La Garzetta - giugno/ottobre 2012

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Le Brevi pag 8 Congresso Ecologisti Democratici Ravenna pag 7 Progetto "Pentagramma" a Cervia: perchè non discutere insieme il come e gli obiettivi? pag 4-5 V Conto Energia, quanto conviene un piccolo impianto fotovoltaico? pag 6 Estate in Emilia- Romagna tra siccità e desertificazione pag 9 Il proverbio di un'estate siccitosa pag 10 Il nostro patrimonio in cenere... pag 2 Workshop fotografia naturalistica pag 7 Un tesoro da recuperare pag 7 Giugno-Ottobre 2012 - Numero 43 - Anno V www.ecodemravenna.it Ecodem: dalla Festa Nazionale al Congresso Nazionale pag 3 Ad un mese dalla scomparsa, avvenuta il 6 settembre, il Comune di Ravenna ha intitolato a suo nome la Sala Giunta. Riportiamo qui la targa, che contiene le parole che avremmo usato anche noi. Ciao, Gabrio.

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La Garzetta, il giornale online degli Ecologisti Democratici della provincia di Ravenna

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Le Brevi pag 8

Congresso Ecologisti Democratici Ravenna

pag 7

Progetto"Pentagramma" a

Cervia: perchè non discutere insieme il come e gli obiettivi?

pag 4-5

V Conto Energia, quanto conviene un

piccolo impianto fotovoltaico?

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Estate in Emilia-Romagna tra siccità

e desertificazionepag 9

Il proverbio di un'estate siccitosa

pag 10

Il nostro patrimonio in cenere... pag 2

Workshop fotografia naturalistica

pag 7

Un tesoro da recuperare pag 7

Giugno-Ottobre 2012 - Numero 43 - Anno V

www.ecodemravenna.it

Ecodem: dalla Festa Nazionale al

Congresso Nazionalepag 3

Ad un mese dalla scomparsa, avvenuta il 6 settembre, il Comune di Ravenna ha intitolato a suo nome la Sala Giunta.

Riportiamo qui la targa, che contiene le parole che avremmo usato anche noi.

Ciao, Gabrio.

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Il nostro patrimonio in cenere...65 ettari di territorio andati in fumo, di cui 58 di pineta, per 50 dei quali è stata estinta ogni forma di vita vegetale e animale, più di 500 specie animali e vegetali distrutti.

Il grande patrimonio ambientale della nostra costa ha subito un colpo durissimo di dimensioni senza precedenti che ha lasciato grande sgomento in tutta la comunità ravennate.

E’ questo il bilancio della grande tragedia ambientale che il 19 luglio scorso ha aggredito la Pineta a sud di Lido di Dante.

L’ambito ambientale fra Lido di Dante e Lido di Classe fa parte della Riserva Naturale Duna Costiera Ravennate e Foce Torrente Bevano istituita nel 1979, si estende per circa 200 ettari ed è una pineta artificiale voluta dal Senatore Rava agli inizi del 1900 per proteggere i terreni agricoli limitrofi dai venti freddi e salmastri invernali e dalle mareggiate.

E’ costituita principal-mente da pini marittimi ma ne l tempo s i è

connotata come una pineta ricca di essenze autoctone soprattutto nel sottobosco con alberi, arbusti, essenze arboree e relativa fauna uniche nel loro genere e che costituiscono, insieme alla spiaggia adiacente e alla duna costiera ancora visibile, un unicum ambientale di rara bellezza.

Questo terribile evento, definito dal Comandante Provinciale della Forestale Dott. Andreatta come un atto di terrorismo ambientale, ha acceso negli animi ravennati la consapevolezza della necessità di un impegno per una tutela e protezione di un bene comune, che appartiene alla collettività e per il quale non può essere consentito alcun tipo di esclusiva.

Questo impegno va portato avanti coinvolgendo tutte le rappresentanze istituzionali pensando alle generazioni future: solo loro vedranno la pineta ricostruita e a loro dobbiamo affidare il compito di preservare e valorizzare il patrimonio ambientale come tesoro di sopravvivenza e dobbiamo farlo incrementando costantemente la cultura ambientale.

Lido di Dante, per la sua connotazione territoriale, può diventare un laboratorio ambientale di sperimentazione e crescita culturale e un lido a forte impronta ecologica dove anche l’economia fiorisce e prospera.

L’incendio può essere interpretato come un punto di partenza per costruire un percorso e una metodologia progettuale di sviluppo ambientale, turistico ed economico e ci impegneremo affinché a fronte di scelte necessarie di protezione estrema di un territorio profondamente ferito, le Istituzioni lavorino al fianco di associazioni di volontariato di ogni genere e associazioni di categoria per la costruzione di una economia verde che valorizzi il territorio e crei reddito.

Ecologisti Democratici di Ravenna

La GarzettaEcodemocratici Ravenna

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La pineta in fiamme

Un'immagine della commemorazione del 19 luglio, ad un mese dall'incendio.

