CREO… L’OSPEDaLE CHE VERRÀ nOn fERmaRti! Finalmente...

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Informazione del Circolo Creo - Azienda Ospedaliera di Pordenone Via Montereale, 24 - Dicembre 2014 - Autorizzazione del Reg. Trib. di PN n. 283 del 2.3.88 Redazione: Circolo Creo Pordenone - Dir. Responsabile: Alberto Rossi - Comitato di Redazione: Umberto Moras, L. Martin, Guglielmo Finardi, N. Catellani, Giovanni Galofaro, Mario Bortoluzzi, Alberto Fontana. Sped. Abb. Post. Gr. IV - Pubbl. inf. 70% - Realizzazione: Studio 7 srl Fiume Veneto (Pn) - Stampa: Tipografia Sartor Srl Pordenone ...Ecco l’imperativo che anche quest’anno ha permesso al nostro Cir- colo CREO di mantenere quella rotta tracciata da tanti anni. In questi anni stiamo vivendo una delle più importanti crisi sociali, le tempeste sono all’ordine del giorno e purtroppo si abbattono an- che su di noi che non pensavamo mai di trovarci in una società così corrotta. Però il Circolo c’è! I principi che ci animano, il nostro en- tusiasmo, la voglia di fare, uniti alla nostra volontà hanno permesso anche per questo 2014 il raggiungimento di ottimi risultati. Gli articoli in questo giornalino ve ne daranno la giusta prova. Non posso non ringraziare chi ha permesso tutto ciò. Il gruppo Cultura e Turismo sempre pronto ad incuriosirci con le bellezze della nostra terra. Il Gruppo Escursionismo Alpino, le cui attività colorano con le sfu- mature delle stagioni le nostre belle montagne. Il Gruppo Pesca attivo su vari fronti, sempre pronto a farci vivere giornate spensierate. Il Gruppo Calcio, inossidabile, ma nonostante la volontà l’anagrafe purtroppo avanza anche per loro. Il “Gruppo Palestra”, attento nell’offrire le migliori opportunità per la cura della nostra salute. Ma il CREO come ben sapete, non è solo gruppi. Quando queste re- altà si uniscono riescono ad organizzare (quest’anno al meglio) feste ed incontri indimenticabili: la “fortaiada”, la gara di pesca, il pranzo degli associati in pensione, la “castagnata”, la gara di briscola, il tutto coinvolgendo tantissimi di noi. Questi sono i numeri del nostro circolo, le potenzialità che generano in noi la spinta per continuare ad andare avanti. La gioia, il piacere nel condividere il tempo insieme sono i vostri più bei regali, i più preziosi. Anche quest’anno all’interno del giornalino troverete tantissimi articoli dove i nostri va- lenti corrispondenti hanno saputo trasporre immagini, parole, sensazioni, raccolte du- rante le varie iniziative associative. Un grazie a tutti loro per l’aiuto e la bravura nel com- porre e dare vita a questo nostro giornalino. Prima di concludere permettetemi di rin- graziare tutto il Consiglio Direttivo per la collaborazione e il lavoro svolto in quest’an- no, perché i risultati raggiunti sono merito di tutti, a spingere e mantenere questa bella realtà quale è il nostro Circolo CREO. A tutti i soci, alle loro famiglie e amici, a tut- ti gli operatori della Sanità vadano i miei più sinceri auguri per un lieto e sereno Natale ed un felice Anno Nuovo. Umberto Moras CREO… NON FERMARTI! L’OSPEDALE CHE VERRÀ Finalmente sul nuovo ospedale si sta facendo sul serio. Dopo tanti anni di discussioni e litigi, finalmente una buona notizia da mettere sotto l’albero di Natale. Dopo anni di discussioni, spesso inutili, sul nuovo ospedale di Pordenone, finalmente si vede la luce in fondo al tunnel. Tut- to sembra finalmente muoversi nella direzione giusta. Superata la lunga diatriba sul “dove” realizzare la nuova struttura, ora si sta concretamente lavorando per realizzarla. Il processo è molto complicato, ma di ferri in acqua ne sono stati messi molti. Andiamo con ordine Il primo problema da risolvere, una volta deciso di costruire il nuovo ospedale nell’area dell’attuale vecchio nosocomio, è stato quello di pianificare la demolizione di tutti i vecchi padiglioni sulla cui area dovrà sorgere il nuovo manufatto. La demolizione, a sua volta, ha comportato la necessità di trasferire in altri spazi tutti i servizi e le attività che fino ad oggi trovavano ospitalità nei vecchi edifici. Le due esigenze dovevano essere risolte con- testualmente, e ciò non è stato facile per una serie numerosa di problemi interni ed esterni all’ambito ospedaliero. Ciò detto, ad oggi sono stati completati i trasferimenti degli uf- fici ospedalieri del personale e del servizio economico finanziario ora collocati in spazi di nuova acquisizione, adiacenti alla sede www.creopordenone.it e-mail: [email protected] segue a pagina 2

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Informazione del Circolo Creo - Azienda Ospedaliera di Pordenone Via Montereale, 24 - Dicembre 2014 - Autorizzazione del Reg. Trib. di PN n. 283 del 2.3.88Redazione: Circolo Creo Pordenone - Dir. Responsabile: Alberto Rossi - Comitato di Redazione: Umberto Moras, L. Martin, Guglielmo Finardi, N. Catellani, Giovanni Galofaro, Mario Bortoluzzi, Alberto Fontana. Sped. Abb. Post. Gr. IV - Pubbl. inf. 70% - Realizzazione: Studio 7 srl Fiume Veneto (Pn) - Stampa: Tipografia Sartor Srl Pordenone

...Ecco l’imperativo che anche quest’anno ha permesso al nostro Cir-colo CREO di mantenere quella rotta tracciata da tanti anni.In questi anni stiamo vivendo una delle più importanti crisi sociali, le tempeste sono all’ordine del giorno e purtroppo si abbattono an-che su di noi che non pensavamo mai di trovarci in una società così corrotta. Però il Circolo c’è! I principi che ci animano, il nostro en-tusiasmo, la voglia di fare, uniti alla nostra volontà hanno permesso anche per questo 2014 il raggiungimento di ottimi risultati.Gli articoli in questo giornalino ve ne daranno la giusta prova. Non posso non ringraziare chi ha permesso tutto ciò.Il gruppo Cultura e Turismo sempre pronto ad incuriosirci con le bellezze della nostra terra.Il Gruppo Escursionismo Alpino, le cui attività colorano con le sfu-mature delle stagioni le nostre belle montagne.Il Gruppo Pesca attivo su vari fronti, sempre pronto a farci vivere giornate spensierate.Il Gruppo Calcio, inossidabile, ma nonostante la volontà l’anagrafe purtroppo avanza anche per loro.Il “Gruppo Palestra”, attento nell’offrire le migliori opportunità per la cura della nostra salute.Ma il CREO come ben sapete, non è solo gruppi. Quando queste re-altà si uniscono riescono ad organizzare (quest’anno al meglio) feste ed incontri indimenticabili: la “fortaiada”, la gara di pesca, il pranzo degli associati in pensione, la “castagnata”, la gara di briscola, il tutto coinvolgendo tantissimi di noi.Questi sono i numeri del nostro circolo, le potenzialità che generano in noi la spinta per continuare ad andare avanti. La gioia, il piacere nel condividere il tempo insieme sono i vostri più bei regali, i più preziosi.Anche quest’anno all’interno del giornalino troverete tantissimi articoli dove i nostri va-lenti corrispondenti hanno saputo trasporre immagini, parole, sensazioni, raccolte du-rante le varie iniziative associative. Un grazie a tutti loro per l’aiuto e la bravura nel com-porre e dare vita a questo nostro giornalino.Prima di concludere permettetemi di rin-graziare tutto il Consiglio Direttivo per la collaborazione e il lavoro svolto in quest’an-no, perché i risultati raggiunti sono merito di tutti, a spingere e mantenere questa bella realtà quale è il nostro Circolo CREO.A tutti i soci, alle loro famiglie e amici, a tut-ti gli operatori della Sanità vadano i miei più sinceri auguri per un lieto e sereno Natale ed un felice Anno Nuovo.

Umberto Moras

CREO… nOn fERmaRti!

L’OSPEDaLE CHE VERRÀFinalmente sul nuovo ospedale si sta facendo sul serio.

Dopo tanti anni di discussioni e litigi, finalmente una buona notizia da mettere sotto l’albero di Natale.

