LA CASTANICOLTURA IN VALCHIAVENNA · la castanicoltura in valchiavenna comun ita’ mont ana...

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LA CASTANICOLTURA IN VALCHIAVENNA COMUNITA’ MONTANA VALCHIAVENNA CONSORZIO FORESTALE DI PRATA CAMPORTACCIO P.I.C. INTERREG IIIA ITALIA - SVIZZERA

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LA CASTANICOLTURAIN VALCHIAVENNA

COMUNITA’MONTANA

VALCHIAVENNA

CONSORZIOFORESTALE

DI PRATACAMPORTACCIO

P.I.C. INTERREG IIIA ITALIA - SVIZZERA

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INTRODUZIONE

LA CASTANICOLTURAIN VALCHIAVENNA

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Si ringraziano per la disponibilità a poter riportare testi o immagini dalle relativepubblicazioni:

Alessandro Bottacci - Il castagno, un albero, una civiltà;Canton Grigioni – Workshop sulla gestione della castagneto da frutto al Sud dellaAlpi della Svizzera (AAVV);Provincia di Como – Castagne e castagneti delle terre lariane;Comunità Montana Valchiavenna - Relazione castagneti da frutto inserita nel pianogenerale di indirizzo forestale.

Si ringraziano coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa pubblicazione, inparticolar modo i signori:Alvaro Caligari, Elena Copes, Antonio Camillo Gianoli, Danilo Guidi, Maurizio Michael,Luca Plozza, Alfonso Tirinzoni, Ottavio Olivieri.

Coordinamento editoriale: Loredana Forné

L’utilizzo, in qualsiasi forma e modo, dei contenuti della presente pubblicazione è consentitoprevia autorizzazione scritta della Comunità Montana della Valchiavenna, con obbligo dicitazione della fonte.

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Indice

IntroduzioneIl castagneto pag. 1Le utilizzazioniIl castagneto da fruttoIl recupero di un castagneto da fruttoTaglio e ripulituraLa potaturaGli innestiOperazioni complementariLe malattie pag. 9Il balanino delle castagneCinipide galligeno del castagnoIl cancro corticale del castagnoMal dellʼinchiostroLa castanicoltura in Valchiavenna pag. 13La castanicoltura nella Bregaglia svizzera pag. 17La castanicoltura nel Moesano pag. 19La castanicoltura nelle realtà vicine pag. 19Castagneti da frutto: fra passato e futuro pag. 20Il ricettario pag. 23La pianta delle castagne pag. 24Il castagno - un albero, una civiltà pag. 26

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La valorizzazione dei castagneti da frutto è un’azione preziosa perchè oltre a riattivareuna filiera produttiva, ferma forse da troppo tempo permette il recupero di un paesaggio,di conoscenze e di attività tipici della nostra cultura e del nostro territorio. La difesa boschiva,la sua valorizzazion e il recupero della filiera legno, rientrano nelle priorità del programmadell’Ente Comprensoriale. Il progetto Castanicolture a confronto, promosso dalla ComunitàMontana e finanziato con fondi Interreg IIIA Italia – Svizzera ha avuto come obiettivo quellodi lanciare dei segnali che possano innescare sinergie fra i diversi attori interessati al tema.E creare un collettore capace di captarne altri. Il confronto con altre realtà vicine della ValBregalia e del Moesano è un ulteriore anello di questo processo. Avere la coscienza di comestanno operando i nostri vicini, capirne i successi e gli elementi di debolezza rappresentaun momento di crescita comune. Per la parte italiana il Consorzio Forestale di Prata Cam-portaccio ha rappresentato quella struttura che, già attiva nel recupero delle vecchie selvecastanili, ha attivato un ulteriore passo di ordine culturale con la realizzazione di visite di-dattiche attraverso il sentiero del castagneto, la realizzazione di un corso per castanicoltorie l’istituzione della giornata del castagneto.

Luigi GhelfiAssessore all’Agricoltura

della Comunità Montana della Valchiavenna

Il coinvolgimento del Consorzio Forestale di Prata Camportaccio nel progetto Ca-stanicolture a confronto, è stato un elemento di ulteriore riconoscimento per la nostra realtà.Infatti già nel 2004, con cofinanziamenti regionali, abbiamo promosso il recupero delle selvecastanili in loc. Bilinghero, Alle Selve e Stova all’Orlo, potando oltre 200 castagni. Il progetto“Castanicolture a confronto” ci ha offerto gli strumenti per operare un’azione di ordine cul-turale-sociale che crediamo riesca a rafforzare il legame della gente col proprio territorio.Ci piace credere che le visite didattiche al percorso che abbiamo promosso possano aprire allegiovani generazioni una porta di conoscenza e consapevolezza del passato e del territorio. In-fine l’auspicio del nostro consorzio è quello di poter ancora rappresentare in futuro un anellodi congiunzione tra il privato, proprietario delle selve, e l’ente, portatore di obiettivi di pub-blica utilità.

Romano TognettiPresidente del Consorzio Forestale

di Prata Camportaccio

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B R E G A G L I A

VALC

H I AV ENNAMOESANO

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Il castagno europeo è una pianta origina-ria delle regioni sud-europee, dellʼAsia Mi-nore e di alcune zone dellʼAfrica setten-trionale.Il castagno è un albero con un portamentomaestoso, chioma rotondeggiante che puòraggiungere i 30 metri di altezza. Eʼ di tem-peramento mesofilo, quindi intermedio, sianei confronti della temperatura che dellʼu-midità. Predilige terreni acidi, freschi e umi-di. Le foglie sono lunghe 10-20 cm, di co-lore verde intenso, di forma ellittico–lan-ceolata, seghettate. Il castagno ha unʼe-levata capacità pollonifera, ossia di emet-tere polloni dalla ceppaia una volta chequesta è stata tagliata. Tal capacità puòdurare anche oltre i 150 anni. Il castagnoè specie monoica in cui i fiori maschili sonoseparati dal quelli femminili, ed entrambisono portati da infiorescenze ad amentoche si sviluppano sui rami dellʼanno,nella parte più esterna della chioma. Allabase del rametto sono presenti le infiore-scenze maschili, allʼapice quelle miste, coni fiori femminili in numero di tre. General-mente la fioritura maschile precede quellafemminile e solitamente avviene a giugno-

luglio. Lʼimpollinazione può essere anemo-fila (favorita dal vento) o entomofila (dagliinsetti). Pur avendo fiori maschili e fem-minili sulla stessa pianta, il castagno ne-cessita di unʼimpollinazione incrociata.Il frutto, la castagna, è un achenio con pe-ricarpo coriaceo, sottile, lucido e di colorebruno, che ricopre un seme bianco, fari-noso e commestibile. La castagna è rive-stita da una cupola spinosa, il riccio. I fruttivuoti (per anomali durante lʼimpollinazione)hanno una forma appiatita e prendono ilnome di guscioni.Il castagno è tuttʼora utilizzato in tutte lesue parti, seppur in misura minore. Il legnoè materiale da opera, da paleria e legnada ardere. Il frutto è utilizzato come ali-mentazione umana e animale. Le fogliesono alimento e strame per il bestiame.

