LA CONDIZIONE UMANA. VIRTU POLITICA EROS -IL MITO DI PROMETEO ED EPIMETEO (Protagora) -IL MITO...

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LA CONDIZIONE UMANA PLATONE

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LA CONDIZIONE UMANA

PLATONE

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VIRTU’ POLITICAEROS

Platone, filosofo ateniese, tratta la condizione umana nel V secolo:

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-IL MITO DI PROMETEO ED EPIMETEO (Protagora)

-IL MITO DELL’ANDROGINO(Simposio)

-IL MITO DELLA NASCITA DI EROS (Simposio)

Platone utilizza il mito per un unico scopo: esprimere a parole le sue profonde riflessioni sul mondo , sull’anima e sull’aldilà. In particolar modo

ci soffermiamo su 3 miti:

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IL MITO DI PROTAGORA :PROGRESSO UMANO E INSEGNABILITA’ DELLA VIRTU’

Presentiamo un celebre brano tratto dal dialogo “Protagora” di Platone . Nel dialogo platonico si racconta che Zeus ha fatto delle virtu’ politiche. Il mito di Prometeo è una suggestiva e moderna metafora della teoria democratica secondo cui la politica è prerogativa di ogni uomo. Il mito ci parla attraverso le immagini e le metafore, ma la domanda a cui tenta di dare una risposta è” che cos’ è l ‘uomo?” . La narrazione platonica risponde a tale interrogativo attraverso un procedimento tipico del racconto mitologico ricorrendo alla descrizione leggendaria delle origini del mondo.

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PROMETEO ed EPIMETEOProtagora

[…] “-E allora, affermò mi sembra più piacevole raccontarvi un mito”[...].

Nel mito di Protagora s’immagina un incontro tra il sofista e Socrate,per discutere se la virtù sia insegnabile.

Infatti mentre per Protagora le virtù civiche possono essere comprese attraverso l’ educazione e l’ istituzione

per Platone no. Per sostenere la sua tesi,Platone ,attraverso il personaggio di Socrate,con il

metodo dialogico dell’ ironia,chiede al suo interlocutore(Protagora)di dimostrare l’ insegnabilità

delle virtù attraverso il mito.[…] “ Prometeo ruba a Efesto e ad Atena il sapere

tecnico insieme con il fuoco – che senza il fuoco sarebbe stato impossibile acquistarlo o servirsene-

e cosi ne fece dono all’uomo”.[…]Si narra che gli dei dopo aver plasmato le stirpe

animali,incaricarono Prometeo ed Epimeteo di dotare ciascuna stirpe delle facoltà utili più opportune per

assicurarne la sopravvivenza. Epimeteo che in greco significa letteralmente “L’ imprevidente”, assegnò a

tutti gli animali le facoltà utili della propria difesa ma dimenticò il genere umano. Quest’ ultimi rimasero

indifesi e privi di ogni risorsa tanto che,se non fosse intervenuto Prometeo,che letteralmente significa il “preveggente”,sarebbe ben presto scomparsi dalla

faccia della terra distrutti dalle intemperie o sbranati dalle belve. Così Prometeo rubò il fuoco e l’ abilità

meccanica a Efesto e ad Atena e gli donò agli uomini.

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[…] “ Divenuto partecipe di una condizione divina”.[…]

Gli uomini grazie al sapere tecnico e al fuoco ,che sono doni divini, diventarono

partecipi della stessa divinità . La tecnica del fuoco,sopra descritta come

“scienza” fondamentale per la vita umana,è qui indicata come ciò “apparenta” l’

uomo agli dèi . Tecnica è produzione,creazione di cose. Per tale parentale,con la

divinità essi,unici tra gli esseri viventi si diedero una religione,un linguaggio e

tutto quanto è necessario per vivere:case,vestiti e cibo.

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[…] “ Sicché nuovamente si disperdevano e morivano”. […]

Ciò non bastò fondare la civiltà e a far progredire la stirpe umana. Pur

possedendo l’ intelligenza e le tecniche , gli uomini erano incapaci di vivere

insieme e di fondare le comunità politiche. Anche dopo aver fondato la città,gli

uomini rischiano di disperdersi e perire,perché,non avendo capacità di

governare la polis ,si fanno l’ una l’ altro ingiustizia. E’ essenziale questa

distinzione fra associazione politica,(nell’ esempio,la fondazione delle città)e

tecnica politica: è la seconda a costituire l’ essenziale poiché non basta lo

“stare insieme” se manca la capacità di governo.

