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ATLANTE DELLA BIODIVERSITÀFLORA

A cura di Raul Dal SantoParco Locale di Interesse Sovracomunale del Roccolo

via Umberto I, 11 - 20010 CASOREZZO (MI)tel./fax 02.90381002

TESTI E ANALISI DEI DATI:Andrea Romanò, Raul Dal Santo

FOTOGRAFIE:Roberto Repossini

(Società Italiana Caccia Fotografica)Raul Dal Santo

REGISTRAZIONI AUDIO:Diego Massalongo, Raul Dal Santo

CENSIMENTI FLORISTICI A CURA DI LEGAMBIENTE

RILEVATORE:Andrea Romano'

CD ROM:Raul Dal Santo, Ivano Colombo

CARTOGRAFIA:Raul Dal Santo, Carlo Rossi, Simone Rossoni

Il progetto è stato finanziato dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di Milano

STAMPATO NEL MESE DI MAGGIO 2004IN 5.000 COPIE DA:

Industria Grafica Rabolini s.n.c. - Parabiago (MI)

Tutti i Diritti Riservati© 2004 Parco del Roccolo

RINGRAZIAMENTIRingrazio il Comitato di Coordinamento e il Direttore del Parcodel Roccolo che hanno promosso questo lavoro. Grazie a quantihanno collaborato con gli autori: Claudia Luoni, ValerioPascarelli, Maurizio Montani e Sandro Cucchetti dell'ufficio diDirezione del Parco, i circoli di Legambiente, Gabriella Citton,Luigi Brognoli dell'agriturismo culturale Murnee di BustoGarolfo e Luigi Rondanini per il prezioso contributo storico,Ferruccio Tajè, Giuliano Pedrani, Carlo Berlusconi, MarcelloManara per aver gentilmente fornito la cartografia, GabrieleGalasso della Regione Lombardia, Barbara Raimondi dellaProvincia di Milano per la revisione scientifica e infine miamoglie Francesca per la pazienza nella revisione dei testi.

Raul Dal Santo

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Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,la quale ne sustenta et governa,

et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.S. Francesco d'Assisi

Cantico di Frate Sole, 1224

Ad Andrea

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Che cos’è la biodiversità?La biodiversità è il patrimonio degli esseriviventi sulla terra.Questo lavoro, frutto delle ricerchenaturalistiche compiute dai circoli diLegambiente e dall’ufficio di Direzione,illustra l'evoluzione del patrimonio vegetaledel Parco.Esso evidenzia la presenza, ancora oggimalgrado le profonde trasformazioniintervenute, di emergenze naturalistiche epaesistiche notevoli, degne del rispetto diognuno.Questo lavoro è, ancora una volta, un invitoa riscoprire il tesoro di natura e storiapresente nel Parco del Roccolo e, a partireda questa scoperta, a rispettarne le regole.

Il Direttore del Parco del Roccolo Giovanni Castelli

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IntroduzioneNel contesto sempre più urbanizzato in cuiviviamo, il più concentrato d’Italia, diventaimportante l’individuazione e la tutela diaree naturali o semi-naturali con funzionedi separazione tra i centri abitati minori ela grande metropoli di Milano.E’ con questo scopo che sono stati istituitii Parchi Locali di Interesse Sovracomunale(PLIS) come quello del Roccolo. Nonsempre le aree dei PLIS rivestono ungrande interesse dal punto di vistaambientale e paesaggistico, però hannocertamente un ruolo strategico nelcollegare tra loro aree protette piùsignificative.Solamente unendo le campagne, i prati, iresidui boschivi che ancora persistono,tramite la creazione di filari di alberi, sipotranno costituire dei corridoi ecologiciche metteranno in comunicazione le areeprotette della Regione Lombardia(limitando l’espansione antropica) efavorendo così i movimenti faunistici dauna zona all’altra.Diventa pertanto importante, una voltaindividuate le aree a parco, realizzareinterventi volti alla loro tutela e compierericerche con lo scopo di far comprendere atutti, il valore delle componenti ambientali.Con questo intento è stato promosso ilprogetto “Atlante della biodiversità delParco del Roccolo”, avviato nel 2002 con lostudio sui vertebrati terrestri che, colpresente lavoro, ha come oggetto diindagine la biodiversità floristica. Lavegetazione di un territorio è infatti laprima componente biotica dell’ambiente,ne costituisce l’impalcatura e neinfluenza la vita che lo popola e chein esso si sviluppa.

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Questa intima relazione vale non solo per le specieanimali, ma anche per l'uomo.Tuttavia pochi decenni di lontananza materiale eculturale dalla natura e dall'ambiente agricolo hannoprovocato danni incalcolabili. In primo luogo in terminidi degrado del paesaggio che è sotto gli occhi di tutti.Degrado che ha causato la scomparsa di alcune specie eha relegato altre in habitat minuscoli e disgiunti. Unesempio emblematico è il fiordaliso (foto di copertina),un tempo comunissimo nei campi coltivati a frumento,insieme al papavero e alla camomilla, che, nel Parco delRoccolo, abbiamo visto, forse per l'ultima volta, quattroanni fa. In secondo luogo il danno consiste nella perdita dellacultura contadina, delle sue tradizioni, nomi e valori.Chi si accorge delle specie selvatiche le chiama "fiori","alberi", "animali", non conosce più il loro nome, l'usoche se ne faceva, la magia che evocavano, le credenzeche per secoli le hanno accompagnate.Da poco stiamo cercando di ridurre questa lontananza.Qualche risultato tangibile c'è già; il Parco del Roccolo èuno degli svariati esempi.

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Garofano dei certosini (Dianthus carthusianorum L.)

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Figlia delle AlpiI suoli, formatisigrazie a millenni di pedogenesi,variano da poco profondi(località Brughierezza)a profondi(resto del Parco).I suoli sottili della Brughierezzasono ricchi di ciottolitrasportati dalle Alpi tramitele acque di disgelo dei ghiacciaiche nei periodi freddiarrivavano sino all'alta pianura.

LA FLORA IERI

Storia della flora e del paesaggio del Parco del Roccolo.Cercheremo di ricostruire, per quanto possibile, l’evoluzione dellavegetazione nel Parco del Roccolo. Lo faremo a larga scalaparlando della Pianura Padana, dell’Alto Milanese e, laddovesussistano elementi archeologici, storici e botanici anche del Parcostesso. Con il termine “zona del parco del Roccolo” intendiamol'intero territorio comunale dei sei comuni che lo costituiscono.

