La colonia crenoterapica di Trescore...

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Pagina 1 La colonia crenoterapica di Trescore Balneario Introduzione La Dalmine, ora conosciuta come Tenaris, è uno stabilimento siderurgico che ebbe inizio nel 1906, quando la Mannesmann, titolare del brevetto per la fabbricazione di tubi in acciaio senza saldatura, decise di realizzare uno stabilimento in Italia a Dal- mine, finché nel 1925 passò sotto il dominio della Banca Commerciale italiana cam- biando la denominazione in Stabilimenti di Dalmine. Nel 1996, nell'ambito del processo di privatizzazione, la Dalmine fu acquisita dal gruppo Techint, che opera a livello mondiale nei settori siderurgico, impiantistico, energetico e ingegneristico. Nel 2002 tutte le attività siderurgiche di Techint legate alla produzione e commercializzazione di tubi e quindi anche quelle della Dalmine, vennero unificate in Tenaris, società quotata presso le più famose Borse azionistiche. Tenaris Dalmine rientra così nell’ambito di un gruppo globale composto da impianti dislocati in Italia e anche in vari paesi del mondo. Pro Dalmine La società Pro Dalmine venne costituita nel 1935 con lo scopo di amministrare il pa- trimonio immobiliare non industriale della Dalmine e tutte le opere sociali, ricreative, assistenziali e culturali per gli operai e per le loro famiglie; in quegli anni gestì circa 70 edifici, che davano alloggio a più di 150 famiglie di impiegati e operai, per un to- tale di oltre 800 persone. Negli anni ‘40 i fabbricati furono quasi 90, con un numero di locali che era quasi raddoppiato (1.460 al posto di 878). La Pro Dalmine coordinò 14 gruppi colonici, che ospitarono 140 persone e diedero lavoro a oltre 60 contadini. Le Cascine, significativamente denominate con nomi dell’impero fascista (Macallè, Adua, Asmara, Addis Abeba), erano insediate su terreni appartenenti alla Società e rifornivano l’impresa e la città con i loro prodotti. Vennero investite cospicue risorse per rendere ogni singolo gruppo colonico maggiormente produttivo, applicando cri- teri moderni di rotazione dei raccolti e di selezione delle sementi. La Pro Dalmine aveva il compito di coordinare tutti i servizi messi a disposizione per i lavoratori della Dalmine come le colonie, la mensa aziendale, lo spaccio, la cooperativa, il mulino e il panificio. La mensa aziendale, creata nel 1920 e sistemata in apposita sede nel

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    La colonia crenoterapica

    di Trescore Balneario

    Introduzione

    La Dalmine, ora conosciuta come Tenaris, è uno stabilimento siderurgico che ebbe

    inizio nel 1906, quando la Mannesmann, titolare del brevetto per la fabbricazione di

    tubi in acciaio senza saldatura, decise di realizzare uno stabilimento in Italia a Dal-

    mine, finché nel 1925 passò sotto il dominio della Banca Commerciale italiana cam-

    biando la denominazione in Stabilimenti di Dalmine.

    Nel 1996, nell'ambito del processo di privatizzazione, la Dalmine fu acquisita dal

    gruppo Techint, che opera a livello mondiale nei settori siderurgico, impiantistico,

    energetico e ingegneristico. Nel 2002 tutte le attività siderurgiche di Techint legate

    alla produzione e commercializzazione di tubi e quindi anche quelle della Dalmine,

    vennero unificate in Tenaris, società quotata presso le più famose Borse azionistiche.

    Tenaris Dalmine rientra così nell’ambito di un gruppo globale composto da impianti

    dislocati in Italia e anche in vari paesi del mondo.

    Pro Dalmine

    La società Pro Dalmine venne costituita nel 1935 con lo scopo di amministrare il pa-

    trimonio immobiliare non industriale della Dalmine e tutte le opere sociali, ricreative,

    assistenziali e culturali per gli operai e per le loro famiglie; in quegli anni gestì circa

    70 edifici, che davano alloggio a più di 150 famiglie di impiegati e operai, per un to-

    tale di oltre 800 persone. Negli anni ‘40 i fabbricati furono quasi 90, con un numero

    di locali che era quasi raddoppiato (1.460 al posto di 878). La Pro Dalmine coordinò

    14 gruppi colonici, che ospitarono 140 persone e diedero lavoro a oltre 60 contadini.