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[…] “Chiede Ermes a Zeus debba dare agli uomini il pudore e la

giustizia: debbo distribuire giustizia e pudore come sono state

distribuite le arti”.[…]

Dovette intervenire Zeus,che inviò Ermes,il messaggero degli dèi, a portare agli

uomini indistintamente le tre virtù civiche:

il rispetto reciproco( aidos ),

la giustizia(dike)

•il diritto.

Grazie ad esse gli uomini avrebbero potuto edificare stabili comunità civili.

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[…] “ A tutti,rispose Zeus, e che tutti ne abbiamo parte :le città non

potrebbero esistere se solo pochi possedessero pudore e giustizia come

avviene per le altre arti. Istituisci ,dunque a nome mio una legge per la

quale sia messo a morte come peste della città chi non sappia avere in

sé pudore e giustizia”.[…]

E a differenza delle arti meccaniche che non furono date a tutti

indistintamente perché un medico basta a guarire molti profani,Zeus stabilì

che tutti partecipassero dell’ arte della politica,cioè del rispetto reciproco,

della giustizia e del diritto e che coloro che si rifiutassero di parteciparne

fossero allontanati dalla comunità umana o uccisi. Nacque così l’arte della

politica o della convivenza ordinata e regolata dalle leggi. Mentre le

conoscenze tecniche ,dunque ,sono presenti in maniera ineguale tra gli

uomini,la virtù politica compete a tutti e tutti devono coltivarla verso lo studio

e l’ educazione.

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Protagora espone nel mito Prometeo ed Epimeteo un evidente significato e valore

politico. Anzitutto si deve considerare che secondo Protagora e i sofisti l’ uomo

oltre alle competenze tecniche che essendo parziali e specialistiche sono

possedute necessariamente da gruppi ristretti della popolazione, possiede anche

la competenza politica posseduta dal demos. Siamo di fronte a una svolta. Finora

la cultura era stata intesa o come sapere elitario e sacro,appannaggio delle casta

sacerdotali(si pensi a Parmenide) o come un sapere esperto,posseduto dagli

scienziati(si pensi ai fisiologi della Ionia) . ora si afferma l’ idea che tutti gli

uomini sono dotati della virtù politica: principio,questo,che è anche la base della

democrazia di Pericle,il quale fu promotore di leggi che sancivano l’ uguaglianza

di tutti i cittadini pur differenti tra loro per cultura e ricchezza. tutto il demos

doveva sentirsi partecipe della vita della polis, anche se solo i migliori

ricoprivano incarichi di governo.

Questi concetti ,pertanto, sono proprio esposti nel celebre mito di Prometeo che

molto probabilmente rispecchia la vera dottrina del sofista. Prometeo ,come

narra il mito,è l’ eroe che ruba il fuoco agli dei e lo dona agli uomini. Tale uomo è

la stessa “sapienza della vita”ed è il centro di uno scontro ideologico nella polis

fra l’ uomo e il divino,del significato che poteva essere attribuito al dono del

segreto del fuoco agli uomini ,cioè il segreto della manipolazione tecnica della

natura.

