La Fondazione Munasim Kullakita (amati sorellina) · Il papa Francesco nella sua visita ... paesi...

15
La Fondazione Munasim Kullakita (amati sorellina) Diocesi di El Alto - La Paz - Bolivia Responsabile: Riccardo Giavarini Riassunto delle iniziative svolte 2015 Destinatari: gruppi di solidarietá Italia “Restituire dignitá, opportunitá e protagonismo alle persone in sofferenza sociale”

Transcript of La Fondazione Munasim Kullakita (amati sorellina) · Il papa Francesco nella sua visita ... paesi...

La Fondazione Munasim Kullakita (amati sorellina)

Diocesi di El Alto - La Paz - Bolivia

Responsabile: Riccardo Giavarini

Riassunto delle iniziative svolte 2015

Destinatari: gruppi di solidarietá Italia

“Restituire dignitá, opportunitá e protagonismo alle persone in sofferenza sociale”

La Fondazione Munasim Kullakita é un’opera sociale della Diocesi di El Alto, La Paz, Bolivia, che da 10 anni lavora per restituire diritti e dignitá a molte persone che sono al margine e escluse di partecipare e di far valere i loro diritti, la loro voce e protagonismo. Ci riferiamo a bambine e adolescenti vittime di sfruttamento sessuale, a giovani con seri probblemi di alcohol e di droga, a persone che hanno fatto

della strada la loro casa, a tutti coloro che per problemi con la giustizia vivono sotto il preconcetto del sospetto e dell’indifferenza della societá. Il papa Francesco nella sua visita alla Bolivia ha ratificato di nuovo con molta determinazione che la scelta dei poveri deve tradursi in farsi vicini, in assumere la sofferenza dell’altro e dell’altra, vincere l’indifferenza e regalare tenerezza, diritto e dignitá a queste persone.

Il Piano Pastorale della Diocesi di El Alto invita tutti a fare di quest’anno, l’anno della misericordia, una scelta radicale d’ incarnazione e di solidarietá per essere fedeli al Signore che invita a dare vita e vita in abbondanza soprattutto lá dove la vita é continuamente minacciata.

Questo non puó restare un auspicio o un invito, deve tradursi in stile di vita da parte di tutti e quindi inserire nella quotidianitá e nella relazione personale con gli altri contenuti e testimonianze che fanno della solidarietá il senso della vita.

L’accompagnamento delle persone non puó essere solo un’ assistenza primaria ma deve dare risposte complesse e integrali che vanno dall’assistenza, all’accoglienza, alla formazione, all’incidenza politica, al creare opportunitá di lavoro degno, a organizzare le persone e le strutture attorno a proposte sostenibili, al fare delle persone cittadini e protagonisti nelle scelte che loro fanno e combattere i pregiudizi che tutti abbiamo verso i loro confronti per essere una comunitá che partecipa e prende coscienza che i problemi della marginalitá non

sono dovuti a persone o alla sfortuna ma a una esplicita volontá collettiva di promuovere meccanismi di sclusione, di prioritá sbagliate, di politiche selettive, di economie dei forti, di mancanza di ética nei piani di sviluppo che portiamo avanti.

Cosa facciamo

La Fondazine Munasim Kullakita (FMK) ha una equipe di 17 persone che lavorano a diversi livelli e interventi:

Prevenzione: Siamo presenti in una decina di scuole superiori per fare attivitá concrete di sensibilizzazione, visibilizzazione e coinvolgimento di studenti, professori e genitori attorno a tematiche che riguardano: Diritti umani, analisi di contesti, cultura della tenerezza nella famiglia, violenza sessuale commerciale infantile, tratta e traffico di persone, leggi che difendono i diritti dei bambini, adolescenti e giovani, reti di solidarietá e di denuncia di casi concreti. Si formano gruppi di giovani studenti che fanno da replicatori all’interno della scuola di dinamiche, di socializzazione di queste problematiche. Si coinvolgono maestri e genitori in formazione su temi di comunicazione e di incidenza politica verso le autoritá del municipio e delle istituzioni chiamate alla difesa e protezione dei diritti dei bambini e adolescenti. Volontari universitari e associazioni sociali accompagnano queste attivitá.

