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La città e la partecipazione

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Governare significa anche partecipazione e partenariato, riconoscimento di tutti e delle

differenti capacità, possibilità e aspirazioni.

“La cultura democratica intesa come estensione, ampliamento e diffusione dei poteri

democratici dei cittadini deve innervare la filosofia di piano, che preveda una

attuazione sempre legata a processi inclusivi e partecipativi, alla informazione, alla

trasparenza delle procedure, delle regole.” Federico Oliva

Progettare la città insieme agli abitanti significa innescare un processo che prende

forma progressivamente, affinando obiettivi generali e soluzioni di dettaglio,

superando la difficoltà rappresentata del continuo passaggio dalle tematiche

specifiche a quelle di interesse generale.

Le forme di pianificazione partecipata non sempre forniscono soluzioni pronte o

restituiscono un'immagine unitaria e armonica, ma servono certamente a istruire

meglio i problemi, ad aprire prospettive e a giungere alla formalizzazione di scelte

strategiche.

La costruzione di questi processi è tesa a dare visibilità alle attese degli abitanti in

modo che le loro proposte possano influenzare le decisioni politiche e condurre ad una

progettualità condivisa.

“si governa accompagnando non comandando“ da Il regno inerme, Giuseppe De Rita, Einaudi Editore, 2002

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Il modello teorico proposto da Habermas fornisce la base per inquadrare i processi

partecipati. All’interno della “sfera pubblica” - intesa come un ambito della società

civile dove si hanno discussioni pubbliche su temi di interesse pubblico e interazioni

orientate a risolvere i problemi - i partecipanti (siano essi decisori o singoli cittadini)

hanno eguali diritti di accesso, di intervento e di proposta.

Habermas propone un modello di convivenza fondato su di un'idea di consenso per

intersezione di matrice rawlsiana.

Tale consenso non deve necessariamente coinvolgere gli aspetti peculiari ma nasce da

un accordo procedurale, che non richiede, perciò, un consenso sostanziale sui valori,

ma “sulle procedure relative ad una legittima produzione giuridica e ad un legittimo

esercizio del potere”.

Ecco, quindi, che il discorso di Habermas si sviluppa nel tentativo di conciliare

richieste di eguaglianza e di pari trattamento, con il desiderio di conservare le

differenze: elementi, questi, che caratterizzano i diversi soggetti coinvolti nel dialogo

interculturale. Tutto ciò si traduce in una richiesta di rispetto reciproco che coinvolge

in modo eguale le diverse parti in causa.

Il discorso pubblico si pone come modello di un agire comunicativo che si oppone

all'agire strumentale. Tale modo di agire rappresenta la possibilità di un'unione sociale

non coercitiva, basata sul criterio di riconoscimento intersoggettivo, orientato

all'intesa.

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La città dell'incontro e del dialogo ha come punto di riferimento il sostegno al

cittadino inteso come persona, che vive nella città ricoprendo diversi ruoli nel corso

del tempo e dello spazio, di lavoratore, di utente, di consumatore, e che non si

rassegna a ridursi a una sola dimensione di cittadinanza.

Il coinvolgimento del pubblico può essere espresso secondo diversi gradi di intensità.

A livello normativo, si possono identificare quattro i livelli identificati di crescente

partecipazione pubblica per un processo di piano.

• informazione: attraverso la presentazione della proposta, la pubblicizzazione tramite

i media e la raccolta delle osservazioni del pubblico; vi è scambio d’informazioni, ma

non partecipazione diretta all’elaborazione progettuale del piano;

• consultazione: attraverso udienze pubbliche di presentazione e discussione; a

questo livello il pubblico, sebbene informato e ascoltato, ancora non partecipa

direttamente all’elaborazione della proposta;

• pianificazione partecipata: si svolge con commissioni consultive, gruppi di lavoro

organizzati; il pubblico partecipa direttamente all’elaborazione della proposta;

• pianificazione delegata: con organismi delegati, commissioni e gruppi di lavoro; in

questo caso è lo stesso pubblico, con un’assistenza tecnica, che elabora la proposta

progettuale.