INSEGNAMENTO

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Infatti il mito di Prometeo ci comunica importanti verità:la prima è che l’ umanità non può fare a meno delle tecniche e dell’ arte della politica;la seconda è che l’ arte della politica è la più importante in quanto senza di esse l’ uomo perisce;proprio per questo alla polis spetta il compito di insegnare a tutti queste virtù sulle quali si basa la convivenza collettiva;se così non fosse,non esisterebbe la polis come organismo unitario: la politica è dunque “professione” di tutti; infatti a differenza delle altre tecniche,possedute in modo disuguale nella società,la politica è una tecnica fondamentale per ogni cittadino. Anzi è l’ arète propria dell’ uomo,che lo qualifica e lo realizza come tale. Il diritto ad essa è di tutti;il possederla,invece è di coloro che sono in grado di apprenderla con l’ educazione e di esercitarla concretamente ;la terza è che queste arti devono essere apprese attraverso l’ educazione. Il processo educativo inizia già in famiglia e prosegue poi con la scuola e la vita in società. Protagora,perciò,considera la società intera come una grande scuola di educazione e politica. Grazie al processo educativo tutti gli uomini sono legati alla vita familiare e sociale,raggiungendo in questo modo un certo grado di intelligenza politica e morale,che può venir migliorato da vari programmi scolastici regolari e dall’ opera dei particolari insegnanti come pure dall’ azione delle leggi espressamente formulate dalla polis alla scopo di integrare l’ educazione precedentemente impartita ai suoi cittadini:così tutti hanno un contributo da dare alla discussione delle questioni morali e politiche. Infatti come ogni tecnica,anche quella politica è insegnabile. Non ha un carattere ereditario,non è una dotazione innata degli artisti,dei nobili,come invece affermava la tradizione arcaica e aristocratica. E’ fondamentale la sottolineatura che la capacità politica no sia un fatto di natura o comunque un prodotto del caso,ma sia il risultato di un processo educativo. La virtù è insegnabile e ad educare è l’ intera società ,che lo fa attraverso le leggi dell’ insegnamento,con l’ esempio e con la possibilità offerta a tutti di apprendere l’ esperienza e la partecipazione diretta alla vita della polis. Il mito di Protagora è un testo-base del pensiero democratico.

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IL MITO DELL’ANDROGINO : IL TEMA E’ L’AMORE COME RICERCA DELLA META’ MANCANTE

IL mito dell’Androgino è tratto dal Simposio. Il “Simposio” , letteralmente “una bevuta insieme” è un antichissimo genere letterario; esso si svolge in casa di Agatone, amico di Platone, e con altri personaggi ,dopo cena, decidono di bere e di svolgere a turno delle riflessioni sul tema dell’ amore. Oltre Socrate e Agatone ,sono presenti Alcibiade, Aristofane e altri. Tutti intervengono con discorsi che tessano l’ elogio dell’ amore, ma come al solito spetta a Socrate concludere con il discorso più persuasivo circa la vera natura di Amore. Arriva alla fine una compagnia di amici, tutti riprendono a bere e a mangiare, finché non sopraggiunge il sonno; soltanto Socrate passa la notte a discutere di poesia con Aristofane e Agatone fino al mattino, per poi recarsi come sempre al Liceo. Il Simposio aveva l’ importante funzione di iniziare i ragazzi alla vita adulta : i giovani(le donne erano escluse) vi prendevano parte solo se accompagnati da un adulto che esercitava nei loro confronti la funzione di educatore. Il testo che presentiamo introduce una parte del discorso sull’ amore di Aristofane, il cui nome rinvia al celebra commediografo greco del V secolo a.C. . L’ interesse di fondo di questo discorso consiste nella spiegazione dell’ imperioso bisogno dell’ altro che caratterizza l’ esperienza amorosa. Il mito ci spiega il perché di tale desiderio, sostenendo che esso dipende dal fatto che l’uomo aspira a ricomporre un’ antica unità perduta. Così ad Aristofane è affidato il compito di narrare un mito di pura fantasia , che dell’amore coglie un aspetto parziale l’ unione fisica di due corpi, per cercare di spiegare l’ origine delle differenze sessuali.

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Originariamente il genere umano era distinto in tre sessi : uomini, donne e

androgini (ovvero creature per metà di un sesso e per metà dell'altro e

correvano come rotolando). Il maschi traeva la sua origine dal sole, la femmina

dalla terra e l’ androgino, che partecipa della natura maschile e femminile, dalla

luna, la quale ha in sé la natura del sole e della terra. Ciascun genere aveva una

forma sferica e nutriva «propositi arroganti» verso gli dei. Perciò questi ultimi,

sentendosi minacciati, presero seri provvedimenti. Zeus, non volendo ucciderli

come fece con i titani per punirli decise di tagliarli in due estremità così da

diminuirne la forza e l'arroganza. Furono posti in posizione eretta.

 

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Ad Apollo venne affidato il compito di

rovesciare la faccia delle singole metà

sezionate dalla parte del taglio facendo un

nodo con la pelle sulla pancia (come un

sacco) creando come punizione l’

ombelico ; lo stratagemma, però, fu un vero

disastro. Ciascuna metà cercava la sua

metà mancante e quando esse si trovavano

tentavano disperate di stringersi in un

abbraccio amoroso, pur non riuscendovi

affatto - visto che i loro organi genitali

erano stati posti, crudelmente, ai lati dei

loro corpi amputati. Così, abbandonandosi

sconsolate all'inazione, le metà separate

morivano di fame, straziate

dall'irreparabile perdita subita. Finché

Zeus «mosso da pietà» escogitò un sistema

più funzionale ai suoi scopi; spostò al

centro gli organi genitali e permise in tal

modo una congiunzione, seppur

provvisoria, delle due metà disgiunte.