Nome scientifico:Castanea sativa Mill.Divisione: AngiospermaeClasse: DicotyledonesOrdine: FagalesFamiglia: FagaceaeNome dialettale: erbulIn tedesco: Kastanienbaum

IL CASTAGNETO

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LLee uuttiilliizzzzaazziioonniiSe nel passato la castagna era un cibofondamentale per la sopravvivenza, orarappresenta un alimento complementare.Prodotto sano, gustoso, nutriente e dige-ribile la castagna è:povera di lipidi (18 gr/100gr), che per dipiù sono rappresentati da acidi grassi es-senziali (non ha colesterlolo);ricca in glucidi (zucchero e amido) men-tre lʼacqua rappresenta il 50% del peso to-tale (allo stato fresco);povera in proteine, fra queste si segnalalʼassenza del glutine che non consente lapanificazione e che rende il prodotto ap-petibile a chi soffre di celiachia;ricca in potassio e povera in sodio.

Gli impiegi, allora come oggi, sono diversi.Castagne fresche: cotte sul fuoco, i bra-schèeCastagne lessate: con la pelle (farü) o pe-late e aggiunte al latte o alla panna (bè-legot);Farina di castagne, finissima e con leg-gero color avorio, ottenuta macinando conmacine a pietra le castagne, liberate dalloro involucro esterno e prive di ogni re-siduo di pellicina.

Gro3ulèV$c/Gro2era

OpratenaOpartenGolpateneVuparten

NAR

Fugascera

BonellaLuinBonela

VerdèeVerdas

Ma1one chiarodi Verceia

Ma1one scurodi S. Croce

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IIll ccaassttaaggnneettooddaa ffrruuttttooo semplicemente selva nel gergo locale,è un bosco caratterizzato da castagni in-nestati con varietà di pregio. Nelle selveil numero degli alberi deve essere man-tenuto basso, generalmente un centinaioad ettaro, con unʼimpalcatura alta. In talmodo viene garantita una buona illumina-zione delle piante e di conseguenzaunʼabbondante fruttificazione. Per la pian-tagione si trapiantano innesti con lavarietà desiderata. In un secondo momen-to con la potatura di rimonda si eliminanoi rami secchi, vecchi o che sono ombreg-giati. Nella selva non devono essere pre-senti altri alberi e arbusti, che potrebberocompetere con il castagno per luce o so-stanze nutritive e anche per facilitare laraccolta delle castagne.Recenti studi hanno dimostrato come labiodiversità sia maggiore in una selva nonabbandonata rispetto ad una abbandona-ta, questo grazie alla coesistenza di piùambienti: prato, bosco, e alberi vecchi.

IIll rreeccuuppeerroo ddii uunnccaassttaaggnneettoo ddaa ffrruuttttooNel passato il castagneto da frutto era unacoltivazione affermata, sia perché fornivaun prodotto alimentare che rispetto agli al-tri cereali offriva un apporto calorico ad et-taro 2-3 volte maggiore; sia per la pluralitàdi prodotti ritraibili dalla selva (legname,legna da ardere, …). Le mutate condizionisocio-economiche della montagna hannofavorito lʼabbandono di tale coltura a fa-vore di un inselvatichimento e un ripristinoa bosco ceduo. Del resto mantenere laselva castanile implica lʼimpiego di cospi-cue energie per contrastare lʼevoluzionenaturale.I castagneti da frutto in attualità di colturapresenti in Valchiavenna derivano per lopiù da recenti interventi di recupero, rea-lizzati anche grazie a specifici contributipubblici. Il recupero di un castagneto hasenso solo se si verificano le seguenti con-dizioni:- presenza di varietà pregiate e valide

commercialmente;- assenza di danni rilevanti di cancro cor-

ticale;- presenza di viabilità idonea allʼaccesso

al castagneto.

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Un castagneto da frutto abbandonato, in-vaso da altre specie arbustive ed arboree,conserva comunque lʼossatura del casta-gneto da frutto; vale a dire la presenza diun impianto rado con pochi soggetti inne-stati con piante di varietà locali adattatealle condizioni stazionali. Eʼ bene ripartireda queste cultivar che testimoniano lʼat-tento e lungo lavoro di selezione e colti-vazione operato nel passato. Le operazio-ni fondamentali per realizzare il recuperodella selva castanile fruttifera sono la ri-pulitura del castagneto, lʼeventuale tagliodei castagni irrecuperabili, la potatura deicastagni, lʼeventuale impianto di nuovi ca-stagni, la concimazione e la ricostituzionedel prato. Il castanicolture deciderà qualioperazioni effettuare in base alle condizio-ni della propria selva.Il recupero e mantenimento della selva ca-stanile, possibile anche grazie a specificifinanziamenti, riveste un ruolo fonda-mentale anche come occasione sociale dimantenimento delle tradizioni rurali, equindi di salvaguardia del territorio.

TTaagglliioo ee rriippuulliittuurraaLa colonizzazione del soprassuolo puòavvenire ad opera di varie specie in fun-zione della stazione: lo stesso castagnoselvatico ma anche acero montano, be-tulla, carpino nero, ciliegio, frassino mag-giore, orniello, pioppo tremulo, robinia,rovere. Le loro chiome arbustive entranoin competizione con gli individui di casta-gno, limitano la disponibilità di luce,acqua ed elementi nutritivi nel suolo e diconseguenza determinano minor cre-scita e fruttificazione. Pertanto occorreoperare un taglio al colletto di tutte le

piante indesiderate ma anche di giovanicastagni nati da seme (selvaggioni),salvo quelli destinato ad essere innestati.Anche i grossi castagni ormai compro-messi perché malati o pericolanti vannotagliati. Dalla loro ceppaia, se non ètroppo vecchia, potranno ancora formasipolloni sani e vigorosi, da impiegarsi perpossibili innesti. Eʼ fondamentale com-

pletare lʼintervento con la ripulitura e lʼal-lontanamento del materiale vegetale dirisulta che se lasciato in loco, rappre-senta un possibile focolaio di diffusionedi malattie.Successivamente occorre anche valu-tare la densità dellʼimpianto che in basealla fertilità della stazione varia da 80 a120 piante ad ettaro (con una distanzafra le piante media di 9-11 m). Con den-sità maggiori è consigliabile procedere

Il castagneto da frutto prima (in alto) e dopo (in basso)lʼintervento di ripulitura. Tutta la vegetazione invadente vaasportata.

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ad eliminare alcuni castagni meno vi-gorosi.Poi, sempre con lʼobiettivo di garantire lamaggior disponibilità di sostanze nutritiveallʼindividuo, si interviene su ciascun sog-getto produttivo con la spollonatura checonsiste nellʼeliminare con tagli netti igetti presenti al colletto.Analogo intervento è lʼasportazione deisucchioni presenti lungo i fusto e le bran-chie principali, spesso più intensi in cor-rispondenza del punto di innesto. Anchein questo caso possono essere preser-vati quei succhioni destinati a riformareo rinfoltire la chioma. Invece non devonoessere assolutamente tagliate le escre-scenze o gli accrescimenti anormali chesono presenti alla base del tronco o alpunto di innesto.