La pineta dopo l'incendio con la vita che già rinasce (19 luglio)

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La Garzetta Ecodemocratici RavennaECODEM: DALLA FESTA NAZIONANALE

AL CONGRESSO NAZIONALE

“Io ero, quell'inverno, in preda ad astra4 furori. Non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma  bisogna  dica  ch'erano  astra4,  non  eroici,  non vivi;  furori,  in  qualche  modo,  per  il  genere  umano perduto.  Da  molto  tempo  questo,  ed  ero  col  capo chino.  Vedevo  manifesB  di  giornali  squillanB  e chinavo il capo; vedevo amici, per un'ora, due ore, e stavo con loro senza dire una parola, chinavo il capo; e avevo una ragazza o moglie che mi aspeDava ma neanche  con  lei  dicevo  una  parola,  anche  con  lei chinavo il capo. Pioveva intanto e passavano i giorni, i  mesi,  e  io  avevo  le  scarpe  roDe,  l'acqua  che  mi entrava  nelle  scarpe,  e  non  vi  era  più  altro  che questo: pioggia, massacri sui manifesB dei giornali, e acqua  nelle mie  scarpe  roDe, muB  amici,  la  vita  in me come un sordo sogno, e non speranza, quiete”. Lo avete riconosciuto? Questo è l’incipit che Elio Vittorini scrive per le sue “Conversazione in Sicilia” e suona purtroppo quanto mai attuale in questo tempo di crisi e di smarrimento ideologico ed etico.

Mettono tenerezza i cittadini spaventati dal futuro, che si aggrappano a un passato che non può tornare. Mentre provocano soltanto rabbia quelle persone che queste cose le sanno benissimo, ma preferiscono lisciare il pelo del popolo impaurito o aizzarlo, invece di guardarlo negli occhi e dirgli parole adulte: che chi perde la strada deve resistere alla tentazione di tornare indietro, perché solo andando avanti troverà il sentiero che lo riporterà sulla strada perduta.

Noi Ecologisti Democratici invece vogliamo gridare forte che:“Eppure/mi piace/tutto questo futuro”;così abbiamo terminato la recente Festa Nazionale Ecodem e così inizieremo il nostro imminente Congresso Nazionale.

Temerari? Incoscienti? A qualcuno potrà sembrare da matti, come dice il nostro Presidente nazionale Fabrizio Vigni, di questi tempi, aprire così un documento politico, il documento degli Ecologisti Democratici per il congresso dell’associazione, che prende il via in questi giorni con le assemblee dei circoli e si concluderà a febbraio con il congresso nazionale. Sono versi di una canzone di Ivano Fossati, che suonano come una scommessa di ragionevole speranza sul futuro. Non siamo così incoscienti da sottovalutare la gravità della tempesta perfetta che da quattro anni sconquassa l’Europa e questa parte del mondo. Ma pensiamo – ecco il punto – che la crisi possa essere anche una grande opportunità di cambiamento. Su questa convinzione fa leva il progetto politico degli Ecodem.

La festa Nazionale degli Ecologisti Democratici, denominata “Granpaese”, si è svolta per la prima volta a Ravenna dal 22 giugno al 2 luglio, è stato uno degli avvenimenti politici più significativi nel territorio ravennate e non solo.

Per la prima volta, una festa importante del Partito Democratico come quella dell’Unione Comunale di

Ravenna ha ospitato tutte le sere dibattiti e iniziative sulle tematiche ambientali, a fianco del più tradizionale intrattenimento gastronomico e musicale.

Alto il livello dei dibattiti, con ospiti del panorama politico nazionale e l’intervento anche del Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini.

Alla luce dei risultati ottenuti non possiamo che essere soddisfatti del risultato, soprattutto perché si è aperto finalmente un canale di comunicazione ampio fra il Partito Democratico e gli Ecologisti Democratici. Molti degli ospiti dei dibattiti, sebbene non direttamente attivi nella nostra associazione, avrebbero potuto tranquillamente avere la tessera onoraria, date le loro parole. Segno che ambientalismo e sviluppo stanno entrando sempre più in comunicazione, verso il traguardo fondamentale dello sviluppo sostenibile.

Convinti come siamo che Partito Democratico non sia nato solo per unire forze politiche e tradizioni progressiste che vengono del ‘900, ma soprattutto per dare voce e forza al riformismo del 21° secolo. Non c’è riformismo possibile, in questo nostro tempo, se non mette al centro le sfide dell’ambiente, della sostenibilità dello sviluppo, della conversione ecologica dell’economia. Rinnovare la cultura politica del PD, fino a farlo divenire il più grande partito ecologista italiano ed europeo: per questo sono nati e si impegnano gli Ecologisti Democratici.

La speranza che coltiviamo è l’espressione della fiducia razionale nella parte migliore di noi, persone e comunità. Un partito come il nostro deve tornare ad abbeverarsi alla fonte della sua legittimazione, lì c’è acqua fresca e pura. Abbiamo il dovere morale di rinnovarci, di dare alla comunità le persone migliori.

La gente chiede di esserci, di contare, e non è troppo tardi per farlo, se sapremo coltivare i fermenti sparsi nelle comunità della terra dove vive l’idea che si deve cambiare se vogliamo che le cose migliorino.

È per questi motivi che vi invitiamo tutti: associati e non, amici e simpatizzanti, al nostro congresso perché lì diremo dello sviluppo sostenibile, dell’economia reale e della sua centralità, e di come giocare al concreto l’unica carta che abbiamo per rimettere in movimento nella globalizzazione il saper fare italiano: collegare cioè in ogni campo consumi, produzione e servizi alle frontiere della qualità, delle tecnologie digitali, dell’efficienza energetica, dell’ambiente.

