. Questo non riguarda solo le nazioni in via di sviluppo, ma anche i centri delle città dei nostri paesi più sviluppati in relazione a quella potrebbe essere definita un "ecologia urbana." Nel mondo di “LAUDATO SI’ non c'è spazio per egoismo o indifferenza. Non si può prendersi cura della natura “se il nostro cuore non ha tenerezza, compassione e preoccupazione per gli altri esseri umani” (91).

9) La conversione del cuore

In fondo, questo documento, rivolto ad “ogni persona sul pianeta” tratta di un invito a un nuovo modo di vedere le cose, una “rivoluzione culturale” (3, 114). Siamo di fronte a una crisi urgente, dato che, grazie alle nostre azioni, la terra ha cominciato ad essere ciò che, con un linguaggio vivido, Francesco chiama “un mucchio immenso di sporcizia” (21). Tuttavia, il documento è pieno di speranza, ci ricorda che Dio è con noi e che possiamo sforzarci individualmente e collettivamente a cambiare rotta. Siamo in grado di risvegliare i nostri cuori e andare verso una “conversione ecologica”, in cui si vede l'intima connessione tra Dio e tutti gli esseri, e più facilmente si può ascoltare il "grido della terra e il grido dei poveri" (49). 

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Concetti-chiave.

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"ecologia integrale"- Il cuore dell'insegnamento di Papa Francesco nell'enciclica è la sua affermazione che la crisi ambientale non riguarda solo l’inquinamento di terra, acqua e aria, ma include pericolosi atteggiamenti verso gli altri esseri umani e pratiche economiche rivolte all'ambiente. La sua soluzione è una “ecologia integrale”, un concetto che invita tutte le persone ad ampliare la loro attenzione e le loro preoccupazione per il loro comportamento quotidiano in relazione non solo rispetto all'ecologia ambientale standard, ma anche alla tutela di ogni vita umana: atti concreti di solidarietà con i poveri; condotta etica negli affari economici; una maggiore attenzione alla pianificazione urbana per facilitare i rapporti sociali e dare a tutte le persone la possibilità di un positivo contatto con la natura; la protezione del patrimonio culturale dei popoli in un'epoca in cui la saturazione dei media tende a cancellare le distinzioni.

"debito ecologico"- Il Papa scrive che i paesi più ricchi del mondo, hanno un eccezionale “debito ecologico” per i paesi più poveri del mondo e hanno l'obbligo morale di ripagarlo. In particolare tra il Nord e il Sud globale, sostiene Papa Francesco, c'è un debito “connesso con squilibri commerciali aventi effetti sull'ambiente, e vi è l'uso sproporzionato di risorse naturali da parte di alcuni paesi per lunghi periodi di tempo.” La ricchezza dei paesi più industrializzati del mondo, dice il Papa, viene in gran parte da profitti eccessivi tratti da pratiche come l'estrazione e la commercializzazione di risorse nei paesi in via di sviluppo, approfittando delle loro leggi di protezione ambientale deboli e di manodopera a basso costo.”

"ecologia superficiale"- Papa Francesco dice che in tempi di “crisi profonda” molte persone cercano di convincersi che ciò che sta accadendo intorno a loro non è poi così evidente o trasparente.” “Apparentemente, a parte alcuni segni evidenti di inquinamento e degrado, le cose non sembrano così gravi, e il pianeta potrebbe

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continuare ad essere inquinato per molto tempo”. Così viene giustificato ogni l'atteggiamento passivo che è molto faticoso giustificare. Ma, quel che è peggio agli occhi del Papa è che “tale evasività vale come una licenza per portare avanti i nostri stili di vita attuali comprendenti modelli di produzione e consumo: un atteggiamento, auto-distruttivo.”

