LA COLLUSIONE DI COPPIA -...

14
Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis Corso di Laurea in Scienze e tecniche psicologiche Insegnamento di Psicodinamica della relazione (Modulo B) LA COLLUSIONE DI COPPIA

Transcript of LA COLLUSIONE DI COPPIA -...

Page 1: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

Corso di Laurea in Scienze e tecniche psicologiche

Insegnamento di Psicodinamica della relazione (Modulo B)

LA COLLUSIONE DI COPPIA

Page 2: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

1

Dicks è stato uno dei primi autori a concepire la coppia come “soggetto terzo” che affianca gli

individui e il loro mondo interno nel momento in cui essi decidono di stare insieme, ed è stato

sicuramente il principale ispiratore di coloro che, dopo di lui, hanno centrato l’attenzione non solo

sul modo in cui le “vecchie appartenenze” influenzano in maniera più o meno rigida le nuove

appartenenze, ma anche sul progetto creativo e sui nuovi significati che accompagnano l’incontro

(Cigoli, 2006).

La coppia infatti non è statica ma in continua evoluzione; i due partner sono costantemente

impegnati in un processo di adattamento reciproco che attiva aspetti propri e dell’altro nuovi e

sconosciuti che solo in quel momento, con quel determinato partner, emergono e trasformano il

rapporto rendendo unica la relazione (Corigliano, 1999).

Tali riflessioni consentono di parlare della coppia come di una entità complessa, un sistema

dinamico dotato di aspetti specifici e peculiari che prescindono le individualità pur essendo

dall’incontro tra queste generati; è con tale “soggetto terzo”, oltre che con il partner reale e con le

rappresentazioni interne dell’altro, che ciascun membro della coppia entra in interazione e in

relazione, ed è il bisogno di questa dimensione creativa e innovativa a rappresentare una delle

motivazioni centrali alla base della formazione del legame.

L’organizzatore psichico della relazione regola la vita emotiva comune e rappresenta una sorta di

centro di gravità psicologico della coppia. Tale accordo inconscio è fatto dall’inclusione di alcune

parti del tu, dell’io e del noi e dall’esclusione di altre parti (Intesa difensiva), in modo da rendere

possibile la compatibilità, il mantenimento e lo sviluppo del legame. Tutto ciò è assolutamente

funzionale, è una forma di connivenza che fa sì che i partner estromettano in modo spesso

consapevole alcuni aspetti e processi dal funzionamento d’insieme. È funzionale fino a quando non

si irrigidisce creando delle sacche di non-pensabilità nella coppia, cisti che in ogni caso

produrranno degli effetti e verranno agite nella relazione a vari livelli (sintomi, conflitto,

violenza,…) (Monguzzi, 2006).

L’intesa tra i partner basata su questo inconscio comune viene definita collusione (Willi, 1993).

Collusione deriva da cum ludere che, oltre che giocare insieme, significa ingannare. È un gioco

fatto da due persone che si ingannano a vicenda. Si arriva alla collusione quando un partner trova

qualcuno che lo conferma nel suo falso sé, nella falsa rappresentazione che ha di se stesso (Laing,

1973).

É difficile distinguere con precisione i conflitti coniugali non nevrotici dalle collusioni nevrotiche,

ma se il superamento delle crisi è ostacolato da angosce irrazionali e meccanismi di difesa rigidi

generalmente si ha a che fare con una collusione nevrotica (Willi, 1993). I conflitti della coppia,

Page 3: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

2

infatti, si presentano come una continua variazione di un tema sempre costante, che è comune a

tutt’e due i partner e forma un inconscio comune (organizzatore psichico della relazione).

Dicks (1967) sostiene che vi siano tre grandi aree in cui i partner sono in relazione tra loro: le

aspettative reciproche coscienti su ciò che la relazione può offrire, il grado in cui tali aspettative

abbiano permesso di armonizzare le aspettative culturali di ciascuno e, infine, l’attivazione

inconscia di passate relazioni oggettuali interiorizzate patogene in ciascun partner e la reciproca

induzione di ruoli complementari a tali relazioni (collusione). Un ruolo fondamentale nella

collusione è rivestito dal meccanismo difensivo dell’identificazione proiettiva (vedi

approfondimento pag. 10), che rappresenta un processo normale nelle relazioni emotive e

costituisce una base importante per l’empatia, anche se può diventare patologico se si presenta in

modalità eccessivamente marcate e/o rigide.

