La coccinella anno 1 numero 1

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FUTURENERGY TUTTI A SCUOLA CON IL PEDIBUS Dossier Il progetto che educa alla mobilità sostenibile. Il nostro contributo

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il mensile di legambiente basilicata onlus, dedicato nel mese di febbraio alla mobilità

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FUTURENERGY TUTTI A SCUOLA CON IL PEDIBUS

Dossier

Il progetto che educa alla mobilità sostenibile. Il nostro contributo

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Sommario

2 La coccinella / FEBRAIO 2013

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GRAFICA E IMPAGINAZIONE:

Lena Pepe ([email protected]);

Gabriele Masi ([email protected])

REDAZIONE:

([email protected])

Marco De Biasi ([email protected])

Valeria Tempone ([email protected])

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EDITORE: Legambiente Basilicata Onlus

PRESIDENTE: Marco De Biasi

SEDE LEGALE E REDAZIONE:

Viale Firenze 60C - 85100 Potenza Tel. 0971441541

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L’editoriale

Verso una nuova direzione

P arliamo di città. Più della metà della popolazione mon-

diale vive ormai in ambienti urbani con un aumento del

consumo di suolo e della già enorme pressione antropica

sulle risorse. Il metabolismo urbano, infatti, saccheggia sempre

più risorse dal resto dei sistemi naturali, influenzando profonda-

mente il complessivo funzionamento dell’intero ecosistema. In

questo momento di particolare attenzione agli effetti dei cambia-

menti climatici, le città rappresentano al tempo stesso il proble-

ma e la soluzione. Dalle città, infatti, viene il maggior contributo

alle emissioni di CO2 ed esse sono nel contempo il luogo privile-

giato in cui sperimentare innovazione e nuovi strumenti di pro-

grammazione in chiave più sostenibile. Mobilità, riqualificazione

degli edifici, risparmio energetico, raccolta differenziata e recu-

pero di materia dai rifiuti, sono i principali campi su cui si gioca

la sfida delle sostenibilità per le città italiane. Questi i temi di cui

vogliamo parlare nel secondo numero del nostro giornale, segna-

lando buone pratiche ed esempi virtuosi. Circa un terzo delle

emissioni di CO2 è causato dal sistema dei trasporti, tra il 52% e

il 59% degli spostamenti si svolge su percorsi inferiori a 5 km ed

il 74% rimane al di sotto dei 10 km. Cioè circa 4/5 degli sposta-

menti avviene in ambito urbano o periurbano: ogni giorno si

muovono tra i 13 e i 14 milioni di persone tra comuni limitrofi,

ma solo il 15% utilizza il treno. A questo dobbiamo aggiungere

che l’Italia è tra i paesi europei con il più alto tasso di motorizza-

zione, con una densità di automobili di 63,8 auto ogni 100 abi-

tanti (media nazionale). Si disegna così un quadro ben definito: il

traffico è la variabile strategica su cui si gioca in buona misura la

sostenibilità dei sistemi urbani. Anche l’UE ha riconosciuto que-

sta situazione come problema di importanza fondamentale, lan-

ciando una strategia comune per il cui successo si richiede l'im-

pegno di tutti i Paesi membri e del complesso degli enti locali.

Per affrontare nel giusto modo e governare efficacemente il feno-

meno della mobilità urbana è necessario superare le modalità

d’intervento “emergenziale” che non sono in grado di dare le

risposte auspicate. Ancor prima di singoli provvedimenti, serve

una strategia d’intervento di medio e lungo periodo, che sappia

integrare le politiche settoriali dei trasporti con quelle più gene-

rali relative alle modalità d’uso del territorio, che mostri una ca-

pacità politica di immaginare un tipo di mobilità a basso tasso di

motorizzazione ed alti livelli di efficienza, un modo diverso di

consumare l’energia, spazi pubblici più sicuri e più silenziosi. E’

una sfida che riguarda da vicino anche le città lucane, una sfida

che guarda alla qualità della vita, alla vivibilità delle città, al be-

nessere delle persone. I vantaggi di una mobilità più sostenibile

sarebbero enormi e diversi: aria più pulita, meno incidentalità,

meno tempo buttato nel traffico, un notevole contributo alla

riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Molto si può fare

su scala locale come dimostrano le pratiche virtuose di alcune

città italiane ed europee, con interventi a costi spesso contenuti,

esempi a cui dobbiamo guardare per invertire la tendenza e ren-

dere le nostre città efficienti e belle da vivere.

di Valeria Tempone

Anno I - n. 1 - Febbraio 2013

3 Dossier

A scuola di buone abitudini.

Pedalando si impara

L’Accento

Sommersi da

una montagna di rifiuti

16 Gae (Gruppo di acquisto ecologico)

Il futuro non si acquista a scatola chiusa.

Soprattutto a tavola

14

Piantala

Il fico

“schiavone” 18

Zaino in spalla

Diario

di una bicicletta

17 Il cigno

risponde 19

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Dossier

La coccinella / FEBBRAIO 2013 3

A scuola di buone abitudini

R isparmia, cammina, pedala, rispetta. È questa la ricetta per mantenersi in salute e rispettare l’ambiente correggendo catti-ve abitudini e stili di vita sbagliati. Da questi presupposti nasce il progetto “Futurenergy: risparmia, cammina, peda-la, rispetta” candidato dalla Provincia di

Potenza al bando Azione Province Giovani e ammesso a fi-nanziamento dalla Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della gioventù – Upi.

Il progetto, di cui è capofila proprio la Provincia di Potenza, prevede la partecipazione di altri partner tra cui il diparti-mento di Scienze geologiche dell’Università della Basilicata, l’istituto superiore “E. Battaglini” di Venosa e il Parco nazio-nale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese e degli associati (Legambiente Basilicata onlus, Federazione italiana di atletica leggera, Cr Basilicata, Asd Nucleo Gioventù Poten-za, Asd Olimpia di Potenza) ed è strettamente in relazione con il programma “Scuole ecologiche in scuole sicure” della provincia di Potenza, riconosciuto da Le-gambiente nazionale come miglior buona prassi 2011. Gli obiettivi principali sono di-vulgare al massimo il binomio sostenibilità e pratica sportiva, favorire la diffusione di abitudini e comportamenti responsabili e rispettosi dell’ambiente e, non ultimo, pro-muovere l’incremento dell’efficientamento energetico, dell’utilizzo di fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di CO2.

Al centro dell’azione divulgativa l’utilizzo di nuove pratiche come parte integrante della formazione delle nuove generazioni e come veicolo di collegamento tra la scuola, l’asso-ciazionismo e il mondo produttivo, tra co-noscenza dei problemi e azioni finalizzate al

ripristino di equilibri perduti: un modo per “educare” al ri-sparmio energetico e a un corretto equilibrio tra consumi, ambiente e rispetto della natura.

Ecco che allora diventa indispensabile creare un diverso am-biente scolastico. La scuola ecologica è una scuola che vuole favorire l’incremento della mobilità a piedi e con biciclette (manbus e ciclobus, sperimentati presso l’istituto Battaglini di Venosa e da diffondere presso le altre scuole); il migliora-mento dello stato di salute dei giovani, l’incremento delle conoscenze sulla biodiversità. Dagli interventi strutturali su-gli edifici a un’inversione totale delle abitudini degli studenti e degli operatori delle scuole, la “Scuola ecologica” desidera recuperare risorse utili per esportare, con una formazione non formale, il ripristino di stili di vita più salubri generando nelle nuove generazioni una diversa e più matura consapevo-lezza del rapporto indissolubile con l’ambiente, con lo sport e l’alimentazione attraverso semplici ma importanti gesti quo-tidiani. Dal risparmio dell’acqua calda, facendo una doccia piuttosto che il bagno, a quello dell’energia elettrica finalizza-

to al contenimento delle spese di gestio-ne e al miglioramento dell’efficienza energetica. Maggiore rispetto dell’am-biente riutilizzando gli involucri di pla-stica, riducendo l’acquisto di prodotti “usa e getta”, usando meno carta e con-sumando cibi di stagione e prodotti lo-cali. E ancora cercando di spostarsi a piedi o in bici, laddove la morfologia della città lo consente, limitando l’uso di scooter e automobili. L’auspicio è che la pratica sportiva si sposi perfettamente con la sostenibilità e possa giocare il ruolo di apripista ad altre iniziative simi-li che vedono protagoniste le scuole e non solo.

