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INTRODUZIONE La produzione viticola esige oggi modelli innovativi determinati dalla riduzione quantitativa dei consumi di vino e dalla contemporanea evoluzione della domanda in termini qualitativi. Determinante diviene l’ottimizzazione del rapporto tra vitigno ed ambiente, cioè la scelta delle condizioni pedoclimatiche e colturali che consentono al vitigno di manifestare appieno le proprie potenzialità. L’approfondimento di tale rapporto trova giustificazione nella necessità economica e sociale di localizzare la viticoltura in aree di sicura vocazione e nella convinzione che vi siano pochi vitigni in grado di adattarsi e di esprimere le loro caratteristiche dando dei vini di riconoscibilità specifica che il consumatore identifichi come tipici di quella zona. E’ il concetto di vocazionalità ambientale che viene ottenuta facendo interagire le informazioni climatiche, topografiche, pedologiche ed agronomiche con la risposta adattativa del vitigno consentendo di arrivare al concetto di zonazione viticola del territorio. E’ per questi motivi che si è proposto lo studio di vocazionalità viticola del territorio della Cantina cooperativa “Torrevilla”. La zonazione non è solo uno strumento per migliorare la qualità nel vigneto ma ha anche delle ricadute di altra origine, per esempio: Protezione del territorio: gli aspetti pedologici indagati possono poi essere utilizzati da altri Enti, anche Enti pubblici (ripristino ambientale, protezione del patrimonio viticolo, da discariche, cave, ecc…) Pianificazione territoriale: realizzazione di PRG che tengano conto che la produzione vitivinicola di qualità svolge funzioni di salvaguardia idrogeologica, di conservazione della fertilità dei suoli e della complessità ecosistemica, di valorizzazione del paesaggio agrario ed inoltre contribuisce alla sostenibilità dello sviluppo urbano. Modifica di disciplinari D.O.C. e sottozone D.O.C.G. indagati dalla zonazione. Forte strumento di sviluppo e divulgazione dei risultati ai fini di promozione turistica e di marketing dei prodotti della zona ad esempio turismo del vino, possibilità di creare una cartellonistica legata finalmente ad una situazione geografica e pedologica, la quale ha sempre un riflesso molto forte sul consumatore. Tutti questi aspetti possono sicuramente riqualificare la nostra produzione dall’offensiva dei paesi mercantili che investono tutto sul vitigno e che non vogliono pagare il plus valore del nome della località. Infatti per fronteggiare la sempre più forte concorrenza sarà importantissimo dare una riconoscibilità certa alle nostre produzioni.

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Page 1: LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO, STRUMENTO INDISPENSABILE PER UNA VITICOLTURA DI QUALITÁ: approfondimento

INTRODUZIONE

La produzione viticola esige oggi modelli innovativi determinati dalla riduzione quantitativa dei

consumi di vino e dalla contemporanea evoluzione della domanda in termini qualitativi.

Determinante diviene l’ottimizzazione del rapporto tra vitigno ed ambiente, cioè la scelta delle

condizioni pedoclimatiche e colturali che consentono al vitigno di manifestare appieno le proprie

potenzialità.

L’approfondimento di tale rapporto trova giustificazione nella necessità economica e sociale di

localizzare la viticoltura in aree di sicura vocazione e nella convinzione che vi siano pochi vitigni in

grado di adattarsi e di esprimere le loro caratteristiche dando dei vini di riconoscibilità specifica che

il consumatore identifichi come tipici di quella zona.

E’ il concetto di vocazionalità ambientale che viene ottenuta facendo interagire le informazioni

climatiche, topografiche, pedologiche ed agronomiche con la risposta adattativa del vitigno

consentendo di arrivare al concetto di zonazione viticola del territorio.

E’ per questi motivi che si è proposto lo studio di vocazionalità viticola del territorio della Cantina

cooperativa “Torrevilla”.

La zonazione non è solo uno strumento per migliorare la qualità nel vigneto ma ha anche delle

ricadute di altra origine, per esempio:

Protezione del territorio: gli aspetti pedologici indagati possono poi essere utilizzati da altri Enti,

anche Enti pubblici (ripristino ambientale, protezione del patrimonio viticolo, da discariche,

cave, ecc…)

Pianificazione territoriale: realizzazione di PRG che tengano conto che la produzione

vitivinicola di qualità svolge funzioni di salvaguardia idrogeologica, di conservazione della

fertilità dei suoli e della complessità ecosistemica, di valorizzazione del paesaggio agrario ed

inoltre contribuisce alla sostenibilità dello sviluppo urbano.

