La Cura Nel Fine Vita Nella Persona Demente

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  • 8/20/2019 La Cura Nel Fine Vita Nella Persona Demente

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     La cura nel fine vita della persona

    affetta da demenza

    Carlo Adriano Biagini

    Pistoia

    Torino 21-22 Gennaio 2011

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    La demenza è oggi riconosciuta come la quarta causa di

    morte negli ultrasessantacinquenni dei paesi occidentali.

    La malattia espropria rapidamente la persona della propria

    autonomia decisionale e della capacità di esprimere i propri

    bisogni, con necessità di totale affidamento ad altri.

    La fase terminale della demenza è caratterizzata da dolore e

    sofferenza, ma purtroppo spesso non è riconosciuta come

    tale e non riceve cure palliative specifiche e adeguate.

    (Mitchell 2009, Aminoff 2007, Di Giulio 2008)

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    Lorenz K A et al. Ann Intern Med 2008;148:147-159

    Neoplasie

    Decesso   D   i   s   a    b   i    l   i   t    à    /   g   r   a   v   i   t    à    d

       i   m   a    l   a   t   t   i   a

    tempo

    Demenza   Declino lento eprogressivo

    Chiara fase di declino che

    precede il decesso

    Un ostacolo a considerare la demenza come

    malattia terminale è il suo decorso

    Insuff.organo

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    Stadio 5 della Clinical Dementia Rating

    Scale ( ): necessità di assistenza

    totale, incapacità di comunicare,allettamento, incontinenza doppia.

    Stadio 7c della Functional Assessment

    Stages ( ): demenza grave con

    completa dipendenza, vocabolariolimitato a una parola, incontinenza

    doppia e perdita della capacità di

    deambulare.

    Criteri aggiuntivi che aumentano la predittitività

     prognostica: perdita di peso > 10% in sei mesi,

    ipoalbuminemia, decubiti 3°   o 4°   stadio, febbri

    ricorrenti, polmonite.

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    La non prevedibilità della progressione

    rende difficile stimare l’aspettativa di vita:la fase terminale della demenza può

    durare anche due-tre anni.

    Questa incertezza prognostica determina significative

    differenze nelle scelte terapeutiche e la mancata attuazione di

    cure palliative adeguate:si oscilla tra   l’eccesso   di interventismo e il nullismo

    terapeutico.

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    (Mitchell SL, 2009)

    The Clinical Course of Advanced Dementia

    Studio CASCADE condotto su 323

    ospiti di RSA con demenza grave:

    24.7% deceduti entro 6 mesi

    54.5% deceduti entro 18 mesi

    La sofferenza diventa più intensa

    nelle fasi finali: dispnea (46%),

    dolore (39%), decubiti > 2° stadio

    (38.7%), agitazione (53.6%)

    Negli ultimi tre mesi il 41% dei pz

    riceve almeno uno tra: ricovero H,

    accesso al PS, NA

    Gli ospiti i cui familiari avevano chiara la prognosi a breve termine venivano

    sottoposti in minor misura ad atti terapeuitici invasivi

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    7/31J. Palliat. Med 2008

    Obiettivo: descrivere l’ultimo mese di vita di dementi gravi in RSA e le

    decisioni cliniche nella gestione degli eventi di fine vita

    Studio restrospettivo su 141 pazienti con demenza in fase avanzata (stadio 7 c

    della FAST) ospiti di 7 diverse RSA dell’Emilia Romagna

    SINTOMI/SEGNI   N° (%)

    Febbre 91 (64%)

    Dispnea 56 (39%)

    Ulcere da

    pressione

    67 (47%)

    Dolore 37 (26%)

    Disturbi del sonno 29 (20%)

    Sonnolenza 27 (19%)

    Dying with Advanced Dementia in Long-Term Care

    Geriatric Institutions: A Retrospective StudyPaola Di Giulio, Franco Toscan i, Daniele Vil lani, Cinzia Bru nell i , Simona

    Genti le, Patr izia Spad in 

    INTERVENTI   N° (%)

    ANTIBIOTICI 101 (71.6%)

    NUTRIZIONE

    ARTIFICIALE

    29 (21%): 25

    sng, 4 peg

    IDRATAZIONE 87 ( 66.6%)RIANIMAZIONE

    CARDIOPOLM.