Pedalando si impara

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S trade bloccate dalle automobili, soprattutto nelle ore di

punta. Parcheggi selvaggi, rari spazi urbani completamen-

te sgombri da vetture e lasciati a disposizione dei pedoni. Que-

sto è lo scenario che si prospetta quotidianamente nelle nostre

città. Una percezione che ben corrisponde alla fotografia scat-

tata dal dato che vede l’Italia con il più alto tasso di motorizza-

zione tra i paesi europei. Ogni giorno nel nostro paese si muo-

vono 13/14 milioni di persone tra comuni limitrofi, ma solo il

15% utilizza il treno. Si disegna così un quadro ben definito: il

traffico urbano (che per l’82% avviene su mezzi privati) è un

grande protagonista nelle emissioni di anidride carbonica e le

proiezioni ci dicono che le emissio-

ni del trasporto cresceranno ulte-

riormente, del 13 % entro la prima

decade di questo secolo e del 16%

nella seconda decade.

I numeri emergenti dal rapporto

Ecosistema Urbano, l’annuale ri-

cerca di Legambiente e dell’Istituto

di ricerche Ambiente Italia su 125

parametri ambientali nei 103 capo-

luoghi di provincia italiani, mo-

strano un sistema di mobilità poco

“sostenibile”. Restano al palo le

isole pedonali, le zone a traffico

limitato e il verde. Si conferma

scarsamente utilizzato il trasporto pubblico, calano le imma-

tricolazioni di nuove autovetture ma il parco auto circolante

continua a crescere anche se di poco. Nota positiva, crescono

le vendite di biciclette che per il primo anno superano quelle

delle quattro ruote. Permane l’emergenza smog anche se le

medie del PM10 si abbassano lievemente, mentre crescono

quelle dell’ozono.

Potenza si posiziona al 25esimo posto, ma analizzando gli in-

dicatori su cui si basa il rapporto e in particolare i parametri

che in qualche modo dipendono dall’attuazione di politiche e

di strategie per il miglioramento della qualità dell’ambiente

emerge un quadro certamente non positivo, segno evidente di

una chiara difficoltà in tal senso.

Difficile la situazione del trasporto pubblico nel capoluogo

lucano con il triste dato di 13 viaggi annui per abitante, che

indica chiaramente come gli autobus in città siano sconosciuti

alla gran parte dei cittadini. In generale, per il capoluogo di

regione l’indice di mobilità sostenibile, che va da 0 a 100 e che

misura la capacità delle amministrazioni comunali di attivare

un ventaglio di strumenti volti a favorire la mobilità sostenibi-

le, risulta solo di 26,7. Dato drammatico in una città assediata

dalle auto, con 71 auto ogni 100 abitanti. L’analisi della compo-

sizione del parco autovetture risulta interessante poiché la

quantità dei veicoli conformi ai vari standard di emissione,

stabiliti dalle Direttive europee, permette di valutare indiretta-

mente quanto, e con quale velocità, si stia rinnovando il parco

veicolare circolante nelle città italiane. Le emissioni di sostan-

ze nocive in atmosfera sono, infatti, decisamente minori con

l’impiego delle tecnologie più recenti. Come si osserva dalla

tabella, le città che presentano il maggior numero di immatri-

colazioni di veicoli Euro 0, le più inquinanti, sono al sud, in

particolare Napoli e a seguire Potenza.

Questo scenario ci fa capire quanto siano urgenti interventi

nei trasporti, che dovranno interessare sia il potenziamento

Mobilità Lo stato di salute delle nostre città

Copertina XIX rapporto

Ecosistema Urbano

Dossier

4 La coccinella / FEBBRAIO 2013

Viale Firenze a Potenza alle ore 13.30

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Dossier

La coccinella / FEBBRAIO 2013 5

delle infrastrutture, soprattutto ferroviarie, sia l’adozione di

nuove tecnologie per ridurre le emissioni delle auto, sia misure

concrete per migliorare la mobilità urbana. Si tratta di un pac-

chetto di interventi che, se attuato con efficienza e lungimiran-

za, potrebbe portare, solo in Italia, ad un taglio di 22 milioni di

tonnellate nelle emissioni di Co2 da qui al 2020.t

nosciuto come buona prassi nell’ambito dell’iniziativa Azione ProvincE giovani, ci ha consentito di recuperare risorse prezio-se da investire per rafforzare il binomio tra le politiche di effi-cientamento energetico, concretizzatesi nel programma “Scuole ecologiche in scuole sicure”, e quelle di promozione di una cultura green che alimenti la creatività, anche attraverso l’utilizzo di pratiche sportive come strumento di sensibilizza-zione, con il coinvolgimento dei diversi livelli istituzionali, del mondo della scuola, dell’Università e di tutti gli attori che a vario titolo si occupano di sport.

Concretamente quali sono state le azioni qualificanti del progetto?

I grandi cambiamenti non possono che passare attraverso un nuovo modo di pensare, nuove abitudini e nuovi comporta-menti. Per fare questo abbiamo coinvolto molte scuole e tan-tissimi studenti in una serie di attività, dalla sperimentazione del ciclobus e del pedibus, per raggiungere gli istituti (sensibilizzando i comuni a strutturare laddove possibile tale pratica), al Trofeo Futurenergy (gara ciclistica interregionale), dalle staffette su cyclette riciclate tra gli studenti, con misura-zione dell’energia prodotta, alla piantumazione ed adozione di alberi fino alla realizzazione della segnaletica sostenibile, lun-go i percorsi interessati (con misurazione di passi, calorie e di riduzione di Co2), senza dimenticare i momenti di studio ed approfondimento dedicati agli obiettivi europei di efficienza energetica, incremento dell’utilizzo delle fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di C02.

I ragazzi, in pratica, hanno cominciato a sperimentare un nuovo modo di vivere?

L’idea è stata quella di far toccare con mano agli adulti di do-mani la possibilità concreta di un nuovo e più sostenibile ap-proccio ai temi dell’energia e dell’ambiente. Un bambino che studia in strutture “energeticamente efficienti”, che sperimenta una mobilità sostenibile e comportamenti responsabili sarà un adulto più rispettoso dell’ambiente circostante e consapevole della necessità di mantenere un corretto equilibrio tra consu-mi, ambiente, rispetto della natura e tutela della salute. I mes-saggi che ci sono arrivati ci convincono sempre più che i ra-gazzi sono già pronti.

Futurenergy non è l’unico progetto della Provincia che va in questa direzione?

Proprio in questi giorni è stato approvato per oltre 1,5 Meuro il progetto Remida, “smaRt Energy chains and coMmunIties in the meD Area” (“filiere energetiche e comunità intelligenti nell’Area MED”), per migliorare l'efficienza energetica e l’uso di fonti rinnovabili nelle città del Mediterraneo. Vi è poi, oltre al programma sulle scuole da oltre 70 Meuro, il progetto Re-nergy - Strategie Regionali per le Comunità energeticamente consapevoli di cui siamo capofila e l’importante impegno co-me struttura di supporto al Patto con i sindaci, che ha visto l’Ente fornire assistenza ai comuni nell’elaborazione dei Piani di azione per l’energia sostenibile, i Paes (ad oggi sono 28 i comuni che hanno aderito al Patto e 10 i Paes approvati, grazie all’azione congiunta dell’Ente, della Società energetica lucana e dei comuni). Non vanno dimenticate infine due importanti iniziative divulgative: “Abitare il futuro” con Jeremy Rifkin e il Green Culture Awards con la collaborazione di Armando Mas-sarenti (direttore Sole 24 Ore Cultura).

“Rivoluzione energetica” Ecco da dove partire Intervista all'assessore

alle Politiche comunitarie

della Provincia di Potenza Francesco Pietrantuono

Assessore, la Provincia di Potenza in coerenza con gli obiettivi della strategia Europa 2020 si è caratterizzata per il suo impegno nel campo della sostenibilità e dell’ efficienza energetica. Futurenergy, il progetto che avete coordinato con il coinvolgimento di tanti altri partner e che si è da poco concluso, rientra a pieno titolo in tale impegno

Per cogliere tutte le potenzialità della rivoluzione energetica in atto è necessario cominciare a pensare sostenibile, partendo proprio dalle nuove generazioni e dalle scuole dove è necessario fertilizzare un approccio green. In tale ottica Futurenergy, rico-

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Dossier

6 La coccinella / FEBBRAIO 2013

L avorare

per un

nuovo siste-

ma di mobi-

lità, anche

nelle città

lucane, è sì

una priorità

ma anche

una sfida.

Migliora-

mento della

qualità della

vita, mag-

giore vivibi-

lità delle

città, più

elevato be-

nessere del-

le persone.

Questi gli

obiettivi che possono essere raggiunti.

Non mancano i buoni esempi a cui rifarsi,

a livello europeo.

