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LA CHIESA DI SANTA MARIA INTUS CIVITATEMA CASTRO (VT) La chiesa di Santa Maria, antica cattedrale castrense, è situata nella parte sud-ovest dell’antica città, dove venne indicata con l’appellativo “ intus civitatem” per essere distinta dalle altre chiese dedicate alla Vergine poste al di fuori del perimetro murario. Nelle sue vicinanze sorgeva una delle quattro porte urbiche e dal 1537 seguì le sorti del contiguo convento di San Francesco, progettato dall’Architetto Antonio da Sangallo il Giovane, per volere del Duca Pierluigi Farnese, e ultimato nel 1577. Nel 1649, a seguito della seconda guerra di Castro, l’edificio religioso venne raso al suolo come il resto della città e fu distrutto dal crollo della chiesa e di parte del convento di San Francesco che, trovandosi in posizione dominante, furono “riversati” sulle strutture della chiesa facendone crollare la copertura e l’apparato murario. Da quel momento, la chiesa restò sepolta sotto cumuli di macerie fino ai giorni nostri, quando attraverso un cantiere finanziato dalla Soprintendenza Architettonica del Lazio (2003-2007) venne riportata alla luce. Poiché la chiesa ha le absidi scavate nel tufo le murature absidali oggi presentano una quota in elevato maggiore rispetto alle pareti della navata che non inglobate nel tufo furono libere di crollare durante l’impatto (Fig. 1). La forma architettonica La chiesa di Santa Maria ha un impianto a croce commissa (Fig. 2) formato da un’unica navata e presbiterio terminante con tre absidi in parte visibili esternamente (Fig. 3). Ha l’ingresso principale posto a sud-ovest a cui si accede tramite una scalinata composta da sette gradini. La navata aveva due aperture laterali; Lungo il lato destro è presente una porta rialzata rispetto al piano esterno di calpestio, e non collegata con esso, che probabilmente veniva utilizzata per le “apparizioni” della statua della Vergine durante le processioni, mentre lungo il lato sinistro sono stati ritrovati i segni di un accesso murato con blocchetti di tufo assieme a conci di arco in trachite rossa che costituivano il portale. Il presbiterio, sopraelevato rispetto al piano di calpestio della navata di due gradini, era accessibile dall’esterno tramite due ingressi, posti a sinistra e a destra della navata, caratterizzati in alzato da due portali costituiti da conci in trachite. All’accesso posto a destra è possibile accedere dall’esterno tramite tre gradini in tufo, che collegano la quota esterna più bassa alla chiesa. Della chiesa interamente pavimentata in cotto, oggi rimane conservata la pavimentazione dal presbiterio, mentre la navata ha parti in cui sono visibili solo i segni. Tra il pilastro centrale della navata e l’arco trionfale, che divide navata e presbiterio, era posizionato un sedile in tufo, rivestito in cotto, su cui era poggiata una lastra di marmo bianco. Il presbiterio interamente perimetrato da un sedile lapideo, fatta eccezione la zona centrale dell’abside maggiore dove sono evidenti i segni di una cattedra in marmo, presenta tre altari, uno per ognuna delle absidi. L’abside centrale, più pronunciata rispetto

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LA CHIESA DI SANTA MARIA “INTUS CIVITATEM” A CASTRO (VT)

La chiesa di Santa Maria, antica cattedrale castrense, è situata nella parte sud-ovest dell’antica

città, dove venne indicata con l’appellativo “intus civitatem” per essere distinta dalle altre chiese

dedicate alla Vergine poste al di fuori del perimetro murario. Nelle sue vicinanze sorgeva una delle

quattro porte urbiche e dal 1537 seguì le sorti del contiguo convento di San Francesco, progettato

dall’Architetto Antonio da Sangallo il Giovane, per volere del Duca Pierluigi Farnese, e ultimato

nel 1577. Nel 1649, a seguito della seconda guerra di Castro, l’edificio religioso venne raso al suolo

come il resto della città e fu distrutto dal crollo della chiesa e di parte del convento di San Francesco

che, trovandosi in posizione dominante, furono “riversati” sulle strutture della chiesa facendone

crollare la copertura e l’apparato murario. Da quel momento, la chiesa restò sepolta sotto cumuli di

macerie fino ai giorni nostri, quando attraverso un cantiere finanziato dalla Soprintendenza

Architettonica del Lazio (2003-2007) venne riportata alla luce. Poiché la chiesa ha le absidi scavate

nel tufo le murature absidali oggi presentano una quota in elevato maggiore rispetto alle pareti della

navata che non inglobate nel tufo furono libere di crollare durante l’impatto (Fig. 1).