Dopo anni di discussioni, spesso inutili, sul nuovo ospedale di Pordenone, finalmente si vede la luce in fondo al tunnel. Tut-to sembra finalmente muoversi nella direzione giusta. Superata la lunga diatriba sul “dove” realizzare la nuova struttura, ora si sta concretamente lavorando per realizzarla. Il processo è molto complicato, ma di ferri in acqua ne sono stati messi molti. Andiamo con ordineIl primo problema da risolvere, una volta deciso di costruire il nuovo ospedale nell’area dell’attuale vecchio nosocomio, è stato quello di pianificare la demolizione di tutti i vecchi padiglioni sulla cui area dovrà sorgere il nuovo manufatto. La demolizione, a sua volta, ha comportato la necessità di trasferire in altri spazi tutti i servizi e le attività che fino ad oggi trovavano ospitalità nei vecchi edifici. Le due esigenze dovevano essere risolte con-testualmente, e ciò non è stato facile per una serie numerosa di problemi interni ed esterni all’ambito ospedaliero.Ciò detto, ad oggi sono stati completati i trasferimenti degli uf-fici ospedalieri del personale e del servizio economico finanziario ora collocati in spazi di nuova acquisizione, adiacenti alla sede

www.creopordenone.it • e-mail: [email protected]

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25 aprile - mEGa fORtaiaDa e PESCa SOCiaLEIn una giornata splendida, con un’atmo-sfera di vera festa per le famiglie e i tanti bambini, si è svolta anche quest’ anno la tradizionale fortaiada con grande parteci-pazione. Di buon mattino si sono radu-nati i pescatori per la gara alla trota sot-to la regia di Luigino Martin e di Gianni Moro. Alle 10 in punto è stato dato il via alla gara; i molti bambini partecipanti ga-reggiavano con una certa emozione per la paura di non arrivare a pescare 8 trote come da regolamento, paura che certo non

toccava i pescatori provetti. Terminata la gara grande era l’ansia per vedere il peso delle trote e quindi il vincitore.Comunque tutti sono stati contenti, spe-cialmente i “pierini” che hanno ricevuto tutti in premio la medaglia d’argento, i pescatori adulti invece premi in natura se-condo graduatoria.Alle 12 in punto è cominciata l’attesa di-stribuzione della pastasciutta offerta a tutti dal CREO e dalla Ditta PEDUS alla quale va il nostro ringraziamento.

Dopo il pranzo è iniziata la gara di brisco-la, per i bambini tanti giochi diretti dal magico Piero Gaspardo, la lotteria e infine la fortaiada in tante versioni, cucinata dai nostri bravissimi cuochi che elenchiamo in ordine sparso: Gigi Romanin, Vito Fur-lan, Gigi Scalera, Beppino Coan ed Elio Zanette, che ringraziamo calorosamente, come ringraziamo tutti i collaboratori che hanno partecipato per la riuscita di questa bella festa che ricorderemo con piacere.

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Da quando nasce il CREO una delle prime manifestazioni è stata proprio questa, per non dimenticare chi per tanti anni ha lavora-to in Ospedale, un modo questo per far incontrare tanti colleghi non più in servizio.Una categoria quella degli ospedalieri poco considerata e com-presa, specialmente gli infermieri, che con tanta passione e de-dizione prestano la loro opera per il bene dell’ammalato, con turni stressanti di ben otto ore, non conoscendo Pasqua, Natale e Capodanno, queste persone meritavano di essere ricordate. L’in-contro più bello era proprio il pranzo sociale dove tante persone potevano rivedersi.Questa bella tradizione non si è persa neanche quest’anno, Fiu-me Veneto ci ha ospitato con la S. Messa nella Parrocchiale e il Ristorante “Da Bepo” con il pranzo. Incontrarsi e ricordare il tempo trascorso per tanti anni in Ospedale è stata una bella festa per tutti. Un grazie a quanti hanno partecipato ed un arrivederci alle prossime manifestazioni.A questo incontro ha partecipato anche un nostro carissimo ami-

co, Guglielmo Finardi, Prezioso commentatore di tante belle gite del CREO che ha voluto ricordare i non più giovani con l’artico-lo “Le età dell’uomo”. U.M.

PRanzO SOCiaLE CREO

dell’Azienda territoriale, mentre i servizi delle tossicodipendenze e dell’alcologia sono ora stati traslocati negli uffici siti al pian ter-reno del Padiglione D, precedentemente occupati dalle palestre del Servizio di Riabilitazione e da una parte delle attività della Logistica e degli Approvvigionamenti, queste ultime trasferite al primo piano dello stesso edificio. Il Dipartimento di Salute Mentale e il servizio diurno e notturno sono stati invece collocati nell’ex sede della Caritas di fronte agli uffici della Curia dioce-sana. Si stanno ora completando gli svuotamenti dei padiglioni G ed S. Pertanto, a partire dal seconda metà del prossimo mese di gennaio, inizieranno i lavori di demolizione che comprende-ranno inizialmente il padiglione W (delle ex officine), e poi le tre palazzine che ospitavano i servizi del Dipartimento di Salute Mentale, quindi il padiglione G e il Padiglione S. Gli altri edifici ospedalieri verranno mantenuti, con eccezione dei padiglioni A e B che dovrebbero essere abbattuti. Entro la fine della prossima primavera, pertanto, il cantiere sarà pronto.Nel frattempo, è stato portato a termine il procedimento di affi-damento a un gruppo professionale, del progetto preliminare e definitivo della nuova struttura ospedaliera ed entro la fine del

2015, sarà portata a conclusione la procedura per l’aggiudica-zione dei lavori, comprensiva anche della redazione del progetto esecutivo dell’opera. Se tutto andrà per il verso giusto e non ci saranno intoppi, con gli inizi del 2017 partiranno i lavori di co-struzione del tanto atteso, nuovo ospedale di Pordenone. Il nostro Circolo che da diversi anni ormai, dalle pagine di que-sto giornale, sta seguendo passo dopo passo, l’evolversi della situazione, non può che esprimere soddisfazione e fiducia che finalmente si passi dalle parole ai fatti. Pordenone e la sua pro-vincia meritano tutto questo. Pur a fronte di minori trasferimen-ti regionali, il personale ospedaliero ha saputo, in questi anni, mantenere alta la qualità dei servizi. La realizzazione di una nuo-va struttura aiuterà sicuramente a riportare il Santa Maria degli Angeli a livelli ancor più elevati. In tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, questa è una buona notizia che ci spinge a festeggiare con più serenità l’anno che si chiude e quello che sta per arrivare.

La Redazione

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Fortaiada del 25 Aprile 2014 I Pierini premiati alla Gara di Pesca del 25 Aprile 2014

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tORnEO Di BRiSCOLaVenerdì 28 novembre presso l’oratorio Sacro Cuore di Pordenone si è tenuto il tradizionale torneo di briscola del circolo CREO, or-ganizzazione a cura di Berto Moras. Non c’è stata la consueta folta partecipazione ma abbiamo comunque popolato due quadranti. Coppia vincitrice assoluta Coan-Scalera che vincono di misura la finale su Zanette-Elga. Complimenti! I giocatori usciti nelle fasi preliminari non si sono dichiarati vinti e si sono reiscritti per ten-tare la sorte benigna. Onore a loro! Personalmente bene al primo turno, male al secondo e male anche al successivo rientro! Un bilancio tutto sommato non positivo, da ripetente, ma tant’è… manca la pratica. I premi per i vincitori sono stati enogastronomi-ci: vino, zucchero, pasta e caffè. È seguita la cena a base di pasta al sugo, panna, prosciutto e piselli, pane e formaggio, acqua e vino. La serata si è allegramente conclusa con i saluti e l’impegno reciproco ad esserci il prossimo anno.

Eugenio Cervesato

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Sono già trascorsi 42 anni dalla nascita del gruppo pesca e anche se la legge Fornero lo consenta, ancora non ci pensa per la pensione perché tra le fila ci sono ancora dei giovani praticanti che non intendono lasciare. Non vogliamo imitare certi politi-ci che rimangono sulla scena tutta la vita,

vogliamo solo divertirci ancora come pe-scatori senza disturbare nessuno, cercare di star svegli il più possibile e senza tremori alle mani, questo è l’obiettivo che speria-mo di raggiungere, sempre se il Signore del piano superiore ce lo concede. Siamo sempre presenti per collaborare alle mani-

festazioni che si svolgono il giorno di San Marco e la festa delle castagne in autunno ed altre . Manifestazioni sempre ben riu-scite grazie all’impegno, la voglia e la di-sponibilità di tutti. Queste occasioni utili per incontrare ex colleghi amici e non e, per trascorrere insieme una giornata/serata spensierata, diversa dal solito. Per il resto, i pescatori del creo durante l’anno, dispu-tano alcune gare di pesca e, nonostante ciò per tanto impegno che ogn’uno ci mette per catturare il pesce più grosso, alla fine sono sempre i soliti noti che hanno il lato “B” più grande. A fine anno si chiude la stagione agonistica e, con l’occasione dell’ultima gara si premiano i pescatori tutti in base al risultato ottenuto, termi-nando poi la serata con la cena sociale, oc-casione per la quale è d’obbligo lo scambio degli auguri per le festività natalizie. Augu-ri che vanno estesi tramite il giornalino al direttivo e soprattutto a chi soffre.

G.M.

iL CREO PESCa

Nel calcio, come nella vita, sono i gesti e le emozioni a fare la dif-ferenza. Così mentre il tempo passa, l’età avanza, lo sforzo fisico si acuisce e gli impegni quotidiani e lavorativi di ognuno di noi si

intensificano, la volontà e l’idea di essere ancora calciatori al top alimentano e nutrono un forte senso di appartenenza al gruppo CREO Calcio. La compagine non partecipa più ai campionati amatoriali per mantenere vivo lo spirito di squadra e il diverti-mento nonostante fatica e dolore fisico.Qualcuno ha lasciato il calcio giocato per l’età mentre i rima-nenti dovranno lasciare il calcio dopo i 65 anni (… come da disposizioni della legge Fornero…). Questi fortunati “pensionati del calcio” sono ancora presenti nelle serate sportive del CREO CALCIO per portare esperienza e utilità negli schemi tattici, nelle sostituzioni ma soprattutto nel suggerire la birra migliore come integratore per il dopo partita.Fortunatamente si è creato un gradevole mix fra giovani e meno giovani che fa ben sperare in un ricambio generazionale.