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Sherry Arnstein nel 1969

definiva, su base scientifico-

metodologica, otto livelli di

differente coinvolgimento dei

cittadini in un processo di

piano, utilizzando la metafora

della scala.

La Arnstein proponeva un

ragionamento sulla

partecipazione e sulle forme

diverse del rapporto tra cittadini

e istituzioni, espresse nella

manipolazione, nella terapia,

nella conciliazione, nel

controllo.

Purtroppo di frequente nei

processi di piano attuale si

oscilla tra il 3, il 4, ed il 5

gradino della scala di Arnstein:

una parvenza di partecipazione.

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Conferenza Nazioni Unite di Rio de Janeiro

Dichiarazione: principio 10

Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la

partecipazione di tutti i cittadini interessati, ai diversi livelli. Al livello nazionale,

ciascun individuo avrà adeguato accesso alle informazioni concernenti

l’ambiente in possesso delle pubbliche autorità ed avrà la possibilità di

partecipare ai processi decisionali. Gli Stati faciliteranno ed incoraggeranno la

sensibilizzazione e la partecipazione del pubblico rendendo ampiamente

disponibili le informazioni. Sarà assicurato un accesso effettivo ai procedimenti

giudiziari ed amministrativi, compresi i mezzi di ricorso e di indennizzo.

Dopo la Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel

1992, 178 governi di tutto il mondo, tra cui l'Italia, hanno adottato l'Agenda 21:

un documento di intenti per la promozione di uno sviluppo sostenibile che

tenendo conto degli aspetti sociali, ambientali ed economici può cogliere

anticipatamente eventuali elementi di incompatibilità esistenti tra le attività

socio-economiche e le politiche di protezione e salvaguardia dell'ambiente.

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L'obiettivo dell'Agenda 21 è quello di stabilire sia i criteri cui devono attenersi

le politiche dello sviluppo a livello globale, nazionale e locale, sia gli obiettivi di

carattere generale da perseguire entro prestabiliti limiti di tempo.

L’Agenda 21 invita le autorità locali a giocare un ruolo chiave nell'educare,

mobilitare e rispondere al pubblico per la promozione di uno sviluppo

sostenibile.

Le autorità dovrebbero intraprendere un processo consultivo con le loro

popolazioni cercando il consenso su un' Agenda 21 locale.

Attraverso la consultazione e la costruzione di consenso, le autorità locali

possono meglio conoscere la comunità locale e le imprese e possono acquisire

le informazioni necessarie per la formulazione delle nuove strategie.

La dichiarazione di Rio, nella Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo

sviluppo del 1992, afferma inoltre che il coinvolgimento del pubblico e delle

parti interessate nelle decisioni relative agli interessi comuni è un cardine dello

sviluppo sostenibile.

Lo sviluppo sostenibile deve prevedere un più ampio coinvolgimento del

pubblico nella formulazione e messa in opera delle proposte di sviluppo, di

modo che possa emergere un maggiore senso di appartenenza e di

condivisione delle responsabilità.

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Convenzione di Aarhus

Articolo 7 - Partecipazione del Pubblico a Piani, Programmi e Politiche in Materia

Ambientale Ciascuna Parte stabilisce le disposizioni pratiche e/o le altre disposizioni atte a consentire al

pubblico di partecipare all'elaborazione di piani e programmi in materia ambientale in un quadro

trasparente ed equo, dopo avergli fornito le informazioni necessarie. L'autorità pubblica

competente individua il pubblico ammesso a partecipare, tenendo conto degli obiettivi della

presente convenzione. Nella misura opportuna, ciascuna Parte si adopera per consentire al

pubblico di partecipare all'elaborazione delle politiche in materia ambientale.

