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La Giustizia dei Moderni

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La Giustizia

dei

Moderni

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La Grande Frattura

Giordano Bruno (1548 – 1600)

Miguel de Cervantes  (1547 – 1616)

Willliam Shakespeare (1564 – 1616)

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Giordano BrunoDe l’Infinito universo e mondi

1584

CervantesEl ingenioso hidalgo don Quixote de la Mancha

1605

ShakespeareHamlet 1599‐1601

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“…si comincia a dimostrar l’infinitudine del’universo e si porta lo primo argumentotolto da quel, che non si sa finire il mondoda quei che con l’opera de la fantasiavogliono fabricargli le muraglie”

“… sì come è bene che sia questo mondo, non è men bene che sia ciascuno de infiniti altri”.

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OPPOSTE COSMOLOGIE

Aristotelica‐Tolemaica

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OPPOSTE COSMOLOGIE

Giordano Bruno

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L’ Amleto di Shekespeareè, nel senso più proprio, un “dramma acentrico”

“un’opera senza centro perché basatafondamentalmente sull’interrogazione seesista ancora un centro, un modello delmondo, un sapere (verità), un volere(passione), un potere (ruolo e gerarchia),e se abbia ancora un senso un fare(prassi, azione)” (A. Serpieri)

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Alessandro Serpieri parla di un “doppio lutto”:

Un lutto personale (Amleto ha perso il padre)

E un  lutto epocale e epistemologico(“il tramonto del senso delle cose in …  un mondo falso che gli si sgretola davanti in tutte le sue componenti: affettive, conoscitive, fisiche e metafisiche”)

“Amleto, pazzo ad arte e pazzo di fatto in quanto straziato tra due modelliinconciliabili del mondo: l’antico simbolico e l’insorgente relativistico eillusionistico”

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The time is out of joint: O cursed spite,That ever I was born to set it right!

“Il mondo [il tempo] è fuor dei cardini; ed è un dannato scherzo della sortech'io sia nato per riportarlo in sesto”. (Atto I, V Scena)

Frase chiave:

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… e poi:

‐La frase sulla Filosofia

‐ La legge di natura a giustificazione del vizio anziché della virtù [il lutto è “colpa contro il cielo, contro natura…”]

‐ La metafora del SOLE rovesciata

‐ Il mondo come negatività

‐‐ “L’UOMO non mi piace”

E naturalmente il MONOLOGO – SINTESI:L’opzione per il “NON ESSERE”

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analogamente…

Il Don Chisciotte di Cervantes

Incarna esemplarmentela figura dell’ ANACRONISMO:

“Don Quijote vive in un mondo ‘abbandonato da dio’, dove l’eroismo è diventata ostentazione grottesca e la fede più profonda è scivolata nella follia”

“Il mondo del Quijote è il mondo dell’ ‘immanenza’ ma il suo protagonista tenta costantemente di trascenderlo” [votandosi irrimediabilmente alla sconfitta ma soprattutto al RIDICOLO]

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Poi colloca in questo mondo di inconciliabili contrari un eroe,ineluttabilmente votato allo scacco, che lotta disperatamente perricomporre il quadro sgretolato, per adattare il 'dover essere' dell'idealeall' 'essere effettivo' della realtà, per annullare questa infelice noncorrispondenza. Fino a quando non prende coscienza della sua fragilità edella sua incompiutezza” [Selena Simonatti, I mondi possibili del Quijote].

“Cervantes, mediante il meccanismo attivato dalla parodia, separa ideale e realtà e mostra con terribile evidenza la loro più profonda incomunicabilità

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La lettura foucaultiana:In Don Chisciotte si esprime il passaggio dall’epoca della“SIMILITUDINE” e della “SOMIGLIANZA” a quella della“RAPPRESENTAZIONE” (da un’”episteme” all’altra)

“Don Chisciotte interpreta il mondo secondo una configurazione epistemica che nel 1600 è ormai destituita poiché alla legge della Similitudine è sopraggiunta quella della Rappresentazione” [Michele Santoro,  Visioni della biblioteca in Michel Foucault]

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“don Chisciotte non è l'uomo della stravaganza ma piuttosto il pellegrino meticoloso che fa tappa davanti a tutti i segni della similitudine. È l'eroe del Medesimo. Non riesce ad allontanarsi dalla familiare pianura che si stende attorno all'Analogo, proprio come non riesce ad allontanarsi dalla sua angusta provincia. Incessantemente la percorre, senza mai varcare le frontiere nette della differenza né raggiungere il cuore dell'identità. Egli stesso è fatto a somiglianza dei segni. Lungo grafismo magro come una lettera, eccolo emerso direttamente dallo sbadiglio dei libri. L'intero suo essere non è che linguaggio, testo, fogli stampati, storia già trascritta. È fatto di parole intersecate; è scrittura errante nel mondo in mezzo alla somiglianza delle cose (M. Foucault 1994, p. 61) “nelle sue avventure  hanno termine i giochi 

antichi  della somiglianza e dei segni”

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Attraverso questa via ‐ la quale cancella le tradizionalidistinzioni tra potere di fatto e potere politico, tra usurpatoree sovrano in base alla categoria del “GIUSTO”‐ che la politicapuò porsi come "scienza" nel senso moderno del termine;può perdere cioè la propria "valutatività“, che portava aconfondere l'"essere" col "dover essere", ciò che "è" con ciòche è ritenuto "giusto“, e approdare all'osservazioneoggettiva dei fatti quali effettivamente si danno.