E diremo anche dei beni comuni e innanzitutto della sanità, dell’istruzione, della sicurezza, campi nei quali, per noi, in via di principio, non ci può essere né povero né ricco; e poi dell’energia, dell’acqua, dei beni culturali e ambientali, beni che non lasceremo in balia del mercato ma che dovranno avere responsabilità pubblica negli obiettivi, nella padronanza dei cicli e vivere quindi in un quadro di programmazione, di regolazione, di controllo.

Una nuova frontiera per dare al nostro paese un ruolo in Europa e nel mondo. E’ un’idea dell’Italia che scommette sul futuro. Non è un sogno, è una cosa possibile.

Marco Turchetti

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Progetto “Pentagramma” a Cervia:perché non discutere insieme il come e

gli obiettivi?

Nelle ultime settimane si è aperta a Cervia in modo pubblico la discussione sul progetto presentato dalla Società Pentagramma che prevede diversi interventi tra cui, il più controverso è certamente, il cosiddetto terzo “grattacielo“ di Milano Marittima progettato dal noto Architetto Mario Cucinella.

Come spesso accade e come in parte è inevitabile per progetti di notevole portata si è aperto un confronto serrato tra coloro che vedono nel progetto, approvato nelle sue linee generali in Consiglio Comunale, una occasione per il territorio e chi, invece, ha espresso opinioni nettamente contrarie.

Certo Legambiente ha posto un problema vero: l’eccessiva occupazione di suolo per finalità edificatorie avvenuta in questi anni in Italia e anche in particolare in Emilia-Romagna.

E’ un tema che noi Ecologisti Democratici in generale condividiamo, tanto che abbiamo fatto della riqualificazione, energetica e ambientale, del patrimonio edilizio esistente uno dei nostri obiettivi prioritari.

Nel contempo abbiamo letto con attenzione le affermazioni del Sindaco di Cervia Roberto Zoffoli secondo il quale la nuova ipotesi di Piano Strutturale del Comune di Cervia non incrementa le capacità edificatorie e il numero degli appartamenti previsti nel Comune di Cervia rispetto alle precedenti previsioni della variante PRG 2007 e che le previsioni del Progetto di Pentagramma sono comunque da considerarsi comprese e non aggiuntive rispetto a queste previsioni urbanistiche. Abbiamo inoltre letto che nel progetto sarebbero previsti anche significativi interventi di recupero e riqualificazione di strutture edilizie esistenti e oggi degradate (dalla struttura dei Monopoli f i n o a l quadrilatero delle case dei salinai in pieno centro storico).

Per questo, sulla base della nostra cultura riformista della sostenibilità ambientale, ci pon iamo in questa fase un interrogativo: prima di dividerci radicalmente e pregiudizialmente in favorevoli e contrari (cosa che pure potrà legittimante avvenire in un confronto democratico) perché non compiere assieme, a partire dalla presentazione legittima di un progetto economico da parte di un soggetto privato, una riflessione sul come e sulle finalità, sugli obiettivi di interesse generale e territoriale a cui

dovrebbe collegarsi un intervento edilizio così significativo?

Cerchiamo di spiegarci meglio.

Quando parliamo di “come“ pensiamo essenzialmente a due cose distinte: una di metodo democratico e una di contenuto.L’aspetto di metodo riguarda la partecipazione attiva dei cittadini alle discussioni e alle scelte. Noi siamo per aprire, come è avvenuto in altri casi recenti (es. Darsena di Città a Ravenna) un processo partecipativo, di discussione pubblica che solleciti l’espressione di volontà ma soprattutto di idee nuove e di una visione condivisa di interesse comune. Questo può aiutare le istituzioni locali a decidere in modo ponderato e ricercando il consenso, magari articolato e parziale, più ampio possibile.

L’aspetto di contenuto riguarda la ricerca della massima sostenibilità possibile degli interventi edilizi proposti dal soggetto privato.

Certo è discutibile progettare nuovi interventi ma se può avere un senso in aree, comunque già urbanizzate e antropizzate, è quello di prevedere interventi con un livello di sostenibilità ambientale, sociale ed economica incomparabilmente migliore alle strutture esistenti, costruite in fasi storiche del tutto diverse.

Da questo punto di vista certamente il coinvolgimento nel progetto di un architetto di fama e impegnato sulle frontiere della sostenibilità è un elemento di garanzia. Come lo sono le nuove normative regionali che impongono ad esempio standard energetici molto superiori al passato.

Ma a nostro avviso non è sufficiente perché un intervento di questa portata collocato in un punto di eccellenza turistica della provincia di Ravenna, Milano Marittima, se si realizza deve essere assolutamente esemplare.

A tal proposito citiamo il fatto che la Provincia di Ravenna ha partecipato attivamente a un progetto europeo, “IRH-Med, verso un abitare sostenibile nel bacino del Mediterraneo” che ha studiato una nuova forma di certificazione degli edifici in questa specifica area (in cui ad esempio il raffrescamento è più importante del riscaldamento e in cui oggi decisivo è il massimo risparmio di acqua ) che assicurino il più alto livello

oggi possibile di sostenibilità ambientale, sociale e economica sulla base di ben 7 macro-aree, 36 criteri, e oltre 100 indicatori. Perché non porsi il problema di ottenere ai sensi di questa classificazione innovativa edifici in classe “gold” sia per quelli nuovi sia per quelli riqualificati previsti dal progetto?