Articolo 8 – Partecipazione del Pubblico all’Elaborazione di Regolamenti di

attuazione e/o Strumenti Normativi giuridicamente Vincolanti di Applicazione

Generale Ciascuna Parte si sforza di promuovere, in una fase adeguata e quando tutte le alternative sono

ancora praticabili, l'effettiva partecipazione del pubblico all'elaborazione, ad opera delle autorità

pubbliche, di regolamenti di attuazione e altre norme giuridicamente vincolanti di applicazione

generale che possano avere effetti significativi sull'ambiente. A tal fine occorre adottare le

seguenti misure:

- fissare termini sufficienti per consentire l'effettiva partecipazione;

- consentire al pubblico di formulare osservazioni direttamente o per il tramite di organi

rappresentativi.

I risultati della partecipazione del pubblico sono presi in considerazione nella misura più ampia

possibile.

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Lo spirito della convenzione di Aarhus (25 giugno 1998), sottoscritta anche

dall’Italia, è quello di permettere alla popolazione direttamente coinvolta di

contribuire alle decisioni.

Lo sviluppo sostenibile richiede di porre l’accento sulla partecipazione locale alla

responsabilità anche complessiva e sulla incisività dell’intervento locale, cui deve

essere assicurata una capacità di retro - azione efficace sulla decisione in esame.

Diversamente da un’opinione diffusa, questo principio non produce conseguenze

di rinvio e ritardo.

Si tratta, di introdurre in un processo, di cui tutti richiedono la condivisione, il

“giusto tempo” per la partecipazione incisiva, condizione necessaria e sufficiente

per il risultato successivo, da conseguire in tempi che sono pienamente accettabili,

in rapporto all’importanza degli obiettivi.

Ulteriore pilastro su cui si basa la Convenzione di Aarhus riguarda l’accesso alle

informazioni da parte del pubblico sui temi ambientali e la possibilità da parte del

pubblico di opporsi di fronte alle corti di giustizia su decisioni che ledano i diritti

ambientali.

In Italia è stata ratificata con la legge n. 108 del 16 marzo 2001.

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Libro bianco UE 2001 – Governance Europea

Cinque principi sono alla base della buona governance e dei cambiamenti proposti

nel Libro bianco: apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia e coerenza.

Ciascuno di essi è essenziale al fine d'instaurare una governance più democratica.

Tali principi costituiscono il fondamento della democrazia e del principio di legalità

negli Stati membri, ma si applicano a tutti i livelli di governo: globale, europeo,

nazionale, regionale e locale.

· Apertura. Le istituzioni devono operare in modo più aperto; … devono adoperarsi

attivamente per spiegare meglio, con un linguaggio accessibile e comprensibile al

grande pubblico. Questo principio riveste particolare importanza se si vuole

accrescere la fiducia dei cittadini in istituzioni complesse.

· Partecipazione. La qualità, la pertinenza e l’efficacia delle politiche dell’Unione

dipendono dall’ampia partecipazione che si saprà assicurare lungo tutto il loro

percorso, dalla prima elaborazione all’esecuzione. Con una maggiore

partecipazione sarà possibile aumentare la fiducia nel risultato finale e nelle

istituzioni da cui emanano tali politiche.

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Libro bianco UE 2001 – Governance Europea

· Responsabilità. I ruoli all’interno dei processi legislativi ed esecutivi vanno definiti

con maggiore chiarezza … vi è esigenza di maggiore chiarezza e maggiore

responsabilità … di tutti coloro che partecipano, a qualsiasi livello, all’elaborazione

e all’attuazione delle politiche ...

· Efficacia. Le politiche … devono essere efficaci e tempestive, producendo i

risultati richiesti in base a obiettivi chiari, alla valutazione del loro impatto futuro e,

ove possibile, delle esperienze acquisite in passato. Per la loro efficacia, è

necessario inoltre che le politiche siano attuate secondo proporzionalità e le

decisioni siano adottate al livello più opportuno.