    Le Cascine, significativamente denominate con nomi dell’impero fascista (Macallè,

    Adua, Asmara, Addis Abeba), erano insediate su terreni appartenenti alla Società e

    rifornivano l’impresa e la città con i loro prodotti. Vennero investite cospicue risorse

    per rendere ogni singolo gruppo colonico maggiormente produttivo, applicando cri-

    teri moderni di rotazione dei raccolti e di selezione delle sementi. La Pro Dalmine

    aveva il compito di coordinare tutti i servizi messi a disposizione per i lavoratori della

    Dalmine come le colonie, la mensa aziendale, lo spaccio, la cooperativa, il mulino e

    il panificio. La mensa aziendale, creata nel 1920 e sistemata in apposita sede nel

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    1935, accoglieva giornalmente dai 2000 ai 2500 lavoratori della Dalmine, con lo

    scopo di fornire un ottimo pranzo a prezzo economico. Il pagamento dei pasti avve-

    niva con un sistema di trattenute sulle paghe e il servizio veniva fornito anche ad

    operai di imprese esterne che lavoravano per la società. Per quanto riguarda la coo-

    perativa di consumo, i dipendenti della Dalmine avevano a disposizione tutti i generi

    di prima necessità ai prezzi più convenienti. Il mulino e il pastificio facevano parte

    anch’essi della cooperativa ed erano destinati alla lavorazione dei prodotti

    dell’azienda agricola della Dalmine stessa, consentendo una produzione giornaliera

    di 25 quintali di farina, 5 di pane e 5 di pasta.

    Mappa dei quartieri della Dalmine e degli stabilimenti costruiti attorno

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    La storia della colonia di Trescore

    Ripercorriamo insieme la storia della colonia crenoterapica che fece di Trescore “una

    delle quattro stazioni balneari solforose più importanti d’Italia”, secondo il famoso

    idrologo Plinio Schivardi.

    La colonia nacque in epoca fascista1, quindi ci sembra corretto ripercorrere quegli

    anni che ne hanno influenzato la storia.

    Per il fascismo era molto importante che i bambini fossero in buona salute, per poter

    poi arruolarsi nell’esercito; per questo, fu deciso di mandare i bambini in colonie, in

    modo da garantir loro educazione, giusta alimentazione e corretta igiene personale.

    Al fine di curare anche i bambini che nascevano rachitici2, furono create delle colonie

    elioterapiche, in cui venivano sfruttate le tecniche curative basate sull’uso della luce.

    In uno stato di tipo totalitario, come fu l’Italia fascista, la propaganda, il controllo

    dell’informazione e il consenso delle masse fu essenziale.

    1 Il periodo fascista caratterizzò la storia d’Italia dal 1922, quando Mussolini fu nominato Capo del Go-verno dal re Vittorio Emanuele III, fino al 1943 con l’arresto del duce. Tra il 1925 e il 1926 una serie di provvedimenti trasformarono lo Stato in una dittatura, portando alla cancellazione di tutti i diritti fonda-mentali per i cittadini. 2 Il rachitismo è una patologia ossea che rende le ossa infantili, proprio nel momento del loro sviluppo, fragili, “morbide” per carenza di minerali e soprattutto di vitamina D, e quindi soggette a deformità e fratture.

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    L’Italia di quegli anni era una nazione ancora ampiamente analfabetizzata, nono-

    stante tutte le leggi e i regolamenti emanati durante gli anni precedenti. Creare una

    nuova scuola significò soprattutto preparare le nuove generazioni all’accettazione

    del regime. Quindi l’educazione, l’indottrinamento dei bambini e la scuola divennero

    il mezzo privilegiato della propaganda fascista, nonché un serbatoio di reclutamento.

    Ciò fu possibile grazie alla creazione di organizzazioni come l’Opera Nazionale Balilla

    (ONB) o i Giovani Universitari Fascisti (GUF) a cui era obbligatorio aderire ed il cui

    obiettivo primario era quello di costruire futuri soldati, uomini pronti a "credere, ob-

    bedire e combattere" e di "formare la coscienza e il pensiero di coloro che saranno i

    fascisti di domani".

    “La scuola italiana in tutti i suoi gradi e i suoi insegnamenti si ispiri alle idealità del

    Fascismo, educhi la gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a nobilitarsi nel Fa-

    scismo e a vivere nel clima storico creato dalla Rivoluzione Fascista”: era questa la

    direttiva che emanò Mussolini e a cui si doveva obbedire.

    L'educazione paramilitare costituiva una parte fondamentale della pedagogia fasci-

    sta. Divise, marce, esercitazioni, disciplina erano gli strumenti per la formazione dell'

    ''italiano nuovo''.

