La campagna entra in città - Patricio Enriquez

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LA CAMPAGNA ENTRA IN CITTÀ PER QUALIFICARE I VUOTI URBANI Città di Vigevano Assessorato all’urbanistica e territorio Con il contributo di

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5 progetti di paesaggio urbano e di riconquista del dialogo tra campagna e città

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LA CAMPAGNA ENTRA IN CITTÀ P E R q u A L I f I C A R E I v u o T I u R b A N I

Città di VigevanoAssessorato all’urbanistica e territorio

Con il contributo di

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Capitolo 1 LA CAMPAGNA ENTRA IN CITTÁ – IL PROGETTO CARIPLO pag 6

Capitolo 2 CONTESTO PROGETTUALE pag 10

Capitolo 3 OBIETTIVI DEL PROGETTO pag 20

Capitolo 4 CENSIMENTO pag 26

Capitolo 5 AREE OGGETTO DI STUDIO pag 34 5.1 Area libera peri-urbana 1 5.2 Aree libere urbane 2 e 4 5.3 Area libera urbana 3 5.4 Area libera peri-urbana 5

Capitolo 6 IL PROCESSO PARTECIPATIVO pag 54

Capitolo 7 GLI ESEMPI DI RIFERIMENTO - BUONE PRATICHE pag 62

Capitolo 8 STUDI DI FATTIBILITA’ - GLI AMBITI ECOLOGICI URBANI pag 84 8.1 Ambito ecologico peri-urbano 1 8.2 Ambiti ecologici urbani 2 e 4 8.3 Ambito ecologico urbano 3 8.4 Ambito ecologico peri-urbano 5

I N D I C E

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Con il Bando Cariplo “La campagna entra in città” l’Amministrazione Comunale di

Vigevano ha inaugurato un costruttivo percorso di partecipazione per individuare obiettivi

comuni nello sviluppo di quelle aree definite “vuoti urbani”, obiettivi che - se realizzati -

porterebbero indiscutibilmente ad un miglioramento nella qualità di vita in Città.

Vigevano è una città circondata da un pregiato contesto agricolo-ambientale

all’interno del Parco del Ticino, è dunque una “città nella campagna”.

Una eccessiva espansione urbana, soprattutto in realtà di pregio come la nostra, rischie-

rebbe di compromettere la qualità dell’abitare e snaturare la specificità paesaggistica e

naturalistica del territorio che ci appartiene.

I cinque progetti, ideati e sviluppati insieme durante gli incontri che si sono

tenuti durante l’anno 2012, hanno come denominatore comune la volontà di riqualificare

e salvaguardare questi spazi, dando loro dignità e fruibilità urbana oltre ad una riconosci-

bilità ambientale ben definita.

Il secondo passo che l’Amministrazione intende fare è quello di partecipare ad

ulteriori bandi che consentano la realizzazione di questi progetti, portando così a conclu-

sione l’ottimo lavoro di partecipazione avviato quest’anno.