LLaa ppoottaattuurraaUna buona fruttificazione è favorita dabuone condizioni di luce e calore, e lacrescita dei getti viene stimolata da po-tature periodiche. Quindi la potaturaserve a riequilibrare la chioma, confe-rendo unʼadeguata densità alle branche,e stimolando la pianta a rigenerare rami

più produttivi. Lʼintensità dellʼintervento èdeterminata dalle condizioni di partenzae dagli obiettivi che si vogliono perse-guire. Occorre esperienza e capacitàprofessionale, visto che la salita in piantadeve essere operata con tutte le attrez-zature necessarie ed unʼadeguata for-mazione professionale. Il tree-climbing ola salita con ramponi sono tecniche checon approcci differenti consentono dioperare con sicurezza e precisione suqualsiasi tipo di pianta. Da terra e se lʼal-tezza della pianta lo consente, il privatopuò intervenire con leggeri interventi uti-lizzando uno svettatoio o un segaccio te-lescopico.Le potature devono essere eseguitequanto la pianta è in riposo vegetativo,evitando il periodo più freddo in cui au-menta la facilità dei rami a spezzarsi.Inoltre deve sempre essere eseguitadopo la ripulitura dato che la caduta di al-beri in prossimità del castagno potrebbedanneggiare i rami dello stesso e ren-derne vane le potature eseguite. Inoltre èopportuno non operare nelle giornate diforte vento.

Il taglio ben fatto facilita la veloce cica-trizzazione della ferita, pertanto deve es-sere netto e regolare. Eʼ indispensabileche il taglio non interessi il collare, il ri-

Il taglio dei polloni (spollonatura), a sinistra, deve essereeffettuato con attrezzi da taglio, senza strappi, così comelʼasportazione dei succhioni o getti epicormici lungo il fusto,a destra. In blu i tagli e gli interventi corretti, in rosso quellierrati.

Fasi di taglio di un grosso ramo: 1) incisione del ramo dalbasso verso lʼalto, per evitare scosciature; 2) taglio delramo appena sopra la prima incisione; 3) rimozione delmoncone rispettando il collare. Il tratteggio blu indica lalinea di taglio finale.

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gonfiamento presente alla base delramo, dato che contiene delle barrierechimiche in grado di proteggere la piantadai patogeni. I rami devono essere ta-gliati completamente, eventuali monconipossono essere temporaneamente rila-sciati per facilitare la salita/discesa dallapianta.

Eʼ fondamentale garantire un assettoequilibrato della chioma, in sintonia con ilportamento naturale della pianta.Spesso si ricorre al “taglio di ritorno”, incui il ramo rilasciato, vigoroso, funge dacima di sostituzione. Vale la regola per

cui il ramo di sostituzione deve avere undiametro di almeno 1/3 rispetto a quellodella branca su cui è inserito. Ovvia-mente bisogna prestare attenzione amantenere la corretta polarità dellagemma.

Tipi di potatura praticabili:Potatura di rimonda: eliminazione delleparti morte e deperientiPotatura di ringiovanimento o ridu-zione:intervento intensivo che determinaun abbassamento della chioma, valoriz-zando le impalcature più basse e favo-rendo la migliore illuminazione dei rami.Potatura di ristrutturazione, regolariz-zazione o riforma: attraverso la sele-zione dei getti più vigorosi e meglioposizionati, regola lo sviluppo dopo 2-3anni dallʼintervento principalePotatura di alleggerimento, sfolti-mento o mantenimento: taglio perio-dico (ogni 3-5 anni) dei getti che hannodiminuito il proprio vigore vegetativo ehanno una lunghezza inferiore ai 20 cm.Contemporanea eliminazione dei ramisecchi e malati.

Pianta da frutto prima (a sinistra) e dopo (a destra) lapotatura di rimonda. Vengono asportate tutte le partimorte, malate e senescenti. In blu la linea dei tagli corretti.

Sia negli interventi più intensi che in quelli più leggeri i tagli mirano ad abbassare lachioma, rispettando la parte bassa dellʼalbero e selezionando i rami produttivi. Lʼalberoprima (a sinistra) e dopo lʼintervento (a destra). In blu la linea dei tagli corretti.

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GGllii iinnnneessttiiLʼinnesto è un metodo di moltiplicazioneche consiste nellʼunire porzioni di piantediverse in modo da costituire un unico in-dividuo. In un albero innestato si distin-gue quindi una parte sottostante il puntodi innesto detta portainnesto, che gene-ralmente è costituito da semenzali natispontaneamente (selvaggioni) e pertantodotati di buona resistenza e rusticità o inmancanza viene scelto fra i polloni, pur-chè non troppo esterni alla ceppaia. Laparte sovrastante è chiamata marza, edè destinata a formare la chioma. Eʼ costi-tuita da un rametto o una gemma di unapianta madre che si vuole moltiplicare.Gli innesti più praticati in Valchiavennasono lʼinnesto a corona o lʼinnesto azufolo.Principi e consigli sugli innestiEntrambi questi tipi di innesti vengonosolitamente realizzati in primaveraavanzata, quanto cioè il portainnesto ègià da tempo in piena vegetazione e lacorteccia si distacca facilmente dallegno. La realizzazione di un innesto determinala comparsa di ferite, che rappresentanopotenziali vie di ingresso per patogeni(primo fra tutti il cancro) ma anche unelemento di indebolimento delʼindividuo.Pertanto potrebbe essere utile ricorrerea fungicidi o a sostanze, quali il verderame (sciolto in un legante costituito daolio) , che creano una barriera protettiva.Innesto a Zufolo (o ad anello)Si può applicare esclusivamente conportainnesti del diametro di 2-3 cm. Ilportainnesto viene capitozzato con un ta-glio netti ad unʼaltezza non superiore ad

1,5 m da terra (più ci si avvicina al suolo,maggiore è la regolarità del cilindro equindi più facile lʼadesione): sulla partesommatale si praticano delle incisionilongitudinali che favoriscono il distaccodella corteccia. Immediatamente dopo siprocede allʼinserimento della marza, unanello di corteccia della lunghezza di 2-3cm dotato di una gemma e appena pre-levato da un ramo di un anno di età, conun diametro compatibile con quello delportainnesto. La celerità nellʼesecuzionedellʼinnesto è fondamentale per evitarela disidratazione. Si consiglia di eserci-tare una pressione adeguata affinché ilcontatto fra la gemma e il cambio delportainnesto alla base del tratto decorti-cato sia pieno e non permangano bolledi aria. Inoltre la gemma dovrebbe es-sere prelevata in corrispondenza dellaparte basale del ramo, che presenta uno

Fasi di esecuzione dellʼinnesto a zufolo: a) preparazionedel portainnesto, capitozzato e privato della corteccia nellaparte apicale; b) preparazione della marza e verifica dellacongruità dei diametri; c) inserimento della marza sulportainnesto; d) raschaitura dellʼeventuale cima liberadelportainnesto.