In questo meccanismo difensivo si verifica una modificazione della rappresentazione dell’altro, che

viene identificato con una parte di sé stessi, spesso con gli aspetti non voluti e/o non accettati di sé,

che vengono proiettati con lo scopo di non sentirli propri. Diviene tuttavia necessario stabilire una

relazione continua con la persona oggetto delle proiezioni, per poter attaccare o controllare in lei le

proprie caratteristiche rifiutate. Lo stesso avviene quando si proietta nel partner una propria

caratteristica desiderata e/o idealizzata, per cui diviene necessario il legame con l’altro per il

bisogno inconscio di possedere quella caratteristica positiva come propria. Sandler (1993) spiega

questa compresenza simultanea di proiezione e momentanea confusione tra il sé e l’altro con

l’alternanza tra uno stato di unità e identificazione primaria da un lato e un processo di

differenziazione e di delimitazione dei confini tra sé e l’oggetto dall’altro.

La collusione difensiva corrisponde dunque ad un processo di identificazione proiettiva che non ha

avuto buon esito. È la non espressione di parti di sé non accettate e /o ritenute indesiderabili e la

loro proiezione sull’altro affinché se ne prenda cura e le metabolizzi. Nel momento in cui l’altro

non è in grado di prendersene cura e metabolizzarle ma anzi, esse attivano specularmente e in modo

complementare conflitti irrisolti, egli si appropria del ruolo proposto e se ne fa interprete,

proponendo, in un gioco di identificazioni proiettive reciproche, un copione interno speculare. Ci si

trova allora di fronte a un incastro di coppia che dà vita nel legame ad una sorta di contratto che

designa la relazione, garantisce il mantenimento dei reciproci assetti difensivi ma abbatte anche i

confini dell’Io.

La collusione è dunque un accordo inconscio tra i partner, in cui ciascuno diventa il contenitore

degli aspetti scissi e proiettati dell’altro; per questo motivo viene a costituirsi un rapporto

complementare in cui entrambi accettano di sviluppare solo le parti di sé corrispondenti ai bisogni

dell’altro, rinunciando a svilupparne altre che proiettano invece sul compagno. Si realizza un’intesa

Page 4: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

3

difensiva, in quanto vengono estromessi quei contenuti emotivi percepiti come dolorosi da entrambi

affinché sia possibile costruire e mantenere il legame. Se la relazione è funzionale, l’intesa difensiva

è flessibile, per cui si modifica in maniera conforme alle mutate esigenze, e la coppia costituisce un

ambiente con una funzione di contenimento, in grado cioè di accogliere e metabolizzare quei

contenuti psichici dolorosi esternalizzati e proiettati reciprocamente dai partner. Diventa

disfunzionale nel momento in cui contenuti psichici rilevanti vengono del tutto scissi e negati in

quanto intollerabili, e vengono a costituire uno spazio di non pensabilità nella coppia, creando la

possibilità che tali aspetti vengano inconsapevolmente agiti nella relazione (Monguzzi, 2006). Tale

incastro difensivo impedisce di vivere una reale intimità affettiva e relazionale

Queste dinamiche emergono per l’angoscia di abbandonare le modalità relazionali abituali e tradire

il modello familiare condiviso, che sebbene sia disfunzionale per entrambi, viene preferito

all’angoscia di sperimentarsi in una relazione con caratteristiche sconosciute e imprevedibili anche

se più adeguate. Questo aspetto viene definito da Seganti (1995) come “costante relazionale

negativa”, e si riferisce alla tendenza a sottostare alle attese che i partner possiedono della relazione,

che sebbene siano dolorose servono ad assicurare un senso di prevedibilità. Norsa e Zavattini

(1999) ritengono che queste dinamiche siano collegate alla coazione a ripetere, che conduce ad

agire all’interno della coppia le relazioni interne disadattive, con il fine di evacuare l’ansia e

assicurare la prevedibilità, determinando però dei costi in termini di scissioni e riduzione della

creatività relazionale. Tante soluzioni collusive dei conflitti coniugali si formano e si stabilizzano

proprio perché i partner non osano affrontare i loro processi di sviluppo e perché hanno paura di

mettere in discussione o distruggere la loro felicità iniziale.

I meccanismi di organizzazione psichica della relazione fin qui descritti sono comuni a tutte le

coppie dunque il problema è tale solo quando la relazione è organizzata prevalentemente quale

presidio difensivo. Affidare parti di sé all’altro infatti non è interpretabile necessariamente come

negativo o patologico, è però fondamentale distinguere il confine tra un affido con funzione di

sperimentazione e comprensione, che mobilita una reazione dinamica e favorisce i processi di

comunicazione, e un affido con valenze evacuative e di controllo.

Willi (1987), descrive quattro modelli di collusione inconscia tra i partner, che si organizzano

intorno a quattro tematiche che riprendono i conflitti vissuti nei confronti dei genitori nelle fasi di

sviluppo infantile. Tutte le coppie devono confrontarsi con queste dinamiche relazionali

fondamentali e trovare una soluzione favorevole per entrambi i partner.

