LA CURA DELLA STERILITA’ E LE TECNICHE DI FECONDAZIONE ... · Questa idea, per le fasi terminali...
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LE TECNICHE DI
FECONDAZIONE
ARTIFICIALE.
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L’intervento si sviluppa attraverso i
seguenti passaggi:
- Duplice premessa.
- Una distinzione per farmi capire.
- La valutazione.
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La morale rispettosa della dignità della
persona umana non intende
misconoscere, quanto di positivo ruota
attorno alle tecniche di fecondazione
artificiale, perché:
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• La Bibbia dice sì al progresso tecnico-
scientifico.
• Il bagaglio tecnico/scientifico messo a punto
per la fecondazione artificiale serve anche per
curare tante malattie.
• La sterilità va vinta.
• Desiderare un figlio è positivo.
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- La Bibbia ricorda al credente che il
progresso tecnico e scientifico è voluto
da Dio stesso, che ci ha posto nel
creato, perché ne fossimo i signori e,
leggendo la natura, ne facessimo
cultura amica del nostro vivere.
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- Si deve essere profondamente grati e
va incoraggiato tutto il lavoro
scientifico che sta a monte delle
tecniche di fecondazione artificiale,
perchè è utilizzabile anche per curare
diverse malattie e disfunzioni.
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- La sterilità è certamente un limite
fisico, che a volte può essere vissuto
come drammatico e devastante. È
giusto che si faccia il possibile per
rimuoverlo, curando e prevenendo.
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- Il desiderio di un figlio è un ottimo
desiderio; per i cristiani l'orientamento
alla prole è addirittura condizione
indispensabile per la validità del
matrimonio.
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Una duplice premessa per:
• Apprezzare.
• >Precisare.
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Premessa per precisare.
La dignità della persona umana non
dipende da come viene al mondo. Ma
non ogni modo di venire al mondo (ad es.
in seguito a violenza) è ugualmente
rispettoso della dignità della persona
umana.
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Occorre verificare, se il venire al mondo
per fecondazione artificiale sia rispettoso
della dignità della persona umana.
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L’intervento si sviluppa attraverso i
seguenti passaggi:
- Duplice premessa.
- >Una distinzione per farmi capire.
- La valutazione.
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Una distinzione per farmi capire.
Per fare ordine nel campo delle
numerose tecniche di fecondazione
artificiale ai fini di una valutazione
morale, mi limito a distinguere tra:
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♦ Tecniche di fecondazione intracorporea:
- Omologa = nell’ambito della coppia.
- Eterologa = con intervento esterno alla
coppia.
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♦ Tecniche di fecondazione e di concepimento
in provetta = FIVET.
- Omologa = nell’ambito della coppia.
- Eterologa = con intervento esterno alla
coppia.
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L’intervento si sviluppa attraverso i
seguenti passaggi:
- Duplice premessa.
- Una distinzione per farmi capire.
- >La valutazione.
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La valutazione.
• In poche parole.
• In modo più analitico.
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In poche parole.
Le tecniche di fecondazione artificiale:
• Alimentano prospettive problematiche, anche se non tutte della stessa gravità (penso in particolare a Fivet omologa e eterologa).
• Aprono la porta ad un rapporto interumano preoccupante. (Tutte).
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In modo più analitico.
• Le prospettive problematiche.
• Il rapporto interumano preoccupante.
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Le prospettive problematiche.
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Ne elenco 11 e ne parlo nella consapevolezza,
che:
- non tutte sono della stessa gravità;
- almeno alcune sono legate a situazioni, che
domani potrebbero essere, almeno in parte,
superate;
- non ogni tecnica di fecondazione artificiale
alimenta contemporaneamente tutte queste
prospettive.
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1. Rischio di equivoci sul senso
della lotta alla sterilità, che:
- non va bypassata,
- ma vinta.
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Le tecniche di fecondazione artificiale
non vincono la sterilità: la bypassano,
perché bisogna ripeterle, se e tutte le
volte che si vuole avere un figlio.
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Anzi, gli investimenti nelle tecniche di
fecondazione artificiale, comportano il
forte rischio che vengano ridotti quelli
destinati alla ricerca per prevenire e
curare la sterilità.
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Scriveva su Avvenire il prof. Bellieni:
Tra tanto parlare di 'diritto al figlio' si scorda che il
primo diritto è la salute, e dunque la tutela della
fertilità; la prevenzione della sterilità – oggi possibile
ma non attuata – non fa così tanta audience quanto le
corse alle ultime tecniche di uteri in affitto, di analisi
dell’embrione, tutte azioni che seppur controllate
manipolano in maniera insolita l’embrione.
