L’ALEPH · dell’eclettico artista spagnolo Mariano Fortuny y Madrazo. Laboratorio di fotografia...

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Università IUAV di Venezia – Facoltà di Design e Arti Corso di Laurea Specialistica in Comunicazioni Visive e Multimediali Laboratorio di Design dei Tipi docente: Leonardo Sonnoli L’ALEPH L’Aleph è un’installazione ispirata all’omonimo racconto di Jorge Luis Borges. Nel suggestivo scenario della corte interna di Palazzo Fortuny a Venezia un’apparizione confusa di lettere fluttuanti acquista significato via via che lo spettatore si avvicina all’unico punto in cui il messaggio può essere colto. Silvia Cervellin Matteo Ferraro Sara Poli Margherita Rubini

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Università IUAV di Venezia – Facoltà di Design e ArtiCorso di Laurea Specialistica in Comunicazioni Visive e Multimediali

Laboratorio di Design dei Tipidocente: Leonardo Sonnoli

L’ALEPHL’Aleph è un’installazione ispirata all’omonimo racconto di Jorge Luis Borges. Nel suggestivo scenario della corte interna di Palazzo Fortuny a Venezia un’apparizione confusa di lettere fluttuanti acquista significato via via che lo spettatore si avvicina all’unico punto in cui il messaggio può essere colto.

Silvia CervellinMatteo FerraroSara PoliMargherita Rubini

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La nostra trasposizione dell’Aleph ha preso vita nel cortile interno di Palazzo Fortuny a Venezia. Si tratta di un mu-seo ospitato nel palazzo gotico che fu la dimora e l’atelier dell’eclettico artista spagnolo Mariano Fortuny y Madrazo. Laboratorio di fotografia e pittura, scenografia e scenotec-nica, tessuti e abiti, di tutte queste funzioni esso conserva ambienti e strutture, tappezzerie, collezioni: tutto a testi-moniare la geniale ispirazione dell’artista catalano.Abbiamo scelto come location il cortile interno per le sue atmosfere uniche, oniriche e surreali e per le sue caratte-ristiche vicine a quelle del racconto: uno spazio nascosto, distaccato dalle vicissitudini del mondo urbano, dove il cie-lo è solo un lontano squarcio incorniciato dalle alte pareti; un ambiente quasi decadente con la parete di fondo di le-gno tragicamente venato, la presenza solida e rassicurante della vera da pozzo e la misteriosa scala sulla sinistra.

Abbiamo scelto di lavorare sul racconto “L’Aleph”, contenu-to nella raccolta omonima dello scrittore e poeta argenti-no Jorge Luis Borges. Nel racconto, l’Aleph è un punto nello spazio che contiene al suo interno tutti gli altri punti. Chiunque lo guardi è in grado di vedere ogni cosa nell’universo simultaneamente da ogni angolazione, senza distorsioni o confusione.Per il nostro progetto abbiamo selezionato una frase alla fine del racconto, quando il protagonista – il testo è narra-to in prima persona – scopre l’Aleph in fondo a una scala e inizia a descriverlo: «vi a un tiempo cada letra de cada pá-gina» (in italiano «vidi contemporaneamente ogni lettera di ogni pagina»). In questo passaggio si parla di “lettere”, quasi fosse la descrizione tipografica dell’Aleph ed è per questo che l’abbiamo scelto come tema per la nostra inter-pretazione tipografica.

L’Aleph è un progetto nato all’interno del Laboratorio di De-sign dei Tipi, tenuto da Leonardo Sonnoli presso la Facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia.L’obiettivo del corso era di progettare un’installazione tipo-grafica site-specific che interpretasse lo spirito di un’opera letteraria.

IL TESTOINTRODUZIONE IL LUOGO

«vi a un tiempo cada letra de cada página»

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Il punto di vista per leggere la frase dal corretto punto di vista è stato fissato a 507 cm di distanza dalla parete di fondo e a 160 cm di altezza dal pavimento. Queste misure sono state scelte in base ad un accurato studio del campo visivo umano e in base alle dimensioni ridotte della corte.La frase è stata divisa in tre linee di testo: la prima ad un altezza della linea di base di 227 cm, la seconda a 160 cm e la terza a 92 cm. Le lettere che componevano ogni linea sono state posizionate a quattro livelli di profondità e con grandezze diverse, in modo da essere percepite tutte della stessa dimensione: le più distanti e più grandi con un occhio di 30,3 cm erano appese alla parete di fondo, mentre gli altri livelli erano distanti gli uni dagli altri 100 cm, in modo che il più vicino fosse a 207 cm dall’osservatore e con let-tere alte 12,4 cm ciascuna.

Il carattere scelto per comporre la nostra installazione è il Centaur, disegnato per la Monotype tra il 1912 e il 1914 da Bruce Rogers, una dei più grandi disegnatori di caratteri e di libri americano. Basato sul disegno dei tipi creati a Venezia dal celeberrimo tipografo francese Nicolas Jenson, il Centaur è considerato il più fedele ridisegno del carattere utilizzato in ”Eusebius” l’incunabolo del 1470, considerato il capolavoro di Jenson. Questo carattere è caratterizzato da un antico aspetto calligrafico, grazie al contrasto forte tra gli spessori dei suoi tratti e al suo disegno rinascimentale. Per adeguare il Centaur all’utilizzo pratico nella nostra in-stallazione abbiamo dovuto apportargli alcune modifiche, come l’accorciamento di ascendenti e discendenti per ren-derlo più compatto o l’ispessimento di certi tratti troppo sottili per una realizzazione fisica delle lettere.

La nostra trasposizione tipografica dell’Aleph si concen-tra sulla dicotomia tra caos/ordine e tra contemporaneità/consequenzialità. Abbiamo sfruttato le leggi della pro-spettiva per ricreare una situazione che facesse sperimen-tare all’osservatore la visione dell’Aleph. Entrando nel cortile di Palazzo Fortuny, si è avvolti dalla vi-sione di una moltitudine di lettere bianche che si stagliano in uno sfondo scuro. Il Caos dell’Universo. Le lettere hanno varie dimensioni e sembrano posizionate in ordine sparso, ma via via che ci si avvicina all’installa-zione si inizia ad intuire che un senso c’è e può essere colto solo da un unico punto di vista, da cui si può leggere la frase corretta. Questo è l’Aleph, il punto da cui ogni cosa è visi-bile in Ordine.

LA REALIZZAZIONELA TIPOGRAFIACONCEPT

the quick brown fox jumps over a lazy dog.

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