Nelle relazioni meno funzionali si verifica un’intesa collusiva inconscia tra i partner che si articola

rigidamente intorno ad una di queste tematiche (probabilmente perché connessa agli stessi bisogni

relazionali frustrati dei due partner).

Page 5: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

4

➢ il tema del rapporto narcisistico. Implica l’idea che l’amore esista solo come “fusione

totale” e che nel rapporto di coppia i partner debbano rinunciare a se stessi per l’altro.

➢ il tema del rapporto orale. Implica l’idea che l’amore debba essere “sollecitudine reciproca”

e che nella coppia sia fondamentale occuparsi l’uno dell’altro, sostenersi, curarsi.

➢ il tema del rapporto sadico-anale. Implica l’idea che l’amore è “appartenenza reciproca

totale” e che nella coppia sia centrale il controllo e il possesso.

➢ il tema del rapporto edipico-fallico. Implica l’idea che l’amore ruoti intorno alla “conferma

maschile” e che nella coppia uno dei due partner debba confermare il potere virile dell’altro.

Ciascuna delle tematiche collusive possiede un aspetto regressivo e un aspetto progressivo,

generalmente incarnati ciascuno da un partner.

Nella collusione narcisistica l’aspetto progressivo è incarnato da colui che ha bisogno di

ammirazione e l’aspetto regressivo da colui che ammira e rinuncia a se stesso per l’altro.

Nella collusione orale l’aspetto progressivo è incarnato da colui che accudisce e quello regressivo

da colui di cui ci si prende cura.

Nella collusione sadico-anale l’aspetto regressivo è incarnato dal partner che si sottomette

passivamente all’altro e ne diventa dipendente, mentre l’aspetto progressivo da colui che ritiene che

si possa avere il partner a propria disposizione e che lo si possa manovrare a piacimento.

Nella collusione fallica la fantasia progressiva sta nell’idea che un partner debba dimostrarsi un

eroe e la l’altro, regressivamente, debba assumere il ruolo di persona fragile che si fa guidare e

difendere.

In una relazione che funziona sufficientemente bene generalmente sono presenti tutte le tematiche

(sebbene spesso sia possibile identificarne una prevalente) e i partner sperimentano in modo

flessibile, in fasi diverse del ciclo di vita o in relazione a cambiamenti relazionali e/o contestuali, sia

gli aspetti progressivi che quelli regressivi.

Questo non avviene nelle relazioni disfunzionali, caratterizzate spesso dal fatto che cui ciascun

partner sviluppa un atteggiamento difensivo unilaterale e si fissa in maniera rigida su una posizione

estrema (se prendiamo come esempio la collusione sadico anale possiamo immaginare un partner

che assume rigidamente il ruolo di colui che domina e controlla e l’altro che assume rigidamente il

ruolo di colui che si sottomette e accondiscende). Tale rigidità è dovuta anche dal fatto che ciascuno

rimuove la rappresentazione opposta e la proietta sul partner che, a sua volta, personifica nel suo

comportamento ciò che l’altro rimuove in sé. I partner sono legati da assunti fondamentali inconsci

condivisi, da un inconscio duale, contro la cui messa in discussione erigono una resistenza comune.

Tale complementarietà inconscia determinano l’attrazione reciproca e l’intensità del legame, ma è

anche la base per il conflitto diadico.

Page 6: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

5

LE CONFIGURAZIONI COLLUSIVE

La collusione narcisistica

Nella collusione narcisistica i partner condividono l’assunto che una relazione d’amore implichi

l’unione totale, la fusione e l’accordo completo.

La coppia sarà costituita da un “narcisista” che necessita di un partner che lo ammiri e idealizzi

incondizionatamente, che non avanzi esigenze proprie e si dedichi totalmente a lui (la scelta verte

spesso verso un partner considerato di valore inferiore per personalità, intelligenza, cultura o

provenienza sociale), e un “narcisista complementare” che corrisponde a queste aspettative, in

quanto possiede una scarsa autostima e complessi di inferiorità. Quest’ultimo presenta però delle

fantasie di grandezza alle quali ritiene di non poter aspirare e di cui si vergogna, alle quali risponde

difensivamente proiettando nel partner il suo sé ideale per poi identificarsi con esso (impiegando il

meccanismo di identificazione proiettiva), e trova in questo modo un sostituto idealizzato del

proprio sé. A sua volta il partner narcisista deve corrispondere a questa immagine di sé idealizzata e

alle attese di fusione del partner (che in questo modo esercita il suo dominio sull’altro), finendo per

sentirsene oppresso, e risponde difensivamente ferendo, frustrando e svalorizzando il partner per

allontanarlo. Di fatto entrambi possiedono una struttura di personalità narcisistica, e manifestano lo

stesso disturbo di base, con un sé debole e ritenuto di scarso valore, ma reagiscono con modalità

difensive differenti e complementari. Entrambi ricercano (ma allo stesso tempo rifuggono),

l’armonia originaria attraverso la fusione con l’altro, che viene perseguita attraverso la

subordinazione e l’abnegazione totale del narcisista complementare verso il narcisista.