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L’altro aspetto riguarda gli obiettivi e le finalità di interesse generale che potrebbero essere connesse al progetto stesso.

Coloro che considerano il progetto una opportunità, a partire dall’Amministrazione Comunale di Cervia, evidenziano che non solo esso può essere in grado di stimolare sviluppo di qualità e lavoro in una fase di recessione ma che il progetto consentirebbe di recuperare strutture di forte interesse territoriale (Quadrilatero dei Salinai e Colonia dei Monopoli) oggi fortemente degradate e attiverebbe risorse importanti che potrebbero essere utilizzate dal Comune a favore di chiari obiettivi di interesse generale e di un miglioramento della qualità ambientale e urbanistica di Cervia e Milano Marittima.

Su questo ci permettiamo di sottolineare come un processo partecipativo sarebbe estremamente interessante e potrebbe produrre idee innovative e condivise e magari condurre ad alcune opportune correzioni di rotta rispetto alla prima bozza progettuale.

Senza volerci sovrapporre al sentimento dei cittadini di Cervia, che conoscono meglio di noi il loro territorio e il loro ambiente, vorremmo fare due esempi: a Milano Marittima, non da oggi, c’è una priorità assoluta: la riqualificazione della zona retrostante gli stabilimenti balneari (oggi ridotta ad un disordinato parcheggio per gli alberghi) e in tale ambito la realizzazione di un percorso ciclabile sicuro e di alta qualità su tutto l’asse nord-sud di Milano Marittima (dalle colonie al porto-canale) che diventi il perno di una nuova mobilità di tipo sostenibile.

E’ un intervento ampiamente condiviso da Comune, Provincia, Regione, cittadini e turisti ma che oggi non si riesce a realizzare per evidenti ragioni economiche.

Inserirlo esplicitamente come priorità assoluta da realizzare bene e nella sua interezza, potrebbe aprire un terreno di discussione costruttiva con tutti o perlomeno con tanti. Renderebbe molto più chiaro cosa può significare una “occasione“.

Ma c’è un altro tema, certo dal consenso meno scontato, che riteniamo opportuno porre alla discussione: il tema della mobilità nel centro di Milano Marittima specie nelle ore e nei mesi a massima concentrazione veicolare.Da questo punto di vista le prime linee progettuali, non definitive, prevedono alcune soluzioni che non ci convincono e su cui chiediamo un serio approfondimento. Ci riferiamo all’idea di realizzare vicino al nuovo “grattacielo“, accanto ai comprensibili parcheggi privati per i proprietari degli appartamenti, ampi parcheggi

pluripiano per la sosta pubblica.

Una scelta del genere avrebbe senso solo se si pensa di mantenere per molti anni l’attuale traffico veicolare che arriva direttamente nel centro di Milano Marittima e che nei momenti di massimo flusso crea livelli di congestione molto più simili a una città metropolitana che a una moderna località turistica competitiva perché ecosostenibile e di qualità.

A noi pare una scelta di corto respiro che non ci convince né a Cervia né altrove.

Perché non cogliere questa potenziale “occasione“ di discussione per rilanciare un tema, che a Cervia viene discusso a singhiozzo, di realizzare finalmente un parcheggio scambiatore a monte del Centro di Milano Marittima che consenta, con una pluralità di mezzi ecologici (dalle bici a mezzi elettrici collettivi) una accessibilità più efficiente e sostenibile e una drastica riduzione dei livelli di inquinamento e di CO2 emessi dalle auto?

Non sono certamente i soli, ma questi ci paiono alcuni temi di governo del territorio piuttosto rilevanti che meriterebbero una discussione ampia, che vada oltre le posizioni pregiudiziali e/o ideologiche, e che ci porterebbero far fare un salto di qualità rispetto all’obiettivo di costruire a Cervia e in tutta l’Emilia-Romagna città intelligenti (le cosiddette Smart City ) all’altezza della sfida economica ed ecologica che dobbiamo insieme affrontare.

Ecologisti Democratici della Provincia di Ravenna

Roberto Sauliwww.ilsalesullacoda.it

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V Conto Energia, quanto conviene un piccolo impianto fotovoltaico?

L'inizio del travaglio del quinto conto energia è stata una misteriosa bozza, forse uscita dal computer di una dipendente Enel. Un documento che a leggerlo sembra concepito per mettere la parola “fine” alla storia del fotovoltaico in Italia. Sono seguiti mesi di mobilitazioni da parte degli operatori del settore, nuove bozze riviste, e tante indiscrezioni. Poi il tentativo di mediazione delle Regioni, che in Conferenza Unificata avevano dato parere positivo al decreto a condizione che fossero accolte alcune modifiche “imprescindibili”.

Infine, dopo un silenzio di settimane, è arrivata la versione definitiva del quinto conto energia, che dovrebbe entrare in vigore a inizio settembre.