Le origini.“Figlia delle Alpi”, così il botanico Fenaroli descrive la PianuraPadana. “Dalle Alpi sono discese le alluvioni che l’hanno costruita,colmando l’antico golfo, dalle Alpi scendono le acque a darle vita,fertilità e ricchezza. La presenza delle Alpi ha sempre determinatole vicissitudini salienti del suo clima e costituito un fattoredominante nella storia della sua vegetazione”.Il Parco del Roccolo si trova tra i fiumi Olona e Ticino nella fasciasettentrionale della Pianura Padana, denominata “alta pianura”,originatasi da detriti grossolani trasportati dai fiumi delle vallatealpine, e quindi, formata da terreni ciottolosi molto permeabilicon soggiacenza media della falda freatica che varia da 20 mdal piano campagna a Busto Garolfo, nella zona Nord delParco, a 10 m ad Arluno, nella zona Sud.

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Durante l’ultima glaciazione (70.000-15.000 anni fa) lesteppe e le praterie si estendevano nella PianuraPadana.A partire da circa 15.000 anni fa, quando iniziò la fasefinale dell’ultima glaciazione e la temperatura si alzò, lapianura fu colonizzata dalle foreste, prima di betulle, poidi conifere.Nel periodo successivo all’ultima glaciazione, il climarimase pressoché immutato: immense e densissimeforeste di latifoglie coprirono la Pianura Padana,interrotte solo dai corsi d’acqua e da zone umide.Nella zona del Parco del Roccolo le foreste eranocostituite principalmente da querce rovere e farnia. E’questa la vegetazione potenziale dell’area, quel tipo divegetazione che si evolve naturalmente, in equilibrio conil suolo e con il clima.Clima e suolo sono due fattori che determinano lavegetazione; ne esiste un terzo: l'uomo, che, col passaredel tempo, ha assunto sempre più importanza sino adiventare il fattore dominante.

L’età preistorica.Presenti in zona sin dalla metà del III millennio a.C., inostri antenati iniziarono a modificare sensibilmente ilpaesaggio tramite l’attività agropastorale che, tuttavia,acquistò importanza in larghe parti della PianuraPadana solo a partire dall’età del Bronzo, dopo un lungoperiodo di lenta sedentarizzazione degli insediamenti.Tramite le asce e ancor più con l’uso del fuoco l’uomoiniziò il processo di trasformazione del territoriotagliando sistematicamente porzioni di bosco per lacoltivazione del frumento e dell'orzo, l’allevamento dibovini, caprini ovini e suini.Lo studioso Helbig, così descrive il paesaggio dellaPianura Padana all’età del bronzo: “Chi al tempo in cuisorgevano questi villaggi, avesse potuto guardare a volod’uccello la Pianura Padana avrebbe veduto unpaesaggio essenzialmente coperto da foreste. Entro lamassa dei boschi, in molti luoghi, e in special modopresso i corsi d’acqua, avrebbe notato radure, comequadretti chiari su sfondo scuro; ed entro ogni raduraun villaggio di palafitte con capanne di paglia gialla o difango; e immediatamente attorno al villaggio campi di

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Il Mughetto, (Convallaria majalis L.)specie tipica dei boschi asciutti dell’alta pianura padana.

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cereali e di lino, coltivi di fagioli e di viti; e infine, piùprossime alla foresta, le praterie su cui pascolavano igreggi. Il tutto chiuso nella massa verde della foresta”.In quest’epoca, a partire dal XIII sec. a.C. la valledell’Olona fu abitata con forme stabili di insediamentoda popolazioni della cosiddetta cultura di Canegrate esuccessivamente della cultura di Golasecca, di matriceceltica. Un’influenza ligure è stata ipotizzata sulla basedi studi linguistici. In epoca celtica a partire dal IVsecolo a. C. la zona fu popolata con insediamenti stabilidagli insubri. Si tratta di quelle popolazioni che Virgiliodescrive come “genti nate dai tronchi di rovere duro”.Secondo Oneto, studioso di architettura, “elementi disicura e diffusa celticità destinati a rimanere nel nostropaesaggio sono le colture promiscue (origine delladiffusione dei filari arborei) (…) e soprattutto il rispettoreligioso per gli alberi e per le foreste che hannoconsentito di salvare considerevoli porzioni di silvanitàe di costruire quel formidabile intreccio di campi eboschi che è stato alla base del nostro paesaggio fino atempi recentissimi e che sopravvive ancora in ampieporzioni d’Europa”. Albero sacro per eccellenza era laquercia.

Romanizzazione e romanità.A differenza di altre zone conquistate ai Celti, il periododella romanizzazione nell’area del Parco del Roccolosembra essere stato lento e non sembra averecomportato evidenti modificazioni dell’assettoterritoriale, né culturale sino agli inizi dell’età augustea(25 a.C. circa). A partire da questo periodo alcuni autoriipotizzano un ruolo significativo dell'insediamento diParabiago, divenuto un fiorente emporio artigianale ecommerciale grazie anche alla sua posizione lungo lavia fluviale dell’Olona e l’asse viario che collegavaMilano ad Angera e Como. Queste vie costituivano unodei tramiti tra l’area mediterranea e quella transalpina.Possiamo ipotizzare che parte della valle dell'Olona edell'area del Parco in età imperiale dovettero subiretrasformazioni profonde consistenti in una drasticariduzione delle foreste e, conseguentemente, nellosfruttamento agricolo delle aree disboscate e nelladivisione delle aree agricole ai fini fiscali.

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Sebbene allo stato attuale non sia archeologicamente attestato unintervento di centuriazione nell’area, evidenze topografiche cifanno supporre che furono compiuti interventi di divisione deiterreni agricoli più fertili a partire dalla strada del Sempione versoNord Est e verso Sud Ovest sino ad interessare parte dell’area delParco del Roccolo. Vaste zone probabilmente rimasero incolte qualiad esempio la cosiddetta Brughierezza.In corrispondenza di tale area, infatti, tra Busto Garolfo, Parabiago,Casorezzo e Arluno, la maglia regolare del suolo agrario, evidentea partire dall’asse del Sempione, si interrompe. Nelle mappetopografiche antecedenti l’urbanizzazione e la costruzione delcanale Villoresi, si rileva che le strade interpoderali, che dall’assedel Sempione risultano essere pressoché parallele ed orientate daNE a SO, cambiano direzione assumendo verso gli abitati di BustoGarolfo e Arluno orientazione prevalentemente E – O. Si puòsupporre che tali aree in epoca romana non subirono opere didivisione per la bassa fertilità dei suoli e per la scarsità dei corsid'acqua. Esse erano coperte da boschi e brughiere.Il toponimo “Brughierezza” e altri ancora presenti nelle attualimappe catastali di Arluno e Parabiago, quali il nome della stradavicinale della "brughiera di Busto Garolfo” e lo stesso BustoGarolfo, che alcuni autori fanno risalire al termine latinobustum cioè terra arida, bruciata, testimoniano, infatti, lapresenza nel Parco del Roccolo di brughiere ora scomparse.

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La Ginestra (Cytisus scoparius L.),specie tipica delle brughiere, è ancor oggi presente nel Parco, ma assai rara.