DIVENTA DIFFICILE individuare un concetto di GIUSTIZIA oggettivamente fondato.

Una fondazione ONTOLOGICA del GIUSTO

Rivoluzione scientifica

Crisi del rapporto Macrocosmo/Microcosmo

Una diversa Cosmologia

Una diversaAntropologia

Una diversaEpistemologia

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Senza il riferimento a un ORDINE dato (pre‐esistente al giudizio)

Che cos’è “Giusto”?  E che cosa “Ingiusto”?

Se la Natura non offre un MODELLO DI GIUSTIZIA?

In Etica e in filosofia del diritto indica il vizio diragionamento, commesso dai teorici naturalisti diderivare prescrizioni da descrizioni.

“FALLACIA NATURALISTICA”

Espressione usata da dalfilosofo inglese George E.Moore nei Principia Ethica(1903)

Si fonda sul principio della semiotica che afferma la necessaria distinzione tra i discorsi descrittivi e quelli prescrittivi. 

E sul principio meta‐etico dell’impossibilità ditransizione con mezzi meramente logici dal discorsodescrittivo a quello prescrittivo.

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«In ogni sistema morale in cui finora mi sono imbattuto, ho sempre trovato chel'autore va avanti per un po' ragionando nel modo più consueto, e affermal'esistenza di un Dio, o fa delle osservazioni sulle cose umane; poi tutto a untratto scopro con sorpresa che al posto delle abituali copule è o non è incontrosolo proposizioni che sono collegate con un deve o un non deve; si tratta di uncambiamento impercettibile, ma che ha, tuttavia, la più grande importanza.Infatti, dato che questi deve, o non deve, esprimono una nuova relazione o unanuova affermazione, è necessario che siano osservati e spiegati; e che allo stessotempo si dia una ragione per ciò che sembra del tutto inconcepibile ovvero chequesta nuova relazione possa costituire una deduzione da altre relazioni da essacompletamente differenti» (Trattato sulla natura umana)

LEGGE DI HUME  o  “Ghigliottina di Hume”Filosofo scozzese David Hume (1711‐1776)problema dell'essere e del dover essere

Is – ought  problem

Vieta di dedurre il Dover essere (ought, Sollen) dall’Essere (is, Sein)senza argomentarne razionalmente il passaggio

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Il primo concetto a cadere sotto la Ghigliottina di Hume

È il concetto di GIUSTIZIA degli antichi.

E di conseguenza la sua funzione di LEGITTIMAZIONE in POLITICA

La Giustizia non è più la virtù che distingue i REGNI (regna) 

dalle BANDE DI LADRONI (magna latrocinia)

soprattutto

BUONO VERO GIUSTO

non coincidono più

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Thomas HOBBES  (1588 – 1679)

De cive  (1642)

Elements of law natural and politic (1640)

Leviathan (1651) in inglese

Leviathan (1666)in latino

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Natura umana ‐ Un’antropologia pessimistica 

“La massima parte di coloro che hanno trattato dellerepubbliche, suppongono, o pretendono, o postulano chel’uomo sia un animale atto per nascita alla società, i Greci diconoZoon politikon; e su questo fondamento edificano la dottrinacivile, come se per conservare la pace e governare l’interogenere umano non occorresse altro che il consenso degli uominiriguardo a certe condizioni che chiamano senz’altro leggi.Questo assioma, sebbene accolto da molti, è falso; e l’errore èderivato da una considerazione troppo superficiale della naturaumana” (De cive, I, 2)

L’UOMO non è l’”animal sociale et politicum” della tradizione

L’UOMO è per natura ASOCIALE Homo homini lupus

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Per Hobbes

La tendenza NATURALE dell’uomo non è ad ASSOCIARSI

Ma a COMPETERE

o DOMINARE

“lupus est homo homini, non homo” (Plauto, Asinaria, II, 4, 88)

“…non cerchiamo per natura dei soci, ma di trarre da essi onore e vantaggio…”

“…questo desideriamo in primo luogo, quelli secondariamente”.