"Vangelo della creazione"- Nell'enciclica, Papa Francesco riconosce che molte delle persone preoccupate per l'ambiente non sono religiose o, di fatto, sono anti-religiose . Il Papa invita quelle persone a impegnarsi in un dialogo con le persone di fede e quindi rivolge un intero capitolo ai cristiani su “il Vangelo della creazione”. La Bibbia, dice, assegna un posto speciale agli esseri umani in ordine di creazione, ma il loro ruolo è quello di custodi e non di padroni. “Noi non siamo Dio,” dice e chiede anche ai credenti di curare e salvaguardare i loro fratelli e le loro sorelle, in particolare i poveri e coloro che non possono difendersi. Li chiama a lavorare per la giustizia e per la pace e ciò a partire dalle forme più elementari di condivisione e di solidarietà. “Dal momento che Dio ha creato il mondo per tutti”, dice, “ogni approccio ecologico deve incorporare una prospettiva sociale che tenga conto della i diritti fondamentali dei poveri e dei diseredati. Per i cristiani, dice, l'incarnazione di Gesù aggiunge un'ulteriore prova del mondo creato per far parte della storia del disegno di salvezza di Dio.

"cultura ecologica"- Nell'enciclica, Papa Francesco dice che non è sufficiente l’impegno per alcune azioni importanti come il riciclaggio o addirittura realizzare accordi internazionali in materia di emissioni di anidride carbonica. Ciò che è necessario, dice, è tutta una “cultura ecologica”, che comporta “un peculiare modo di vedere le cose, un modo di pensare, politiche, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che insieme generano la resistenza all'assalto di il paradigma tecnocratico.”

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"consumismo compulsivo"- Al centro del disastro ecologico, Papa Francesco colloca un’idea diffusa che “porta la gente a credere di essere libera, purché abbiano la libertà di consumare”. Invece di essere liberi di trovare la bellezza nella natura e di lodare Dio per i doni che ha dato, le persone effettivamente hanno ceduto la loro libertà alle più grandi aziende del mondo ed agli individui più ricchi che, con successo, li convincono che le cose migliori della vita possono essere comprate. In effetti il consumo oltre ad essere alla radice di molti problemi sociali Papa Francesco scrive che il consumismo blocca anche il cuore dell'uomo e lo rende incapace di riconoscere i bisogni degli altri. Tuttavia, scrive, una corretta cultura del consumo offre alcuni vantaggi nel campo dell'ecologia. Comprare solo determinati prodotti e boicottandone altri può portare a “ cambiare il modo in cui operano le imprese, costringendole a prendere in considerazione l'impatto ambientale ed i loro modelli di produzione.”

6

Per una critica della ragione ecologica

6.1

Nel 1986 Bergoglio ha iniziato gli studi per il dottorato in Germania. Il focus della sua ricerca è stato il grande teologo del Novecento e critico culturale Romano Guardini, che aveva avuto un influenza-chiave, su molti teologi tra cui, Karl Rahner, Henri de Lubac e Joseph Ratzinger. Bergoglio quindi non ha mai finito il suo dottorato, ma la sua immersione negli scritti di Guardini decisamente forma il suo pensiero. 

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Si può dire che, in effetti, in ogni pagina dell’enciclica si avverte l'influenza di Romano Guardini e il suo approccio distintivo alla modernità. 

Per sintetizzare il pensiero di Guardini, si dovrebbe iniziare con una serie di saggi che ha scritto nel 1920, raccolti nel libro Lettere dal lago di Como. Come molti tedeschi (nonostante il suo nome molto italiano, Guardini era culturalmente tedesco), amava le vacanze in Italia e in particolare nella regione dei laghi intorno a Milano. Rimase incantato, naturalmente, dalla bellezza fisica della zona, ma ciò che lo ha incuriosito soprattutto è stato il modo in cui gli esseri umani, attraverso la loro architettura e l'arte, hanno interagito in modo non invasivo e rispettoso con la natura. La prima volta che è venuto nella regione, ha notato, per esempio, come le case lungo il Lago di Como imitare le linee e ritmi del paesaggio e di come le barche che solcavano il lago lo hanno fatto in risposta al gonfiore e caduta delle onde. Ma nel 1920, aveva cominciato a notare un cambiamento. Le case in costruzione non erano solo più grandi, ma più “aggressive,” si andava affermando un’architettura non in sincronia con l'ambiente circostante. In questi cambiamenti infelici, Guardini ha notato l'emergere di una diversa sensibilità moderna. Voleva dire che il pensiero di Francis Bacon nel XVI° secolo e quello di Cartesio nel XVII° secolo stavano arrivando ad influenzare notevolmente la mentalità degli uomini e delle donne del XX° secolo. Diversamente da Aristotele, che aveva detto che la conoscenza è una modalità di contemplazione, Bacone asseriva che la conoscenza è potere, e più precisamente è il potere di controllare l'ambiente naturale. Per questo ha insistito sul fatto che il discutibile compito dello scienziato è di studiare la natura in modo sistematico e induttivamente in modo che si potessero scoprire, in modo strumentalizzabile i suoi segreti. Pochi decenni dopo, Cartesio ha proseguito, anche se con modalità diverse sulla stessa strada. 