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I Boschi in epoca RomanaLe analisi polliniche e i carboni rinvenuti nelle necropoli romane diLegnano, Inveruno e Parabiago ci suggeriscono che nelle areeboscate del Parco dovevano crescere le querce Rovere e Farnia(Quercus robur L. e Quercus petraea (Mattuschka) Liebl.), l'Olmo(Ulmus minor Miller), il Cerro (Quercus cerris L.), l'Acero (Acer sp.),Biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), Corniolo (Cornus mas L.),Sanguinella (Cornus sanguinea L.), Prugnolo (Prunus spinosa L.) (nellafoto), Spinocervino (Rhamnus catharticus L.) Gli studi paleobotaniciindicano inoltre che le foreste rimaste subirono, a partire dal I secolod. C., importanti cambiamenti consistenti nell’introduzione ad operadell’uomo del Castagno. Nella zona prealpina le castagne eranoutilizzate sia per la produzione di farina sia, insieme alle ghiande,come alimento per i suini. Diffusi erano anche gli alberi da frutto,prima scarsamente coltivati o del tutto sconosciuti come il Pero(Pirus communis L.) e il Melo (Malus domestica Borkh.). Inizia adiffondersi in questo periodo la coltivazione della Vite.

L’origine delle brughiere può essere fatta risalire alladistruzione della foresta e quindi dell’humus. Il suolo,così dilavato dalle piogge ed impoverito, ha permessol’insediamento, incontrastato, del Brugo e di altre speciearbustive.

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L’Alto Medioevo. Con la decadenza dell’impero romano (dal III al V sec. d.C.) e, poi,con l’arrivo dei Longobardi, in Pianura Padana la riduzione dellapopolazione e degli scambi commerciali determinarono unaripresa di boschi e pascoli a scapito dei seminativi. Vennerorecuperati alcuni valori propri della cultura celtica: i boschi, oltread acquistare terreno, tornano ad avere una notevole importanzaalimentare e una forte valenza simbolica e sacrale sapientementerielaborata dal Cristianesimo che, a partire dal IV secolo, sidiffuse anche nella Pianura Padana.Tra VIII e X secolo interventi umani e cambiamenti climatici,seppur lievi, determinarono, anche in pianura, l'ulteriorediffusione del Castagno che sostituì la Quercia in larghe porzionidi bosco.Secondo gli storici Andreolli e Montanari “quella medievale sidelinea come la civiltà dell’albero; utilizzato in forma capillareper svariati usi esso è veramente un personaggio di primo pianodella società del tempo".

Il Basso Medioevo. L’arrivo in Pianura Padana dei Franchi non portò a modifichesignificative del paesaggio, mentre in epoca comunale, a partiredal XII sec., si moltiplicarono le opere di sistemazione dei terrenie vi fu una forte espansione della vite in coltura promiscua,specialmente con cereali, nelle zone di aperta campagna. Questatrasformazione profonda del paesaggio fu causata dalla grandecrescita demografica, già attestata per la Lombardia dal X sec. Sitrattò di una rivoluzione sociale ed economica nella qualel'istituzione ecclesiastica ebbe un ruolo fondamentale. Nell'areadel Parco del Roccolo ebbero grande importanza gli Umiliati.L'aumento della superficie agraria avvenne a scapito dei boschi.Non sappiamo quanto fosse diffuso durante il Basso Medioevonell’area del Parco del Roccolo il paesaggio dell'arativo vitato.Tuttavia alcune ricerche compiute nel mantovano e nelcremonese hanno messo in luce il notevole sviluppo di questopaesaggio nell’epoca bassomedievale e fanno ipotizzare taletendenza anche per il resto della Pianura Padana. Inizia inquest’epoca in Italia un nuovo periodo di allontanamentodell’uomo dall’ambiente naturale, tuttavia nella zona delparco del Roccolo il bosco dovette godere di grandissimaimportanza nell'economia locale, data la sua notevoleestensione che perdurò sino alla metà del XIX sec.

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Lo sviluppo della vite.A causa della bassa fertilità del suolo, nell’alta pianuraasciutta la diffusione della vite fu una scelta obbligatain quanto costituiva un ottimo integratore del redditoagricolo; inoltre dal XV secolo gli alberi da frutta, cui

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Un paesaggio di vigne numeroseNel 1288 il legnanese Bonvesin de la Riva, maestro di grammatica,terziario dell'ordine degli Umiliati, scriveva in merito all'enormequantità di vino prodotto nel contado di Milano dalle "vignenumerose": “E si noti che dalle nostre vigne si ricavano insieme e inabbondanza quattro prodotti utili all’uomo: primo, perché dalle vitisi ricava il vino; secondo, perché dai vari alberi cui sono addossatele viti si raccolgono vari generi di frutta; terzo, perché dalla potaturadelle viti e degli alberi si ottiene ogni anno legna da ardere; quarto,perché sotto le viti e gli alberi crescono il grano e gli altri cereali utiliall’uomo.” La vite era fatta crescere in filari sugli alberi posti ai marginidei terreni coltivati.

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13Geranium molle L. e Veronica chamaedrys L.

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La scomparsa dellebrughiere

Le brughiere, checostituivano una buona fetta

del territorio di BustoGarolfo, scomparvero tra lafine del XVIII sec. e i primidecenni del XIX. Vennero

soppiantate dalla diffusionedella Robinia (Robinia

pseudoacacia), specienordamericana utilizzata

largamente per irimboschimenti a causa della

sua attitudine a crescereanche in luoghi dove a stento

vegetano altre speciearboree.

L’importanza dei boschi.Malgrado l’ascesa dell’arativo vitato e la diffusione delmais, nel XVIII sec. una consistente superficie del Parcoera ancora costituita da brughiere, boschi e pascoli. Ilcatasto teresiano del 1723 distingue i boschi in "cedui",costituiti prevalentemente da castagno, e boschi “forti”d’alto fusto la cui composizione doveva essereprevalentemente di querce.

erano maritate le viti, vennero sostituiti con il piùredditizio gelso utilizzato per la bachicoltura della seta.Nel territorio del Parco la vite e il gelso divennero cosìi punti forti dell’agricoltura.L’importanza della vite crebbe nei secoli e raggiunse ilsuo apice nei secoli XVIII e XIX quando gran parte deiterreni coltivati erano caratterizzati da arativi con gelsoe viti.La qualità del vino prodotto, in particolare quello diBusto Garolfo e di Parabiago, è segnalata in diversitrattati agricoli, dizionari geografici e anche nelle operedi vari letterati tra cui il Foscolo e il Porta.

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Il declino della viteCon la metà del XIX secolo gravi malattie della vite e del gelsomisero in difficoltà l’agricoltura dell’Alto Milanese. Dopo anni dicrisi, tuttavia, la bachicoltura ne uscì addirittura rafforzata. Si optòinfatti per l’uso di varietà di bachi da seta resistenti allemalattie. Per la vite, invece, si decise in gran parte dei casiper l’espianto; infatti l’eccessivo costo per la sostituzione dellepiante ammalate con varietà più resistenti ed i lunghi tempi

Il roccoloIl roccolo, i cui resti sonoancora visibili a Canegrate alconfine con Busto Garolfo eParabiago risale al secoloscorso. E' uno dei luoghi piùsuggestivi del Parco.