Come si può vedere dal testo del decreto ( www.gazzettaufficiale.it/V conto energia ) le richieste fatte in Conferenza Unificata sono state in larga parte ignorate, mentre è intatto lo spirito fortemente punitivo nei confronti di questa fonte che ha iniziato a essere scomoda per i produttori da fonti fossili per la concorrenza a costo marginale zero nelle ore diurne.

Presto avremo modo di sondare quelle che saranno le probabili conseguenze del nuovo conto energia per il fotovoltaico in Italia. Intanto proviamo a rispondere alla domanda che molti cittadini si stanno facendo: mi conviene ancora fare un piccolo impianto domestico sul tetto di casa?

Come cambia la resa economica di un impianto dimensionato a misura di famiglia, cioè da 3 kWp su edificio, con il quinto conto energia, e quali sono le differenze con il quarto?

Si tratta di una taglia di impianto che è tra le meno penalizzate dal nuovo regime incentivante, visto che è esonerata dal famigerato registro che scatta solo sopra i 12 kWp (o 20 kWp con tariffa decurtata del 20%). Piccoli impianti che in Italia hanno dimostrato una discreta diffusione: se a livello di potenza installata la maggior parte (circa 11,5 GW su 14) viene da impianti sopra i 50 kW, per numerosità, sui quasi 400mila impianti FV italiani, circa 350mila sono impianti sotto ai 20 kWp.

Per la nostra analisi abbiamo ipotizzato che l'impianto da 3 kWp entri in esercizio nel primo semestre di applicazione del quinto conto energia, ossia entro il 31 dicembre 2012. Abbiamo considerato che abbia un costo chiavi in mano (Iva inclusa) di 2.800 €/kWp; che sia realizzato con tecnologia “made in Europe”, riuscendo dunque ad accedere al premio relativo sulla tariffa, pari a 2 centesimi di euro per kWh. Per un impianto con componenti made in Europe il prezzo ipotizzato è nella parte bassa del range di prezzi attuali, ma abbiamo voluto usare questo dato "ottimistico" pensando alla diminuzione dei prezzi in corso che verosimilmente accelelererà nei mesi successivi.

L’impianto è orientato perfettamente a sud con un'inclinazione di 20 gradi. Abbiamo considerato tre località di installazione per avere un'idea di come cambia la resa economica con la producibilità: Milano, Roma e Palermo.

Il nuovo conto energia prevede due distinte tariffe incentivanti: una applicata solo all'energia immessa in rete, la tariffa omnicomprensiva, l'altra solo all'energia autoconsumata, il premio autoconsumo. Nel nostro caso la tariffa omnicomprensiva con il V CE sarebbe di 208 €/MWh, che diventano 228 con il premio sul “made in Europe”, mentre il premio per l'autoconsumo sarebbe 126 €/MWh che diventano 146 con il premio. Abbiamo ipotizzato che la famiglia in questione consumi 2.700 kWh (nel primo anno il prezzo del kWh preso dalla rete è stimato in 0,18 €) e che riesca ad autoconsumare il 50% dell'energia prodotta dall'impianto (stima su attività residenziali standard con riscaldamento a metano).

Andiamo dunque a vedere in sintesi i risultati.

A Milano, dove si ha una produzione annua (media su 20 anni) di 3.050 kWh, con il quarto conto energia in 20 anni prenderemmo circa 16.906 € di incentivi, con il quinto invece l'incasso per incentivi (mettendoci dentro sia la tariffa omnicomprensiva e il premio autoconsumo) è di 11.407 €. In questo modo i tempi di rientro dell'investimento – 8.400 € ipotizzati come capitale proprio – salgono dai 7 anni del quarto conto energia a 11 con il quinto. Allo stesso modo il valore attuale netto per i 25 anni di vita dell’impianto con il quarto conto energia ammonta a 24.549 €, mentre con il quinto conto quinto energia è meno della metà: 10.336 €.

Leggermente più attraenti i risultati per gli impianti dove si produce di più: a Roma, dove con il IV CE l'impianto si ripagherebbe in 6 anni, con i nuovi incentivi si ripaga in 9 e il guadagno netto attualizzato su 25 anni diventa di 14.536 euro contro i 31.567 del quarto conto energia.

A Palermo invece il tempo di rientro dell'investimento del nostro impianto da 3 kW sale da 5 a 8 anni e il guadagno netto su 25 anni scende da € 36.066 a 17.228 €.

Insomma, il fotovoltaico alle famiglie italiane conviene ancora. Più attraenti potranno essere i conti se il prezzo degli impianti continuerà a diminuire e se la quota di autoconsumo è più elevata (premio autoconsumo + costo elettricità dalla rete maggiore della tariffa omnicomprensiva); questa infatti è la strada per massimizzare la convenienza di un impianto. Con i prezzi attuali e un autoconsumo del 50% però, come abbiamo visto, i guadagni tendono a dimezzarsi rispetto al quarto conto energia.

Un colpo piuttosto duro, soprattutto se si pensa che questa tipologia di impianti è quella tra le meno penalizzate dal nuovo conto energia.

Fabio Alberani

La GarzettaDirettore: A. MazzottiCaporedattore: M. TurchettiRedazione: M.Cavallari, P.Montanari, D.Paviani, A.Rebucci, S.Savorelli, M.Turchetti, P.TurchettiGrafica: M. RoncuzziContributi: F.Alberani, R.Sauli

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La GarzettaEcodemocratici Ravenna

Altro workshop previsto è:

- I colori dell'autunno: corso base teorico pratico di fotografia naturalistica nel P.N. delle Foreste casentinesi, m.te Falterona e Campigna dal 19 al 21 ottobre 2012

I programmi completi sono nel sito:

www.ilsalesullacoda.it nella pagina dei workshop.