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Questa è il percorso che ha dato origine alle scienze moderne e alle tecnologie che ne conseguono, un percorso che, per Guardini, ha portato ad una profonda alienazione tra l'umanità e la natura. 

Il soggetto tipicamente moderno è diventato aggressivo e il mondo naturale semplicemente qualcosa per lui manipolare per i propri scopi. 

In tale ambito di valutazioni è possibile vedere ed individuare una versione inglese della prospettiva di Guardini, anche attraverso un'attenta lettura di C.S. Lewis, J.R.R. Tolkien sul rapporto tra capitalismo, l'umanità tecnocratica e una natura sempre più aggredita. Il riferimento è alle pagine di  Il Signore degli Anelli  che trattano la battaglia tra Saruman e gli Ent o alla sezione di  Il leone, la strega e l'armadio  in cui si descrive l'inverno permanente in cui Narnia era caduta. Tenendo conto di questa prospettiva guardiniana siamo in grado di leggere correttamente ultima enciclica del Papa. Qualunque sia la sua opinione sull’inquinamento globale, essa è situata all'interno del ben più grande contesto di una teologia della natura. Che la terra è diventato “colma di sporcizia”, che l'inquinamento influisce negativamente sulla salute di milioni di poveri, che viviamo in una cultura usa e getta, che immense popolazioni hanno poco accesso all'acqua pulita da bere acqua, che migliaia di specie animali sono destinate all’estinzione e che viviamo in alloggi che non hanno alcuna relazione organica con l’ambiente naturale: tutto questo parte dal soggetto cartesiano alienato e va considerato come una critica alla ragione ecologica quale si è venuta affermando storicamente con tutte le sue contraddizioni. 

Nello spirito di una nuova ragione ecologica Francesco vuole recuperare una sensibilità propriamente cosmologica, per cui l'essere umano e i suoi progetti sono in relazione integrata con il mondo che la

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circonda. Ciò che colpisce il Papa è l’evidenza del fatto che la natura che abbiamo cercato di dominare, per diversi secoli, si è ora trasformata in noi, come il mostro di Frankenstein. Come ha ammesso in una recente conferenza stampa “Dio perdona sempre; gli esseri umani a volte perdonano; ma quando la natura viene maltrattato, non c’è perdono.”

6.2

Ma altri richiami filosofici genera l’enciclica di Papa Francesco, richiami che definiscono uno sfondo carico di assunti critici che investono la ragione ecologica. Un riferimento imprescindibile, su tale piano è M. Heidegger.

La nostra epoca per M. Heidegger  (M. Heidegger, Essere e tempo, 1979) è caratterizzata dalla metafisica della  nietzschiana “volontà di potenza” che trova nella tecnica il  suo “compimento”.  Questa tecnica è destino ineluttabile (epocale)  dell'essere in cui l'uomo è "ente" oggetto di imposizione e di sfruttamento. Il compimento della metafisica, intesa come “progetto” che domina  tutte le manifestazioni di un'epoca,  av-viene  dunque   nel nostro tempo  marcando la civiltà occidentale  e rivelando il suo nichilismo di fondo nell'essersi allontanato dalla verità dell'essere.  L'uomo e l'essere si trovano così  ad essere coinvolti in una saturazione della metafisica che è qualcosa di più ampio che non una esaltazione macchinica, si tratta di sfruttare  tutte le risorse di quella ent-ità che è l'uomo  su uno scenario storico in cui il rapporto uomo/essere si definisce come “imposizione” (Gestell). Ma questa stessa tecnica, nella sua ineluttabilità e nella sua “essenza” costituisce anche un “destino di svelamento”: evento dell'essere, per cui la