In contro tendenza rispetto alla provincia di Milano, nel Parco delRoccolo i boschi aumentarono di superficie grazie alla Robinia. Percapire l’importanza che dovevano avere i boschi nella zona delParco del Roccolo basti pensare che, ancora nei primi decenni del1800, essi coprivano circa il 50% degli attuali confiniamministrativi del Parco. Questi boschi erano ancora indispensabilifonti di legna da ardere e di materiale da costruzione, ma nonerano privi di pericoli, in quanto fino al primo decennio del 1800vi si aggiravano i lupi.Nei boschi, nei cosiddetti roccoli, si praticava l’uccellagione un tipodi caccia testimoniato dalla presenza della località “Roccolo” e dallacascina detta del “Roccolo”, entrambe a Busto Garolfo, ai confinicon Canegrate. Qui sorgeva il roccolo che Carlo Raja, parroco diBusto Garolfo, cita nel suo saggio intitolato “Nuovo metodoeconomico di tendere le viti e vantaggi che ne derivano” datato1823.

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di attesa per ricavarne il frutto costrinsero i contadinilocali all’abbandono della viticoltura, per intensificare lacoltivazione del grano e la gelsicoltura.La contrazione della coltura della vite è evidente nellacartografia della fine dell’800, dalla quale risulta che siintrodussero solo pochi filari di vite resistente allemalattie.

La forte contrazione dei boschi Le mappe riportano anche la forte contrazione deiboschi che in quell’epoca costituivano solo il 7% delterritorio del Parco del Roccolo e l’incremento dei coltivicon gelsi. Questo è il periodo di minore diffusione deiboschi nel Parco del Roccolo.

Agli albori dell’età modernaIn quest’epoca di crisi dell’agricoltura si svilupparono inzona le manifatture e si progettò il canale Villoresi.

“Patria artificiale” così il Cattaneo definì le aree rese irrigue graziealle canalizzazazioni artificiali. Ideato da Eugenio Villoresi nel 1863,il canale Villoresi (nella foto un canale secondario), fu terminato nel1892 e permise di rendere irrigui 55.000 ettari di terreni agricoli inProvincia di Milano.

Tuttavia la costruzione del canale Villoresi non fusufficiente a risolvere la depressione economica che,anzi, si acuì con la fine del XIX secolo a causa del crollo

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17Il Cipollaccio stellato(Gagea lutea L.)

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Il Gelso (Morus sp.)diffusissimo sino alla prima metà

del XX sec. è oggi ancorapresente.

Nel Parco ne rimangono alcuniesemplari lungo la rete irrigua

del canale Villoresi.

dei prezzi avvenuto a seguito del riversarsi sul mercatoitaliano dei prodotti agricoli provenienti dall’estero.Protezionismo, sviluppo tecnico e culturale e la nascitadelle casse rurali alleviarono la crisi. Specialmente losviluppo industriale concorse a risolverla.Negli anni del fascismo, un altro periodo di crisi e ladifficoltà di collocare la seta sul mercato esterodeterminarono il tracollo della bachicoltura. I gelsi cheavevano caratterizzato il paesaggio dell’alto milaneseper circa cinque secoli vennero pian piano eliminati.

La disgregazione del paesaggio in epoca recenteDal 1950 in poi la meccanizzazione dell’agricoltura,l’uso dei prodotti chimici e la diffusione dei cereali adalto rendimento determinarono un forte aumento dellaproduzione agricola, ma anche grandi trasformazionidel paesaggio agrario, quali l’eliminazione dellealberature, di fossi e sentieri che ostacolano il lavoro deimezzi agricoli e la diffusione della monocoltura delmais. Negli ultimi decenni del secolo scorsoscomparvero gran parte dei filari di viti ancora presentinel II dopoguerra.

L’ultimo vignetoNei pressi della cascina

Ravellino di Parabiago sonoancora visibili alcuni filari di vite

ai margini dei campi coltivati.

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L’uso di fertilizzanti e pesticidi e la conseguente scomparsa dellepratiche di rotazione agraria e di concimazione naturale che persecoli avevano mantenuto un certo equilibrio ambientale, oltre acostituire una delle cause di inquinamento delle falde acquifere,concorsero all'estinzione di alcune specie e aprirono la strada anumerosissime nuove specie “infestanti”.Notevole impatto sui boschi ebbe la diffusione involontaria delPrugnolo tardivo (Prunus serotina Ehrh.), una specienordamericana che negli ultimi decenni si è diffusa enormemente,tanto che in buona parte dei boschi del Parco del Roccolo costituiscel’unica specie arborea. Non meno grave fu la colonizzazione,ancora più recente, dell’Ambrosia, celeberrima pianta allergogena.L’incremento avvenuto tra le due guerre mondiali delle superficiboscate che attualmente costituiscono circa il 9% della superficiedel Parco, purtroppo non evitò che i boschi fossero interessati dafrequentissimi tagli e rimaneggiamenti. Il sovrasfruttamento e lacarente gestione tuttora in atto delle aree boschive ha provocato laperdita di biodiversità floristica.Grande impatto sul paesaggio hanno avuto anche i fenomenidell’espansione a macchia d’olio delle aree urbanizzate lungo leprincipali direttrici stradali e della crescita delle infrastruttureche, nell’Alto Milanese, hanno frammentato il territorioprecludendo in molti casi l’equilibrio degli agroecosistemi residui.L’idea del Parco del Roccolo prese forma alla fine degli anni ’80grazie all’associazionismo ambientalista che concorse a risvegliarequella coscienza ecologica e di tutela dei beni naturali sopita neglianni della crescita economica.Questo risveglio nacque da un sentimento di lontananza materialee culturale dalla natura e dall’ambiente agricolo. Venne rivendicatal’importanza sia della conservazione, sia della fruizione di queibeni naturali, che per troppo tempo furono considerati spazi“vuoti” perché non edificati.Grazie all’impegno dei Comuni e degli attori sociali ed economiciattivi sul territorio, il Parco del Roccolo, risulta ora relativamenteal sicuro dall’urbanizzazione e dal degrado paesistico.Esso costituisce così uno dei nodi principali della rete ecologicadella Provincia di Milano, che intende collegare le aree a piùelevata naturalità.La presenza di un discreto numero di specie autoctone protette eindicatrici della vegetazione originaria, conservate nelle areeboschive residue, nonché la persistenza di alcune emergenzepaesaggistiche testimoniano l’importanza e la potenzialità chequesto Parco riveste per la conservazione della biodiversitàfloristica e del paesaggio dell’Alto Milanese.Per poter tutelare il Parco è necessario conoscerlo.Chi lo conosce può anche prendersene cura.

