LA FLORA E LE SPECIE VEGETALI DI INTERESSE...

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— 127 — 1968, 1970; Famiglietti e Schmid, 1968; Corbetta, 1969a, 1969b, 1974a, 1974b, 1986; Bonin, 1969, 1972, 1978; Aita, Corbetta e Orsino, 1974, 1978, 1984; Avena e Bruno, 1975; Bonin e Gamisans, 1976; Orso- mando e Pedrotti, 1977; Pirone, 1979, 1981, 1986; Brullo e Marcenò, 1979; Zanotti Censoni, Corbetta e Aita, 1981; Corbetta, Pi ro n e e Zanotti, 1984; Corbetta, Ubaldi e Puppi 1986; Tam- maro, 1986; La Valva, Mo- raldo e Ricciardi, 1988; Fascetti et Al., 1989. Più recenti contributi sono quelli di Brullo, De Marco e Signorello (1990); Fascetti, Colacino e De Marco (1990); Colacino, Fascetti e De Marco (1990); Conti, Pedrotti e Pirone (1991); Bianco et Al . , (1991); Corbetta et Al . , (1992); Fici et Al., (1992); Biondi, Ballelli e Taffetani (1992); Corbetta, Ubaldi e Zanotti (1992); Cola- cino, Fascetti e Fici (1992); Zanotti et Al., (1993). Altre ricerche sono tuttora in via di svolgimento o di pubblicazione da parte di vari studiosi. Una accurata disamina sull’esplorazione floristica in Campania, Basilicata, Puglia e Calabria è stata di recente pubblicata da Caputo, Ric- ciardi e La Valva (1988). La flora lucana ed i suoi aspetti fitogeografici L’attuale assetto floristi- co della Basilicata è il risultato di diverse “cor- renti floristiche” che han- no interessato l’Italia meri- dionale a partire dal Ter- ziario. Esse vengono così sinte- tizzate da La Valva (1992): - una corr ente orientale, di provenienza balcanico- illirica e, più in generale, m e d i t e r r a n e o - o r i e n t a l e , che, come ve d remo più avanti, è la più cospicua; - una c o r r ente setten - t r i o n a l e, con numero s i elementi boreali e monta- ni di provenienza medio- europea; - una corr ente sud-occi - d e n t a l e, proveniente dal s e t t o re iberico e/o dal- l’Africa settentrionale, a t t r a verso l’Algeria e la Sicilia, che ha arricchito la flora sud-appenninica di elementi nord-africani ed atlantici; - una corr ente tirr enica, che ha instradato, soprat- tutto negli estremi territo- ri meridionali, diversi ele- menti dell’ampia regione tirrenica. Dal punto di vista fito- geografico, la Ba s i l i c a t a appartiene alla Provincia Su d - Appenninica, nel- l’ambito della Re g i o n e C e n t ro - m e d i t e r r a n e a LA FLORA E LE SPECIE VEGETALI DI INTERESSE FITOGEOGRAFICO IN BASILICATA di Francesco Corbetta Gianfranco Pirone La conoscenza della flora lucana: cenni storici Le prime esplorazioni botaniche in Ba s i l i c a t a risalgono agli inizi del- l’800, ad opera di Michele Tenore che, nel 1826, as- sieme a Petagna e Terrone, salì sul Pollino e, nel 1838, visitò, assieme a Gussone, il Vulture, i Foj ed i territori adiacenti. Nel secolo scorso ed agli inizi di questo secolo vari altri botanici, spesso dal nome prestigioso, erboriz- zarono in diversi territori lucani: tra di essi ricordia- mo Francesco Barbazita, Guglielmo Ga s p a r r i n i , Pi e t ro Po rta, Nicola ed Achille Terracciano, Giu- seppe Camillo Giordano, Fridiano Cavara, Carlo Lacaita, Loreto Gr a n d e , Biagio Longo, Ad r i a n o Fiori e Alessandro Trotter. Infine Orazio Ga v i o l i , nella sua Synopsis Fl o ra e Lucanae, del 1947, raccol- se le sue osser vazioni, frut- to di un quarantennio di erborizzazioni, e quelle dei suoi predecessori. La ricerca floristica in Basilicata riprende poi, dopo circa un ventennio, a p a rt i re dalla fine degli anni ’60, soprattutto in forma indiretta attraverso studi vegetazionali o arti- coli divulgativi. Si vedano, a tale proposito: Caputo,

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1968, 1970; Famiglietti eSchmid, 1968; Corbetta,1969a, 1969b, 1974a,1 9 7 4 b, 1986; Bonin, 1969,1972, 1978; Aita, Corbettae Orsino, 1974, 1978, 1984;Avena e Bruno, 1975; Bonine Gamisans, 1976; Or s o-mando e Pe d rotti, 1977;Pi rone, 1979, 1981, 1986;Brullo e Ma rcenò, 1979;Zanotti Censoni, Corbetta eAita, 1981; Corbetta, Pi ro n ee Zanotti, 1984; Corbetta,Ubaldi e Puppi 1986; Ta m-m a ro, 1986; La Va l va, Mo-raldo e Ricciardi, 1988;Fascetti et Al ., 1989.

Più recenti contributisono quelli di Brullo, DeMa rco e Si g n o rello (1990);Fascetti, Colacino e DeMa rco (1990); Colacino,Fascetti e De Ma rco (1990);Conti, Pe d rotti e Pi ro n e(1991); Bianco et Al .,(1991); Corbetta et Al .,(1992); Fici et Al., (1992);Biondi, Ballelli e Taffetani(1992); Corbetta, Ub a l d ie Zanotti (1992); Cola-cino, Fascetti e Fici (1992);Zanotti et Al ., (1993).

A l t re ricerche sono tuttorain via di svolgimento o dipubblicazione da parte divari studiosi.

Una accurata disaminas u l l’esplorazione floristica inCampania, Basilicata, Pu g l i ae Calabria è stata di re c e n t epubblicata da Caputo, Ric-c i a rdi e La Va l va (1988).

La flora lucana ed i suoiaspetti fitogeografici

L’attuale assetto floristi-co del la Basil icata è i lrisultato di diverse “c o r-renti floristiche” che han-no interessato l’Italia meri-dionale a part i re dal Te r-ziario.

Esse vengono così sinte-tizzate da La Valva (1992):

- una corrente orientale,di provenienza balcanico-illirica e, più in generale,m e d i t e r r a n e o - o r i e n t a l e ,che, come ve d remo piùavanti, è la più cospicua;

- una c o r rente setten-t r i o n a l e, con numero s ielementi boreali e monta-ni di provenienza medio-europea;

- una corrente sud-occi-d e n t a l e, proveniente dals e t t o re iberico e/o dal-l’Africa settentrionale,a t t r a verso l’Algeria e laSicilia, che ha arricchito laflora sud-appenninica dielementi nord-africani edatlantici;

- una c o r rente tirre n i c a,che ha instradato, soprat-tutto negli estremi territo-ri meridionali, diversi ele-menti dell’ampia re g i o n etirrenica.

Dal punto di vista fito-geografico, la Ba s i l i c a t aa p p a rtiene alla Prov i n c i aSu d - Appenninica, nel -l’ambito della Re g i o n eC e n t ro - m e d i t e r r a n e a

LA FLORA E LE SPECIE VEGETALIDI INTERESSE FITO G E O G R A F I C O

IN BASILICATA

di Francesco CorbettaGianfranco Pirone

La conoscenza della floralucana: cenni storici

Le prime esplorazionibotaniche in Ba s i l i c a t arisalgono agli inizi del-l’800, ad opera di MicheleTe n o re che, nel 1826, as-sieme a Petagna e Terrone,sal ì sul Pollino e, nel1838, vis itò, assieme aGussone, il Vu l t u re, i Fo jed i territori adiacenti.

Nel secolo scorso ed agliinizi di questo secolo va r ialtri botanici, spesso dalnome prestigioso, erboriz-z a rono in diversi territorilucani: tra di essi ricordia-mo Francesco Ba r b a z i t a ,Guglie lmo Ga s p a r r i n i ,Pi e t ro Po rta, Nicola edAchille Terracciano, Gi u-seppe Camillo Gi o rd a n o ,Fridiano Cavara, CarloLacaita, Loreto Gr a n d e ,Biagio Longo, Ad r i a n oFiori e Alessandro Trotter.

Infine Orazio Ga v i o l i ,nella sua Synopsis Fl o ra eLucanae, del 1947, raccol-se le sue osservazioni, frut-to di un quarantennio dierborizzazioni, e quelle deisuoi predecessori.

La ricerca floristica inBasilicata riprende poi,dopo circa un ventennio, ap a rt i re dalla fine degl ianni ’60, soprattutto informa indiretta attrave r s ostudi vegetazionali o art i-coli divulgativi. Si vedano,a tale proposito: Caputo,

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( Zona floristica Me d i t e r-r a n e o - Ma c a ronesiana). Laflora di questa Prov i n c i a ,secondo Pignatti (1986),mostra un carattere ditransizione nei confro n t id e l l’ Appennino Centrale,o l t re che buoni collega-menti con la Sicilia. Ques-to carattere di transiziones a rebbe da attribuire allemodeste altitudini dellemontagne appenninichemeridionali e all’ e p o c arelativamente recente dellal o ro orogenesi. Da ciòderiva che la flora endemi-ca, di cui più sotto si dirà,è legata soprattutto amigrazioni dal Nord o, daSud, dalla Sicilia.

Al modello proposto daPignatti (o.c.), semplifica-to, si farà fondamental-mente riferimento nellasuddivisione delle catego-rie di endemiti presenti inBasilicata, riportate nellatab. 2.

Sempre a proposito del-l’ Appennino Me r i d i o n a l e ,La Va l va (1992) mette inevidenza la notevole ric-chezza di ambienti conser-vativi, spesso contrasse-gnati da peculiari micro-climi che li caratterizzano.