“…ogni società si forma per l’utile o per la gloria, cioè per amore di sé e non dei soci”

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“… non si deve dubitare che, se non vi fosse il timore, gli uomini sarebberoportati dalla loro natura molto più a desiderare il dominio che la società. Sideve dunque stabilire che le società grandi e durevoli hanno tratto originenon dalla benevolenza reciproca degli uomini, ma dal timore reciproco” (Decive, I, 2)

La condizione naturale (lo STATO DI NATURA) è ASOCIALE

Ciò che tiene insieme gli  uomini

Non è la benevolenza

E neppure la necessità

È la PAURA

Società: Una “sociologia” del disordine (e della paura)

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Lo STATO DI NATURA è INVIVIBILE

Condizione di INSICUREZZA radicale

Condizione di CONFLITTO molecolare

Bellum omnium contra omnes   Guerra di tutti contro tutti

“… v’è continuo timore e pericolo di morte violenta, e la vitadell’uomo è solitaria, misera, sgradevole, brutale e breve”(Leviathan, XIII – Della condizione naturale dell’umanità)

Nello “Stato di Natura”…

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Perché lo Stato di Natura è INVIVIBILE?

1. L’Eguaglianza naturale

Eguaglianza “negativa”: ognuno può provocare a ogni altro il massimo male: la morte

“Sono uguali coloro che possono fare cose uguali l’uno control’altro. Ma coloro che possono fare una cosa suprema, cioèuccidere, possono fare cose uguali. Dunque tutti gli uominisono per natura uguali fra di loro. La disuguaglianza orapresente è stata introdotta dalla legge civile” (De cive, I, 3)

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1. L’Eguaglianza naturale (continua)

“La NATURA ha fatto gli uomini così uguali nelle facoltà del corpo e dellamente che, sebbene si trovi talvolta un uomo manifestamente più fortefisicamente o di mente più pronta di un altro, pure quando si calcola tuttoinsieme, la differenza tra uomo e uomo non è così considerevole, che unuomo possa di conseguenza reclamare per sé qualche beneficio che un altronon possa pretendere, tanto quanto lui. Infatti riguardo alla forza corporea,il più debole ha la forza sufficiente per uccidere il più forte, o con segretamacchinazione o alleandosi con altri che sono con lui nello stesso pericolo”(Leviathan, cap. XIII – Della condizione naturale dell’umanità per quanto concerne la sua felicità e lasua miseria)

a) è impossibile stabilire che cosa sia “per ciascuno, il suo”(giustizia distributiva)                  contro Aristotele

b) con la FORZA o la FRODE ognuno è in grado di imporre ad ogni altro il MALE PEGGIORE, cioè la MORTE

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1. L’Eguaglianza naturale (continua)

C’è poi un’altra forma di eguaglianza da cui si genera il conflitto:quella CREDUTA

Come si suol dire: “ognuno si crede più furbo degli altri”

“… e ordinariamente non c’è segno più grande di egualdistribuzione di qualcosa del fatto che ogni uomo è contento dellapropria parte (share)” (Ibidem)

“Tale è infatti la natura degli uomini, che per quanto possano riconoscereche molti altri sono più saggi o più eloquenti, o più dotti, pure difficilmentecrederanno che ci siano molti saggi tanto quanto lo sono essi, perchévedono il loro ingegno da vicino e quello degli altri uomini a distanza”(Leviathan, cap. XIII)

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2. Lo Jus in omnia

“La natura ha dato a ciascuno il diritto a tutte le cose” (De cive, I, 10)

“Cioè nello stato di mera natura, prima che gli uomini sivincolassero reciprocamente con dei patti, ciascuno potevalegittimamente fare qualsiasi cosa nei confronti di chiunquealtro; e possedere, usare, godere di tutto ciò che voleva epoteva”

“Nello stato di natura è lecito a tutti fare e possedere tutte le cose”

Comunemente si dice:“La natura ha dato tutto a tutti”

Cita Sant’Ambrogio (padre della Chiesa): “natura enim omnia omnibus in commune profundit” (De officiis, I, 28)

“Alla naturale tendenza degli uomini a provocarsi avicenda…, si aggiunge il diritto di tutti a tutto, grazie a cuil’uno con diritto attacca, e l’altro con diritto gli tienetesta…” (De cive)

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“Ma non è stato affatto utile agli uomini, l’avere avuto un simile diritto comunesu tutte le cose. Infatti l’effetto di questo diritto è quasi lo stesso, che se nonavesse alcun diritto”

Ragioni della conflittualità permanente nello Stato di Natura:

Competizione

Diffidenza

Gloria

Guadagno

Sicurezza

Reputazione

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Lo stesso DIRITTO DI NATURA – quello che comunemente si chiama Jusnaturale – è la sanzione di questo stato di conflitualità permanente – Essonon sancisce dei VINCOLI ma registra una condizione di LIBERTA’ o diANOMIA (assenza di regole) – Non riflette e impone un ORDINE – mariflette una condizione di DISORDINE:

“Il DIRITTO DI NATURA, che gli scrittori comunemente chiamano jusnaturale, è la libertà che ogni uomo ha di usare il proprio potere, comeegli vuole, per la preservazione della propria natura, vale a dire, dellapropria vita, e, per conseguenza, di fare qualunque cosa nel suo giudizio enella sua ragione egli concepirà essere il mezzo più idoneo a ciò” (Hobbes,Leviathan, cap. XIV)

SOGGETTIVITA’ ! ! !: “a suo giudizio e nella sua ragione”

Il criterio è “interno” – riguarda ogni singolo

Non “esterno”. Un’OGGETTIVITA’

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In questa condizione caratterizzata dallo JUS NATURALE – si badi – iconcetti di GIUSTO e di INGIUSTO non hanno alcun senso:

“A questa guerra di ogni uomo contro ogni altro uomo, consegueanche questo, che niente può essere ingiusto. Le nozioni di ciòche è retto e di ciò che è torto [of Right and Wrong] dellagiustizia e dell’ingiustizia non hanno luogo qui. Dove non c’èpotere comune, non c’è legge [legge positiva, s’intende]; dovenon c’è legge, non c’è ingiustizia. La forza e la frode sono inguerra le due virtù cardinali. La giustizia e l’ingiustizia non sonofacoltà né del corpo né della mente”.

Non c’è nessuna legge naturale che ci indichi il“bene faciendum e il male vitandum” scolpita neicuori o nelle anime.

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Dallo Stato di Natura OCCORRE USCIRE!

Perché è una condizione di GUERRA

PERPETUA

“Ma questa guerra è per sua natura perpetua perché non puòconcludersi con nessuna vittoria, a causa dell’uguaglianza deicontendenti: infatti anche sui vincitori incombe sempre il pericolo, e sideve considerare un miracolo se qualcuno, per quanto forte, muore divecchiaia” (De cive, I, 13)

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La LEGGE NATURALE fondamentale:

“… che si debba cercare la pace, finché resta qualche speranza di ottenerla; e, quando non si può ottenerla, che si debbano cercare aiuti per la guerra, è un dettame della retta ragione, cioè una legge di natura” (De cive, I, 15)

Dunque, la LEGGE DI NATURAfondamentale dice che SI DEVEUSCIRE DALLO STATO DI NATURA…

Di Legge naturale tuttavia si parla. Anzi, di LEGGI naturali:

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La prima LEGGE NATURALE speciale

dice che…

“…non si deve conservare il diritto a tutto”

“Una delle leggi naturali derivate da quella fondamentaleè che il diritto a tutto non deve essere conservato, ma checerti diritti devono essere trasferiti o abbandonati” (De cive,II, 3)

cioè “derivata” 

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La prima LEGGE NATURALE speciale  (segue)

“Abbandonati”

Rinuncia “in assoluto” a un diritto (in questocaso “naturale”) “chi dichiara, con un segno oaltri segni adeguati, di volere che non gli siapiù lecito fare una cosa, che prima poteva farecon diritto”

“Trasferiti”

Trasferisce ad un altro un diritto, “chi, con unsegno o dei segni adeguati, dichiara all’altro,che vuole accettare il diritto, di volere chenon gli sia più lecito resistergli quandocompirà una certa azione, cui prima potevaopporsi legittimamente”

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La prima LEGGE NATURALE speciale  (segue)

Dunque l’ottemperanza alla prima delle Leggi naturaliderivate implica, nella parte affermativa (trasferimento didiritto)

UN PATTOnel quale necessariamente si incontrano DUE VOLONTA’

Ed in cui è prevista la RECIPROCITA’ (ognuna delle parti si impegna a dare o a fare a vantaggio dell’altro qualche cosa)

Altrimenti sarebbe un DONO: “Se qualcuno trasferisce ad altriun suo diritto, e non lo fa per un bene ricevuto in cambio, e perPATTO, tale trasferimento si chiama DONO” (De cive II, 8)

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Un particolare tipo di CONTRATTO:

“L’azione di due o più persone che si trasferiscono reciprocamentei loro diritti si chiama CONTRATTO.”

“Ma in ogni contratto, o le due parti compiono subito quantohanno pattuito, senza che l’uno debba concedere credito all’altro; ol’uno lo compie, e concede credito all’altro; o nessuno dei due locompie”

“Quando entrambi compiono subito la prestazione, il CONTRATTOsi estingue non appena gli è stato dato adempimento”

“Quando invece o l’uno o entrambi danno credito all’altro, colui alquale si fa credito promette di compiere la prestazione in seguito; euna simile promessa si chiama PATTO”

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La terza Legge Naturale secondaria:

“Pacta servanda sunt”

“Si deve stare ai patti, o rispettare  la parola data” (De cive, III, 1)

Seguono le altre “Leggi naturali”

Che sono in tutto VENTI

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Che cos’è la LEGGE NATURALE per Hobbes?