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“techne” è sì qualcosa che si “impone” ma, costituisce pure nel suo intendersi come “poiesis” una apertura creativa e produttiva nel cammino verso la verità. L'apporto heideggeriano ci sembra abbastanza  produttivo e, a nostro avviso, esclude un certo radicalismo negativo che taluni sembrano attribuirgli.   È, comunque, da questa lettura heideggeriana della nostra epoca che partono gli assertori di una visione  nichilistica  dell'universo tecnocratico che  denunciano la resa della soggettività di fronte alla "volontà di potenza" intesa come il "massimo di oscurità" rispetto alla luminosità del pensiero presocratico. Su tale piano la lettura di Heidegger assume la  dimensione nichilistica  come  chiusura, per l'uomo, di ogni possibile sorgere e dischiudersi dell'essere di fronte a sé. In tale prospettiva il nichilismo viene a costituire l’esito tragico di una ragione ecologica che ha perso ogni riferimento all’autenticità dell’essere umano.

6.3

Nel suo capolavoro, Gloria (1961-1969), Hans Urs von Balthasar guarda alla Rivelazione alla luce del principio ermeneutico della bellezza; nel primo volume, Visione della forma, egli espone le categorie della sua nuova sintesi teologica. La Rivelazione divina, sostiene von Balthasar, avviene innanzitutto nella bellezza, nella grandiosità che attira e accende la fede. Il comun denominatore della bellezza e dell’amore è la gratuità, la quale è anche il segno caratteristico dell’agire di Dio nei confronti dell’uomo. Il filosofo Tommaso aveva sostenuto che la peculiarità della bellezza è il suo splendore: in sintonia col filosofo medievale, von Balthasar sostiene che anche la comprensione della verità e del bene non è possibile senza la conoscenza della bellezza. Infatti, solo quest’ultima consente di oltrepassare gli approcci formalistici e pragmatici alla verità, senza scivolare in atteggiamenti utilitaristici verso il bene. La bellezza può riguardare sia cose, sia esseri, sia opere d’arte, e si presenta sempre

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come luce emergente da una profondità misteriosamente insondabile. L’elemento visibile occulta e, al tempo stesso, rivela questa dimensione interiore della bellezza. Il logos che appare anche nelle cose si rivela come amore e, per ciò stesso, come gloria e splendore che genera adorazione e tiene viva l’alterità nella relazione che si viene ad instaurare tra Dio e l’uomo.  

La moderna capacità tecnica, sostiene von Balthasar ha riempito l’uomo di beni, ma la bellezza è fuggita lontano e noi avvertiamo tutta la povertà della nostra condizione. Non è la bellezza ad averci abbandonato, avverte l’autore, siamo noi che non siamo più in grado di vederla. Insieme alla bellezza non ci curiamo pi della verità e della bontà, che sorelle della bellezza non si separano mai da lei. Il mondo ci appare brutto e desolato e siamo tentati da ogni evasione possibile pur di abbandonare in fretta ciò che ci dà solo nausea e disperazione. Dobbiamo riguadagnare uno sguardo capace di cogliere la bellezza dell’essere creato, perché possiamo intravedere la Gloria di Dio. L’esperienza della bellezza è ancora platonicamente un’iniziazione all’amore ed è quindi cristianamente un itinerario di conversione.

In von Balthasar l’esperienza della bellezza investe anche l’ambito della natura e costituisce un ulteriore spazio critico rispetto a una ragione ecologica che sembra attestarsi storicamente su approssimazioni e convenienze diverse.

6.4

Günther Anders è uno dei pensatori-chiave nella critica della ragione ecologica.

Per lui, è quando cediamo alla ragione strumentale che creiamo derive non democratiche. Nel suo L’obsolescenza dell’uomo (1956), egli mostra come la ragione, quando si trasforma in tecnologia, apre una

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prospettiva di distruzione per l’uomo. Tendiamo a costruire, infatti, un mondo senza uomini, un mondo solo di artefatti, un mondo spettrale (televisori, ecc.). Questo mondo è dello spettacolo ed è dominato dalle immagini. Anders sostiene che non si può combattere uno schermo, esso non è teatro e la televisione mette le persone in una posizione in cui si è passivi. Anders è uno dei primi ad aver pensato questa natura mortale delle immagini è ciò anche considerando che l'allegoria della caverna di Platone è un modo inaugurale e inquadrare il problema. Anders ha anche anticipato il tema della mercificazione degli eventi: un evento è “fare la storia” e oggi, ci sono sempre più eventi che si esauriscono in se stessi in una storia povera e poco significativa.

