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Arte e Cultura

Ma molto spesso si inserirono anche nelle Corti dei so-vrani, ottenendone titoli e cariche di grande prestigio co-me quella importante di maestro portulano del Regno diSicilia, che fu sovente rivestita da nobili genovesi.Con la riforma costituzionale del 1528 e la nascita dellaRepubblica aristocratica, portata a compimento da AndreaDoria con l’appoggio di Carlo V, il patriziato genovese co-nobbe una nuova stagione di prosperità economica e diaffermazione sociale e molti furono i suoi esponenti che,tra XVI e XVII secolo (il famoso “siglo de los Genoveses”)ottennero una grande affermazione nei domini asburgici,in particolare nei Regni di Napoli e di Sicilia. Questo fe-nomeno non riguardò solo i grandi casati celebri nella sto-ria di Genova, come Doria, Grimaldi, De Mari, Cicala ecc.,ma anche famiglie minori del patriziato e del cosiddetto

“ceto non ascritto”, che sulla scia dei maggiori protago-nisti si insediarono nel Meridione con attività imprendito-riali e in alcuni casi vi acquisirono un prestigio maggiorerispetto a quello goduto nella patria d’origine.Un caso significativo, anche se meno noto e documenta-to, riguarda un ramo degli Oneto, antica famiglia popola-re originaria di Chiavari, inseritasi in Genova già nel cor-so del Quattrocento ed entrata poi nel patriziato genove-se tra la cosiddetta nobiltà “nuova”. Questo casato acqui-stò certamente possessi feudali nel Regno di Napoli neiprimi anni del Seicento, poi tra XVII e XVIII secolo fu pre-sente con grande lustro in Sicilia, dove acquisì titoli e ono-ri, anche se non è dimostrata la continuità genealogica tragli Oneto “napoletani” e quelli “siciliani”, che portarono sem-pre lo stesso stemma gentilizio: «Troncato d’oro e d’azzur-ro all’albero d’ona sradicato, fogliato di verde sull’oro e fu-stato di oro, accostato da due leoni rampanti».Gli eruditi che si occuparono della storia delle famiglie ge-novesi individuano un Giacomo Oneto di Chiavari stabili-tosi in Genova nel 1430 e un altro omonimo console deitavernari nel 1485 «antenato delli Oneti di Napoli qualisono ora Franchi». Nel Consiglio generale del 1500, tragli artefici “neri”, cioè guelfi, compaiono i nomi di Giaco-mo e Tomaso «Honeto de Napoli ora Franchi». Gli One-

È noto che le ricche province napoletane

e siciliane furono una delle principali mete

di conquista commerciale per i Genovesi

sin dal Medioevo. In quei vasti territori

i mercanti della Liguria trovarono

abbondanza di merci e di prodotti agricoli

scarsi in patria, principalmente grano e olio.

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Genovesi nei Regni di Napolie di Sicilia: gli Onetodi Andrea Lercari

A fronte in altoVeduta del Castello di Sperlinga.

In basso Sperlinga e il territorio della Sicilia orientale. Particolare.Petrus Boudewyn van der Aa “Thesaurus Antiquitatum et HstoriarumItaliae, Neapolis, Siciliae …” di Georgius Graevius. Prima metà del secolo XVIII. Galleria San Lorenzo al Ducale. Genova.

Sopra Stemma della famiglia Oneto da “La Università delle InsegneLigustiche delineate da Giovanni Andrea Musso”, MDCLXXX.Manoscritto cartaceo del XVII secolo (1680). Genova, Biblioteca Civica Berio.