Che cosa non è:

“…se un’azione viene ritenuta contraria alla leggenaturale, vi sarà qualcuno che lo proverà dal fatto cheè contraria al consenso delle nazioni più sagge e piùcolte: ma senza insegnarci chi deve giudicare dellasaggezza, cultura e costumi di tutte le nazioni”

“Un altro lo proverà dal fatto che è contraria alconsenso di tutto il genere umano. Ma anchequesta definizione non deve essere accettata,perché altrimenti nessuno, tranne i bambini e ipazzi, potrebbe peccare contro questa legge”

1

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“Ma non è poi giusto ricavare le leggi di natura dal consenso dicoloro che le violano più spesso di quanto non le osservino”.

“Inoltre gli uomini condannano negli altri quello che approvano in sestessi, e, al contrario, lodano in pubblico quello che intimamentedisprezzano; giudicano per sentito dire, e non per riflessione propria, econsentono piuttosto per odio, paura, speranza, amore, o altroturbamento dell’animo, che in base alla ragione”

Occorre un altro fondamento alla LEGGE DI NATURA

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“La legge naturale è, per definirla, un dettame della retta ragioneriguardo a ciò che si deve fare o non fare per conservare quanto più alungo possibile la vita o le membra” (De cive, II, 1)

Che cosa intende però Hobbes per  “RETTA  RAGIONE”?

“… repugna alla retta ragione [ciò] che contraddice qualche verità inferita daprincipii veri mediante un ragionamento corretto”

“Per retta ragione nello stato naturale degli uomini non intendo, comemolti fanno [stoici], una facoltà infallibile, ma l’atto di ragionare, cioè ilragionamento, proprio di ciascuno e vero, riguardo alle proprie azioniche possono tornare a vantaggio o danno degli altri uomini”.

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La RETTA RAGIONE, dunque, non è “lacapacità di cogliere l’essenza delle cose”

È, più semplicemente, la “FACOLTA’ DI RAGIONARE”

Cioè di fare un “CALCOLO RAZIONALE” 

“ratiocinatio est computatio” (De corpore, I, 2)

E’ costituita da “NORME IPOTETICHE” del tipo: “Se vuoi A,devi B” – cioè da semplici “giudizi di fatto”, direbbe Kant,non da “giudizi di valore”

“Per Hobbes, dire che l’uomo è dotato di ragione equivale a dire che ècapace di calcoli razionali, il che è un altro modo per dire che è in grado discoprire quali siano i mezzi più adeguati per raggiungere i fini voluti” (Bobbio,Thomas Hobbes, p. 44)

E quindi per FARE I PROPRI INTERESSI senza cedere alle passioni

O REGOLE TECNICHE

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L’Uomo, dunque, è in grado di 

AGIRE PER FINES

Ossia seguire regole che gli indicano i mezzi più idonei per raggiungere lo scopo desiderato

Non c’è un’ESSENZA preesistente alla volontà, che costituisce ilfine in base al quale l’azione viene qualificata

C’è una VOLONTA’ che definisce (sceglie) il proprio fine in base aun calcolo (di UTILITA’) e mostra la propria razionalità utilizzandoil mezzo che in base a un calcolo (di EFFICIENZA) si rivela piùadeguato a quello.

CONOSCERE PER CAUSAS

e

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Nel Leviatano definirà le “leggi naturali” così intese come “argomenticonvenienti” che la ragione “SUGGERISCE” – Bobbio sottolineerà “suggerisce,si badi, non comanda” – per ottenere un bene ritenuto razionalmenteindispensabile alla sopravvivenza come la PACE.

E più oltre ripeterà che queste “norme della ragione” vengono chiamate leggi“impropriamente”, perché non sono altro che “conclusioni o teoremi riguardoa ciò che conduce alla propria conservazione o difesa”

Sorge dunque un problema

con la LEGGE NATURALE così definita:

Se essa infatti è un puro calcolo razionale dei singoli individui sui mezzipiù adeguati a preservare la propria vita e quindi a fare il propriointeresse, e non un’imposizione che li trascende, che garanzia avrà,ognuno, che essa gli permetta di raggiungere lo scopo?

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Bobbio: “Siccome queste regole sono regole di prudenza e non imperativicategorici, ogni uomo è tenuto a osservarle soltanto se, osservandole, èben sicuro di raggiungere il fine voluto”

E il fine voluto, nel caso della ricerca della pace (e in subordine dellarinuncia al proprio jus in omnia) può essere raggiunto solo se tutti glialtri si comportano nello stesso modo. Uno solo che scegliesse la pacementre tutti gli altri proseguono la guerra, si esporrebbe a morte sicura‐ otterrebbe cioè il risultato diametralmente opposto a quello voluto.