Sottolinea inoltre comesia possibile individuaret re settori con una buonacaratterizzazione floristica,e cioè:

a) l’ Appennino Campa-no-Lucano (dai M. Picen-tini al Cilento al Massicciodel Sirino-Papa);

b) l’ Appennino calabro( Po l l i n o - Monti di Or s o-marso-Verbicaro);

c) gli Altopiani calabresi(Sila, Serre, Aspromonte).

Sulla base del discre t on u m e ro di endemiti pun-tiformi, alcuni con carat-teri di relittualità (ad es.Knautia lucana e Lereschiat h o m a s i i), il settore Cam-p a n o - Lucano viene consi-

derato dall’ Au t o re comeun “sistema minore” dicentri di rifugio, in cuil’isolamento geografico hapoi favorito fenomeni dimicrospeciazione.

Per quanto riguarda lar i c c h ezza floristica, se, allespecie riportate nella Fl o r ad’ Italia del Pignatti (1982),s i aggiungono le entitàsegnalate successiva m e n t eda vari Autori, la flora dellaBa s i l i c a t a ammonta adoltre 2350 taxa specifici edinfraspecifici, con un rap-p o rto entità ve g e t a l i / s u-perficie regionale (espressain kmq) di circa 0,24. Sitratta di cifre elevate, se siconsidera che la flora ita-liana conta, globalmente,c i rca 5800 specie (Pi g n a t-ti, 1982, 1994).

Le conoscenze floristi-che della Basilicata posso-no quindi ritenersi soddi-sfacenti, anche se moltiterritori sono stati pocoesplorati e varie entitàa n d re b b e ro studiate cono p p o rtuni appro f o n d i-menti. Sono quindi neces-sarie ulteriori ricerche perc h i a r i re svariati pro b l e m idi carattere sistematico,tassonomico e corologico.

Ma vediamo, oltre allar i c c h ezza di specie, quali

sono gli altri pregi dellaflora lucana.

Le specie endemiche, re-litte e balcanico-appenni-niche

Si sa che l’ e n d e m i s m ocostituisce l’elemento piùcaratteristico di una flora.In Basilicata le entità en-demiche ammontano ac i rca 160, pari ad oltre il6,5 della flora re g i o n a l e .Questo è uno dei va l o r ipiù alti tra quelli delleregioni italiane, come sievince dalla tab. 1, in cui ivalori percentuali sonoriferiti ai taxa di live l l ospecifico (cfr. anche fig.1). L’elenco degli endemitiè riportato nella tab. 2.

Nella regione la maggiorp a rte degli endemiti èquella a distribuzione ap-penninica centro - m e r i d i o-nale; molte sono anche lepiante endemiche del-l’Appennino meridionale equelle a distribuzione pe-n i n s u l a re . Vi sono poialcuni endemiti pre s e n t isolo in Basilicata e regionil i m i t rofe (Campania, Pu-glia e Calabria) e alcuniesclusivi della Ba s i l i c a t a .Le specie subendemichesono quelle la cui distribu-zione comprende anche

qualche terri torio al difuori dei confini delnostro Paese.

Il numero degli endemitiaumenta se si consideranoanche le entità descritte daivari Autori (N. Te r r a c-ciano, Te n o re, Cavara eGrande, Lacaita, Ga v i o l i ,ecc.) nell’800 e agli inizi del’900 come varietà o formee s c l u s i ve della Basilicata, ilcui effettivo va l o re tassono-mico va però ve r i f i c a t o. Tr aesse citiamo Achillea mil -l e f o l i u m L. fo. l u c a n a N .Te r r., Ca rduus fasciculifloru sVi v. va r. l u c a n u s N. Te r r. ,Ca rthamus lanatus L. va r.l u c a n u s N. Te r r., Ca l y s t e g i as e p i u m (L.) R. Br. va r. l u c a -n a Ten., Daucus caro t a L .f o. m e l f i t e n s e N. Te r r. ,Dianthus cart h u s i a n o ru m L .f o. l u c a n u s Lacaita, Hi e ra -cium pilosella L. fo. l u c a -n u m N. Te r r., Holcus lana -t u s L. fo. l u c a n u s N. Te r r. ,Linum gallicum L. va r.p u s i l l u m Ga v., Bu g l o s s o i d e sa rve n s i s (L.) Johnston fo.lucana N. Te r r., Bu g l o s s o i d e sp u r p u re o c a e ru l e a (L.) Jo h n-ston fo. l u c a n a N. Te r r. ,Mentha pulegium L. va r.l u c a n a N. Te r r., Senecio leu -c a n t h e m i f o l i u s Po i ret va r.a p u l u s Ten. fo. m a t e o l e n s i sGa v., Silene conica L. va r.m o n t e f o rt i a n a Ga v., St a c h y sh e ra c l e a All. va r. l u c a n a L a-c a i t a .

In Basilicata sono pre-senti vari relitti glaciali (dauna sommaria analisidovrebbero ammontare ado l t re una cinquantina),cioè quelle specie ve g e t a l i“migrate” verso sud duran-te le glaciazioni quaterna-rie e colà rimaste accanto-nate, dopo il riti ro deighiacciai, in stazioni adat-te alla loro ecologia.

A proposito del glaciali-smo quaternario, tracce diesso sono presenti in Ba-silicata sul Si r i n o - Papa e

Ginepro sabino , di recente rinvenuto sul Pollino, ramo congalbuli (Foto Gianfranco Pirone)

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sul Pollino. Acquafredda ePalmentola (1986) riferi-scono che, sul gruppo delSirino, vi sono testimo-n i a n ze della presenza dimasse glaciali che intere s-s a vano otto circhi al disopra dei 1900 metri dia l t ezza; da essi, durante ilWurm, si dipart i vano al-trettante lingue di ablazio-ne che, nella fase di massi-ma espansione, si spinserofino a 1200-1500 metri diquota.

Alle falde del Sirino so-no situati il Lago Remmo(o Lago Laudemio), e ilLago Zapano che sono ilaghi di origine glacialepiù meridionali d’Italia.

Fasi glaciali wurmianesono testimoniate anchesul massiccio del Po l l i n ocon vari circhi alla Se r r aDolcedorme, al CanaleMa l e vento, al M. Po l l i n o ,alla Serra del Prete ed allaSerra delle Ciavole (Ac-q u a f redda e Pa l m e n t o l a ,o.c.) (fig. 2).

Tra le specie ve g e t a l irelitte del glacialismo qua-ternario in Basilicata citia-mo varie Carici (Ca re xpaniculata, C. remota, C.vesicaria, ecc.); il Botrichiolunaria (B o t rychium luna -r i a); la Carlina bianca(Carlina acaulis); le orchi-dee Coeloglossum viride e dEpipogium aphyl lum; ilColchico alpino (C o l c h i -cum alpinum); la Cario-fillata dei rivi (Geum ri -va l e); la Pi roletta pendula(Orthilia secunda); la Fi e-narola delle Alpi (Poa alpi -na); la Poligala di Angelisi(Polygala angelis ii) ; i lRanno spaccasassi (R h a m -nus pumilus); la Sa s s i f r a g astabiana (Saxifraga panicu -lata s u b s p. s t a b i a n a); ilLino alpino (Linum alpi -num).

Vari relitti glaciali assu-mono poi un significato

ancora più pregnante inquanto hanno in Basilicatale stazioni più meridionalidella loro disrt i b u z i o n eitaliana; ne sono esempiAs a rum euro p a e u m, Ca re xp ra e c ox, Ca rex tomentosa,Poa supina, Rubus saxatilis,Salix retusa, Trifolium al -pestre e Veronica aphylla.

Un’altra peculiarità chela flora lucana condividesoprattutto con le re g i o n iadriatiche è l’ e l e vato nu-m e ro di specie di prove-nienza balcanica. Molte diesse vengono definite“a n f i a d r i a t i c h e” quandosono distribuite ad ovest ead est dell’ Ad r i a t i c o. Lal o ro cospicua presenza èuna testimonianza deiflussi floristici orientaliche, in varie epoche, han-no interessato la nostraPenisola e, in part i c o l a re ,l’ Appennino centro - m e r i-dionale. Nella tab. 3 sir i p o rta un elenco convarie specie balcaniche,suddivise per ambienti.

La protezione della flora ele specie in pericolo

La Regione Basilicata siè dotata, nel 1980, di unaLegge per la pro t ez i o n edella flora (L.R. n. 42 del22.5.1980). Un anno pri-

ma, in occasione dell’VIIISimposio Nazionale sullaConservazione della Natu-ra organizzato dall’Istitutodi Zoologia dell’Universitàdi Bari (26-28 Ap r i l e1979), era stato proposto,da Corbetta e Pi ro n e(1979), un primo elencodi specie da tutelare inBasilicata.

Nel recente “Libro Ros-so delle Piante d’ It a l i a”(Conti, Manzi e Pe d ro t t i ,1992), che elenca le entitàvegetali in pericolo inItalia, sette specie inclusetra le “v u l n e r a b i l i” e nove“rare” sono presenti anchein Basilicata (tab. 4).

È in corso di pubblica-zione, da parte degli stessiAutori, un Libro Ro s s odelle Piante re l a t i vo alleRegioni italiane, di cui gliscriventi sono collaborato-ri per la Basilicata. Ne l l at a b. 5 vi è l’elenco dellespecie in pericolo, relativoalla Basilicata, suddiviso incategorie secondo il siste-ma IUCN, per il cui signi-ficato si rimanda a Riz-zotto (1995).

In tale elenco alcunespecie, e pre c i s a m e n t eAnemone ra n u n c u l o i d e s ,Geum micropetalum, Ga -gea pusilla e Al d rova n d a

ve s i c u l o s a, sono inseritenella categoria “gravemen-te minacciate” pur essen-do, con molta probabilità,ormai estinte per la Ba s i-licata.

Cenni su alcune pianteemblematiche

Qui di seguito descrivia-mo bre vemente al cunespecie che, sia per la lororarità che per il loro signi-ficato fitogeografico, costi-tuiscono ve re e pro p r i e“p e r l e” della flora lucana.Molte altre piante merite-re b b e ro di essere trattate,ma lo spazio assegnatocinon ci permette di farlo.