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sviluppo vegetativo meno avanzato ri-spetto a gemme apicali. La parte sopra-stante lʼanello va raschiata per favorire lafuoriuscita di linfa.Innesto a coronaViene applicato con porta innesti di dia-metro maggiore, vairbile dai 5 ai 15 cm.Dopo aver praticato un taglio netto delportainnesto si praticano delle incisionilongitudinali della corteccia che facilitanolʼinserimento delle marze senza provo-care rotture irregolari.

Le marze, in numero di 2-4 a secondadel diametro del portainnesto, possonoessere preparate appena prima dellʼin-nesto. Ogni marza avrà da 2-3 gemme ela punta dovrà essere sagomata a trian-golo o a scalino. Infilate le marze nel por-tainnesto si procede alla legatura esuccessivamente alla protezione conmastice per innesti. Questo innesto puòessere soggetto a scosciamenti e rottureper vento o per il peso della chioma.

OOppeerraazziioonniiccoommpplleemmeennttaarriiConcimazione: non è necessaria neiprimi anni successivi al recupero inquanto lʼincremento di luce al suolo ac-celera i processi di decomposizione e mi-neralizzazione della sostanza organica,che a causa dellʼabbandono si è accu-mulata negli anni sottoforma di lettiera.In un secondo momento potrebbe essereutile una distribuzione di concimi orga-nici.Ricostituzione del manto erboso: se-mina di graminacee e leguminose, me-glio se integrata con fiorume locale, dopola ripulitura utilizzando specie resistential calpestio, allʼombra e al terreno acido,con possibilità di ripetere la semina dopolʼestate. Serve per evitare la crescita dispecie infestanti e lʼerosione del suolo,contribuendo al miglioramento dellʼa-spetto paesaggistico.

Fasi di esecuzione dellʼinnesto a corona: a) preparazionedelle marze con base foggiata a scalino, preparazione delportinnesto, capitozzato e inciso a livello corticale; b)inserimento delle marze sul portaiinesto e legatura; c)protezione della zona dʼintervento e della testa delle marzecon mastice da innseti.

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BBaallaanniinnoo ddeellllee ccaassttaaggnneeAgente patogeno: Curculio elephas co-leottero curculionide lungo 6-10 mm, gri-gio-giallastro dotato di una protuberanzadel capo filiforme e allungata verso ilbasso detta rostro (che nelle femmine èlunga quanto il corpo, nei maschi lametà) con cui scava nel riccio per de-porre le uova.Sintomi: le castagne danneggiate risul-tano essere più leggere delle sane inquanto vuote allʼinterno. I frutti colpiti ca-dono precocemente, sono opachi e pre-sentano un evidente foro, più grande epiù preciso rispetto a quello causatodagli attacchi delle cidie. Biologia: dal mese di agosto e fino adottobre, gli adulti si nutrono a spese dellegemme e dei frutticini in via di forma-zione, forandoli con il rostro. Dopo circa7-15 giorni dallo sfarfallamento si ha lʼac-

coppiamento e la femmina depone lʼuovoaprendo con il rostro un foro nel ricciofino a raggiungere il seme. Vi depone so-litamente 1-3 uova. Le larve neonate(bianche, apode, con curvatura a “C”)neonate si nutrono della polpa delle ca-stagne e dopo circa 30-45 giorni fuorie-scono dal frutto praticando un tipico foronel pericarpo e si lasciano cadere alsuolo. Sverna come larva matura in unacelletta del terreno ad una profondità ge-neralmente compresa tra i 5 e i 15 cm poinei mesi di luglio-agosto si trasformanoin pupe e dopo circa 15 giorni compaionogli adulti. Lʼadulto, dopo qualche tempodi permanenza nel terreno sfarfalla e siporta sulla chioma delle pianti ospiti.Prevenzione e lotta: distruzione dei frut-ticaduti precocemente, per impedire chele larve fuoriescano e completino il ciclo.

LE MALATTIELe malattie più importanti che riguardano il castagno sono causate da insetti o da funghi,di seguito sono riportate le più significative.

CASTAGNOBalaninoCinipide

Cancro corticaleMal dell’inchiostro

Insetti Funghi

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pongono le uova nelle gemme (fino a 25-30 uova per gemma mentre ciascunafemmina può deporre in tutto tra 100 e200 uova). Dopo circa 40 giorni compa-iono i primi stadi larvali destinati a tra-scorrere lʼautunno e lʼinverno allʼinternodelle gemme senza che esternamente visiano sintomi particolari. Alla ripresa ve-getativa la presenza delle larve deter-mina una forte reazione nelle gemme,con la formazione delle caratteristichegalle nellʼarco di un paio di settimane.Allʼinterno delle galle la larva matura sipresenta di colore bianco, priva di zampee occhi ed occupa quasi interamente lacelletta. In seguito la larva si trasforma inpupa e infine si ha la comparsa dellafemmina adulta.Prevenzione e lotta: la diffusione dellʼin-setto può avvenire tramite scambi di ma-teriale di propagazione infestato, attraver-so il volo delle femmine adulte o con il tra-sporto passivo da parte dellʼuomo. Lʼinter-vento più efficace consiste nella potaturaprecoce dei getti colpiti in primavera,

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CCiinniippiiddee ggaalllliiggeennooddeell ccaassttaaggnnooAgente patogeno: Dryocosmus kuriphilusimenottero lungo circa 2,5 mm e di colorenero con zampe giallo-brunastre ad ecce-zione dellʼultimo segmento tarsale brunoscuro. Originario della Cina, poi diffusosiin Giappone, Corea e Stati Uniti. Dal 2002è stato segnalato in Piemonte e dal 2006sono stati riscontrati focolai anche in ValSeriana (BG) e Val Camonica (BS).Sintomi: lʼinsetto attacca unicamente il ge-nere Castanea provocando la formazionedi galle (ingrossamenti di forma tondeg-giante e dimensioni variabili da 0,5 a 2 cmdi diametro, di colore verde o rossastro)su foglie e germogli, inglobando unaparte delle giovani foglie e degli amenti,determinando lʼarresto dello sviluppo ve-getativo dei getti colpiti. Le galle possonoessere presenti anche dentro i ricci, coin-volgendo i frutti che presentano protube-ranze o cavità. Le galle formatesi sui ger-mogli nel corso dellʼestate e dellʼautunnodisseccano e rimangono visibili sugli al-beri, anche nellʼanno successivo.Biologia: una sola generazione allʼanno,con le femmine partenogenetiche (i ma-schi sono assenti) che da fine giugno afine luglio fuoriescono dalle galle e de-

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prima dello sfarfallamento delle femmine,e nella loro distruzione; i trattamenti confitofarmaci in genere sono scarsamente ef-ficaci, oltre a risultare pericolosi dal puntodi vista dellʼimpatto ambientale. Eʼ fonda-mentale utilizzare materiale di propagazio-ne e piantine sane dal punto di vista fito-sanitario e acquistate presso vivai auto-rizzati. Alcune sperimentazioni di unospecifico parassitoide naturale, lʼimenot-tero calcidoideo (Torymus ssp), sembrastiano dando buoni risultati.

