La crisi e le sue ricette - 2° L'equazione dei bilanci settoriali e sue implicazioni

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La crisi e le sue ricette ce le siamo sentite raccontare, ora possiamo capirle noi http:// economiapericittadini.it

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10 incontri a partire da mercoledì 2 ottobre 2013 a Jesi. L’Italia si trova ad affrontare una tremenda crisi economica. Nata dal mondo della finanza, essa si è estesa sempre di più fino a contagiare l’economia reale; prova ne sono il numero massiccio di attività commerciali e piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti e, di conseguenza, la percentuale crescente - a giugno 2013 il 12,1% - di popolazione che si trova senza lavoro.

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La crisi e le sue ricettece le siamo sentite raccontare,

ora possiamo capirle noi

http://economiapericittadini.it

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Un piccolo ripasso …

Una moneta si dice sovrana se soddisfa 3 requisiti:

1. È di proprietà dello Stato2. Non è convertibile in metalli preziosi3. Ha un tasso di cambio flessibile

Monete sovrane: Dollaro, Yen, Renminbi, Franco Svizzero etc.

Moneta non sovrana: Euro non appartiene agli Stati e alla BCE viene fatto espresso divieto di finanziare I deficit pubblici

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L’ECONOMIA NON È TUTTA UGUALE …

MICRO ECONOMIA = studio del comportamento e delle scelte dei singoli operatori del sistema economico (famiglie, imprese, pubblica amministrazione, ecc…). Si individua un “soggetto rappresentativo” per ogni categoria e se ne studia il comportamento, le scelte, l’interazione con gli altri operatori, etc.

Es. Teoria del consumatore si analizza e si studia come un singolo consumatore (agente rappresentativo) effettua le sue scelte di consumo e di risparmio, assunte attraverso procedimenti di ottimizzazione (visione neoclassica).

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L’ECONOMIA NON È TUTTA UGUALE …

MACRO ECONOMIA = studia il sistema economico nel suo complesso, considerando solo variabili aggregate:il reddito nazionale, il consumo nazionale privato, la spesa pubblica.Uno degli oggetti di studio, per esempio, è l’inflazione generale dei prezzi.

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L’ECONOMIA NON È TUTTA UGUALE …

La MICRO ECONOMIA nonsi occupa delle conseguenze che le scelte del singolo possono determinare sugli altri.

Di questo di occupa la MACRO ECONOMIA studiando, appunto, tutte le variabili aggregate.

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LE SCUOLE DI PENSIERO IN MACROECONOMIA

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Dall’economia classica quella eterodossa e neoclassica

L’economia moderna nasce in una visione unitaria con Adam Smith, David Ricardo, John Stuart Mill.

Con la fine del XIX sec., a seguito del lavoro di Jhon Mynard Keynes, si vengono a determinare due grandi teorie macroeconomiche:

eterodossa marxisti, postkeynesiani, sraffiani (o neocardiani), strutturalisti, regolazionisti etc.

ortodossa o neoclassica (mainstream): Mont Pelèrin Society con la Scuola di Chicago;

Nuovi classici, Austriaci, Neokeynesiani

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I postkeynesiani

Come indica il loro nome, i postkeynesiani si ispirano al lavoro di John Maynard Keynes, il famosoeconomista dell’università di Cambridge in Inghilterra.

Si è soliti dire che la sua opera più nota,la Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (ed. 1936), abbia dato i natali alla teoria macroeconomica.

I postkeynesiani in Inghilterra Roy Harrod o Joan Robinson fondano la Scuola di Cambridge, i cui principali esponenti negli anni ‘50 – ’60 furonoNicholas Kaldor, Michael Kalecki e Piero Sraffa.

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KEYNES in due parole

PRINCIPIO DELLA DOMANDA EFFETTIVA: il livello di produzione di una nazione, il suo reddito (cioè il PIL) e, di conseguenza, l’occupazione, sono determinati dalla domanda.In contrapposizione all’ortodossa

LEGGE DI SAY: l’offerta crea la sua stessa domanda.

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KEYNES in due parole

Kynes capì anche il concetto di moneta come “riserva di valore” non è detto che si spenda tutta la moneta acquisita per reinvestirla, essa può essere tesaurizzata, uscendo dal ciclo produttivo. L’eccesso di risparmio crea deficit di domanda.

“Quando si risparmiano cinque scellini, si lascia senza lavoro un uomo per una giornata.”