Luigi Grechi Assessorato all’urbanistica e territorio

Città di VigevanoAssessorato all’urbanistica e territorio

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“La campagna entra in città per qualificare i vuoti urbani” è il titolo del progetto che il Comune di Vigevano ha inoltrato alla Fondazione Cariplo in risposta ai bandi pubblicati nell’anno 2011. Fondazione Cariplo è un ente privato che opera per la promozione del bene pubblico mediante il sostegno a soggetti non profit, pubblici e privati. La Fondazione concede contributi a fondo perduto attraverso bandi di finanziamento per la realizzazione di progetti di utilità sociale, principalmente in quattro aree: Ambiente, Arte e Cultura, Ricerca Scientifica e Servizi alla Persona (per una miglior comprensione degli obiettivi, finalità perseguite e attività dalla Fondazione Cari-plo si rinvia al suo sito internet www.fondazionecariplo.it).Nella specifica area Ambiente, la Fondazione ha pubblicato nel 2011 uno proprio bando dal ti-tolo “Qualificare gli spazi aperti in ambito urbano e peri-urbano” rispondente al principale piano d’azione “sistematizzare e diffondere la conoscenza per orientare le decisioni e i comportamenti in modo sostenibile”. Il bando pubblicato si orienta dunque a favore di interventi volti a limitare l’intenso sviluppo territoriale che comporta, sempre più, un elevato consumo di suolo e una massiccia ridu-zione delle aree naturali e agricole, specie in contesti urbani e peri-urbani, ovverosia nelle frange di città dove l’urbanizzato si scontra con le aree libere dall’edificato.Il bando intende promuovere, come obiettivo basilare, la salvaguardia e la qualificazione degli spazi aperti in ambito urbano e peri-urbano attraverso il sostegno a progetti finalizzati sia a dif-fondere conoscenza sugli spazi aperti del territorio che a elaborare e diffondere idee per la loro salvaguardia e valorizzazione delle loro funzioni (vedasi a riguardo il bando “Qualificare gli spazi aperti in ambito urbano e peri-urbano” della Fondazione Cariplo pubblicato nel 2011 all’interno dell’area ambiente).

Gli spazi aperti sono identificabili con quelle aree non edificate e non urbanizzate poste entro ai margini dell’urbanizzato, indipendentemente dalla loro funzione, destinazione d’uso o effettivo utilizzo. Nella crescita delle città (espansione edilizia) si è assistito e si assiste ad un fenomeno di diffu-sione di vaste aree libere intercluse nell’edificato. Queste aree sono esemplificative del disordine con cui

Capitolo 1

LA CAMPAGNA ENTRA IN CITTÁ – IL PROGETTO CARIPLO

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Figura 1.1 - Occupazione dell’urbanizzato di Vigevano rispetto al territorio comunale ed ai territori circostanti

sono cresciute le città, caratteristica tipica dell’edilizia a partire dagli anni ‘50, dove i processi di costruzione avvenivano con progetti in assenza o in parziale applicazione di una politica pianifi-catoria (piano regolatore generale). Ma anche laddove l’edificazione è avvenuta secondo gli stru-menti della pianificazione comunale, le città si sono dotate di una serie di spazi che in parte sono rimasti inattuati, privi di identità e non appartenenti ad uno specifico disegno pianificatorio: essi si identificano come “vuoti urbani”, ovvero contributi essenziali alla non vivibilità della città.Sprawl urbano, città diffusa o dispersione urbana sono termini che stanno ad indicare una rapida e disordinata crescita di un’area metropolitana, anche in città di dimensioni medie. Questo feno-meno, nella maggioranza dei casi, va affermandosi nelle zone periferiche, data la connotazione di aree di recente espansione e sottoposte a continui mutamenti. Gli effetti della città diffusa sono quelli dell’inclusione e riduzione degli spazi ver-di e la conseguente assenza di pianificazione delle aree libere, considerate residuali rispet-to a quelle urbanizzate. Tale fenomeno “dilatatorio” dell’edificato ha comportato una fram-mentazione delle stesse aree libere e la loro meno marcata riconoscibilità nel paesaggio.

