La Filosofia Del Buddismo Tibetano e l'Inesistenza Dell'Io

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  • 7/30/2019 La Filosofia Del Buddismo Tibetano e l'Inesistenza Dell'Io

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    Per il ciclo di conferenze Filosofia tra oriente e occidente. Dialoghi e pratiche per la verit.

    La Filosofia del Buddismo Tibetano e linesistenza dellIo

    Dialogo con Lama Geshe Lobsang Tenkyong (14 dicembre 2006 presso Asia Modena).

    La radice della sofferenzaDomanda: Lama Tenkyong, nella sua tradizione vengono accuratamente descritte diverse forme didistorsioni mentali ed emozioni distruttive. Viene data lindicazione di elaborare un buonprogramma di investimento emotivo per contenere la collera e per coltivare le buone qualitinteriori, sviluppare la compassione e la benevolenza verso noi stessi e gli altri.Ma quale la fonte di queste emozioni distruttive che ci fanno soffrire? possibile porvi rimedioattraverso una realizzazione, oltre che con i comportamenti etici e compassionevoli?

    Lama Tenkyong: la causa principale della nostra sofferenza e la radice di tutte le passionidisturbanti come collera e attaccamento, lignoranza. Ignoranza non semplicemente un noncapire, un non conoscere; un fraintendere la realt, in contrasto con quello che c e con quelloche siamo: un mal inteso senso di Io, che ci sembra esista mentre in realt non c per nulla. Lacredenza nellIo in contrasto con la realt dei fatti. Abbiamo limpressione che ci sia qualcosa ditrovabile e concreto, qualcosa di sostanziale e monolitico. Ma questo senso dellIo, diidentificazione, lignoranza alla base di tutte le altre afflizioni mentali, il motore per cuicontinuiamo a soffrire. In realt lIo, la persona, il s, qualcosa di nominale, esiste come individuonominalmente, meramente etichettato. E chiamato, o meglio imputato, come Io sulla base dei 5aggregati psicofisici (skanda). Esistiamo semplicemente come imputazione, come nome su una baseche non qualcosa che possiamo riscontrare.

    Abbiamo limpressione che in noi ci sia qualcosa di solido, concreto, ma se andiamo a vedere intutte le parti del corpo e della mente, nei 5 aggregati o componenti psicofisici, se cerchiamo dallatesta ai piedi, in tutte le varie forme di pensiero, in tutti i vari tipi di mente attivi nella nostracoscienza... quali di questi potrebbe essere lIo? Dov lIo?Dopo attenta ricerca non lo troviamo, non scopriamo lIo in nessuna di queste parti.Eppure non siamo totalmente inesistenti: esistiamo nominalmente, siamo semplicemente etichettatisulla base di corpo e mente, sulla base dei 5 componenti o aggregati psicofisici. Ma la mente chefraintende crede di esistere cos come ci concepiamo, come Io, e attiva tutte le varie forme diattaccamento e di avversione.E molto importante portare avanti questa ricerca per andare alla fonte dei fattori che provocanosofferenza.

    Stasera sono partito nellanalizzare le emozioni distruttive come lattaccamento e lodio perchsono le problematiche principali che ci tormentano nella nostra vita. Per liberarsene importanterilevare queste dinamiche di sofferenza che costantemente viviamo, riconoscerle e nominarle comeattaccamenti, avversioni, odi, conflitti.Poi per fondamentale risalire allignoranza, al fraintendimento di base: ovvero lidentificazione,laggrapparsi a un S, a un Io, il concepire la propria esistenza come avente natura propria, a sstante. Questa convinzione fa s che si formino le passioni di attaccamento, avversione,esagerazione o di stravolgimento della realt, che sono proiezioni in eccesso della realt con tuttoquel che ne consegue. Quindi ogni qualvolta ci accorgiamo che in atto una passione, dobbiamocercare di risalire da che prospettiva la stiamo vedendo.

    Riconoscere lIo che va negatoClassicamente nei testi si parla di risalire la prospettiva fino a riconoscere loggetto dellanegazione, (che poi non un oggetto perch non esiste), ovvero lIo che va confutato.