L’Abete bianco (Abies albaMiller)

Questa conifera, oro f i t as u d - e u ropea, che può su-perare anche i 50 metri dia l t ezza ed è legata a climit e m p e r a t o - f reddi su suolif e rtili e profondi, formac o n s o rzi puri o misti conl’ Abete rosso (sulle Alpi),con il Faggio e con il Cer-ro. In Italia è distribuitasul le Alpi e , in modoframmentario, lungo l’Ap-pennino fino all’ A s p ro-monte.

In passato l’abieti-fagge-to era assai più rappresen-tato nel territorio appen-ninico di quanto oggi nonsia. Oggigiorno l’ Ab e t ebianco è diventato quisporadico sia a causa dellevariazioni climatiche (peg-gioramento del clima cheha favorito il Faggio), sia,soprattutto, a seguito degliinterventi antropici (leggi:tagli indiscriminati) che lohanno decimato.

In Basilicata sono osser-vabili abetine miste natu-rali sul massiccio del Po l-lino, dove sono presenti inuclei più importanti econsistenti; nel bosco diL a u renzana, sulle pendici

Acero di Lobel , albero endemico dell’Appennino centro- meridiona-le (Foto Gianfranco Pirone)

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n o rd-orientali del Mo n t eCaldarosa; nel gruppo “LiFoj” ad ovest di Po t e n z a( Abetina di Ruoti) e nelbosco “Va c c a r i z zo”, ad estdi Monte Alpi, in Comu-ne di Carbone, sempre inprovincia di Potenza.

Già nel 1950 Gi a c o b b eaveva descritto, per l’Abetebianco dell’ Appennino, lavarietà a p e n n i n a, distintadal tipo presente sul leAlpi, sia sul piano ecologi-co (eliofilìa delle plantule )sia su quello morf o l o g i c o(assenza di tasche resinife-re sulla corteccia delle gio-vani piante, aghi più brevie rotondati, anziché retusi,a l l’apice). L’ Au t o re ave vasottolineato che la formaappenninica è mesoxerofi-la e mesotermica e “p ro-pria di un clima oceanicomediterraneo, con re g i m epluviometrico equinozialemediterraneo o solstizialeinvernale”. Ciò sarebbe dap o r re in relazione con levariazioni climatiche delpost-glaciale, allorq u a n d oun generale abbassamentotermico portò all’espansio-ne dell’Abete bianco versole pianure, con “p e rd i t a”degli orizzonti più elevati,occupati poi dal Faggio.

Le recenti ricerche sullavariabilità genetica dellepopolazioni europee (Ko n-n e rt e Bergmann, 1995)hanno confermato l’ a u t o-nomia della “razza meri-d i o n a l e” (Ab ru z zo c e n t ro -meridionale) di Abete bian-co rispetto alle re s t a n t ipopolazioni. Questi datia c c rescono ulteriormentel’ i m p o rtanza fitogeograficadei nuclei di abetine lucane.

Per le considerazioni dic a r a t t e re fitosociologicodegli abieti-faggeti lucani sirimanda ad Avena e Bru n o(1975); Aita, Corbetta,Orsino (1978, 1984); Cor-betta e Pi rone ( 1 9 8 1 ) ;

Pirone (1992).Sono sempre più labili le

t e s t i m o n i a n ze degli anzia-ni superstiti nei centri abi-tati alle falde del Po l l i n o ,che rievocano Abeti colos-sali, alti fino a 60 metri econ diametro fino a 3metri, presenti nelle selvedel massiccio fino ai primidecenni del 1900.

A convalida di questet e s t i m o n i a n ze pubblichia-mo la foto, scattata da unodi noi negli anni ’70, diun gigantesco Abete bian-co, alle falde del Po l l i n o ,i n o p p o rtunamente abbat-tuto perché disseccato.Sottolineiamo l’ “ i n o p p o r-t u n a m e n t e”. Infatti anchese morto, ma lasciato inpiedi l’ a l b e ro avrebbe po-

tuto svolgere un utilissimoruolo ecologico per parec-chi anni.

Il Pino loricato (Pi n u sleucodermis Ant.)

È una conifera dellafamiglia Pinaceae, alta finoa 20 metri e con la cortec-cia degli individui adultifessurata in grandi placcheromboidali che la rendonosimile ad una corazza dicoccodrillo, da cui il nomevo l g a re “loricato”. L’ e p i t e-to specifico l e u c o d e rm i s f ar ifer imento, invece, a lc o l o re biancastro dellacorteccia.

Questo “p a t r i a rc a” dellanatura rappresenta unpaleoendemismo terz i a r i o ,con areale relitto limitato

alla Penisola Balcanica ead alcuni massicci mon-tuosi della Basil icata edella Calabria. La distribu-zione italiana compre n d e ,da nord a sud, il Mo n t eAlpi ed il Monte La Spina( Basilicata), il massicciodel Pollino (Basilicata eCalabria) ed i monti com-p resi tra Orsomarso, Ve r-bicaro e M. Montea.

Per quanto concerne lasua ecologia, il Pino lori-cato è una specie montanalegata a stazioni ru p e s t r iassai scoscese, su substraticalcarei, in una fascia alti-tudinale compresa tra i900 ed i 2200 metri circa.

Nelle stazioni italianenon forma tipici popola-menti forestali ma, laddo-ve è presente con gru p p iconsistenti, assume solo lafisionomia di pineta inse-rita in un contesto vegeta-zionale di pascolo arido.

Il suo spiccato pionieri-smo è sottolineato anchedalla attiva colonizzazionedi ghiaioni in via di con-sol idamento o, comun-que, di substrati più omeno instabili, come acca-de, ad esempio, al Mo n t eAlpi. Molto di fre q u e n t egli esemplari adulti sonoabbarbicati alle rupi piùimpervie, dalle quali spes-so erompono con port a-mento “a bandiera”.

Il Pino loricato è unadelle specie arboree piùbelle, possenti, importantied emblematiche del lanostra Penisola. La suaantica storia e la pre s e n z adi annosi ed imponentiesemplari localizzati sulPollino (Serra delle Cia-vole, Serra di Crispo, ecc.)fanno di questa coniferauna pianta dai contornimitici, una autentica forzadella natura capace di sfi-dare i secoli e le più rovi-nose tempeste. Ad un

Abete bianco(Foto Francesco Corbetta)

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e s e m p l a re del Pollino ild e n d ro c ronologo F. Bi o n-di ha attribuito la ve n e-randa età di 920 anni!

La sua rarità e la sua bel-l ezza selvaggia lo hannofatto giustamente assurge-re a simbolo del Pa rc oNazionale del Po l l i n o.L’esemplare che ne ha ispi-rato il “logo”, celebrato incentinaia di foto e diposters, è stato va n d a l i c a-mente bruciato alcunianni fa , ma pers iste avegetare.

Il Gi n e p ro sabino (Ju n i -perus sabina L.)

È una delle ultime, im-p o rtanti e rare, “a c q u i s i-z i o n i” per la flora lucana,essendo stato rinvenuto direcente, da Fici et Al .,(1992), sul Pollino, sia nelversante lucano, a Ti m p aFalconara (Te r r a n ova diPollino), a 1500-1600metri di quota, che inquello calabrese, a Ti m p aS. Lorenzo.

Si tratta di un Ginepro afoglie squamiformi, similiquindi a quelle dei Ci-pressi. Presenta un habitusp rostrato, è eliotermofiloed il suo areale comprendel’ Eu ropa e l’Asia centro -settentrionale. In Italia èdistribuito sulle Alpi e,con stazioni disgiunte er a re, sull’ Appennino cen-trale (Conti et Al ., 1986).Le stazioni del Pollino ri-sultano quindi le più me-ridionali d’Italia.

Il Gi n e p ro sabino delPollino è legato a substraticalcarei, dove si afferma incenge e fessurazioni dellaroccia in associazione conil Ginepro rosso (Juniperusoxyc e d ru s s u b s p. ox i c e d ru s)e varie specie erbacee dipraterie pascolate.

La presenza di questaspecie sul Pollino confer-ma l’interesse fitogeografi-

co del massiccio, in riferi-mento alle affinità euro a-siatiche della sua flora oro-fila ed ai suoi collegamenticon l’Appennino Centrale.È molto probabile che ilGi n e p ro sabino si sia dif-fuso lungo la Penisola ita-liana durante periodi cal-do-aridi interglacial i opostglaciali (Fici et Al .,1992).

Nelle aree della sua tra-dizionale presenza, questog i n e p ro ve n i va un tempoutilizzato in decotto perf a vo r i re l’ e l i m i n a z i o n edella placenta in animalidi grossa taglia (cava l l i ,mucche, pecore); in qual-che località ve n i va usatoaddirittura come abortivo,pratica fortunatamente ab-

bandonata per la sua estre-ma pericolosità.

Il Tasso (Taxus baccata L.)Non sappiamo quale sia

stata la consistenza di que-sta bel liss ima Gi m n o-sperma in passato.

Comunque per espe-rienza diretta possiamosegnalare che è assai rara equesta rarefazione è ragio-n e volmente da imputarsiad antica persecuzione dap a rte dell’uomo per lavelenosità delle sue foglie.Velenosità che -almeno neiconfronti del bestiame chene bruca qualche rametto-non deve essere eccessivase i pastori non hanno for-tunatamente “c o n d a n n a t oa mort e” i due esemplari

che vegetano ai bordi dellaStrada Provinciale dell’ A r-mizzone.

L’Ontano napoletano [Al -nus cordata ( L o i s e l )Desf.]

È endemico dell’Appen-nino meridionale (Cam-pania, Basil icata e Ca-labria), dove vive sia lungoi corsi d’acqua che lungo ipendii detritici su terre n ipermeabili e con sufficien-te falda acquifera. Sp e c i emolto frugale e di rapidoa c c rescimento, è un com-ponente di vari consorz iforestali: faggete, castagne-ti, querceti, e forma ancheboschi puri che, a vo l t e ,vengono interpretati comestadi pionieri in evo l u z i o-ne verso cenosi climax dialtre latifoglie.