Informazioni possono essere richieste al cell. 338-7563011  oppure alla mail [email protected]

Un tesoro da recuperare

Roberto Sauliwww.ilsalesullacoda.it

Qualche tempo fa, la Rivista Natura riportava un interessante articolo sui cosiddetti “rifiuti elettronici“ una componente che sta crescendo in modo esponenziale in tutto il mondo.

Sulle nostre scrivanie c’è un piccolo tesoro: 320 tonnellate d’oro e 7.200 di argento vengono impiegate ogni anno per produrre apparecchiature elettroniche soprattutto computer, tablet, telefonini evoluti, con un valore calcolato in circa 21 miliardi di dollari.

E con il decollo economico di Cina e India e il boom dei tablet questi numeri sono destinati ad aumentare considerevolmente e l’impiego di metalli e altre sostanze preziose è crescente.

Ebbene nonostante questo attualmente l’85% di queste apparecchiature alla fine del ciclo (in genere molto rapido per la costante evoluzione dei modelli) finisce in discariche più o meno controllate.

E fra i pochi punti di riciclaggio il più importante è in Cina a Guiyu, una città di 150.000 abitanti dove il riciclaggio di materiale elettronico è il principale business con un giro di affari di 75 milioni di dollari all’anno. Purtroppo le condizioni di questo recupero sono da supersfruttamento e spesso inumane, dall’impiego diffuso di bambini all’esposizione senza protezioni a sostanze cancerogene contenute nelle apparecchiature.

Per questo un nucleo di scienziati di 12 Paesi si è riunito recentemente ad Accra nel Ghana per un convegno internazionale sulla E-Waste (la spazzatura elettronica) per studiare soluzioni tecniche e organizzative ecologicamente avanzate e socialmente utili e per lanciare un appello a tutte le nazioni industrializzate e agli Organismi internazionali perché inseriscano il tema del corretto riciclaggio di questi rifiuti tra le priorità dell’ Agenda ambientale dei prossimi anni. Come ecologisti democratici ci auguriamo che lo Stato Italiano, il nostro mondo della Ricerca e le nostre imprese del settore raccolgano al più presto questo pressante appello.

Congresso Ecologisti Democratici di Ravenna

26 ottobre 2012 ore 18.30presso la Sala Piazza Rinascita,

in via Maggiore 71

Siete tutti invitati, iscritti e simpatizzanti!

Maggiori informazioni sul sito www.ecodemravenna.it

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Via libera anche dal Senato, il decreto sviluppo è ora legge. Nel testo finale, accanto a parti ancora molto discutibili,

vi sono alcune novità su cui si è fortemente battuto il mondo ambientalista: dalla proroga della detrazione del 55%, fino alle misure per assumere giovani nelle aziende che operano nella green economy, passando per auto ecologiche.

Riassumiamo i punti principali su energia e green economy introdotti nel processo di conversione del decreto in legge.

Innanzitutto le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica e il solare termico (art 11): dopo una dura battaglia parlamentare restano pari al 55%, spalmate su 10 anni e sono in vigore fino al 30 giugno 2013 (gli ambientalisti chiedevano di confermare le detrazioni almeno fino al 2015 e dunque ci sarà da impegnarsi ancora). Confermato anche l’innalzamento dal 36 al 50% delle detrazioni per ristrutturazioni e riqualificazioni degli edifici, valide sempre fino al 30 giugno 2013.

Novità anche per gli incentivi ai veicoli elettrici, ibridi, a biocombustibili o a gas (articoli dal 17-bis al 17-terdecies). Innanzitutto una serie di misure per favorire l’installazione di colonnine di ricarica per i veicoli elettrici: per esempio per tutti gli edifici nuovi non residenziali sopra i 500mq (esclusi quelli della pubblica amministrazione) saranno obbligatorie. Entro sei mesi dall’entrata in vigore del Ddl Sviluppo e previa deliberazione del CIPE, verrà approvato il “Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica”, che permetterà di incentivare la realizzazione di una rete di ricarica. Poi ci sono gli incentivi all’acquisto dei veicoli: dal 2013 un contributo, a seconda delle prestazioni in termini di emissioni dei veicoli, dal 15 al 20% del prezzo di acquisto, fino a un massimo che va, sempre a seconda del livello delle emissioni di gCO2/km, da 2 a 5mila euro.

Nuovi incentivi anche per l’assunzione di giovani qualificati nei settori della Green Economy.

Le Brevi

Per una Pesca più sostenibile

Settimana dellʼEscursionismo in Emilia-Romagna

Novità positive nel testo definitivo del Decreto Sviluppo

E’ noto ormai che decenni di pesca indiscriminata, unita alle nostre abitudini alimentari assai selettive, ha favorito l’impoverimento dei mari e l’esaurimento degli “stock“ di alcune specie ittiche pregiate.