Pignat Claudio

nEWS DaL CREO CaLCiO:i tEmPi Si aLLUnGanO

Il consumo del pesce crudo è una pratica che si sta diffondendo nella cucina italiana contestualmente all’introduzione di nuove culture e, quindi di nuovi piatti e nuovi cibi. Le modifiche delle abitudini alimentari che hanno caratterizzato la nostra società negli ultimi anni hanno orientato sempre di più i consumi verso prodotti freschi e naturali. L’introduzione di specie culinarie di altri paesi hanno portato anche ad un aumento del consumo di prodotti ittici e di pe-sce crudo. Consumare pesce crudo senza le dovute garanzie può comportare alcuni rischi legati ad intossicazioni, ad infezioni da patogeni e a particolari patologie causate dall’ingestione di carni parassitarie. Tra i maggiori rischi per il consumatore di pesce crudo ci sono alcuni parassiti, di cui l’anisakis è il più conosciuto che, assun-ti dall’uomo in forma ancora infestante, possono dare origine all’anisakiasi. Quindi una volta ingerito il parassita non solo invade i tessuti dell’apparato gastrointestinale ma interagisce in maniera complessa al sistema immunitario per tramite delle so-stanze che produce; pertanto le conseguenze della malattia non trattata possono essere gravi e possono provocare occlusioni in-testinali per la formazione di granulomi, o anche perforazione dell’intestino. Quindi come già detto l’infezione dell’uomo da

iL PaRaSSitaaniSaKiS

anisakis è causata da ingestione di pesce contaminato crudo o non abbastanza cotto. Il parassita infatti muore quando tutti i punti del pesce raggiungono cuocendolo una temperatura su-periore a 60° C. in tutte le sue parti. Pertanto la consumazione alimentare come ad esempio l’affumicazione a bassa temperatu-ra, la salatura, la marinatura non garantiscono la disinfestazione del parassita. Allo stato attuale la normativa suggerita dall’Autorità Europea per la sicurezza alimentare è precisamente l’eviscerazione del pe-sce subito dopo la cattura in modo di impedire la migrazione nelle carni dall’apparato gastro enterico, cuocere il pesce a tem-peratura superiore i 60° C. in ogni sua parte, congelare il pesce a -20° C per 24 ore o a -35°C. per 15ore. La parassitosi è presente in tutte le specie di pesci carnivori ed anche in alcune specie di molluschi tra cui i calamari, ne sono esenti i pesci di acqua dolce in quanto sembra che il parassita

possa vivere solo in acqua salata. La diagnosi dell’infezione da anisakiasi non è semplice in quanto la sintomatologia e il qua-dro clinico è sovrapponibile ad altre patologie. Risulta pertanto essenziale l’anamnesi per formulare un’ipotesi di diagnosi e con-fermarla poi con un E.G.D.S. È evidente che non tutte le tipologie di anisakidosi sono diagno-sticabili con tale metodo ed in particolar modo quelle allergiche per le quali in caso di sospetto si effettuano i prick test. Pertanto la prevenzione dell’anisakiasi si ottiene con la cottura, con il con-gelamento e non consumare le carni crude. Una curiosità contra-riamente a quello che si pensa e che non è segno d’inquinamento la presenza del parassita nelle acque marine ma bensì di vitalità dell’ecosistema.

G.M.

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Nel 1958 degli escursionisti , percorrendo la sommità dell’Ortigara, nell’Altopiano di Asiago, notarono che dalla terra emer-gevano dei resti umani. Avvertite le auto-rità competenti si accertò che si trattava di un soldato italiano della guerra 15-18 rimasto sconosciuto come migliaia d’altri morti nella battaglia dell’Ortigara.Venne

ritrovato anche un taccuino con una let-tera. Solo dopo alcuni anni e altre ricerche la lettera potè essere attribuita al tenente Adolfo Ferrero, torinese, e fu rntracciata la famiglia. La sorella Adelina era ancora in vita e potè leggere la lettera che il fra-tello aveva scritto più di 40 anni prima affidandola ad un soldato, probabilmente

l’attendente, perchè la recapitasse in caso di morte, ma anche il soldato morì. La let-tera, scritta durante la notte insonne pre-cedente l’attacco, è un toccante esempio di nobilltà d’animo e senso del dovere pur nella consapevolezza di chi sa di andare in-contro alla morte....la lettera

È terminata con la cena sociale all’Osteria al Bornass la stagione escursionistica che ci ha regalato anche quest’anno un bel pò di occasioni per ritrovarci, nonostante la piovosità che ha caratte-rizzato quest’estate. Sono state 12 escursioni sparse fra Alpi Car-niche e Dolomiti, il Carso e l’Altopiano di Asiago e poi anche la fortaiada, la cena di mezza estate, la castagnata.Quest’anno abbiamo anche organizzato una “settimana verde”, un soggiorno di sette giorni in Val Gardena che ha goduto oltre che dello splendido scenario della valle anche di un tempo assolu-tamente clemente, considerato com’è andato il clima quest’estate.Un impegno particolare quest’anno è stato posto nell’organizzare gite nei luoghi della Grande Guerra di cui ricorre il centenario del-lo scoppio, anniversario che non è da festeggiare ma sicuramente da non dimenticare e quindi una buona metà delle nostre escur-

sioni si è svolta nei luoghi che hanno visto il conflitto più aspro.Da menzionare la gita sul Carso e la due giorni ad Asiago, con due ottime guide che ci hanno illustrato la Grande Guerra non tanto nei suoi aspetti strategici e militari quanto nei suoi risvolti sui soldati che l’hanno vissuta e sofferta, e ci hanno fatto rivivere quegli anni terribili col loro fardello di morti, mutilati, con gli attacchi insensati ordinati da generali lontani, con gli effetti de-vastanti dei gas.Dobbiamo un grosso ringraziamento ai capigita che si sono pre-stati ad accompagnare i partecipanti nelle varie escursioni, alcune in luoghi inconsueti e quasi sconosciuti ai più , come la Croda dell’Arghena o le Cannoniere delle Morosine. Il tempo avverso non è riuscito a fermarci, solo alcune escursioni hanno cambiato destinazione sia per la minaccia di temporali sia perchè alcuni sentieri sono risultati impercorribili. La crisi di questi ultimi anni ha colpito anche la manutenzione sentieristica e ci ha ricordato che anche i sentieri non sono delle strutture esistenti da sempre ma sono il frutto del lavoro delle popolazioni alpine e dei vari enti che se ne occupano, in primis il CAI.Anche se con il passare degli anni le escursioni diventano più bre-vi e meno impegnative per quanto riguarda il dislivello e le dif-ficoltà, sono pur sempre piacevoli e soprattutto ci consentono di ritrovarci e di godere insieme della montagna, che ci regala tanto benessere fisico e soprattutto psicologico.Ora ci ritroveremo in settimana bianca, e troveremo ancora mon-tagna, questa volta in veste invernale e da godere sia con gli sci, da discesa e da fondo, da scialpinismo, che a piedi, con le ciaspe, con lo slittino. Quindi arrivederci in Alta Val Venosta.

Mario

18.06.1917 ore 24.00

“...Cari genitoriScrivo questo foglio nella speranza che non vi sia bi-sogno di farvelo pervenire Non ne posso fare a meno: Il pericolo è grave, imminente. Avrei un rimorso se non dedicassi a voi questi istanti di libertà, per darvi un ulti-mo saluto.Voi sapete che odio la retorica, ...no, no, non è retorica quello che sto facendo. Sento in me la vita che reclama la sua parte di sole, sento le mie ore con-tate, presagisco una morte gloriosa, ma orrenda ...Fra cinque ore qui sarà l’inferno. Tremerà la terra, s’oscure-rà il cielo, una densa caligine coprirà ogni cosa, e rombi, e tuoni e boati risuoneranno fra questi monti ,cupi come le esplosioni che in quest’istante medesimo odo in lon-tananza. Il cielo si è fatto nuvoloso: piove... Vorrei dirvi tante cose... tante... ma voi ve l’immaginate. Vi amo. Vi amo tutti.Darei un tesoro per potervi rivedere, ...ma non posso ...Il mio cieco destino non vuole.Penso, in queste ultime ore di calma apparente, a te Papà, a te Mamma, che occupate il primo posto nel mio cuore, a te Beppe, fanciullo innocente, a te o Adelina... addio... che debbo dire?Mi manca la parola, un cozzare di idee, una ridda di lieti, tristi fantasie, un presentimento atroce mi tolgono l’espressione... No, no, non è paura. Io non ho paura! Mi sento ora commosso pensando a voi, a quanto la-scio, ma so dimostrarmi dinanzi, ai miei soldati, calmo e sorridente. Del resto anche essi hanno un morale ele-vatissimo.Quando riceverete questo scritto fattovi recapitare da un’anima buona, non piangete e siate forti, come avrò saputo esserlo io. Un figlio morto per la Patria non è mai morto. Il mio nome resti scolpito indelebilmente nell’ani-mo dei miei fratelli, il mio abito militare, la mia fidata pistola (se vi verrà recapitata) gelosamente conservati stiano a testimonianza della mia fine gloriosa. E se per ventura mi sarò guadagnata una medaglia, resti quella a Giuseppe...O genitori, parlate, fra qualche anno, quando saranno in grado di capirvi, ai miei fratelli, di me, morto a vent’anni

per la Patria. Parlate loro di me, sforzatevi a risvegliare in loro il ricordo di me... M’è doloroso il pensiero di venire dimenticato da essi... Fra dieci, venti anni forse non sa-pranno nemmeno più di avermi avuto fratello...A voi poi mi rivolgo. Perdono, perdono vi chiedo, se v’ò fatto soffrire, se v’ò dati dispiaceri. Credetelo, non fu per malizia, se la mia inesperta giovinezza vi à fatti soppor-tare degli affanni, vi prego volermene perdonare.Spoglio di questa vita terrena ,andrò a godere di quel bene che credo essermi meritato.A voi Babbo e Mamma un bacio, un bacio solo che dica tutto il mio affetto. A Beppe, a Nina un altro. Avrei un monito: ricordatevi di vostro fratello. Sacra è la religione dei morti. Siate buoni. Il mio spirito sarà con voi sempre.A Voi lascio ogni mia sostanza. È poca cosa. Voglio però che sia da voi gelosamente conservata.A mamma, a Papà lascio... il mio affetto immenso. È il ricordo più stimabile che posso loro lasciare. Alla mia zia Eugenia il crocefisso d’Argento, al mio zio Giulio la mia Madonnina d’oro. La porterà certamente. La mia divisa a Beppe, come le mie armi e le mie robe. Il portafoglio (L.100) lo lascio all’attendente.