· Coerenza. Le politiche e gli interventi … devono essere coerenti e di facile

comprensione … La gamma dei compiti da assolvere è andata ampliandosi; le

autorità regionali e locali sono sempre più coinvolte … Si avverte una crescente

esigenza di coerenza... La coerenza richiede una leadership politica e una decisa

assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, così da assicurare

un’impostazione coerente all’interno di un sistema complesso.

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Libro bianco UE 2001 – Governance Europea

I Cambiamenti Proposti

Rendere più trasparente il funzionamento …

La democrazia dipende dalla possibilità di tutti di partecipare al dibattito pubblico.

A tale scopo, tutti devono avere accesso a una buona informazione sulle questioni

europee e devono essere in grado di seguire il processo politico nelle sue varie

fasi.

Arrivare ai cittadini tramite la democrazia regionale e locale …

L’attività dell'Unione negli ultimi quindici anni si è progressivamente avvicinata alle

regioni, città e collettività locali, che sono diventate responsabili dell'attuazione di

molte politiche dell’Unione, dall'agricoltura e dai fondi strutturali sino alle norme in

tema ambientale. La maggiore partecipazione delle autorità regionali e locali nelle

politiche dell'Unione riflette anche le loro crescenti responsabilità in alcuni Stati

membri e un maggiore impegno dei singoli cittadini e delle organizzazioni di base

nella democrazia locale.

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Libro bianco UE 2001 – Governance Europea

I Cambiamenti Proposti

Far partecipare la società civile …

La società civile svolge un ruolo importante, poiché esprime le preoccupazioni dei

cittadini e fornisce servizi in risposta alle esigenze di tutti.

Le organizzazioni che costituiscono la società civile mobilitano il pubblico a

sostegno, per esempio, di chi è vittima di esclusione o di discriminazione.

Le organizzazioni non governative hanno un ruolo importante a livello mondiale

nella politica dello sviluppo, spesso come segnale dell'orientamento che prenderà

il dibattito politico.

Le chiese e le comunità religiose hanno un particolare contributo da apportare.

Maggiore partecipazione comporta maggiore responsabilità. La società civile deve

seguire essa stessa i principi della buona governance, il che include il senso di

responsabilità e l'apertura.

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La partecipazione è elemento fondamentale della Direttiva europea n. 42 del

2001, la quale richiede il coinvolgimento delle autorità ambientali e del pubblico

ed inoltre garantisce un adeguato livello di visibilità e trasparenza alla

procedura di Valutazione Ambientale Strategica.

La direttiva recepisce prescrizioni contenute nella convenzione di Aarhus con

riferimento alla necessità di consultare le autorità responsabili per l’ambiente

ed il pubblico durante la valutazione dei piani.

La partecipazione del pubblico permette di condividere le informazioni su un

progetto o un piano, ottenere una migliore comprensione delle questioni di

rilievo, sviluppare le problematiche, individuare e approfondire gli aspetti

conflittuali.

Le misure che derivano dall’interazione col pubblico possono avviare percorsi

accessibili legati a risvolti di carattere sociale e relazionale, parimenti attendibili

ai percorsi intrapresi in base a considerazioni sostanzialmente tecniche.

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Nello specifico dei temi ambientali l’Unione con la direttiva 2003/35/CE, prevede

la partecipazione del pubblico ai piani e ai programmi, specificando come:

”L'effettiva partecipazione del pubblico all'adozione di decisioni consente allo

stesso di esprimere pareri e preoccupazioni che possono assumere rilievo per

tali decisioni e che possono essere presi in considerazione da coloro che sono

responsabili della loro adozione; ciò accresce la responsabilità e la trasparenza

del processo decisionale e favorisce la consapevolezza del pubblico sui

problemi ambientali e il sostegno alle decisioni adottate.”