La sua collocazione, ge-neralmente alla base dellefaggete, è determinata dallamaggior fre s c h ezza delsuolo nella parte basale deipendii e negli avva l l a m e n t i .

Viene attivamente utiliz-zata nei rimboschimenti eper il consol idamentodelle frane.

In Basilicata è frequentee forma, in varie località,boscagl ie igrofile dal-l’inconfondibile fisiono-mia (“r i p i s i l ve”) lungo icorsi d’acqua, come nelcaso del torrente Co-gliandrino, alla base delMonte Alpi.

Per quanto riguarda ilsuo ruolo fitosociologico,le cenosi miste di Fa g g i oed Ontano napoletanosono state inquadrate, daUbaldi et Al ., (1987), inuna associazione autono-ma denominata Alno cor -datae-Fagetum.

Le QuerceTra le varie querce cadu-

cifoglie (o semisempre ve r-di) della Basilicata, si sot-

S.O.S. Verde: un abete bianco tagliato(Foto Francesco Corbetta)

Il Pino loricato simbolo del parco, bruciato nel 1993(Foto Ottavio Chiaradia)

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tolinea la presenza, in par-t i c o l a re, di due speciedescritte dal Te n o re, laQu e rcia di Da l e c h a m p s(Qu e rcus dalechampii Te n . )e la Qu e rcia virgiliana ocastagnara (Qu e rcus virgi -l i a n a (Te n . ) Ten.), ambe-due a distribuzione euro-pea sud-orientale, chesono citate per numero s elocalità della Re g i o n e .

Si tratta di entità delg ruppo di Qu e rcus ro b u r,poco conosciute e spessoconfuse con specie tasso-nomicamente vicine, so-prattutto con la Rove re l l a(Qu e rcus pubescens). Ineffetti la loro identificazio-ne non è affatto agevo l e ,anche perché in questog ruppo è molto diffusa latendenza a formare popo-lazioni ibridogene.

Il Farnetto (Qu e rcus fra i -n e t t o Ten.) è un’altra quer-cia caducifoglia distribuitanel sud-est dell’ Eu ro p afino all’Asia Mi n o re. InItalia è presente in modoconsistente nelle re g i o n imeridionali da dove risaleverso quelle centrali finoalla Ma remma Toscana ea l l’ Umbria e all’ Ab ru z zom e r i d i o n a l i .

Forma quasi sempre deiboschi in consociazionecon il Cerro, tendendo adaccantonarsi su substratidebolmente acidi, silicei odecalcificati. Be l l i s s i m iboschi con Farnetto sonoquelli di Sa rconi, di Fo-renza, di S. Chirico Ra-p a ro, di Albano e delCupolicchio, anche se, inquesti due ult imi, ilFarnetto vegeta esclusiva-mente ai bordi in posi-zione di maggiore lumino-s i t à .

Di grande interesse sonole semisempre ve rdi Fr a g n oo Qu e rcia troiana (Qu e rc u st ro j a n a Webb) e Va l l o n e a(Qu e rcus macro l e p i s Ko t-

schy). A distribuzionemediterranea-orientale, econ spiccato carattere ditermofilia, sono molto rarein Basilicata, note solo peri pressi di Matera, mentresono più frequenti in Pu-g l i a .

La Vallonea, anzi, citatadal Gavioli per il BoscoSe l va di Matera, non èstata ivi più ri trova t a( Pi e ro Medagli, in ve r b i s) equindi è da ritenersi estin-ta per la Re g i o n e .

Un’altra quercia raris-sima in Basilic ata è las c l e rof illa sempre ve rd eQu e rcia di Palestina (Qu e r -cus cal l iprinos We b b. ) ,tipica di alcuni aspetti dimacchia termoxe rofila nelMediterraneo orientale.

L’ Al l o ro (L a u r us nobilisL.)

Potrà sembrare stranaquesta citazione visto che,ad esempio sfogliando ilPignatti (1982), L a u ru sn o b i l i s è dato presente inogni regione del nostroPa e s e .

Ma nella massima part edei casi si tratta solo dipiante sfuggite alla colturagiacché gli uccelli fru g i vo r i ,ghiotti come sono dellanerissima bacca (con buonapace del Poeta che scrisse):

“chè la splendida bacca invanmatura non coglie alcuno”

lo disseminano attiva-mente al di fuori di parc h ie giard i n i .

Ma in Lucania, al Boscodel Pantano Soprano (e, di

f ronte al lembo di esso,soprattutto) lungo la spon-da del Sinni sono pre s e n t iallori, sicuramente autoc-toni, di dimensioni colos-sali per la specie (alti ancheuna ventina di metri !),associati al Frassino ossifil-lo, alla Farnia e all’ On t a n on e ro.

La Veccia del monteSirino (Vicia serinicaUechtr. et Huter)

È una leguminosa pe-renne, endemica puntifor-me, con distribuzione li-mitata alle aree culminalidel gruppo montuosolucano del Si r i n o - Pa p a ,d ove venne raccolta per laprima volta da Hu t e r,Po rta e Rigo nel 1877.

Una dettagliata analisidella distribuzione e del-l’ecologia di questa specieè riportata da Caputo(1968). Vicia serinica s it rova lungo alcuni va l l o n idel massiccio dove popolasoprattutto le zone più alteed aperte, insediandosi dip re f e renza su brecciai pocomobili; raramente coloniz-za le fenditure delle rocce ei ghiaioni mobili.

Le specie che accompa-gnano la pianta sono tipi-che piante dei pascoli e deib recciai, come Bra c h y -podium pinnatum s . l . ,Rumex scutatus, Ca rd u u sa f f i n i s, Sideritis syriaca, va r.b ru t i a, Festuca duriuscula,Ce rastium tomentosum,Scabiosa holosericea, ecc.

L’ Astragalo di Ca p u t o(O xy t ropis caputoi Mo-raldo et La Valva)

Si tratta di un intere s s a n-tissimo endemismo (pe-r a l t ro non esclusiva m e n t elucano ma esteso anche aCampania e Ab ru z zo) dire c e n t i s s i m a i n d i v i d u a z i o-ne (Moraldo e La Va l va ,1 9 8 0 ) .

Latronico (Pz): pini loricati sulla rupe dell’Alpe(Foto Ottavio Chiaradia)

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In Basilicata Oxy t ro p i sc a p u t o i è presente in unar i s t rettissima zona (dove ,p e r a l t ro, è re l a t i va m e n t eabbondante) alle faldemeridionali della Catenadel Vo l t u r i n o.

La specie è stata pro p o-sta come caratteristica del-l’Oxy t ropidetum caputoi(Corbetta et Al ., 1986),associazione di pascolodiscontinuo, in superf i c ii r regolari rocciose, rileva t asul Volturino tra i 1650ed i 1800 metri circa diq u o t a .

L’ Ac e ro di Lobel (Ac e rlobelii Ten.)

Questo bellissimo ed ele-gante Ac e ro, endemicod e l l’ Appennino centro -meridionale, dall’ Ab ru z zoalla Calabria, è legato allefaggete fresche, nel cuiambito a volte si insedia instazioni di forra.

È morfologicamente vi-cino all’ Ac e ro riccio (Ac e rp l a t a n o i d e s), con cui con-divide più o meno anchele esigenze ecologiche.

In Basilicata è pre s e n t ein svariate local ità, dalPollino al Vu l t u re ai Mo n t idella Maddalena, dovecaratterizza una part i c o l a reassociazione di faggeta isti-tuita da Aita, Corbetta eOrsino (1984) e denomi-nata Aceri lobelii-Fa g e t u m.

Questa caducifoglia, bel-la esteticamente e signifi-c a t i va dal punto di vistafitogeografico, meritere b b edi assurgere a simbolo del-la vegetazione forestale ita-liana, in quanto, se s iesclude il più diffuso Al n u sc o rd a t a, è l’unico alberoe s c l u s i vo del nostro Pa e s e ,se non si considera l’ Ac e ronapoletano (Acer obtusa -t u m s u b s p. n e a p o l i t a n u m) ,il cui rango tassonomiconon è però ancora chiaritoe universalmente accettato.

Il Basilisco lucano [Hepta -ptera angustifolia ( Be r -tol.) Tutin]

Individuata per la primavolta dal sommo Be rt o l o n i-come Colladonia angustifo -l i a-, è stata poi ascritta alg e n e re He p t a p t e ra.

Si tratta di una ombre l l i-fera perenne e di gro s s ataglia (può agevo l m e n t er a g g i u n g e re il metro). Èstata ripetutamente rinve-nuta da uno di noi lungo lastrada Albano Scalo-Albanodi Lucania (Zanotti, Cor-betta e Aita, 1981) e nelbosco di Ga l l i p o l i - C o g n a t o ,in querceti misti di Rove-rella e Cerro (Albano) e cer-rete pressocché pure (Ga l-lipoli-Cognato) (Aita, Cor-betta e Orsino, 1978). Laspecie è endemica di Ba-silicata e Puglia e rappre s e n-ta uno degli elementi piùrari e importanti della floral u c a n a .

La Lereschia [L e re s c h i athomasii ( Ten.) Boiss.]

L’ i n t e resse di questao m b rel lifera deriva dalfatto che si tratta di unaspecie endemica dellaCalabria (Sila, Serra S.Bruno, Aspromonte, Ca-tena Costiera del Pollino),recentemente rinve n u t a

anche sul versante lucanodel Pollino, al Ti m p o n edella Rotondella (Codo-gno et Al., 1986).

Le ricerche condottedagli Autori citati fannoritenere che le stazioni pri-marie della pianta sianoquelle dei boschi umidi,caratter izzate da bassocontenuto di azoto del ter-reno; la specie poi si è dif-fusa in fitocenosi più omeno nitrofile lungo pic-coli corsi d’acqua e pressole sorgenti.