Vi Bacio

Un bacio ardente di affetto dal vostro affezionatissimo Adolfo. Saluti a zia Amalia e Adele e ai parenti tutti...”.

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Io e Mario avevamo preparato la settimana bianca con la consueta cura: d’estate, quasi come agenti segreti in missione, ci erava-mo recati in Val di Fassa, avevamo perlu-strato gli alberghi, interrogato le graziose addette dell’Ufficio Turistico ed infine, dopo un summit del Consiglio Direttivo, scelto l’albergo Laurino di Moena. Aperte le adesioni ad ottobre, ne erano arrivate ben 56 da fondisti, discesisti, sci alpinisti, escursionisti, potendo la Val di Fassa sod-disfare ogni esigenza. Da fondista ero en-tusiasta di trascorrere una settimana dove – con la Marcialonga – è nato lo sci di fondo in Italia. Già pregustavo di percor-rere, magari “spezzandola” in più giorni, la pista di fondo valle, che era indicata inte-ramente battuta. Ma, si sa, mi si scusi la frase fatta, gli inverni non sono più quelli di una volta. Dopo settimane di pioggia, piste chiuse, ecc., che ci avevano costret-to a percorrere centinaia di chilometri per amore degli sci stretti, anche sabato 15 febbraio, primo giorno della settima-na bianca, a Moena pioveva. Il numeroso gruppo si era comunque riunito con alle-gria e passione nel semplice ed accogliente albergo, gestito con cordialità ed efficien-za dalla famiglia di Lorenzo Galbusera. In paese c’era circa mezzo metro di neve, ma, date le temperature sopra zero, la pista della Marcialonga era impraticabile. E così il giorno dopo noi fondisti siamo saliti al Passo di S. Pellegrino, dove, data la per-manenza del mal tempo, saremmo tornati ben altre tre volte. Improvvisamente, un faro illumina la pista Alochet: l’olimpio-nico Zorzi, di Moena, tra una telecronaca e l’altra per Sky alle Olimpiadi di Sochi, si fa un giro sulle nevi di casa, seminandoci impietosamente. Quando Franco lo vede,

gli si genuflette. I discesisti intanto sono sul Lusia, dove a causa della scarsa visibili-tà Roberto Vendraminelli cade, si infortu-na ed è costretto a smettere di sciare. Gli escursionisti si dirigono alle malghe sopra Moena cariche di neve (sopra i 1.500 mt ha sempre nevicato), compensando con l’allegria della compagnia l’infelicità del meteo. Alcuni preferiscono un’escursione in fondo valle con la giovane animatrice dell’albergo. La sera, dopo una rilassante sauna con il raffinato maestro Alessandro o un abbiocco in camera, è immancabile lo spriz in piazza. A cena si condivide la giornata. Franco però è assente, distratto dagli occhi blu della cameriera rumena. Giovedì i fondisti si inoltrano nella miti-ca Val di Fiemme, attraversano Cavalese e salgono al Passo Lavazzè, mt. 1.800 di quota, 80 chilometri di piste. A destra, il

Latemar e il Catinaccio, illuminati dal pri-mo sole che riesce a perforare le nubi, a sinistra, il Corno Bianco e il Corno Nero. Dopo una lunga discesa arriviamo all’ab-bazia di Pietralba, che visitiamo, è il caso di dirlo, in religioso silenzio. Poi il ritorno, la pausa pranzo alla malga tirolese, dove gustiamo degli ottimi canederli. Venerdì finalmente il sole splende in Fassa, inon-dando il Catinaccio e il Sella. E’ il giorno della pista della Marcialonga. Partiamo da sopra Moena diretti a Canazei. I primi chi-lometri sono però un disastro. La pista è rovinata, i fassani evidentemente amano il fondo solo quando c’è la Marcialonga. Pri-ma di Canazei però la pista è tirata a lucido e si va alla grande. Anche gli scialpinisti, dopo giorni di escursionismo, riprendono a sciare. Sabato, l’ultimo giorno, il tempo è, ovviamente, magnifico. Noi fondisti ne approfittiamo e, sulla via del rientro, tra muri di neve, raggiungiamo la pista dell’Armentarola, in val Badia. La settima-na bianca per noi finisce così, pattinando in pieno sole di fronte alle Conturines.

SEttimana BianCa a mOEna

Sempre un grazie PEDUS

Alla Ditta di ristorazione del nostro ospedale

vada la nostra riconoscenza dimostrata nelle varie manifestazionidel Circolo CREO durante l’anno.

Con l’auspicio che questo possa continuare anche in futuro

il Consiglio Direttivo ringrazia

famoso Big Ben una campana di 13 tonnellate. In questo palaz-zo si svolge la fastosa cerimonia di apertura dei lavori del Parla-mento del regno Unito che si ripete sempre uguale dal 1642. La camera dei lord, o dei Pari, risale al XIV secolo ed i suoi membri, nominati e non eletti, hanno carica a vita; 92 pari hanno eredi-

Come un carciofo il viaggio si consuma una foglia dopo l’altra: il monumento, il museo, la città, la gente, la cucina, il paesaggio, finchè si arriva al cuore del vegetale, una vera delizia: l’esperienza cioè di una cultura e mentalità diversa. Londra riserva molte sor-prese: antica e moderna, tradizionalista, ma in continua trasfor-mazione, cosmopolita, multietnica rap-presenta per noi CREO la seduzione della cultura e delle idee e la nostra first lady l’accorta Clara ha individuato opportuna-mente in questa città la meta del nostro viaggio 2014. Per eventi meteorologici particolari, in questi giorni di fine aprile, il tempo è stato clemente e persino buo-no: mercoledì nell’ultimo giorno di per-manenza, durante la passeggiata al Ken-sington Park, il clima era quasi estivo e la luce radiosa del parco ha confermato che Londra, è la meno inquinata tra le grandi metropoli. Il fumo di Londra, un misto di smog e nebbia, è un ricordo storico ormai lontano da quando il “clean air act” nel 1956 proibì l’uso di tutti i combustibili fossili per il riscaldamento. Sulle ampie strade della metropoli girano le icone ca-ratteristiche ed intramontabili della city: i taxi neri e gli autobus rossi a due piani. La signora Cosetta è una delle nostre due guide: di origine livornese ha raffinato il suo garbato humour to-scano sulle rive del Tamigi: è una dei tanti italiani innamorati di Londra, ma non rinuncia, da toscanaccia impenitente, a spassose considerazioni sulla città e sulle abitudini dei suoi abitanti. La città è grande: 8 milioni di abitanti, 33 distretti gestiti ognuno da un sindaco. Sindaco di Londra, è attualmente Boris Johnson, ap-passionato della storia e della cultura di Roma, e sostenitore della “cycling London”. Lo si vede sfrecciare, dice Cosetta, zainetto in spalla, per le strade londinesi con la sua bicicletta (rigorosa-mente blu). Ha le stesse abitudini ciclistiche, il primo ministro Cameron, inquilino attuale al numero 10 di Downing Street. Il primo giro di Londra, a piccolo raggio, include una passeggiata attorno al Palazzo di Westminster in cui hanno sede la Camera dei Lord e dei Comuni del parlamento inglese. È un palazzo in stile neogotico che include la famosa torre dell’orologio “clock tower”, alta 96 metri, dedicata a Santo Stefano, e che ospita il

ViaGGiO a LOnDRa(27/ 4/ - 30/ 4/ 2014)