John Maynard Keynes, Esortazioni e profezie

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KEYNES in due parole

Keynes pone in discussione l’idea dell’economia ortodossa, per cui il mercato si autoregola e che al massimo, come un una funzione matematica esatta, cambiano le grandezze economiche: salari e prezzi.

Il mercato è fatto da uomini che sbagliano e che non seguono leggi matematiche, anzi, cercano di prevedere i movimenti del mercato come in un gioco d’azzardo.

Il capitalismo, non regolato, è soggetto a gravi squilibri

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KEYNES in due parole

Il mercato non è efficiente né giusto, è necessario guidare l’economia attraverso precise politiche monetarie e fiscali poiché i mercati non sono sempre in grado di raggiungere equilibri efficienti da soli, ma anzi il più delle volte falliscono.

La disoccupazione di massa ne è l’esempio più evidente.

“Il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non produce i beni necessari” Keynes, Autosufficienza nazionale in Collected Writings Vol. 11,

1933.

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KEYNES in due parole

OBIETTIVO PRIMARIO: LA PIENA OCCUPAZIONELa teoria economica classica sosteneva che il

mercato, da solo, avrebbe portato alla situazione alla piena occupazione. La responsabilità della mancanza di occupazione era da attribuirsi ai sindacati che non accettavano di tagliare i salari.

Secondo Keynes, invece la riduzione salariale avrebbe indotto i lavoratori a risparmiare di più, deprimendo i consumi e quindi la domanda, e annullando così i supposti effetti positivi del contenimento dei salari.

Keynes temeva che senza intervenire, si raggiungesse un equilibrio di sotto occupazione.

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KEYNES in due parole

Se il PIL e l’occupazione dipendono dalla domanda, per aumentarli occorrerà quindi incrementare la domanda aggregata (cioè la domanda dell’intera nazione).

In altre parole, per uscire da una crisi, è necessario che qualcuno spenda di più in modo da assorbire la produzione in eccesso ed eventualmente indurre le imprese a produrre di più.

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KEYNES in due parole

La domanda aggregata è così definita:Domanda aggregata (PIL) =Consumi + Investimenti + Spesa Governativa + (Esportazioni – Importazioni )

Ma in una situazione di crisi tutte le manovre di politica economica in soccorso del settore privato (diminuzione tasso di interesse; svalutazione monetaria; politica fiscale vantaggiosa) potrebbero non bastare … ALLORA

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KEYNES in due parole

Keynes propose che lo Stato si occupasse di ciò che il privato non aveva convenienza a produrre e che monitorasse costantemente la situazione economica, non solo agendo sulla tassazione e sul tasso d'interesse, ma anche avendo sempre pronto un piano di investimenti pubblici al fine di riequilibrare il sistema economico tramite l'iniezione di domanda aggiuntiva.

Keynes era ben consapevole infatti dei limiti del capitalismo nell'indirizzare correttamente

gli investimenti.

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INFATTI …

Nell'Europa del dopoguerra i governi hanno sposato la concezione keynesiana. Le aziende di stato e le partecipazioni pubbliche hanno svolto un ruolo di indirizzo degli investimenti, compresi quelli privati, tanto che spesso le aziende di stato sonostate i “campioni nazionali” che hanno aiutato la crescita delle economie dei diversi paesi e la loro competitività, anche attraverso l’innesco di fecondi processi di innovazione del tessuto produttivo.

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INFATTI …

Dagli anni '80, invece, si è assistito ad una costante privatizzazione delle aziende pubbliche, alladismissione delle partecipazioni statali e alla deregolamentazione dell'economia e della finanza,con il risultato che i principi neoliberisti hanno avuto il sopravvento.

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RICONOSCERE I PRESUPPOSTI …

Un famoso economista, Axel Leijonhufvud[1976], ha proposto di studiare ciò che egli chiama i presupposti. Questi rappresentano i concetti essenziali di una scuola di pensiero, che non possono essere formalizzati e che precedono la costruzionedelle ipotesi e delle teorie che si elaborano nel quadro di queste.

I presupposti sono i credo metafisici che reggono un paradigma (un programma di ricerca).

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PARADIGMIETERODOSSI vs NEOCLASSICI

RealismoOlismoRazionalità

proceduraleProduzione,

crescitaIntervento dello

Stato

StrumetalismoIndividualismoIper-razionalitàScambio,

scarsitàLibero mercato

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EPISTEMOLOGIA: REALISMO vs STRUMENTALISMO

Il realismo delle ipotesi è molto importante.Scopo dell’economia è far capire cosa avviene nel reale e per fare ciò si deve partire da una sintesi dei principali fatti reali e non da un’astrazione e/o situazione ipotetica ideale.