IIll ccaannccrroo ccoorrttiiccaalleeddeell ccaassttaaggnnooAgente patogeno: Cryphonectria para-sitica, fungo ascomicete originario delGiappone e segnalato in Italia dal 1938.Da noi non ha determinato la completadistruzione dei castagneti come invece èavvenuto in America, grazie alla com-parsa di cancri anomali che non provo-cavano la morte del pollone o del ramocolpito.Sintomi: sui rami e sui fusti la malattia sipresenta sotto forma di aree giallo –aranciate a contorno irregolare, de-presse che assumono successivamenteuna colorazione rosso – marrone. Sullacorteccia appaiono delle fessurazionilongitudinali, essa si sfilaccia e cade.Nella parte sottostante il cancro si veri-fica una forte emissione di rametti epicor-mici che poi soccombono.Biologia: il fungo penetra nellʼospite at-traverso rotture di rami, punti di innesto oaltre ferite presenti nella corteccia. Daqui il parassita si sviluppa nutrendosi deitessuti vivi sotto corteccia, fino al cambiouccidendoli più o meno rapidamente e

provocando il conseguente dissecca-mento della chioma sopra lʼinfezione. Neiperiodi caldi e umidi sulla corteccia mortail fungo forma le sue strutture riprodut-tive, picnidi e periteci, rispettivamentefruttificazioni asessuate e sessuate. Daipicnidi, di colore arancio, fuoriescono iconidi che, diffusi tramite lʼacqua piovanadeterminano lʼestendersi dellʼinfezionealle piante vicine e nella stessa piantadallʼalto verso il basso. Lʼinfezione a di-stanze maggiori avviene ad opera delleascospore dei periteci, che vengono di-sperse per via aerea.Cancri anormali: sono infezioni non le-tali per la pianta causate dalla presenzadi ceppi poco aggressivi (ipovirulenti) cheinsediatisi nella corteccia dellʼospite nonriescono a raggiungere i tessuti del cam-

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bio sottostante. In tal modo la pianta rie-sce a reagire cicatrizzando i tessuti dan-neggiati e isolando il patogeno. Questicancri si riconoscono per un ingrossa-mento della parte attaccata, fessurazionipiù piccole, e assenza di emissione digetti epicormici. Col tempo le aree infet-tate diventano nere e screpolate e lapianta continua a vivere. I ceppi ipoviru-lenti sono in grado di inibire quelli viru-lenti, trasferendo a questi ultimi lacaratteristica di ipovirulenza.Prevenzione e lotta: pulizia della selvada soggetti gravemente colpiti, allonta-nando i residui di lavorazione e il mate-riale morto (dato che il fungo compie ilsuo ciclo anche su materiale devitaliz-zato). Vanno evitati strappi e scosciature,disinfettando i tagli con sostanze fungi-cide sui rami di minor dimensione (i piùsuscettibili ad attacchi). Devono esserepreservati le parti vegetali affette da can-cro anormale cicatrizzante.

MMaall ddeellll’’iinncchhiioossttrrooAgente patogeno: Phytophthora cambi-vora e Phytophthora cinnamomi, en-trambi funghi oomicetiSintomi: alla base del tronco si osservalʼemissione di un liquido di colore neroe tipici imbrunimenti a fiamma alti anchepiù di un metro. Completa assenza di ri-cacci di polloni a livello del colletto, in-dice di morte dellʼapparato radicale. Siassiste al disseccamento completo dipolloni, ceppaie o individui. Le fogliesono più piccole e spesso ingialliscono,anche le branche sono raccorciate. Ilpatogeno causa anche la riduzionedella fioritura e la scarsa produzione di

ricci, più piccoli del normale.Biologia: elevata umidità o ristagni idricifavoriscono il trasporto delle oospore oplanoconidi cigliati del fungo, che svilup-pano il micelio il quale a sua volta pene-tra nellʼospite attraverso le radici e da quirisale fino a colonizzare la zona del col-letto e la porzione basale del fusto. Soli-tamente la malattia ha un decorsorapido quando le radici hanno unoscarso vigore.Prevenzione e lotta: non esistono me-todi di difesa efficaci, pertanto la preven-zione deve essere attuata eliminandoristagni idrici e favorendo lo sviluppodelle radici con potature e concimazioniorganiche (ad aprile con letame maturoche favorisce la strutturazione e lʼossige-nazione del suolo e incrementa i micror-ganismi antagonisti del patogeno).In caso di attacco la pianta deve esseredistrutta.

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La castanicolturain ValchiavennaEʼ probabile che il castagno sia unapianta indigena in Valchiavenna, in se-guito diffusa ad opera dei romani e poidei longobardi, tanto che durante i secoliil castagno si diffuse anche in zone im-pervie, esterne al proprio optimum. Lʼa-rea di diffusione dei castagneti rientranellʼorizzonte montano ed in quello sub-montano e in particolare su tutto il ver-sante destro dal fondovalle fino a 900m,lungo la Valle del Liro sul fondovalle e sulversante sinistro arrestando la sua pene-trazione poco oltre Gallivaggio. Molto dif-fusa la sua presenza in Val Bregagliaspingendosi oltre i 1.000m. In base aspecifici studi condotti dallʼEnte Regio-nale per i Servizi allʼAgricoltura e alle Fo-reste (ERSAF), la mortalità determinatadal cancro del castagno non supera il20% delle piante presenti nella selva e lasua diffusione è favorita in corrispon-denza di periodi siccitosi che indebili-scono il castagno. Nel complesso quindii danni sono limitati rispetto al resto dellanazione. Un altro elemento di debolezzadei castagneti in Valchiavenna è rappre-sentato dai morsi del bestiame dome-stico e selvatico al pascolo, chefavoriscono lʼingresso di patogeni elʼindebolimento della pianta.I sistemi di coltivazione del castagno nonsono molto mutati nei secoli, anche sepoi ogni Comune, se non ogni contrada,si scopre avere proprie usanze e termi-nologie.Fra le esperienze più significative in Val-chiavenna ne citiamo alcune che sicura-

mente hanno rappresentato un elementoinnovativo nel panorama locale.Lʼallora Azienda Regionale delle Foreste(ora ERSAF) ha realizzato il recupero deicastagneti da frutto a Palazzo Vertematedi Piuro e su proprietà privata a Verceia.Con la Legge Valtellina (102/90) la Co-munità Montana della Valchiavenna harealizzato direttamente interventi di recu-pero delle selve castanili con la potaturadi 85 piante a San Giacomo Filippo, lo-calità Lirone Castagneto; 90 piante aPiuro, zona Acquafraggia; 45 piante aNovate Mezzola, località Codera. Inoltrela Comunità Montana della Valchiavennaha promosso e finanziato interventi di re-cupero realizzati da privati con 140 pota-ture in prevalenza a Piuro e Verceia.Il marrone di S.Croce, in comune diPiuro, viene raccolto nelle località SantaCroce, Quartini, Madonna Del Carmine,Aurogo, Scilano, e venduto nella vicinaBregaglia svizzera.