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to ascritti al patriziato, però, sono certamente discenden-ti da un Geronimo il cui figlio, Raffaele, già anziano neglianni 1508, 1510 e 1527, nel 1528 fu ascritto al Liber Ci-vilitatis e aggregato all’albergo De Franchi, uno dei ven-totto nei quali era stato distribuito il ceto di governo del-la neonata Repubblica di Genova, trasformando quello cheera stato il modello genovese di aggregazione familiare dicarattere privato in uno strumento costituzionale.Quello dei De Franchi era da oltre un secolo uno dei prin-cipali alberghi genovesi, nato nel 1393 dall’unione di di-verse famiglie popolari che avevano assunto questo cogno-me comune. Nel 1528 cinque delle ventotto famiglie scel-te quali capo albergo appartenevano all’antica fazione po-polare: oltre ai De Franchi, i De Fornari, i Sauli, i Giusti-niani e i Promontorio. Questa fazione, che aveva contesoil potere ai nobili (discendenti dai consoli che avevano go-vernato il Comune di Genova tra XII e XIII secolo, e chedal 1339, anno della presa del potere da parte del cele-bre Simone Boccanegra, aveva acquisito il diritto di rive-stire la carica di doge perpetuo), era un gruppo composi-to, diviso tra mercanti e artefici, a loro volta distinti in “bian-chi” (ghibellini) e “neri” (guelfi), comprendente personee famiglie assai differenti per cultura e tenore di vita. Nelcorso del Quattrocento, oltre agli Adorno, ai Fregoso, ai Guar-co e ai Montaldo, che si erano contesi il dogato, le gran-di famiglie popolari, quali De Franchi, De Fornari, Promon-torio, Sauli e i Giustiniani, banchieri e protagonisti dei gran-di traffici internazionali, avevano fatto proprie le consue-tudini della nobiltà e avevano ormai ben poco in comunecon gli artefici e i piccoli commercianti.Non sono chiari i criteri d’aggregazione, in molti casi peròebbe spazio la parentela con le famiglie capo albergo o lacontiguità delle residenze, ma in molti altri sembra del tut-to casuale. Non sappiamo quindi perché Raffaele de Ho-neto sia stato aggregato nel 1528 all’albergo De Franchi,ma è certo che la sua ascrizione al Liber Civilitatis ricono-sceva il suo pieno inserimento nel ceto dirigente cittadino.Egli era certamente proprietario di una casa con botteganella piazza di Ponticello, nell’area del borgo dei lanaio-li, ereditata dai tre figli maschi: Geronimo, il cui nome com-pare nel Liber Nobilitatis ma non sembra aver avuto di-scendenza maschile, Stefano e Giovanni Battista. Quest’ul-timo, notaio attivo dal 1540 al 1573,1 si chiamò sempreGiovanni Battista de Franchis de Honeto anche se nonrisulta mai essere stato ascritto. Negli anni ’40 ammini-strò i beni paterni anche per conto dei fratelli, rilascian-do al notaio Bartolomeo Oneto di Chiavari procure per am-ministrare i beni ancora posseduti nel Chiavarese.2

Il 23 maggio 1590 ebbero ascrizione al patriziato geno-vese Nicolò e Antonio Honeti del fu Giovanni Battista fuRaffaele e Giovanni Maria Honeto del fu Stefano fu Raf-fale.3 Quest’ultimo, colonnello delle Milizie di Novi nel 1611e di quelle del Porto Maurizio nel 1619,4 non risulta averlasciato prole.

La discendenza del notaio Giovanni Battista avrebbe in-vece avuto affermazione nel Regno di Napoli. Secondo unagenealogia manoscritta databile al XVIII secolo, che pre-senta però alcune imprecisioni, dal figlio Antonio avrebbeavuto origine il ramo dei De Franchi patrizi di Aversa. Nel1752 Francesco Pasquale De Franchi, nato ad Aversa nel1722 da Giovanni Battista (di Nicolò Antonio di GiovanniBattista di Antonio), ottenne l’ascrizione al Liber Nobilita-tis della Repubblica di Genova per sé e per il proprio fi-glio, Giovanni Battista Raimondo Nicolò, nato nel 1750, di-mostrando di discendere da un Antonio De Franchi fu Gio-vanni Battista fu Raffaele al quale il Senato della Repub-blica aveva rilasciato una fede di nobiltà il 16 novembre1601. A tal fine produsse una copiosa documentazione,nella quale questi De Franchi venivano definiti «ex nobi-libus Liguriæ et Averse» o anche, come nel caso di Fran-cesco Pasquale, «patritio aversano et Ligurie», oltre alletestimonianze raccolte in Napoli dal segretario della Re-pubblica, Luigi Molinelli, attestanti fra l’altro come la fa-miglia avesse posseduto un feudo rurale a Capua. Da que-sti documenti si apprende che Antonio De Franchi nel 1591aveva sposato ad Aversa donna Margherita Altomari, unio-ne che aveva portato gli Oneto De Franchi nel Regno diNapoli. Tuttavia, nessun documento faceva riferimento alcognome Oneto, che dopo la riforma costituzionale del1576, con l’emanazione delle Leges Novae e l’abolizionedegli alberghi, i membri della famiglia avrebbero dovutoriprendere. D’altra parte, come vedremo, anche gli altri One-to presenti nel Regno di Napoli avevano mantenuto, alme-no per un primo periodo, il cognome illustre dei De Fran-chi. Pare opportuno, in ogni caso, ricordare anche il ca-so poco noto di questa famiglia insediatasi nobilmente adAversa, perché costituisce un altro caso emblematico del-la diffusione avuta dai Genovesi nel Meridione.5