Ad Amsterdam il 38% degli spostamenti

complessivi (e il 57% dei viaggi effettuati

in centro) viene realizzato in bicicletta,

anche grazie ad una rete di 400 km di

piste ciclabili. Tutto questo, se realizzato

nelle nostre città porterebbe vantaggi

immediatamente percepiti dalle popola-

zioni locali. Quanto spazio occupa un’au-

tomobile? A meno che non si tratti

dell’ultima mania, i suv, un’automobile

occupa uno spazio di circa 8 m2. Una bi-

cicletta, invece, occupa appena 0,5 m2 (72

bici, con relativi 72 ciclisti occupano circa

90 m2di spazio). Un pedone addirittura

solo 0,25 m2. L’automobile non solo sfibra

il nostro fisico, ma anche i nostri nervi

quando siamo alla ricerca estenuante di

un parcheggio. Con una bicicletta sareb-

be più facile, perché in un parcheggio

destinato ad un’automobile troverebbero

comodamente posto ben 10 biciclette (di

quelle pieghevoli ne entrano addirittura

42!). Con 500 calorie, che corrispondono

a 100 gr di zucchero o 55 grammi di gras-

so o benzina, un ciclista percorre 37 km.

Con 55 gr di benzina

una macchina si spe-

gne dopo appena 700

metri.

Le ultime notizie

vogliono il petrolio a quasi 100 dollari e la

benzina sopra 1,90 euro al litro. In dieci

anni il costo di un singolo pieno è au-

mentato di circa 46 euro (media calcolata

fra il costo della benzina e quello del ga-

solio).

Percorrendo in bicicletta anziché in auto

una distanza di 5 km al giorno, si posso-

no risparmiare ben 150 euro annui solo di

carburante ed evitare l’emissione in at-

mosfera di 170 kg di Co2

Formare ed educare il cittadino ad

un uso responsabile del mezzo pri-

vato in ambito urbano, ridurre la cosid-

detta mobilità superflua e agire attraver-

so un “gioco” sui comportamenti dei ra-

gazzi: sono questi i presupposti e i princi-

pi ispiratori della sperimentazione del

Manbus. Una pratica che, concentrandosi

sulla mobilità casa-scuola dei ragazzi,

mira a un cambiamento culturale nel

cittadino, inteso come attore di mobilità,

e a influenzare, attraverso una proposta

concreta e praticabile, le scelte della pub-

blica amministrazione sul tema. I metodi

che posso-

no essere

adottati

sono diver-

si. Da un

lato la ri-

cerca

scientifica

e gli inve-

stimenti

sulle infra-

strutture,

ad appan-

naggio

quindi del-

le istituzio-

ni, che

vanno sen-

sibilizzate.

Queste

azioni sono

generalmente di lunga durata. Dall’altro,

azioni che abbiano un’incidenza sul

comportamento dei singoli cittadini che

vanno condotti, “portati per mano” verso

il cambiamento. Serve infatti il contribu-

to di tutti per ridurre l'inquinamento

atmosferico e aumentare così la qualità

della vita nelle nostre città.

L’idea alla base è che l’azione educativa

sia fortemente influenzata dai comporta-

menti familiari e si ritiene, pertanto, che

la “cattiva abitudine” di accompagnare i

figli a scuola in auto debba essere ridi-

scussa insieme ai ragazzi, ai genitori, alle

scuole, alla città. L'azione principale su

cui si basa il progetto è la sperimentazio-

ne di un Manbus, ossia di un autobus

immaginario con tanto di capolinea e

fermate, che “raccoglie” i ragazzi che van-

no a scuola. Lo spirito di questo progetto

è inoltre quello di andare incontro alle

esigenze delle famiglie che si sentono

costrette ad accompagnare i figli a scuola

per le più svariate ragioni (fretta, sposta-

menti accessori, uso dell'auto, altre ne-

cessità) per offrirgli una valida alternativa

fatta di movimento, di socialità e di so-

stenibilità.

Tanti gli obiettivi che possono essere rag-

giunti con questo tipo di attività: cambia-

re le abitudini delle famiglie per ridurre il

numero di genitori che accompagnano i

figli in auto a scuola, riducendo gli inqui-

nanti at-

mosferici;

coinvolge-

re attiva-

mente i

ragazzi,

educan-

doli e sti-

molandoli

alla mobi-

lità soste-

nibile;

promuo-

vere l’au-

tonomia

dei bam-

bini nei

loro spo-

stamenti

quotidiani

e nei pro-

A caccia di buone pratiche

Studenti del Battaglini di Venosa

Il percorso che dal capolinea, la rotonda di via Accademia dei Rinascenti,

consente di arrivare a scuola in tutta sicurezza, ha una lunghezza com-

plessiva di circa 1 km e si percorre in circa 10 minuti. Proprio per tener

conto dei tempi di percorrenza e per consentire ai ragazzi di arrivare in

orario a scuola si è stabilito di partire alle ore 7.45 di ogni mattina. Natu-

ralmente, percorso inverso al ritorno da scuola.

Prendiamoci per mano

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Dossier

La coccinella / FEBBRAIO 2013 7

cessi di socializzazione tra i coetanei; fa-

vorire l’inclusione di ragazzi disabili, che

accompagnati dai loro compagni su que-

sto speciale autobus, possano appropriar-

si di spazi di condivisione e socializzazio-

ne, migliorare la qualità degli spazi della

scuola e del quartiere, in

un'ottica più attenta alle

esigenze dei ragazzi e me-

no a quelle degli automo-

bilisti; intervenire sui

comportamenti e sulle

attitudini dei ragazzi, uti-

lizzando il divertimento come chiave di

accesso. La prima città ad aver sperimen-

tato il Manbus è stata Venosa, città picco-

la ma con una forte propensione all’utiliz-

zo dei mezzi privati anche tra i ragazzi e

nella mobilità casa-scuola. Partendo

dall’istituto superiore “E. Battaglini”,

scuola fortemente improntata alla soste-

nibilità e al risparmio energetico, per cir-

ca un mese i ragazzi hanno eseguito il

percorso casa-scuola e viceversa a piedi,

secondo un percorso stabilito e rispettan-

do precisi orari di partenza da ciascuna

fermata intermedia. Trattandosi di un

gruppo di ragazzi di un istituto superiore,

il Manbus non ha necessitato di “autisti”

ed accompagnatori.

Importanti le implicazioni sociali di que-

sta sperimentazione. Nel corso di incontri

preliminari con gli insegnanti della scuo-

la, è stata evidenziata la necessità da par-

te di alcuni alunni disabili di trovare o

ritrovare spazi di socializzazione con i

propri compagni. Il percor-

so è stato strutturato anche

per tener conto di queste

peculiarità dell’istituto e

per poter consentire ai ra-

gazzi disabili di prendere

parte a quello che per loro

è stato anche molto più di un “gioco” per

imparare a rispettare l’ambiente e ridurre

le emissioni di gas climalteranti in atmo-

sfera. È bastato individuare il tragitto

effettuato da ognuno e la definizione de-

gli orari, tenendo conto dei luoghi di par-

tenza dei ragazzi coinvolti, ovvero la pro-

pria abitazione.

E’ un mezzo di trasporto agile,

non ingombra, non inquina,

non fa rumore, non produce emissioni di

alcun tipo e risulta quindi compatibile

con l'ambiente. Stiamo parlando della

bicicletta, un mezzo dalle grandi poten-

zialità e particolarmente economico, sia

in termini di risparmio che di efficienza

energetica. Sulle brevi e medie distanze,

fino ai 6-7 km. (la maggioranza di quelle

relative agli spostamenti quotidiani indi-

viduali), la bici è competitiva rispetto ai

mezzi motorizzati ed è inoltre facilmente

integrabile con i mezzi di trasporto pub-

blici e privati, che permettono di molti-

plicare le possibilità di spostamento della

bici anche sulle distanze maggiori. L’uso

quotidiano della bicicletta migliora signi-

ficativamente la salute di chi la utilizza

(in particolare riduce il rischio di malattie

cardiache), consente di respirare meno

inquinanti (un automobilista inala più

ossido di carbonio, ossido d'azoto e ben-

zene di un ciclista), e la sua diffusione, se

adeguatamente sostenuta, incide anche

sul livello complessivo della sicurezza

stradale, riducendo i costi sociali correlati

al traffico e all'incidentalità. Infine, in

un'ottica complessiva, la bicicletta per-

mette il ridimensionamento della dipen-

denza dalle fonti non rinnovabili. Tutte

queste considerazioni hanno spinto la

Commissione Europea a promuovere da

un po’ di anni la Settimana Europea della

Mobilità Sostenibile “In città senza la mia

auto”, appuntamento internazionale che

Metti in circolo la sostenibilità

La prima

sperimentazione

del Manbus

al Battaglini

di Venosa

Il Presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza con gli studenti di Venosa

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Dossier

8 La coccinella / FEBBRAIO 2013

ha l’obiettivo di incoraggiare i cittadini

all’utilizzo di mezzi di trasporto alterna-

tivi all’auto privata per gli spostamenti

quotidiani: a piedi, in bicicletta, o con

mezzi pubblici. Muovendosi in questa

direzione e partendo dalla considerazio-

ne che il contesto urbano rappresenta

una grande sfida per la sostenibilità,

nell’ambito del progetto “Futurenergy,

risparmia, pedala, cammina, rispetta” è

stata realizzata la prima sperimentazio-

ne di ciclobus in Basilicata con gli stu-

denti dell’Istituto d’istruzione superiore

“Battaglini” di Venosa. Una sperimenta-

zione che ha inteso promuovere il bino-

mio pratica sportiva e sostenibilità, inne-

stando nelle nuove generazioni una di-

versa e più matura consapevolezza del

rapporto con l’ambiente, con lo sport e

con l’alimentazione. D'intesa con la

scuola e dopo una verifica dello stato dei

luoghi, sono stati forniti dall'Asd Nucleo

Gioventù Potenza all'Istituto Battiglini

delle biciclette, a disposizione di un

gruppo composto da circa 30 studenti

che possono decidere di rientrare a casa

con la bicicletta, tenerla a casa e tornare

a scuola il giorno seguente con la bici.

