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MODULO 2 La disciplina sui Servizi Pubblici Locali, le competenze, i centri decisionali

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MODULO2

La disciplina sui Servizi Pubblici Locali, le

competenze, i centri decisionali

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI

Indice q  Prima parte: excursus normativo dei SPL alla luce della

Giurisprudenza della Corte Costituzionale. q  Seconda parte: i punti chiave dei SPL. q  Terza parte: i SPL dopo la riforma Madia, il D.Lgs.100/2017. q  Quarta parte: il rapporto intercorrente tra i SPL e il servizio di

gestione dei rifiuti ed il meccanismo di funzionamento. q  Quinta parte: le diverse modalità di affidamento della

gestione dei rifiuti. q  Sesta parte: la legislazione regionale in materia.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI l’excursus normativo

q  La riforma del 2008 e la delegificazione del 2010 Ø  L'art. 23 bis del DL 112/2008 ha disposto una riforma del comparto dei SPL con l’obiettivo di favorire la diffusione dei principi di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione dei servizi. Ø  A tal fine il principio della gara è stato posto come regola generale degli affidamenti di servizi ed è stata stabilita una specifica normativa in deroga per le fattispecie che "non permettano un efficace ed utile ricorso al mercato“. Ø  E’ stata prevista un'ampia delegificazione del settore: questa riforma ha inciso sulla normativa contenuta principalmente nell’articolo 113 del TUEL (SPL di rilevanza economica) ed è stata poi modificata dall’articolo 15 del DL 135/2009, e successivamente completata in via di delegificazione dal Regolamento governativo adottato con D.P.R. 168/2010.

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q  Il Referendum del 12 e 13 giugno 2011 Ø  L’intera disciplina del comparto è stata poi abrogata con le consultazioni referendarie del 12 e 13 giugno 2011.

q Nuova disciplina generale dei Servizi Pubblici Locali Ø  Per colmare il conseguente vuoto normativo, è intervenuto sulla materia l’articolo 4 del DL 138/2011 riprendendo la disciplina varata nel 2008 e ss.mm.ii. Ø  Tali disposizioni sono state poi oggetto di ulteriori modifiche per effetto dell’articolo 9, co. 2, della legge 183/2011 (legge di stabilità 2012) e dell’art. 25, comma 1, del DL 1/2012 (cd DL Liberalizzazioni) che ha introdotto, l'art. 3-bis nel DL 138/2011, per disciplinare gli Ambiti Territoriali e i criteri di organizzazione dei servizi pubblici locali allo scopo di consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza dei servizi stessi.

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Ø  Il cd «DL Liberalizzazioni» ha novellato l’art. 4 del DL 138/2011 con l’obiettivo di limitare ulteriormente le possibilità di ricorrere alle gestioni dirette e di incentivare le gestioni concorrenziali nei diversi segmenti del comparto.

Ø  Ulteriori novelle, di entrambi gli articoli, 3-bis e 4, sono state poi disposte dall’art. 53 del DL 83/2012 (cd DL Crescita del Paese).

Le nuove regole stabiliscono non solo disposizioni in tema di affidamenti, ma anche norme in tema di: 1)  incompatibilità e divieti di incarichi nelle società e nelle commissioni

di gara; 2) valutazione della tutela dell'occupazione nell’ambito delle offerte nelle

gare; 3) virtuosità degli Enti affidanti;

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Ø  La disciplina ha previsto anche una clausola di generale applicazione di tutte le norme ai servizi pubblici locali di rilevanza economica con prevalenza sulle relative discipline di settore incompatibili, escludendo però dall’ambito applicativo i seguenti servizi, disciplinati da normative di settore: ü servizio di distribuzione di gas naturale; ü servizio idrico integrato; ü servizio di distribuzione di energia elettrica; ü servizio di trasporto ferroviario regionale; ü gestione delle farmacie comunali.

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4) assoggettamento delle società “in house” al patto di stabilità interno; 5) normativa in tema di acquisto di beni e servizi da parte di soggetti pubblici; 6) princìpi che regolano criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nelle PA.