6.5

Nello stesso spirito di Anders, Hans Jonas ha annunciato che d'ora in poi avremmo a che fare con un “strisciante Apocalypse” (Il principio di responsabilità, 1979). Jonas ha denunciato una specie di frenesia della produzione. Secondo lui, siamo in difficoltà perché vogliamo troppo. È questa insaziabilità che ci minaccia e che richiede un'etica della rinuncia, o almeno la temperanza e la moderazione. Dobbiamo uscire da una crescita a tutti i costi che genera dipendenza e sofferenza creativa. Jonas sottolinea anche la necessità di rifondare la politica: abbiamo bisogno di ri-unione, di nuovi rapporti politici ed etici con il senso etico al centro della politica. Infine Jonas è uno dei primi a denunciare l'uso emotivo della paura,

6.6

La società del rischio e l'utopia della sicurezza.

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Una critica suggestiva e sistematica è quella che Ulrich Beck indirizza verso la “società riflessiva” (Società del rischio, 1986). Beck pensa che nel postmodernismo si realizzi l'inversione del progresso contro se stesso. La società moderna viene a configurarsi come una “fabbrica del rischio”,vale a dire che il rischio non viene da fuori, ma dall'interno della società stessa; è ciò ne costituisce anche il prodotto. Inoltre, “il rischio è il clandestino della scienza”, ciò significa che non c'è scienza senza aumento della sofisticazione e del rischio. È questa è la misura anche della nostra azione.

Per Beck, ci sarà una nuova utopia che sostituirà l'utopia dell’uguaglianza di cui parlava Tocqueville (per quest'ultimo la dinamica di fondo della democrazia è la dinamica delle condizioni di parità tra gli uomini). Per Beck, non è l'utopia dell’uguaglianza che regola le società, ma l'utopia della sicurezza, o come proteggersi dai rischi. La nuova distribuzione della ricchezza si realizza tra coloro che sono soggetti a rischio e quelli che sono protetti. Siamo certamente entrati in un'era di rischio della democratizzazione, ma non tutti hanno la stessa assicurazione-capienza.

6.7

Gli autori citati restituiscono solo una piccola parte del quadro complesso e articolato entro cui si colloca la strutturazione di una innovativa ragione ecologica quale quella che emerge dall’enciclica di Papa Francesco. Certamente questa enciclica segna un notevole e imprescindibile punto di non ritorno nel campo di un’ecologia che viene a costituire un indice critico che esplode ad ampio raggio: un organico disegno concettuale che va dagli stili di vita alla tecnologia, dalla teologia alla filosofia ed alla scienza politica, alle diverse forme di economia del profitto nelle diverse società mondiali.

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Pasquale Stanziale è nato a Sessa Aurunca in provincia di Caserta, laureato in Filosofia, è docente emerito di Filosofia Teoretica presso l’ISSR di Caserta. Ha al suo attivo un’ampia pubblicistica nel campo delle Scienze Umane. Collabora con la rivista Civiltà aurunca per la parte socioantropologica. Tra le sue pubblicazioni Omologazioni e anomalie (Caserta 1999), ricerca divenuta un classico degli studi locali, Mappe dell’alienazione (Roma 1995), saggio di filosofia politica, la traduzione del best-seller la Società dello spettacolo di G. Debord (Viterbo 2002). Ha curato anche Il Manuale di saper vivere ad uso delle giovani generazioni di R. Vaneigem (Viterbo 2004) ed una antologia di autori situazionisti (Viterbo 1998). Tra le pubblicazioni più recenti Cultura e società politica nel Mezzogiorno (Caserta 2007), Materiali per un’economia politica dell’immaginario, (Civiltà Aurunca n. 72. 1012/2008- Latina), Scenari tra economia e scienze umane (Quaderni CRAET n. 11 – Sec. Univ. Napoli- 3/2009) Cyberphilosophie, (Quaderni CRAET- n. 13 - Sec. Univ. Napoli- 3/2010).

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