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LA FLORA OGGI

Scopo del LavoroQuesto lavoro è parte integrante del progetto più ampio distesura di un atlante corologico (carta della distribuzionedella flora) di tutte le aree protette della RegioneLombardia.E’ un progetto che richiede tempo ed energie, ma checontribuirà a fornire un quadro conoscitivo il più completopossibile del patrimonio naturale della nostra Regione equindi, speriamo, fornirà utili elementi per la tutela e lagestione del suo territorio.

Metodi di studioL’area di studio, secondo il progetto di cartografia floristicacentro europea (Ehrendorfer-Hamann, 1965), ricade nelquadrante n. 0419 avente superficie di circa 35 Kmq. Peravere un’idea precisa della distribuzione floristicaall'interno del Parco del Roccolo, abbiamo diviso ilquadrante in quattro parti, denominate settori, ognuno deiquali suddiviso ulteriormente in quattro sottosettori dicirca 2 Kmq di superficie.Dal novembre 2002 all'ottobre 2003 abbiamo condotto leindagini floristiche all’interno dei confini amministratividel Parco del Roccolo in corrispondenza di 7 settori e 13sottosettori. Nell'indagine sono stati trascurati isottosettori marginali che comprendono porzioni limitate diParco.Per la classificazione e la sistemazione filogenetica dellespecie vegetali si è seguita la modalità proposta da Pignatti(1982) e aggiornamenti successivi.La quasi totalità delle specie osservate è stata sistemata inun erbario consultabile presso l'ufficio di Direzione delParco.

Stima della qualità ambientalePer stimare la qualità ambientale del Parco abbiamocalcolato l’indice di Storie, un indicatore basato sullapresenza o assenza di specie particolarmente importantidal punto di vista naturalistico.Abbiamo applicato l'indice di Storie (1976) modificatosecondo la formula proposta da Villa (1995) a 14 specievegetali, scelte tra le emergenze naturalistiche e tra quelle

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21Il Narciso (Narcisus poeticus L.),specie rarissima nel Parco è protetta dalla legislazione regionale

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indicatrici della vegetazione potenziale della zona, cioèquella che si evolverebbe in assenza di fattori di disturbo.Le caratteristiche delle specie scelte per l’attribuzione dei

La Campanula bienne(Campanula patula L.)

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punteggi sono il valore biogeografico, la diffusione, lo status diconservazione, la vulnerabilità, altri interessi scientifici e il ruolosociale.L'indice può variare da 1 a 5, più esso è alto e più è elevata la qualitàambientale.

Strumenti informaticiAbbiamo raccolto circa 2000 dati di presenza delle specie vegetali chesono stati inseriti nel database realizzato dalla Regione Lombardia,denominato ARC (Atlante Ricerca Corologica). Si tratta di un databaserelazionale che permette di visualizzare graficamente la distribuzionedelle singole specie, consentendo di ricavare numerose informazioni,quali l'elenco delle specie presenti in un Parco, in un Comune o in unaProvincia, l’elenco puntuale di tutte le segnalazioni di una determinataspecie o i cambiamenti intercorsi nel tempo (estinzioni, nuovecomparse, ecc…).

RISULTATI

La floraAbbiamo censito 234 specie vegetali appartenenti a 70 famiglie e180 generi. Nove specie sono protette in Lombardia: Anemone dibosco (Anemone nemorosa L.), Fragola di bosco (Fragaria vesca L.),Mughetto (Convallaria majalis L.), Campanula bienne (Campanulapatula L.), Campanula selvatica (Campanula trachelium L.),Pungitopo (Ruscus aculeatus L.), Narciso (Narcissus poeticus L.),Iris giallo (Iris pseudacorus L.), Mazzasorda (Typha latifolia L.)Il numero medio di specie rilevate in ognuno dei 13 sottosettoriconsiderati è pari a 151,5.Tre sono le aree di particolare valore floristico: quelle nelle qualiricadono il bosco di Arluno, il bosco della Brughierezza e infine iboschi tra Canegrate, Busto Garolfo e Parabiago. La ricchezza inspecie di queste zone è infatti la più alta dell’intero Parco erispettivamente di 168, 160 e 152 specie. I valori minimi dibiodiversità si registrano sempre in corrispondenza di aree agricolecon limitata estensione di boschi e filari o interessate da viabilitàstradale, con minimo assoluto di 136 specie presso le campagne diArluno.

Stima della qualità ambientaleIl valore medio dell'indice di Storie per l'intero quadrante delParco il parco corrisponde a 3,74. Nei sottosettori esaminatil'indice varia molto: con massimo di 3,18 presso l'area in cui

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ricade il bosco di Arluno, e con minimi inferiori a 0,5presso le aree quasi esclusivamente agricole traParabiago e Casorezzo.

La vegetazioneSecondo Villa (in AA.VV. 1996,1998) la vegetazionepotenziale del Parco potrebbe essere ricondotta alleformazioni dell’alleanza Carpinion betuli o, forse, conaspetti di transizione, alle cenosi più xerofile deiquerceti acidofili dell’associazione Quercetalia robori-petraeae e, comunque, con importante presenza diRovere. Queste considerazioni secondo l'Autoretroverebbero riscontro nei residui di vegetazione più omeno naturale nei quali risultano essere presenti speciequali Luzula campestris, Lembrotropis nigricans,Ruscus aculeatus.Tuttavia si tratta di supposizioni in quanto nessunlembo della vegetazione originaria si è conservatointatto a causa delle radicali trasformazioni che dasecoli interessano il nostro territorio. I boschi attualisono in grave stato di degrado per la dominanza diPrugnolo tardivo (Prunus serotina Ehrh.), alberonordamericano che negli ultimi decenni staprogressivamente sostituendo un'altra specieamericana, la Robinia (Robinia pseudoacacia L.), datempo presente e naturalizzata nella Pianura Padana.Tale degrado evidenzia l'intensissimo sfruttamento deiboschi e l'assenza di una continuità della coperturaboschiva che hanno caratterizzato l'area negli ultimi150 anni.

E' stato rilevato, infatti, che l’estensione delle areeboschive:

1. è cresciuta nel periodo 1723-1833 grazieall'introduzione della Robinia che ha colonizzato lebrughiere e alcune aree incolte

2. si è ridotta drasticamente nel periodo 1833-1888 afavore dei seminativi

3. è leggermente aumentata nel periodo successivo al1888 grazie alla diffusione della Robinia sui terrenipiù sterili fino ai livelli attuali di circa 1,4 Kmq, paria circa il 9% del territorio del Parco.

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L’Anemone di bosco (Anemone nemorosa L.)