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q  La Sentenza n. 199/2012 della Corte Costituzionale

Ø La Sentenza Corte Costituzionale n. 199/2012 ha dichiarato l’illegittimità delle disposizioni adottate, dopo il referendum del giugno 2011, con l’art. 4 del DL 138/2011 e delle successive modificazioni, in quanto dirette a ripristinare norme abrogate dalla volontà popolare col suddetto referendum, quindi in contrasto con il divieto desumibile dall’art. 75 Cost. Ø La declaratoria di illegittimità ha riguardato non solo l’art. 4, ma anche le successive modificazioni dello stesso articolo: art. 9, co. 2, della legge 183/2011; art. 25 del decreto-legge 1/2012; art. 53 del decreto-legge 83/2012.

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Ø  Escluso dal perimetro dell’illegittimità l’art. 3-bis, introdotto dall’art. 25 del DL 1/12 (disciplina degli ATO). La caducazione della normativa stabilita dall’art. 4 del D.L. 138/2011 e successive modifiche ha lasciato il settore dei Servizi Pubblici Locali parzialmente privo di una specifica disciplina nazionale di carattere generale, ma non per questo in una situazione di vuoto normativo. Ø  Per effetto della normativa Ue vigente in materia, trova applicazione quanto stabilito in sede comunitaria: la gestione diretta dei SPL da parte dell’Ente pubblico è ammessa se lo Stato membro ritiene che l’applicazione delle regole di concorrenza sia un ostacolo di fatto alla speciale missione del servizio pubblico restando riservato all’ordinamento comunitario il sindacato sull’eventuale “errore manifesto” alla base della decisione dello Stato.

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Ø  Secondo la giurisprudenza comunitaria, le regole sulla concorrenza non ostano a una disciplina nazionale che consente ad un Ente pubblico di affidare un servizio pubblico direttamente ad una società della quale esso detiene l'intero capitale, a condizione che l’Ente pubblico eserciti su tale società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi, e che la società realizzi la parte più importante della propria attività con l‘Ente che la detiene. Ø  In secondo luogo, la declaratoria di illegittimità non ha toccato l’art. 3-bis del DL 138/2011 (da ultimo modificata dalla legge 190/2014) le cui disposizioni, pur non riguardando le modalità di affidamento del servizio, hanno una generale applicazione nell’ambito dei SPL a rete a rivelanza economica.

Ø  In terzo luogo, i settori cd esclusi, sopra ricordati, restano disciplinati dalle normative di settore.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI l’excursus normativo

q  Gli interventi normativi successivi alla pronuncia di incostituzionalità. Ø  Su tale situazione è poi intervenuto l’art. 34, commi 20-25, del DL 179/2012, (convertito dalla Legge 221/2012), che ha previsto che l’affidamento dei Servizi Pubblici Locali di rilevanza economica sia basato su una Relazione dell’Ente affidante, da rendere pubblica sul sito internet dell’Ente stesso. Ø  Nella Relazione devono essere indicate le ragioni della forma di affidamento prescelta e deve essere attestata la sussistenza dei requisiti previsti dall’ordinamento europeo. Dalla relazione devono risultare gli specifici obblighi di servizio pubblico e di servizio universale. Ø Specifiche disposizioni sono previste per gli affidamenti già effettuati e tuttora in corso, che prevedono obblighi di conformazione e scadenze. Ø Da tale disciplina sono espressamente esclusi i servizi di distribuzione di gas naturale e di distribuzione di energia elettrica, nonché quelli di gestione delle farmacie comunali.

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Ø  In particolare, l’articolo 3-bis del DL 138/2011 riserva esclusivamente agli Enti di Governo degli Ambiti o Bacini territoriali ottimali e omogenei, per tutti i servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica, compresi quelli del settore dei rifiuti urbani, le funzioni di organizzazione del servizio, di scelta della forma di gestione, di affidamento e controllo della gestione, di determinazione delle tariffe all'utenza. Ø  Ai fini del contenimento e controllo della spesa pubblica l’art. 3 del DL 174/2012 ha previsto che: “i contratti di servizio, stipulati dagli Enti locali con le società controllate, con esclusione di quelle quotate in borsa, devono contenere apposite clausole volte a prevedere, ove si verifichino condizioni di deficitarietà strutturale, la riduzione delle spese di personale delle società medesime”.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI I punti chiave

q  Compete alle Autorità statali, regionali e locali definire, organizzare, finanziare e controllare i servizi di interesse generale. Questa nozione di responsabilità è alla base dell'art. 14 del TFUE il quale affida agli Stati membri l’incarico di garantire, nell'ambito delle rispettive competenze, che le proprie politiche consentano agli operatori di servizi di interesse economico generale di assolvere i loro compiti.