Insomma, viene prima la prevenzione e dopo, solo
dopo, la corsa ai ripari, ma spesso sembra che questa
consequenzialità sia invertita.
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Mi chiedo, se non sia più nobile per la
scienza e più utile alla civiltà operare per
garantire agli interessati una capacità
generativa libera da ogni forma di
sterilità, piuttosto che incaricarsi di
procurare loro i frutti di una fecondità,
che continueranno a non possedere.
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Si finisce per farli più ricchi in "avere",
ma meno in "essere“; meno liberi e
indipendenti, più inclini a possedere.
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Presentare le tecniche di procreazione artificiale
come cura della sterilità fa parte del tentativo,
che si avverte ad ogni livello, di cambiare la
realtà attraverso alterazioni del linguaggio.
La realtà rimane quella che è e che è sempre
stata, ma nel contempo, attraverso operazioni
nominalistiche, si cerca di trasformare la testa
delle persone mediante un cambiamento di
linguaggio.
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2. Tendenza a sottovalutare le conseguenze della dissociazione tra dimensione affettiva e dimensione biologica della paternità/maternità con:
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- dissoluzione del matrimonio monogamico;
- pericolo di eugenismo;
- rischio di crisi di identità del concepito;
- impossibilità di controllare i rapporti di consanguineità.
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2.1. A proposito di dissoluzione del
matrimonio monogamico:
Ogni fecondazione artificiale di tipo
eterologo distrugge il matrimonio
monogamico: non è il marito che rende
feconda la propria moglie; oppure non è
l’ovulo della moglie quello, che viene
fecondato dal seme del marito .
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Un preludio in punta di piedi alla poligamia e
poliandria.
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- dissoluzione del matrimonio monogamico;
- >pericolo di eugenismo;
- rischio di crisi di identità del concepito;
- impossibilità di controllare i rapporti di consanguineità.
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2.2. A proposito di pericolo di eugenismo:
dovendosi affidare al seme o all’ovulo di
una terza persona, non è più il caso di
ipotizzare, perché è già un fatto, che si
selezioni la persona che presenta
caratteristiche particolarmente
apprezzate.
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Purtroppo l’esperienza dice che
l’eugenetica è un processo che non si può
fermare, una volta entrata nel mercato
delle opzioni. Non c’è limite al volere ciò
che si apprezza di più.
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L’eugenismo poi è in pratica selezione
della specie. Ma siamo sicuri che i nostri
criteri selettivi non portino
all’impoverimento del patrimonio
genetico dell’umanità?
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Qui infatti non siamo alla selezione
naturale, ma ad una selezione artificiale
arbitraria, di cui nessuno può prevedere
le conseguenze sul piano dell’equilibrio
genetico della popolazione.
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«Per il momento, la fecondazione in vitro è un
processo doloroso per le donne. Ma se queste tecniche
dovessero semplificarsi e generalizzarsi in futuro,
come mi pare probabile, le coppie chiederanno tutte la
stessa cosa, ovvero una sorta di bambino perfetto
secondo i canoni dell’epoca che tenderanno a imporsi
su scala internazionale. Si scivolerà così in una sorta
di clonazione sociale, senza passare per la clonazione
in senso tecnico. Si elimineranno alcuni caratteri
dell’umanità di oggi, con l’idea che i nuovi caratteri
sono superiori e vantaggiosi».
(da intervista a J. Testart 7.3.2014)
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Auteur des premières "mères porteuses" (utero in
affitto) chez les bovins (1972) puis, avec son équipe
biomédicale, des premiers succès en France de
fécondation in vitro humaine (1982). Il est le père
scientifique du premier bébé éprouvette français,
Amandine, née le 24 février 1982.
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- dissoluzione del matrimonio monogamico;
- pericolo di eugenismo;
- >rischio di crisi di identità del concepito;
- impossibilità di controllare i rapporti di consanguineità.
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2.3. A proposito di rischio di crisi di
identità da parte del concepito:
La preferenza per l’anonimato da parte
dei donatori, là dove viene assecondata
perchè non vengano a mancare, rischia
di incrinare l’identità del concepito,
perché gli impedisce di conoscere
pienamente la propria origine.
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2.4. A proposito di matrimoni tra
consanguinei:
rischio di matrimoni tra consanguinei, al
di fuori di ogni controllo: in caso di
donatore di sperma, figli di uno stesso
donatore potrebbero sposarsi tra loro,
senza neppure saperlo.