È da sottolineare cheL e re s c h i a è l’unico Ge n e remonospecifico endemicod e l l’ Appennino Me r i d i o-nale.

La Primula di Pa l i n u r o(Primula palinuri Pe t a g n a )

È una delle più belle ei m p o rtanti Primule dellaflora italiana. Accantonatae s c l u s i vamente sulle ru p icostiere tirreniche, calcareeed arenacee, tra Capo Pa-l i n u ro e Praia a Ma re(Campania, Basilicata eCalabria), rappresenta unpaleo endemismo re l i t t odell’ Era Terziaria, un veroe proprio “fossile vivente”,un gioiello della flora luca-na tra i più preziosi e rari.

Affine alla Primula orec-

chio d’orso (Primula auri -cula), se ne discosta sia perle caratteristiche cariologi-che s ia per l’ e c o l o g i a ,molto diversa (rupi costie-re per P. palinuri, ru p imontane per P. auricula).

Di essa si sono occupatiin passato vari botanici, tracui il Chiarugi (1955), chene ha chiarito la posizionesistematica e il significatofitogeografico attrave r s ol’analisi cro m o s o m i c a .

L’Autore la definisce, tral’ a l t ro, “relitto planiziariodi uno dei più bei gruppidi piante della flora orofilae ipsofila delle Alpi e dellemontagne dell’ Eu ro p acentrale, testimone super-stite di una flora anterioreall’orogenesi alpina”.

Pizzolongo (1963) ne hadescritto gli aspetti ecolo-gici e fitosociologici; piùrecentemente Brullo eMa rcenò (1979) la consi-derano specie differenzialedi una subassociazione(primuletosum palinuri)del Ce n t a u re o - Ca m p a n u -letum fra g i l i s, associazionedescritta dagli Autori citatiper le falesie tirreniche dalLazio alla Calabria.

La Linaria di D a l m a z i a[Linaria dalmatica (L.)Miller]

Non si tratta di un en-demismo ma sicuramentedi una specie assai rara,transadriatica, alta fino adun metro e dai bei fiorigialli.

In Basilicata cresce es-c l u s i vamente, per quantodi nostra conoscenza, lun-go la strada che sale aPi e t r a p e rtosa, sulle “Pi c-cole Dolomiti Lu c a n e”. Ènota anche per qualchealtra località in Puglia eCalabria.

Vi ve su pendii ro c c i o s ied anche sui muri di soste-gno delle scarpate stradali.

(Foto Francesco Corbetta)

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Il Millefoglio della Ba -silicata (Achillea lucanaPign.)

Si tratta, molto pro b a b i l-mente, dell’ult imo en-demismo lucano in ord i n edi tempo ad essere statoriconosciuto come tale. Lasua individuazione comen u ova specie è dov u t ainfatti al Pignatti (1979).

È una camefita suffru t i-cosa di piccola taglia (1-2dm.) che cresce nelle fessu-re della roccia e su substratidetritici di natura calcare a .

Sul Monte Alpi (o Alpedi Latronico) è piuttostof requente e l’abbiamo in-dicata come specie caratte-ristica di una associazionen u ova rupicola da noi isti-tuita: il Sa x i f ra g o - Ac h i l -leetum lucanae (Corbetta ePi rone, 1981).

La pianta è nota, oltreche per il già citato M.Alpi, anche per il M. Vi e t r idi Potenza, la Serra diMo n t e f o rte (Abriola) (Pi-gnatti, 1979), M. Vo l-turino e Serra della Sp i n a(Corbetta e Pi rone, 1981).Recentemente è stata se-gnalata anche per la Ca-labria al Passo dello Sca-lone (Cosenza) (Bi a n c h i n ie Di Carlo, 1991).

Il Fi o rdaliso centauro(Ce n t a u rea centauriumL.)

Robusta Ce n t a u re a a dhabitat tipicamente nemo-rale, endemica di Ba s i-licata, Puglia e Calabria.L’abbiamo rinvenuta -par-ticolarmente abbondante-nei minuscoli e prez i o s i s s i-mi lembi di bosco misto diRove rella e Cerro a cava l l odella S.S. 7 tra Grottole eGr a s s a n o. Per questi bos-chi, termofili e tendenzial-mente neutro - b a s o f i l i ,Ce n t a u rea centaurium èstata inserita tra le speciecaratteristiche di una

n u ova associazione: il Ce n -t a u re o - Qu e rcetum pube -s c e n t i s ( Zanotti et Al. ,1 9 9 3 ) .

Il Fi o rdaliso di Ba s i l i c a t a(Ce n t a u rea centaurioides L.)

Si tratta di una Ce n t a u -re a, oltreché endemica diBasilicata, Campania ePuglia, veramente spetta-c o l a re per la bellezza delgrosso capolino e la visto-sità dei fiori del raggio.

Emicriptofita scaposadotata di ro b u s t i s s i m oapparato radicale, cre s c emolto bene ai bordi dellestrade, sulle scarpate, doveforma autentici pratelli.

Ne possiamo conferma-re la presenza pre s s oC a m p o m a g g i o re (PZ) epoi, sempre in prov i n c i adi Potenza, lungo la stradaAlbano-Albano Scalo.

Il Ca rdo niveo [Pt i -lostemon niveus ( Pre s l . )

Greuter]Endemica calabro - p e l o-

ritanica, è una autenticaf o rza della natura! Tr al’altro il Pignatti, nella suaben nota “Fl o r a”, non lacita per la Basilicata masolo per il versante cala-brese del Pollino. Invece èanche presente sia sul ver-sante lucano che a MonteAlpi e zone contermini.

Suo habitat assai caratte-ristico (e pressocché esclu-s i vo) i macereti mobili ag rossi clasti dove svo l g euna funzione consolidatri-ce importantiss ima, susubstrati sia calcarei che discisti silicei.

L’abbiamo uti lizzatacome specie caratteristicadi una nuova associazionedi brecciaio: l’Ac h n a t h e ro -Cirsietum nive i ( C o r b e t t ae Pirone, 1981).

Per inciso, oltre che per isuoi pregi botanici, questaspecie potrebbe essere vali-damente utilizzata anchein applicazioni pratichecome specie consolidatrice

di scarpate artificiali. Ciòsulla base delle osservazio-ni recentemente fatte dauno di noi ai lati dellastrada che, da Ro t o n d a ,sale al Rifugio De Gasperi.Sullo sfatticcio, mai con-solidato, delle scarpate, siè insediata, spontanea-mente, una vegetazione abase di Ac h n a t h e rum cala -m a g ro s t i s e, appunto, Ci r -sium niveum.

(Foto Francesco Corbetta)

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TAB. 1: PERCENTUALE DEI COROTIPI NELLE FLORE DELLE REGIONI ITALIANE(DA PIGNATTI 1994)

CS SM EU MM EA AT OS ST CS

prov. TS 0,7 5,2 17,9 4,3 37,6 2,9 3,8 10,1 15,0

Friuli 2,8 2,4 11,8 3,3 32,9 2,8 14,5 14,9 12,3

Veneto 3,3 3,8 12,1 2,7 30,8 3,5 13,8 14,3 13,6

Trentino-A. Adige 4,1 1,5 9,8 2,5 32,0 2,6 17,2 16,7 11,1

Lombardia 3,4 2,6 10,7 2,7 30,5 3,8 15,4 14,9 13,5

Piemonte 3,8 3,2 10,7 3,6 29,7 4,3 14,6 14,4 13,1

Liguria 3,7 13,9 12,6 4,1 25,6 4,3 10,7 10,9 12,3

Emilia-Romagna 5,3 12,9 15,2 6,4 27,8 3,2 7,5 8,4 11,3

Toscana 3,9 17,2 13,7 3,8 26,0 5,0 6,5 9,4 13,4

Marche 3,9 12,8 16,4 4,8 29,2 3,6 6,6 8,4 12,3

Umbria 3,9 11,4 16,9 4,5 30,3 3,0 6,7 8,5 12,5

Lazio 4,0 18,5 14,0 4,7 25,8 4,3 5,0 7,3 14,1

Abruzzi e Molise 5,3 12,9 15,2 3,4 27,8 3,1 7,5 8,4 11,3

Campania 5,5 20,6 15,4 5,5 24,2 4,0 4,2 6,3 12,6

Puglia 3,5 25,4 17,5 5,2 22,7 3,7 1,6 5,0 13,5

Basilicata 5,3 20,0 16,2 6,1 25,0 3,7 3,7 6,3 12,0

Calabria 6,1 23,1 15,3 6,2 22,3 3,6 3,5 6,0 11,9

Sicilia 7,6 29,4 14,8 5,4 16,8 4,2 1,1 3,7 15,9

Sardegna 7,1 28,9 16,1 4,1 17,2 5,5 0,9 4,1 14,3

Corsica 6,4 24,0 16,4 3,5 19,7 5,8 1,7 7,6 13,4

Legenda:EN= Endemiche; SM= Stenomediterranee; EU= Eurimediterranee; MM= Mediterraneo-Montane;EA= Eurasiatiche; AT= Atlantiche; OS= Orofite sudeuropee; ST= Settentrionali; CS= Cosmopolite.

Tab. 2. - ENTITÀ ENDEMICHE PRESENTI IN BASILICATA

ENDEMICHE A DISTRIBUZIONE PENINSULARE, AVOLTE CIRCUMTIRRENIANE O CON BARICENTROCENTRO-MERIDIONALEArisarum proboscideum (L.) SaviAstragalus sempervirens Lam. subsp. gussonei Pign.Avenula praetutiana (Parl.) Pign.Biscutella lyrata L.Carex macrolepis DC.Chaerophyllum hirsutum L. subsp. magellense (Ten.) Pign.Centaurea deusta Ten.Cerastium scarani Ten.Cirsium tenoreanum PetrokCrepis lacera Ten.