Il summenzionato Nicolò De Franchi Oneto del notaio Gio-vanni Battista ebbe invece un figlio, Giovanni Francesco,ultimo della famiglia ad ottenere l’ascrizione al Liber Nobi-litatis genovese il 28 giugno 1601. Trasferitosi in Napoli, do-ve mantenne il cognome de Franchi de Honeto malgradol’abolizione degli alberghi nel 1576 avesse imposto a tutticoloro che erano stati aggregati nel 1528 di riprendere ilproprio nome d’origine, Giovanni Francesco acquistò il feu-do di Teverola, identificabile con un casale di Napoli in Ter-ra di Lavoro. Infatti, il 20 dicembre 1610, in Napoli, il «ma-gnifico Io. Francisco de Franchis de Honeto barone Teve-role filio domini Nicolai» vendette alcune terre poste nelleville di Sanguineto e di Maxena, nella giurisdizione di Chia-vari, per un valore di 2.000 ducati al magnifico Pietro Fran-cesco Ravaschieri dei conti di Lavagna, membro della piùillustre famiglia chiavarese, il quale si era da tempo stabi-lito nel Regno di Napoli acquistandovi numerosi feudi,6 in-testò tali beni al cugino Cesare Ravaschieri di Chiavari, ri-servandosene l’usufrutto. Le terre in questione erano affit-tate per un canone annuo complessivo di 220 lire a Gia-

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como Oneto di Bartolomeo e a Bartolomeo Oneto di Ruf-fino, ai quali i nuovi proprietari rinnovarono la locazione.7

In questo Giovanni Francesco Oneto, ascritto al patriziatogenovese, gli Oneto palermitani, duchi di Sperlinga e prin-cipi di San Lorenzo,8 identificarono il proprio capostipitequando nel 1772 chiesero di essere ascritti al Libro d’O-ro della Repubblica. All’epoca essi avevano già acquisitoimportanti feudi e si erano legati per matrimonio ad alcu-ne grandi famiglie della nobiltà siciliana. Secondo quantoattestato dalla documentazione, da Giovanni Francesco eCornelia erano nati tre figli maschi: Gio. Agostino, Giovan-ni Battista e Gio. Stefano. Mentre il primo era morto sen-za discendenza, Giovanni Battista aveva avuto due figli ma-schi, Giovanni Tomaso e Giovanni Domenico; di questi, Gio-vanni Tomaso Oneto si era unito in matrimonio a donnaEleonora Beccadelli di Bologna dei principi di Sabuci, ap-partenente a una grande famiglia siciliana e nel 1697 ave-va ottenuto il titolo di principe di San Lorenzo. Suo figlio,Giovanni Battista, aveva anche acquistato la baronia di Ci-polla (1734), consolidando ulteriormente la posizione del-la sua famiglia nella nobiltà siciliana.Il terzogenito di Giovanni Francesco Oneto, Giovanni Ste-fano, nel 1652 aveva preso in moglie donna Livia Spatafo-ra e nel 1656 aveva acquistato la baronia di Sperlinga, ele-