Bicicletta che nella mattinata resta a di-

sposizione del personale della scuola per

il disbrigo di servizi d'ufficio. Inoltre, per

poter dimostrare ai giovani che pedalan-

do si produce energia si è stabilito di

noleggiare delle bici appositamente mo-

dificate, ovvero collegate a degli ampero-

metri, in grado di misurare l’energia pro-

dotta ad ogni pedalata. Un modo simpa-

tico e divertente per far capire a tutti,

grandi e piccoli, che la bici è davvero un

mezzo di trasporto sostenibile ed econo-

mico, oltre che un modo per mantenersi

in forma.

U n’allegra carovana

di bambini e ra-

gazzi delle scuole ele-

mentari e medie che,

guidati da uno o più

adulti (volontari di Le-

gambiente, genitori o

nonni) secondo un per-

corso le fermate ben pre-

cise, effettua il tragitto

casa-scuola e

ritorno in tutta

sicurezza. Si

chiama Pedibus,

ed è l’originale e

quanto più natu-

rale mezzo di

locomozione

sperimentato da

due anni ormai dal Circolo Legambiente di

Potenza. A oggi complessivamente il Pedi-

bus ha coinvolto 2 istituti scolastici dei quar-

tieri di rione Cocuzzo e rione Poggio Tre

Galli, 80 “piccoli passeggeri”, 20 genitori

“accompagnatori”, 15 volontari di Legam-

biente, 3 nonni del Centro Auser Laboratorio

Tirreno e un “maestro”. Punto di forza di questa nuova

pratica è stata la formazione di circa 30 studentesse del

liceo delle Scienze umane “E. Gianturco” di Potenza che,

per due mesi (aprile-maggio 2012), hanno accompagnato a

scuola i ragazzi più piccoli

mettendosi alla guida del

Pedibus. Un incontro fra

due generazioni di studenti

che ha consentito da un

lato di svolgere un’azione

educativa rivolta tanto ai

ragazzi quanto alle loro

famiglie, dall’altro di mo-

strare, con esperienza diret-

ta, quanto e come i nostri

comportamenti quotidiani possano incidere in maniera

significativa sull’ambiente e sulla qualità della vita.

Questa sperimentazione si inserisce nella più ampia

famiglia di iniziative volte a migliorare la qualità della

vita nelle città partendo dalla convinzione secondo cui,

per ridurre l’inquinamento at-

mosferico e rendere la città più

vivibile, siano importanti sì mi-

sure di lungo periodo (ricerca

scientifica, investimenti su in-

frastrutture) ma siano indispen-

sabili azioni che agiscano sul

comportamento dei singoli e li

supportino nel cambiamento improntato alla sostenibili-

tà. Il Pedibus, quest’anno, si allarga.

Nel mese di marzo, infatti, partirà anche nel quartiere di

Bucaletto.

Quel “millepiedi” in giro per il quartiere L’esperienza del Pedibus

nel capoluogo di regione

Page 9: La coccinella anno 1 numero 1

Dossier

La coccinella / FEBBRAIO 2013 9

CONCORSO FOTOGOCCIA

ll Pedibus è un proget-

to che, concentrandosi

sulla mobilità casa-

scuola dei bambini da-

gli 8 ai 10 anni , mira a

un cambiamento culturale nel citta-

dino, inteso come attore di mobilità.

Come avviene questo cambiamento?

I bambini sono loro stessi portatori di

cambiamento, innovazione. Sono il vero

motore che fa camminare il Pedibus,

spingendo i genitori a partecipare atti-

vamente. Sono pochi gli adulti, infatti,

che con piacere rinunciano a muoversi

con l’automobile, per via del freddo,

delle cattive condizioni atmosferiche,

della fretta. Il bambino invece no, più

propenso ad acquisire nuove abitudini

soprattutto se presentate come un gioco

divertente. E per i bambini del Pedibus

non c’è nulla di più divertente che anda-

re a scuola con gli amichetti a piedi,

tanto con il sole tanto con l’ombrello. Ci

sono poi vere e proprie capacità che

acquisiscono nell’immediato, come

orientarsi negli spazi della propria città,

dal momento che si spostano molto con

l’automobile e poco a piedi.

Qual è lo spirito del Pedibus?

Oltre all’educazione alla mobilità c’è

anche quello di andare incontro alle

esigenze delle famiglie che si sentono

costrette ad accompagnare i figli a scuo-

la per le più svariate ragioni: senso d’in-

sicurezza nel lasciare i figli da soli per

strada, fretta, spostamenti accessori, uso

dell'auto per altre necessità e per offrir-

gli una valida alternativa fatta di movi-

mento, socialità e sostenibilità.

Quali gli obiettivi che si prefigge di

raggiungere?

Intervenire sulle abitudini delle famiglie

per ridurre il numero di genitori che

accompagnano i figli in auto a scuola,

riducendo gli inquinanti atmosferici;

coinvolgere attivamente i bambini, edu-

candoli e stimolandoli alla mobilità so-

stenibile; promuovere l’autonomia dei

bambini nei loro spostamenti quotidiani

e nei processi di socializzazione tra i

coetanei; favorire il ricorso al lavoro

socialmente utile di persone anziane

come i nonni e del mondo del volonta-

riato per vigilare e accompagnare i bam-

bini durante il percorso casa-scuola. Ma

anche migliorare la qualità degli spazi

della scuola e del quartiere, in un'ottica

più attenta alle esigenze dei ragazzi e

meno a quelle degli automobilisti; forni-

re ai bambini delle scuole coinvolte le

basi dell’educazione stradale, attraverso

l’esperienza e il contributo del comando

di polizia municipale di Potenza.

In cammino verso il cambiamento Intervista al presidente del circolo di Potenza

I numeri del Pedibus

2 istituti scolastici coinvolti:

le classi III – IV e V della scuola primaria

dell’Istituto Comprensivo “Don Lorenzo

Milani”

le classi IV e V della scuola primaria

dell’Istituto Comprensivo “L. Sinisgalli”

2 quartieri:

Rione Cocuzzo con due linee di Pedibus

attivate (Linea Tirreno, Linea Ionio-

Torrette)

Rione Poggio Tre Galli con una linea di

Pedibus attivate (Linea Adriatico)

80 “piccoli passeggeri”

20 genitori “accompagnatori”

15 volontari di Legambiente

3 nonni del centro Auser laboratorio

tirreno

1 “maestro”

2859 questionari distribuiti nelle scuo-

le cittadine

2 agenti del comando di polizia muni-

cipale della città di Potenza per il fo-

cus sull’educazione stradale

Page 10: La coccinella anno 1 numero 1

Dossier

10 La coccinella / FEBBRAIO 2013

*LINEA PEDIBUS TIRRENO

LUNGHEZZA 800 m

TEMPO DI PERCORRENZA 20 minuti circa

*LINEA PEDIBUS POGGIO TRE GALLI

LUNGHEZZA 900 m

TEMPO DI PERCORRENZA 20 minuti circa

Il percorso si snoda lungo il seguente itinerario:

andata

Capolinea (I Palazzo via Tirreno – lato “Serpentone”)

partenza ore 8:05;

1° fermata (di fronte parco giochi) passaggio ore 8:10;

2° fermata (di fronte coop Sirio) passaggio ore 8:13;

3° fermata (incrocio Serpentino) passaggio ore 8:15;

Arrivo previsto a scuola alle ore 8:20

ritorno

il ritorno percorre lo stesso itinerario al contrario ed ha indicativa-

mente il seguente orario:

Partenza scuola partenza ore 13:25

1° fermata (incrocio Serpentino) passaggio ore 13:30;

2° fermata (di fronte coop. Sirio) passaggio ore 13:32;

3° fermata (di fronte parco giochi) passaggio ore 13:35;

Capolinea (I Palazzo via Tirreno – lato “Serpentone”)

arrivo ore 13.40

Il percorso si snoda lungo il seguente itinerario:

andata

Capolinea (via Adriatico – ingresso Auditorium Santa Cecilia)

Partenza ore 08:00;

1° fermata (scalette Piazza Adriatico) passaggio ore 08:01;

2° fermata (ingresso Parco Europa Unita) passaggio ore 08:03;

3° fermata (piazza della Costituzione Italiana) passaggio ore 08:06;

4° fermata (via Anzio – incrocio con Via Tammone) passaggio ore

08:13;

Arrivo previsto a scuola alle ore 08:20

ritorno

il ritorno percorre lo stesso itinerario al contrario ed ha indicativa-

mente il seguente orario:

Partenza scuola partenza ore 13:25

1° fermata (via Anzio – incrocio con Via Tammone) passaggio ore

13:32;

2° fermata (piazza della Costituzione Italiana) passaggio ore 13:39;

3° fermata (ingresso parco Europa Unita) passaggio ore 13:42;

4° fermata (scalette Piazza Adriatico) passaggio ore 13:44

Capolinea (via Adriatico – ingresso Auditorium Santa Cecilia)

Arrivo ore 13:45

Page 11: La coccinella anno 1 numero 1

Dossier

La coccinella / FEBBRAIO 2013 11

Di solito con che mezzo va suo/a figlio/a a scuola ?

Il dato raccolto è stato analizzato nel Totale (numero complessivo di risposte), per fasce di età

e per distanza casa-scuola. Lo stesso criterio si è utilizzato di seguito.

Dal grafico si evince che il 67% degli studenti si recano a scuola utilizzando l’automobile;

il restante 33% si suddivide quasi in parti uguali tra mezzo pubblico e a

piedi.

La situazione cambia leggermente suddividendo il dato in base all’età, poiché

probabilmente entra in gioco il fattore dell’autonomia dei ragazzi. Assistiamo

infatti, ad un aumento della percentuale di coloro che vanno a scuola in mac-

china per la fascia 8 – 10 anni; di contro un 22% di ragazzi più grandi (10 – 12)

che vanno a piedi.

Significativa la suddivisione in base alla distanza casa-scuola. Se per distanze superiori ad 1 km è prevedibile un “crollo” della

mobilità a piedi, molto grave è la situazione nella fascia 0-1 km (facilmente percorribile a piedi) dove ancora il 47% dei ragazzi

è accompagnato in automobile.

Di solito come va a scuola suo figlio/a ?

Il quesito cerca di indagare sul grado di autonomia dei ragazzi della città di Potenza nello svolgimento di un’azione quotidiana

come l’andare a scuola. Aspetto quest’ultimo tenuto in grande considerazione nella formulazione delle domande sottoposte.

Dal grafico emerge che il 72% dei bambini è accompagnato a scuola da un

adulto, nella maggior parte dei casi in automobile. Un crollo dell’autonomia

negli spostamenti di cui, nei successivi grafici, se ne analizzeranno le cause.

Come vado a scuola? Gli spostamenti degli studenti in città. Il risultato dei questionari

All’interno del progetto Pedibus sono

stati somministrati dei questionari

agli studenti dagli 8 ai 12 anni di tutte

le scuole elementari e medie di Po-

tenza, al fine di indagare sulla mobi-

lità casa-scuola e sull’autonomia dei

bambini.

Tre sono gli aspetti prevalenti che

emergono dall’analisi dei dati.

A condizionare la mobilità casa-

scuola è soprattutto l’organizzazione

familiare. Molto spesso i genitori de-

cidono di accompagnare i figli a scuo-

la con l’automobile per permettere ai

ragazzi di posticipare l’orario della

sveglia, per esempio. O perché, do-

vendo utilizzare le quattro ruote per

recarsi al lavoro, ne approfittano per

accompagnare i figli con lo stesso

mezzo, anche se l’istituto scolastico

dista appena un chilometro dalla pro-

pria abitazione.

L’automobile, dunque, è il mezzo di

locomozione privilegiato dalle fami-

glie. Tra i motivi dell’accompagna-

mento che spingono all’uso dell’auto,

inoltre, c’è la preoccupazione dei ge-

nitori rispetto alla sicurezza della

città, sebbene, sia Potenza che Mate-

ra in termini di sicurezza, secondo

l’ultimo rapporto del Sole 24 ore rea-

lizzato in collaborazione con l’Asso-

ciazione nazionale dei funzionari di

polizia, sono ai primi posti della clas-

sifica in Italia.

Questo fa sì che i ragazzi vengano

seguiti passo passo nei loro sposta-

menti, limitando la possibilità di ac-

crescere la propria autonomia e capa-

cità di socializzare. Di seguito ripor-

tiamo, i risultati più importanti

emersi dai questionari.

11/12 anni 8/10 anni

totale

Page 12: La coccinella anno 1 numero 1

Dossier

12 La coccinella / FEBBRAIO 2013

Se e quando suo figlio/a viene accompagnato a scuola da un adulto, perché ?

La domanda cerca di capire i motivi che spingono un genitore ad accompagnare il figlio a scuola: è stata data infatti la possi-

bilità di una risposta multipla. Il dato “inquinamento” è stato tralasciato in quanto non rilevante statisticamente. Si è ritenuto

di leggere il grafico sottostante raggruppando il dato in tre macrovoci: l’età e l’inesperienza, la scarsa sicurezza delle strade e

il traffico, la distanza casa-scuola.

La XV edizione della giornata nazionale di volontariato dedicata alla qualità e alla vivibilità degli

edifici scolastici, rivolta a tutte le scuole di ogni ordine e grado è dedicata quest'anno al tema “La

scuola come laboratorio di bellezza”.

La bellezza degli spazi scolastici attraverso azioni di riqualificazione di aule, corridoi e cortili; la

bellezza dei gesti che ogni giorno studenti ed insegnanti promuovono nel costruire una comunità

scolastica coesa e sensibile ai bisogni del proprio territorio; la bellezza degli oggetti che la scuola

all'interno della sua attività di ricerca, e di produzione didattica genera ogni giorno valorizzando il

talento e la creatività dei ragazzi. Alle classi verranno forniti strumenti per analizzare alcune criti-

cità dell’edificio scolastico su cui magari svolgere l’azione della giornata di volontariato.

L'adesione alla campagna Nontiscordardimé può essere effettuata fino al 16 febbraio sul sito www.legambientescuolaformazione.it