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Le due metà, in preda alla nostalgia dell’ uno, si

sforzarono «[..] di fare, di due, uno, e di guarire la

natura umana», poiché ciascuna metà riconosceva

nell'altra il proprio «completamento». Da ciò scaturì

l'attuale suddivisione delle singole metà, in base

all'unità originaria a cui ciascuna apparteneva. I

cosiddetti adulteri e adultere apparterrebbero

all'antico androgino, perciò: gli uni sono spinti verso

le donne e le altre sono spinte viceversa verso gli

uomini. Di conseguenza: la metà della donna

originaria cerca la propria metà gemella in un'altra

donna ed, invece, la metà dell'uomo originario cerca

la propria metà gemella in quella di un uomo.

Mentre prima uomo e donna potevano accoppiarsi

come fanno gli insetti, adesso potevano procreare;

invece quando si accoppiavano due uomini

soddisfacevano il loro desiderio e tornavano alle loro

vite. L’ amore tra uomo e uomo è quello vero. Il

matrimonio è solo una convenzione per evitare l’

estinzione della specie umana. Perciò l’ amore è la

ricerca inevitabile dell’antica unità. Ognuno di noi

cerca la metà in quanto è tessera di un essere unico.

 

 

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Nel mito si esprime la visione greca dell’ amore, di cui ricordiamo qui i tratti essenziali: l’ amore eterosessuale era visto essenzialmente in funzione della procreazione; quello verso i giovani dello stesso sesso era apprezzato come rapporto educativo disinteressato e orientato alla formazione alla vita sociale adulta. A questa duplice funzione sociale dell’ eros greco corrispondono due luoghi nettamente distinti e separati: la sfera domestica, in cui si dispiegava la femminilità e il privato (il luogo della nascita);e la sfera pubblica, nelle piazze e nelle palestre, in cui andava in scena il confronto, ideale e fisico, tra i cittadini liberi di sesso maschili. Quest’ ultimo era il luogo della politica e della formazione sociale del giovane. Da notare, inoltre , che l’ amore di cui si parla nel Simposio platonico si inquadra proprio nel contesto della omosessualità tipico del costume della nobiltà greca antica. Platone assume questo contesto come punto di riferimento della sua prosa filosofica, apportandovi alcune importanti correzioni, poiché :A)condanna ogni forma di sfrenatezza sessuale; B)consiglia il rapporto eterosessuale, in quanto necessario-per natura- alla generazione dei figli e, quindi alla perpetuazione della specie; C)attribuisce alla omosessualità maschile un compito esclusivamente pedagogico :in un’ età in cui non c’era l’ istituzione scolastica, la frequentazione dell’adulto da parte del giovane aveva funzione di iniziazione alle responsabilità della politica e alla vita della città .

INSEGNAMENTO

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L’amore è il sintomo di una debolezza e di una punizione. Gli umani erano un tempo completi, nella loro robusta rotondità di essere androgeni (insieme uomo e donna) , ed erano una minaccia per gli déi : la loro perfezione era vissuta, come superbia. Un giorno essi tentarono di ribellarsi alla divinità , la quale per punizione pensò bene di punirli dividendoli in due. L’amore è dunque quel sentimento “ ontologico” (che tocca le fibre più profonde dell’essere) di ricomposizione dell’unità perduta . In questo senso è sentito come un grande rimedio alla povertà e alla debolezza umane . Quando si ama e ci ricongiunge al proprio amato- ecco l’essenza del mito- si è felici, perché si è di nuovo perfetti e completi. La funzione paiedeutica del mito dell’ androgino- come del resto di ogni altro mito costellante l'opera omnia platonica - cela un profondo insegnamento: il desiderio di ricostituire l'Uno originario, ovvero la Misura autentica di tutte le cose. Noi umani bramiamo di riconquistare la mitica interezza perduta, sì da ricongiungerci con la nostra metà originaria, di cui proviamo sin dal giorno in cui siamo venuti al mondo: un'incomparabile nostalgia. L’ intervento divino ci ha permesso quindi di saziare pienamente la nostra sete - altrimenti insaziabile - d'immortalità mediante l'atto della procreazione, in cui il due ridiviene nuovamente uno; ottenendo il cosiddetto due in uno, che altri non è se non il frutto della progenie. Per questo si invitano gli uomini a essere rispettosi degli dèi , al fine di evitare ulteriori punizioni, che sarebbero altrettanto drammatiche dell’originaria scissione . soltanto chi è amico delle divinità, infatti, può scoprire il suo vero amore. Più in generale la conclusione del discorso è che potrà dirsi felice soltanto colui che è riuscito a colmare il vuoto della perdita e a ricomporre la divisone, ritrovando la propria anima gemella che rappresenta la metà del nostro essere più originale.