Modifica di disciplinari D.O.C. e sottozone D.O.C.G. indagati dalla zonazione.

Forte strumento di sviluppo e divulgazione dei risultati ai fini di promozione turistica e di

marketing dei prodotti della zona ad esempio turismo del vino, possibilità di creare una

cartellonistica legata finalmente ad una situazione geografica e pedologica, la quale ha sempre

un riflesso molto forte sul consumatore.

Tutti questi aspetti possono sicuramente riqualificare la nostra produzione dall’offensiva dei paesi

mercantili che investono tutto sul vitigno e che non vogliono pagare il plus valore del nome della

località. Infatti per fronteggiare la sempre più forte concorrenza sarà importantissimo dare una

riconoscibilità certa alle nostre produzioni.

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ASPETTI CLIMATICI E GEOLOGICI DELL’AREALE DI CONFERIMENTO DELLE CANTINE TORREVILLA A cura dei Dott.ri Massimo Compagnoni, Luigi Mariani, e Simone Parisi 1. INTRODUZIONE La quantità e la qualità della produzione viticola di un territorio è funzione della radiazione solare

che fornisce l’energia per il processo di fotosintesi dando luogo alla sintesi di sostanza organica che

viene poi decurtata in virtù delle limitazioni imposte dai nutrienti, dalla temperatura, dalle risorse

idriche, dai parassiti e dalle malerbe. Lo studio quantitativo di tali fenomeni è cruciale per

suddividere il territorio in ambiti omogenei al fine di ottimizzare i conferimenti alla cantina in

funzione dell’obiettivo enologico prestabilito.

La suddivisione di un territorio in areali omogenei si basa sullo studio di due aspetti fra loro

complementari e cioè:

- i caratteri di base del territorio (climatici, geologici e pedologici) desumibili dall’analisi di

serie storiche trentennali di dati meteorologici, dallo studio della cartografia geologica e

dall’analisi di profili di suolo eseguiti ad hoc. Lo studio di tali caratteri porta ad individuare

areali potenzialmente omogenei e cioè zone che su tempi lunghi (dell’ordine dei decenni)

mantengono una loro specificità.

- i caratteri della singola annata frutto del comportamento delle variabili atmosferiche

(radiazione solare, temperatura, umidità relativa, vento, precipitazione) che interagendo con i

caratteri di base del territorio (come illustrato pittoricamente in figura 1) danno luogo a

comportamenti del tutto originali e per molti aspetti unici. La valutazione dell’effetto annata

richiede dal canto suo la raccolta di dati meteorologici e biologici viticoli. Nel caso della cantina

Torrevilla i dati meteorologici vengono acquisiti in tempo reale grazie ad una rete di stazioni

meteorologiche automatiche installate ad hoc per gli scopi della zonazione (figura 2).

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Figura 1 – L’effetto annata agisce sugli areali potenzialmente omogenei determinando quantità e qualità della produzione. Figura 2 – Nell’ambito della zonazione l’effetto annata viene misurato attraverso una rete di 4 stazioni meterologiche automatiche (Torrazza Coste, Costa, Garlassolo e Schizzola) collegate in tempo reale tramite rete GSM con la cooperativa Torrevilla. In figura la stazione di Costa.

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Scopo di questa relazione è illustrare le attività di analisi meteo-climatica, geologica e pedologica

che sono state condotte allo scopo di descrivere i caratteri di base dell’areale di conferimento della

cantina Torrevilla ricadente nei comuni di Montebello della Battaglia, Torrazza Coste, Codevilla,

Retorbido e Borgo Priolo (figura 3).

Scopo immediato di tale analisi è stato quello di ottenere una suddivisione di massima utile

all’individuazione degli areali omogenei a cui riferire i vigneti da monitorare in sede di zonazione

viticola. A tal fine è stata applicata una classificazione multicriterio basata su criteri di tipo

climatologico (risorse termiche), geologico (classi geologiche) e morfologico (pendenze).

Il tutto è stato aggregato in modo tale da ottenere un numero di classi adeguato a descrivere il

territorio in esame.

Figura 3 - Orografia dell’areale preso in considerazione per la zonazione (delimitato in nero) ed

inserito nel più ampio contesto orografico dell’Oltrepò Pavese.