Nontiscordardimé Operazione Scuole pulite

16 marzo 2013

Page 13: La coccinella anno 1 numero 1

Dossier

La coccinella / FEBBRAIO 2013 13

Smart grid, ovvero reti intelligenti. Cosa sono, a cosa servono e

quali i risvolti ambientali ed economici? Domande a cui si è

cercato di dare risposta in un incontro che si è svolto presso la

sala consiliare della Provincia di Potenza e promosso da Le-

gambiente Basilicata e DeMepa dal titolo “Comunità dell’ener-

gia: fonti rinnovabili e smart grid per un’energia pulita, distri-

buita, efficiente”, nell’ambito del progetto Futurenergy. Un

modo per riflettere proprio sulle microreti di distribuzione di

energia da fonti rinnovabili, inquadrandole nell’attuale conte-

sto economico ed energetico attraverso una panoramica di

quanto avviene a livello internazionale e fornendo alcune con-

crete esemplificazioni basate sulle realtà della regione Basilica-

ta, grazie al contributo di Massimo Scuderi, direttore tecnico

della Società Energetica Lucana, Ferruccio Giornelli e Pasquale

Motta rispettivamente partner e amministratore delegato di

DeMepa, Edoardo Zanchini, vice presidente nazionale di Le-

gambiente, Monica Salvia ricercatrice dell’Imaa-Cnr Basilicata

e Marco De Biasi Presidente di Legambiente Basilicata. Dall’ul-

timo rapporto “Comuni Rinnovabili” di Legambiente, emerge

quanto la crescente offerta di energia elettrica da fonti rinno-

vabili abbia non trascurabili riflessi sull’assetto e sulla gestione

delle reti elettriche che devono essere in grado di assorbire

una produzione diffusa e discontinua e al tempo stesso, in as-

senza di produzione da fonte fotovoltaica, devono fare ricorso

all’energia elettrica prodotta da fonti tradizionali. Investire

nelle reti energetiche è oggi una condizione indispensabile per

dare un futuro al modello della generazione distribuita. La

rete elettrica è, infatti, la spina dorsale e la condizione per il

funzionamento di un sistema che deve essere capace di gestire

flussi di energia discontinui e bidirezionali. Per questo diventa

oggi strategico governare l’equilibrio del sistema, consideran-

do i cicli di produzione dal vento e dal sole nelle diverse parti

del paese. Gli investimenti per il potenziamento della rete e lo

stoccaggio dell’energia elettrica risultano indispensabili per

superare gli attuali problemi di sovraccarico delle reti in alcu-

ne parti del paese, anche perché avvicinando domanda e pro-

duzione, si possono sensibilmente ridurre le perdite (nel 2010

pari a 20 terawatt). Ma sono necessari anche gli investimenti

che consentono di modernizzare le reti di distribuzione elet-

trica e termica, creando le condizioni per realizzare moderni

sistemi di teleriscaldamento nelle aree urbane, in prospettiva

di una più efficiente gestione, che aiuti la generazione distri-

buita, l’interscambio con la rete e l’accumulo per utenze e atti-

vità nella prospettiva della smart grid. Dal punto di vista degli

impianti, occorre investire sulle produzioni da fonti rinnovabi-

li capaci di garantire la domanda di picco (quindi non legati a

oscillazioni nella produzione) e flessibili nella gestione in fun-

zione della richiesta della rete (quindi biomasse e biogas,

pompaggi idroelettrici, sistemi ad aria compressa, altre tecno-

logie sperimentali).

Il convegno

Investire nelle reti e diffondere le smart grid

Da destra: Ferruccio Giornelli, Pasquale Motta, Piero Lacorazza, Marco De Biasi, Edoardo Zanchini, Massimo Scuderi.

Page 14: La coccinella anno 1 numero 1

Zaino in spalla

14 La coccinella / FEBBRAIO 2013

Il mio primo contatto, da

adulto, con la bicicletta, è

avvenuto così. In maniera

del tutto istintiva e forse un po’ azzar-

data decido di fare un viaggio in soli-

taria in Basilicata (che vuoi che sia,

mi dico, tanto le strade della regione

le conosco come le mie tasche). E che

sia azzardato me lo dicono tutti gli

amici a cui ne parlo e anche Michele

e Maurizio, due perfetti sconosciuti

fino ad allora, ai quali mi affido per la

scelta della mia prima bicicletta e

dell’equipaggiamento necessario per

affrontare questa avventura. Così do-

po un mese di allenamento carico le

borse e parto. “Non so quanti chilo-

metri e in quanti giorni”, questo mi

dico partendo. Poi con il passare dei

chilometri comincia a prendere forma

il viaggio, da solo. Le strade che pen-

savo di conoscere bene in realtà non

le conosco perché in bicicletta le lun-

ghe gallerie non posso farle e così

anche il tragitto che nella mia mente

era così breve, si allunga. Meglio, non

ho fretta e soprattutto ho vo-

glia di mettermi in gioco

e provare a scoprire fino a

dove posso spingermi. La

prima sosta è in Val d’A-

gri, fin qui tutto bene. Il

giorno successivo inco-

mincio a sentire il caldo

ma ciò nonostante il viaggio prende a

farsi più interessante,

riesco finalmente a

godere della vista di

ciò che mi circonda

grazie al lento e co-

stante pedalare e così

dalla diga del Pertusil-

lo passando per i caldissimi calanchi

tra Aliano e Sant’Arcangelo arrivo a

Senise dove decido di fare la seconda

sosta. Il terzo giorno si va sul Pollino,

a San Severino Lucano. Prima vera

tappa tutta in salita, breve ma un po'

dura e con 10 chili di borse di cui al-

meno la metà risultati inutili. Fin qui,

forse anche se non deciso a tavolino,

un’idea di ciò che voglio fare e vedere

ce l’ho, da lì in poi invece mi dico:

perché fare la stessa strada? Vado

verso il mare e poi torno da Matera.

E’ questo il giorno in cui avverto l’im-

portanza di ciò che sto facendo per-

ché entro realmente in contatto con

la natura che mi ospita in questo an-

dare un po’ incerto senza sapere se la

strada porta davvero lì dove credo,

di Gabriele Santagata

Diario di una bicicletta

Mettersi in gioco

per scoprire

il mondo

e sfidare se stessi

Page 15: La coccinella anno 1 numero 1

Zaino in spalla

La coccinella / FEBBRAIO 2013 15

frana. Ora sì che fa caldo, non faccio

in tempo a bagnarmi la testa sotto

una fontana che l’aria calda soffiata

dal vento subito la asciuga, perdo un

po' di lucidità e a tratti mi assale lo

sconforto, paura di non farcela ad

arrivare, di avere un guasto meccani-

co e non saperlo riparare.

Quella è stata la giornata più lunga

sul sellino (oltre 100 chilometri) quin-

di l’arrivo a Policoro significa

proprio una bella soddisfazio-

ne e la felicità di un semplice

tuffo nel mare!

Domani si arriva a Matera e

sono costretto a fare un po’ di

strada statale (non è proprio

simpatico sentire auto e ca-

mion che ti spostano al loro

passaggio) ma stringo i denti e

vado avanti fino a Montesca-

glioso e finalmente Matera

dove arrivo intorno alle ore 15

e dove incontro altri due viaggiatori

in bici appena arrivati anche loro.

Scambiamo due parole e poi ognuno

a cercare un posto dove pernottare. Si

avvicina il giorno del rientro e come

al solito sono combattuto tra il desi-

derio del ritorno e la voglia di conti-

nuare a scoprire dettagli di questo

viaggio.

E così, come se anche la mia bici non

volesse tornare, ci pensa la camera

d’aria a risolvere il dubbio. Foro per

ben due volte e non avendo più la

possibilità di sostituirla a Miglionico,

dove mi trovo, chiamo in soccorso

mio fratello che verso le ore 17, dopo

circa 400 chilometri percorsi per le

strade della Basilicata con la mia bici-

cletta, mi riporta a casa.

Soltanto un mese dopo mi si presenta

un’opportunità: chiudere il cerchio,

come si dice, completare l’anello, fini-

re ciò che il mese pre-

cedente ero stato co-

stretto a interrompere.

Michele e Maurizio mi

propongono di unirmi

a loro per una gita a

Matera, andata e ritor-

no. 200 chilometri in

due giorni per me mol-

to impegnativi visto il

mio livello da cicloturi-

sta molto turista e po-

co ciclo.

Incoraggiato dai nuovi amici e attrat-

to dalla sfida li precedo nella parten-

za per conquistare minuti e chilome-

tri preziosi. Infatti, dopo una trentina

di chilometri, mi raggiungono sfrec-

ciando in discesa piegati in posizione

aerodinamica sui telai delle loro bici-

clette e così proseguia-

mo il viaggio in gruppo

(siamo una decina) per-

correndo tutta la via

Appia tra saliscendi con-

tinui attraversando tratti

di bosco e zone in cui lo

spazio si apre fino a per-

metterci di vedere la

diga della Camastra e le

Dolomiti Lucane.

Una prospettiva del

viaggio diversa per me,

nuova.

La possibilità di confrontarmi con chi

in bici ci va da “un po'” più di me, a

cui chiedere il miglior rapporto da

usare per affrontare le salite dure.

A quante atmosfere gonfiare la came-

ra d’aria, ma anche ascoltare espe-

rienze di viaggio di ognuno, strade

proibitive, percorsi facilmente peda-

labili, paesaggi da ricordare oppure

cosa mangiare prima o durante le

uscite: condivisione del viaggio dun-

que! Presto però mi accorgo che non

ho più tanto fiato per fare domande.

Cavolo! “Tirano” questi ciclisti, com-

presa Loredana, l’unica donna del

gruppo!

E così dopo circa 60 chilometri mi

trovo una mano sulla schiena a spin-

germi, non chiesta ma assolutamente

gradita, necessaria. Di Michele prima

e di Roberto poi.

Da lì in poi per me è tutta fatica pura!

Ma che ci faccio con questi che

manco li conosco! Finalmente

arriva una sosta, guarda un po’

proprio lì dove un mese prima

avevo dovuto arrendermi. Il tem-

po di riempire la borraccia e via

di nuovo a pedalare per cercare

di riprendere il gruppo.

Ci sono quasi quindi, manca poco

a Matera. Solo l’ultima, lunga

spinta (grazie Donato!) sulla sali-

ta che porta, guarda un po’, pro-

prio all’ospedale di Matera ed è fatta.

Un’altra maniera di affrontare il viag-

gio pedalando - dicevo - ma sempre

pedalando.