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    Quando in atto qualche emozione distruttiva come la paura, sembra che ci sia un qualcosa chechiamiamo Io, col nostro nome, che ha paura. A quel punto dobbiamo risalire la prospettiva, cercarelIo che ha paura mediante un auto-esame meditativo per il quale importante usare il proprionome. In questi momenti in cui c un certo pathos, forti sentori, forti emozioni, sentiamo un Ioparticolarmente forte, sembra quasi di poterlo afferrare, distinguere ma non lo troviamo. Quando

    siamo pi tranquilli, pi in agio, di nuovo cominciamo la ricerca di questo qualcosa, lo chiamiamocon il nostro nome e lo cerchiamo in tutte le parti del nostro corpo, della nostra mente, lo cerchiamoproprio dalla testa ai piedi di nuovo non lo troviamo. Eppure nel nostro modo di atteggiarci, dipensare, ci diciamo tante volte: Io voglio essere felice, Io non voglio soffrire. importante utilizzare questo senso fittizio dellIo per andare a vedere dov, che cos, in qualiparti identificarlo. Questo un processo di analisi molto importante, funzionale per cominciare asmantellare, disattivare, screditare le dinamiche alla base della nostra sofferenza. E moltoimportante cercare di rilevare questo qualcosa che poi in termini filosofici si chiama ci che vanegato.Quando si parla di Vacuit si parla di unassenza di quel qualcosa che viene prima cercato senzatrovarlo, arrivando alla conclusione che non c. Per questo si parla di oggetto della negazione:

    perch alla fine verr screditato.

    Vacuit come interdipendenzaLa nostra mente costantemente si riferisce a un oggetto-Io o a un qualche oggetto sostanziale fuoridi noi, cerca di concretizzarlo, di affermarlo. Riconoscere loggetto della negazione una analisimolto importante perch arriva a discreditare proprio loggetto concepito dallignoranza. Questaanalisi un processo logico, mediante luso della ragione, che ci porta a capire primaconcettualmente e poi eventualmente in un modo sempre pi approfondito e intuitivo che quellache crediamo essere la realt falsa, non si trova da nessuna parte, una percezione di qualcosa chenon esiste. Arrivare a capire che le cose non esistono in modo monolitico, intrinseco, moltoimportante, ci introduce alla realt della Vacuit. Uno dei migliori ragionamenti utilizzati perillustrare la realt della Vacuit ovvero la mancanza di esistenza a s stante, la mancanza di entitisolate, esistenti di per s il ragionamento della interdipendenza.Linterdipendenza ha a che fare con lessere puramente etichettati, imputati sulla base delle parti,degli aggregati psicofisici. Se cerchiamo un Io indipendente, isolato, a s stante come quello che cisembra di vivere, non lo troviamo perch Io come tutto il resto frutto della interdipendenza, solo un intreccio di condizioni e cause sulla base del quale qualcosa esiste come semplice nome.Perch importante fare questa ricerca, questa analisi? Perch se non smantelliamo la convinzionedi essere un Io separato e sostanziale, questa allucinazione fa scaturire tutte le emozioni distruttivecome lattaccamento, lavversione, lirritazione, la rabbia. Fa scaturire tutte le cause del nostrosoffrire.

    Per poter procedere sul nostro cammino verso il risveglio abbiamo bisogno di due gambe. Da unaparte la gamba del metodo che compie la ricerca e scredita il vecchio convincimento di realt,dallaltra la gamba della saggezza che si apre alla visione e prende atto di quella che effettivamente la realt. fondamentale screditare limpressione dellIo per mettere in moto questedue gambe ed avanzare sempre di pi verso lilluminazione, la realizzazione e la capacit beneficache possiamo avere.

    Meditare alla ricerca dellIoVorrei ora aprire una parentesi importante, per dire che sono molto compiaciuto che in questo luogosi mediti, che si dedichi per un periodo di tempo della nostra giornata, magari a costo di sacrificio,

    che si compia un certo tipo di ricerca interiore. Anche se siamo molto stanchi, anche se qualcosache ci costa ed impegnativo, anche se si sottrae tempo al riposo o al rilassamento, moltoimportante meditare. una responsabilit personale quella di portarci avanti, farci progredire in un

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    cammino interiore. Purtroppo nessuno pu farlo al nostro posto, non possiamo delegare nessuno ameditare per noi. Altri eventualmente possono avere il ruolo di indicarci il modo, la via, il sentieroper non ci possono portare di peso. Ognuno di noi responsabile di se stesso, ognuno responsabile di costruire il proprio cammino interiore, il proprio percorso, la propria evoluzione esviluppare le proprie qualit interiori.

