La Granfondo Eterna · diventato per me un mezzo incubo, mi vedevo già scendere dalla bici e...
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Partenza all'alba dal Colosseo, la Campagnolo Roma
è una delle granfondo più affascinanti, con
un percorso che inizia e finisce nella città più bella
del mondo. Il clima è competitivo, ci si batte
sul percorso di 125 km e in quattro cronoscalate
Testo ALDO BALLERINI Immagini LUIGI SESTILI
La GranfondoEterna
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Granfondo Campagnolo Roma b Le sportive
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a sera prima della
Campagnolo a Roma
pioveva a dirotto. Le
strade, dei fiumi. All'alba,
al Colosseo, tutto era
passato ed è arrivata una
splendida giornata di sole.
Neppure troppo calda. Lunedì pioveva di nuovo.
L'avvocato Gianluca Santilli, organizzatore di
questa splendida Granfondo, è un uomo fortunato.
Ma se lo merita. Perché grazie a lui la Città Eterna
è tutta per noi, senza traffico, offrendoci in pace
e in silenzio i suoi luoghi più belli, tra cui i Fori
Imperiali, piazza Venezia, piazza di Spagna, via del
Corso, piazza del Popolo, Lungo Tevere...
Quelli del percorso L'Imperiale hanno le
biciclette ante 1987, l'abbigliamento d’epoca,
condividono la stessa strada la tranquilla In bici ai
Castelli, ma si godono una conclusione di fascino
assoluto: la via Appia Antica. Loro Roma se la sono
goduta tutta, i social sono pieni delle loro foto
scattate sulla scalinata di Piazza di Spagna.
"Invece c'è qualcuno che si è scatenato fin
dal primo giro in città", dice Santilli. "Io non
sono contrario all'agonismo, anzi, per me il
bello è proprio questo. Ognuno deve vivere la
Campagnolo Roma come vuole: la vuoi fare a
tutta? Bene. Te la vuoi godere? Altrettanto bene.
Però il competitivo che per superare dieci persone
salta sul marciapiede nel giro in città, per me non
ha compreso cosa abbiamo offerto. Quando ti
ricapita Piazza di Spagna senza traffico?".
In effetti, anche nel giro turistico, quello che
non è nemmeno conteggiato ai fini della classifica,
gli esagitati non sono mancati; arrivavano quasi
spingendoti da una parte: "Scusa, scusa. Destra,
spazio a destra!".
Le frecce del VivaroAl chilometro 30 l'Appia - Castel Gandolfo, un
lungo tratto con dislivello medio del 3% ma con
punti dove si arriva al 5-7, smorza un po' gli
entusiasmi. È il primo serio impegno della giornata,
e chiarisce che questa Granfondo non sarà una
rilassante passeggiata ai Castelli. Il percorso - 122
chilometri per un dislivello di 2.025 metri - infatti
ha preso molto dal Giro del Lazio, gara considerata
LRoma è tutta per noi, senza traffico: i Fori Imperiali, piazza Venezia, piazza di Spagna, via del Corso...
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Sopra: un passaggio nelle salite
dei Castelli, dove sono tracciate
le cronoscalate; tutti insieme all'alba davanti al Colosseo,
uno spettacolo unico; un falsopiano
immerso nella nebbia delle prime ore del
mattino, il paesaggio cambia ancora
A sinistra: il tratto finale del Rostrum,
la cronoscalata più ripida della
Granfondo, la strada è in pavé, la pendenza
arriva al 18%
durissima. Non c'è mai un metro piatto. E quando
c'è, come sul falsopiano di Pratoni del Vivaro, mica
ci si riprende, anzi, si formano spontaneamente dei
trenini che viaggiano a manetta, 50-60 all'ora uno
incollato all'altro pedalando senza tregua. Li sento
arrivare e mi sposto perché dal rumore pensavo
fosse un'auto; invece sono loro, le frecce del Vivaro,
li rivedrò al traguardo, se mi sbrigo. E poi ci sono le
Cronoscalate.
La classificaLa Granfondo prevede la classifica finale ma anche
quattro cronoscalate. La Panoramica sul lago di
Albano già spinge discretamente, 2,3 chilometri
con pendenza media del 5,9%, ma il peggio arriva
dopo, il Murus, a Rocca di Papa, poco più di un
chilometro ma con una pendenza media del
10,3%, e la Rocca Priora – Trofeo Corriere dello
Sport, 6 chilometri altrettanto tosti.
Mentre fai queste gare nella gara fatichi, ma la
testa è proiettata in avanti, al Rostrum, uno scherzo
da appena 720 metri ma con una pendenza media
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del 12%. A fine estate abbiamo fatto un sopralluogo
con Santilli, in bici, proprio per conoscere le
cronoscalate. Mi aveva spaventato: "Il Rostrum si
fa, solo la parte finale è difficile, una salita del 18%
sul pavé. Qui non tutti ce la fanno, perché arrivi
che hai già 80 chilometri nelle gambe...". In quel
momento eravamo in macchina, vedevo solo che
è un bel muro dalla pavimentazione terribile, ma
non riuscivo a immaginarmi in quelle condizioni.