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A fronte di queste prerogative, il bando indetto prevede le seguenti attività:1. la redazione di studi di fattibilità, mirati a qualificare e/o consolidare uno o più significativi spa-zi aperti, mantenendoli nella o restituendoli alla propria funzionalità ambientale e/o sociale e/o agricola;2. il censimento - nel territorio di riferimento del progetto – degli spazi aperti a rischio di futura edificazione o urbanizzazione o in stato di degrado, finalizzato alla catalogazione del territorio per quanto riguarda i requisiti funzionali e ambientali. Da queste considerazioni ed in linea con l’orientamento della Fondazione Cariplo, il Comune di Vigevano ha deciso di presentare il progetto “La campagna entra in città per qualificare i vuoti urbani”, da sviluppare in alcune aree, disponibili nel patrimonio comunale, rientranti tra le due casistiche proposte dal bando: aree libere urbane (intercluse completamente dall’edificato e poste internamente alla città); aree libere peri-urbane (intercluse su più lati dall’edificato ma co-munque confinanti con almeno un lato con aree libere appartenenti al sistema aperto della cam-pagna) Le attività che il progetto persegue nella qualificazione degli spazi aperti e che il bando indica come esemplificative delle azioni da condurre sono volte:- alla riattivazione di valenze eco-paesistiche mediante interventi di riqualificazione paesaggistica;- al mantenimento e qualificazione di aree naturali (non attrezzate) in ambito urbano e peri-urbano;- alla deframmentazione di ambienti naturali;- all’incremento della fruibilità sostenibile degli spazi aperti e loro ridisegno e rinaturalizzazione;- al mantenimento e riorganizzazione delle fasce erbacee/arbustive/ arboree lungo campi/canali/rogge;- alla creazione, mantenimento e ampliamento di orti organizzati. Altro elemento importante del bando è quello legato alla partecipazione. Esso presup-pone infatti l’attivazione di un processo partecipativo ovvero l’istituzione di un percorso di condi-visione delle informazioni e delle visioni future sulle aree su cui si attiva il progetto da assumere con gli attori del territorio: cittadinanza ed enti territorialmente interessati. Ultimo aspetto qualificante del bando, relativo alla condivisione delle informazioni, è il censimento delle aree libere. Esso mira infatti alla costruzione di una banca dati territoriale, on line, in grado di restituire una fotografia dello stato attuale e reale dei territori studiati. Il progetto “La campagna entra in città per qualificare i vuoti urbani” contempla la reda-zione di uno studio di fattibilità incentrato su cinque aree di proprietà comunale ed il censimento degli spazi aperti, a rischio di futura edificazione, su tutta la porzione di territorio di pianificazione comunale (escludendo pertanto le aree sottoposte a pianificazione da parte del Parco del Ticino). La realizzazione di queste attività ha visto il coinvolgimento, oltre alle strutture tecnico/scientifiche del Comune, dello studio tecnico professionale Basilico Enriquez architetti associati e del Dott. Fabio Villa.

Capitolo 1

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Il Comune di Vigevano è situato nella porzione nord - occidentale della provincia di Pavia, a confine con la Provincia di Milano, nell’area geografica nota come Lomellina. Il suo territo-rio comunale nella parte orientale è attraverso dal fiume Ticino.Il territorio del comune è inserito nella pianura irrigua lombarda, si estende su una superficie di 82,38 kmq, presentando una densità di popolazione di 732 abitanti per kmq, valore decisamente superiore rispetto a quello medio regionale di 400 ab/kmq e a quello medio dell’area di inserimen-to, pari a 334 ab/kmq.La pianura irrigua si identifica come la parte di pianura a sud dell’area metropolitana milanese, tra la Lomellina e il Mantovano, a meridione della linea delle risorgive. È compresa nel più ampio sistema interregionale del nord Italia che si caratterizza per la morfologia piatta, per la presenza di suoli fertili e per l’abbondanza di acque sia superficiali che di falda.Tali caratteristiche fisiche hanno determinato una ricca economia, basata sull’agricoltura e sull’al-levamento intensivo, che presenta una produttività elevata, tra le maggiori in Europa. La caratteri-stica di tale territorio è di possedere una forte vocazione agricola.Vigevano in questo contesto territoriale può essere definita una “città nella campagna”, in quanto si localizza all’interno del sistema territoriale della pianura irrigua e del Parco del Ticino mantenen-do però le peculiarità morfologiche, economiche e sociali di un grande polo urbano.La campagna che è possibile ammirare in queste zone presenta ancora, sebbene in parte compro-messa dall’uso di moderne tecniche agricole, le caratteristiche originali del paesaggio agrario (si veda ad esempio l’elevata presenza delle marcite). I centri urbani sono immersi nella campagna e la campagna è permeata da cascine di elevato valore architettonico e monumentale: rappresenta-no l’antica organizzazione agricola dei territori irrigui.La città di Vigevano è immersa pertanto in un sistema che ha nella sua posizione geografica un punto di forza. Il territorio della pianura irrigua è sempre stato influenzato da stretti rapporti fun-zionali con i territori limitrofi appartenenti ad altre regioni che esercitano la loro forma di gravita-zione.