2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO L’area si colloca al margine dell’Appennino Settentrionale e si compone di grandi pianalti terrazzati

che verso Nord si immergono al di sotto delle unità alluvionali più recenti (pianura vera e propria),

mentre verso sud si raccordano gradualmente ai rilievi collinari, costituiti da sedimenti marini più o

meno recenti. I pianalti terrazzati rappresentano l’elemento morfologico più caratteristico dell’area

e sono il risultato dell’aggregazione di antiche conoidi alluvionali depositate nel corso delle ultime

centinaia di migliaia di anni dai vari corsi d’acqua provenienti dall’Appennino.

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L’accumulo di sedimenti è stato più intenso durante le fasi di transizione glaciale – interglaciale,

durante le quali i corsi d’acqua potevano disporre di portate sufficienti per poter trasportare e

depositare allo sbocco delle valli appenniniche enormi quantitativi di materiali eterogenei,

formando così superfici relativamente omogenee. Al contrario durante le fasi glaciali, allorché le

portate dei corsi d’acqua diminuivano considerevolmente, tali superfici venivano fortemente incise

dai corsi d’acqua stessi; contemporaneamente il graduale sollevamento dell’area per cause

tettoniche produceva un generale ringiovanimento del sistema idrografico. Questo meccanismo, più

volte ripetutosi nel corso delle ultime centinaia di migliaia di anni, ha portato alla formazione di

tanti costoni di forma variabile, degradanti verso N-NW e separati da scarpate o rotture di

pendenza, con sommità più o meno regolari poste a quote diverse, con le più alte che risultano

maggiormente incise ed inclinate rispetto a quelle inferiori.

Per ricostruire la paleogeografia dell’area e distinguere i depositi da un punto di vista stratigrafico e

cronologico è indispensabile definire sinteticamente il quadro strutturale dell’area, per la cui

descrizione è necessario allargare la propria visione sia nello spazio sia nel tempo.

2.1 Cenni sull’assetto geologico-strutturale e sulla successione stratigrafica presente nell’area

L’area di studio si colloca nell’ambito dell’Appennino Settentrionale che è il risultato

dell’impilamento di falde formatisi a seguito dei grandi movimenti tettonici prodotti

dall’avvicinamento delle placche paleo-africana e paleo-europea.

I sedimenti costituenti la zona delle colline presenti nell’area di studio si sono depositati all’interno

di bacini di dimensione variabile sviluppati sul dorso delle falde tettoniche in lento movimento: in

questi bacini, definiti satelliti per la loro importanza marginale nell’ambito del processo

orogenetico, si sono accumulati sedimenti marini prevalentemente fini di mare aperto alternati a

sedimenti più grossolani.

Le Formazioni geologiche affioranti nell’area sono state distinte sulla base dei rilievi geologici di

controllo condotti nel corso del periodo 2010-2011 per la redazione della carta geologica a scala

1:25000 (figura 4), con riferimento alla cartografia geologica ufficiale a scala 1:100000;

attualmente (periodo 2011-2012) sono in corso le verifiche geologiche per la rappresentazione della

geologia dell’area a scala 1:10000, basandosi sulle informazioni desunte dalla cartografia a scala

1:50000 – Foglio Voghera del Progetto CARG in fase di redazione.

In sintesi le Formazioni Geologiche di origine marina individuate nell’area si sono depositate in un

intervallo di tempo compreso tra circa 20 e 2 milioni di anni fa e mostrano il passaggio da un

ambiente di sedimentazione tipico di mare aperto (es: marne calcaree grigio-biancastre) o di

scarpata sottomarina (es: marne siltose grigio-azzurre sabbiose), con alternanze di ambienti costieri

(es: arenarie), ad un ambiente di laguna salmastra. Infatti con la chiusura dello Stretto di Gibilterra e

il conseguente fenomeno di disseccamento del Mar Mediterraneo, avvenuto circa 5 milioni di anni

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fa, si sono depositati una serie di sedimenti molto eterogenei costituiti da marne, calcari, calcari

cariati, argille, arenarie, marne gessifere e lenti di gesso. Successivamente l’ambiente deposizionale

è gradualmente cambiato passando da laguna salmastra a delta di conoide, con relativa deposizione

di conglomerati sabbiosi, e a piattaforma marina con deposizione di argille marnose o siltose grigio-

azzurre. Quest’ultime affiorano lungo versanti mediamente acclivi con termini abbastanza erodibili

da evolvere facilmente verso dissesti di tipo calanchivo.