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gustare salsiccette e pollo con patate. È una splendida villa cir-condata da un bellissimo parco. La stagione è quella giusta ed è magnifico passeggiare nei sentieri del parco tra rododendri, ca-melie ed azalee attorno ai caratteristici laghetti. Una guida molto inglese e molto compita ci illustra storia e caratteristiche della villa comprata dal conte Edward Guinness, magnate delle omo-nime birrerie e donata allo stato. Ma questa house è soprattut-to un buon museo, piccolo, silenzioso e persino semivuoto, di quelli, per intenderci, odiati dai ministri della cultura che cerca-no “l’evento”, con sale di esposizione stipate ed irrespirabili. La collezione artistica è magnifica: un quadro di Vermeer, raffigura una ragazza che suona uno strumento a corda: la luce filtrando da una finestra, racconta i colori in una combinazione strana e unica di morbidezza e precisione. L’autoritratto di Rembrandt è l’altro capolavoro: il volto, lo sguardo penetrante, comunica in maniera immediata il caratte-re e lo stato d’animo e tradisce il dramma del suo fallimento. Ci fermiamo mezz’ora a Camden Town: è una delle zone più frequentate ed una tappa immancabile: le facciate delle case in stile vittoriano sono colorate; il mercato lungo il Regent’ Canal ha la vivacità e l’affollamento di un Suk: sulle bancarelle mille oggetti curiosi in vendita: articoli di musica, di artigianato e di vestiario,vintage e modernariato, orologi, cappelli e borse arti-gianali, pellame, borchie e stivali. All’ingresso il food market: i profumi esotici e dolciastri di una cucina di strada cosmopolita si sovrappongono e si diffondono per tutti gli stand gastronomi-ci. Al Convent Garden giungiamo nell’ora ideale per l’afternoon tea. Questo distretto, è famoso soprattutto per i suoi teatri tra cui la Royal Opera House. Nella piazza un grande mercato al coperto con caffè, negozi e pub. Nel tempo concesso dalla nostra rigorosa conduttrice assistiamo alla pregevole esibizione di una cantante lirica di strada, e riusciamo a gustare rilassati il nostro

tato il titolo dai loro genitori, membri della nobiltà britannica. Sono tradizioni anacronistiche e neanche un “Patto del Nazare-no” potrebbe riformare la house of lords. Bisogna però dire che questo paese, nonostante queste stranezze, ha saputo coniugare al meglio il mantenimento scrupoloso delle memorie storiche e delle tradizioni con modernità ed efficienza. Attraversiamo con la nostra guida The Square Mile cioè il “miglio quadrato” come viene chiamata dai londinesi la City di Londra, il centro finan-ziario, la prima piazza borsistica d’Europa, dove potenti signori della finanza mettono in crisi, con manovre ed agenzie di rating, banche e governi di tutto il mondo. Questa è la zona dove è nata la città: la Londinium fondata dai romani. Il terribile incendio del 1666 (big fire) distrugge gran parte delle abitazione proprio di questo primo nucleo urbano attualmente sede di istituzioni bancarie e di importanti società finanziarie ed amministrative; l’architettura è moderna ed imponente. Ci dirigiamo a Piccadil-ly circus: la pioggia, il vento, il freddo ci consentono solo una rapida occhiata, a questa piazza che unisce, con una rotonda, Regent street e Piccadilly line: è il cuore della città, la zona dello shopping di lusso. Al centro la bella fontana con la statua di Eros. Raggiungiamo l’hotel Hilton, a Wembley, nei pressi dello stadio della nazionale, visibile da lontano, per un enorme arco metal-lico che sostiene una tenso-struttura. In questo hotel sperimen-tiamo la cena londinese: per la cronaca: crema di porri e patate; salmone con salse ed insalate varie e contorno di patate servite in buccia. Lunedì 28: abbondante colazione all’inglese. Il viaggio da Wem-bley al centro è lungo ma ci permette di vedere i vari quartieri della città. Da un quartiere all’altro Londra cambia completa-mente aspetto: c’è la Londra suburbana con casette piccole, ad-dossate, tutte uguali; la cucina dà sul retro dove è quasi sempre presente un piccolo giardino fiorito; c’è poi la Londra Vittoriana, con case più importanti (ricordano quella della famiglia Banks di Mary Poppins) rigorosamente senza balconi; verso il centro molte case del periodo edoardiano sono riconoscibili per lo stile neo-barocco e monumentale. Caratteristica di Londra è quella di essere una città cosmopolita e multietnica; indiani, africani, europei, arabi, italiani, polacchi, più o meno integrati, sono gli abitanti di questa città. Cambiando quartiere si può emigrare nella zona turca di Londra attorno a Kingsland road con mo-schee, famiglie in abiti tradizionali e prodotti turchi; o fare un giro a Bangla Town in locali tipici indiani e pakistani o fare un salto nella zona africana di Dalston nel mercato di Ridley street. Londra ha saputo risolvere (nel tempo!) i grossi problemi legati ad imponenti flussi migratori dall’Europa e dal mondo, prove-nienti dai paesi dell’impero e dall’Europa. Visibile per gran parte del percorso “The Shard” una torre di vetro a base triangolare, con 87 piani e 310 metri di altezza, il grattacielo più alto dell’Unione Europea, opera di un italiano, Renzo Piano. È la protagonista delle nuove architetture che han-no ridisegnato il profilo di Londra. Altra struttura spettacolare è il moderno “30 St Mary Axe”, edi-ficio, di 40 piani, alto 180 metri: i londinesi lo hanno ridenomi-nato “The Gherkin” e ci vuole un particolare senso di snobismo e di humour britannico per dare del “Cetriolo” a un grattacielo. Il vegetale è opera di Sir Norman Foster, lord di sua Maestà Elisa-betta II. Ci accoglie il British museum “a museum of the world, for the word”: l’entrata è gratuita: la bellezza, l’arte, la cultura a Londra è appannaggio di tutti, in qualsiasi momento come l’aria che respiriamo. La Great Court coperta da una grandiosa cupo-la di vetro progettata dallo studio di Norman Foster costituisce l’ingresso delle varie sezioni del museo che raccoglie importanti collezioni e reperti archeologici testimonianza delle varie civiltà dalla preistoria ai nostri giorni. Lontani dalla frenesia cittadina e dalla calca del British, arri-viamo a Kenwood house. all’ora di pranzo giusto in tempo per

tè (dopo vari assaggi). Si socializza e cena in un Pub: un mondo da scoprire, da assaggia-re e bere. La cena è ottima: fish and chips ed insalata di verdure con cren innaffiate da birre londinesi. Inevitabile argomento di conversazione: la ricchezza della società multiculturale inglese ed i problemi irrisolti del nostro paese. Il segreto di Londra sta nella sua società civile, affiancata ma indipendente dal suo governo e soprattutto dalla sua monarchia. Martedì 29. Uno sciopero della metropolitana mette in ginoc-chio Londra: è una prova di forza del sindacato dei trasporti, l’unico rimasto dopo il ciclone Tatcher, e fa seguito al licenzia-

mento dei bigliettai, sostituiti da macchinette automatiche. Alle fermate degli autobus centinaia di persone; tanti vanno a piedi, molti con le biciclette. Nonostante il traffico raggiungiamo in orario la meta prevista di oggi: il cuore della Londra monumen-tale: l’abbazia di Westmister il principale luogo di culto della chiesa anglicana; un magnifico esempio di architettura medioe-vale e museo nazionale. Prezioso il pavimento cosmatesco posto nel coro di fronte all’al-tare. Al centro la tomba al Milite Ignoto circondato da papa-veri rossi. Molti sovrani d’Inghilterra sono seppelliti all’interno dell’abbazia; a volte carnefici e vittime negli stessi spazi. Nelle navate laterali e nei transetti monumenti che celebrano perso-naggi eminenti della storia inglese poeti, navigatori e scienziati: in posizione centrale le tombe di sir Isaac Newton e Charles Dar-win. Persino le vetrate ricordano gli illustri eroi della nazione. Dopo il necessario omaggio alla storia inglese ritorniamo nella realtà commerciale dell’oggi visitando Fortnum e Mason, leg-gendario negozio di squisitezze. Si fa qualche compera tra una ampia scelta di tè, caffè o cioccolatini, biscotti e molto altro. Per il pranzo scegliamo i locali e i pret-a-manger vicini. La National Gallery ci accoglie nel pomeriggio. Niente biglietto d’ingresso: a disposizione di tutti capolavori assoluti dei più grandi artisti. Ritroviamo San Girolamo nello studio, di Antonello da Messina, ma anche Bellini, Tiziano, Caravaggio; conosciamo, ma di corsa i coniugi Arnolfini di Van Eyck e papa Giulio II di Raffaello; e ci godiamo rapidamente la Venere del Bronzino, quella di schiena del Velazquez e quella più casta del Botticelli che veglia su un Marte addormentato, ammansito e disfatto dalla dea. L’uscita della National Gallery è su Trafalgar Square. Al centro della piazza la statua di Horatio Nelson, su una colonna alta 30 metri, ricorda la vittoria della flotta inglese contro quelle di Fran-cia e Spagna nel 1805. Alla base del monumento bambini felici si

fanno fotografare sui leoni. La sera nel Pub Alberto ci ritroviamo per la cena, che a detta dei soci CREO non è stata all’altezza dei nostri standard soliti. La birra è buona. A causa dello scio-pero si cambia il programma previsto con una visita notturna dei quartieri lungo il Tamigi e nel distretto di SouthWark. In lontananza campeggia il “ London Eye” una ruota panoramica di 135 metri che è diventata parte del paesaggio londinese così come gli storici London Bridge e Tower bridge. Attraversiamo a piedi l’avveniristico Millenium bridge, ponte pedonale, firmato dall’archistar Norman Foster, in acciaio, elegante e suggestivo. Il ponte unisce due icone della capitale britannica: la St. Paul Ca-