Strumenti quali i progetti Leader, Urban, PIC Urban, Agenda 21 e i piani quali il

Contratto di Quartiere, il Piano di Recupero Urbano, il Piano di

Accompagnamento Sociale, il Piano di Recupero Urbano e Sviluppo

Sostenibile, il Piano di Aggiustamento Sociale, ecc. prevedono esplicitamente

spazi di partecipazione quale modalità per la definizione di obiettivi e

l’allocazione di risorse di finanziamento.

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LIBRO BIANCO - COMITATO DELLE REGIONI SULLA GOVERNANCE MULTILIVELLO

La strategia di Governance, che continua a essere caratterizzata, purtroppo, in

misura eccessiva da un approccio dall'alto verso il basso, deve implementare una

crescita e un’occupazione più decentrata, che si fondi sulle potenzialità delle

regioni e delle città che, in virtù delle loro competenze, rappresentano i principali

promotori dell'innovazione, della ricerca e dell'istruzione in Europa.

Il Libro “raccomanda la creazione di strumenti appropriati a sostegno della

democrazia partecipativa … lo sviluppo di meccanismi analoghi all'Agenda 21,

ovvero meccanismi partecipativi e integrati che formulano piani strategici a lungo

termine”

Il libro raccomanda inoltre “di rafforzare la pratica del partenariato sia in senso

verticale ("enti regionali e locali - governo nazionale e Unione europea") sia in

senso orizzontale ("enti regionali e locali - società civile"), in particolare nel quadro

del dialogo sociale, garantendo la partecipazione dei cittadini attraverso gli organi a

tal fine creati dalle diverse amministrazioni pubbliche coinvolte, in particolare quelle

che per prossimità geografica e per l'applicazione del principio di sussidiarietà

risultano più vicine al cittadino. Attraverso questa partecipazione i diversi gruppi

sociali potranno presentare le loro valutazioni, opinioni e proposte sui distinti

aspetti delle iniziative pubbliche comunitarie.”

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RIO+20 - IL FUTURO CHE VOGLIAMO

Coinvolgere la società civile e gli altri stakeholder

Sottolineiamo che un'ampia partecipazione del pubblico e l'accesso all’informazione

… sono essenziali per la promozione dello sviluppo sostenibile. Lo sviluppo

sostenibile richiede il coinvolgimento significativo e la partecipazione attiva … di

tutta la società civile: donne, bambini e giovani, popoli indigeni, organizzazioni non

governative, autorità locali, lavoratori e sindacati, imprese e industria, la comunità

scientifica e tecnologica, gli agricoltori, così come altri stakeholder, comprese le

comunità locali, gruppi di volontariato e fondazioni, i migranti e le loro famiglie,

nonché le persone anziane e le persone con disabilità.

Ci rendiamo conto che l'informazione e la comunicazione tecnologica sta facilitando

il flusso di informazioni tra i governi

e il pubblico. A questo proposito, è indispensabile lavorare per un migliore accesso

alle informazioni e alla tecnologia delle comunicazioni …

Noi riconosciamo che l'attuazione dello sviluppo sostenibile dipende dal

coinvolgimento attivo sia del settore pubblico che privato. Riconosciamo che la

partecipazione attiva del settore privato può contribuire alla realizzazione dello

sviluppo sostenibile anche attraverso l’importante strumento della partnership

pubblico-privata.

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I principi della sussidiarietà, della concertazione tra i molteplici soggetti pubblici e

privati coinvolti in processi amministrativo-decisionali o operativo-gestionali e

della partecipazione della comunità locali, devono costituire le componenti

fondamentali e le nuove linee d'interazione, sia verticali che orizzontali, tra i diversi

livelli di governo del territorio.

La visione della città come sistema complesso è fondamentale: la complessità

della città non deve essere vista come un difetto da eliminare, ma come una qualità

da valorizzare e instradare con il governo e la pianificazione.

L'insieme delle singole voci, delle conoscenze e delle informazioni raccolte devono

costituire il punto di partenza per la definizione di un quadro di analisi delle criticità

e delle opportunità.