Secondo la FAO per l’80% degli stock mondiali sono stati raggiunti o superati i quantitativi massimi per una pesca sostenibile e durevole, mentre il Ministero italiano delle politiche Agricole informa che su 700 specie marine commestibile solo il 10% è effettivamente commercializzato e che 1/3 del nostro pescato viene ributtato in mare perché privo di valore economico.

Per questo va sostenuta l’iniziativa del “Pesce ritrovato“, coordinata dall’Acquario di Genova e al quale hanno aderito Legambiente e altre associazioni ambientaliste che promuove 18 specie di pesce, scelte da un apposito comitato scientifico, poco note e pochissimo consumate, ma assolutamente ottime e adatte per tante preparazioni culinarie: Aguglia, Alaccia, Alalunga, Barracuda, Boga, Cefalo, Lampuga, Leccia stellata, Menola, Mostella di fondo, Palamita, Pesce Sciabola, Pesce Serra, Potassolo, Sardina, Sugarello, Tombarello, Tonnetto.

Consumare queste specie significa evitare inutili sprechi di risorse e consentire la graduale rigenerazione di specie considerate più pregiate e a forte rischio di esaurimento.

Dall’8 al 16 settembre, il Club Alpino Italiano, ne l l ’ amb i to de l l a Se t t imana naz iona le dell’escursionismo, organizza un appuntamento per tutti gli amanti del camminare e della montagna nello splendido scenario dell’Appennino Emiliano-Romagnolo.

Prevede 16 bellissime escursioni giornaliere e 6 trekking itineranti (con durata da 2 a 6 giorni) adatti a tutte le esigenze e energie.

Ogni escursione è accompagnata da Guide Escursionistiche CAI e sono a disposizione pacchetti completi di vitto, alloggio ed escursione prenotando al http://sne.caiemiliaromagna.org

Sono previsti anche eventi collaterali quali la 7° edizione dell’Appennino Cinemafestival e l’inaugurazione dell’Alta via dei Parchi che collega 2 Parchi nazionali e 5 Parchi regionali sul crinale appenninico.

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La GarzettaEcodemocratici Ravenna

I Siti dell’ARPA Emilia-Romagna e dell’Assessorato Regionale all’agricoltura sembrano in questi giorni di Agosto veri e propri bollettini di guerra.

La notizia principale di ARPA il 18 di Agosto era: “Prosegue la gravissima situazione siccitosa”

Nella scorsa settimana: completa assenza di pioggia in pianura, contenuto idrico dei suoli eccezionalmente scarso.

E proseguiva:

"Nel mese di luglio il numero di giorni con temperatua superiore a 35 gradi centigradi è stato superiore a 15 nella pianura centro-orientale."

La temperatura ora, a metà Agosto è tornata poco al di sopra delle medie stagionali, ma il bilancio idroclimatico, ovvero la differenza tra la precipitazione e l´evapotraspirato, mostra ancora una fortissima anomalia negativa da inizio anno 2012.

Gli attuali valori di acqua disponibile nel suolo per le piante non si sono mai verificati o si sono verificati una volta sola nei 50 anni di riferimento 1951-2000.

La portata del Po a Pontelagoscuro è prossima al limite minimo di 350 mc/sec., regolata dai rilasci programmati dai grandi laghi.

I fiumi appenninici hanno portate prossime o al di sotto del Minimo Deflusso Vitale.

Nel breve periodo le condizioni meteorologiche saranno ancora stabili e non permetteranno la mitigazione della situazione in atto.

Gli effetti sull’Agricoltura sono così gravi che La Regione ha deciso di chiedere al Governo il riconoscimento di “evento eccezionale” per la siccità per avviare interventi finanziari straordinari a sostegno delle imprese agricole.

Su indicazione della Regione in tutti i Comuni con apposite ordinanze è scattata l’emergenza idrica con divieti a sprecare acqua per usi non indispensabili (lavaggio auto, irrigazione giardini ecc.). Si moltiplicano gli appelli e i decaloghi per risparmiare acqua per gli usi civili e in molte zone si sono limitati gli attingi menti dai fiumi per le irrigazioni in agricoltura.

Ma cosa c’è dietro questi dati che fanno intravedere persino il rischio di una desertificazione, almeno estiva, di importanti aree della pianura padana?

Ormai tutti i dati pluriennali raccolti da ARPA evidenziano che un cambiamento strutturale nel clima della nostra regione è già in atto: meno piogge con manifestazioni brevi ed estreme, estati tendenzialmente più calde.

Sono gli effetti locali dei mutamenti climatici globali già in atto indotti dall’aumento progressivo nell’atmosfera dei cosiddetti gas serra (CO2 in particolare), effetti confermati da 1000 dati ad esempio anche sui

cambiamenti della biologia marina in Adriatico.

E forse la notizia peggiore è le emissioni di CO2 nel mondo sono arrivate nel 2011 al record storico di 34 miliardi di tonnellate, con un aumento del 3% rispetto all'anno precedente. Lo ha certificato un rapporto del Joint Research Center della Commissione Europea, secondo cui è soprattutto la Cina a spingere in alto i valori, con un balzo rispetto al 2010 del 9%, che ha portato le emissioni pro capite a 7,2 tonnellate l'anno, un livello paragonabile ai cittadini europei.