La dinamica è “forte bisogno di essere ammirato/forte ammirazione”. Ciascuno però

inconsciamente disprezza il suo opposto, dunque pensiamo a cosa può accadere. Chi ha un forte

bisogno di ammirazione diventa intollerante nei confronti dei bisogni di fusione e della debolezza

dell’altro e lo disprezza, portando l’altro a sua volta a disprezzare la grandiosità del partner, in un

circolo vizioso senza fine.

La collusione orale

La collusione orale si basa su una fantasia condivisa di simbiosi madre-bambino e sull’assunto

fondamentale che l’amore consista nell’assistersi e prestare cure e premure al compagno, e che tali

funzioni di assistenza e cura debbano essere ripartite in maniera unilaterale tra i partner. Pertanto

esiste un accordo tacito secondo il quale uno dei partner debba assumere un ruolo “materno”, e

manifestare quindi la propria disponibilità nel prestare cura all’altro senza pretendere nulla in

cambio, mentre l’altro assume la posizione di destinatario delle sollecitudini e desidera che nella

relazione siano appagati i suoi bisogni. Le difese messe in atto sono anche in questo caso un

tentativo di autoguarigione fallimentare, in cui le aspettative di entrambi sono complementari. Il

Page 7: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

6

partner bisognoso d’aiuto regredisce per compensare o ripetere la situazione originaria con la madre,

rifiuta le proprie funzioni materne, e le proietta in modo idealizzato nel partner che deve

corrispondere alla sua immagine materna ideale. Il partner con funzione materna ha sviluppato

invece una difesa contro i propri bisogni e rivendicazioni orali e teme che il compagno possa non

aver più bisogno di lui o che rifiuti di manifestargli la sua gratitudine. Tali comportamenti si

rinforzano reciprocamente, l’atteggiamento regressivo di uno dei due e la progressione dell’altro

sono interdipendenti. Tuttavia a lungo termine risulta essere una modalità inefficace di risoluzione

del conflitto orale di base che condividono.

La collusione sadico-anale

Nella collusione sadico-anale le dinamiche che danno luogo alle varie forme difensive si

focalizzano sull’ambivalenza delle persone con carattere anale rispetto le seguenti coppie di

opposizione: attività-passività, autonomia-dipendenza, ostinazione-arrendevolezza, dominazione-

docilità, sadismo-masochismo, parsimonia-prodigalità, ordine-trasandatezza, pulizia-sporcizia.

Sono modalità attraverso cui i partner si assicurano la connessione reciproca, e si fondano

sull’assunto che la relazione avrebbe termine se entrambi si comportassero in modo libero e

autonomo. Possono essere identificate differenti forme di collusione sadico-anale.

La collusione tra dominante e dominato risulta dall’ unione tra un carattere anale attivo in una

posizione progressiva, che presenta esigenze di autonomia e dominio, ed uno passivo in posizione

regressiva, che esibisce invece dipendenza e sottomissione. Entrambi si difendono dalle angosce di

separazione, il partner attivo negandole e delegandole al partner passivo, e quest’ultimo rinunciando

allo sviluppo dell’autonomia.

La collusione sado-masochistica rappresenta un’esasperazione della relazione tra dominante e

dominato. Il sadico presenta forti angosce di impotenza e inferiorità, associati ad angoscia di

separazione e desideri di dipendenza, dai quali si difende attraverso un comportamento

sovracompensante di potenza, proiettando tali angosce sul partner ed esigendo la sua totale

dipendenza. Il masochista d’altro canto si adegua a tali richieste attraverso una docile sottomissione

e proiettando le proprie istanze aggressive non accettate sul partner.