La costruzione di un processo di pianificazione partecipata deve riguardare la

volontà di collegare il momento conoscitivo, discorsivo e pianificatorio con il

momento decisionale, secondo logiche di democrazia diretta.

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I soggetti che sono coinvolti nel processo devono avere la convinzione di poter

conseguire l’obiettivo preposto: ciò può essere assicurato solo se il processo

partecipativo si basa su modalità di ascolto attraverso l’esplorazione delle

necessità della domanda.

Una partecipazione effettiva al processo decisionale richiede alcuni elementi

fondamentali, quali:

- condivisione, fin dall’inizio, della natura e dello scopo del processo;

- l’identificazione di gruppi ed individui che sono coinvolti e interessati al piano;

- l’adattabilità di tempi, modi e strumenti alle caratteristiche personali e

professionali dei soggetti coinvolti e del contesto in cui si svolge il processo;

- l’informazione accurata, comprensibile, tempestiva;

- la valorizzazione delle capacità e delle risorse esistenti;

- il dialogo aperto tra i decisori, i cittadini e portatori di interessi;

- il sistematico coinvolgimento dei soggetti nell’analisi dei risultati;

- l’esplicitazione di come le opinioni del pubblico siano state recepite o considerate

nel processo decisionale.

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Il processo consensuale si fonda sulla diffusione delle informazioni, alla ricerca di

minimi comuni denominatori.

La partecipazione si deve sviluppare attraverso una serie di fasi che prevedono, a

loro volta, azioni precise, con obiettivi chiari e possibili, grazie all'ausilio di

soggetti competenti istituzionalmente e non.

Chi promuove la partecipazione deve:

- informare, in modo da fornire un quadro della situazione, utilizzando ogni mezzo

di comunicazione possibile;

- promuovere azioni basate sulla progettualità e sull’adattabilità;

- saper coinvolgere in modo sistematico tutti gli attori;

- costruire consenso non strumentale su idee e obiettivi condivisi;

- tener conto dei diversi punti di vista e ricondurli ad una sintesi condivisa;

- saper prefigurare gli ostacoli e operare scelte.

La struttura del processo deve guidare tutti verso le successive fasi di

coinvolgimento e di verifica pubblica sancendo dunque la circolarità di un

processo in cui azioni e percorsi di discussione si affiancano, si avvicendano e

sono in grado di influenzarsi reciprocamente.

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Alcune criticità degli approcci partecipativi possono riguardare i seguenti aspetti:

-la popolazione non ha il tempo di partecipare e di conseguenza spesso il processo

si riduce al registro delle opinioni di gruppi direttamente interessati o di gruppi attivi

ma minoritari;

-la gente può considerare la partecipazione fisica come una perdita di tempo perché

pensa di non poter influenzare le decisioni;

-spesso la fase partecipativa è solo una parvenza poiché si è già deciso;

-la gente comune può essere inibita nel manifestare pubblicamente le proprie idee;

-all’interno del processo gruppi o individui possono essere prevaricanti;

- spesso la strumentalizzazione può impantanare le nuove idee.

Il processo partecipato ha come scopo il raggiungimento di soluzioni comuni, per

questo motivo il risultato potrebbe diventare deludente se da una o più parti fossero

posti e mantenuti veti.

I percorsi di azione di ogni processo partecipativo devono chiaramente essere

definitivi e di conseguenza perimetrati ma allo stesso tempo, per quanto possibile,

non dovrebbe essere poste precondizioni. Se ciò non fosse possibile occorre

almeno che queste vengano esplicitate sin dall’inizio.

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“Lo Stakeholder Engagement è l’impegno a far proprio il principio dell’inclusività, il

che significa riconoscere agli stakeholder il diritto ad essere ascoltati ed accettare

l’impegno di rendicontare della propria attività e delle proprie scelte.”

Per l’identificazione degli stakeholders è possibile una valutazione secondo le

seguenti caratteristiche.