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A conferma basta citare la drammatica vicenda avvenuta
negli Stati Uniti, dove un uomo ha scoperto che del suo
sperma venduto anni fa si è fatto, a sua insaputa, un uso
molto ampio, al punto da dar vita a ben centocinquanta
figli. In questo modo si possono verificare
inconsapevolmente degli incesti, perché niente esclude che
questi fratelli e sorelle si possano sposare ignorando di
avere un padre biologico in comune. Un esito che viola
pesantemente la legge naturale sul piano della identità del
soggetto, con conseguenze anche sul piano sanitario e della
ereditarietà».
(intervista al card. Sgreccia “è vita 311, 6/10/2011)
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Mi chiedo, se i paladini della libertà per
qualsiasi tecnica di fecondazione
artificiale (corte costituzionale
compresa), siano altrettanto sicuri che i
problemi di relazione sociale derivanti
sono già risolti, o non si danno, o
comunque sono di sicura e facile
soluzione.
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3. Rischio accresciuto che nel
bagaglio culturale della medicina
passi l’idea che la malattia si cura,
eliminando il malato.
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Questa idea, per le fasi terminali e
critiche della vita umana, è favorita dalla
proposta di eutanasia. La possibilità
della selezione (riduzione) degli embrioni
legata alla fecondazione in vitro la
favorirebbe anche per l’inizio della vita
umana.
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Ma una medicina che nel suo codice
deontologico preveda questo
comportamento, che affidabilità ha
ancora? Quale futuro di progresso
costruisce per se stessa?
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4. Tendenza a sottovalutare le
implicanze di una dissociazione
programmata e legittimata tra
dimensione unitiva e procreativa,
aspetto ludico e aspetto
responsabilizzante dell’esercizio
genitale della sessualità.
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Mi chiedo quanto la nostra cultura,
la nostra civiltà abbia da guadagnare
da una dissociazione del genere,
lasciapassare di ogni disordine
sessuale.
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5. Rischio di apertura a scelte
(maternità surrogata, affitto di
utero…) lesive di una serie di diritti
del nascituro e pericolose per il suo
equilibrio psichico.
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Durante la gestazione non si stabilisce
nessuna relazione di tipo
nutrizionale/psichico tra gestante e
nascituro? E se si stabilisce,
l’imprinting dato dalla madre surrogata
al feto sparisce con il parto?
E se non sparisce, di quanti si deve dire
figlio il partorito/a?
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6. Rischio che la sete di potere e di
avere metta le mani anche sul
concepire umano.
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Quanto più si medicalizza il concepire
umano, tanto più c’è il rischio che la sete
di potere e di avere, che insidia anche la
medicina, arrivi a dettar legge persino là
dove tutto si decide circa l’identità e il
futuro dell’essere umano.
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7. Rischio di eclissare acute
emergenze etiche, quali:
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- Milioni di bambini in
stato di abbandono.
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- Il diritto alla
genitorialità naturale
negato a causa di una
politica familiare carente.
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- Le urgenze sanitarie dei
paesi e delle fasce sociali
sottosviluppate.
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8. Ulteriore banalizzazione
dell’aborto.
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9. Tendenza a far credere che la
fecondità fisica sia indispensabile per
essere felici, con sottostima di altri
modi generosi e qualificanti di
rendere feconda la propria vita,
donandola.
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Penso all’adozione, all’affidamento,
all’impegno totale in campo educativo,
socio-assistenziale, culturale... È sempre
vita che si dona.
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10. Strane singolarità
nell’affrontare la questione e
precisamente:
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- taciuti o minimizzati gli
inconvenienti, i pesi fisici,
psicologici, economici che deve
affrontare chi accede alla
fecondazione artificiale;
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67
- ignorato il principio del
rispetto integrale della natura e
del naturale oggi
insistentemente reclamato.
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Non si capisce bene, perchè “naturale”
sia preferibile ovunque, tranne che per la
fecondazione che …”artificiale è bello”.
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- trascurato il principio di
precauzione:
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Non si capisce bene, perché il principio
di precauzione, cioè di rispetto della vita
naturale senza se e senza ma, a cui
dichiara di ispirarsi il movimento
ambientalista, valga dovunque si profili
un contatto tra tecnica e natura, tranne
che per la fecondazione artificiale,
proclamata innocua ed efficacissima.