Lavoro di strada: un giorno si un giorno no siamo nella strada per prendere contatto con le “vittime” e ascoltare, capire, accompagnare e attendere le loro necessitá primarie come curare ferite, accompagnare all’ospedale, aiutare a ricavare un documento di identitá, derivare a un’altra istituzione specializzata, invitare a venire al Centro di Ascolto o semplicemente ascoltare la loro

situazione. Una volta alla settimana andiamo in strada di notte per accompagnare bambine e adolescenti vittime dello sfruttamento sessuale commerciale. Questa attivitá per la Fondazione é vitale, dato che ci permette capire, mettersi nei panni degli altri, conoscere cause e effetti della complessitá della marginazione e avere criteri piú oggettivi poi per intraprendere risposte adeguate e curate sulle cause della marginalitá.

Centro di Ascolto: é uno spazio físico di accoglienza e di prima attenzione a gruppi di strada e in sofferenza sociale. Giovani e adulti con problemi di droga, alcohol, piccola delinquenza, abbandono, … arrivano al centro dove possono lavare i loro vestiti, preparare una pranzo, avere uno spazio protetto e sicuro e sopratutto la possibilitá di essere accolti, ascoltati e avere anche delle risposte alle loro necessitá. Hanno professionisti che li appoggiano psicologicamente, legalmente e che cercano di fare da tramite per riallacciare i rapporti tesi con la famiglia. Da pochi mesi é anche uno spazio dove si cerca di fare formazione tecnica per l’avviamento al mondo del lavoro.

Il Centro di Ascolto é anche un riferimento a gruppi e associazioni come pure a istituzioni pubbliche e private per ragionare su temi della marginalitá, del conflitto e della sofferenza sociale cercando di maturare criteri di accoglienza, di capire le cause, di aprire opportunitá e di superare l’assistenzialismo o l’intervento aggressivo verso le persone in sofferenza sociale.

La Casa Famiglia:

E’ un Centro dove si accolgono e si seguono vittime (bambine e adolescenti) di sfruttamento sessuale, di tratta e traffico di persone a fine sessuale e di vittime che vivono in strada e che hanno adottato come forma di sopravvivenza la violenza sessuale commerciale (lo sfruttamento sessuale). Una ventina di bambine e adolescenti dai 10 ai 17 anni vivono in questa casa giorno e notte accompagnate da una equipe di educatrici e professioniste e che poco a poco si riabituano a assumere uno stile di vita marcato dall’autostima, la fiducia, cordialitá, responsabilitá e

soprattutto l’accesso a diritti negati com’é l’istruzione, l’avviamento al lavoro, sana alimentazione, salute mentale e física, appoggio legale e psicológico e nella misura che sia possibile riallacciare i contatti famigliari. Alcune di queste vittime hanno giá a tenera etá un figlio, altre hanno malattie sieropositive e alcune hanno anche deficienze mentali. Per questo si sono realizzate differenti

Convenzioni con istituzioni pubbliche e

private per dare una assistenza integrale. Tutto questo naturalmente sotto il controllo, permesso e coordinamento delle autoritá del Municipio, della Prefettura, del Ministero della Giustizia.

La Casa della Tenerezza (Ternura)

E’ un centro pensato per le ragazze che hanno avuto un percorso e processo positivo nella Casa famiglia e che si preparano alla loro indipendenza mediante la convivenza, lavoro e gestione autónoma prima di intraprendere un progetto di vita proprio. In questo centro hanno la possibilitá di lavorare e guadagnare uno stipendio dignitoso, (ci sono 2

laboratori) avere una casetta che le accoglie (sono state costruite 8 casette) e da loro opportunitá di gestione senza la presenza istituzionale nostra, imparare a muoversi e a prendere decisioni proprie. La nostra presenza é di basso profilo proprio per permettere loro di essere piú protagoniste e cominciare a pensare le scelte della vita. E’ uno spazio

aperto anche ad altre istituzioni che vogliono assumere questa fase pre autonomía con persone che hanno accompagnato e che sono in una fase di maturitá e di preparazione all’indipendenza. E’ una fase post instituzionale molto importante perché ci siamo accorti che la recidivitá in queste persone é alta nella misura in cui si abbandonano dopo la fase istituzionalizzata.