Policoro

Montescaglioso

Matera

Page 16: La coccinella anno 1 numero 1

Cultura / rubriche

16 La coccinella / FEBBRAIO 2013

I l Dess è il Decennio dell’educazione allo sviluppo sostenibi-

le, istituito per sensibilizzare governi e società civili verso un

futuro rispettoso delle risorse del pianeta. L’Unesco coordi-

na e promuove le attività del Dess organizzando ogni anno

la Settimana Unesco di educazione allo sviluppo sostenibile. Que-

st’anno i temi della Settimana (19-25 novembre 2012) sono stati

alimentazione, agricoltura ed ecosistema. In occasione della setti-

mana Unesco di Educazione allo Sviluppo Sostenibile la rete dei

Centri di educazione ambientale di Legambiente Basilicata, ha

messo in campo “BioAlimenta il domani”. Il progetto, sostenuto

dal programma Epos-Programma Strategico 2010-2013 finanziato

dal Po Fesr 2007-2013, ha avuto l’obiettivo di promuovere modelli

di sviluppo sostenibile, salvaguardando il nostro patrimonio cultu-

rale e naturale, accrescendo la consapevolezza sull’importanza di

individuare nuove scelte di acquisto e nuovi stili di vita. Per con-

cretizzare questi obiettivi è stata organizzata la cena “Io faccio la

cena giusta – Basilicata in tavola”, al ristorante Mozart di Potenza,

con un menù di

ricette tipicamente

lucane, a base di

prodotti locali da

agricoltura biologi-

ca e di qualità. Nel

menù, oltre ad es-

sere indicato il piat-

to tipico, è stata

riportata la chiara

indicazione della

provenienza della

materia prima e dei

metodi di produzio-

ne adottati. L’inizia-

tiva – che ha visto la

partecipazione di

un numero consi-

stente di cittadini e

utenti del Gruppo d’acquisto ecologico del Circolo Legambiente di

Potenza, insieme ai suoi produttori - ha mirato alla riscoperta dei

sapori della tradizione lucana, abbracciando una visione di più

ampio respiro: far comprendere che puntare su prodotti certificati,

biologici e a “chilometro zero”, costituisce un’attrattiva per il

cliente e un punto di forza per il ristoratore e può rappresentare,

al tempo stesso, un nuovo canale di sbocco per un’agricoltura lu-

cana che, sebbene sempre più indirizzata verso la qualità e il ri-

spetto per l’ambiente, non riesce ad accedere alla rete commercia-

le. Con la campagna d’informazione “Occhio agli acquisti per una

spesa sostenibile”, in piazza Prefettura a Potenza, si è cercato di

promuovere forme di acquisto alternative a quelle tradizionali,

come quella dell’acquisito in gruppo (GAS), con lo scopo di infor-

mare i cittadini sulla possibilità di agire con consapevolezza e di

operare delle scelte eque e sostenibili al momento della spesa. La

giornata è stata animata da laboratori ludico didattici per grandi e

piccoli con l’intento di promuovere il cibo di qualità come identità

culturale che influenza lo stile di vita delle persone e per eviden-

ziare lo stretto rapporto fra il cibo e i cicli stagionali. Se attraverso

gli assaggi al buio il cittadino è stati invitato a provare e poi distin-

guere la marmellata di ciliegie del supermercato da quella biologi-

ca, con il gioco sulla frutta e gli ortaggi di stagione è stato messo

alla prova sulle proprie conoscenze sulla stagionalità dei prodotti

(abituati ad avere sulle nostre tavole tutti i prodotti tutto l’anno),

mentre l’illustrazione del carrello “della spesa giusta” è servito a

spiegare quanto quella che si effettua generalmente nei supermer-

cati non tiene conto della provenienza geografica dei prodotti,

degli imballaggi e delle certificazioni a differenza del carrello

“giusto”, ovvero quello che predilige il biologico, i prodotti sfusi,

poco imballati e a chilometro zero. Infine, un percorso di educa-

zione ambientale nelle scuole: “BioAlimentazione” il percorso che

propone un approccio didattico nuovo, creativo e, soprattutto,

interdisciplinare, capace di scoprire la tematica “cibo” dalle più

diverse angolature e di creare interessanti connessioni tra le varie

materie curricolari per avvicinare i ragazzi a nuovi e più sorpren-

denti modi di considerare l’atto di nutrirsi.

IL GRUPPO DI ACQUISTO ECOLOGICO (Gae) Il futuro non si acquista a scatola chiusa. Soprattutto a tavola

Per la settimana Unesco la campagna “BioAlimenta il domani”

I carrelli della spesa “giusta” e “sbagliata” esposti in piazza Prefettura

Il menu di “Io faccio la cena giusta”

Un momento delle lezioni alla scuola elementare di Sasso di Castalda

Page 17: La coccinella anno 1 numero 1

Cultura /rubriche

La coccinella / FEBBRAIO 2013 17

L’accento di Marco De Biasi

S tiamo assistendo in questi giorni all’ennesima crisi nella gestione dei rifiuti a Potenza, nonostante il piano di gestione e raccolta dei rifiuti predisposto

per il Comune dal Conai, che prevede il passaggio ad un sistema di raccolta differenziata spinta, sia stato approva-to nel novembre 2011. Purtroppo però Potenza è solo la punta dell’iceberg. In Basilicata non riusciamo a liberarci dagli schemi del passato, rimanendo saldamente ancorati al ricorso alla discarica, che interessa ancora quasi l’80% dei rifiuti pro-dotti, e a dotarci dell’impiantistica necessaria alla gestio-ne di un sistema di Raccolta Differenziata spinta. In Basilicata vengono magnificati gli impianti di Sant’Ar-cangelo e di Lauria come punta di efficienza del sistema: impianti che producono rifiuti stabilizzati per la discarica e materiali secchi per l’inceneritore Fenice, contribuendo per lo 0% all’incremento della percentuale di raccolta differenziata. Cosa ci possiamo inventare per far capire ai nostri ammi-nistratori che quegli impianti non sono la soluzione del problema ma sono una delle cause del problema? Come possiamo fare per spiegare ai nostri amministratori che la soglia per il 2013 del 65% di raccolta differenziata non è un optional ma è legge dello stato? Come mai la Regione fa ordinanze su ordinanze per orga-nizzare il valzer della monnezza fra una discarica e l’altra e non fa un’ordinanza per realizzare, in tempi rapidi, gli impianti di compostaggio, assolutamente necessari e già previsti dalle programmazioni vigenti? Per quale motivo ci dobbiamo attardare su una nuova pianificazione regionale che ci farà solo perdere altri mesi in discussioni inutili? Non è più semplice fare quello che è già previsto nelle pianificazioni integrato con il lavoro che, su richiesta delle amministrazioni provinciali e della stessa regione, gratuitamente, il Conai ha già realizzato? Abbiamo ascoltato lamentele anche sul ricorso all’aiuto del Conai, gli “esterni”, giustificate dal fatto che saremmo in grado, da soli, di risolvere i nostri problemi. Peccato che in 10 anni di pianificazioni, programmazioni, progetti speciali, consulenti blasonati ed esperti di ogni tipo, siamo in coda alle classifiche nazio-nali di raccolta differenziata e lontanissimi dagli obiettivi fissati dalla legge. L’ultima regione d’Italia per produzione di rifiuti procapite, una delle più piccole per nu-mero di abitanti, insomma una bassa quantità di rifiuti da gestire eppure rimaniamo som-mersi, prima che dai rifiuti, dalla nostra inca-pacità di affrontare e risolvere il problema. Senza la programmazione regionale e, in molti casi, senza il sostegno economico della Regio-

ne, molti nostri amministratori locali, come nel caso dei comuni di Rotondella, Montalbano Jonico, Montescaglio-so, Irsina e dei comuni dell’Alto Bradano che, coordinati dalla Comunità Montana, sono riusciti ad ottenere per-centuali di raccolta differenziata stabilmente oltre il 60%, a dimostrazione che questo stesso processo si può attuare ovunque, anche in Basilicata, in tempi brevi, con una grande partecipazione dei cittadini e con risultati “europei”. Perché è ormai chiaro a tutti, che solo con la raccolta differenziata si possono ridurre i volumi e le quantità in smaltimento: i dati sono in evidenza e sotto i nostri occhi, tranne a chi continua ad ispirare pianificazioni e soluzio-ni impiantistiche in Basilicata continuando a puntare su discariche e inceneritori. Chi l’ha capito per tempo ed ha programmato una gestio-ne diversa, basata sulla separazione domestica dei rifiuti e sulla raccolta differenziata dei materiali, oggi non solo non vede crescere i costi di gestione del servizio, ma vede in bilancio i risparmi reali di una gestione più efficace ed efficiente. Non si può continuare a buttare ingenti risorse economiche nel “fosso” che genera bassa intensità di la-voro, crea enormi danni ambientali e tanti problemi ai bilanci comunali. Il sistema va radicalmente trasformato superando la logi-ca dello “smaltimento” per passare ai sistemi basati sul recupero di materia, che comporta, fra l’altro, oltre agli indubbi vantaggi ambientali, anche una maggiore intensi-tà di occupazione con la creazione di centinaia di posti di lavoro. Facciamo fatica ad uscire dalla preistoria, rappresentata dalle discariche, per avviarci verso la modernità fatta di cittadini che separano i rifiuti a casa e di imprese che re-cuperano e riutilizzano tutti questi preziosi materiali. L’attivazione della raccolta differenziata consentirebbe ad ogni Comune lucano di raggiungere in pochi mesi per-centuali altissime anche con risparmi in termini econo-mici, dando certezza e stabilità al servizio di gestione dei rifiuti ed alla tenuta finanziaria dello stesso, soprattutto se si guarda al certo lievitare dei costi in prospettiva futu-ra, con lo smaltimento sempre più oneroso e con un “peso” sui bilanci comunali sempre maggiore. È questa la strada che vogliamo percorrere o è già pronta dietro l’angolo l’ennesima sciagurata scorciatoia?