Il passaggio alla sedimentazione di origine continentale è rappresentato dai depositi alluvionali

costituenti i pianalti terrazzati sopra ricordati: essi sono suddividibili in 3 ordini in funzione della

posizione topografica delle superfici e del grado di alterazione dei sedimenti che le costituiscono.

I sedimenti più recenti presenti nell’area sono quelli alluvionali presenti negli alvei attivi dei corsi

d’acqua attuali.

Figura 4 - Carta geologica redatta a scala 1:25000 dell’area di studio.

3. INQUADRAMENTO AGROCLIMATICO

L’inquadramento è stato sviluppato sulla scorta di dati per l’areale di indagine riferiti al periodo

1981 – 2010 ed ottenuti analizzando dati meteorologici provenienti dalle seguenti fonti: rete

meteorologica di Arpa Emilia-Romagna, rete meteorologica di Arpa Lombardia (stazioni

automatiche e stazioni dell’ex Servizio Idrografico), rete Ersaf (ex Civifruce), stazioni Davis della

rete Cantine Torrevilla, stazione meteo dell’Istituto Tecnico Agrario Gallini di Voghera.

3.1 Caratteri agro-climatici generali Il clima dell’area di conferimento delle cantine Torrevilla è generato da una vasta gamma di fattori

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operanti alle diverse scale, fra i quali si ricordano in particolare:

1. la localizzazione alle medie latitudini che implica sia (i) la vicinanza di “regioni sorgenti” di

masse d’aria con caratteri peculiari (la fredda aria artica, l’umida e mite aria atlantica, l’aria

russo – siberiana molto fredda in inverno, l’aria subtropicale torrida) sia (ii) la presenza di una

circolazione atmosferica vivace e in grado di portare le masse d’aria sopraelencate a contatto

con il territorio in esame;

2. l’appartenenza alla regione padano-alpina, grande bacino delimitato dalle catene alpina ed

appenninica e con un’apertura principale verso est, che ad esempio favorisce l’ingresso di aria

fredda siberiana in inverno;

3. la localizzazione nell’area di bassa e media collina appenninica, il che rende meno intense e

persistenti le inversioni termiche proprie del bacino padano. In particolare rispetto alla pianura

si assiste alla presenta un clima più asciutto, con minore frequenza di nebbie e una buona

ventilazione garantita da attive circolazioni di brezza

4. la vicinanza dello spartiacque appenninico con il Golfo di Genova, il che accentua l’influsso

mediterraneo rispetto a quello proprio della pianura padana, dando luogo in particolare ad una

minore piovosità estiva.

Si spiegano così le caratteristiche del clima dell’area indagata che è in sintesi definibile come

temperato subcontinentale se si applica il sistema di classificazione climatica di Mario Pinna

(1978), mentre applicando il sistema di Koeppen si desume la classificazione seguente:

famiglia C - clima mesotermo (clima con temperatura media del mese più freddo inferiore a 18°C

ma superiore a –3°C; almeno un mese con temperatura media maggiore di 10°C; presenza di

stagione estiva e stagione invernale ben definite);

tipo f – clima temperato caldo senza stagione secca (le precipitazioni risultano adeguate in tutti i

mesi dell’anno);

subtipo b – clima con estate molto calda (temperatura media del mese più caldo maggiore di 22°C). 3.2 Analisi delle risorse climatiche per la viticoltura

L’indagine condotta ha mirato a caratterizzare il clima in termini di risorse climatiche per la coltura

della vite (radiazione solare, temperatura, precipitazione).

Il regime delle precipitazioni (figura 5) mostra un minimo principale estivo frutto dell’influsso

mediterraneo ed un minimo secondario invernale frutto dell’influsso oceanico. Nella medesima

figura si riportano i valori medi mensili di evapotraspirazione della vite (Etm). Si osservi che nei

mesi di giugno, luglio ed agosto il consumo evapotraspirativo supera gli apporti dovuti a piogge. In

tali mesi la vite attinge alle riserve del terreno ed in caso di loro esaurimento subirà uno stress idrico

che in funzione della sua entità ed epoca di accadimento potrà rivelarsi o meno favorevole alla

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qualità delle uve (in genere si ritiene favorevole alla qualità uno stress debole o moderato in epoca

successiva all’invaiatura). Il regime delle temperature minime e massime (figura 6) mostra invece

un massimo estivo (luglio-agosto) ed un minimo invernale (gennaio).