    Ora vorrei invitarvi a fare alcuni minuti in silenzio, una meditazione alla ricerca dellIo. Ognuno dis pensi al proprio nome, si nomini mentalmente e cominci a cercarsi in tutte le proprie parti delcorpo e della mente. State come siete pi comodi, per pochi minuti non necessario assumere unaposizione formale di meditazione. Cercatevi col vostro nome. Vi siete trovati?Domanda: Faccio una breve premessa. Se ho capito quello che stato detto, loggetto che vienenegato non lesistenza, intesa come il fatto desserci di qualcosa, ma lessenza, cio il fatto diessere proprio quella cosa in modo essenziale, ultimo, sostanziale; in Occidente diamo moltorilievo alla distinzione tra il significato del termine esistenza e quello di essenza, e tutta la nostraconoscenza basata sul riconoscimento di qualit essenziali e sostanziali. Ora, avrei unadomanda su questo interessantissimo esercizio: nella ricerca, letichetta di Roberto

    effettivamente cade; pi che cadere, non trova una essenza propria a cui attaccarsi. Per io nonscompaio, non vado verso lannientamento, anzi questa ricerca porta in evidenza una intensit, unsentire profondo. Lei ha detto prima che Roberto un costrutto, non esiste come essenza; nelcontempo nella mia esperienza una base di imputazione resta, qualcosa sta indubitabilmenteesistendo, non posso negarlo perch latto di negarlo lo afferma ancora di pi. Allora vorreichiedere: cos questa base di imputazione?Lama Tenkyong: Tu ti sei nominato Roberto, ti sei messo a cercare Roberto, non hai trovatoRoberto. Ci che viene confutato e che non esiste lIo monolitico, il Roberto a s stante,indipendente. Non viene confutato n Roberto n il nome di Roberto, sarebbe una cadutanellestremo del nichilismo, del non esiste nulla. E difficile fare questa distinzione perch nonsiamo addestrati a rilevare quello che puramente nominale e quello che effettivamente esiste.Roberto esiste in modo nominale, ha una esistenza funzionale: quello che agisce, che si fa delbene, che si fa del male, che si orienta verso la virt o la non virt, che si crea sofferenza o felicit.Esiste come etichetta Roberto applicata sulla base di imputazione, ela base di imputazione ilcorpo e la mente. La base della imputazione un insieme di parti corpo e mente che vienenominato Roberto che per non Roberto. Se cerchi Roberto nelle parti, non lo trovi. Alla finescopri che Roberto semplicemente etichettato su queste parti: non le parti, le parti non sonoRoberto n linsieme di tutto il resto.Questo Roberto probabilmente carico, mentre lo senti e lo cerchi, di una certa intensit, unatensione. Questa tensione, se venisse intesa nei termini di qualcosa di isolabile e a s stante, sarebbeanchessa da negare. Ma in ogni caso importante partire in questa ricerca con il sentore di un Io

    sentito, per andarlo a scardinare in senso funzionale e realistico. Senza per questo caderenellestremo nichilistico dellannullamento, del non esistere affatto, o del non esserci alcunch.

    Due domande conclusiveDomanda: Pratico da 23 anni il buddhismo Nichiren. Ho sentito una bella analisi dei nostripensieri, ho sentito parlare di non violenza, di non nuocere. Ho anche sentito che siamo in baladella nostra mente, che dobbiamo analizzarla e diventarne padroni. Ma ritengo che soltantoriflettere, soltanto meditare non basti, abbiamo bisogno di trovare un mezzo per risolvere iproblemi che ci fanno soffrire. Io capisco il fascino per le teorie filosofiche, ma ritengo chebuddhismo debba essere un mezzo reale per riuscire a sopraffare le tue debolezze. Se nonfunziona, se non riesce a cambiare anche solo una virgola della tua vita, il buddhismo perduto.

    Una persona vuole guarire da una malattia, non guarisce cercando di convincersi. Devo dire chequando avete fatto la meditazione, io sono uscito a sgranchirmi. La domanda : qual il mezzo cheti consente di mettere in pratica tutte queste cose?