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Non ci si chiede, se e di che genere siano
eventuali conseguenze fisiche e psichiche
di un concepimento che avviene e di una
gravidanza che inizia artificialmente:
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un concepimento in provetta è niente in
rapporto alla fisiologia/psicologia del
nascituro? Una gravidanza che inizia ad
una certa fase dello sviluppo embrionale,
è niente per la madre e per il nascituro?
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L’epigenetica studia il modo in cui l’ambiente
influisce sul DNA: un ambiente diverso da quello
uterino, come un terreno in una provetta, potrebbe
influenzare in maniera diversa il DNA dell’embrione.
Il codice epigenetico negli stadi precoci dello sviluppo
può essere alterato da stimoli ambientali; perciò gli
effetti della manipolazione embrionale e delle tecniche
di coltura sull’embrione sono un argomento
importante per l’epigenetica.
Resta la possibilità di alterazioni epigenetiche indotte
da queste tecniche.
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11. Tentazione di arrogarsi un
potere del tutto smisurato nei
confronti dell’embrione, quasi
fosse solo un ammasso di cellule.
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Ma che dire, se tutti questi motivi di
perplessità domani venissero superati? È
qui che si apre il discorso sul tipo di
rapporto interumano indotto dalla
fecondazione artificiale umana e che vale
per ogni tecnica di fecondazione artificiale.
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In poche parole.
Le tecniche di fecondazione artificiale:
• Alimentano prospettive problematiche, anche se non tutte della stessa gravità (penso in particolare a Fivet omologa e eterologa).
• >Aprono la porta ad un rapporto interumano preoccupante. (Tutte).
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Il rapporto interumano
preoccupante a cui aprono la
porta.
Di che si tratta.
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Propongo un ragionamento in
cinque passaggi.
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1. I molti possibili rapporti
interpersonali, considerati sotto il
profilo della dignità personale:
- o tengono conto della pari dignità;
- o non tengono conto della pari
dignità.
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2. Il concepimento è l’inizio di
tutti i rapporti interpersonali
della vita di una persona; è la
porta che apre a tutti i successivi.
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Se questo primo rapportarsi è ispirato
alla pari dignità in umanità, è anche
l’inizio promettente per quelli che
dovrebbero essere i rapporti futuri;
diversamente si parte male, con il rischio
di non essere più consapevoli che bisogna
cambiare.
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3. Il concepimento per tecnica
riproduttiva mette in atto un
rapporto tra un essere umano
prodotto e uno o più produttori.
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4. Ma nella cultura umana
l’effetto prodotto vale meno del
produttore, perché in fondo il
produttore ha il dominio sul
prodotto.
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Ma se il rapporto con un essere umano
viene fatto iniziare in un clima di
dominio, di possesso, di totale
disponibilità, viene da chiedersi
quando, perché, e come mai questo
rapporto dovrebbe/potrebbe
trasformarsi in un clima di alterità
rispettosa, condizione preliminare per il
riconoscimento di ogni diritto?
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5. La conclusione è che la
fecondazione artificiale mette in
gioco le radici delle relazioni
sociali, perché
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non aiuta a considerare fin dagli
inizi la creatura umana come
essere che incontro, ma non
posseggo; soggetto di diritti
inalienabili che non dipendono da
me.
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E di fatto:
- si parla già tranquillamente di
“diritto al figlio… e sano”;
- si comincia a parlare di “diritto
sul figlio” = averlo come lo voglio.
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Mi pare espressione pesante parlare di
“diritto al figlio”, perchè posso aver
diritto ad animale o cosa; posso aver
diritto a certe prestazioni da parte di
persone umane. Ma dire che ho diritto
ad una persona, per me significa dire
che quella persona è roba mia.
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Stiamo assistendo all’ampliarsi della grave
frattura introdotta nella storia della condizione
umana dalla fecondazione artificiale. La
profonda mutazione culturale di cui si parla
spesso ha tra i suoi elementi centrali la relazione
degli adulti con i figli. È nata una nuova forma
mentale, un’economia psichica per la quale il
bambino è diventato figlio del desiderio di avere
un figlio.
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Prima della Fivet il figlio era semplicemente un
dono della natura, il frutto della vita, e i genitori
avevano il ruolo di collaboratori. Oggi la
rivoluzione della provetta induce a credere che il
bambino non sia altro che il frutto di una precisa
volontà, di una programmazione, di un progetto.
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Il fatto tecnico ha conseguenze ben precise sulla
soggettività (sulla cultura): gli adulti si stanno
appropriando sempre più dell’infanzia, di ogni
figlio, fin dal suo inizio. I bambini di oggi sono
figli dei loro genitori a un livello mai visto
sinora, con tutte le implicazioni che questo
comporta. Compreso il sentirsene padroni.