Anche nella collusione gelosia-infedeltà, emerge il conflitto tra le aspirazioni all’autonomia e le

angosce di separazione che vengono espresse in maniera polarizzata dai partner: uno dei due agisce

l’esigenza di autonomia attraverso una relazione extraconiugale, portando l’altro a mettere in atto le

angosce di separazione in forma di gelosia e richiami alla fedeltà, che hanno la conseguenza di

esacerbare le esigenze di autonomia dell’altro. Si crea un circolo vizioso in cui i partner rinforzano

reciprocamente i loro comportamenti. A livello di dinamiche inconsce il partner che agisce i

desideri di emancipazione e cambiamento rimuove le angosce di separazione che delega all’altro, il

Page 8: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

7

quale le agisce cercando di conservare il rapporto e delega a sua volta al partner le sue fantasie di

infedeltà e i suoi desideri di indipendenza.

La collusione edipico-fallica

L’ultima forma collusiva descritta da Willi è la collusione edipico-fallica. Essa fa riferimento alla

rivalità tra i partner rispetto il cosiddetto “ruolo maschile”, che trova una sua cornice nei

mutamenti/non mutamenti sociali rispetto gli stereotipi di genere e ai ruoli di genere. In questo tipo

di collusione i partner manifestano degli atteggiamenti nevrotici riguardo ai ruoli di genere; nella

donna questi si esprimono attraverso la rimozione delle proprie tendenze maschili (l’animus di

Jung), che danno origine ad una pseudo-femminilità, e nell’uomo attraverso la rimozione delle

tendenze femminili (l’anima di Jung), che si esprimono in una pseudo-mascolinità. Nella collusione

fallica, i partner condividono una rappresentazione di coppia in cui un partner (generalmente

l’uomo) deve essere in posizione superiore e mostrarsi forte, cavalleresco, etc. e l’altro

(generalmente la donna) deve invece mostrarsi debole, bisognoso, accudente, etc.

In un primo momento una simile relazione viene idealizzata da entrambi, l’uomo è confermato nella

sua virilità dall’ immagine che la compagna proietta in lui e la donna sente protetta nelle sue

fragilità. Subentra poi il momento della delusione, derivante dal riemergere del rimosso: nell’uomo,

dei bisogni regressivi di passività e protezione, e nella donna da bisogno di affermazione e potere.

***

Questi processi, come già anticipato, non sono necessariamente disfunzionali e ciascuna coppia può

sperimentarli tutti in differenti fasi del ciclo di vita. Tutte le coppie devono confrontarsi con queste

dinamiche relazionali fondamentali e trovare una soluzione favorevole per entrambe i partner.

Ciascuno dei temi collusivi possiede infatti un aspetto progressivo ed uno regressivo e in una

relazione sana entrambi i partner dovrebbero sperimentare in maniera flessibile entrambe le

modalità (pensiamo ad esempio ad una coppia con un’organizzazione orale in cui lei “cura” e

quando ha un bimbo può stare comodamente anche in una fase regressiva e “farsi curare”).

Nelle relazioni disfunzionali si verifica invece un’intesa collusiva inconscia di natura rigidamente

difensiva intorno a una di queste tematiche (probabilmente perché ancorate a conflitti relazionali

profondi che accomunano i partner). In tali relazioni ciascun partner sviluppa un atteggiamento

difensivo unilaterale e si fissa in maniera rigida su una posizione estrema, proiettandone la

rappresentazione opposta e rimossa sul partner. Si attiva una dinamica relazionale di tipo

compensatorio e complementare in cui ciascun partner personifica attraverso i suoi agiti ciò che

l’altro rimuove da sé.

Nella collusione narcisistica, ad esempio, il partner con una bassa autostima e con un forte senso di

inferiorità può in realtà nutrire delle fantasie di grandezza di cui si vergogna. Proiettare il suo Ideale

Page 9: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

8

dell’Io sul partner per poi identificarsi con esso gli consente di nutrire le proprie fantasie attraverso

un sostituto idealizzato del proprio sé. A sua volta il partner narcisista deve corrispondere a questa

immagine di sé idealizzata e alle attese di fusione del partner finendo per sentirsene oppresso. Egli

allora proietta a sua volta quegli aspetti del sé considerati deboli e di scarso valore e risponde

difensivamente ferendo, frustrando o svalorizzando il partner per allontanarlo o allontanare i

sentimenti di inadeguatezza che ha rimosso perché troppo dolorosi.

Il partner in posizione regressiva deve confrontarsi con le sue possibilità progressive rimosse,

quindi con la capacità di sviluppare autonomia e assumersi le proprie responsabilità; il partner in

posizione progressiva deve confrontarsi con gli aspetti regressivi e accettare le sue tendenze passive

e i suoi bisogni di dipendenza.