CASTANICOLTURE A CONFRONTO

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Prima del recupero...

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...e dopo la ristrutturazione

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Il progetto Interreg IIIA Italia-Svizzera“Castanicolture a confronto” nasceper creare un confronto e una comunica-zione in tema di castanicolture/culture frale regioni coinvolte: Moesano, Val Brega-glia e Valchiavenna.Ed è in questʼultima regione in cui si con-centrano gli sforzi maggiori per crearedegli elementi di sensibilità e cono-scenza, elementi che possono poi rap-presentare lʼanello di congiunzione econfronto con le regioni partner.In sintesi il progetto ha previsto tre diret-trici dʼazione:- la creazione di un percorso didattico

“il sentiero del castagneto” in comunedi Prata Camportaccio;

- il corso per castanicoltori;- la giornata del castagno, visite di-

dattiche e la stampa del presenteopuscolo.

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Lungo il sentiero del casta-gneto il visitatore è accompa-gnato da 7 pannelli didattici chetrattano gli aspetti inerenti la fi-liera del castagno, usi e consue-tudini, oltre che alcuni richiamistorici locali. Inoltre il sentieroconduce a due caratteristichegrèe (o gràa), strutture adibiteallʼessicazione delle castagne.

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LLaa ccaassttaanniiccoollttuurraanneellllaa BBrreeggaagglliiaa ssvviizzzzeerraaLa Bregaglia, in particolare il territorio si-tuato sui comuni di Castasegna, Soglioe Bondo sono conosciuti a livello interna-zionale per la presenza di un Castagnetodi dimensioni importanti che, oltre allafunzione della produzione delle castagnepresenta anche un paesaggio di tutto ri-spetto, interessante e particolare durantetutte le stagioni. Il fatto che le selve castanili siano in granparte anche coltivate a prato o pascolorende inoltre questo mondo speciale ediverso rispetto alle realtà vicine.Forse è proprio questo uno dei motivi peri quali la raccolta e la lavorazione dellecastagne non è mai stata abbandonatasul nostro territorio, ed è stato possibiletramandare nel tempo le abitudini e letradizioni legate a questo frutto.In qualsiasi caso sono stati fondamentaligli interventi di cura delle selve castanili,organizzati con il sostegno e lʼaiuto del-lʼente pubblico, a partire dagli anni ʼ80,Questi hanno permesso di mantenere inbuono stato la sostanza del castagnetoe, di fatto, a gettare le basi per una“nuova forma” di valorizzazione e utilizzodel castagneto.A partire dagli anni ̓ 90, anche grazie allapresenza di progetti di sviluppo quali ilProgetto Poschiavo varie iniziativehanno permesso di porre il castagneto alcentro di iniziative di valorizzazione delterritorio. Lʼiniziativa e lʼinteresse di di-verse persone, con il sostegno di varieistituzioni pubbliche e private, hanno per-messo di realizzare un particolare per-corso didattico con indicazioni relative

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alla “vita” della castagna, di riutilizzareuna cascina per lʼessiccazione (grä) e dipredisporre una cascina per lʼalloggio dipiccoli gruppi o famiglie.Un piccolo gruppo di guide (“testimonidel territorio”) offre oggi la possibilità aituristi ed a gruppi interessati di fare unapasseggiata accompagnata lungo il ca-stagneto. La castagna, un tempo, rappresentavauna base alimentare importante per lavita quotidiana delle genti che abitavanoi villaggi della Val Bregaglia, oggi, sem-pre più, sta riacquistando importanza nelpaesaggio alimentare come specialitàculinaria autunnale, e addirittura comeattrazione turistica del territorio.Sempre più singoli produttori creano evendono prodotti a base di castagnacontribuendo così ad ampliare ed arric-chire lʼofferta.È così possibile acquistare in valle, oltrealle castagne, nelle varie forme di con-servazione, prodotti locali come la farina,vari prodotti di pasticceria, miele e mar-mellate, liquori e distillati speciali e addi-rittura prodotti per la cura della pelle.Gli stessi castanicoltori, che tutti gli annisvolgono un enorme lavoro hanno tro-vato nuova forza e motivazione, sia nellaraccolta che nella vendita del frutto.Da poco si sono costituiti in associazioneper meglio cercare di risolvere i problemilegati allo smercio, ma anche per dare illà a nuove iniziative e per fungere dapunto di riferimento verso lʼesterno. Lafesta della castagna organizzata il 15 ot-tobre 2006 ne rappresenta un esempio.Tutto questo movimento e queste inizia-tive rientrano negli obiettivi del progetto

Dal 1979 al 2006 gli interventi di recu-pero nelle tre regioni della Bregaglia,Val Poschiavo e Moesano hanno in-teressato 84 ettari con la potatura diquasi 3.500 alberi e la piantagione dioltre 500, per un costo medio di22.000 Frs ad ettaro (circa 14.000 €).La manutenzione delle selve rappre-senta un problema soprattutto inquelle pascolate. I progetti di recu-pero interessano le cosiddette “ri-serve forestali parziali”, caratterizzatedallʼimpegno dei proprietari (sotto-scritto con atto pubblico) a mantenerela selva per 30 anni. Mediamente ilcontributo pubblico è del 70%, e in ta-luni casi arriva al 100% con integra-zioni del Comune o dal FondoSvizzero per il paesaggio.

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Moesano ne sono stati censiti una cin-quantina di esemplari.Le selve castanili sono spesso situate suterreni terrazzati, caratteristica è la selvaa Lostallo che su una superficie inferiore ai 5 ettari presenta più di 3'000 metri li-neari di muri a secco. A Soazza (Mesolcina) è in fase di allesti-mento un percorso didattico.

La castanicolturanelle realtà vicineLa Comunità Montana di Sondrio ha rea-

lizzato nel 2005, in colla-borazione con lʼErsaf, ilrecupero di una selvacastanile a CastellodellʼAcqua. Parallela-mente ha prodotto unopuscolo informativo suicastagneti da frutto.

La Comunità Montana di Tirano ha intra-preso un progetto di cooperazione Inter-reg IIIA Italia - Svizzera denominato“Castanetum” che ha previsto il recuperodi selve castanili con la potatura di 2400piante su una superficie di 41 ettari.Anche la Provincia di Como, sempre incollaborazione con lʼErsaf, ha prodotto

Interreg III A “Castaniculture a confronto”nellʼambito del quale si è cercato di costi-tuire una specie di piattaforma comuneper lo scambio di informazioni ed opi-nioni, ma anche per lʼincontro reciproco.