ü  Per Servizio Universale s’intende: “Un insieme minimo, definito, di servizi di determinata qualità disponibile a tutti gli utenti a prescindere dalla loro ubicazione geografica e, tenuto conto delle condizioni specifiche nazionali, ad un prezzo abbordabile”.

ü  Il servizio pubblico di rilevanza economica è, anche, attività economica da intendersi come “qualsiasi attività che consista nell’offrire beni o servizi in un determinato mercato” e che legittima una rimuneratività (integrale e/o parziale) della sua erogazione da parte dei gestori.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI I punti chiave

Ø  Art. 112, 1° co. DLgs 267/2000 - (Servizi Pubblici Locali) Gli Enti Locali, nell’ambito delle rispettive competenze, provvedono alla gestione dei servizi pubblici che abbiano per oggetto produzione di beni ed attività rivolte a realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile delle comunità locali. Ø  Art. 3 bis, comma 1 bis, DL 138/2011 - (Funzioni degli Enti di

Governo degli Ambiti) Le funzioni di organizzazione dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica, compresi quelli appartenenti al settore dei rifiuti urbani, di scelta della forma di gestione, di determinazione delle tariffe all'utenza per quanto di competenza, di affidamento della gestione e relativo controllo sono esercitate unicamente dagli Enti di Governo degli ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei istituiti o designati ai sensi del comma 1 del presente articolo.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI I punti chiave

CIRCULAR ECONOMY

Ø  Art. 9, co 1 - 7 DL 95/2012 (accorpamento, soppressione e divieto di costituzione di nuovi Enti) Al fine di assicurare il coordinamento e il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, il contenimento della spesa e il migliore svolgimento delle funzioni amministrative, le Regioni, le Province e i Comuni sopprimono o accorpano o, in ogni caso, assicurano la riduzione dei relativi oneri finanziari in misura non inferiore al 20%, Enti, Agenzie e organismi comunque denominati e di qualsiasi natura giuridica che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, esercitano, anche in via strumentale, funzioni fondamentali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione o funzioni amministrative spettanti a Comuni, Province, e Città metropolitane ai sensi dell'articolo 118, della Costituzione.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI DOPO LA RIFORMA MADIA

Ø  Con l’approvazione nel 2016 da parte del Consiglio dei Ministri del D.Lgs recante il Testo Unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale sembrava essere finalmente pervenuti al termine della lunga fase di incertezza e di instabilità che ha caratterizzato l’assetto normativo del settore.

Ø  Questo Testo unico si configurava come una stabilizzazione

in forma organica delle disposizioni in essere a seguito sia dell’emanazione delle direttive europee in materia di appalti e concessioni (le Direttive 23 e 24 del 2014), sia del varo del nuovo Codice dei Contratti pubblici (D.Lgs 50/2016 integrato e corretto con il D.Lgs 56/2017), sia di una serie di disposizioni sul tema tra cui quelle contenute nelle leggi di stabilità 2014 e 2015 (L. 147/2013 e L. 190/2014).

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI DOPO LA RIFORMA MADIA

Ø  La pronuncia di incostituzionalità da parte della Consulta (Sentenza n. 251/2016), che ha censurato parte delle disposizioni della c.d. “Delega Madia” (L. 124/2015), ha prodotto un’interruzione di questo processo.

Ø  La Corte, infatti, in relazione al ricorso presentato dalla Regione

Veneto, ha rilevato che le norme oggetto della delega, pur incidendo in ambiti riconducibili alla competenza dello Stato, riguardano anche materie di competenza regionale residuale o concorrente e quindi presentano un vizio di legittimità costituzionale riconducibile alla lesione del “principio di leale collaborazione”. Ciò in quanto la procedura prevista nella delega per l’adozione dei relativi decreti attuativi richiedeva che fossero adottati previa acquisizione del parere reso in sede di Conferenza unificata, anziché previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI DOPO LA RIFORMA MADIA

Ø  La pronuncia di incostituzionalità è circoscritta alle disposizioni di delega della legge 124/2015 e non si estende alle relative norme attuative.