Questi aspetti andrebbero reintegrati ma questo non sempre è possibile e questo può generare dolore,

rabbia, sofferenza, odio, disillusione e disperazione. La coppia si può allora ritrovare all’interno di

un campo di incomprensioni da cui derivano l’incapacità di gestire efficacemente i compiti

evolutivi, l’impossibilità di regolarsi reciprocamente ed emotivamente sull’altro, l’impossibilità di

gestire efficacemente il conflitto. L’impossibilità di assumere un atteggiamento flessibile e di

regolarsi sui bisogni dell’altro può mostrare con chiarezza come i partner non siano liberi e come i

loro comportamenti siano profondamente influenzati dalla dinamica diadica inconscia.

Le differenti forme di collusione descritte da Willy possono essere definite anche come scenari

interni condivisi o di inconscio condiviso. Rappresentano infatti una forma di attività psichica

congiunta della coppia che include la condivisione, da parte dei partner di rappresentazioni, difese,

fantasie, oggetti interni. Sono scenari di fantasie attinenti all’immagine che i partner hanno della

loro relazione e in generale tale fantasie attivano e fanno emrgere il conflitto quando uno dei partner

comincia a cambiare o a vivere una crisi rispetto all’assetto della relazione.

Nelle crisi profonde, date dall’intensificazione della collusione la coppia può muoversi lungo

differenti strade. Uno o entrambi i partner possono decidere di uscire dal rapporto e muoversi per

una sua risoluzione (più o meno pacifica), oppure i partner possono decidere di chiedere un aiuto

esterno, oppure la coppia più o meno consapevolmente può decidere di mantenere lo status quo, con

tutte le conseguenze sintomatiche di natura relazionale e psicologica che questo può comportare.

Una relazione diadica, ad esempio, se sottoposta a elevati livelli di stress generati da un conflitto o

all’accrescersi dell’ansia, può entrare in uno stato di instabilità per risolvere il quale può essere

coinvolto un altro soggetto.

Page 10: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

9

In questo caso i sistemi diadici tendono a formare un triangolo, che ha la funzione di smorzare e

deviare il conflitto e l’ansia della relazione su un terzo membro della famiglia (spesso un figlio).

L’inclusione di terze persone può rafforzare la posizione di uno dei due partner o lo stesso legame

di coppia. Ci sono quattro forme di triangolo nelle situazioni di conflitto collusivo:

• il rinserrarsi della coppia contro la minaccia rappresentata da una terza persona;

• la funzione di tampone e mediazione da parte della terza persona;

• il terzo come alleato unilaterale;

• la divisione dei ruoli nel rapporto coniugale triangolare (Willi, 1993).

Il più delle volte sono proprio gli stessi figli i mezzi sui quali viene trasferita la collusione. Ognuno

dei genitori può fare al bambino richieste disfunzionali e contraddittorie, considerare il bambino

come un alleato contro il coniuge, usare il bambino come un canale per far passare i messaggi

rivolti al partner, usare il bambino per attaccare il coniuge oppure usarlo come mediatore nei

conflitti col coniuge (Carta, 1996). Entrambi si contenderanno l’attenzione del figlio, trasformando

ogni rapporto con lui in una alleanza, in una coalizione, per proteggersi dai rischi collegati alla

relazione con il partner (Satir, 1964).

Un bambino catturato in una triangolazione non può scegliere, perché qualsiasi scelta farà sarà

inevitabilmente sbagliata, in quanto ha un bisogno vitale di entrambi i genitori. Si troverà incastrato

nel conflitto evitamento-evitamento che viene anche definito conflitto permanente. Il bambino

assumerà o il ruolo di capro espiatorio, o di mediatore oppure formerà una coalizione

transgenerazionale con un genitore contro l’altro. In tutti i casi sarà in preda ad angosce e sensi di

colpa molto intensi che, nei casi più estremi, possono risolversi in derive sintomatiche.

Page 11: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

10

L'identificazione Proiettiva

Nella letteratura il termine viene associato a tre processi differenti ma connessi: l'identificazione

proiettiva come meccanismo di difesa primitivo; l'identificazione proiettiva come processo di

scambio nelle interazioni precoci madre-bambino; l'identificazione proiettiva come strategia

psicoterapeutica fondamentale (Guarinelli, 2007). Il termine è stati introdotto in origine da Melanie

Klein ma sviluppato in anni successivi da Bion, che si è discostato dall’originale intuizione

kleiniana che identificava il processo come interamente intrapsichico e fantasmatizzato,

sottolineandone invece la natura interattiva. Bion associa l'identificazione proiettiva ad una

primitiva forma di comunicazione grazie alla quale il bambino comunica/proietta alla madre le

esperienze emozionali che lo sommergono (esperienze sensoriali grezze o elementi beta). La madre

“contenitore” elabora/metabolizza i “contenuti” proiettati su di lei dal bambino, si identifica con

essi comprendendoli empaticamente, e li restituisce al bambino “digeriti”, meno intensi e in una

forma per il bambino sostenibile e “pensabile” (elementi alfa).