    Nel 1938, quando la colonia non era ancora stata acquistata dalla famiglia Bartoli, i

    bambini venivano mandati alle Terme di Trescore. Il primo anno i posti erano assai

    limitati e gli 11 bambini accolti furono scelti tra i più bisognosi. L’anno successivo

    Bambini balilla

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    l’edificio fu ampliato, in modo da consentire l’ospitalità a 49 bambini. Nel 1940, la

    colonia marina di Riccione e quella montana di Castione della Presolana vennero

    chiuse, garantendo così un maggiore incremento di bambini nella colonia di Tre-

    score, ospitandone 299.

    Il 26 aprile 1941 l’edificio, un’antica Villa di campagna già perfettamente attrezzata

    e circondata da un grande parco, venne acquistato dai fratelli Bartoli e affidata all’ar-

    chitetto Greppi per la ristrutturazione.

    Solitamente si svolgevano tre turni annuali di 20 giorni ciascuno con 100 bambini per

    ogni turno, il cui numero variava di anno in anno a seconda della diffusione delle

    malattie curabili. Le cure dei fanciulli prevedevano nebulizzazioni, inalazioni, bagni e

    fangature, al fine di guarire affezioni della gola, del naso, delle orecchie o di natura

    asmatica, nonché malattie artritiche, reumatiche e cutanee, utilizzando le proprietà

    terapeutiche delle acque termali di Trescore. Venne studiata anche la possibilità di

    accogliere, nelle stagioni autunnali e primaverili, bambini e operai bisognosi della

    Dalmine.

    Nel 1942 ci fu nuovamente un incremento di bambini, arrivando ad ospitarne 278, e

    venne introdotta una leggera modifica nei tre turni, aumentando la continuità dei

    giorni tra i 20 e i 30; nello stesso anno venne effettuato l’allacciamento della rete

    elettrica con l’azienda Elettrica Crespi.

    L’anno seguente, si ebbe un ulteriore incremento di 50 fanciulli, aumentando i turni

    da tre a quattro, ognuno da 20 giorni; al fine di garantire condizioni igieniche ade-

    guate fu poi eseguito l’allacciamento dell’acqua potabile.

    Nel 1944 la colonia venne requisita per uso militare italiano e tedesco.

    Nel 1945 ci fu la riapertura delle colonia crenoterapica che quell’anno ospitò oltre

    300 bambini.

    Il 20 marzo dell’anno 1952 il Consiglio esaminò e approvò il rinnovo degli arreda-

    menti dell’edificio; quattro anni dopo, il 10 aprile 1956, su proposta del direttore

    centrale Crugnola, venne suggerita la costruzione di un campo da bocce e di un

    nuovo padiglione, comprendente numerosi reparti, docce ed inalazioni: il Comitato

    espresse parere favorevole al progetto, e due giorni dopo venne approvata la costru-

    zione del nuovo edificio.

    Nel settembre del ’56 nella colonia vennero messi a disposizione degli assistiti 143

    letti e numerosi servizi curati in modo scrupoloso sotto aspetti igienici, sanitari, mo-

    rali ed educativi.

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    L’8 gennaio 1958 il Comitato esecutivo approvò un progetto di ampliamento, ele-

    vando la capienza dei posti letto da 133 a 223.

    La giornata dei bambini era suddivisa in diversi momenti: al risveglio non c’era niente

    di meglio che una bella lavata di acqua fresca per educare i bambini all’importanza

    dell’igiene personale, per poi vestirsi in un modo ben preciso e identico, simile a

    quello dei frati. In seguito i bambini si divertivano a fare esercizi fisici monitorati dalle

    vigilatrici e dopo averli terminati seguiva un momento di riposo in cui si leggevano

    dei giornalini messi a disposizione dalla colonia.

    Nel ’61 queste attività furono svolte da 538 bambini ospitati presso le strutture.

    Nel 1962 vi è stato un miglioramento della struttura con un aumento della capienza,

    delle attrezzature adibite alla lavanderia, stireria e agli alloggi del personale addetto.

    Nel 1970 il Comune di Trescore, propose l’acquisto della colonia, al fine di utilizzarla

    per servizi sociali-assistenziali, ovvero come zona scolastica. Il 13 agosto 1980 l’edi-

    ficio fu acquistato per 550.000.000 Lire e l’atto di vendita fu redatto dal Notaio Paolo

    Mangili.

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    Andamento numero dei bambini della colonia dal 1938 al 1961

    0

    100

    200

    300

    400

    500

    600

    1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1960 1961

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    100

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    300

    400

    1938 1939 1940 1941 1942 1943 1944 1945 1950