E, appunto, Hobbes afferma che “io non sono tenuto, o piùcorrettamente, non ho interesse a osservare una regola, se nonsono sicuro che l’osservino anche gli altri”

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Dunque, lo STATO DI NATURA è quello stato in cui le leggi suggerite dallaretta ragione sono “ragionevoli” solo se obbedite anche dagli altri,altrimenti sarebbero il massimo della irragionevolezza

“è quello stato in cui sarebbe il colmo dell’imprudenza seguire le regoledella prudenza” (Bobbio)

C’è un solo modo per sciogliere il PARADOSSO:

Elaborare il MECCANISMO – l’ARTIFICIUM – che garantisca che tutti,simultaneamente ) o quantomeno la grande maggioranza) sicomportino conformemente alla Legge fondamentale e almeno alleprime due secondarie: Ricercare la pace, rinunciando al proprio jus inomnia e osservando i patti stabiliti.

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Frontespizio del DE CIVE

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Stipulare

che sia nel contempo

un pactum societatis 

un pactum subiectionis

Hobbes lo chiamapactum unionis

“Io autorizzo e cedo il mio diritto di governare me stesso aquest’uomo o a quest’assemblea di uomini, a questacondizione: che anche tu ceda il tuo diritto a lui e autorizzi tuttele sue azioni allo stesso modo”

La formula è la seguente:

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“A differenza del pactum societatis, il patto d’unione hobbesiano è un patto di sottomissione; 

“Ma a differenza del pactum subiectionis, icui contraenti sono, da un lato, il populusnel suo complesso e dall’altro, il sovrano, è,come il pactum societatis, un patto i cuicontraenti sono i singoli soci tra loro ches’impegnano reciprocamente asottomettersi a un terzo non contraente”

BOBBIO:

Diverso dal pactum societatis

Diverso dal pactum subiectionis

E’ un contratto di società rispetto ai CONTRAENTI e un patto di sottomissione rispetto al CONTENUTO

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“Il risultato è la costituzione di quel POTERE COMUNEattraverso cui avviene il passaggio dallo stato di natura allostato civile” (Bobbio, Thomas Hobbes, p. 48)

POTERE SOVRANO

“Questa è l’origine di quel grande Leviatano, o piuttosto, perparlare con più reverenza, di quel dio mortale, al quale noidobbiamo, al di sotto del Dio immortale, la nostra pace e lanostra difesa” (Leviathan, 112)

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“Non est potestas super terram quae comparetur ei” (Job, 4, 24) 

“Una moltitudine di uomini uniti come una persona da un potere comune, perla loro comune pace, difesa e vantaggio” (Elements, I, 19, 8)

“Un’unica persona, la cui volontà, in virtù dei patti contratti reciprocamente damolti individui, si deve ritenere la volontà di tutti questi individui; onde puòservirsi delle forze e degli averi dei singoli per la pace e la comune difesa” (Decive, V, 9)

“Una persona, dei cui atti ciascun individuo di una gran moltitudine, con pattivicendevoli, si è fatto autore, affinché possa usare la forza e i mezzi di tutti,secondo che crederà opportuno, per la pace e per la comune difesa” (Leviathan,112)

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“machina machinarum”

E’ la

“animale artificiale”

“uomo artificiale”

Un “ARTIFICIUM”

“La natura, cioè l’arte con la quale Iddio ha fatto e governa ilmondo, come in molte altre cose, anche in questa è imitatadall’arte dell’uomo, che può costruire un animale artificiale”(Leviathan, Introduzione)

Un qualcosa di FABBRICATO

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Metafora dell’OROLOGIO

“Come in un orologio e in un qualsiasi altro meccanismo più complesso non sipuò capire il funzionamento di ciascuna parte e di ciascun ingreanaggio, senon si smonta …; così pure nello studiare il diritto pubblico e i doveri deicittadini, bisogna, non certo scomporre lo stato, ma considerarlo comescomposto nei suoi elementi” (De cive, Prefazione ai lettori)

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Irrevocabilità

Assolutezza

Indivisibilità

Dal patto di sottomissione tra i singoli e non tra popolo e sovrano

Dall’attribuzione a un terzo super partes e noncontraente tutte le prerogative detenute daognuno nello Stato di natura

Dall’essere il titolare dell’attribuzione un’UNICAPERSONA (anche se si tratta di un collettivo)

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IRREVOCABILE

Deriva dalla particolare struttura del pactum unionis come contratto articolato in più piani e soggetti

Concepita appunto così da Hobbes per rendere IRREVOCABILE il patto

Se fosse stato un semplice pactum societatis

la REVOCA sarebbe stata difficile ma POSSIBILE(sarebbe bastata la volontà di tutti i consociati)

Se fosse stato un pactum subiectionis

la REVOCA sarebbe stata ancora più SEMPLICE: una delleparti (i “sub‐iecti) avrebbe potuto denunciarlo in caso diinottemperanza del MANDATO

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Invece la doppia struttura del patto d’unione

ne rende impossibile la RESCISSIONE per un doppio motivo: 