La forma architettonica

La chiesa di Santa Maria ha un impianto a croce commissa (Fig. 2) formato da un’unica navata e

presbiterio terminante con tre absidi in parte visibili esternamente (Fig. 3). Ha l’ingresso principale

posto a sud-ovest a cui si accede tramite una scalinata composta da sette gradini. La navata aveva

due aperture laterali; Lungo il lato destro è presente una porta rialzata rispetto al piano esterno di

calpestio, e non collegata con esso, che probabilmente veniva utilizzata per le “apparizioni” della

statua della Vergine durante le processioni, mentre lungo il lato sinistro sono stati ritrovati i segni di

un accesso murato con blocchetti di tufo assieme a conci di arco in trachite rossa che costituivano il

portale. Il presbiterio, sopraelevato rispetto al piano di calpestio della navata di due gradini, era

accessibile dall’esterno tramite due ingressi, posti a sinistra e a destra della navata, caratterizzati in

alzato da due portali costituiti da conci in trachite. All’accesso posto a destra è possibile accedere

dall’esterno tramite tre gradini in tufo, che collegano la quota esterna più bassa alla chiesa. Della

chiesa interamente pavimentata in cotto, oggi rimane conservata la pavimentazione dal presbiterio,

mentre la navata ha parti in cui sono visibili solo i segni. Tra il pilastro centrale della navata e l’arco

trionfale, che divide navata e presbiterio, era posizionato un sedile in tufo, rivestito in cotto, su cui

era poggiata una lastra di marmo bianco. Il presbiterio interamente perimetrato da un sedile lapideo,

fatta eccezione la zona centrale dell’abside maggiore dove sono evidenti i segni di una cattedra in

marmo, presenta tre altari, uno per ognuna delle absidi. L’abside centrale, più pronunciata rispetto

alle laterali, racchiudeva una cattedra in marmo di cui restano ancora frammenti nella muratura con

antistante un’ampia mensa in blocchetti di trachite sopraelevata, rispetto alla quota del presbiterio,

da tre gradini (Fig. 4). Al centro del presbiterio, antistante la mensa, è stata ritrovata la sepoltura

descritta dal Vescovo Caccia, coperta con una lapide in marmo bianco con iscrizione. L’abside

sinistra racchiudeva un piccolo altare in legno che sorreggeva la statua della Vergine, con antistante

una mensa realizzata in blocchi di tufo (Fig. 5) con sopra una lastra in travertino. La lastra

nascondeva un “contenitore” in trachite con coperchio al cui interno venivano conservate le reliquie

del Santo. L’abside destra risulta occlusa da una tamponatura alla quale è addossato un altare in

travertino (Fig. 6), sopraelevato rispetto al presbiterio di due gradini, sulla cui mensa, composta da

due lastre in travertino, si imposta una apertura trabeata d’ordine dorico, composta da due colonne

in travertino con sovrastante trabeazione. Sul fregio dell’ordine si legge un’iscrizione incisa che

recita: HIERONIM. SPONTNI. Ai lati dell’altare sono presenti, inoltre, due nicchie trilobate. Sulla

parete longitudinale destra del presbiterio è presente un’apertura tamponata e trasformata in

finestra. L’alzato, oggi quasi del tutto scomparso, era formato da blocchi di tufo e coperto con volte

a crociera. Il rettangolo che forma la navata è generato da due quadrilateri definiti in pianta tramite

due pilastri aggettanti, posti al centro, da cui partiva un arcone centrale e due colonnine addossate

che in alzato formavano le nervature costituenti le due volte a crociera di copertura. Mentre il

presbiterio era coperto da tre volte a crociera, separate da due arconi che poggiavano direttamente

su un doppio ordine di mensole in trachite; dai lati delle mensole partivano dei beccatelli modanati

che sorreggevano le volte a crociera. Al di sopra delle volte del presbiterio era realizzato un

cocciopesto di impermeabilizzazione, alleggerito da vasi in terracotta. L’esterno, non intonacato,

aveva gli ingressi e le bucature scandite da cornici in trachite grigia e marrone-rossa (Fig. 7) ed

elementi decorativi antropomorfi in nenfro grigio scuro (Fig. 8) mentre l’interno era interamente

intonacato e affrescato.