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IL MITO DELLA NASCITA DI EROS:TEMA NATURA DELL’ AMORE

Il brano seguente tratto dal Simposio, si riferisce al discorso di Socrate che

rappresenta il culmine della trattazione del tema dell’amore. Socrate supera

le visioni particolaristiche espresse nei discorsi degli altri personaggi del

dialogo e giunge a cogliere quella che secondo Platone è la vera natura di

Eros . Ancora una volta l’autore utilizza il racconto di un mito, ma lo

attribuisce a una sacerdotessa di nome Diotima. Questi riferimenti al mito,

al passato e alla sacerdotessa rendono ancora più persuasivo il discorso

socratico, conferendogli un ‘aura di autorevolezza e di solennità.

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Nel mito “la nascita di Eros” si racconta della sua

nascita :nel giorno della nascita di Afrodite ,dea

della bellezza, gli dei tennero un banchetto, e fra

gli altri c’ era Poros (l’ espediente, l’

intraprendenza ,l’ insidiatore dei belli ,l’

avventura ),figlio di Metis e di Penia(la povertà, l’

indigenza, il bisogno la carenza e il desiderio.

Dopo che ebbero tenuto il banchetto, venne Penia

a mendicare, poiché c’ era stata una grande festa,

e se ne stava vicino alla porta. Successe che

Poros ubriaco di nettare, dato che il vino n on

c’era ancora, entrato nel giardino di Zeus fu

accolto dal sonno. Penia, allora, per la mancanza

in cui si trovava di tutto ciò che ha Poros,

escogitando di avere un figlio da Poros, giacque

con lui e concepì Eros. Per questo , Eros divenne

seguace e ministro di Afrodite, perché fu

generato durante le feste natalizie di lei. Dei

genitori Eros incarna le opposte caratteristiche:

non bello né buono né ricco (come la madre), da

un lato, audace, avido di bellezza e di intelligenza

(come il padre),dall’ altro. Eros è perciò

intermedio tra gli uomini e la divinità, tra la

miseria e l’ abbondanza, tra il desiderio e la

soddisfazione, tra la morte e l’ immortalità.

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EROS

AUDACE,CORAGGIOSO E IMPETUOSO ;

DURO E ISPIDO,SCALZO E SENZA CASA

PER CIO’ CHE RICEVE

DAL PADRE E’ INSIDIATORE DEI BELLI E DEI BUONI

STRAORDINARIO

CACCIATORE,INTENTO SEMPRE

A TRAMARE INTRIGHI

APPASSIONATO DI SAGGEZZA,PIENO

DI RISORSE

RICERCATORE DI SAPIENZA PER

TUTTA LA VITA,STRAORDINARI

O INCANTATORE,PREP

ARATORE DI FILTRI,SOFISTA

NE’ MORTALE NE’

IMMORTALE ;NELLO STESSO

GIORNO FIORISCE E

VIVE ,

QUANDO RIESCE NEI SUOI

ESPEDIENTI ,TALORA INVECE MUORE ,MA

POI TORNA IN VITA ,A CAUSA DELLA

NATURA DEL PADRE

CIO’ CHE SI PROCURA SFUGGE DI MANO,SICCHE’ EROS NON E’ MAI

NE’ POVERO DI RISPRSE NE’

RICCO.