La scienza del sapere Neoclassica è lo strumentalismo.Un’ipotesi è valida se consente di fare delle previsioni o di calcolare le coordinate di un nuovo equilibrio;

il suo realismo non ha alcuna importanza.

Le teorie non sono che degli strumenti; non devono pretendere di scoprire il reale funzionamentodei sistemi economici.

Epistemologia difesa da Milton Friedman e assunta dalla maggioranza dei neoclassici.

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ONTOLOGIA: OLISMO vs INDIVIDUALISMO

L’individuo è un esseresociale, influenzato dall’ambiente in cui vive, comprese la cultura e le classi sociali.

Le istituzioni non sono il sempliceriflesso dei desideri degli individui che le compongono, e hanno obiettivi specifici.

Il tutto non è la somma delle parti.

Le istituzioni non sono delle imperfezioni o degli impedimenti per il mercato.

Al contrario, le istituzioni danno stabilità al sistema economico.

L’individuo, l’agente economico, è il cuore della teoria neoclassica.

Le scelte delle istituzioni,come delle banche o delle imprese, sono determinate dalla mera somma delle preferenze dei singoli individui.

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RAZIONALITÀ:RAZ. PROCEDURALE vs IPER-RAZIONALITÀ

La razionalità è procedurale.

Gli agenti o le istituzioni dispongono di capacità limitate nell’acquisire e nel trattare le informazioni. L’informazione è imperfetta e gli agenti non sanno come comportarsi, quindi si danno delle regole per gestire un mondo complesso.

La razionalità è assoluta. Chi gestisce l’economia può disporre di informazioni perfette e capacità di calcolo pressoché illimitate.

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Cuore dell’analisi:PRODUZ./ vs SCAMBIO/

CRESCITA SCARSITÀ

Il concetto di riproduzionesostituisce il concetto di

scarsità.

Sono problemi essenziali la genesi di eccedenze;le cause dell’aumentodell’occupazione,della produzione e del progresso tecnico che determinano un aumento della qualità della vita

L’economia è lascienza dell’allocazione ottimale

delle risorse scarse. [Lionel Robbins]

L’economia neoclassica considera la scarsità dei beni il principio che regola il comportamento economico. Ogni cosa che abbia un valore deve essere scarsa e quindi confrontata con uncosto opportunità.I prezzi riflettono unicamente la scarsità.

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Nucleo politico:Intervento vs LIBERO

STATO MERCATO

I mercati non sono efficienti, sono iniqui e non si sanno autoregolare.

Ciò conduce gli eterodossi a sostenere decisamente che i mercati – specialmentei mercati finanziari – devono essere regolati dallo stato, proprio come la proprietà privata –che è la base del capitalismo – deve essere protetta dallo stato.

Guarda con favore alla libera impresa e al laisezfaire, poiché ha fede nella capacità dei meccanismi di mercato – la cosiddetta “mano invisibile” – di condurre l’economia a risultati ottimali.

Se fosse possibile eliminare le imperfezioni presenti sui mercati che limitano la concorrenza e l’accesso alla piena informazione, i prezzi flessibili riporterebbero

l’economia ad un perfetto equilibrio.

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I SALDI SETTORIALI

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Il PIL Prodotto Interno Lordo*

La circolazione della moneta rende possibile la creazione di valore e ricchezza, ma non è essa stessa la ricchezza.

Il reddito nazionale annuo effettivo (PIL) corrisponde al flusso dei beni e dei servizi prodotti nell’anno. La quantità o stock di moneta disponibile – escluso quella estera - non è parte del PIL né dà alcuna indicazione in merito alla ricchezza annuale.

[TERZI, 2010]

(Acronimo inglese di PIL = GDP= Gross Domestic Product)

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PIL & BENESSERE

Il PIL non può essere il parametro assoluto sulla base del quale misurare il progresso di una società.

Le capacità reddituali e le risorse economiche non devono essere necessariamente viste come un fine, ma piuttosto come il mezzo attraverso il quale un individuo riesce ad avere e sostenere un determinato standard di vita. Le variabili che possono contribuire a misurare il benessere includono anche fattori sociali e ambientali, misure di eguaglianza e sostenibilità. 

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Le nazioni più felici e con più benessere sociale - World Happiness Report delle Nazioni Unite 2013

Le Nazioni Unite hanno individuato 6 indici fondamentali per stabilire se i cittadini di un paese sono felici o meno.