thedral che veglia sulla riva destra del fiu-me e la Tate Modern sulla riva sinistra con la sua mole imponente e squadrata. Prose-guiamo la nostra camminata lungo la riva del fiume: una rappresentazione teatrale si svolge al Shakespeare Globe theatre re-alizzato nel 1997 come ricostruzione del precedente teatro elisabettiano del 1599. Gli spettacoli teatrali a Londra nel passato e ora sono parte della vita quotidiana. Pas-seggiando nel distretto di Southwark am-miriamo la City Hall un singolare ovoide inclinato che ospita gli uffici comunali. Da lontano, ancora, la sagoma notturna, illuminata del The Shard del nostro gran-de Renzo Piano. Mercoledì 30: gli spazi verdi di Londra sono molto estesi; i giardini ricchi di fa-scino. Kensington gardens è un immenso parco in continuità con l’Hyde park, in vicinanza della residenza reale. Una parte del giardino è dedicata alla memoria della principessa Diana. Attraversiamo grandi

viali, fiancheggiati da alberi secolari in una giornata veramente splendida. Un elegante viale- giardino è la residenza di socievoli scoiattoli che si avvicinano, si accoppiano e giocano senza paura. Al termine della lunga passeggiata arriviamo all’Albert Memorial, un grandioso ed elegante monumento dedicato dalla regina Vit-toria alla memoria dell’amato consorte. Di fronte al monumento l’enorme sala concerti, in mattoni rossi, della Royal Albert Hall (in una scena girata all’interno di questa sala concerti, Hitchcock in maniera magistrale ha girato una scena ad alta suspence nel film “L’uomo che sapeva troppo” con Doris Day e James Stuart). Il nostro viaggio londinese termina con la visita ai grandi magaz-zini Harrods ed alle immense collezioni del “Natural History mu-seum” preziosa testimonianza della straordinaria biodiversità del nostro pianeta. Museo a disposizione di tutti ma anche formida-bile centro di ricerca di scienziati di tutto il mondo. Ritorniamo soddisfatti, con la nostra Clara, all’aeroporto di Gatwick.

Giovanni Galofaro.

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Venezia, qualcuno ha letto nel suo nome latino “Venetiam, veni-etiam” vieni, ritorna ancora l’ammaliante richiamo che questa in-cantevole città rivolge da sempre a migliaia, milioni di visitatori e turisti.A questo dolce fascino non hanno potuto sottrarsi gli amici del CREO di Pordenone, che ormai da 10 anni (?) con puntuale de-vozione compiono, quasi un pellegrinaggio laico, un percorso tra arte, cultura e storia.Anche quest’anno il puntuale ritrovo sulla scalinata della stazione di S.Lucia, un ricor-do alla chiesa demolita nell’800 per far posto alla ferrovia, e poi via con il vaporinio, che percorre tutto Canareggio, fino alle Fonda-menta Nuove; sosta caffe con le brioches più fragranti di Venezia da Agiubagiò. Primo monumento l’Oratorio dei Crociferi, una piccola aula aperta per noi dove sembra di ritornare in pieno ’500 immersi nei dipinti di Palma il Giovane. Di fronte il bel campo con il collegio dei Gesuiti e la chiesa fastosa di S.Maria Assunta o dei Gesuiti ricca di splendide, sfarzose decorazioni, statue ed opere d’ar-te: basti ricordare il Martirio di S.Lorenzo del Tiziano.Da Canareggio, attraverso ponti, calli, salisade, incantati da palazzi, chiese e monumenti, sino al cuore di Castello dove ci attende una gentile sopresa preparata da Clara: un elegante aperitivo nel fastoso salone di Palazzo Contarini della Porta di Ferro.Di nuovo calli e ponti sino alla fondazione Querini Stampalia; colla-zione servita in palazzo e poi la visita a questa residenza che unisce la bellezza della casa dei Querini al raffinato ed intelligente intervento di Carlo Scarpa negli anni ’60. Un susseguirsi toccante di ingressi, por-

teghi, giardini, stanze raffinate con arredi, mobili, quadri bellissimi di importanti autori quali Bellini, Tiepolo ed altri. Nel pomeriggio nella luce bella di Venezia in uno dei campi più scenografici, quello di S.Maria Formosa con quinte di palzzi e la chiesa che chiude la piazza e la nostra giornata-pellegrinaggio ricca di emozioni donandoci, per finire, un’opera significativa del Codussi e due dipinti del Vivarini e di Palma il Vecchio. Il gruppo sul campo della chiesa si scioglie, ma sembra di sentire quel dolce richiamo di questa citta unica che sussurra “veni-etiam” ritorna ancora e noi non mancheremo a questa tentazione per tanti anni ancora. Angelo Battel

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Noi colleghe della radiologia ricordiamo Marisa come una persona risoluta, raffina-ta e sempre sorridente.Ha affrontato a testa alta tutte le contro-versie che la vita le ha riservato e ci è stata di esempio nel trovare sempre la parte po-sitiva delle cose.È stata una buona compagna di lavoro, colei che al mattino ci dava il buongiorno facendoci trovare le luci del reparto accese, sempre pronta a dare una mano e a farci fare anche qualche risata.Ha combattuto la malattia fino all’ultimo con gririta e dignità. E prima di lasciar-ci ha avuto ancora una parola nei nostri confronti: un saluto e un invito a sorridere sempre alla vita, nonostante tutto. Ciao Marisa, ricorderemo sempre i tuoi occhi azzurri, ti ricorderemo sempre come una di noi.I tuoi colleghi e colleghe della radiologia.

a maRiSa

niDO… CEStO… aLi

Sempe il Signore è prontoa tenerci nelle sue mani,e portarci come il tesoropiù prezioso della Creazione.Mani che sono NIDOal dischiudersi di ogni vitanel soffio più ardente del soleche ci colma già di infinito.Nido, caldo rifugio,quando la tempesta ci assaleper i brividi di ogni geloper la nostalgia della gioia.

Mani che sono CESTOdove noi ritroviamo il pane

dell’inesauribile donoche nutre l’autentica fame.Cesto di verdi semi per il vasto campo del mondoda far attecchire nel cuore-contadini di luce e sole.

Sempre il Signore è prontoa tenerci nelle sue maniche recano i segni innocentidell’abbraccio più appassionato.

Solo se rinunciamo,se vogliamo il salto nel vuoto,scivoleremo dalle dita bagnate di pianto per noi.Ma Egli attende in ansia

la meraviglia del ritornofra quelle sue mani non saziedi custodirci nell’amore.Sempre la voce chiamaviaggiando su puri sentieriin cerca di sguardi più alti, di slanci per forti cammini.Vento, fuoco, orizzontiper quelli che colgono i giornicoinvolti nel sogno del Padreimmersi nella sua luce.Ecco… Allora le mani per loro diventano ALInel volo più bello dell’uomoche ci unisce al cuore di Dio.

Don Bernardino

CaStaGnaDaSi è svolta il 23 novembre presso l’Orato-rio del S.Cuore la tradizionale castagnada con due scopi ben precisi:- il primo per ricordare con una S.Messa nella Chiesa vicina tutti i nostri colleghi ospedalieri che ci hanno lasciato quest’an-no e che non sono pochi, ben 14 persone.- il secondo quello di potersi incontrare con tanti amici che magari non si incon-travano da parecchio tempo.Il ricordare, fatti, notizie belle e meno bel-le di anni trascorsi di lavoro in Ospedale, tutto questo attorno ad un tavolo gustan-do delle buone castagne ed un buon bic-chiere di vino.Un grazie ai bravi cucinieri di castagne e a tutti un arrivederci alle prossime mani-festazioni.

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L’Italia che bella nazione, nonostante noi italiani; lo diciamo mille volte si da essere un luogo comune, senza comprenderne a fondo l’importanza. Eppure questa nostra nazione sa sempre sorprender-ci: tre giorni splendidi nel Casentino, nella Alta Val Tiberina, con tappa ad Arezzo, sono la testimonianza di cosa l’Italia sa offrire: arte, per tutti basti ricordare Piero della Francesca (1420-1492),

storia e letteratura con Dante che canta e parla di questi luoghi, epici scontri come la battaglia di Anghiari, pace e spiritualità con San Romualdo e San Francesco, il tutto in paesaggi di sublime bellezza, di perfetta armonia e forte dolcezza. Una tre giorni indi-menticabile, a tappe forzate perche c’è tanto da vedere e diventa difficile rinunciare ad un paesaggio o ad un affresco.