Una difficoltà di fatto

Una impossibilità di diritto

La prima riferibile alla parte assimilabile al pactum subiectionis (che incorpora il pactum societatis)

La seconda riferibile alla parte assimilabile al pactum societatis (che implica una contemporanea clausola del pactum subiectionis) 

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Difficoltà di fatto

“Se uno dei due contraenti fosse il popolo, cioè una universitas e non piùuna multitudo*, secondo il modello del pactum subiectionis, per larescissione del contratto basterebbe che fosse d’accordo la maggioranza.Ma quando i contraenti sono tutti indistintamente i membri della societàcivile, uti singuli, cioè come moltitudine e non come popolo, la rescissionedel contratto può avvenire solo se tutti sono d’accordo, cioè richiede nonla maggioranza ma l’unanimità” (Bobbio)

“Poiché si suppone che ciascuno si sia obbligato verso ciascunodegli altri, se anche uno solo dei cittadini non consente, tuttigli altri, per quanto consentano tra loro, restano obbligati… Manon si può credere che capiti che tutti insieme i cittadini,nessuno escluso, consentano contro il potere sovrano” (Hobbes,De cive, VI, 20)

pactum subiectionis (che incorpora il pactum societatis)

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* Moltitudine

“Ma in nessun modo si intende che la moltitudine abbia una volontà unicadata dalla natura, bensì ciascuno [degli individui che la compongono] ha lasua. Dunque non deve esserle attribuita una’azione unica, qualunque essa sia.Così una moltitudine non può promettere, fare patti, acquistare o trasferirediritti, fare, avere, possedere, e simili, se non singolarmente eindividualmente, in modo che vi siano tante promesse, patti, diritti, azioni,quanti sono gli uomini. Per questo la MOLTITUDINE non è persona naturale.”Hobbes, De cive, VI, 1 nota)

Diventa PERSONA solo se interviene un PATTO:

“La stessa MOLTITUDINE diventa persona unica, se i suoi componenticoncludono uno per uno il patto di tenere per volontà di tutti la volontà di unuomo, o le volontà concordi della maggior parte di loro.” (Ibidem)

“Infatti così viene dotata di volontà, e quindi può compiere azioni volontarie, come comandare, dettare leggi, acquistare e trasferire diritti, ecc. Allora viene chiamata piuttosto POPOLO” (Ibidem)

Quando è dotata di VOLONTA’ diventa POPOLO:

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Impossibilità di diritto

“L’impossibilità di diritto deriva dall’aver concepito il patto d’unionecome un contratto a favore di terzo, cioè come un contratto in cui icontraenti assumono un obbligo non solo l’uno verso l’altro, ma ancheverso un terzo a favore del quale il contratto è stipulato.” (Bobbio, ThomasHobbes, cit., p. 50)

pactum societatis (con clausola del pactum subiectionis) 

“La natura di questo contratto è tale che non può essere rescisso colsolo consenso delle parti, ma occorre anche il consenso del TERZO alquale le parti si sono obbligate” (Ibidem)

AL QUALE, si badi, non COL quale!

“Ciò significa che, una volta stabilito il patto d’unione, per rescinderlonon basta il consenso dei consociati, già di fatto improbabile perchéoccorre l’unanimità dei voti [come si è visto], ma occorre anche ilconsenso dello stesso SOVRANO” (Ibidem)

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Due argomenti, nel De cive e nel Leviathan

Nel De cive:

“Così, in base ai patti intercorsi tra i singoli, con cui si sono obbligatireciprocamente, e in base alla donazione di diritto, che sono obbligati atenere per valida, nei confronti di chi ha il potere, il potere si sostiene su unduplice obbligo dei cittadini: quello nei confronti dei concittadini, e quello neiconfronti di chi ha il potere. Dunque i cittadini, quale che sia il loro numero,non possono legittimamente privare del potere chi lo detiene, senza il suoconsenso” (VI, 20)

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Nel Leviathan 

“… per il fatto che il diritto di sostenere la parte della persona di loro tutti, èdata a colui che fanno sovrano solamente per il patto dell’uno con l’altro, enon di lui con qualcuno di essi, non può accadere che ci sia infrazione delpatto da parte del sovrano, e per conseguenza, nessuno dei sudditi,qualunque sia la trasgressione che si pretende di addurre [by any pretence offorfeiture] , si può liberare dalla sua sudditanza [can be freed from hisSubjection]” (Leviathan, XVIII, Dei diritti dei sovrani per istituzione)

“più semplicemente…, osserva che una rottura di contratto tra sudditie sovrano non può avvenire, perché tra sovrano e sudditi non è maiintercorso alcun contratto, essendo il patto d’unione un patto deicittadini tra loro” (Bobbio, cit., p. 51)

In pratica non c’è revoca del mandato perché non c’è VINCOLO DI MANDATO – Il rapporto tra sudditi e sovrano è asimmetrico, non c’è reciprocità d’impegno.