    4 (2.8%)

    FARMACI

    SALVAVITA ev

    34 (24%)

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    Quality of end-of-life care for dementia patients

    during acute hospital admission:

    a retrospective study in Ireland

    (Afzal N, 2010)

    Obiettivo: esaminare la qualità delle cure di fine vita ricevute in

    un reparto per acuti da pazienti ultrasessantacinquenni con osenza demenza.

    Le qualità delle cure di fine vita erano confrontate, come standard

    di riferimento, con il programma “Liverpool Care Pathway for theDying Patient” (LCP).

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    Dementi

    (n= 18)

    Non

    dementi

    (n= 32)

    p

    EGA 15 (83.3%) 27 (84.4%) 0.609

    Linea venosa centrale 5 (27.8%) 8 (25%) 0.599

    Ventilazione meccanica 6 (33.3%) 9 (28.1%) 0.470

    SNG 6 (33.3%) 11 (34.4%) 0.600

    Catetere vescicale 12 (66.7%) 22 (68.8%) 0.561

    Farmaci a scopo palliativo 6 (33.3%) 22 (68.8%) 0.017

    Attivazione team di cure palliative 4 (22.2%) 20 (62.5%) 0.007

    Coinvolgimento dei familiari nelle

    decisioni

    9 (50%) 28 (87.5%) 0.006

    (Afzal N, 2010)

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    Appare necessario promuovere “cure palliative

    specifiche e appropriate anche per le persone

    affette da demenza grave , finalizzate al 

    raggiungimento della migliore q.d.v per i 

     pazienti e le loro   famiglie”    favorendo il

    benessere e il comfort e rinunciando a

    trattamenti futili e invasivi.

    (Hughes, Lancet Neurology 2010)

    Promoting Palliative Care in Dementia

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    Prioritaria è la gestione dei disagi fisici

    dolore

    nausea, vomito

    disturbi del sonno

    mezzi di contenzione

    dispnea

    disturbi

    dell’alimentazionesenza ricorrere a manovre invasive

    non necessarie

    attacchi epilettici

    ulcere da compressione

    contratture e anchilosi

    costipazione

    febbre

    infezioniurinarie, congiuntivali,

    polmonari, del cavo orale

    …..

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    Nelle persone affette da demenza il dolore è

    sottodiagnosticato e sottotrattato con netto minor utilizzo di

    antidolorifici rispetto ai coetanei non dementi in patologie

    dolorose, frequentemente intercorrenti, come la fratture, le

    piaghe da decubito, le patologie croniche osteoarticolari.

    (Morrison RS 2000, Girouard K 2008)

    Il dolore sembra ugualmente percepito nella persona con

    demenza (corteccia somatosensoriale relativamente

    risparmiata), mentre può essere alterata la componenteaffettiva-emozionale del dolore (coinvolgimento di amigdala e

    ippocampo).(Vender S 2009)

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    E’  oggettiva la difficoltà di rilevazione del dolore nella

    persona affetta da demenza a causa delle sue ridotte o

    assenti capacità di individuarlo, di ricordarlo e dicomunicarlo.

    In persone non più in grado di comunicare verbalmente

    il dolore da sintomo diventa segno  che deve esserericercato con attenzione:

    - osservazione

    - anamnesi

    - esame obiettivo

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    INDICATORI DI DOLORE NELLA PERSONA AFFETTA DA

    DEMENZA GRAVE (American Geriatric Society)

    ESPRESSIONI DEL VOLTO che esprimono disagio, sofferenza, paura

    VOCALIZZAZIONI negative, lamento, pianto, urla

    POSTURE a protezione di parti del corpo, assunzione di posizioni

    antalgiche, irrigidimento, dondolio, riduzione del movimento etc.

    MODIFICAZIONI DELLO STATO MENTALE

    MODIFICAZIONI ABITUALI ATTIVITA’

    (rifiuto del cibo, ritmo giorno/notte..)

    MODIFICAZIONI DEL COMPORTAMENTO

    (agitazione, oppositività..)

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    Queste categorie di indicatori sono la base di molti   strumenti di 

    valutazione del dolore di tipo osservazionale  per persone affette da

    demenza grave:

    NOPPAIN Non Comunicative Patient’s Pain Assessment Instrument

    (Snow 2004, Ferrari 2009)

    PAINAID Pain Assessment in Advanced Dementia

    (Warden 2003, Costardi 2007)

    Discomfort Scale – Dementia of Alzheimer Type

    (Hurley 1992, Dello Russo 2008)

    - Uniscono utilità clinica e fattibilità- Dovrebbero essere conosciute e divulgate

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    Le infezioni delle vie respiratorie sono frequenti nella

    demenza in fase avanzata per le ridotte difeseimmunitarie, l’ipomobilità e la disfagia.