Figura 5 – Precipitazione (Prec) ed evapotraspirazione massima della vite (Etm) per Torrazza

Coste (medie mensili del trentennio 1981-2010). Si osservi che da giugno a agosto il consumo

evapotraspirativo supera l’apporto di precipitazione.

Figura 6 – Temperature massime (Tx) e minime (Tn) per Torrazza Coste (medie mensili del

trentennio 1981-2010).

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Gli andamenti pluviometriche ed evapotraspirativi sono stati anche descritti in forma cartografica,

nella quale sono state altresì descritte le risorse termiche essenziali per le attività biologiche della

vite, espresse attraverso l’indice di Huglin (figura 7). Si notino i profondi effetti sulle risorse

termiche giocati dalla morfologia del suolo e più in particolare dall’esposizione dei versanti.

.

Figura 7 –Spazializzazione dell’ indice di Huglin sull’intero Oltrepò Pavese, comprensiva

dell’areale considerato per la zonazione (delimitato in nero)

4. SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO IN AREE OMOGENEE SU BASE CLIMATICA E

GEO-PEDOLOGICA

Per gli scopi della zonazione e con riferimento a criteri geo-morfologici e climatici, il territorio

delle cantine Torrevilla è stato suddiviso in aree unitarie di 30x30 m (0.9ha).

Il lavoro è stato quindi mirato all’assegnazione ad ogni area unitaria di un codice numerico di 3

cifre (es: 213) con il seguente significato:

- La prima cifra indica la classe CLIMA

- La seconda indica la classe GEOLOGIA

- La terza indica la classe PENDENZA

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Di seguito sono riportati i criteri di definizione delle classi:

- CLIMA: si sono prese in considerazione le risorse termiche espresse attraverso l’indice di

Huglin. In tal modo si sono definite le due 2 classi seguenti:

Classe Valore Significato

1 <2200 Freschi (F)

2 >=2200 Caldi (C)

- GEOLOGIA: il fattore geologico è stato preso in considerazione attraverso l’accorpamento delle

diverse Formazioni Geologiche nelle seguenti 5 classi, basate prevalentemente su analogie di

tipo composizionale e mineralogico:

Classe Raggruppamenti Significato

1

Depositi fluviali recenti

Depositi fluviali medi

Depositi fluviali antichi

Depositi Olocenici e Pleistocenici

(OP)

2

Argille di Lugagnano

Conglomerati di Cassano Spinola

Marne di Sant’Agata Fossili

Depositi Mio-Pliocenici

(MP)

3 Formazione Gessoso-Solfifera Gessi (GY)

4

Arenarie di Serravalle

Arenarie di Ranzano

Marne di Monte Piano

Arenarie (AR)

5 Marne di Monte Lumello

Complesso caotico Marne Mioceniche (MM)

- PENDENZA: si tratta di un indice morfologico che impone importanti limitazioni all’uso del

suolo e che è stato classificato nelle tre classi seguenti:

Classe Pendenza % Significato

1 < 15 Pendenza da lieve a moderata (LP)

2 15<=x<45 Pendenza da forte a molto forte (FP)

3 >=45 Pendenza estrema (EP) Applicando i criteri summenzionati si è ottenuta la carta delle aree omogenee (figura 8) che fa

riferimento alle classi indicate nella tabella 1

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Tabella 1 – elenco delle trenta classi individuate e relative estensioni in ettari. Tali classi sono

rappresentate nella carta in figura 6.

Codice Descrizione Estensione (ha) Percentuale di territorio 133 F – GY – EP 10.8 0.02 113 F – OP – EP 18.9 0.04 231 C – GY – LP 33.3 0.07 213 C – OP – EP 64.8 0.14 233 C – GY – EP 66.6 0.14 241 C – AR – LP 133.2 0.28 131 F – GY – LP 134.1 0.28 141 F – AR – LP 145.8 0.31 143 F – AR – EP 211.5 0.45 243 C – AR – EP 239.4 0.51 221 C – MP – LP 308.7 0.65 232 C – GY – FP 334.8 0.71 132 F – GY – FP 419.4 0.89 151 F – MM – LP 497.7 1.05 251 C – MM – LP 502.2 1.06 123 F – MP – EP 540.9 1.14 121 F – MP – LP 584.1 1.24 253 C – MM – EP 657.0 1.39 223 C – MP – EP 759.6 1.61 153 F – MM – EP 800.1 1.69 242 C – AR – FP 1188.9 2.51 112 F – OP – FP 1292.4 2.73 142 F – AR – FP 1311.3 2.77 111 F – OP – LP 2691.0 5.69 212 C – OP – FP 2954.7 6.25 222 C – MP – FP 3022.2 6.39 252 C – MM – FP 3360.6 7.11 122 F – MP – FP 4250.7 8.99 152 F – MM – FP 5731.2 12.12 211 C – OP – LP 15017.4 31.76