• Per responsabilità: soggetti verso i quali si hanno responsabilità legali, finanziarie,

amministrative e operative in base a regolamentazioni, contratti, politiche o norme.

• Per influenza: soggetti che sono, o che in futuro potrebbero essere, in grado di

influenzare la capacità di raggiungere gli obiettivi. Possono includere sia coloro

che hanno un’influenza informale sia coloro che hanno un formale potere

decisionale.

• Per prossimità/vicinanza: soggetti con cui si interagisce maggiormente, con i quali

si sono instaurate relazioni.

• Per dipendenza: soggetti che maggiormente dipendono dalla organizzazione

dell’Ente, ovvero i soggetti da cui si dipende per l'operatività quotidiana.

• Per rappresentanza: soggetti a cui per ragioni di legge o di cultura/tradizioni è

affidato il compito di rappresentare altri individui; ad esempio capi di comunità

locali, rappresentanze sindacali, consiglieri, rappresentanti delle associazioni, etc.

• Per politiche e intenti strategici: soggetti a cui per ragioni di legge o per ragioni di

intenti strategici sono demandati i poteri politici decisionali o ai quali per sinergia

o contrasto si con-dividono gli obiettivi strategici.

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Gli stakeholders

Perché il processo dia risultati utili è necessario individuare alcuni criteri che

garantiscano la rappresentatività ed inclusività degli stakeholders.

Gli stakeholders o portatori di interesse sono individui o gruppi che influenzano o

sono influenzati da un’organizzazione e dalle sue attività (Freeman, Edward.

Strategic Management: A Stakeholder Approach, 1984).

Gli stakeholders sono i cittadini, singoli o organizzati, le parti sociali, le

associazioni ambientaliste e non, i regolatori, i gruppi di pressione, l’opinione

pubblica, i media, le comunità, i concorrenti territoriali, le attività produttive, le

scuole, le parrocchie, gli artigiani, i commercianti, il volontariato e così via.

Sono riconosciuti non solo come portatori di esigenze o rappresentanti degli

abitanti, ma anche come i depositari del “sapere locale” che partecipa al processo.

Il loro compito è quello di esprimere le esigenze del territorio e verificare le

proposte elaborate dal processo.

Non c’è una lista generica di stakeholders che vada bene per tutte le situazioni; i

soggetti che influenzano e che sono influenzati devono essere valutati di volta in

volta, secondo correlazione con il tipo di processo e le tematiche in questione.

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La partecipazione

nel processo di pianificazione

a Tortona

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La progettazione partecipata necessita di una definizione, per ogni soggetto coinvolto,

del proprio ruolo e delle proprie responsabilità, al fine di connotare il processo con

una serie di operazioni qualificate per l'organizzazione di eventi specifici.

Il raggiungimento di obiettivi è subordinato alla disponibilità di adeguate risorse

umane, in possesso delle necessarie specifiche competenze in materia urbanistica,

edilizia, ambientale e di cartografia, che condividano le proprie conoscenze e

professionalità per rendere patrimonio comune il bagaglio culturale, confrontandolo

con altre competenze.

La partecipazione nel processo di pianificazione di Tortona si è sviluppata attraverso

una serie di fasi che prevedono, a loro volta, azioni precise con obiettivi chiari e

possibili, grazie all'ausilio di soggetti competenti istituzionalmente.

Il processo ha previsto quindi la costituzione di tre tavoli: il Tavolo scientifico, il

Tavolo di Coordinamento ed il Tavolo Operativo, che hanno al loro interno competenze

specialistiche e requisiti professionali adeguati.

Il processo è stato scandito da quattro macro-fasi che fanno riferimento alle teorie

della progettazione partecipata: START; DECIDI INSIEME; CONDIVIDI E IMPLEMENTA;

CONSEGNA.