    Le polmoniti aumentano ospedalizzazione e mortalità.

    (Volicer 2005, Hughes 2007)

    Dai dati dello studio CASCADE in un periodo di

    osservazione di 18 mesi il 41% sviluppava almeno un

    episodio di polmonite e la mortalità a sei mesi era del

    46.7%.

    (Mitchell, NEJM 2009)

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    Il ricovero ospedaliero non migliora la prognosi o il comfort di

    un anziano con polmonite rispetto al trattamento in RSA se

    viene garantita la possibilità di somministrare antibiotici per via

    orale, antipiretici e eventualmente basse dosi di morfina e

    ossigeno.   (Loeb, JAMA 2006)

    Riducono il rischio di polmonite:

    -corretta igiene orale (Yoneyama 2002)

    -potenziamento del riflesso della tosse

    -vaccinazione pneumococcica (Kupronis 2003)   eantinfluenzale.

    Il sondino nasogastrico non riduce il rischio di polmonite ab

    ingestis (Finucane 2007)

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    L’utilizzo di ATB non prolunga la sopravvivenza.

    (Fabiszewski 1990, Volicer 1998, Van der Steen 2002, Kruse 2005)

    Differenze culturali: negli USA e in Italia il trattamento con antibiotici

    viene effettuato in maniera aggressiva, in Olanda solo trattamento

    palliativo con morfina, ossigeno e paracetamolo. (Mehr 2003, Di Giulio 2008,Chen 2006)

    Il trattamento con ATB per os su 314 soggetti affetti da demenza grave e

    polmonite che morivano entro due settimane, era associato a minor

    sofferenza nei giorni prima della morte, mentre l’idratazione era associataad una maggior sofferenza. (Van der Steen 2009)

    Ancora dibattuto l’utilizzo di antibiotici nelle polmoniti ricorrenti

    del demente in fase terminale

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    Nelle persone affette da demenza in fase avanzata sono molto

    frequenti i problemi legati alla alimentazione, per la presenza di

    disfagia, per la difficoltà a far aprire la bocca e preparare il boloalimentare.

    (Morris J 2001, Mitchell 2009)

    L’utilizzo di SNG e PEG è molto elevato nei vari setting di cura,

    sebbene vi sia una estrema variabilità nella prevalenza,

    suggerendo che fattori diversi dalle indicazioni cliniche siano

    alla base della decisione di intraprendere la nutrizione

    artificiale (fattori culturali, carenza di personale, conoscenza di

    strategie per alimentazione per os etc..).

    (Candy 2009, Lopez 2010)

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    7 studi osservazionali confrontano gruppi di

    pazienti con demenza grave sottoposti a NAcon altri gruppi nutriti manualmente.

    Campione: 1821 soggetti, tra 63 e 107 anni

    di cui 409 con NA

    Motivazioni per inizio NA:

    - inadeguata assunzione di cibo

    - rifiuto ad alimentarsi

    - disturbi della deglutizione

    Enteral tube feeding

     for older people with

    advanced dementia

    Sampson et al.

    Cochrane Database of

    Systematic Reviews,2009

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    Nessuno studio ha evidenziato unaassociazione significativa tra NA e

    miglioramento nutrizionale

    riduzione della incidenza di ulcere dapressione

    aumento della sopravvivenza

    Uno studio evidenzia:aumentato rischio di polmonite ab ingestisaumentato utilizzo di mezzi di contenzione

    Inoltre si riduce il contatto con il caregiver e il

    piacere del gusto del cibo

    Enteral tube feeding

     for older people with

    advanced dementia

    Sampson et al.

    Cochrane Database of

    Systematic Reviews,2009

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    Uno dei motivi che porta alla NA è l’erronea  interpretazione dei familiari che il malato

    soffra la fame e la sete, pertanto l’introduzione  di SNG o PEG viene percepito come

    beneficio. Per gli operatori può rappresentare una difesa contro possibili accuse di

    negligenza.

    Queste barriere possono essere superate solo con una attenta comunicazione con la

    famiglia e condivisione degli obiettivi di cura: la nutrizione assistita manuale è una

    alternativa migliore alla NA.

    Almeno fino a quando quella persona non “smette di mangiare perché sta morendo” (e

    non “muore perché non mangia”).

    (Palecek, JAGS 2010)

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    Comunicazione come strumento fondamentale di cura

    Modalità di comunicazione attenta, completa e continua alla base della

    alleanza terapeutica con il malato e i familiari.