Poche sono le eccezioni al quadro di degrado floristico descritto epurtroppo molto limitate o puntiformi. Nel bosco di Arluno e traCasorezzo e Busto Garolfo, la presenza di specie autoctone comeFarnia (Quercus robur L.) e Rovere (Quercus petraea (Mattuschka)Liebl.) si fa significativa e costituisce perciò un elemento di pregioambientale.Attualmente le specie arboree più diffuse rimangono la Robinia e ilPrugnolo tardivo. Risultano discretamente rappresentate Roveree Farnia, il Pioppo (Populus nigra L.), la Quercia rossa (Quercusrubra L.), l'Ailanto (Ailanthus altissima (Miller) Swingle) e ilGelso (Morus nigra L.). Molto più rari sono il Platano (Platanus

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hybrida Brot.), l'Olmo (Ulmus minor Miller), il Bagolaro(Celtis australis L.), l'Acero (Acer sp. L.) e il Ciliegio(Prunus avium L.).Tra le specie arbustive che costituiscono il sottobosco vi èprincipalmente il Sambuco (Sambucus nigra L.),accompagnato dal Biancospino (Crataegus monogynaJach.), il Nocciolo (Corylus avellana L.), il Prugnolo(Prunus spinosa L.), la Beretta di prete (Euonimuseuropaeus L.) e la Sanguinella (Cornus sanguinea L.).Nello strato erbaceo degne di nota sono alcune specienemorali, che costituiscono residue testimonianze dellavegetazione originaria: il Sigillo di Salomone (Polygonatummultiflorum (L.) All. e Polygonatum odoratum (Miller)Druce) la Pervinca (Vinca minor L.) l'Anemone di bosco(Anemone nemorosa L.), la Viola silvestre (Violareichenbachiana L.), l'Edera (Hedera helix L.), la Melica(Melica Nutans L. e Melica uniflora Retz.), il Giacinto dalpennacchio (Muscari comosum Mill.), la Carice brizolina(Carex brizoidesL.) e il Mughetto (Convallaria majalis L.)una specie protetta significativamente tipica dei boschiasciutti. Più rare e localizzate sono altre specie nemoraliquali, il Narciso (Narcissus poeticus L.), il Ranuncolofavagello (Ranunculus ficaria L.) e Carice pallottolina(Carex pilulifera L.).Queste specie sono presenti in particolare nelle fasceboscate e nelle siepi, raramente nelle formazioni boschivepiù estese (fatta eccezione per il bosco di Arluno).

DiscussioneLo studio ha evidenziato l'elevata biodiversità vegetale ela qualità ambientale del bosco di Arluno, caratterizzato,in solo 7 ettari, da oltre 160 specie. Si tratta dell'unicaarea boschiva del Parco con caratteri vicini allavegetazione potenziale della zona. Permangono tuttaviaanche in altre aree del Parco, quelle in cui ricadono iboschi della Brughierezza i boschi tra Canegrate, BustoGarolfo e Parabiago, emergenze naturalistiche, degne dinota, protette dalla legislazione in materia diconservazione della flora come Anemone di bosco(Anemone nemorosa L.), Fragola di bosco (Fragaria vescaL.), Mughetto (Convallaria majalis L.), Campanula bienne(Campanula patula L.), Campanula selvatica (Campanulatrachelium L.), Pungitopo (Ruscus aculeatus L.), Narciso

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La Campanula selvatica(Campanula trachelium L.)

(Narcissus poeticus L.), Iris giallo (Iris pseudacorus L.), Mazzasorda(Typha latifolia L.), nonché specie nemorali che costituiscono residuetestimonianze della vegetazione originaria.Queste emergenze sono per lo più relegate nelle fasce alberate diRobinia (Robinia pseudoacacia L.), mentre sono quasi assentiall'interno dei boschi dominati da Prugnolo tardivo (Prunus serotinaEhrh.). Tale fenomeno evidenzia l'importanza che siepi e fascieboscate hanno assunto per la conservazione della biodiversitàfloristica. Esse costituiscono una fitta, anche se discontinua, rete cheben caratterizza il Parco; le stesse costituiscono tuttora rifugio per lespecie nemorali tipiche della vegetazione originaria che, a causa dellapresenza del Prugnolo tardivo, non riescono a vegetare nelle areeboschive principali.La Mazzasorda (Typha latifolia L). è invece presente nelle zoneumide costituite artificialmente grazie all'attività di cava, che,quando ben gestita, si è rivelata una risorsa importante per labiodiversità.

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LA FLORA DOMANI

Interventi per favorire la biodiversitàAlla luce di quanto è emerso dalle ricerche svolte sinora per conservare e migliorare la biodiversità nelParco sono necessari sia interventi a livello locale, sia alivello regionale.A livello locale si ritengono necessari:

1. la conservazione e il miglioramento dei biotopi dimaggiore interesse naturalistico (boschi di Arluno edella Brughierezza) e dei paesaggi di importanzastorica (il roccolo, le aree irrigue, le piantate di gelsi,i coltivi con viti). Per quanto riguarda irimboschimenti previsti dal piano del Parco sarebbeopportuno dare la priorità ai terreni limitrofi aiboschi di Arluno al fine di incrementare l'estensione,oggi molto limitata, di questo importante ecosistema.

2. la pianificazione forestale per evitare il taglioindiscriminato dei boschi e delle fasce boscate efavorirne l’evoluzione con interventi dimiglioramento ambientale che prevedano laprogressiva eliminazione delle piante alloctone comeil Prugnolo tardivo e la Robinia e la conversione deiboschi cedui ad alto fusto.

3. La stipula di accordi con i cavatori per larinaturalizzazione delle aree di cava già coltivate;

4. il collegamento delle zone di maggiore biodiversitàdel Parco attraverso la rete ecologica, in gran partegià presente, così come prevista nel pianopluriennale degli interventi del Parco del Roccolo.

A scala regionale si ritiene opportuno, invece, realizzareal più presto il collegamento tra il Parco del Ticino e ilParco Sud attraverso il Parco del Roccolo.Ci auguriamo che il progetto preliminare di reteecologica predisposto dalla Provincia di Milano, venga alpiù presto attuato.