Capitolo 2

CONTESTO PROGETTUALE

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Figura 2.1 - Restituzione aerea del territorio comunale di Vigevano. In evidenza le aree soggette a pianificazione comunale e sul lato orientale la presenza

del fiume Ticino

Gran parte della produzione agricola lombarda deriva dalla Pianura Irrigua, dove l’agricoltura è ancora praticata con elevati livelli di intensività. Seminativi, orticoltura e vitivinicoltura sono le at-tività maggiormente praticate a cui si aggiungono le attività zootecniche di allevamento di bovini e suini.

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Un’ulteriore, grande, risorsa di questa parte di territorio, è la marcata presenza di Par-chi riconosciuti e di Siti di Importanza Comunitaria. Tali istituzioni sono una risorsa ambientale e naturalistica di grande rilievo, nonché la testimonianza dell’elevata qualità ambientale ancora presente, nonostante la crescita continua di aree destinate all’uso antropico con la conseguente riduzione delle coperture vegetali e naturali.Il Territorio del Comune di Vigevano è dunque interessato dai seguenti siti appartenenti alla Rete Natura 2000 (vedi Figura 1):- SIC IT2080002 “Basso corso e sponde del Ticino”;- SIC IT2080013 “Garzaia della Cascina Portalupa”;- ZPS IT2080301 “Boschi del Ticino”.

Figura 2.2 - Rapporto tra comune di Vigevano e gli elementi della Rete Natura 2000

Capitolo 2

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L’abitato invece si presenta sul territorio pressoché al centro, molto compatto per quan-to riguarda la città storica e molto disaggregato per quanto riguarda la città di espansione avvenu-ta principalmente attorno gli anni ’50 e ’60.Proprio nella città di espansione si assiste ad una presenza diffusa di vaste aree libere intercluse nell’edificato, che il progetto intende assumerle, ridenominandole, sotto la dicitura di “ambiti ur-bani ecologici”. Queste aree sono esemplificative del disordine con cui è avvenuta la crescita della città, caratteristica tipica dell’edilizia degli anni ’50 e ’60 dove i processi di costruzione avvenivano con progetti in assenza di una politica pianificatoria.Le aree su cui si sviluppano gli studi di fattibilità appartengono proprio a questa categoria e si pongono come casi esemplificati di una patrimonio pubblico (aree di proprietà comunale), che però non contribuiscono al patrimonio paesistico, ambientale, ecologico, ne tanto meno dei ser-vizi erogati alla comunità. A livello del grado di impermeabilizzazione dei suoli compresi nell’Area Urbana (AU) possiede una estensione di 2.037 ha. L’insieme delle aree urbane impermeabili corrisponde ad una superficie di circa 915 ettari, pari al 54% dell’intera AU detratta l’area destinata alla viabilità. Livel-lo piuttosto elevato rispetto a quello ritenuto in linea del tutto generale (inferiore al 50%) come sufficiente a garantire la capacità di rigenerazione delle risorse naturali.