Digitalis micrantha RothErysimum pseudorhaeticum PolatschekFestuca cyrnea (Litard. et St.-Yves) Mgl.-Dbg.Festuca robustifolia Mgf.-Dbg.Hieracium virgaurea Coss.Laserpitium garganicum subsp. garganicum (Ten.) Bertol.Linaria purpurea (L.) MillerPhleum ambiguum Ten.Polygala flavescens DC.Pulmonaria saccharata MillerPulmonaria vallarsae KernerRanunculus apenninus Chiov.Rhinanthus personatus (Behrend) Bég.Robertia taraxacoides (Loisel.) DC.Salix apennina SkvortsovScabiosa uniseta Savi

EN

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Fig. 1: LE AREE CON MAGGIOR NUMERO DI ENTITÀ VEGETALI ENDEMICHEIN ITALIA ( DaS. Pignatti, 1994)1: Alpi Giulie; 2: Insubria; 3: Alpi Marittime; 4: Alpi Apuane; 5: AppenninoCentrale; 6: Penisola Sorrentina; 7: Appennino meridionale; 8: Aspromonte eSerra S. Bruno; 9: Etna; 10: Madonie; 11: Sardegna litorale; 12: Sardegna mon-tana; 13: Corsica

Solenanthus apenninus (L.) Fisch et C. A. MeyTeucrium siculum Rafin.Tragopogon eriospermus Ten.

ENDEMICHE DELL'APPENNINO CENTRO-MERIDIONA-LE (QUALCUNA PRESENTE ANCHE IN SICILIA O CIR-CUMTIRRENIANA)Acer lobelii Ten.Acer neapolitanum Ten.Achillea oxyloba (DC) Sch. Bip. subsp. mucronulata (Bertol.)I. RichardsonAchillea tenorii GrandeAjuga tenorii Presl.Arabis rosea DC.Arum lucanum Cavara et GrandeAubrieta columnae Guss.Brassica incana Ten.Bunium petraeum Ten.Campanula pseudostenocodon LacaitaCarduus affinis Guss.Carduus chrisacanthus Ten.Carduus corymbosus Ten.Centaurea cineraria L. Cerastium tomentosum L. subsp. album (Presl.) TammaroCerastium tomentosum L. subsp. columnae (Ten.)TammaroCymbalaria pilosa (Jacq) BaileyCrepis corymbosa Ten.Dianthus carthusianorum L. subsp. tenorei (Lacaita) Pign.Dianthus vulturius Guss. et Ten.Echinops siculus Strobl.Edraianthus graminifolius (L.) DC.Erodium alpinum L'HérErysimum majellense PolatschekFritillaria tenella Bich subsp. orsiniana (Parl.) ArcangeliGalium bernardii G. et G.Gentianella columnae (Ten.) HolubGnaphalium diminutum Br.-Bl.Helleborus bocconei Ten. subsp. bocconei Pign.Knautia calycina (Presl.) Guss.Lathyrus odoratus L.Leucanthemum vulgare Lam. var. asperulum N. Terr.Matthiola sicula (Conti) Tammaro Myosotis ambigens (Bég.) GrauOnobrychis alba (W. et K.) Desv.-L. subsp. t e n o r e a n a(Lacaita) Pign.Ononis oligophylla Ten.Oxytropis caputoi Maraldo et La ValvaPotentilla rigoana WolfPuccinellia parlatorei Beg.Rhinanthus wettsteinii (Sterneck) SoòRhinanthus personatus (Behrend) BigSaxifraga lingulata Bellardi subsp. australis (Moric.) Pign.Saxifraga paniculata Miller subsp. stabiana (Ten.) Pign.Saxifraga porophylla Bertol.Senecio samniticus Huet

Senecio tenorei Pign.Seseli viarum CalestSesleria nitida Ten.Solenanthus apenninus (L.) Fischer et C.A. MeyerVerbascum magellense Ten.

ENDEMICHE DELL'APPENNINO MERIDIONALE (QUAL-CUNA ENDEMICA CALABRO-PELORITANICA*)Alnus cordata (Loisel.) Desf.Anthemis hydruntina GrovesAristolochia clusii LojaconoArtemisia variabilis Ten.Aspenula calabra (Fiori) Ehrend. et KrendlBryonia dioica Jacq. var. elongata (Guss.) Ten.Bromus caprinus KernerBuglossoides minima (Moris) FernandesCampanula fragilis Cyr subsp. fragilis Pign.Centaurea centaurium L.Centaurea centauroides L.Cerastium granulatum (Huter, P. et R.) Chiov.

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Fig. 2: UBICAZIONE DEI RILIEVI CHE CONSERVANO TRACCE GLACIALINELL’ITALIA MERIDIONALE1: Matese; 2: Cervati; 3: Sirino; 4: Pollino; 5: Cozzo del Pellegrino; 6: La Mula;7: Monte Botte Donato;(da Acquafredda e Palmentola, 1986)

Crepis apula (Fiori) BabcCrocus imperati Ten.Crocus longiflorus Rafin.Crocus thomasii Ten.Dianthus rupicola Biv.Erodium nervulosum L'HérEuphorbia corallioides L.Festuca calabrica Huter, P. et R.Helianthemum jonium LacaitaLathyrus jordanii (Ten.) Ces., Pass. et Gib.Lathirus odoratus L.*Leontodon intermedius Huter P. et R.Leucanthemum laciniatum P. et R.Limonium remotispiculum (Lacaita) Pign.Onobrychis alba (W. et K.) subsp. e c h i n a t a (Guss.) P.W.Bell.Ophrys fuciflora (Crantz) Moench subsp. pollinensis NelsonPhlomis ferruginea Ten.Picris scaberrima Guss.Pimpinella anisoides BrigantiPodospermum tenorei (C. Presl.) DC.

Primula palinuri PetagnaRanunculus thomasii Ten.Senecio lycopifolius Ten.Sideritis syriaca L. var. brutia (Ten.) LacaitaSilene echinata OtthScorzonera neapolitana GrandeScorzonera trachysperma Guss.Stipa austroitalica MartinovskyTolpis virgata (Desf.) Bertol. subsp. grandiflora (Ten.) Pign.Thimus spinulosus Ten.Trifolium brutium Ten.Verbascum niveum Ten. subsp. inarimense Murb.Verbascum niveum Ten. subsp. niveumViola aethnensis Parl. subsp. splendida (W. Becker) Merxm etLippert*Viola aethnensis Parl. subsp. messanensis (W. Becker) Merxm.et Lippert*

ENDEMICHE DI BASILICATA E CALABRIA (QUALCUNAENDEMICA CALABRO-PELORITANICA*)Achillea lucana Pign.Achillea rupestris HuterArmeria canescens (Host) Boiss. subsp. nebrodensis (Guss.) P.Silva* Erucastrum virgatum (Presl.) Presl.*Gagea chrysantha (Jon) Schultes*Lereschia thomasii (Ten.) Boiss.Onosma lucanum LacaitaOrnithogalum ambiguum Terracc.Polygonum tenoreanum Nardi et RaffaelliPtilostemon niveus (Presl) Greuter*

Verbascum thapsus L. subsp. t h a p s u s var. c a l a b r u m ( N .Terracc.) TammaroVicia cosentina Sprengel

ENDEMICHE DI BASILICATA E PUGLIACentaurea subtilis Bertol.Heptaptera angustifolia (Bertol.) TutinOnobrychis alba (W. et K.) Desv. subsp. e c h i n a t a ( G u s s . )P.W. Ball

ENDEMICHE DI BASILICATA E CAMPANIAArmeria macropoda BoissValeriana montana L. var. auriculata Lacaita Viola pseudogracilis Strobl.

ENDEMICHE ESCLUSIVE DELLA BASILICATACampanula pollinensis PodlechKnautia lucana (Lacaita) SzabòScabiosa pseudisetensis (Lacaita) Pign.Salvia sclarea L. var. lucana Cavara et GrandeVicia serinica Uechtr. et Huter

SUBENDEMICHECardamine chelidonia L. (App., Sic.; anche in Croazia)

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Cerinthe auriculata Ten. (Ital. merid.; anche in Grecia)Colchicum bivonae Guss. (App.c.m., Sicilia, Sardegna; anchein Dalmazia e a Corfù)Festuca dimorpha Guss. (Alpi Marittime, Val Tanaro, App.Centr., M. Sirino; versante francese Alpi Maritt., Carpazi) Plantago fucescens Jordan (Alpico-appenninica; anche nelleAlpi francesi)Trifolium mutabile Porten Schl. (Italia merid.; anche inDalmazia)

Tab. 5. - LISTA ROSSA DELLE PIANTE DELLA BASILICATA

EW= Estinta in naturaQuercus ithaburensis Decne. subsp. m a c r o l e p i s ( K o t s c h y )Hedge

CR= Gravemente MinacciateAldrovanda vesiculosa L.Althenia filiformis PetitAnemone ranunculoides L.Carum multiflorum (Sm.) Boiss.Cressa cretica L.Gagea pusilla (F.W. Schmidt) Schult. et Schult. f.Geum micropetalum Gasp.Nymphaea alba L. subsp. albaOrchis palustris Jacq.

EN= MinacciateLinaria dalmatica (L.) Mill.

VU= VulnerabiliEquisetum fluviatile L.Marsilea strigosa Willd. Ephedra distachya L. subsp. distachyaJuniperus sabina L.Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) MorisArthrocnemum perenne (Mill.) MossBeckmannia eruciformis (L.) HostCalendula suffruticosa Vahl subsp. f u l g i d a (Raf.) Ohle var.

Tab. 3. - ALCUNE ENTIT À APPENNINICO-BALCANICHEE ANFIADRIATICHE NOTE PER LA BASILICATA, SUDDI -VISE PER AMBIENTI.

BOSCHI E LORO MARGINIAdenostyles australis, Geranium asphodeloides, Geranium bru -tium, Malus florentina, Melittis albida, Peucedanum schottii,Ptilostemon strictus, Quercus trojana, Quercus delechampii,Quercus virgiliana, Quercus frainetto, Ranunculus brutius,Vicia barbazitae, Sesleria autumnalis, Silene catholica.