Ø  Il Testo Unico sui servizi pubblici locali di interesse economico

generale non è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale per la conseguente pubblicazione. A fronte di questa situazione, secondo il parere del Consiglio di Stato (Parere 83/2017), le possibili strade per salvaguardare le disposizioni contenute nel TU possono essere, o l’adozione di una nuova legge delega conforme ai vincoli procedurali sanciti dalla Corte costituzionale, o un disegno di legge avente, almeno in parte, il contenuto del decreto delegato che andrebbe a sostituire.

Ø  Ad oggi, essendo decaduto il termine ultimo previsto dalla

Delega Madia rimane solo percorribile la strada di un nuovo DDL da presentare entro la fine della legislatura in corso.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI DOPO LA RIFORMA MADIA

q  Con il Decreto Legislativo n. 100 del 2017 sono state emanate le disposizioni integrative e correttive al Decreto Legislativo recante i l Testo Unico in materia di Società a Partecipazione pubblica.

Ø  E’ stata specificatamente ammessa la possibilità per le società

partecipate dai Comuni che non hanno bilanci in perdita e che producono servizi di interesse economico generale di partecipare alle gare anche fuori dall’ambito territoriale di riferimento nel caso in cui si tratti di servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica.

Ø  E’ stato fissato al 30 settembre 2017 il termine ultimo per

l’approvazione, con Delibera consiliare, dei piani di razionalizzazione straordinaria delle partecipazioni possedute dall’Ente locale.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI DOPO LA RIFORMA MADIA

Ø  La mancata approvazione del provvedimento di ricognizione delle partecipazioni entro il termine fissato comporta una sanzione per l’Ente fino a 500mila euro. Gli esiti della verifica dovranno risultare da un provvedimento motivato.

Ø  Adeguamento degli Statuti: entro il 31 luglio 2017 le società

controllate devono aver adeguato con Delibera conciliare i propri Statuti. Per le società miste il termine per adeguare la quota minima di partecipazione del socio privato (che, si ricorda, non può essere inferiore al 30%) è fissato al 31 dicembre 2017.

Ø  E’ stato fissato al 30 settembre 2017 il termine ultimo entro il

quale le società in controllo pubblico devono effettuare la ricognizione del personale in servizio. L’elenco del personale eccedente dovrà essere trasmesso alla Regione entro il 30 ottobre 2017.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI DOPO LA

RIFORMA MADIA Ø  E’ stata semplificata la procedura relativa alla costituzione e

acquisizione di partecipazioni societarie: abrogazione dell’obbligo di motivare la costituzione di una società a partecipazione pubblica con riguardo alla possibilità di destinazione alternativa delle risorse pubbliche impegnate.

Ø  E’ stata ridotta la soglia minima di fatturato medio triennale da considerare al fine del piano straordinario di razionalizzazione: per il triennio 2017-2019 la soglia da raggiungere è di 500.000 euro e non più di 1.000.000.

Ø  Il divieto, fino al 30 giugno 2018, di assunzioni a tempo

indeterminato per le società controllate dagli Enti locali decorrerà soltanto dopo la pubblicazione del Decreto del Ministero del Lavoro. (Non previsto per le assunzioni a tempo determinato e per le altre forme di lavoro flessibile).

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI DOPO LA

RIFORMA MADIA Ø  Le società «in house» possono ricevere affidamenti diretti dalle

amministrazioni pubbliche che esercitano su di esse un controllo analogo ovvero da ciascuna delle Amministrazioni che esercita un controllo analogo congiunto, solo se non vi è la presenza di privati ovvero – ai sensi della direttiva 2014/24/UE – se quest’ultima è prevista a seguito di prescrizioni di legge e risulta priva di potere di controllo, veto o influenza dominante sulla società (quindi solo in caso di “finanziatore”).

Ø  Adeguamento degli amministratori delle società in

controllo pubblico: gli amministratori delle società in controllo pubblico non possono essere dipendenti delle Amministrazioni pubbliche controllanti o vigilanti.

Ø  Limiti alla composizione dell’organo amministrativo: viene

oggi data la possibilità alle singole società in controllo pubblico di verificare autonomamente se adottare un organo amministrativo collegiale al posto di quello monocratico.