Come evidenziato dalla tabella sopra riportata le combinazioni che rappresentano insieme circa il

60% del territorio esaminato sono le seguenti:

- aree calde su depositi alluvionali con grado di alterazione variabile e con pendenze da lievi a

moderate (circa 32%);

- aree fresche su marne calcaree con pendenze forti (circa 12%);

- aree fresche su marne siltose grigio-azzurre sabbiose con pendenze forti (circa 9%);

- aree calde su marne calcaree con pendenze forti (circa 7%).

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Figura 7 – Carta delle zone omogenee definita su base geologica, climatica e della pendenza.

5. SINTESI

Lo studio del territorio condotto nell’ambito della zonazione delle Cantine Torrevilla ha condotto a

descrivere in modo dettagliato:

- la geologia generale dell’area e la stratigrafia del substrato geologico affiorante, predisponendo la

carta geologica a scala 1:25000.

- il clima attuale dell’area caratterizzato a livello cartografico attraverso l’analisi delle risorse

termiche, pluviometriche e radiative riferite al trentennio 1981-2010.

Il substrato geologico ritrovato nell’area presenta una non trascurabile variabilità litologica e la sua

importanza è fondamentale come base per lo studio pedologico (iniziato nel 2010 ed attualmente in

corso), in quanto da esso si sviluppa il substrato pedogenetico che rappresenta il materiale di

partenza su cui agiscono contemporaneamente i fattori climatici, morfologici, biologici ed il fattore

tempo, i quali insieme conducono alla formazione del suolo; in particolare la posizione e il tipo di

substrato geologico controlla la profondità e in parte il tipo di drenaggio interno e la disponibilità

idrica dei suoli da esso originatisi; inoltre a parità delle altre condizioni la composizione

mineralogica del substrato geologico è di fondamentale importanza, in quanto alcuni minerali si

alterano molto facilmente, mentre altri difficilmente e danno origine a differenti tipi di minerali

secondari.

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I caratteri del clima attuale ed i caratteri geologici si sono rivelati essenziali per la suddivisione del

territorio in areali omogenei, sui quali agisce l’effetto annata dando luogo a condizioni originali e

con ripercussioni sensibili sulla quantità e sulla qualità della produzione.

Per questo motivo la carta degli areali omogenei ha rappresentato uno strumento di base nell’ambito

degli studi di zonazione viticola in atto presso la Cantina Torrevilla: in particolare essa ha guidato la

scelta del campione di vigneti sperimentali da sottoporre a monitoraggio nel corso delle diverse

annate, al fine di ottenere un campione di osservazione il più possibile rappresentativo della

variabilità geologica (e pedologica) e climatica del territorio.

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CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI

La zonazione viticola può essere considerata alla stregua dell’innovazione al processo e di prodotto

all’interno della filiera vite – vino. Attraverso l’ottimizzazione dei rapporti interattivi tra vite ed

ambiente, infatti l’uva subisce dei cambiamenti compositivi (e di valore economico) anche

profondi, che impongono delle strategie di vinificazione ed interpretazione della materia prima

adeguate al nuovo livello di qualità. Naturalmente la qualità intrinseca dei vini, deve essere

comunicata ai consumatori attraverso una comunicazione trasparente delle valenze territoriali della

zona dove il vino è stato prodotto e che sono state messe in evidenza dalla zonazione. Le

acquisizioni della zonazione possono servire per migliorare inoltre, il processo di certificazione che

finalmente parta non dall’imbottigliamento, come spesso capita, ma da controllo della materia

prima.

 

Comunicazione  basata  sulle  valenze  territoriali  

Innovazione  di  processo  

Fase  di  campagna:  miglioramento  interazione  vitigno  –  ambiente  

INNALZAMENTO  DELLA  QUALITA’  PERCEPITA  DAL  CONSUMATORE  

Innalzamento  della  QUALITA’  intrinseca  

ZONAZIONE  

Fase  di  cantina:  miglioramento  interpretazione  della  materia  prima  

Innovazione  di  prodotto  

Certificazione  di  prodotto  e  di  processo