    Condivisione degli obiettivi del “prendersi cura”.

    Incoraggiare le discussioni sulle decisioni di fine vita inserendole in un

    contesto di continuità relazionale che dovrebbe iniziare fin dal momentodella diagnosi.

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    I BISOGNI DELLA FAMIGLIA E DEL “CARE GIVER”

    “QUANDO UNO SI AMMALA… SONO IN DUE AD AVERE

    BISOGNO D’ AIUTO”

    WHEN ONE IS SICK… TWO NEED HELP

    (MOTTO DEL “WELL SPOUSE FOUNDATION” )

    NETWORK AMERICANO DI CONIUGI DI MALATI CRONICI

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     Associazione Alzheimer Europa, 2010 

    Per le persone affette da demenza: cure palliative con lo scopo di

    massimizzare la q.d.v e il livello di comfort, evitare trattamenti invasivi futili,

    rispettare i voleri e le preferenze espresse precedentemente dal pz.

    Per i familiari: supporto pratico, emozionale, psicologico e spirituale,

    sostegno del lutto; informazione sul decorso della malattia e sui possibili

    sintomi, coinvolgimento nella cura e nelle scelte di fine vita.

    Per gli operatori: appropriato training per la gestione e la comunicazione

    nella demenza, per il controllo dei sintomi fisici, per le scelte a valenzaetica, per la discussione sulla prognosi e le opzioni terapeutiche con i

    caregiver.

    Creazione di team mobili con competenze geriatriche e palliativiste al fine

    di fornire assistenza a domicilio e nelle RSA e individuazione di un

    casemanager.

    Promuovere la ricerca per le cure palliative nella demenza.

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    Persone affette da demenza in fase terminale

    nel territorio di Pistoia

    Popolazione totale zona di Pistoia 170.412

    di cui 39.767 ultrasessantacinquenni

    2780 persone affette da demenza

    (dati ISTAT)

    Questionario inviato ai 134 MMG della zona di Pistoia

    Hanno risposto in 87 (65%)

    Da questa indagine parziale si registrano 140 persone affette

    da demenza in fase terminale

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    Persone affette da demenza in fase terminale

    nel territorio di Pistoia

    Il 77.9 % (109 su 140) è assistito al proprio domicilio

    di cui il il 31.3% solo da familiari, il 68.7% anche da badante o

    altra assistenza domiciliare

    19.2% (21 su 109) è portatore di SNG o PEG

    1.8% (2 su 109) nutrizione parenterale

    55.9% seguito in ADP/ADI

    63.3% in carico al servizio infermieristico territoriale

    43.1% seguiti ancora dalla U.O. Geriatria

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    Persone affette da demenza in fase terminale

    nel territorio di Pistoia

    Il 22.1 % (31 su 140) è assistito a tempo indeterminato in RSA

    16% (5 su 31) portatore di PEG o SNG6.5% (2 su 31) nutrizione parenterale

    La NA appare equamente distribuita nelle diverse RSA

  • 8/20/2019 La Cura Nel Fine Vita Nella Persona Demente

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    Persone affette da demenza in fase terminale

    nel territorio di Pistoia

    MAGGIORI DIFFICOLTA’ GESTIONALI RILEVATE

    1. Inadeguato supporto sanitario alle famiglie durante i giorni festivi con

    aumento interventi del 118 e dei ricoveri ospedalieri, e maggior ricorso a

    trattamenti invasivi

    2. Difficoltà di consulenze specialistiche domiciliari, compresi i geriatri

    3. Carenza di informazione sul decorso della malattia e di un supporto ai

    familiari per la risoluzione di problemi pratici assistenziali quotidiani e sulle

    scelte del fine vita

    4. Difficoltà nella gestione della nutrizione

    5. Pochi aiuti economici o socio assistenziali alle famiglie

    6. Mancanza di un servizio di sostegno psicologico alle famiglie

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    Persone affette da demenza in fase terminale

    nel territorio di Pistoia

    SUGGERIMENTI FORNITI PER MIGLIORARE L’ASSISTENZA

    1. Personale sanitario con competenze specifiche reperibile anche

    nei festivi al fine di ridurre l’ospedalizzazione

    2. Possibilità di avere dei riferimenti, sia per i MMG che soprattutto

    per i familiari, per discutere e condividere le scelte a valenza etica

    nel fine vita (sospensione o non inizio di trattamenti, luogo di curaetc..)