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    Lama Tenkyong: Il mezzo quello che nel buddhismo viene chiamato metodo, una delle duegambe o ali di cui ho parlato. Sono questi gli strumenti, i mezzi che ci permettono di progredire, dimigliorarci.Adesso mi permetto io di fare una domanda. Ci sono dei malati che proprio non vogliono prenderedei medicinali, seguire la terapia. I medici, gli infermieri, i parenti, tutti attorno per far s che segua

    la terapia, quello niente, fa il furbo. Cos non si guarisce. Da cosa dipende il fatto di non guarire?Limperfezione di non porre rimedio alla propria malattia dipende dal medico, dagli infermieri, daiparenti oppure dal malato che fa il furbo?Dipende dal malato. Quindi il problema quello di riuscire o meno ad applicare metodo e saggezzanella propria vita.Il metodo che chiedi per intervenire contro i problemi, risalire alla radice della nostra sofferenza:ho parlato di disattivare labitudine ad afferrarsi allIo. Ovviamente in una serata devo parlare ingenerale, e quindi prima ho indicato anche di arginare il proprio attaccamento, la propriaavversione, i propri momenti di travolgimento da parte delle afflizioni che ci fanno soffrire.E un lavoro che va integrato nella propria vita, non vanno distinte la vita e la filosofia. Bisognaessere presenti a noi stessi man mano che svolgiamo tutte le nostre attivit, dalla mattina alla sera.

    Tutte le attivit di vita sono momenti in cui indaghiamo sulle fonti fondamentali del nostromalessere. E bene utilizzare tutte le occasioni, le fatiche, le frustrazioni, la paura, linquietudine, lepreoccupazioni, per applicare il metodo di disattivare lillusione che fa nascere le emozionidistruttive di attaccamento e avversione che producono il nostro soffrire. Questo metodo lasaggezza che comprende la Vacuit: ricercare lIo falso per screditarlo. un metodo super-funzionale ed efficace per arrivare alla base delle nostre sofferenze.Questo il metodo migliore, lo ripeto, ma non lunico. Un altro metodo, visto che talvolta difficilearrivare subito a cogliere il senso di questa analisi filosofica, coltivare sempre i sentimenti diamore e benevolenza che vanno a neutralizzare lirritazione, la frustrazione, lodio. Oppure siconsiglia, per ridurre i momenti di attaccamento, di pensare agli aspetti ripugnanti di qualcuno percui abbiamo un esagerato coinvolgimento. Oppure se presente eccessiva arroganza, presunzione,orgoglio, possiamo farci degli elenchi di temi, cose, nozioni di noi stessi e della vita di cui noi nonabbiamo la conoscenza, che non abbiamo capito a fondo. Ci sono moltissime cose che nonsappiamo. Quindi, ricordiamoci di quanto siamo ignoranti per essere meno arroganti.

    Domanda: Come mai cos facile ingannarsi e cos difficile capire come stanno le cose in realt?Qual il senso, il significato della mente?Lama Tenkyong: Questa difficolt si presenta per una questione di abitudine, una questione ditempo. Siccome da sempre, dal tempo senza inizio, abbiamo coltivato una abitudine negativa, unafamiliarit con atteggiamenti e pensieri negativi, questi diventano automatici e ci inganniamo. Ipensieri negativi, a causa dellabitudine, sono i pi frequenti e potenti.

    Non c stata unaltrettanta coltivazione di ci che liberatorio, di ci che ci permette di capirecome le cose stanno in realt e che ci placa, ci rende felici.Quindi una questione di coltivazione, di abitudine. Non una questione di chiedersi il significatodella mente illusa,ma di coltivarsi, di meditare su ci che liberatorio. Per questo nel buddhismo sidice che occorre fare molta meditazione su ci che positivo perch non stata fatta a sufficienza.

    Traduzione: Anna Maria de Pretis.A cura di Roberto Ferrari e Sandra Buraschi

    Lama Geshe Lobsang Tenkyong: nato nella regione tibetana del Kham nel 1958. Costrettoall'esilio in India, nel 1982 ha proseguito gli studi presso l'Universit monastica di Sera Je divenendoun Geshe Lharampa, il pi alto titolo di studi conseguibile all'interno della tradizione gelug-pa. La

    sua presenza in Italia consegue ad una indicazione di Lama Zopa Rinpoche. Insegna presso il centroTara Cittamani di Padova.