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ASSOLUTO

Se non c’è vincolo di mandato significa che il POTERE è ASSOLUTO

Nel senso più proprio del termine (letterale):

Il Sovrano è LEGIBUS SOLUTUS

HOBBES sta all’origine dello STATO MODERNO

Ma all’opposto del COSTITUZIONALISMO

Non esistono LIMITI ESTERNI all’esercizio del POTERE SOVRANO

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“Nello stato civile dopo il patto d’unione il sovrano è sovrano e il suddito èsuddito [al contrario dello stato di natura, dove non vi erano sovrani esudditi]: e il sovrano è sovrano perché avendo egli solo il diritto su tuttoche prima del patto spettava ad ognuno, è sempre sovrano e non maisuddito.”

“Ed è sempre sovrano e non mai suddito proprio perché il suo potere èassoluto: se altri lo limitasse, sovrano sarebbe l’altro, non lui” (Bobbio, cit., p.53)

Si ricordi: 

“Non est potestas super terram quae comparetur ei” (Job, 4, 24) 

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Prima del PATTO non c’è POPOLO (con cui il SOVRANO possa obbligarsi) masolo una MOLTITUDINE (somma di individui che non hanno una personalitàunica – che non sono una UNIVERSITAS)

Questa esiste solo dopo il PATTO – ma con il PATTO ci si è impegnati in solidoa rinunciare a tutte le proprie prerogative naturali trasferendoleunilateralmente al sovrano che non può essere ritenuto obbligato a nulla.

Rinunciando con il pactum unionis al proprio jus in omnia ognuno ha rinunciato a tutti i propri iura naturali – a tutto, a cominciare dal “diritto di spada” ‐: che è il DIRITTO DI PUNIRE

PUNIRE: è questa la prima prerogativa del POTERE SOVRANO, posta a garanzia della SICUREZZA di ognuno riguardo a tutti

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“Per la sicurezza non basta che ciascuno di coloro che stanno per stringersi inuno Stato pattuisca con gli altri, oralmente o per iscritto, di non uccidere,non rubare, e si osservare simili leggi.”

Data la malvagità naturale degli uomini nessuna promessa ha valore, se non sostenuta da una PENA

“Perciò si deve provvedere alla sicurezza non con i patti, ma con le PENE” (De cive, VI, 4)

“Infatti chi di diritto infligge pene a suo arbitrio, di diritto costringe tutti a fare ciò che vuole. E non si può pensare un POTERE maggiore di questo” (VI, 6)

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“In questo consiste l’essenza dello Stato il quale (se si vuole definirlo) è unapersona dei cui atti ogni membro di una grande moltitudine, con patti reciproci,l’uno nei confronti dell’altro e viceversa, si è fatto autore, affinché essa possaUSARE LA FORZA E I MEZZI DI TUTTI, come penserà sia vantaggioso per la loropace e la comune difesa”.

Dalla sua decisione – non prima – nasce il concetto di giusto o ingiusto, di bene e di male, di onesto e disonesto, di mio e di tuo…Senza un POTERE SUPREMO – ISITUITO – tutte queste distinzioni non hanno senso

“Tutte le controversie nascono dalla diversità delle opinioni degli uominicirca il mio e il tuo, il giusto e l’ingiusto, l’utile e il disutile, il bene e il male,l’onesto e il disonesto, e simili, che ciascuno valuta in base al propriogiudizio. Perciò fa parte del potere sovrano produrre e rendere pubblichedelle regole, o misure comuni a tutti, con cui ciascuno possa conoscerecosa debba dire suo e cosa altrui, cosa giusto e cosa ingiusto, cosa onestoe cosa disonesto, cosa bene e cosa male, e, insomma, cosa si debba fare, ecosa evitare, nella vita comune.”

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INDIVISIBILE

“Se non vi fosse stata prima un’opinione, accettata dalla maggior partedell’Inghilterra, che questi poteri fossero divisi tra il Re, i Lords e i Comuni, ilpopolo non si sarebbe mai diviso, e non sarebbe caduto in questa guerracivile” (Leviathan)

Quella dell’unità del potere è una delle principali preoccupazioni di Hobbes

Le DUE SPADE ‐ la “spada della giustizia” e la “spada della guerra” devonoessere nella stessa mano perché “nessuno può costringere legittimamente isuoi cittadini a combattere e a sopperire alle spese di guerra, se non ha ildiritto di punire chi non ubbidisce” (De cive, VI, 7)

Chi possiede la spada deve possedere anche la bilancia (della giustizia)perché il diritto di punire presuppone quello di GIUDICARE

“La creazione delle leggi deve di diritto spettare a colui che ha il poteredella spada, mediante il quale gli uomini sono costretti a osservarle;altrimenti esse sarebbero fatte invano” (Elements)

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