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L'integrazione del processo partecipato con gli elementi gestionali delle banche

dati è iniziata con:

• il consolidamento dei dati riguardanti il territorio e la realtà sociale, economica

e ambientale;

• la geo-referenziazione dei riferimenti territoriali;

• la tematizzazione delle informazioni e la pubblicazione su web.

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Al fine dell’individuazione cartografica delle attività e delle associazioni, la

mappa dell’intero territorio comunale è stata suddivisa in settori, rappresentati

da 434 tavole, all’interno di ognuna delle quali, è presente un riferimento di

coordinate che guida il lettore alla ricerca dei dati.

La cartografia riportata sul sito istituzionale è stata predisposta appositamente

in modo da rendere il più agevole possibile, ad un utente non esperto, la

consultazione e lo spostamento attraverso le diverse tavole, utilizzando quasi

esclusivamente collegamenti diretti per digitalizzazione.

Gli elaborati consultabili sono rappresentati da tavole grafiche, elenchi ed un

relativo glossario, oltre alle indicazioni pratiche per la consultazione.

L’elenco degli elaborati finali è il seguente:

•Atlante delle Attività commerciali;

•Atlante delle Associazioni;

•Elenco dati per la ricerca in ordine alfabetico – Attività Commerciali;

•Elenco dati per la ricerca attraverso il codice atlante – Attività Commerciali;

•Elenco dati per la ricerca in ordine alfabetico – Associazioni;

•Elenco dati per la ricerca attraverso il codice atlante – Associazioni

•Glossario.

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La "strategia della partecipazione" proposta dall'Amministrazione Comunale di Tortona

ha previsto l'attivazione di cinque forum tematici che hanno consentito di esercitare, in

maniera congrua ai contesti, le capacità di impegno, le proposte e l'assunzione di

responsabilità dei cittadini e di tutti gli attori coinvolti.

Gli eventi sono sati ideati quali momenti conoscitivi e di analisi della realtà locale, di

interazione con gli assetti comunali e sovracomunali, e soprattutto sono stati occasione

di "dialogo aperto" con i cittadini ed i portatori di interessi locali, i quali hanno potuto

illustrare le proprie proposte, suggerimenti ed indicazioni finalizzate alla realizzazione

della "città futura".

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Il resoconto articolato e completo, con la mappatura di tutti i contributi raccolti, ha

permesso di verificare le questioni ed i luoghi al centro del dibattito, nonché la

retroazione delle visioni formulate dai cittadini nella compilazione dei formulari.

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La partecipazione

nel piano dei servizi

del PGT di Milano

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L’arcipelago urbano

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Relazione generale del Piano dei Servizi di Milano

Il lavoro di individuazione dei nuclei di identità locale - detti NIL – parte dall’idea che nella città di

Milano è possibile riconoscere zone dal carattere differenziato…

Dall’attenzione per i singoli quartieri e dal tentativo di una loro rilettura contemporanea, soprattutto nei

termini dello sviluppo della loro identità, nasce la concezione dei nuclei di identità locale, che non si

delineano come unità amministrative dai confini rigidi ma come delle unità territoriali di verifica

dell’efficacia della pianificazione urbanistica a livello locale.

La progettazione della città per quartieri non solo consente un bilanciamento tra la dimensione urbana

di Milano e il suo territorio ma corrisponde ad una riflessione progettuale interna alla città volta a

costruire un sistema di spazi di pubblici di qualità in equilibrio tra loro e distribuiti capillarmente su

tutto il territorio urbano.

I quartieri vengono pensati come diverse città nella città, mirando a dar voce e pari qualità alle differenti

modalità del vivere e promuovendo ogni singola specificità mettendola a contatto e a disposizione del

più vasto sistema metropolitano.

Per ognuno degli 88 NIL in cui si è suddiviso il territorio urbano è stata predisposta una Scheda di

rilevazione delle caratteristiche socio-demografiche, delle dinamiche di trasformazioni urbane in atto,

nonché dello stato dei servizi (localizzazione, caratteri, consistenza).

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