La castanicolturanel MoesanoNel Moesano dal 1997 si sono eseguitidiversi progetti di ripristino delle selve ca-stanili. Attualmente sono presenti circauna ventina di ettari di selve castanili mail potenziale rappresentato da selve ca-stanili rimboschite è ben maggiore. Lacaratteristica del Moesano è la presenzadi molti castagni monumentali, ossia al-beri che hanno una circonferenza mag-giore di 7 metri. Si tratta di alberi antichi,testimoni della nostra cultura rurale evere e proprie culle di biodiversità. Nel

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un opuscolo sul tema: “Castagne e ca-stagneti delle terre lariane”.A Brusio, in Val Poschiavo, le selve, 30ettari circa, sono relativamente dense, inquanto “strappate” dal bosco. In tali areevige lo “Jus plantandi”, in cui i castagnisono stati piantati da privati (e di loro pro-prietà) su suolo pubblico.Nel canton Ticino il recupero è iniziatonei primi anni ʼ90, con i contributi pro-mossi dal Fondo Svizzero per il Paesag-gio. Eʼ stato anche realizzato un catastodelle selve castanili. Altro elemento di ec-cellenza riguarda il riconoscimento dellaselva quale territorio agricolo utile, e que-sto significa che, pur essendo bosco ilcastagneto da frutto è stato riconosciutocome albero da frutta ad alto fusto. Per-tanto viene riconosciuto al castanicoltoreun gruppo di contributi che, a titolo indi-cativo ammontano almeno a 2.000 Frs(pari a quasi 1.300 euro). Gli interventi direcupero sono realizzati solo se esi-stono i presupposti per una continuità

della gestione, spesso garantita dallʼa-zienda agricola incoraggiata dalla pre-senza di contributi per la manutenzione.Inoltre dopo la raccolta la selva può for-nire alimento al bestiame al pascolo, conle castagne non raccolte. Attualmente sistimano 100 ettari di castagneti da frutto“originari” e altrettanti recuperati.

Castagneti da frutto:fra passato e futuroIl ritorno di interesse per il castagno nonè dato solo dallʼaspetto economico,come lo poteva essere un tempo, ma siapre anche a valutazioni paesaggistiche,ecologiche e socio-culturali. Questi ele-menti devono essere considerati in ognifase di recupero affinché ogni interventopossa motivarne altri.

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Il ricettarioMinestra maritata primaverileLessate le castagne secche in acqua sa-lata mantenendole nel loro brodo. Prepa-rate una manciata di ortiche piccole etenere, tritatele e mettetele in una pen-tola con acqua e le castagne con un poʼdel loro brodo. Al primo bollore aggiun-gete spezzettati vermicelli e riso in partiuguali. Condite con burro e una buonascodella di latte intero. Aggiustate disale. A cottura ultimata versate subito laminestra nelle scodelle in cui avrete pre-parato in precedenza fettine di formaggioche fila o fonde.

Pizzoccheri di Verceiacon farina di castagneMettete una pentola sul fuoco con ab-bondante acqua salata, nel frattempoversate in una marmitta 2 tazze da tè difarina bianca e una tazza da tè di farinadi castagne, aggiungete acqua e mesco-late con un cucchiaio fino a quando lʼim-pasto diventa morbido e liscio. Mettetenellʼacqua che bolle i pizzoccheri:

1° metodo: mettete un poʼ di pasta allavolta sul tagliere sottile e usando un col-tello, prima appiattite la pasta, poi ta-gliate buttando nellʼacqua delle piccoletagliatelle a striscioline.2° metodo: usando un cucchiaio fate deipiccoli gnocchetti e buttateli nellʼacqua.

Una volta terminato aggiungere le patatea fette non troppo sottili e lasciate bollireancora per 8 minuti. Nel frattempo sof-friggete burro, cipolla e salvia, con even-tualmente un poʼ di pepe. Scolate ipizzoccheri e mettete il formaggio a strati(che avrete precedentemente affettato) econdite con il burro.

FormentinMettete una pentola sul fuoco con un litrodi acqua salata. In una fondina versare½ tazza da tè di farina bianca e ½ tazzada tè di farina di castagne. Bagnate conpoca acqua alla volta e sbriciolate con lemani, formando dei grumini. Quandolʼacqua bolle versate la farina mesco-lando con un frustino o una forchetta. Ri-preso il bollore abbassate e lasciatecuocere per 20 minuti, mescolando ditanto in tanto. Scaldate un poʼ di latte eversatelo nella pentola, lasciate ripren-dere il bollore e aggiungete poco burrooppure poca panna liquida. Servite su-bito caldi, aggiungendo a piacere for-maggio giovane, direttamente nel piatto.

LA CASTAGNA IN CUCINA

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E’ una pianta assai rigogliosa,con la corteccia scura e rugosa,con rami ricchi di foglie dentatee in primavera strani fiori frangiati,che al centro hanno una gemma pelosa,cadon le frange e diventa spinosa.Crescono i ricci al sole gagliardo,si tingon di un tenue verde smeraldo.Settembre dona loro un colore giallino,ma ottobre lo cambia in marroncino.Cosa nascondon quei ricci spinosi?Forse tesori o gioielli preziosi?Dopo un po’ di pioggia e un po’ di vento,mamma castano dice:”E’ il momento!”

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LA PIANTA DELLE CASTAGNE

e svela il segreto che portano dentro.S’apron i ricci e lascian cadere,a pioggia lucide castagne nere.E’ un miracolo della natura,senza che alcuno ne prenda cura.Come son buone fatte lessare,o messe al caldo ad essiccare.Le caldarroste che sciccheria,cotte in padella con maestria.Son salate e zuccherate,non han bisogno di essere condite.Verceia è ricca di queste piante,che ci dan castagne, ma tante tante.Non lasciamole per terra a morire,raccogliamole, possono nutrire!

Elena Copes

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gli Esquimesi". Niente di piùvero. Prima che, con la sco-perta dell'America, arrivas-sero da noi la patata ed ilmais, sarebbe stato impossi-bile vivere sui monti senzaquesta preziosa pianta. Hosentito dire che la sua diffu-sione in Italia sia dovuta ad-dirittura agli antichi Romani,che la importarono dall'Asiaminore. Loro che erano moltoattenti a queste cose capi-rono subito l'importanza delcastagno per la colonizza-zione delle aree montane. Ilcastagno ci serviva per tantecose ma soprattutto per man-giare. Quando ad ottobre ifrutti erano maturi, si andavanei castagneti e, aiutandosicon una lunga pertica (natu-ralmente di castagno), si bat-tevano le castagne per farlecadere. Con dei rastrelli dilegno di castagno si racco-glievano i ricci ancora daaprire e si riunivano per con-servarli meglio; poi si apri-vano separando la castagnadall'involucro spinoso. Le ca-stagne così ottenute si man-

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ILCASTAGNOUNALBERO, UNACIVILTA'di Alessandro Bottacci

L'autunno è per il bosco lastagione dei colori intensi,delle migrazioni, della piog-gia, ma è anche l'epoca delcastagno. Allora, guardandoi castagneti del Pratomagnocambiare piano piano il lorocolore verde scuro in tutte letonalità dal giallo vivo almarrone, non posso fare ameno di pensare a quanto siastata importante questa spe-cie per noi che vivevamo neipiccoli paesi di montagna.Oggi la castagna è uno sfi-zio, talvolta anche caro, maallora era la base della no-stra alimentazione, come l'al-bero che la produceva eraalla base della nostra so-cietà. Tanti anni fa, un pro-fessore di Firenze, mi sembrasi chiamasse Gellini, mi disseuna frase che mi è rimastaimpressa nella mente per lasua veridicità: "Il castagno èstato per le popolazioni del-l'Appennino come la foca per