Area Urbana (AU) = 2.037 ha

Viabilità principale e secondaria = 337 ha (circa 16,5 % dell’AU)

Area Urbana al netto della viabilità = 1700 ha

Livelli di permeabilizzazione dei suoli urbanizzati al netto della viabilità principale e secondaria

altissima 100 ha 6 %

altamediabassa

225 ha590 ha155 ha

13 %35 %9 %

Aree permeabili, agricole 630 ha 37 %

TOTALE 1.700 ha 100 %Legenda:- aree ad altissima impermeabilizzazione - costituite da suoli ad indice di impermeabilizzazione (rapporto tra ST e Superficie Impermeabile) maggiore o uguale all’80%;- aree ad alta impermeabilizzazione - con indice maggiore al 50% e inferiore all’80%- aree a media impermeabilizzazione - con indice maggiore al 10% e minore o uguale al 50%- aree a bassa impermeabilizzazione - con indice minore o uguale al 10%- aree permeabili - aree non edificate o agricole

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La quasi totalità del suolo extraurbano del comune di Vigevano è interessata dalla pre-senza di coltivazioni. La tipologia colturale prevalente è data dalle risaie dai seminativi e da qual-che residua marcita. Con l’esclusione del Parco del Ticino la vegetazione naturale è ridotta a piccoli frammenti isolati nella campagna, e a vegetazione arbustiva e arborea a sviluppo nastriforme lun-go i corpi idrici, o in sviluppo in corrispondenza di zone incolte.Le aree agricole, negli ambiti soggetti a forte pressione edificatoria e infrastrutturale, subiscono effetti di erosione, frammentazione, perdita del loro ruolo originario. In questi ambiti si ha una evoluzione del ruolo delle aree agricole che assume sempre più funzioni di servizio rispetto a quelle urbane. Per consentire un pieno svolgimento delle nuove funzioni emergenti delle aree agri-cole di frangia occorre da un lato preservarne la sussistenza (criterio già in parte ricompreso nel precedente) e dall’altra consentire l’evoluzione dell’agroecosistema verso una struttura adeguata a questo nuovo ruolo. Ciò significa prevedere azioni e strumenti in grado di configurare una nuova struttura ecosistemica delle aree agricole di supporto a funzioni ecologiche e paesistiche necessa-rie a conferire loro le caratteristiche per lo svolgimento del ruolo multifunzionale.

Il consumo di nuove aree, oltre che essere in contrasto con gli indirizzi di sostenibilità ambientale, impone insostenibili costi sociali e “di sistema” determinati dall’occupazione dello spa-zio.L’obiettivo di risparmiare suolo trasformabile è perseguibile attraverso l’adozione di misure di re-golazione urbanistica imperniate sul riuso delle aree dismesse e la rifunzionalizzazione delle stes-se. Ma ciò non si deve tradurre in forme di riqualificazione e/o rifunzionalizzazione delle aree libe-re interstiziali del tessuto edilizio urbano, che spesso vengono occupate da interventi edificatori in sostituzione, o come giustificazione, di nuove occupazioni delle superficie agricole e/o libero poste al di fuori dell’urbanizzato. Un eccessivo processo di densificazione delle aree urbane comporta gravi problemi di sostenibilità interna all’edificato, in termini di vivibilità degli spazi, percezione delle temperature, riduzione del livello di comfort abitativo e incremento delle criticità legate alle componenti am-bientali (aria, acqua, suolo e sottosuolo). Le aree degradate e/o sottoutilizzate, soprattutto quelle intercluse nell’edificato pos-sono essere recuperate e riqualificate, cambiandone completamente l’inserimento paesaggistico ed ambientale, convertendo superfici compromesse in superfici ad elevato valore naturalistico, paesaggistico e fruibili da parte della collettività. Questo è il principale intento del progetto.

Capitolo 2

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IL PARCO DELLA VALLE DEL TICINO La presenza del grande contenitore ambientale del Parco del Ticino investe l’intera su-perficie territoriale del Comune di Vigevano, in cui ormai ha assunto da diverso tempo un concetto reale di “Parco” sia nella legislazione vigente che nella mentalità della gente, è in quanto tale, com-ponente essenziale dell’identità territoriale comunale.Pertanto l’approccio del progetto nei confronti dell’area del Parco del Ticino è volto a:- l’utilizzo delle valenze ambientali e territoriali dell’area, e del suo paesaggio definito in centinaia di anni di lavoro della natura e dell’uomo e, quindi, necessitante di un costante controllo e manu-tenzione, nel rispetto degli habitat sensibili;- l’individuazione di un “possibile” e “necessitato” disegno unitario tra “Parco” e “Città” che sia con-divisibile e condiviso non solo dagli enti pubblici ma sopratutto dalla società insediata.Rispetto agli indirizzi delineati, la diversa identità storica, paesaggistica, ambientale ed architet-tonica, che connota i due ambiti territoriali, obbliga a definire, a maggior ragione, due linee stra-tegiche molto distinte.