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ELENCO FLORISTICO

NOME SCIENTIFICO NOME VOLGARE DIFFUSIONEEquisetum arvense L. Coda di cavallo 3Ceterach officinarum DC. Erba ruggine 2Dryopteris carthusiana Felce certosina 3(Vill.) H.P. FuchsPteridium aquilinum (L.) Felce aquilina 13KuhnLarix kaempferi (Lamb.) Larice del Giappone 1CarrierePinus strobus L. Pino strobo 2Pinus wallichiana Jackson Pino dell'Himalaia 1Populus nigra L. Pioppo nero 13Salix alba L. Salice bianco 1Salix caprea L. Salice delle capre 8Carpinus betulus L. Carpino comune 7Betula pendula Roth Betulla 0Corylus avellana L. Nocciolo 1Quercus rubra L. Quercia rossa 13Quercus robur L. Farnia 5Quercus petraea Rovere 1(Mattuschka) Liebl.Castanea sativa Miller Castagno 1Celtis australis L. Bagolaro, Spaccassassi 1Ulmus minor Miller Olmo comune 1Morus nigra L. Gelso nero 13Humulus lupulus L. Luppolo 7Urtica dioica L. Ortica 13Parietaria officinalis L. Parietaria 13Aristolochia clematitis L. Erba astrologa ndRumex acetosa L. Acetosa 13Rumex obtusifolius L. Romice comune 4Rumex tuberosus L. Romice tuberoso 1Persicaria_lapathifolia Poligono nodoso 13Polygonum aviculare L. Centonodi 13Chenopodium album L. Farinello comune 13Amaranthus retroflexus L. Amaranto spigato 13Phytolacca americana L. Uva turca 13Portulaca oleracea L. Porcellana 13Lychnis flos-cuculi L. Fior di cuculo 7Saponaria officinalis L. Saponaria comune 13Silene alba (Miller) Krause 13Silene pratensis L. 13Silene vulgaris (Moench) Bubbolini 13GarckeDianthus carthusianorum L. Garofano dei certosini ndSpergula arvensis L. Renaiola 4Stellaria media (L.) Vill. Centocchio 13Anemone nemorosa L. Silvia 7Clematis vitalba L. Vitalba 2Ranunculus acris L. Ranuncolo dei campi 13Ranunculus bulbosus L. Ranncolo bulboso 13Ranunculus ficaria L. Ranuncolo favagello 13

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31Fragola comune(Fragaria vesca L.)

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Ranunculus repens L. Ranuncolo strisciante 13Hypericum perforatum L. Barba di S.Giovanni 13Chelidonium majus L. Erba da porri, Chelidonia 13Fumaria officinalis L. Fumosterno 6Papaver rhoeas L. Rosolaccio 13Alliaria petiolata (Bieb.) Alliaria 13Cavara et GrandeBunias erucago L. Cascellore comune 13Capsella bursa-pastoris (L.) Borsa del pastore 13MedicusCardamine hirsuta L. Cardamine 13Lepidium virginicum L. Lepidio della Virginia 13Sinapis arvensis L. Senape selvatica 13Platanus hybrida Brot. Platano 13Agrimonia eupatoria L. Agrimonia 13Crataegus monogyna Jacq. Biancospino 13Filipendula ulmaria (L.) Maxim. Filipendula 5Fragaria Fragola matta 13(=Duchesnea)_indica(Andrews) FockeFragaria vesca L. Fragola comune 3Geum montanum L. Ambretta, Garofanaia 13Kerria japonica (L.) DC. Kerria 3Potentilla erecta (L.) Rauschel Cinquefoglia tormentilla 13Potentilla reptans L. Cinquefoglia comune 13Prunus avium L. Ciliegio selvatico 4Prunus domestica L. Pruno, Susino 1Prunus serotina Ehrh. Ciliegio tardivo 13Prunus _sp. 1Prunus spinosa L. Prugnolo 1Rosa canina L. Rosa canina 2Rubus caesius L. Rovo 13Cytisus Citiso scuro 3(=Lembotropis)_nigricans(L) Griseb.Cytisus scoparius (L.) Link Ginestra dei carbonai 2Laburnum anagyroides Maggiociondolo 3MedicusLathyrus annuus L. Cicerchia pallida 13Lathyrus sphaericus Retz. Cicerchia sferica 5Lotus corniculatus L. Ginestrino 13Medicago lupulina L. Trifoglio selvatico 13Medicago sativa L. Erba medica 13Melilotus altissima Thuill. Vetturina gialla 13Robinia pseudoacacia L. Robinia 13Trifolium arvense L. Trifoglio arvense 13Trifolium pratense L. Trifoglio pratense 13Trifolium repens L. Trifoglio bianco 13Vicia cracca L. Veccia 13Vicia hirsuta (L.) S.F.Gray Veccia tentennina 13Vicia sativa L. Veccia dolce 13Securigera_varia (L.) Lassen Vecciarini 2Galega officinalis L. Capraggina 13Oxalis corniculata L. Carpigna 13

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33Viola del pensiero(Viole tricolor L.)

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Geranium dissectum L. Geranio sbrandellato 2Geranium molle L. Geranio comune 13Euphorbia cyparissias L. Erba cipressina 13Euphorbia helioscopia L. Calenzola 13Ailanthus altissima (Miller) Ailanto, Albero del paradiso 13SwingleAcer negundo L. Acero americano 2Acer pseudoplatanus L. Acero di monte 2Aesculus hippocastanum L. Ippocastano 1Impatiens noli-tangere L. Non mi toccare 4Euonymus europaeus L. Berretto da prete 7Tilia cordata Miller Tiglio selvatico 1Hibiscus trionum L. Ibisco vescicoso 4Malva_campestris Malva 13Viola alba Besser Viola bianca 13Viola arvensis Murray Viola dei campi 13Viola obliqua Hill Viola degli orti 13Viola odorata L. Viola mammola 13Viola reichenbachiana Viola silvestre 13Jordan ex BoreauViola tricolor L. Viola del pensiero 3Bryonia dioica Jacq. Barbone 13Lythrum salicaria L. Salcerella 2Circaea lutetiana L. Circea 2Oenothera biennis L. Enagra comune 4Epilobium hirsutum L. Garofanino d'acqua 1Hedera helix L. Edera 2Anthriscus sylvestris (L.) Cerfoglio selvatico 7Hoffm.Daucus carota L. Carota selvatica 13Cornus sanguinea L. Sanguinella 6Lysimachia nummularia L. Quattrinella 2Lysimachia vulgaris L. Mazza d'oro 4Anagallis arvensis L. Centonchio dei campi 13Ligustrum lucidum Miller Ligustro 13Vinca minor L. Pervinca minore 13Vincetoxicum hirundinaria Vincetossico comune 3MedicusCruciata glabra (L.) Ehrend. Crocettona glabra 3Galium aparine L. Caglio asprello, Attaccaveste 13Galium album Miller Caglio bianco 13Convolvulus_pratensis Convolvolo 13Calystegia sepium (L.) R.Br. Vilucchio bianco 13Myosotis arvensis (L.) Hill Non ti scordar di me 13Echium vulgare L. Erba viperina 4Verbena officinalis L. Verbena comune 13Ajuga reptans L. Iva comune 3Teucrium camaedrys L. Camedrio comune ndGlechoma hederacea L. Ellera terrestre 13Lamium album L. Lamio bianco 1Lamium maculatum L. Milzadella 13Lamium purpureum L. Falsa ortica purpurea 13Origanum vulgare L. Origano 2Prunella vulgaris L. Prunella 13

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35Centonchio dei campi(Anagallis arvensis L.)