RUPI E PENDII RUPESTRIArabis surculosa, Alyssoides utriculata, Corydalis ochroleuca,Iberis sempervirens, Jasione orbiculata, Linaria dalmatica,Pinus leucodermis, Portenschagiella ramosissima, Saxifraga Taygetea, Silene parnassica.

PASCOLI SECONDARI, GARIGHE E CESPUGLIETIAsphodeline liburnica, Asyneuma limonifolium, Erysimum cras -sistylum, Geum molle, Globularia meridionalis, Chamaecytisusspinescens, Koeleria splendens, Genista januensis, Knautia dina -rica, Linum tommasinii, Narcisus radiflorus, Onosma echioides,Onosma henveticum, Origanum heracleoticum, Plantago holo -steum, Plantago argentea, Potentilla calabra, Prunus cocomilia,Rosa glutinosa, Rosa heckeliana, Salvia virgata, Scorzonera vil -losa, Scabiosa holosericea, Thymus striatus.

PASCOLI DI ALTITUDINECarx kitaibeliana, Centaurea cana, Festuca bosniaca, Festucamacrathera, Pedicularis comosa, Sesleria tenuifolia.

BRECCIAI E MACERETIDrypis spinosa, Carum heldreichii, Geranium cinereum,Linum capitatum, Senecio rupestris, Silene multicaulis, Triniadalechampii.

ZONE UMIDECir sium cret icum subsp. triumfett i, Juncus thomas ii,Rhynchocorys elephas, Thalictrum lucidum.

INCOLTIAllium cupanii, Anchusa barrelieri, Saponaria calabrica,Lathyrus grandiflorus, Phleum echinatum.

Tab. 4. - ENTIT À PRESENTI IN BASILICATA RIPORTATENEL "LIBRO ROSSO DELLE PIANTE D'ITALIA"

VULNERABILICynomorium coccineum L. Dianthus rupicola Riv. subsp. rupicolaEphedra distachya L.Limonium remotispiculum (Lac.) Pign.Marsilea strigosa Willd.Portenschlagiella ramosissima (Portenschl.) TutinRanunculus fontanus C. Presl.

RAREAchillea lucana Pign.Anthemis hydruntina GrovesCampanula versicolor AndrewsCarum multiflorum (Sm.) Boiss.Lereschia thomasii (Ten) Boiss.Pinus heldreichii ChristPtilostemon niveus (C. Presl) GreuterQuercus ithaburensis Decaisne subsp. m a c r o l e p i s ( K t s c h y )HedgeVicia serinica Uechtr. et Huter

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fulgidaCarex pseudocyperus L.Carex punctata GaudinCirsium palustre (L.) Scop.Crassula vaillantii (Willd.) RothCrypsis aculeata (L.) AitonCynomorium coccineum L.Dianthus rupicola Biv. subsp. rupicolaEleocharis acicularis (L.) Roem. et ShultEpicactis palustris (L.) CrantzEpipogium aphhyllum Sw.Fritillaria messanensis Raf.Jonopsidium albiflorum DurieiLavatera maritima Gouan subsp.maritimaLavatera olbia L.Lereschia thomasii (Ten.) Boiss.Myriophyllum verticillatum L.Peonia peregrina Mill.Phlomis ferruginea Ten.Portenschlagiella ramosissima (Port.) TutinPotamogeton coloratus VahlPrimula palinuri PetagnaRanunculus fluitans Lam.Ranunculus fontanus C. PreslRanunculus trichophyllus Chaix subsp. trichophyllusSalix retusa L.Saxifraga porophylla Bertol. subsp. porophyllaTulipa sylvestris L.Urginea fugax (Moris) Steinh

LR= A Minor RischioAbies alba Mill.Acer lobelii Ten.Achillea lucana PignattiAchillea oxiloba (DC.) Sch. Bip. subsp. mucronulata (Bertol.)I. RichardsonAchillea tenorii GrandeAlchemilla sinuata Buser Allium atroviolaceum Boiss.Allium siculum UcriaAndrachne telephioides L.Anogramma leptophylla (L.) LinkAnthemis hydruntina GrovesArabis brassica (Leers) RauschertArabis surculosa A.Terracc.Arctium tomentosum Mill.Arisarum proboscideum (L.) SaviAsarum europaeum L. s.l.Asyneuma limonifolium (L.) Janch.Asplenium fissum Kit. ex Willd.Asplenium lepidum C. Presl. subsp. lepidumAsplenium obovatum Viv. subsp. obovatumBerberis aetnensis Presl.Botrychium lunaria (L.) SwBrassica incana Ten.

Brassica tournefortii GouanBupleurum fontanesii Guss.Bupleurum gerardi All.Campanula latifolia L.Campanula pollinensis PodlechCampanula versicolor AndrewsCardamine amara L. var. major Ten.Cardamine glauca Spreng.Carex paniculata L.Carex stellulata Good.Carex strigosa Huds.Carex vesicaria L.Carum multiflorum (Sm.) Boiss.Centaurea cana Sibth. et Sm.Centaurea centaurium L.Centaurea subtilis Bertol.Cheilanthes vellea (Aiton) F. Muell.Chrysosplenium dubium GayCucubalus baccifer L.Cymbalaria pilosa (Jacq.) BaileyCyperus glaber L.Cytisus nigricans L.Epilobium palustre L.Epipactis microphylla (Ehrh.) Sw.Equisetum hyemale L.Eryngium barrelieri Boiss.Fritillaria prientalis AdamsGagea amblyopetala Boiss. et Heldr.Gagea granatellii Parl.Gentiana crispata Vis.Geranium cinereum Cav.Geum molle Vis. et PancicGeum rivale L.Gynandriris sisyrinchium (L.) Parl.Helianthemum pilosum (L.) Pers.Heptaptera angustifolia (Bertol.) TutinHypericum triquetrifolium TurraInula hirta L.Jasione orbiculata Griseb. var. italica Stoj.Juncus capitatus WeigelJuncus litoralis C. A. MeyLathraea squamaria L.Limonium remotispiculum (Lacaita) PignattiLinum tommasinii Rchb.Ononis mitissima L.Ononis sieberi BesserOphrys incubacea Bianca ex Tod.Ornithogalum ambiguum Terracc.Pinus heldreichii H. ChristPhleum graecum Boiss. et Heldr.Ranunculus lingua L.Senecio sylvaticus L.Serapias cordigera L.Serapias parviflora Parl.Staphylea pinnata L.

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Taxus baccata L.Velezia rigida L.Verbascum niveum Ten. subsp. inarimense Murb.Vicia serinica Uechtr. et HuterViscum album L. subsp. abietis (Wiesb.) Abrom.

DD= Dati InsufficientiEphedra major Host subsp. majorAnagallis monelli L.Arum lucanum Cavara et GrandeAubrieta columnae Guss. subsp. italica (Boiss.) Mattf.Barlia robertiana (Loisel.) Greuter Biscutella maritima Ten.Carex liparocarpos GaudinCarex tomentosa L. incl. var. lucana N. Terracc.Crocus imperati Ten.Crocus longiflorus Raf.Filago congesta Guss.Geranium argenteum L.Halopeplis amplexicaulis (Vahl) Ung.-Sternb. ex Ces.Hieracium naegelianum Pancic subsp. a n d r e a e Degen etZahnHieracium portanum BelliJuncus ambiguus Guss.Juncus depauperatus Ten.Juncus foliosus Desf.Juncus maritimus Lam.Juncus subulatus Forssk.Juncus thomasii Ten.Lythrum thymifolia L.Mandragora autumnalis Bertol.Narcissus radiiflorus Salisb.Ophrys crabronifera Mauri subsp. crabroniferaOphrys insectifera L.Ophrys tarentina Golz et Reinh.Orchis spitzelii Saut. ex KochOtanthus maritimus (L.) Hoffmanns. et LinkPotamogeton lucens L.Potamogeton trichoides Cham et SchlecthQuercus calliprinos Webb.Ranunculus angulatus PreslRanunculus trilobus Desf.Rhynchocoris elephas (L.) Griseb.Rosa serafinii Viv.Salix pentandra L.Sarcocornia fruticosa (L.) A.J. ScottSchoenoplectus tabaernemontani (Gmel.) PallaScorzonera humilis L.Scrophularia umbrosa Dumort.Sparganium emersum Rehm. subsp. emersumThalictrum lucidum L.Triglochin bulbosum L. subsp. barrelieri (Loisel.) RouyVerbascum samniticum Ten.Veronica aphilla L.