Centro Qalauma

E’ una carcere minorile (180 ragazzi e ragazze dai 14 ai 21 anni di etá) che da soli 4 anni ha cominciato a funzionare con criteri di giustizia riparatrice e con un modello educativo e di accompagnamento dove gli e le adolescenti sono chiamate a essere soggetti e protagonisti di percorsi integrali di formazione, di

lavoro e di convivenza responsabile. Una equipe multidisciplinare accompagna le varie attivitá durante la giornata marcate dalla scuola, laboratori, (falegnameria, agricultura, panificio, sartoreria, serigrafía, arte e artigianato…) momenti di ricreazione, di cultura e spiritualitá. In stretto coordinamento con Regime penitenziario, Ministero della Giustizia, Ministero dell’Istruzione, della Sanitá, degli Interni si porta avanti questo modello di intervento con ragazzi e ragazze in conflitto con la legge e sta diventando un modello non solo a livello locale ma nazionale nel dimostrare che sí é possibile pensare a un sistema penitenziario alternativo, sviluppare processi di riparazione, di restituzione di diritti ai giovani e di cambio nella gestione e amministrazione della Giustizia.

Molti di questi ragazzi e ragazze detenute in questo Centro sono beneficiari delle attivitá che noi facciamo in strada o nel Centro di Ascolto prima o dopo il periodo di privazione di libertá.

In Qalauma si é dimostrtato che con un intervento educativo dove i ragazzi e ragazze sono protagoniste di percorsi integrali si é ridotta la recidivitá al 10 %. (Nelle carceri comuni la recidivitá é al 76%)

Lavoro in rete

La FMK partecipa a diverse realtá di coordinamento: siamo attivi nella rete di lotta contro la Tratta e traffico di persone, siamo presenti nel tavolo di lavoro di lotta contro lo sfruttamento sessuale, siamo presenti nella rete di Giustizia penale giovanile, siamo presenti nella rete di lavoro di strada e siamo

attivi nel tavolo del “Tratamiento Comunitario” (Come coinvolgere la comunitá, il quartiere, nell’essere sensibile e partecipe in risposte dignitose verso le persone in sofferenza sociale). Da poco abbiamo anche iniziato a pensare a una rete che comincia a mettere a fuoco temi como la criminalitá organizzata con l’accompagnamento di Libera internazionale (di don Ciotti). Come pure partecipiamo al Movimiento Vuela Libre, (movimento presente in vari paesi latinoamericani per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi sui temi della violenza sessuale commerciale infantile e sul tema della tratta e traffico di persone) Stiamo facendo un’ alleanza con il CONALTID che é l’organo nazionale statale addetto alla lotta contro il traffico della droga …

Tutto questo responde al fatto che solo attraverso il lavoro coordinato, in sinergia con le altre istituzioni, nella ricerca di strategie comuni e il coinvolgimento della societá civile riusciamo a dare risposte sostenibili, alternative e efficaci che incidono sulle politiche pubbliche per cambiare tendenze molte volte rassegnate o che solo si limitano ad amministrare la crisi.

L’obiettivo di questa iniziativa é quello di costruire proposte pubbliche che riescano a conciliare la divergenza fra le norme vigenti in

Bolivia per quanto riguarda la protezione e l’attenzione a gruppi in sofferenza sociale e la

pratica istituzionale ancora troppo assente, ammalata di burocrazia e con una visione ancora troppo assistenzialista e verticale.

Consolidare Buone pratiche a diversi livelli (prevenzione, attenzione, incidenza política, reinserimento, avviamento al lavoro, restituzione di diritti, giustizia riparativa …) é la miglior maniera di convincere la viabilitá e sostenibilitá della política sociale in un paese. Questo lavoro di rete non solo lo stiamo svolgendo qui nella cittá di El Alto o di La Paz, ma siamo anche stati coinvolti e impegnati nella cittá di Cochabamba e di Santa Cruz.

Lavoro di Ricerca e di sistematizzazione

Nel 2015 ci siamo impegnati anche a fare un lavoro di sistematizzazione e di ricerca su alcuni aspetti che risultano essere vitali per non solo capire e intendere fenomeni che sono piú grandi e complessi di quello che ci immaginiamo, ma per avere anche criteri di eleggere prioritá, modalitá e alleanze che ci aiutino ad essere piú incisivi e intelligenti all’ora di dare delle

risposte strutturali.

Abbiamo fatto una ricerca sulla “Ruta de la Trata y tráfico de personas” a livello regionale di La Paz. (Le strade che le mafie utilizzano per ingaggiare trasportare e obbligare allo sfruttamento)

Un seconda sul tema della Ruta della tratta e traffico a livello nazionale.

Abbiamo lavorato su un Glossario sul tema della Violenza sessuale commerciale infantile

Abbiamo sviluppato un módulo di diffusione del método ECO2 (tratamiento comunitario)

Abbiamo anche collaborato nelle ricerche di Modelli educativi applicati in case di accoglienza e a forme di avviamento al lavoro per persone in sofferenza sociale.