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I SERVIZI PUBBLICI LOCALI DOPO LA

RIFORMA MADIA Ø  Deroga per le Società regionali: è previsto che i Presidenti di

Regione e delle Province autonome possono deliberare l'esclusione totale o parziale dell'applicazione delle disposizioni dell’art. 4 del T.U. per singole società partecipate. A prescindere dall’attività svolta dalla società partecipata, sarà sufficiente che il Presidente della Regione o il Presidente della Provincia Autonoma ne dichiari la stretta necessità per il perseguimento delle finalità istituzionali del proprio Ente.

Ø  E’ stato precisato che la produzione ulteriore rispetto al limite

dell’80% di fatturato da effettuare con le PA, può derivare anche dallo svolgimento di prestazioni diverse rispetto a quelle erogate ai soci. Il fatturato realizzato con soggetti non soci è consentito solo a condizione che la relativa produzione permetta di conseguire economie di scala. Pertanto, una società “in house” che svolge il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti per i Comuni soci, potrà legittimamente cedere a terzi i prodotti derivanti dall’attività di valorizzazione dei rifiuti purché il fatturato derivante da tali cessioni non superi il 19,99% del fatturato complessivo e purché l’attività consenta di recuperare efficienza.

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SPL e SERVIZIO DI GESTIONE DEI

RIFIUTI URBANI Ø  La disciplina di riordino dei servizi pubblici locali di

rilevanza economica prevede, in capo ai diversi Enti coinvolti, una serie di adempimenti, le relative scadenze e l’eventuale potere sostitutivo in caso di inadempienza. Tale percorso è definito dall’art. 3-bis del D.L. 138/2011 e dall’art. 13 del D.L. 150/2013.

Ø  Regioni e Province autonome devono organizzare i SPL di rilevanza economica definendo il perimetro degli Ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei tali da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza del servizio e istituendo o designando gli Enti di governo degli stessi, ai quali è attribuito:

1)  l’esercizio delle funzioni di organizzazione dei servizi; 2)  scelta della forma di gestione; 3)  determinazione delle tariffe all'utenza per quanto di competenza; 4)  affidamento della gestione e relativo controllo.

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SPL e SERVIZIO DI GESTIONE DEI

RIFIUTI URBANI Ø  La mancata perimetrazione entro il 30 giugno 2012 comporta

l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del Consiglio dei Ministri. Ø  La mancata individuazione o designazione dell’Ente di governo

degli ambiti comporta, a partire dal 1° luglio 2014, l’esercizio del potere sostitutivo da parte del Prefetto competente per Territorio.

Ø  È fatta salva l'organizzazione di servizi pubblici locali in ambiti o bacini territoriali ottimali già prevista in attuazione di specifiche direttive europee, nonché ai sensi delle discipline di settore vigenti o delle disposizioni regionali che siano comunque coerenti con i criteri definiti dall’art. 3-bis (ampiezza minima provinciale, giustificando eventuali dimensioni inferiori sulla base di criteri di differenziazione territoriale e socio-economica e in base a principi di proporzionalità, adeguatezza ed efficienza del servizio).

Ø  Sulla base dell’assetto organizzativo definito dalle Regioni e dalle Province autonome, gli Enti locali hanno l’obbligo di aderire all’Ente di governo del corrispondente ambito o bacino territoriale ottimale entro il 1° marzo 2015 o, comunque, entro 60 giorni dall’individuazione dell’Ente di governo da parte della Regione o Provincia autonoma.

Ø  Decorsi inutilmente tali termini, il Presidente della Regione esercita, previa diffida ad adempiere, i poteri sostitutivi.

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SPL e SERVIZIO DI GESTIONE DEI

RIFIUTI URBANI Ø  Occorre, inoltre, tener conto di quanto stabilito dall’art. 1

comma 90 della L. 56/2014 (c.d. Legge Delrio), secondo cui, Stato o Regioni, in funzione della materia, devono sopprimere Agenzie o Enti (consorzi, società “in house”) alle quali siano state attribuite funzioni di organizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica in ambito provinciale o sub-provinciale, riattribuendo, contestualmente, tali funzioni alle Province.

Ø  Per il servizio di gestione rifiuti occorre, inoltre, tener

presente quanto disposto dal D.L. 78/2010, art. 14 comma 27 lett. f), secondo cui l'organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero dei rifiuti urbani, nonché la riscossione dei relativi tributi sono funzione fondamentale dei Comuni.