Ogden, che ha sviluppato sistematicamente tali riflessioni, nel suo libro Projective Identification

and Psychotherapeutic Technique. (trad. it.: Identificazione proiettiva e tecnica psicoanalitica.

Roma: Astrolabio, 1994) descrive l’identificazione proiettiva articolandola in tre fasi/passaggi

(Migone, 1988).

Prima fase: la proiezione

In questa prima fase vi sarebbe il desiderio inconscio di sbarazzarsi di una parte di sé e di metterla o

proiettarla dentro qualcun altro. Ci sono due motivi fondamentali per cui si “proietta”: per liberarsi

di una parte indesiderabile del sé o per affidare a un altro una parte buona di sé in quanto si teme di

poterla danneggiare dall’interno o di non poterla esprimere se non correndo il rischio di una

disintegrazione psicologica o relazionale.

Seconda fase: la pressione interpersonale

La prima fase non ha niente di specifico e di diverso dalla proiezione intesa in senso classico mentre

la seconda e terza fase caratterizzano la identificazione proiettiva in modo specifico. La seconda

fase è caratterizzata da una "pressione interpersonale", di tipo non solo psicologico ma anche

comportamentale, attuata da colui che proietta su colui che riceve la proiezione, affinché

quest'ultimo arrivi veramente a provare quel determinato sentimento che viene proiettato. A questo

proposito la Klein parlava di "controllo" da parte di chi proietta su colui che riceve la proiezione.

Questo implica che non si può parlare di identificazione proiettiva se le due persone non

interagiscono e comunicano concretamente e sistematicamente. Deve esistere un rapporto

interpersonale stretto, intimo o di dipendenza, come quello tra madre e bambino, tra partner, tra

Page 12: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

11

paziente e terapeuta. Se le due persone non sono in contatto, allora si parla di semplice proiezione,

che, secondo Ogden, è un processo puramente "intrapsichico", che non intacca o intacca poco la

realtà (anche emotiva) dell’altro. Se però i due interagiscono a lungo insieme, le cose possono

essere molto diverse, specie se sono marito e moglie, madre e figlio, terapeuta e paziente, ecc. I

sentimenti possono essere proiettati con molta intensità e attraverso strategie comunicative verbali e

non verbali molto sottili (che aderiscono, in virtù della profonda conoscenza reciproca) alla realtà

dell’altro. Questo fa sì che in alcuni casi l’altro si convinca che il contenuto proiettato (inferiorità,

rabbia, ansia, vergogna, impotenza, depressione, senso di colpa, etc.) gli appartenga e si comporta

in modo ad esso conforme

A differenza della proiezione, l’identificazione proiettiva possiede molto di più carattere di

intrusione, di inevitabilità, o, come afferma lo stesso Ogden, di minaccia. La minaccia tipica di

quando aleggia un’atmosfera "altrimenti guai a te!" (or else!), che nasce da un disperato bisogno

che l’altro sia depositario della proiezione perché è altrimenti minacciata la sopravvivenza stessa di

colui che proietta e della relazione (Migone, 1988).

Colui che riceve la identificazione proiettiva (se è un adulto) però si può trovare ad un certo punto a

intuire che, pur identificandosi profondamente con essi, però quei sentimenti, emozioni o idee non

sono sue ma di qualcun altro. Questo può dare l’avvio alla parte “curativa” della terza fase.

Terza fase: la reinternalizzazione

Quest’ultima fase è relativa alla possibilità dell’identificazione proiettiva di agire in senso

trasformativo oppure di far rimanere la relazione tra colui che proietta e colui che riceve la

proiezione nella fase due (escalation negativa).

Viene definita reinternalizzazione in quanto il contenuto proiettato torna a colui che

precedentemente se ne è liberato. La forma in cui questo contenuto viene reinternalizzato però

dipende dal ruolo agito dal contenitore della proiezione.

1- Chi riceve la proiezione infatti può identificarsi profondamente con essa, confermandola. Ad

esempio l’altro proietta su di me la sua rabbia negata, io accetto l’identificazione proiettiva

dell’altro, sto al gioco dell’altro e mi prendo la sua rabbia facendola diventare mia. Mi

comporto in modo sempre più aggressivo e in questo modo non faccio altro che rinforzare

l’altro nella sua idea che io sono una persona “cattiva” (continuando a far sì che lui neghi la

sua rabbia e non la elabori).