A volte è meglio non sapere cosa ti aspetta, così
non sei condizionato; questo Rostrum infatti era
diventato per me un mezzo incubo, mi vedevo
già scendere dalla bici e scivolare a valle senza
riuscire a fermarti. Sarà per questo che appena
visto il varco dello start, per l'emozione mi è scesa
la catena (nel senso letterale). Riparto con le gambe
che mi chiedono "Capo, qual è il piano B?", ma
poi, avvicinandomi alla fine vedo che riesco a
salire. Passare sul tappeto elettronico del traguardo
è stata una grande emozione, tanto più che nella
piazza di Montecompatri c'è una bellissima festa:
quella degli arrivati. P
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Da qui in poi è tutta discesaLa festa poi raddoppia, perché prima di partire
mi sono studiato il profilo altimetrico e ho visto
che, come si dice: "Da qui in poi è tutta discesa".
Tutta discesa a parte una salitina che avevo
notato ma che a questo punto (pensavo) fosse
una bazzecola (sbagliavo).
Partiamo così tutti quanti baldanzosi dal
ristoro post-Rostrum; dopo quella prova
suprema non ci avrebbe ammazzato nessuno.
E infatti i primi due chilometri andiamo alla
grande, sono davvero in discesa. La festa dura
poco, però, perché la salitina che si profila poco
dopo non è esattamente una salitina, visto che è
discretamente lunga e ripida. Poi, è vero che da
qui a Roma non ci sono lunghi tratti a pendenza
costante, ma si va a finire in un percorso di una
ventina di chilometri fitto di saliscendi che non
ti danno tregua: non fai in tempo a recuperare
un po' di gamba che subito c'è un'altra rampa.
E così si continua, con il tempo e i chilometri
che passano veloci ma che di certo non volano
via senza sudare, in questa marea di asfalto che
termina alla porta San Sebastiano, arco di arrivo
straordinario al quale si accede percorrendo un
altrettanto straordinario tratto che costeggia le
Mura Aureliane.
All'ultimo ristoro distribuiscono panini con la
porchetta, ma io sono così contento dei miei 125
chilometri, che indugio nel ripristino delle energie
consumate, e resto così, un po' spaesato accanto
alla mia bicicletta. Quando mi decido i panini sono
finiti. Un mio grade classico: quando mi decido
ormai è tardi.
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Il percorso ha preso molto dal Giro del Lazio, gara durissima. Non c'è mai un metro piatto
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Lo spirito della Granfondo"Per me la Granfondo Campagnolo Roma è divertimento, solidarietà, agonismo, ma soprattutto amicizia, come quella tra me e mia figlia Giulia"
Gianluca Santilli
L'Appia AnticaIl giorno che precede la Granfondo decidiamo di
testare le nostre bici. Per essere sicuri di riuscire
ad affrontare qualsiasi situazione, asfalto liscio,
rugoso, pavé, e tutto ciò che la Provvidenza
- dietro suggerimento di Santilli - ci manderà,
le proviamo sulla strada più affascinante del
mondo: l'Appia Antica. È un'emozione pedalare
su quelle pietre spettacolari: "Episodi della grande storia e di vita quotidiana riecheggiano in questo scenario idilliaco fin dai tempi dell’antica Roma...", recita così un brano tratto
dal sito ufficiale della Soprintendenza Speciale
per i Beni Archeologici di Roma (viaappiaantica.
com). Ed è esattamente così. 2300 anni di storia si
sentono, e grazie alle nostre biciclette riusciamo
a muoverci nel silenzio che si addice.
Sopra: i partecipanti a L'Imperiale ripresi nel tratto sull'Appia antica. Dal un punto
di vista tecnico questa storica strada
non è il massimo con una bici da strada.
Il pavé in alcuni tratti non è male, ma a
volte ci sono dei punti con massi talmente
grossi e malmessi (foto a destra)
che occorre muoversi con attenzione.
Dell'emozione che si prova nel percorrere
2300 anni di storia, invece, non si
discute nemmeno
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La Roubaix 2017 è perfetta per affrontare le insidie delle Campagnolo Roma, che si distingue per molti tratti in duro pavé e asfalto molto vario,a volte dissestato. È una bici da corsa al 100%, con il telaio in carbonio molto rigido e leggero per il massimo delle prestazioni, ma con due accorgimenti che la rendono speciale proprio nelle situazioni più difficili. Il manubrio è montato su una vera e propria sospensione che assicura 20 mm di escursione (il ritorno è a molla) e il tubo reggisella, fissato all'altezza della giunzione dei foderi posteriori sul piantone, è libero di flettere. Il risultato è notevole: non solo garantisce un ottimo comfort su tutti i fondi, ma a questo associa una grande sicurezza, garantita anche dalle coperture di ampia sezione (26 mm).
La nostra biciSpecialized Roubaix