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SPL e SERVIZIO DI GESTIONE DEI

RIFIUTI URBANI Ø  L’erogazione dei servizi pubblici, non più in privativa ma in regime

di liberalizzazione, impone comunque di apprestare forme specifiche e peculiari di disciplina oltre che di tutela dei cittadini/ utenti. Non sussistono dubbi che la gestione dei rifiuti urbani è servizio pubblico essenziale (come espressamente previsto dall’art. 1, comma 2, lett. a) della L. 146/1990) e che l’intero servizio di gestione dei rifiuti urbani è soggetto a tariffa secondo quanto disposto dall’articolo 49 del D. Lgs. 22/1997 e successivamente modificato dall’art. 14 della legge n. 214 del 2011.

Ø  Il servizio pubblico può dirsi caratterizzato da tre elementi

fondamentali: ü  l’attività di tipo economico diretta alla produzione di utilità; ü  l’offerta indifferenziata e doverosa al pubblico; ü  il soddisfacimento, in via continuativa, di un pubblico interesse

ovverosia di bisogni generali pertinenti alla collettività.

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SPL e SERVIZIO DI GESTIONE DEI

RIFIUTI URBANI Ø  Il servizio di igiene urbana costituisce un’attività di pubblico

interesse e presenta alcune peculiarità: ü  in primo luogo deve essere continuativo, al fine di tutelare

l’igiene e la salute pubblica; ü  è necessario garantire ai cittadini che il servizio sia

disponibile e accessibile a tutti nella stessa misura; ü  non è possibile interromperlo, nemmeno in caso di

inadempienza del cittadino stesso, ad esempio a seguito del mancato pagamento della tassa.

Ø  Necessità di garantire l’equilibrio tra il mercato e la

regolamentazione, tra la concorrenza e l’interesse generale, al fine di garantire che i servizi di interesse generale siano prestati in modo ininterrotto, a favore di tutti gli utenti e su tutto il territorio.

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SPL e SERVIZIO DI GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

q  È necessario che il gestore del servizio si obblighi, attraverso la stipulazione del Contratto di servizio, a garantire determinati standard qualitativi e quantitativi a beneficio dell’utenza.

Ø  Ciò deve avvenire attraverso un intervento regolatorio che

stabilisca alcuni elementi imprescindibili come: ü  il metodo tariffario; ü  i livelli essenziali di servizio; ü  le forme di monitoraggio.

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LE MODALITA’ DI AFFIDAMENTO DELLA

GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI q  Per ciò che riguarda l’affidamento della gestione dei rifiuti urbani,

si prevedono essenzialmente tre forme ritenute equivalenti: ü  Esternalizzazione con ricorso al mercato, ossia

individuando all’esito di una gara ad evidenza pubblica il soggetto affidatario ai sensi del nuovo Testo Unico sugli appalti D.Lgs n. 50/2016, modificato dal D.Lgs n. 56/2017.

ü  Partenariato Pubblico-Privato, ossia per mezzo di una società mista pubblico-privata con una gara cd “a doppio oggetto” per la selezione congiunta del socio privato e di quello operativo chiamato alla prestazione del servizio.

ü  Affidamento diretto, cd “in house”, senza gara, in favore di un soggetto munito dei requisiti della totale partecipazione pubblica, del controllo sulla società affidataria cd “analogo” a quello che l’Ente affidante esercita sui propri servizi e dell’attività prevalente in favore dell’Ente affidante.

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LE MODALITA’ DI AFFIDAMENTO DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

q  La scelta tra queste forme deve essere motivata sulla base di apposita relazione illustrativa redatta dall’Ente affidante come previsto dall’art. 34, coma 13, del D.L. 179/2012: “per i servizi pubblici locali di rilevanza economica, al fine di assicurare il rispetto della disciplina europea, la parità tra gli operatori, l'economicità della gestione e di garantire adeguata informazione alla collettività di riferimento, l'affidamento del servizio è effettuato sulla base di apposita relazione, pubblicata sul sito internet dell'ente affidante, che dà conto delle ragioni e della sussistenza dei requisiti previsti dall'ordinamento europeo per la forma di affidamento prescelta e che definisce i contenuti specifici degli obblighi di servizio pubblico e servizio universale, indicando le compensazioni economiche se previste”.

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LE MODALITA’ DI AFFIDAMENTO DELLA

GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

q Quanto alla durata della gestione da parte dei soggetti affidatari, l’ordinamento non prevede nulla di specifico in tema di durata degli affidamenti.