Quest’anno affronteremo il tema del ruolo delle agenzie del lavoro e del turismo riguardo agli scenari di sfruttamento sessuale e di tratta e traffico di persone a fine sessuale.

Alleanze e formazione

E’ importante capire che tutto questo lavoro non é frutto di individui o illuminati ma é la tenace volontá di lavorare assieme e imparare continuamente da esperienze validate e consolidate da altri e in altri contesti. Siamo alleati a RAISSS (Red Americana de Intervención en Situaciones de Sufrimiento

Social) Siamo alleati a ECPAT che é una rete mondiale che affronta temi relativi alla tratta e traffico di persone, alla RICE che pure é una articolazione latinoamericana che é attenta a questi fenomeni inter e

transnazionali. Siamo chiamati a alzare la testa e renderci conto che queste forme di schiavitú moderne non sono fenomeni della casualitá o congiunturali ma sono frutto di mafie, organizzazioni criminali, politiche perverse che superano i confini e la geografía dove siamo e che sono strutturati e organizzati attorno a gruppi di potere che meritano non solo essere conosciuti ma affrontari in maniera globale, articolata e intelligente nel marco della legalitá e della persecuzione lavorando strettamente anche con entitá statali. Per questo é imprescindibile conoscere, formare quadri e partecipare in scenari che vanno piú in la del quotidiano, del locale, dello spazio e del tempo. Attuare locale e pensare globale. Abbimao inviato a Seminari nazionali e internazionali vari della nostra equipe per la formazione sul método ECO2 (coinvolgimento della comunitá, del cuartiere, della societá civile sul tema della sofferenza sociale, lavorare in rete, costruzione di politiche pubbliche, cambio di parametri ossia passare da atteggiamenti esclusivi, violenti, repressivi a atteggiamenti di inclusione, di capire le cause della sofferenza sociale e dare risposte rispettuose delle persone e gruppi in sofferenza sociale) Oggi le universitá, il municipio, le ONG e anche istituzioni pubbliche ci chiedono di formare quadri e personale su questi temi perché ci rendiamo conto che solo attraverso la partecipazione della gente, organizzarci in reti, restituire diritti a chi li ha persi o non gli si é permesso esercitarli, incentivare la responsabilitá del quartiere sui temi della marginalitá assieme alle istituzioni pubbliche naturalmente … é possibile diminuire gli indici di insicurezza ciuttadina, creare condizioni di hábitat piú tollerante e permettere a gruppi esclusi poter essere e sentirsi cittadini e attori.

Fonti di finanziamento

La FMK attualmente é finanziata dalla Caritas Tedesca che ci ha appena approvato un progetto triennale che appoggia parte delle aree che ho citato. Abbiamo un appoggio piccolo di Adveniat e da Kindermission dalla Germania. Abbiamo un altro piccolo apoggio di Missio da Roma Italia.

Abbiamo avuto un appoggio da Conexión da paesi del nord Europa che peró é appena finito in Dicembre del 2015. Abbiamo avuto appoggi puntuali piccoli da gruppi di solidarietá in Italia come un gruppo di Ospitaletto, Brescia, Cuore Amico, Brescia, Pachamama da Vicenza, Gruppo missionario di Telgate, Bergamo, Gruppo dell’Oratorio di San Paolo d’Argon, Bergamo, Comunitá Nazareth di Torre de Roveri, Bergamo, Oratorio di Cologno al Serio (Bergamo) Scuola elementare di Borgo Roma, Verona, amici e persone che conoscono le attivitá che facciamo e che anche se con somme piccole fanno sostenibile e sono partecipi al lavoro que stiamo facendo. Da non sottovalutare i Volontari che vengono a partecipare e sostenere con la loro volontá e capacitá le attivitá che facciamo qui a El Alto.

Attualmente abbiamo presentato altri progetti: uno alla CEI di Roma con l’appoggio del nostro vescovo di El Alto mons. Eugenio Scarpellini, uno presentato all’Ambasciata degli Stati Uniti, uno alla camera dei Ministri a Roma, uno a una Fondazione di Vicenza, uno a una Fondazione spagnola, uno a una Fondazione di Milano. Anche se non ci sono state risposte positive su questi progetti ci dobbiamo muovere per far si che tutti i fronti aperti in questi anni per avere una presenza e impatto integrale nella problemática della sofferenza sociale possano essere sostenuti.