vata in ducato nel 1667, acquisendo in seguito il marche-sato di San Nicolò di Laurateo (1658), il ducato di San Sil-vestro (1666), i feudi di Vescara e Cicera (1674), la baro-nia di Carrubba (1678), quella di San Bartolomeo e infineil feudo di Francavilla (1679). Si era anche inserito nellavita pubblica palermitana, ricoprendo la carica di Gover-natore del Monte di Pietà (1673, 1677 e 1678). Dalla mo-glie aveva avuto quattro figli maschi, Domenico, Francesco,Vincenzo e Mariano. Di questi, il primogenito, Domenico,aveva ereditato la maggior parte dei feudi paterni e nel 1682era stato insignito dei titoli di visconte di Francavilla e diprincipe di San Bartolomeo, acquistando anche il feudo diSanta Venera. In Palermo era stato governatore della No-bile Compagnia dei Bianchi nel 1685 ed era morto senzaaver avuto prole dalla moglie Caterina Valguarnera y Cor-vino dei baroni del Pozzo. Mariano Oneto, investito del ti-tolo di marchese di San Nicolò di Laureateo nel 1721, erastato governatore della Compagnia dei Bianchi nel 1732-33 e governatore del Monte di Pietà nel 1732-33, morì nel1749 lasciando una figlia femmina, Dorotea, andata poi spo-sa al cugino Giovanni Oneto di Francesco.I beni feudali pervennero quindi al secondogenito di Gio-vanni Stefano, Francesco, sposo di Gerolama Valguarne-ra y Corvino, dalla quale ebbe Antonio, Giovanni e Giovan-ni Stefano, i quali garantirono cospicua discendenza allafamiglia. Di questi il primogenito, Antonio, aveva acquista-to in Palermo il palazzo, da lui fatto sontuosamente restau-rare, che porta ancora il nome della famiglia.Nel 1772 Padre Antonio Oneto y Ruffo trattò con il segre-tario della Repubblica Luigi Gherardi, al quale, nel gennaio1772, da Palermo indirizzarono lettere sia Tomaso Oneto yRuffo, fratello di Antonio, principe di San Lorenzo, sia il cu-gino Francesco Honeto duca di Sperlinga. Tuttavia la docu-mentazione prodotta non risultò sufficiente a dimostrare cheil Giovanni Francesco avo degli Oneto di Sicilia fosse lo stes-so ascritto al Liber Nobilitatis.9 La famiglia continuò a fiori-re nobilmente in Sicilia per tutto il secolo successivo.

Note

1 ASGe, Notai Antichi, 2327, notaio Giovanni Battista De FranchiOneto.2 ASGe, Notai Antichi, 1751-1755, notaio Geronimo Villa, docc. an-ni 1539-1552.3 C. CATTANEO MALLONE DI NOVI, I “politici” del Medioevo genovese.Il Liber Civilitatis del 1528. Genova, 1987, p. 344.4 ASGe, Sala Senarega, 1717, Atti del Senato, doc. 23 marzo 1611;1792, Atti del Senato, doc. 13 agosto 1619.5 ASGe, Archivio Segreto, 2853, Nobilitatis, doc. 28 (29 dicembre 1752).6 A. LERCARI, I Ravaschieri tra Genova, Chiavari e Regno di Napoli(secoli XVI-XVIII), in I Ravaschieri. Storia e dimore di una famigliasignorile tra Chiavari, Genova e Napoli, a cura di Isabella Lagomar-sino, Genova, Associazione Dimore Storiche Italiane-Sezione Ligu-ria, De Ferrari, 2009, pp. 41-137.7 ASGe, Notai di Chiavari, 1039, notaio Domenico Fossato, docc.33 (4 gennaio 1611) e 38-39 (7 gennaio 1611).8 V. SPRETI, Enciclopedia storico nobiliare italiana, IV, Milano 1931,pp. 903-904.9 ASGe, Manoscritti, 531 F.

Sopra Stemmi componenti l’Albergo dei De Franchi nel 1528, in alto si riconosce lo stemma degli Oneto. Da “Agostino Franzoni,Nobilità di Genova” Genova, Pietro Giovanni Calenzani e Gio. Maria Ferroni. Genova. Biblioteca Civica Berio.

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