Si parte di buonora alla mattina, breve sosta in autostrada dopo Bologna, poi l’Appennino del versante romagnolo con i suoi feroci calanchi sino al passo dei Mandrioli; siamo in terrea toscana, nel Casentino, giù di corsa fino a Monterchi: un piccolo borgo che custodisce un capo-lavoro di Piero Della Francesca che, per il paese natale della sua mammma, dipinge “la Madonna del parto”, una Madonna che sa parlare ai credenti del mistero del suo concepimento, ma a tutti gli uomini parla del miracolo della vita che ogni don-na porta in grembo offrendolo all’uma-nità. Poi di corsa ad Anghiari, un borgo modellato in un su e giù che ti sorprende per i suoi camnminamenti di ronda lungo

tOSCanaTre giorni splendidi nel Casentino, nella Alta Val Tiberina, con tappa ad Arezzo

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le mura, i sottopassi, il paesaggio sottostante, il delizioso teatri-no, ci deludono un pò i supponenti e disorganizzati ristoratori: unico piccolissimo neo dei tre giorni. A pochi chilometri San Sepolcro con la sua cinta muraria che custodisce un centro sto-rico ammirato ed esaltato nella dolce e calda luce del tramonto: il duomo romanico-gotico, con un prezioso dipinto del Peru-gino ed il museo civico con “la Resurezione” dipinta da Piero per la sua città natale assieme alla “Madonna della Misericordia”. Giornata piena, meritato riposo nell’albergo Parc Hotel di Pop-pi, confortevole nelle stanze, gustoso nelle proposte culinarie,

gentile con gli ospiti. Mattina del secondo giorno, una nebbia che sembrava accentuare il senso mistico dell’andare alla Verna: questo eremo scelto da Francesco d’Assisi per pensare e pregare; il silenzio, l’umiltà delle costruzioni, un susseguirsi di tetti, di pic-

coli sagrati e chiostri, celle e percorsi, dove inaspettato su un pre-cipizio ti si apre un paesaggio illuminato da un improvviso sole.Con nel cuore queste emozioni e negli occhi i bianchi ed i blu delle maioliche dei Della Robbia arriviamo ad Arezzo: bella con i suoi monumenti ed opere, il crocifisso di Cimabue a San Dome-nico, la fortezza e la cattedrale grandiosae stupefacente, il corso con la semplice eleganza della Pieve romanica e la retrostante rinascimentale piazza Grande, appena defilata la chiesa di San Francesco con il ciclo di affreschi dipinti da Piero a partire dal 1453 e dedicati alla Leggenda della Croce: un ciclo dove sem-

bra condensarsi tutta l’esperienza umana, dalla morte di Adamo, a battaglie, in-contri, miracoli, speranze. Terzo giorno visita Poppi con il suo Palazzo pretorio ed il duomo di San Fedele , per non di-menticare la bottega, aperta per noi, di tradizionale panno casentino. Si prosegue con l’interessantissima pieve romanica di San Pietro di Romena e poi per una strada incantevole che si arrampica in una fore-sta di abeti, larici, castagni, aceri, faggi, querce... sino al Monastero di Camaldoli con la chiesa, l’Hospitium e l’antica far-macia, sosta con refezione deliziosa presso la locanda locale, e poi all’Eremo con le 20 celle dei monaci oltre i m. 1100. Vera-mente non ci sono parole per quel luogo

che pensiamo fuori dal mondo, ma che in verità forse racchiude tutto l’universo. Questa è la nostra bella Italia, bella nonostante noi italiani! Un caro saluto.

Angelo Battel

A te Lauretta scorre il nostro pensiero: sono quattro mesi che ci hai lasciati e qui tutto è rimasto invariato, il nostro ricordo è forte tutto parla di te, tu perso-na gentile e affabile con tutti. Sempre

disponibile ad ascoltare senza chiedere niente in cambio, umile nel tuo lavoro che hai svolto con tanto amore. La tua discre-zione ti ha reso una persona speciale, una amica su cui contare sempre.Ci hai lasciato in eredità la tua semplicità nella vita con questo noi andremo avanti seguendo il tuo esempio: ora cerca di esse-re la stella più splendente così noi alzando gli occhi al cielo ti diremo: ciao Lauretta.

IP. Centro Prelievi

a LaUREtta

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Il Coro Santa Maria degli Angeli nasce nel 2009 dall’incontro tra alcuni dipen-denti ed ex dipendenti dell’Azienda Ospe-daliera Santa Maria degli Angeli di Por-denone, di loro congiunti ed amici, uniti dall’amore per il canto corale e per la musi-ca con la finalità di animare le festività più solenni dell’anno liturgico che si tengono all’interno della cappella del nostro ospe-dale cittadino.L’iniziativa è stata fortemente voluta e so-stenuta dal cappellano dell’ospedale, don Bernardino Del Col, che lo interpreta come elemento di umanizzazione e confor-to in un ambiente dove il tecnicismo ormai è imperante.Siamo un gruppo di dilettanti, anche se tra di noi alcuni studiano musica e suonano strumenti.Viviamo questa attività apportando parte del nostro vissuto personale, talvolta dolo-roso, e sacrificando ritagli del tempo libero per partecipare alle prove ed alle celebrazio-ni liturgiche.Il nostro Direttore è Carlo Busetto che si occupa della scelta del repertorio, in con-formità allo spirito liturgico, e del suo adattamento alle nostre capacità espressive.Il coro si compone attualmente di 13 cori-sti, divisi in soprani, contralti e bassi.Come si vede, mancano i tenori, ma essen-do abituati per tradizione lavorativa (siamo prevalentemente operatori ospedalieri!) a contare su scarse risorse, abbiamo ovviato sostituendo al registro vocale del tenore quello strumentale di un flauto traverso, suonato con perizia da una giovane univer-sitaria Chiara Scarselletti.Contiamo, però, sulla costante disponibi-lità organistica di un medico in pensione Giuseppina Calianno e di un corista, Carlo Oleotto, che a volte,col suo clarinetto, rive-ste il doppio ruolo di corista-strumentista.Caratteristica del nostro piccolo coro è quella di alternare i brani cantati con in-terludi strumentali (organo, flauto e cla-rinetto) strettamente legati per Autore o genere ai pezzi vocali, frutto del costante lavoro di ricerca e di trascrizione del nostro Direttore.Dopo la sospensione estiva, il Coro San-ta Maria degli Angeli, dell’Azienda Ospe-daliera di Pordenone, riprende, a partire dal 16 settembre, le prove settimanali del martedì, alle ore 20.30 presso la Chiesa dell’Ospedale Civile. Abbiamo urgente bisogno di persone di buona volontà, che amano cantare e stare insieme, per aumentare il nostro piccolo coro. Un ulteriore invito viene rivolto anche a coloro che sanno suonare uno strumento

(violino-viola-violoncello-oboe-clarinetto, ecc.) al fine di formare una ensemble che accompagna il coro e non solo.L’impegno principale, per cui iniziamo la

preparazione, è la Santa Messa della Notte di Natale alle ore 22.00 - 22.15 presieduta da S.E. Monsignor Vescovo Pellegrini.

La gita organizzata dagli amici del CREO di Pordenone nei giorni 8-9 dicembre ha avuto come obiettivo l’incantevole viaggio lungo la linea ferroviaria del Bernina in Svizzera con partenza da Tirano in Valtellina, località raggiunta in pullman dopo una sosta a Bussolengo sulle rive del Garda con visita alla grande esposizione dei mercatini di Natale.Abbiamo pernottato a Tirano, cittadina situata a due chi-lometri dal confine svizzero, ricca di monumenti ed edifici risalenti al XV e XVII secolo, abbiamo avuto il tempo per una breve visita libera . È stata una sorpresa notare l’ele-ganza dell’archittetura rinascimentale nella massima testi-monianza nel Santuario della Madonna di Tirano, esso ha rappresentato a lungo il baluardo del cattolicesimo contro

la diffusione della riforma protestante proveniente dai gri-gioni svizzeri.A conclusione della giornata abbiamo apprezzato la cucina locale (i pizzoccheri valtellinesi). Il giorno seguente abbia-mo percorso con il trenino rosso del Bernina il tratto da Tirano a St.Moritz lungo un percorso di 60 km. della du-rata di circa 2 ore e 30 minuti, raggiungendo una massima altitudine di 2253 mt. nell’attraversamento del passo omo-nimo (Ospizio Bernina).La linea ferroviaria del Bernina (patrimonio mondiale dell’Unesco) valica le Alpi sin dal lontano 1910.Sembra l’emblema della sfida dell’uomo alla natura ma è in realtà il simbolo della ricerca dell’armonia con l’ambiente, infatti non aggredisce la natura con opere ciclopiche, non infligge ferite ad un paesaggio incantato, ma s’inerpica seguendo le sinuosità dei paesaggi montani, attraverso boschi e costeg-giando laghetti alpini alle falde di ghiacciai perenni.Essa voleva avvicinare due mondi, quello del nord tipica-

mente montano con quello del sud ricco di vigneti ed altre coltivazioni mediterranee sino alla Valtellina italiana, con-sentendo così a quelle popolazioni di poter realizzare ade-guate relazioni commerciali e sociali.Il treno inizia il suo percorso attraversando subito il confine ed iniziando una ripida risalita verso luoghi che dapprima coltivati lasceranno poi il posto a boschi e pascoli tipica-mente montani.L’assenza di neve a questa altitudine e in questo periodo ci ha consentito di ammirare per un lungo tratto il paesaggio nel suo aspetto e nei suoi colori naturali.Superato la stazione di Campocologno, dove è situata la dogana svizzera e Campascio, il treno raggiunge una delle

maggiori attrazioni del viaggio, il Via-dotto elicoidale di Brusio, dove effet-tua una curva di oltre 360° interamen-te allo scoperto.A 2091 m. si raggiunge l’Alpe Grùm e finalmente l’Ospizio Bernina (2253 m) e l’omonimo passo il punto più elevato del tragitto, costeggiando il lago bianco che appare per lunghi tratti ghiacciato e coperto di neve da cui il nome.Da qui inizia la discesa lungo la Val Bernina verso St.Moritz.Raggiunta la curva di Montebello, lo-calità ricca di boschi, si offre la straor-dinaria visione dell’imponente ghiac-

ciaio del Morteratsch dominato dal Piz Bernina (4049 m), ghiacciaio che discende sino alla quota di 2010 m. Dopo alcune fermate si raggiunge St.Moritz (1775 m).Elegante, cosmopolita, famosa località turistica nel cuore mondiale, tanto da meritare l’appellativo di “top of the world”. Qui si può trovare quanto di meglio si possa imma-ginare in termini di servizi e di eventi mondani, sportivi, culturali.La cittadina è situata sulle rive dell’omonimo lago, il suo sviluppo turistico ha inizio già nell’800 e attualmente van-ta tra l’altro lussuosi alberghi ed edifici gioielli della Belle Epoque.Dopo una breve sosta in questa splendida località, abbiamo ripreso il viaggio di ritorno in pullman, con sosta e cena consolatrice a Peschiera ed arrivo a Pordenone stanchi ma molto soddisfatti e grati agli organizzatori (Berto e Clara) per l’ennesimo successo.