(N.B.: non si riportano in bi-bliografia i lavori precedentila di Gavioli, nellaquale sono elencati)

- ACQUAFREDDA P., PAL-MENTOLA G., 1986. Il gla-cialismo quaternario nell’Ita-lia meridionale dal Massicciodel Matese all’Aspromonte.Biogeographia, n.s., 10:13-18.- AITA L. , CORBETTA F.,ORSINO F., 1974. Osserva-zioni preliminari sulle faggetee sulle cerrete dell’AppenninoLucano Settentrionale. Not.Fitosoc., 9: 15-26.- AITA L., CORBETTA F., OR-SINO F., 1978. Osservazionifitosociologiche sulla vegeta-zione forestale dell’Appenni-no Lucano Centro-Setten-trionale.1. Le cerrete. Arch.Bot. e Fitogeogr. Ital., 53(3/4): 97-130.- AITA L., CORBETTA F., OR-SINO F., 1984. Osservazionifitosociologiche sulla vegeta-zione forestale dell’Appen-nino Lucano Centro-Setten-trionale. 2. Le faggete. Boll.Acc. Gioenia Sci. Nat. 17(323): 201- 21.- AVENA G., BRUNO F.,1975. Lineamenti della vege-tazione del massiccio delPollino (Appennino Calabro-Lucano). Not. Fitosoc., 10 :131-158.- BIANCHINI F., DI CARLOF ., 1991. Segnalazioni flori-s t iche I tal iane: 622-623.Inform. Bot. Ital., 23: 49.- BIONDI E., BALLELLI S., TA-FFETANI F., 1992. La vege-tazione di alcuni terri toricalanchivi in Basilicata (ItaliaMeridionale). Doc. Phytosoc.,n.s., 14: 489-498.- BONIN G., 1972. Premièrecontribution à l’étude despelouses mésophiles et desgroupements hygrophiles du

Monte Pollino (Calabria).Phyton, 14 (3/4): 271-280.- BONIN G., 1978. Contri-bution à la connaissance dela vegetation des montagnesde l’Apennin centro-meridio-nale. These presentée pourobtenir le grade de Docteur-es. Sciences, Marseille.- BONIN G., 1969. p r o-posde le valeur phytosociolo-giques des pelouses ecor-chées de l’Apennin. Ann.Fac. Sci. Marseille, 42: 139-144.- BONIN G., GAMISANS J.,1976. Contribution à l’étudedes forets de l’étage supra-mediterraneen de l’I taliemeridionale. Doc. Phytosoc.19-20: 73-88.- BRULLO S., DI MARCO G.,SIGNORELLO P., 1990. Stu-dio fitosociologico delle pra-terie a Lygeum spartumdell’Italia Meridionale. Boll.Acc. Gioenia Sc. Nat. Cata-nia, 23 (336) : 561-579.- BRULLO S., MARCENO C.,1979. Dianthion rupicolaenouvelle alliance Sud-Tyr-rhenienne des Asplenietaliaglandulosi. Doc. Phytosoc. n.s. 4: 131-146.- CAPUTO G., 1968.

Uechtr. et Huter, en-demica orofila del massicciodel Sirino (Appennino Lu-cano). Cenni storici, ecologiae corologia. Delpinoa, n. s.,8-9: 37-56.- CAPUTO G., 1970. Sui po-polamenti ad

Ten. subsp. delMassiccio del Sirino (Appen-nino Lucano). Delpinoa, n. s.,10-11: 39-48.- CAPUTO G., RICCIARDI M.,LA VALVA V., 1988. L’esplora-zione floristica regionalenell’Italia meridionale (Campa-nia, Basilicata, Puglia, Ca-labria). In: 100 anni di ricer-che botaniche in Italia 1888-1988 (a cura di F. Pedrotti)

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621-636. Soc. Bot. I ta l . ,Firenze.- CHIARUGI A., 1995.

Petagna. Posi-zione sistematica e significatofitogeografico attraverso l’in-dagine citogenetica. Webbia,11, 861-888.- CODOGNO M., CORBET-TA F., PUNTILLO D., 1986.Valutazione ecologica dellestazioni di (Ten.) Boiss. in Calabria. Bio-geographia, 10: 179-184.- COLACINO C., FASCETTIS., DE MARCO G., 1990.Vegetazione a olofite e idrofi-te radicate nel Lago Pantanodi Pignola. Professione Agri-coltore, 3-4: 5-11.- COLACINO C., FASCETTIS., FICI S., 1992. Aspetti del-la vegetazione forestale delBosco di Policoro (MT).Giorn. Bot. I tal., 126 (2):445.- CONTI F., GUARRERA P.,MANZI A., PELLEGRINI M.,1986. Nuove s tazioni di

L. per laMaiella e il Parco Nazionaled’Abruzzo, sua distribuzionenell’Italia centrale ed impie-ghi tradizionali. Inform. Bot.Ital., 18 (1/2/3 ): 117-122.- CONTI F., MANZI A.,PEDROTTI F., 1992. LibroRosso delle Piante d’Italia.Associaz. Ital. per il W.W.F.,Roma.- CONTI F., PEDROTTI F.,PIRONE G., 1991. Su alcunepiante notevoli rinvenute inAbruzzo, Molise e Basilicata.Arch. Bot. Ital., 66 (3/4) :182-196. - CORBETTA F., 1969 a. Unaggruppamento a

sui monti del mediocorso del Basento (Lucania).Giorn. Bot. I tal., 103 (6):605-606.- CORBETTA F., 1969 b. LeDolomiti di Pietrapertosa.Natura e Montagna, 4: 67-75.- CORBETTA F., 1974 a.Lineamenti della vegetazionelucana. Giorn. Bot. Ital., 108

(5): 211-234.- CORBETTA F., 1974 b.Flora e vegetazione. In “IlParco Naturale di Gallipoli-Cognato e delle Piccole Do-lomiti Lucane”. Atti del IVSimposio Nazionale sullaConservazione della Natura.Bari, 23-28 Aprile 1974. - CORBETTA F., 1986. Li-neamenti vegetazionali del-l’Appennino meridionale (dalCampano alle “Serre” Ca-labresi). Biogeographia, 10,141-160.- CORBETTA F., PIRONE G.,1979. Proposta per unalegge per la tutela della florae dei biotopi in Lucania. AttiVIII Simposio Naz. sullaConservazione della Natura.Bari, 26-28 1979.- CORBETTA F., GRATANIL., MORICONI M., PIRONEG., 1992. Lineamenti vegeta-zionali e caratterizzazioneecologica delle spiagge del-l’arco jonico da Taranto allafoce del Sinni. Col l . Phy-tosoc., 19: 461-521.- CORBETTA F., PIRONE G.,1981. Carta della vegetazio-ne di Monte Alpi e zone con-termini (Tavoletta”Latronico”della Carta d’Italia ). C.N.R. ,Collana Del Progr. Fin.“Promozione Qualità Am-biente”, AQ/1/122.- CORBETTA F., PIRONE G.,1986. La flora di Monte Alpi(Appennino Lucano). Reper-torio sistematico. Biogeo-graphia, 10: 247- 269.- CORBETTA F., PIRONE G.,ZANOTTI A.L., 1984. Pene-trazioni termofilo-mediterra-nee nella Lucania centrale.Not. Fitosoc., 19 (2): 99-106.- CORBETTA F., UBALDI D.,PUPPI G., 1986. Tipologiafitosociologica delle prateriealtomontane del Monte Vol-tur ino e de l Monte dellaMadonna di Viggiano (Ap-pennino Lucano). Biogeo-

grafia, 10: 207-236.- CORBETTA F., UBALDI D.,ZANOTTI A. L., 1992. Lavegetazione a

nei calanchi della Valledel Basento (Basilicata). Arch.Bot. Ital., 67 (3/4): 141-155.- FAMIGLIETTI A., SCHMIDE ., 1968. Fitocenosi forestalie fasce di vegetazione del-l’Appennino lucano centrale(Gruppo del Volturino e zonecontermini) . Ann. CentroEcon. Mont. Venezie, 7. Pa-dova.- FASCETTI S., COLACINOC., DE MARCO G., 1990.Alcuni aspetti della vegeta-zione dei calanchi della Ba-silicata. Gior. Bot. Ital. 124(1): 144.- FASCETTI S., COLACINOC., DE MARCO G., TRE-VISAN R., 1989. Lago Pan-tano di Pignola (PZ): analisifitosociologica dei popola-menti a elofite e idrofite radi-cate ed analisi fitoplanctoni-ca. Giorn. Bot. Ital. 123 (1-2)(suppl.1), 96.- FICI S., SARACINO A.,CIPOLLARO S., LA NORTEA., 1992. Primo rinvenimentodi L. sulmassiccio del Pollino, Italiameridionale. Arch. Bot. Ital.68 (3/4): 241-152.- GIACOBBE A., 1950.L’ecologia dell’abete bianco.Arch. Bot. Ital., 26.- GAVIOLI D., 1947. Synop-sis Florae Lucanae. NuovoGiorn. Bot. Ital., n. s., 54: 1-278.- KONNERT M. BERGMAN-N F., 1995. The geographicaldistribution of genetic varia-tion of silver fir (

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Giorn. Bot. I tal., 126 (2):131-144.- LA VALVA V., MORALDOR., RICCIARDI M., 1987-1988. Appunti di floristicameridionale. Delpinoa, n.s.,29-30: 107-115.- MORALDO B., LA VALVAV ., 1980. ( ), nuova speciedell’Appennino centro-meri-dionale. Webbia, 34 (2):627-636. - ORSOMANDO E., PE-DROTTI F., 1977. Foreste,pascoli e coltivi. In “Cartadella montagna. Vol. I I I .Carte campione Lauria”. Acura della Geotecneo Minist.Agr. e Foreste. Roma.- PIGNATTI S., 1979. Notecritiche sulla Flora d’Italia.VI.Ultimi appunti miscellanea.Giorn. Bot. Ital., 113: 365-366.- P IGNATTI F. , 1982. LaFlora d’Italia. Bologna.- PIGNATTI S., 1986. Laflora dell’Appennino Meri-dionale: distribuzione attualeed ipotesi sull’origine. Biogeo-graphia, n.s., 10: 89-100.- PIGNATTI S., 1994. Eco-logia del paesaggio. Torino.- PIRONE G., 1977. Un’es-cursione a Monte Alpi inLucania. Natura e Montagna,4: 39-51.- PIRONE G., 1980. Il Fag-geto di Moliterno. Natura eMontagna, 1: 37-47.- PIRONE G., 1982. L’Abetebianco in Lucania. Natura eMontagna,2: 43-55.- PIRONE G., 1986. Contri-buto alla conoscenza dellaflora lucana: piante nuove opoco note. Biogeographia,10: 271-279.- PIZZOLONGO P., 1963.Note ecologiche e fitosociolo-giche su Primula palinuri Pet.Annali di Botanica (Roma),27 (3): 1-17.- RIZZOTTO M., 1995. Lecategorie IUCN per la compi-lazione delle “Liste Rosse” el’attività della S.B.I. per la

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conservazione della flora.Inform. Bot. Ital., 27 (2/3):315-338.- TAMMARO F., 1986. Unesempio di cartografia flori-stica in Basilicata: la disrtibu-zione del genere L. ( ). Bio-geographia, 10: 237-246.

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Esemplare di Tasso(Foto Francesco Corbetta)