Tale andamento sta portando a riconsiderare tutte le previsioni dimostratesi finora troppo ottimistiche. Un recente studio targato OCSE e uno MIT Il mondo va verso un aumento della temperatura anche oltre i 6 °C, nonostante gli impegni di riduzione delle emissioni presi finora, con previsioni di danni incalcolabili per la vita sulla Terra.

Bisogna agire, subito, sul serio e ovunque.

L’azione globale per tentare di ridurre le emissioni e stare sotto alla soglia critica di 2 °C di aumento, non è neanche troppo costosa se tempestiva: 0,2% del Pil mondiale ogni anno e può produrre per contro effetti molto positivi sulla ripresa economica sostenibile e l’occupazione. Per questo bisogna chiedere a Stati e organismi internazionali di muoversi al più presto per la riduzione delle emissioni di CO2 e di altri gas serra.

E a livello locale cosa possiamo fare?

Due cose molto importanti:

1) Dare il nostro contributo alla riduzione della CO2 attuando il progetto “Clima“ della Regione Emilia-Romagna basato su un mix di risparmio energetico, miglioramento dell’efficienza e sostituzione dell’energie fossili con le fonti rinnovabili. E questo vale negli edifici, nei trasporti e nelle attività produttive, i tre grandi comparti che consumano energia.

2) Cercare di adeguarsi al meglio e di mitigare i cambiamenti climatici già in atto. Ad esempio è indispensabile consumare molta meno acqua. In agricoltura certo passando ovunque dall’irrigazione a pieno campo a soluzioni di microirrigazione. Negli acquedotti dove si sprecano enormi quantità d’acqua. Ma anche nelle nostre case. Io ad esempio mi sono accorto che sprechiamo tantissima acqua nel bagno soprattutto perché nella cassetta per il wc (il cosiddetto sciacquone) utilizziamo diversi decine di litri di acqua pulita e potabile ogni giorno (molta più acqua di quanto dispone un africano medio), quando con le tecniche giuste (non particolarmente complesse) si potrebbe riutilizzare ad esempio l’acqua delle docce o del lavandino. Ma è anche indispensabile piantare più alberi e siepi in campagna e nelle città, e progettare giardini pensili sul tetto di abitazioni, condomini edifici pubblici.

Non sono scelte facili perché dovremo modificare abitudini consolidate e interessi potenti (l’industria del petrolio è l’attività legale che fa più profitti nel mondo) e mobilitare risorse economiche e intellettuali.

Ma una cosa è certa: non ce la caveremo con la danza della pioggia.

Alberto Rebucci

Estate in Emilia-Romagna: siccità e desertificazione.

I mutamenti climatici sono in atto e la CO2 nel mondo continua a crescere

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Se da e’ prem a i dis ad loj u n’piov ad curèna,fena a setembar u n’s’impiness la sculèna.(Se dal primo al 10 di luglio non piove da libeccio (curèna)Fino a settembre non si riempie la scolina (un piccolo scolo).

Molto chiaro il significato di questo proverbio e quanto mai attuale in quest’ anno che, fra un Scipione e un Lucifero (fino ad oggi) non ci fa vedere una goccia d’acqua.

La curèna è un vento caldo e umido che viene da sud-ovest – il Libeccio – ed è sempre portatore di pioggia.Ricordo sempre le parole di mio Padre che, quando tirava la curena, mi diceva:

Dop a la curèna E’ fa la pisadena

(Dopo la curènaPiove)

Oppure

La curèna La j à la damigiana in t’la schena

(La curèna Ha la damigiana nella schiena).

Questo vento, sulla costa romagnola è chiamato anche con un altro nome: e garben – il garbino.

Un vento non amato da noi velisti perché è un vento che viene da terra e quindi ti porta al largo, un vento anche pericoloso per i bagnanti che molte volte, senza accorgersene, si ritrovano lontano dalla spiaggia con poi non poche difficoltà per guadagnare la riva … per fortuna che ci sono i bagnini.

Visto che parliamo di venti da noi, in Italia, questi assumono la loro denominazione (tramandataci dagli antichi navigatori veneziani) a seconda della provenienza e supponendo di trovarsi, all’incirca, nei pressi dell’isola di Malta (alcuni dicono Creta ma non cambia di molto).

Infatti, supponendo di essere in quella zona il vento che viene da dalla Grecia, vale a dire da nord-est, si chiama Greco o Grecale così come il vento proveniente da sud-est, si chiama Scirocco perché proviene dalla Siria. Il Maestrale, il famoso Mistral, che viene da nord-ovest deve il suo nome a Magister perché proviene da Roma mentre il Libeccio (la nostra curèna) viene da sud-ovest, vale a dire dalla Libia.

Più facile il nome del vento che viene da Est, il Levante, mentre il vento proveniente da Ovest non potrà che chiamarsi Ponente (il famoso Ponentino Romano).

Rimangono solo due venti: la Tramontana, il vento freddo che proviene dal Nord quindi viene … tra i monti … Infine l’Ostro, detto anche Mezzogiorno, un vento caldo e umido che molte volte viene scambiato per Libeccio o per Scirocco. Deriva il nome dal latino Auster – Australe- mentre Mezzogiorno deriva dal fatto che sempre viene dalle zone meridionali del Mediterraneo.

Av salut e, quando fate il bagno,

ocia a la curèna.Paolo Turchetti

Il proverbio di un’estate siccitosa