2- Chi riceve la proiezione, pur identificandosi profondamente con essa e proprio in virtù di

questo, può assumerla su di sé per un po', comprenderla, contenerla "digerendola" o

"metabolizzandola", per poi restituirla all’altro trasformata o comunque in una forma più

tollerabile. Nel caso dell’aggressività posso ad esempio iniziare a reagire alle provocazioni o

Page 13: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

12

istigazioni dell’altro in modo non aggressivo (mantenendo la calma? Parlandone? Fare

esempi è complesso perché le modalità di risposta possono essere innumerevoli e dipendono

dalle configurazioni specifiche che una relazione assume). L’aspetto relazionale centrale è

che in questo processo dimostro di essere in grado di comprendere le emozioni (anche quelle

più terribile e spaventose) dell’altro, di essere capace di trattenerle momentaneamente

assumendola su di me (divento contenitore buono), dimostro che è possibile “conviverci” e

che è possibile offrirgli significati e trattamenti diversi. Se questo processo si verifica

sistematicamente, verrà internalizzato non solo un contenuto mitigato ma anche il

contenitore, ovvero le capacità dell’altro di raffreddare, gestire, trattare, metabolizzare un

contenuto spaventoso o troppo doloroso. Il potere trasformativo di questo è enorme ed è per

questo che la gestione dei flussi di identificazione proiettiva è fondamentale nel dispiegarsi

del processo terapeutico ed è centrale per il cambiamento. Il terapeuta dev’essere in grado di

trattenere dentro di sé le proiezioni del paziente, deve comprenderle restituendole bonificate

e deve restituire al paziente la fiducia rispetto alla sua capacità di farlo autonomamente

(viene offerto non sono un contenuto digerito ma anche l’apparato digestivo che poi servirà

al paziente per farlo in modo autonomo – introiezione del contenitore). Se, al contrario, il

terapeuta (o il partner, o il genitore), tratta la parte proiettata esattamente come l'ha trattata il

paziente (o il partner, o il figlio), cioè riproiettandola fuori, liberandosene in modo

evacuativo, il paziente verrà riconfermato nella sua convinzione che quella parte deve essere

estromessa e che lui non può tenerla perché è una persona troppo debole, incapace o

danneggiata.

Per concludere, e riprendendo le parole di Ogden “L'identificazione proiettiva è un processo

psicologico che costituisce contemporaneamente un tipo di difesa, una modalità di comunicazione,

una forma primitiva di relazione oggettuale e una strada verso il cambiamento psicologico”.

L'identificazione proiettiva consiste in un processo attivato inconsapevolmente che:

- consente di proteggere il Sé da elementi disturbanti (aspetto difensivo);

- trasferisce in un'altra persona sentimenti propri (aspetto comunicativo),

- stabilisce una specifica relazione con un oggetto vissuto come parzialmente separato

(aspetto oggettuale),

- permette di reintegrare quegli elementi disturbanti comunque presenti nel Sé, ma dopo che

questi hanno ricevuto un trattamento – ad opera di un'altra persona – che li ha resi accettabili

(aspetto trasformativo) (Guarinelli, 2007).

Si tratta dunque di indurre nell’altro sentimenti conformi ai propri attraverso un processo che

effettivamente appare misterioso e difficilmente afferrabile. Eppure, come postulato dallo stesso

Page 14: LA COLLUSIONE DI COPPIA - people.unica.itpeople.unica.it/jessicalampis/files/2018/05/dispensa-collusione.pdf · LA COLLUSIONE DI COPPIA . Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica

Materiale didattico a cura della dr.ssa Jessica Lampis

13

Ogden “l'identificazione proiettiva non è un concetto meta-psicologico. I fenomeni che essa

descrive esistono nel regno dei pensieri, dei sentimenti e del comportamento, non nel regno delle

ipotesi astratte sull'attività della mente”. Esistono forme di comunicazione preverbale (peraltro

centrali, nell’ambito delle neuroscienze, per comprendere il ruolo che le relazioni oggettuali hanno

nel plasmare e riplasmare le connessioni neurali) attraverso cui le menti si sintonizzano e si

connettono, generando specifici significati individuali e interpersonali.

Diversi autori oggi convergono nel riconoscere nell'identificazione proiettiva infantile il processo di

base per quell'altro processo di comunicazione evoluta che è l'empatia. In questo senso la capacità

empatica scaturirebbe dalla corretta rielaborazione evolutiva dell'identificazione proiettiva

originaria.

Per Ogden “l'empatia “consiste nel "condividere" e nel comprendere cognitivamente e

affettivamente lo stato psicologico di un'altra persona, che è riconosciuta e sentita come una

persona completa e distinta in una particolare congiuntura della sua vita… il termine empatia

descrive adeguatamente l'esito positivo dell'attivo lavoro psicologico di contenimento

dell'identificazione proiettiva”.