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Con le tecniche di fecondazione artificiale
insomma l’istintiva tendenza possessiva dei
genitori nei confronti dei figli, anziché moderata
è stimolata.
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E perché solo il modo naturale di
procreare garantirebbe un
rapporto tra pari in dignità?
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Ancora una volta vi propongo
un ragionamento in tre
passaggi.
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1. L’amore vero, di qualunque
genere sia, possiede due
caratteristiche di fondo: quella di
unire e quella di far crescere.
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2. Quando è autentico, l’amore
coniugale, di cui l’atto coniugale è
linguaggio fisico, unendo i
coniugi, li fa crescere…anche fino
a quell’oltre loro…che è altro da
loro (non prodotto, ma incontrato
come si incontrano loro).
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…l’altro che è il figlio, connotato
fin dalle origini, di fronte alla
personalità stessa dei genitori, da
quell’alterità che è la radice di
ogni diritto personale.
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3. Di conseguenza, solo attraverso
l’atto coniugale, struttura
significativa di dono e non di
possesso o di produzione, viene
conservata e alimentata una
cultura…
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… che considera il concepito non
come oggetto prodotto e quindi
proprietà disponibile, ma dono
ricevuto, incontro avvenuto e quindi
“altro” con diritti da rispettare.
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Per questo l’atto coniugale, quando è
davvero espressione di amore
coniugale, è l’unico modo di venire al
mondo degno di una persona umana.
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Ma così non si dà troppo peso alla
dimensione biologica della nostra
persona, al corpo umano e alle sue
funzioni?
Rispondo telegraficamente:
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1. Il corpo umano non è solo un
accessorio della nostra persona. Ne è
parte intrinsecamente costitutiva:
senza vita biologica non si dà vita
biografica.
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E l’atto del generare (compresa la
sua dimensione biologica) non è
certamente marginale per l’essere
umano.
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2. A volte il funzionamento del corpo
(penso alla respirazione e
all’alimentazione) lo eleviamo a
indicatore etico per decidere
comportamenti in campo ambientale
e agroalimentare, oltre che sanitario.
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3. Perché solo nel modo di generare,
il funzionamento del corpo umano
dovrebbe essere assolutamente
irrilevante, come indicatore etico ai
fini di una cultura in cui la reciproca
alterità sia garantita e promossa …,
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… una cultura, per cui non mi
impossesso dell’altro, ma mi fermo,
rispettoso, sulla soglia della sua
identità..., del suo mistero?
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CONCLUDO.
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Nessuna delle tecniche di
fecondazione artificiale, in sé
apprezzabili sotto il profilo
tecnico/scientifico (e forse utili per
altre specie animali), è pertinente alla
dignità della persona umana, anche
se il grado di non pertinenza non è
per tutte identico.
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Le tecniche di fecondazione
artificiale creano a livello
strutturale un rapporto diverso
tra generante e generato.
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Se diventano costume ( e
dichiarandole lecite, le si
autorizza a diventare costume),
compromettono la consapevolezza
che le persone umane…
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111
… si possono solo sempre pensare
e trattare come soggetti di diritto
pari in dignità, nei cui confronti
posso solo protendermi nel dono e
nell’incontro, senza mai avanzare
progetti produttivi.
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Quando la ragione mette le mani sulle radici
della vita …, tende sempre più a considerare
l’uomo non come dono del Creatore (o della
“natura”), ma a farne un prodotto. L’uomo è
“prodotto” e ciò che si può “produrre” si può
anche distruggere. La dignità umana scompare.
Dove si possono ancorare i diritti umani, allora?
J. Ratzinger, Europa. I suoi fondamenti oggi e
domani, Cinisello Bals. 2004, p. 83.
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113
Ma l’intenzione di avere un figlio
in provetta per amore, non basta
ad accoglierlo secondo la sua
dignità?
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Se fossimo puri spiriti, sì. Ma per
come siamo strutturati,
l’intenzione, seguita da
comportamenti fatti per
esprimere altro, lascia il tempo
che trova, a vantaggio dei
comportamenti, che producono
costume, cultura.
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Alla scienza perciò suggerisco:
meglio prodigarsi per rendere
l’uomo capace di generare, libero
da ogni sterilità; piuttosto che
rendergli facile commissionare
generati.
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E a tutti consiglio: impegnamoci a
promuovere una cultura che aiuti
gli uomini a sentirsi dono l’uno
per l’altro e non prodotto l’uno
dell’altro.