L’apparato decorativo

Nonostante i numerosi conci e i frammenti rinvenuti durante il cantiere, ad oggi è impossibile

descrivere ciò che era rappresentato lungo le pareti della navata, mentre sono evidenti le

rappresentazioni presenti lungo le pareti del presbiterio, anche se la chiesa negli ultimi 20 anni ha

subito numerosi furti con notevole asportazione di parti di superficie affrescata. Gli affreschi

presenti nella parte sinistra del presbiterio sono poco conservati per la presenza di numerose radici

che hanno compromesso il supporto retrostante ed inoltre gran parte delle figure presenti sono

“spicconate” come se fossero state “preparate” per essere nuovamente affrescate. Nonostante ciò,

partendo dal muro sinistro del presbiterio è riconoscibile una figura di arcangelo (Fig. 9) ed una

serie di raffigurazioni tra cui è identificabile una figura in trono con penitente posto in basso a

destra. Nella parte bassa del pilastro posto tra il muro e l’abside sinistra è visibile la raffigurazione

di un diavolo con tridente, mentre nell’abside sinistra sono visibili tracce della Vergine in trono, con

cornice circostante, con a sinistra una figura inginocchiata in preghiera e poco più in basso figura

aureolata con barba e un’altra con saio e sandali che reca un libro poggiato sul braccio sinistro.

Nell’abside centrale è riconoscibile un Cristo Benedicente posto all’interno di una mandorla sorretta

da 10 angeli (Fig. 10). Alla sinistra della mandorla è visibile una figura maschile, con in mano due

chiavi, identificabile in San Pietro (Fig. 11), mentre a destra, ma in un ordine inferiore, è

rappresentata una Madonna in trono con Bambino (Fig. 12). Al primo ordine nell’Abside centrale

sono riconoscibili a sinistra una Madonna in trono con bambino, alla cui sinistra è riconoscibile San

Giovanni Evangelista (Fig. 13), un personaggio aureolato con raffigurato un triangolo e un occhio

sulla parte superiore della fronte (Fig. 14), e a destra la raffigurazione di una Santa (Fig. 15).

Nell’abside destra, tamponata dall’altare in travertino durante la prima metà del XVII secolo, è stato

possibile rinvenire, durante un saggio di pulitura condotto nella parte retrostante la tamponatura,

tracce di affresco appartenenti ad un precedente programma figurativo della chiesa, in cui è oggi

riconoscibile un Cristo in croce, posto al centro dell’abside, con a sinistra la raffigurazione di una

chiesa con campanile e campana (Fig. 16).

Sul pilastro che divide l’abside centrale da quello destro rimangono resti di un affresco

riproducente Sant’Antonio Abate ai piedi del quale è inginocchiato il dedicante; sul pilastro a sud,

al di sotto della mensola in “nenfro”, restano i frammenti dell’affresco raffigurante un Santo

Vescovo; Sulla parete destra del presbiterio è presente un affresco della Madonna con bambino tra

due angeli e donatore e proseguendo verso ovest un affresco raffigurante Sant’Antonio di Padova

col Bambin Gesù. Sulla parete ad est dell’apertura tamponata è riconoscibile la figura

dell’Arcangelo Michele ed infine sul lembo di parete prossimo all’angolo sud-ovest è visibile una

triade di personaggi aureolati dei quali quello centrale mitriato, alla cui sinistra è leggibile

l’iscrizione “San Savin.”, che lo identifica con San Savino vescovo e protettore di Castro e alla sua

destra con cuffia e volto di scorcio è identificato dall’iscrizione in caratteri gotici “San Placatius”

forma traslata di San Pancrazio.

Figura 1. Schema resti della chiesa di Santa Maria (S. Milazzo).

Figura 2. Planimetria Chiesa di Santa Maria. (Rilievo e restituzione grafica di S. Annaloro, M.C.R. Mesiano, S. Milazzo)

Figura 3. Castro. Absidi chiesa di Santa Maria (Maggio’07)

Figura 4. Mensa in trachite su tre gradini.

Figura 5. Abside sinistra.

Figura 6. Abside destra.

Figura 7. Cornice del portale sinistro.

Figura 8. Elemento decorativo della facciata.

Figura 9. Arcangelo.

Figure 10, 11 e 12. Il Cristo benedicente sorretto dagli angeli, San Pietro e la Madonna in trono con bambino.

Figure 13, 14 e 15. Affreschi presenti nell’abside maggiore.

Figura 16. Chiesa con campanile