Per quanto riguarda l’ampio sistema naturale del Parco, innanzitutto si rileva che que-sto rappresenta il principale elemento naturale del tessuto edificato su cui implementare la rete ecologica locale, svolgendo anche il compito di grande polmone verde e di corridoio ecologico principale a livello Provinciale e Regionale. In tal senso, le aree comunali prescelte su cui ricon-durre gli studi di fattibilità si dispongono proprio nei punti cardini della rete ecologica locale e di raccordo con quella sovralocale, al fine di far entrare “la campagna in città”.L’area del Parco della Valle del Ticino, si articola lungo il fiume omonimo e su 2 Regioni: Piemonte e Lombardia. Il Parco del Ticino Lombardo si estende per circa 91.410 ha di cui 22.249 a Parco Na-turale e 69.161 a Parco Regionale, comprendendo l’intero territorio amministrativo di 47 Comuni collocati lungo il tratto del fiume Ticino nella fascia tra il lago Maggiore e il fiume Po, nelle provin-ce di Varese, Milano e Pavia. Il Parco del Ticino Piemontese comprende, invece, una superficie di 6.561 ha a Parco Naturale interessando 11 Comuni della provincia di Novara. Il Parco si caratterizza per la presenza di diverse “vie verdi” possedendo una rete di 780km di percorsi ciclo-pedonali, di cui 122 km di piste ciclabili, oltre che di una vasta presenza di biodiversità, annoverando circa 4.932 tipi di specie viventi censite.Dell’intera superficie del Parco circa il 60% è coltivata e su cui operano circa 1500 aziende che con-ducono i terreni a seminativi (65%), prati permanenti (10%), colture arboree da legno (20%), altro (5%). Fra i seminativi le principali colture sono mais, riso, frumento, orzo, soia, pisello proteico. Gli allevamenti sono molto diffusi e le aziende agricole con allevamenti sono più di 700.

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Accanto alla valle fluviale, il paesaggio della pianura irrigua si caratterizza dalla presenza di nu-merosi fontanili, di grandi opere idrauliche, di antichi sistemi di coltivazioni e di altri elementi che ormai arricchiscono il paesaggio agrario e su cui incide l’urbanizzato e rispettivo paesaggio costruito.

Figura 2.3 - Struttura del paesaggio agrario e dell’armatura urbana. Fonte: Quadro conoscitivo del Piano di Governo del Territorio

Capitolo 2

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ANALISI SWOT I punti di forza, debolezza, le minacce e le opportunità del territorio vengono di seguito presentate in un classico approccio SWOT, che prende il nome dai termini anglosassoni Strenght (punti di forza), Weaknesses (punti di debolezza), Opportunities (opportunità) e Threats (minac-ce) L’analisi SWOT è una metodologia che consente di rappresentare in modo razionale ed ordinato l’influenza esercitata dai diversi fattori agenti nel contesto ambientale sulla realizzazione delle progettualità. Le azioni saranno conseguentemente orientate a sviluppare i punti di forza, eliminare i punti di debolezza, sfruttare le opportunità ed attenuare i rischi. La finalità dello stru-mento è quella di mettere in luce e sfruttare tutti gli elementi, sia interni che esterni al sistema che potenzialmente contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di un progetto. Quanto di seguito brevemente esposto in merito a elementi di forza e debolezza, op-portunità e minacce rappresenta una prima sommaria ricognizione che è stata svolta in sede di presentazione del progetto alla Fondazione Cariplo. In questa proposta l’analisi SWOT ha principalmente lo scopo di fornire i risultati più immediati e intuitivi.