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Amore è dunque , un demone della duplice natura: egli avverte in sé il desiderio o la

mancanza, che gli deriva dall'essere figlio della povertà e della carenza, ma è anche un

audace cacciatore , desideroso di nuove esperienze. In particolare egli incarna il

desiderio della bellezza, che è il punto di partenza del processo conoscitivo ed è il

"filosofo" nel senso di "amante" della conoscenza; per la sua natura intermedia, infatti,

egli sta a metà tra il sapiente e l'ignorante. L'identificazione di Eros e filosofia è di

grande importanza .La filosofia nasce dalla meraviglia e dallo stupore per la bellezza

del mondo; allo stesso modo Eros , accendendo d'amore per la bellezza fisica ,conduce

ad assaporare altre bellezza e altre profondità , quelle in cui consiste la sapienza

rendendo consapevoli ad esempio del fatto che l'armonia e la bellezza delle cose sono

il riflesso dell'eterna bellezza ideale. Che cos'è infatti la Bellezza, se non armonia delle

parti e degli ordini? Proprio quell'ordine e quell'armonia che costituiscono

l'aspirazione più profonda dell'animo umano, la quale ha nostalgia della Bellezza e

dell'Essere che ha contemplato nel cielo della divinità prima di incarnarsi in un corpo

fisico. Amore è riconoscersi bisognosi e incompleti, vivere con l 'assibilo dell’ "altro"

come la filosofia di cui Eros è il simbolo perfetto nelle forme sensibili ricerca la

perfezione delle forme ideale. Eros è , dunque, filosofo: tra amore e ragione non può

esserci contrasto , l'uno conduce all'altra.

“ PERCIO’ E’ NECESSARIO CHE EROS SIA FILOSOFO E, IN QUANTO E’

FILOSOFIA ,CHE SIA INTERMEDIO FRA IL SAPIENTEE L’ IGNORANTE”

 

INSEGNAMENTO

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L’ amore è una forza che sospinge l'uomo a desiderare una perfezione che ancora non ha , incitando

l'anima a non darsi pace finché non abbia raggiunto il bene a cui aspira. Certo l'eros può essere

indirizzato male, verso obiettivi bassi e sensuali, ma può anche essere elevato, con saggezza, dal

desiderio della bellezza fisica fino al "grande mare della bellezza ideale", la bellezza perfetta e

immutabile del mondo delle idee. La ragione deve guidare l'uomo , aiutato dalla forza vitale dell'eros, a

mettere in ordine le passioni e indirizzarle verso l'unico fine, la conoscenza del mondo delle idee o

delle forme esterne . Quasi sempre l'uomo è attratto dalla bellezza sensibile e si innamora dei bei corpi

; in questo caso si tratta di un eros che è soltanto brama, impulso e delirio passionale. Se l'uomo si

fermasse a questo primo stadio , condurrebbe una vita simile a quella degli altri animali. Ma l'eros ,

quando viene compreso nella sua vera natura trascendente, porta l'anima a scorgere nella bellezza

fisica soltanto il riflesso della superiore Bellezza spirituale. L'EROS sospinge l'uomo , non

diversamente dalla ragione , verso il Bene .

Eros è innanzi tutto "amante della sapienza ". Egli insegue la bellezza e il bene, in un processo

continuo che è affascinante e drammatico al tempo stesso. Eros conduce l'uomo lungo un movimentato

itinerario che partendo dalla bellezza delle forme fisiche, gradualmente si eleva ad ammirare le

istituzioni sociali, le leggi e la conoscenza scientifica, per volgersi, infine, a contemplare la sterminata

distesa della bellezza ideale, eterna e immortale , fonte di ogni bene e conoscenza.

Concludendo, possiamo dire che l'immagine della filosofia come eros esprime bene l'incessante ricerca

del filosofo e che in Platone tra eros e logos, tra amore e ragione non c'è contrapposizione, ma

convergenza: l'eros è amore e conoscenza.

AMORE PLATONICO

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Così attraverso i tre miti Platone ripercorre la nascita del genere umano dal momento in cui viene plasmato all’unione con la metà mancante(anima gemella). Possiamo riassumerlo cosi’:

LA CONDIZIONE UMANA

E

L’ AMORE PLATONICO

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THE ENDLe alunne della 3b del

liceo “Don Lorenzo

Milani”MARICA LIPPOLIS

PATRIZIA MORGESEMADDALENA

SPINELLILORELLA ZACCARIA