Quello che non siamo ancora riusciti a coinvolgere dal punto di vista dei finanziamenti sono le autoritá o istituzioni locali, nonostante ci siano predisposizioni e si condivida molto della strategía e della

metodología dell’intervento, purtroppo

quando si tratta di lavorare assieme e di condividere le responsabilitá non si riesce ad avere risorse che si possano mettere in campo per sostenere le differenti attivitá. Siamo convinti ad ogni modo che nella misura in cui si consolidano buone pratiche e si dimostrano risultati concreti prima o poi le istituzioni pubbliche locali e il governo concretamente devono assumere le loro responsabilitá anche economiche. Lo abbiamo visto nel tema della giustizia penale giovanile del Centro Qalauma (carcere minorile). Per 10 anni la cooperazione internazionale e la Chiesa cattolica in particolare hanno impegnato tempo, energie, personale, investimenti e alla fine, una volta che i risultati concreti e benefici arrivavano, anche lo stato ha destinato risorse per sostenere attivitá personale, formazione e spese vive nel centro assumendo anche il modello socio educativo che si é poco a poco creato, anche se la cooperazione internazionale continua a collaborare per un 40% dell’investimento totale.

Sfide che abbiamo davanti

Una certamente é quella di coinvolgere maggiormente le istituzioni pubbliche chiamate alla protezione, all’assistenza e restituzione di diritti a gruppi in sofferenza sociale, a passare da strategie di assitenza a strategie integrali, con personale specializzato e istituzionalizzato, con infraestrutture adecuate e con

investimenti piú sicuri, con modelli di intervento dove le stesse persone in sofferenza sociale siano partecipi nella gestione e conduzione di proposte dignitose e rispettuose di diritti e di inserimento lavorativo.

Un’altra sfida é quella che sottolineavamo anteriormente ossia di coinvolgere sempre di piú la societá civile a farsi carico delle problematiche della sofferenza sociale nel senso che se la famiglia, la cultura della violenza intrafamigliare e sociale, i mezzi di comunicazione, le autoritá che prendono decisioni al momento di elaborare e pianificare le prioritá e interventi territoriali, sono cause di marginalitá, la famiglia, la societá e le autoritá e i mezzi di comunicazione … devono essere protagonisti nel restituire diritti e spazi di accoglienza e di ascolto del dolore e sofferenza di gruppi marginali.

Aprire piú Centri di Ascolto dove i gruppi in sofferenza sociale possano avere riferimenti fisici e umani per risolvere i loro problemi essenziali come l’alimentazione, la salute, l’alloggio e la possibilitá di accedere a un lavoro o occupazione che dia dignitá e possibilitá di sentirsi persone e accolte.

Lavorare in rete diventa allora non solo una strategia ma la strategia per poter far fronte a situazioni di marginalitá, insicurezza, debolezza istituzionale, impotenza di fronte a fenomeni che sembrano insormontabili come il narcotraffico, la delincuenza, la corruzione istituzionale pubblica, l’indifferenza e l’assenza delle istituzioni.

Socializzare maggiormente le Buone pratiche che abbiamo poco a poco consolidato come la riduzione dei casi di recidivitá, modelli educativi integrali e participativi, lavoro coordinato fra il pubblico e il privato, spacilizzarci su alcuni aspetti che hanno a che vedere con terapia, con reinserimento, con l’accesso di persone in situazione di sofferenza sociale al mondo del lavoro, con il coinvolgimento sociale di persone associazioni e imprese con responsabilitá sociale, dove i destinatari e beneficiari di un intervento non solo aspettino risposte ma siano parte attiva delle risposte.

Sviluppare ulteriormente momenti di ricerca participativa, sistematizzazione e diffusione di Buone pratiche su temi relativi alle cause della marginalitá, la tratta e traffico di persone, alleanze per monitorare le reti organizzate attorno alla criminalitá organizzata, il quartiere come spazio di esercizio del trattamento comunitario, modelli di inclusione e di partecipazione di persone in esclusione sociale, accesso al lavoro e alle iniziative economiche con partecipazione di persone in svantaggio sociale …

Collaborare nella costruzione di politiche pubbliche che prendano in considerazione interventi sociali integrali.

A nome di tutti questi gruppi in sofferenza sociale un sincero grazie a tutti voi per essere parte della nostra equipe e delle nostre utopie, facilitatori di processi che restituiscono cittadinanza e complici nel dare dignitá a molte persone vittime di un sistema perverso.