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Salvia pratensis L. Salvia selvatica 13Stachys sylvatica L. Stregona dei boschi 13Solanum dulcamara L. Dulcamara 5Solanum nigrum L. Morella 13Buddleja davidii Franchet Albero delle farfalle 3Cymbalaria muralis Cimbalaria 3Gaertn.Mey.et Sch.Linaria vulgaris Miller Linaiola 3Verbascum thapsus L. Tassobarbasso 3Veronica persica Poiret Veronica comune 3Veronica chamaedrys L. Veronica comune 2Veronica officinalis L. Veronica medicinale ndOrobanche purpurea Jacq. Succialmele 1Plantago lanceolata L. Piantaggine lanciuola 13Plantago major L. Piantaggine maggiore 13Lonicera caprifolium L. Caprifolio comune 13Sambucus nigra L. Sambuco 13Valerianella locusta (L.) Gallinella comune 13LaterradeDipsacus fullonum L. Cardo dei lanaioli 1Knautia arvensis (L.) Coulter Ambretta comune 2Legousia speculum-veneris Specchio di Venere comune 13(L.) ChaixCampanula patula L. Campanula bienne 5Campanula trachelium L. Campanula selvatica ndAchillea millefolium L. Achillea 3Arctium minus (Hill) Bernh. Bardana 13Ambrosia artemisiifolia L. Ambrosia 13Artemisia verlotorum Lamotte Assenzio dei fratelli Verlot 13Artemisia vulgaris L. Assenzio selvatico 13Bellis perennis L. Margherita 13Carduus acanthoides L. Cardo alato 13Centaurea cyanus L. Fiordaliso comune 2Centaurea jacea L. Fiordaliso nerastro 13Cichorium intybus L. Cicoria comune 13Cirsium arvense (L.) Scop. Cardo campestre 13Conyza canadensis (L.) Cronq. Saeppola canadese 13Crepis pulchra L. Radicchiella dolce 13Crepis_virens L. Radicchiella capillare 13Erigeron annuus (L.) Pers. Crespica annua 13Eupatorium cannabinum L. Canapa acquatica 5Hypochoeris radicata L. Costolina radicata 13Matricaria chamomilla L. Camomilla 13Leucanthemum vulgare Lam. Margheritone 13Senecio vulgaris L. Senecione comune 13Senecio jacobaea L. Erba chitarra 13Solidago gigantea Aiton Verga d'oro maggiore 13Galinsoga parviflora Cav. Galinsoga comune 13Taraxacum officinale Weber Dente di leone, Soffione 13Tragopogon pratensis L. Barba di becco 2Colchicum autumnale L. Colchichio d'autunno ndAllium oleraceum L. Aglio selvatico 8Allium schoenoprasum L. Erba cipollina 13Convallaria majalis L. Mughetto 5

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37Salvia selvatica(Salvia pratensis L.)

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Hemerocallis fulva L. Giglio di S. Giuseppe 4Muscari atlanticum Muscari atlantico 4Boiss.et ReuterMuscari kerneri Marchesetti Giacinto dal pennacchio 5Gagea lutea (L.) Ker-Gawl. Cipollaccio stellato 3Ornithogalum umbellatum L. Latte di gallina 13Polygonatum multiflorum Sigillo di Salomone maggiore 5(L.) All.Polygonatum odoratum Sigillo di Salomone comune 2(Miller) DruceRuscus aculeatus L. Pungitopo 3Narcissus poeticus L. Narciso selvatico 3Iris pseudacorus L. Iris giallo 1Juncus effusus L. Giunco 2Luzula campestris (L.) DC. Lucciola campestre 4Commelina communis L. Commelina 2Anthoxanthum odoratum L. Paleo odoroso 13Avena sativa L. Avena comune 13Bromus hordeaceus L. Spigolino 13Bromus sterilis L. Forasacco rosso 13Calamagrostis epigejos Cannella delle paludi 2(L.) RothDactylis glomerata L. Erba mazzolina 13Digitaria sanguinalis Sanguinella comune 13(L.) Scop.Deschampsia caespitosa Migliarino comune 13(L.) Beauv.Echinochloa crus-galli Giavone comune 13(L.) Beauv.Holcus lanatus L. Bambagiona 13Melica nutans L. Melica delle faggete 1Melica uniflora Retz. Melica comune 13Hordeum murinum L. Orzo selvatico 13Lolium multiflorum Lam. Loglio maggiore 13Phalaris brachystachys Link Scagliola cangiante 1Phleum pratense L. Coda di topo, Codolina 13Phragmites australis Canna di palude 1(Cav.) Trin.Poa annua L. Fienarola annua 13Poa bulbosa L. Fienarola bulbosa 4Poa sylvicola Guss. Fienarola moniliforme 4Poa trivialis L. Fienarola comune 1Setaria verticillata (L.) Beauv. Fieno stellino, Panicastrella 13Sorghum halepense (L.) Pers. Sorghetto 13Typha latifolia L. Mazzasorda 2Carex_acuta Curtis Carice tagliente 6Carex brizoides L. Carice brizolina 3Carex pilulifera L. Carice pallottolina 6

Note All'elenco floristicoLa terza colonna indica il grado di diffusione della specie nel Parco delRoccolo pari al numero di sottosettori in cui la stessa è stata rilevata.Nel CD ROM è consultabile l'elenco floristico completo dellecaratteristiche delle specie rilevate.

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Papavero, Camomilla, Specularia

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Conteuti del CD ROM:1. approfondimenti storici, letterari e didattici2. mappe storiche3. schede floristiche4. gallerie fotografiche con oltre 300 immagini5. giochi con i fiori6. piano del parco7. bibliografia citata e siti web8. area download

l'Atlante della biodiversità:1. inserire il CD ROM nel Computer2. doppio click su risorse del computer3. doppio click sull'icona del lettore CD ROM4. doppio click sul file "index.htm"

Requisiti Hardware:PC con almeno 16 MB di RAM (consigliati 32 MB)Lettore CD-Rom 8X

Risoluzione video ottimale:800X 600 - 65.000 colori

Requisiti Software:Internet Explorer 4.X o successivio Netscape Explorer 3.X o successivi

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LA FLORA IERICom’è cambiato il paesaggiodalle origini ai giorni nostri.

Pag. 5

LA FLORA OGGIAlcune specie di interessenaturalistico vegetano nei

boschi e nei filari. Ecco quali.

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LA FLORA DOMANIGli interventi da realizzareper favorire la biodiversità.

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ELENCO FLORISTICOLe 234 specie che

costituiscono il patrimoniodi biodiversità vegetaledel Parco del Roccolo.

Pag. 30

CD ROMApprofondimenti storici,

letterari, botanici e didattici.

Page 44: FLORA - PARCO del ROCCOLO · LA FLORA IERI Storia della flora e del paesaggio del Parco del Roccolo. Cercheremo di ricostruire, per quanto possibile, l’evoluzione della vegetazione

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Filipendula ulmaria (L.) Maxim

1994-2004dieci anni di Parco del Roccolo

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