Fra questi alcuni sono dei "classici" come la salute, l'assenza di corruzione e le aspettative di vita, ma sono stati presi in considerazione anche fattori meno scontati: "generosità", la libertà di scelta e la presenza di qualcuno su cui contare.

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Le nazioni più felici e con più benessere sociale - World Happiness Report delle Nazioni Unite

Secondo i sei punti identificati, i Paesi più felici sono:1. Denmark (7.693)2. Norway (7.655)3. Switzerland (7.650)4. Netherlands (7.512)5. Sweden (7.480)6. Canada (7.477)7. Finland (7.389)8. Austria (7.369)9. Iceland (7.355)10. Australia (7.350)

… 17. United States (7.082)18. Ireland (7.076)19. Luxembourg (7.054)20. Venezuela (7.039)21. Belgium (6.967)22. United Kingdom

(6.883)25. Francia (6.764)26. Germania (6.672)…ITALIA 45esima (6.021)

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La ricchezza nazionale

È misurata dal PIL (Prodotto Interno Lordo). Le sue componenti dal lato della domanda

(fonti del PIL) sono:

Y : Prodotto Interno Lordo C: Consumi privati I: Investimenti privati G: Spesa pubblica (i.e. Governo) X: Esportazioni M: Importazioni

Y = C + I + G + (X – M)

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La ricchezza nazionale

È misurata dal PIL (Prodotto Interno Lordo). Le sue componenti dal lato dell’offerta (distribuzione reddito) sono:

Y : Prodotto Interno Lordo C: Consumi privati S: Risparmi privati (Ingl. SAVINGS) T: tassazione

Y = C + S + T

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Se uguaglio e porto tutto a sinistra …

C + I + G + (X – M) = C + S + T

C – C + I – S + G -T + (X – M) =0

Y : Prodotto Interno Lordo (PIL)

Sett. Privato: C: Consumi privati I: Investimenti privati S: Risparmi

Sett. Governativo: G: Spesa pubblica (i.e. Governo) T: tasseSett. Estero: X: Esportazioni M: Importazioni

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La ricchezza nazionale

Se eguagliamo le due espressioni del PIL otteniamo:

(I – S): differenza fra uscite ed entrate del settore non-governativo

(G – T) : differenza fra uscite ed entrate del settore governativo

(X – M): differenza fra uscite ed entrate del settore estero

(I – S) + (G – T) + (X – M) = 0

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I saldi settoriali

Settore non-governativo

Settore governativ

o

Settore estero

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I tre settori NON possono contemporaneamente

essere in surplus!Va contro le leggi della contabilità!

Quindi, il debito di qualcuno è il credito di un altro.

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Chi può essere in debito?

Il settore NON- GOV (famiglie – aziende – enti etc.), essendo utilizzatore della moneta deve essere in credito, se fosse in debito significherebbe che non ci sono più soggetti degni di credito.

Il settore GOVERNATIVO (Stato detentore del monopolio) ha la possibilità di essere in debito.

Il settore ESTERO, essendo appunto esterno al sistema Paese e regolandosi sulla base dei rapporti di import-export (anche di capitali capitale prestato dall’estero), può essere in debito o in credito. Ovvio, il surplus è auspicabile, ma con moneta-sovrana non è detto che sia indispensabile per la sopravvivenza del mercato interno.

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Un’ identità contabile che intepreta fenomeni reali …

… per cui a seconda delle ipotesi con le quali si analizza la realtà

economica (i.e. i comportamenti dei vari

settori) i fattori dell’identità siattengono a delle dinamiche

diverse.

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ETERODOSSI vs ORTODOSSI

La moneta fiat non è scarsa e lo Stato può sempre stampare moneta per sostenere i propri obiettivi politici.

Il Gov. può sostenere dei deficit commisurati alle capacità produttive del Paese (piena occupazione in funzione anticiclica).

La moneta è scarsa e il Governo, come il buon padre di famiglia, deve spendere quanto guadagna, per cui

(G-T) nell’equazione deve essere sempre uguale a ZERO, cioè lo stato deve tassare esattamente quanto spende per il NON-GOV

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ETERODOSSI vs ORTODOSSI

Di conseguenza:

anche se il settore esteronon è in surplus,

la domanda interna, specie in situazioni di crisi, può essere sostenuta dalla spesa governativa a deficit.