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giavano arrostite oppure bol-lite; queste ultime (le bal-lotte) erano una prelibatezzaper noi ragazzi ed i pochi cheandavano a scuola se neriempivano le tasche perscaldarsi le mani durante iltragitto. Non pensate peròche il nostro cibo fossero lecastagne in se; quasi tutta laproduzione veniva trasfor-mata in farina dolce, quellasì che era il nostro alimentoprincipale. I frutti venivanoportati nei seccatoi (che noichiamavamo metati). Questierano costruzioni in pietracon un solaio in legno che ledivideva a metà. Di sopra sistendevano le castagne e disotto si faceva il fuoco pertre o quattro giorni. Che af-fumicate! Per scaldarsi e percontrollare che il fuoco nonsi spegnesse o si propagasseal solaio di legno, si stavanella parte superiore insiemealle castagne. Alla fine moltidi noi erano irriconoscibili,tanto erano neri e affumicati.Una volta seccate le castagneerano portate al mulino,

quello vicino al torrente chemacinava a forza idraulica.Non c'erano ancora automo-bili o furgoni ed il trasportoavveniva con i muli: ogni ca-rico (soma) pesava ottantachili. Poveri animali, conquelle balle pesanti salivanoe scendevano tutto il giornolungo i sentieri sconnessi daimetati ai mulini. Poveri ani-mali ma anche poveri noi chenon facevamo certo una vitamigliore. Le castagne seccateerano poi sgusciate con degliappositi zoccoli, dalla suoladei quali spuntavano lunghichiodi appuntiti,; sembra-vano quasi uno strumento ditortura che penetrava nelmucchi dei frutti con unsecco rumore. Era un lavo-raccio ma alla fine si potevadare la via alle macine ediniziare ad insaccare la fa-rina. I mulini in quel periodolavoravano giorno e notteperché le castagne da maci-nare erano veramente tante.Una volta ho visto una fami-glia di Montemignaio maci-nare venti some che,

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castagna più castagna meno,corrispondevano a sediciquintali di farina. Se poi cal-coliamo che con un chilo difarina si ottengono due chilidi polenta, quella famiglia,anche se numerosa, si man-giava in un anno trecento-venti chili di pattona! Lafarina dolce si imballava e siconservava con cura,asciutta e ben chiusa per evi-tare che si "intignolasse",che fosse cioè attaccata dallelarve di piccoli insetti che neerano ghiotti. Si mangiavapolenta di castagne a cola-zione, a pranzo e a cena e,solo nelle occasioni impor-tanti, se ne facevano dolcicome il castagnaccio, i"necci" (crêpes di farinadolce) o le frittelle (sommom-moli). Talvolta le nonne met-tevano un po' di farina neiditali da cucire e li mette-vano nella brace del focolareper poi offrirli a noi ragazziche, te lo giuro, li considera-vamo come un giulebbe.Quando qualcuno si lamen-tava per la monotonia del

menù, la risposta immanca-bile era solo una: "O che tupianga o che tu mugoli, l'èpan di legno e vin di nugoli".Intendendo per "pan dilegno" (il pane che vien dal-l'albero) la pattona e per "vindi nugoli" (il vino che vienedalle nuvole) la pura acquadi fonte. Il castagno, come tiho già detto, serviva ancheper tante altre cose. Gli at-trezzi che si usavano nei la-vori della campagna, le travidelle case, i solai, le porte, lefinestre, i tavoli, le sedie,tutto era costruito in legno dicastagno. Pensa che in certiposti alla nascita di un bam-bino c'era l'usanza di inne-stare alcuni castagni convarietà di rapida crescita perpoi ricavarne il legno per ilmobilio al momento del suomatrimonio. Altri tempi dirai,ma in quella situazione nonci potevamo permettere disprecare nulla ed in veritàdel castagno non si buttavavia nulla; come accadevaanche per il maiale ( ma que-sta è un'altra storia). Pensa

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che si usavano addirittura lefoglie. Queste venivano riu-nite in mazzetti e servivanoper integrare l'alimentazionedegli animali domestici du-rante il periodo invernale.Sempre con le foglie si face-vano le imbottiture dei sac-coni che servivano damaterassi (in certi casi siusavano anche le felci o lefoglie di granturco), lostrame delle stalle ed il ferti-lizzante. A dirlo oggi sembraquasi impossibile. Foglie ericchi erano riuniti in mucchie, dopo essere stati ricopertidi terra, erano bruciati lenta-mente. Dopo un po' di tempoterra e cenere venivano me-scolate e sparse nei campiprima della semina dell'orzo,del grano o del miglio. Lezone dove si facevano questeoperazioni erano chiamate"fornelli" e se giri per le no-stre montagne puoi ancoraincontrare delle frazioni cheportano questo nome. Pur-troppo (o per fortuna, nonso) nel dopoguerra arrivò ilcancro del castagno e per la

nostra economia povera echiusa fu un duro colpo. Chinon se n'era già andato, fucostretto a scendere a vallein quell'occasione. Nel girodi pochi anni i poderi più di-sagiati furono abbandonatied i castagneti, devastatidalla malattia, tagliati perfare legna da ardere. Così èsvanito quel mondo duro, dif-ficile ma anche affascinanteche, senza presunzione, po-trei chiamare "la civiltà delcastagno". E' per questo cheti ho raccontato questa storia,perché d'ora in poi, guar-dando i castagni indorarsid'autunno tu sappia quantavita c'è stata intorno ai loromaestosi tronchi.

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Questo opuscolo è stato realizzatonellʼambito del progetto “Castanicolture a confronto”

con fondi PIC INTERREG IIIA Italia –Svizzera

ENTI CAPOFILA DEL PROGETTO

Comunità Montana della ValchiavennaVia della Marmirola, 3 - 23022 Chiavenna (SO)

Tel.0343/33795www.cmvalchiavenna.org - [email protected]

Regione Bregaglia7605 Stampa (CH)tel. 081 822 15 55

www.portalebregaglia.ch - [email protected]

ENTI PARTNERS

Consorzio Forestale di Prata CamportaccioVia Mulino, 8 - 23020 Prata Camportaccio (SO)

Tel. 0343/37369www.consorzioforestale.it - [email protected]

Organizzazione Regionale del MoesanoCà Rossa 6537 Grono (CH)

Tel. 091 820 38 10www.moesano.ch - [email protected]

Ufficio forestale Grigioni centrale / Moesano6535 Roveredo (CH)Tel. 091 827 24 05

Riviero forestale di Sottoporta7606 Bondo (CH)

Tel. 0041 81 [email protected]

Associazione castanicoltori della Svizzera italiana6535 Roveredo (CH)Tel. 0041 91 8272513

www.mediatree.com/castagne - [email protected]

STAMPATO NEL MESE DI OTTOBRE 2006

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COMUNITA’MONTANA

VALCHIAVENNA

CONSORZIOFORESTALE

DI PRATACAMPORTACCIO

P.I.C. INTERREG IIIA ITALIA - SVIZZERA

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