dr. Angelo Bodi

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L’avocado, originario dell’America Centrale, coltivato in Sud Africa, Stati Uniti e ultima-mente anche in Italia, è ricco di vitamine A, C, E, K e vitamine del gruppo B, specialmen-te B6 e B9 (meglio conosciuta come acido folico), oltre che di selenio, potassio, zinco e magnesio.Le vitamine, nel loro complesso danno toni-cità ai muscoli e ai nervi, servono per il me-

tabolismo delle cellule, contribuiscono all’accrescimento ed allo sviluppo degli organi nonché alla buona funzionalità del Sistema Nervoso (l’acido folico è particolarmente utile alle donne in gravi-danza; elemento essenziale per lo sviluppo del feto, nella protezio-ne da malformazioni del cervello e del sistema nervoso).Il selenio è un minerale importante: antiossidante che svolge la sua azione protettiva nei confronti dei radicali liberi, aiuta a conservare l’elasticità dei tessuti che tendono a perderla a cau-sa dell’invecchiamento. La sua azione è legata al benessere fisico e, nell’ottica di un sano stile di vita, contrasta le malattie legate all’invecchiamento.Il selenio lavora anche in sinergia con la vitamina E in alcune delle sue azioni metaboliche, nella stimolazione dello sviluppo normale del corpo e della fertilità.Diversi studi hanno dimostrato che la carenza di vitamina E, (come pure quella di selenio) può essere una delle cause di ste-rilità.Come antiossidante è in grado di produrre anticorpi che fortifi-cano il sistema immunitario dell’organismo nella lotta contro le malattie.L’avocado è ricco di proteine e di grassi, questi ultimi presenti in percentuale quasi paragonabile a quella delle olive, fa sì che possa essere utilizzato per insaporire ad esempio un’insalata, riducendo di conseguenza la quantità di olio per condire.Contiene inoltre carboidrati, nonché fibre. Nell’ avocado sono presenti acidi grassi essenziali come gli Omega 3 e gli Omega 6, i cosiddetti grassi “benefici” in grado di stimolare la produzione di colesterolo buono (HDL) ed inibire invece il deposito del coleste-rolo cattivo (LDL).Le sue proprietà energetiche sono indiscusse: grammi 100 di pol-pa forniscono circa 230 Calorie, motivo per cui il suo consumo và valutato all’interno di una dieta giornaliero-settimanale equi-librata. Il frutto richiama vagamente la forma della pera, la sua polpa dal gusto morbido è di colore giallo/verdognolo ed è molto profumata; all’interno si trova un unico grande seme.

il melograno, è un albero antichissimo, conosciuto da moltissimi popoli dell’antichità, il cui frutto veniva utilizzato non solo come cibo, ma anche come medicina ed entrava nelle cerimonie di ca-rattere “magico” o religioso di quelle popolazioni, per lo più sim-bolo di prosperità, fertilità e fortuna. Originario del sud – ovest asiatico viene oggi coltivato sia in Spagna che in Italia.I suoi fiori sono di colore rosso ed il frutto che prende anche il nome di melograna (o melagrana), nasconde al suo interno tanti piccoli chicchi (semi) anch’essi rossi, succosi, molto ricchi di Sali minerali e Vitamine; tali principi attivi ne fanno un frutto ricco di proprietà benefiche e salutari.I semi (detti arilli), anche per la presenza di fenoli, vantano pro-prietà antinfiammatorie, gastroprotettive, (favorenti anche la fun-zionalità intestinale) ed antibatteriche: aiutano in particolare a combattere le infezioni batteriche della bocca e peridontali.Gli antiossidanti in esso contenuti rallentano l’azione dannosa dei radicali liberi ed i processi ossidativi alla base dell’aterosclerosi e delle malattie cardiovascolari; sembra che il consumo di succo di

melograna riduca l’assorbimento del colesterolo cattivo (LDL).Grazie alla presenza dell’acido ellagico contrasta l’invecchiamento della pelle, aumentandone l’elasticità, il tono e la lucentezza, pro-teggendola dai raggi UV dannosi.

L’azione dei Sali minerali presenti nel frutto (in particolar modo del potassio), stimola la diuresi, favorendo l’eliminazione delle tossine. Per la presenza di acido folico è ottimo da utilizzare so-prattutto in gravidanza.La ricchezza di vitamina C contribuisce a rafforzare il sistema im-munitario proteggendo in particolare da influenza e raffreddori. La melagrana matura è ricca di fitoestrogeni, ed il consumo del succo aiuta a ridurre gli episodi di vampate di calore e nervosi-smo, tipici del periodo.Il succo si ricava dalla spremitura dei chicchi presenti nella me-lograna: berlo, apporta tutti i benefici descritti. Grammi 100 di melagrana forniscono circa 63 Calorie.Il melograno è impiegato in campo cosmetico per la produzione di creme ed oli per viso e contorno d’occhi: antirughe, idratanti, emollienti, tanto più efficaci se, se ne consuma il frutto e se ne beve il succo.

Con l’occasione, auguro a tutti i dipendenti, ai lettori del giornale del CREO ed alle loro famiglie un sereno Anno Nuovo.

L’angolo della Dietista

L’aVOCaDO e il mELOGRanOUn coro spartano del V secolo a.C. reci-tava:I VECCHI: Noi fummo giovani e gagliardi;GLI UOMINI: Noi lo siamo ancora; chi ne ha voglia ci guardi;I GIOVANI: E noi un giorno saremo mi-gliori.Non è il numero degli anni vissuti che ci rende vecchi.Noi invecchiamo appena smettiamo di progredire; appena sentiamo che abbia-mo fatto tutto quello che dovevamo fare; appena pensiamo di sapere tutto quello che dovevamo imparare; appena vogliamo fermarci a godere dei risultati del nostro sforzo, con la sensazione che in questa vita

abbiamo lavorato abbastanza. Allora in-vecchiamo subito e ha inizio il declino.Se invece siamo convinti che quanto sap-piamo non è niente al confronto di quello che ci resta da imparare.Se sentiamo che quello che abbiamo fatto è soltanto il punto di partenza per quello che ci resta da fare.Se vediamo il futuro come un sole che ci attira con le sue innumerevoli, splendide possibilità ancora da conquistare, allora siamo giovani, qualunque sia il numero degli anni che abbiamo passato sulla terra. Giovani e ricchi di tutte le realizzazioni di domani.E se non vogliamo che il nostro corpo

ci tradisca, evitiamo di sprecare energie in una vana agitazione. Qualunque cosa facciamo, facciamola in una pace calma ed equilibrata, ricordandoci che, sia pure anagraficamente, apparteniamo alla “vec-chiaia”.A tale proposito, va detto che ci possono essere due vecchiaie... Una lamentosa e ri-nunciataria, capace solo di dire: “...ai miei tempi!” e di rinchiudersi in se stessa. Una creativa, capace di porsi positivamente davanti ai problemi che essa comporta ed impegnata ad affrontarli al di là dei dolori e delle difficoltà, dimostrazione questa del-la raggiunta maturità, che non è da tutti, e non sempre esclusiva dell’età avanzata.

LE EtÀ DELL’UOmO

RiCORDanDO iL PROf. maURO GaEtanO tROVò

Ci ha lasciato improvvisamente,senza alcun rumore – segno di quella umiltà e discrezione – dotiumane della sua vita, il caro amicodott. Trovò, primario di Radioterapiaal CRO di Aviano e nel nostro Ospedale.

Uomo impegnato seriamente in varisettori – oltre che nella medicina – delleatività spirituali e sociali.Conserviamo il suo sorriso, la sua bontà, la sua serietà e l’animazioneche ha saputo donare come testimonianzadi una vita autentica.Pur nella sua vita non lunga è statouna forza di attrazione, e uno stimolo araccogliere la sua eredità per rendere piùrazionale e umana la vita.Grazie dott. Gaetano.

Don Bernardino

L’amicizia

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Programma CREO 2015 GEnnaiO 24-31 SettimanabiancainValVenosta

fEBBRaiO 7 Crostolataconi“Fuorivena”ei“Caimani”

21 VisitaaSanVitoconilSig.Battel

maRzO 1 VisitaaSanVitoconilSig.Battel

13 GaradiBoccealBocciodromodiTiezzo

aPRiLE 19-22 GitaaPARIGI

25 FortaiadaegaradipescaSociale

maGGiO 23 GitaaTRIESTEconilSig.Battel

SEttEmBRE 4-5 2giorniaMilanoinoccasionedell’EXPO

OttOBRE datadadefinire 3giorniinAltoLazio(zonaViterboecc.)

nOVEmBRE datedadefinire aVENEZIAconilSig.BattelOcchio alle bacheche!!! Per notizie sempre aggiornate!!!

Oppure telefonare al CREO (0434.554060) con segreteria telefonica Vedere anche sul sito www.creopordenone.altervista.org oppure con e-mail [email protected]

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