Sommersi da

una montagna di rifiuti

Cassonetti stracolmi di rifiuti a Potenza il 19 febbraio

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Cultura / rubriche

18 La coccinella / FEBBRAIO 2013

di Michele Catalano Agronomo esperto paesaggista

IL FICO “SCHIAVONE”

Il fico (Ficus carica L.) da millenni ha contribuito a caratterizzare il nostro paesaggio diventando, assieme all’oli-vo, al castagno e alla vite, l’icona della locale civiltà contadina, e largamente coltivato in Italia nelle regioni meri-dionali col passare del tempo è stato progressivamente trascurato per la perdita di importanza economica. Ciò ha causato la scomparsa di molte va-rietà, tanto che solo alcune di esse so-no presenti in ambito familiare o su mercati locali. Tuttavia una ripresa dell’interesse per questa specie sarebbe quanto mai opportuna non solo per motivi socio-culturali, ma anche per la conservazione della biodiversità e per l’importanza che essa riveste nella sta-bilità degli agro-ecosistemi e nella so-stenibilità ambientale.

ORIGINE E DIFFUSIONE La pianta di fico si vuole sia originaria della Grecia, e più precisamente della città di Sparta, fu detta dai latini ficus a faecunditate, e da Linneo ficus carica. Gallesio, pomologo vissuto tra fine settecento e inizio ottocento, nel suo famoso trattato “Pomona italiana, de-scrive 450 varietà di fico”. Tra queste, “il fico Schiavone”. Oggi a occhi esperti non sfugge la presenza di qualche esemplare di questa varietà nelle cam-pagne lucane, e in modo particolare in quelle del circondario di Tolve, proprio grazie alla sua rusticità e alla facilità con cui si propaga.

CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE E’ un albero che può raggiungere 7-8 metri d’altezza e 10 metri di diametro, con un tronco grigio e rami dell’anno marroni, con corteccia lucida e liscia. Le foglie sono alterne, ricordano la palma di una mano, sono più o meno intagliate, più o meno scabre secondo le varietà. L’ampiezza delle foglie è sostenuta da cinque nervi massimi, compresa la rachide, e da molti nervic-cioli, che in vari ordini si diramano. Il frutto è una varietà bifera, cioè produ-ce a luglio i fichi “fioroni” o fiori o pri-maticci, cioè frutti portati dai rami degli anni precedenti, più grossi e me-no saporiti; e i fichi “forniti” o veri o

tardivi in settembre, maturati sui rami dell’anno, più piccoli e dolci perché esposti al sole estivo. I limiti climatici di coltivazione di questa varietà di fico dipendono dalle temperature rigide dell’inverno, in posizione ben esposta si va dai 500 ai 900 metri di altitudine, anche se tra le sue caratteristiche vi è quella di non temere, né i geli, né le nebbie, né i freddi di primavera. Ama sempre le esposizioni soleggiate ed è buona norma collocarlo in posizione riparata dai venti freddi e pienamente esposte al sole.

LA COLTIVAZIONE Nella messa a dimora della pianta biso-gna porre attenzione che il suolo sia ben drenato, possibilmente calcareo. Nella buca d’impianto è importante assicurare una buona concimazione: è consigliabile porre sul fondo della fos-sa una palata di concime organico, meglio se stallatico maturo, da ricopri-re con uno strato di terra. Nei primi anni dopo il trapianto necessita d’irri-gazioni frequenti e regolari, che contri-buiranno a rendere vigorosa la pianta. Successivamente potrà resistere senza problemi alla siccità con una semplice dose di concime organico a base di cornunghia apportato in autunno. La distanza, che si deve mantenere tra le file nella pian-tagione di una ficaia può essere varia, ma è bene porre le piante a una distan-za di 1,5 metri tra e sulla fila: Negli orti si può de-stinare una maggiore distanza, come an-che nelle vigne, per non rende-re troppo ombreg-giato il suolo. Circa il tempo di piantare una ficaia si deve considerare il clima, e il suolo, nonché se si mettono a dimora i rami o i polloni. Si propaga normal-mente per talea di ramo perché radica

facilmente, oppure si tagliano i polloni che crescono dalla ceppaia. I rami, in-fatti, vogliono essere piantati a feb-braio nei climi caldi e nei suoli asciutti, e in marzo nei luoghi freddi, o anche ai principi di aprile, quando il terreno si mostrasse alquanto umido. I polloni invece, e le margotte, si possono pian-tare tutto l’inverno, purché il suolo sia ben drenato e non presenti ristagni d’acqua. Altro vantaggio di questa va-rietà di fico è che crescendo bene nei climi freddi del potentino produce un’abbondanza di fioroni ove invece le altre varietà di fico poco o niente van-no a maturazione. In tal modo si ha il vantaggio di gustare i fioroni quando nei paesi caldi si gustano i secondi fi-chi senza temere il fenomeno della “colatura”, come avviene per altre raz-ze fioronifere. Questa è una malattia del frutto che avviene o per difetto di fecondazione, o per siccità, o per la nebbia. In questi casi i frutti s’ingialli-scono, si distaccano e cadono prima di maturare.

CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE DI PREGIO Il frutto si presenta di forma grossa, allungata, e conica verso il peduncolo che è corto. La buccia è delicata, di

color bruno-scuro, rosso smunto nell’interno, si fende quando è maturo, e piega il capo. Il sapore è gra-devole e lascia al gusto qual-che piccolo senso di capri-fico, la qual cosa lo rende apprezzabile nella pasticce-ria tipica luca-na per la pro-duzione di fichi caramel-lati al forno o secchi. Altri usi alimentari, di questa va-rietà di fico, sono in erbori-steria per la

preparazione di decotti per il mal di gola o di lassativo, e non da ultimi nel-la preparazione di unguenti per alle-viare su punture da insetti come vespe o zanzare.

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La coccinella / FEBBRAIO 2013 19

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Meglio acquistare una lavatrice ad elevata efficienza (A++),

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lavatrice solo a pieno carico, altrimenti servirsi del tasto

“mezzo carico”. Separare il bucato in base al tipo di tessuto e

di sporco e scegliere correttamente il programma. Per la

biancheria non molto sporca, evitare il prelavaggio: in questo

modo si risparmiano energia, acqua e detersivo. Preferire

programmi di lavaggio a temperature non elevate (40 °C – 60

°C). Lavare a 90° solo biancheria veramente molto sporca e

molto resistente: questa temperatura comporta elevati con-

sumi di acqua, di detersivo e di energia elettrica (per alzare la

temperatura dell’acqua). Un ciclo a 90° fa consumare il dop-

pio di uno a 40°. Una famiglia che lavi a questa temperatura

quattro volte alla settimana può risparmiare circa 40 euro in

un anno. Fai funzionare la lavatrice di notte, sempre che non

disturbi il sonno: con la tariffa bioraria, consente di rispar-

miare e di alleggerire il già alto carico elettrico diurno. Se

l'acqua di casa è troppo dura, effettua di tanto in tanto un

lavaggio a vuoto con aceto. Se non basta, installa anche un

“addolcitore” nelle tubature di adduzione alla lavatrice (e alla

lavastoviglie): allunga la vita dell'apparecchio e riduce gli

sprechi di detersivo. Costo indicativo per un addolcitore:

1.500 euro (con manodopera). Preferisci i modelli che offrono

la possibilità di essere collegati direttamente all'acqua calda,

meglio se alimentata da pannelli solari: si arriva così a spen-

dere per ogni lavaggio circa un terzo di quel che ci costa ri-

scaldare l'acqua con una resistenza elettrica.

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