Ø  E’ stato stimato che nella raccolta dei rifiuti urbani gli i n v e s t i m e n t i e f f e t t u a t i , l e g a t i p r i n c i p a l m e n t e all’ammortamento dei veicoli utilizzati per tale attività, sono recuperati nell’arco di cinque anni. Una durata superiore dovrebbe essere valutata caso per caso da parte degli Enti locali in considerazione di specifiche circostanze che inducono a ritenerla maggiormente efficiente.

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LE MODALITA’ DI AFFIDAMENTO DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

q  criteri ambientali minimi negli appalti pubblici Per quanto concerne gli appalti pubblici per l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti urbani è importante ricordare che con Decreto del MATTM del 13 febbraio 2014, sono stati adottati i criteri ambientali minimi (CAM) che le stazioni appaltanti pubbliche devono utilizzare per realizzare appalti sostenibili. Ø  In particolare, vengono fissati i criteri di base per la selezione dei candidati, le specifiche tecniche e le condizioni di esecuzione nonché i criteri premianti che possono essere utilizzati nel caso di appalti con il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

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LE MODALITA’ DI AFFIDAMENTO DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

q  L'evoluzione del GPP alla luce del nuovo codice appalti Ø  LEGGE 221/2015 - Adozione obbligatoria da parte degli Enti di specifiche tecniche

e clausole contrattuali per i quali sono stati già approvati relativi Criteri Ambientali Minimi (CAM) da parte del MATTM.

Ø  Decreto 24 maggio 2016 Incremento progressivo della percentuale del valore a base d'asta a cui riferire l'obbligo di applicare le specifiche tecniche e le clausole contrattuali dei criteri ambientali minimi per gli affidamenti.

Ø  Correttivo alla Legge Appalti: Decreto Legislativo n. 56 del 19 aprile 2017 “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50” entrato in vigore dal 20 maggio.

Con le ultime modifiche introdotte all’Art. 213 del DLGS_50/2016, ANAC diviene il soggetto deputato anche a monitorare l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi, poiché al Comma 9 è aggiunta in coda la seguente previsione: “La sezione centrale dell’Osservatorio provvede a monitorare l’applicazione dei criteri ambientali minimi di cui al decreto di cui all’articolo 34 comma 1 e il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal Piano d’azione per la sostenibilità dei consumi nel settore della pubblica amministrazione”.

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q Una particolare forma di affidamento diretto è quella in favore di società mista il cui socio di minoranza sia stato scelto mediante una procedura di evidenza pubblica.

Ø  Si tratta del partenariato pubblico-privato costituito per la gestione di uno specifico servizio per un tempo determinato.

Ø  In tal caso, secondo quanto stabilito dalla legge n. 166 del 2009, le società che gestiscono servizi pubblici locali in forza di un affidamento diretto o di una procedura ad evidenza pubblica, non possono acquisite la gestione di servizi ulteriori, né gli stessi servizi in ambiti territoriali diversi, neppure partecipando a gare.

q  E’ prevista l’istituzione presso l’ANAC (Linee Guida n. 7) dell’Elenco

delle PA aggiudicatrici e degli Enti aggiudicatori che operano mediante affidamenti diretti nei confronti di proprie società in house. Il termine per la presentazione della domanda è fissato al 30 ottobre 2017.

LE MODALITA’ DI AFFIDAMENTO DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

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LE MODALITA’ DI AFFIDAMENTO

DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

q  Nella scelta della modalità di affidamento, è importante tener presente:

ü  la sentenza del Consiglio di Stato, Sez. V, 15 marzo 2016 n. 1028, che ha evidenziato le differenze tra la società in house e la società mista;

ü  la recente sentenza del Consiglio di Stato 18 luglio 2017, n. 3554 che ha ribadito come l'affidamento diretto "in house" del servizio rifiuti, ricorrendone i presupposti, non ha natura eccezionale, essendo una delle modalità di affidamento del servizio previste dal Codice appalti, Dlgs 50/2016 e dalla direttiva 2014/24/Ue, purché ne ricorrano i presupposti e l'Ente lo abbia motivato (e la motivazione è insindacabile dal Giudice salvi i casi di travisamento dei fatti o manifesta illogicità).

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Grazie per l’attenzione

Responsabile di progetto Ing. Paolo Azzurro