Di conseguenza:

solo il settore estero (i.e. bilancia commerciale in surplus – Paese esportatore netto) può arricchire i cittadini e sostenere

la domanda interna.

In situazione di crisi, per diventare più competitivi, si deve agire sui salari (deflazione salariale).

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MA SE il DEBITO di qlc è il CREDITO di qlc altro … di chi è?

Forstater: “Il deficit pubblico deve essere uguale all’attivo /surplus non governativo. Quindi il deficit è l’immagine speculare del surplus non governativo nell’identità macrocontabile di base in cui il settore non governativo include famiglie aziende e governi esteri.”

Se si vuole ridurre il deficit di bilancio allora si dovrà accettare una riduzione del surplus non-gevernativo. Per eliminare il deficit pubblico bisogna eliminare il surplus del settore privato.

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Kalecki con l’ equazione del profitto:

Ugualmente dimostra che il profitto al netto delle tasse dipende dal deficit pubblico:

PN = C

P + I + Dg + E

e – Sw

 In questo modello i profitti totali (al netto delle tasse questa volta) sono la somma del consumo di capitale, degli investimenti, del deficit pubblico, del surplus esterno netto (esportazioni meno importazioni), meno i risparmi dei lavoratori.

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Debito pubblico e risparmi privati

Elaborazione di New Economic Perspectives

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Italy

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United Kingdom

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Germany

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Greece

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Ireland

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Portugal

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United States

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Abba Lerner e la Finanza funzionale

Abba Lerner (1903-1982) sviluppò il concetto di finanza funzionale (1941, 1943, 1944, 1948, 1951, 1961, 1973).

Per Finanza funzionale si intende la teoria economica che propugna come obiettivi primari il pieno impiego e la stabilità dei prezzi,

senza dare eccessivo peso al debito pubblico.

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Abba Lerner e la Finanza funzionale

La Finanza funzionale di Lerner, teorizzata proprio in quando in US si fronteggiava la grande depressione nasce dai seguenti presupposti:1- la disoccupazione è un elemento normale nell’economia capitalista;2- il mercato non si auto-regola;3- le decisioni di produttori non sono coordinate con quelle dei consumatori.

Essa si contrappone all’idea ortodossa per cui il mercato auto-regolandosi, tende normalmente alla piena occupazione, basta attendere.

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Abba Lerner e la Finanza funzionale

Lerner capisce che se il Governo ha intenzione di aumentare

la domanda aggregata per mantenere stabile il livello di occupazione, le misure da intraprendere (aumento della spesa pubblica o diminuzione delle tasse) devono tendere alla creazione di un deficit.

Se, invece, l'intenzione è quella di diminuire la domanda aggregata, le misure da intraprendere (diminuzione della spesa pubblica o aumento delle tasse) devono tendere alla creazione di un surplus.

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Abba Lerner e la Finanza funzionale

A. Lerner sosteneva che se l’ammontare della spesa e della tassazione richiesti per raggiungere obiettivi macroeconomici, come la piena occupazione, dovessero entrare in conflitto con principi di “efficienza finanziaria”, come il pareggio di bilancio o il limite della spesa pubblica, allora tanto peggio per tali principi.

Promuovere il pareggio o il surplus di bilancio o il rimborso del debito pubblico senza riguardo per le conseguenze macro-economiche si chiama Finanza disfunzionale.

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“Il debito pubblico non è un peccato economico ma una necessità economica”

William Spencer Vickrey, premio nobel in economia 1996

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Le fonti

Dispense di Lucarelli, Passarella tratte da Marc Lavoie, L’Économie postkeynésienne, La Découverte, 2004, pp. 122;

HYMAN P. MINSKY, Keines e l’instabilità del capitalismo – con prefazione di R. Bellofiore, 2009, Bollati Boringhieri, Torino (prima ed. Jhon Maynard Keynes, 1975)

MATHEW FORSTATER, intervento al Secondo Summit MMT 20 e 21/10/2012 http://www.youtube.com/watch?v=y-YA88RgJAc

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Le fonti

Sustainable Development Solutions Network (SDSN): Secondo rapporto sulla Felicità mondiale dell'Onu 2013: i 6 fattori che rendono un paese "felice“, Huffington Post, 9-9-2013   http://www.huffingtonpost.it/2013/09/09/rapporto-felicita-mondo-onu_n_3894028.html e http://unsdsn.org/happiness/

Il rapporto per intero: WORLD HAPPINESS REPORT 2013 http://issuu.com/earthinstitute/docs/worldhappinessreport2013_online