Strenght (punti di forza)

- Presenza del Parco della Valle del Ticino, quale area ad elevato grado di natu-

ralità.

- Presenza di porzioni di territorio di tipo agricolo, relativamente compatte ed in

grado di costituire aree di connessione, o porzioni di corridoi.

- Presenza di elementi di pregio dal punto di vista storico e paesistico.

- Presenza di insediamenti rurali di rilevanza paesistica.

Weaknesses(punti di debolezza)

- Aree di intenso sviluppo edilizio.

- Elevata impermeabilizzazione del suolo.

- Area di confine a cavallo di due provincie.

- Presenza di aree libere non gestite nell’urbanizzato che generano problemi -

ambientali (usi impropri).

Opportunities(opportunità)

- Messa a sistema delle aree libere disponibili tra cui vi sono diverse di proprietà

comunali.

- Collegamento con le aree libere territoriali.

- Conversione delle aree libere oggi impropriamente utilizzate verso forme di

rinaturalizzazione e a servizio della società insediata, nonché a favore di forme di

riconversione paesistico/ambientali.

Threats(minacce)

- Ulteriore frammentazione e disordine dello spazio urbano e libero esistente.

- Occupazione delle aree libere intercluse.

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Capitolo 2

In estrema sintesi, la maggiore criticità che si rileva, e che è anche la principale moti-vazione che ha spinto l’idea iniziale di progetto, è la presenza diffusa di aree libere non gestite che generano problematiche anche di livello ambientale, la forte urbanizzazione che minaccia la presenza agricola, ed il conseguente rischio di un irreversibile impoverimento di suolo libero che porterebbe alla definitiva impossibilità di diminuire le attuali pressioni antropiche legate alla den-sità abitativa e di impermeabilizzazione del suolo urbano.

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“La campagna entra in città” non è solo una metafora ma anche l’obiettivo principe che il progetto si è proposto di sviluppare nel territorio di Vigevano.E’ stato illustrato nei capitoli precedenti come Vigevano sia caratterizzato da una crescente densità urbana ed abitativa, fenomeno che, come in tanti altri comuni della Lombardia, rischia di compro-mettere la qualità del vivere e dell’abitare dei propri cittadini. Gli effetti negativi di una eccessi-va espansione urbana, soprattutto in realtà di pregio come questa, caratterizzata da un’elevata qualità degli spazi aperti territoriali legati per lo più ad attività agricole, sono duplici: da un lato, come detto, inficiano la qualità dell’abitare; dall’altro lato snaturano la specificità paesaggistica e naturalistica del contesto ambientale e territoriale di riferimento. I processi di crescita urbana hanno evidenziato la presenza di porzioni di città esito di un processo di addizione insediativa che, pur attuandosi in conformità alla strumentazione urbanistica vigente, è avvenuta quasi ovunque per addizione di parti, progettate in maniera distinta e separata anche quando contigue, soprattutto nella città di espansione. Sono stati così realizzati insediamenti ed ambienti edilizi, spesso poco relazionati, non solo al contesto urbano, ma soprattutto al più am-pio sistema naturale territoriale e al territorio aperto immediatamente adiacente. Ciò ha generato del resto anche la presenza diffusa di diverse aree all’interno del tessuto edilizio che risultano completamente anonime, su cui non vi è la presenza di nessun tipo di intervento anche a livello ambientale.Questo tema risulta più rilevante e significativo in corrispondenza dei margini della città, dove i tessuti insediativi perdono i loro legami e le loro coerenze per spingersi e disperdersi nella matrice dei territori aperti.Fare entrare la campagna in città significa dunque, all’interno del progetto, innescare un processo inverso a quello dell’urbanizzazione: il concetto basilare è quello in cui non è più la città ad espan-dersi consumando suolo alle campagne circostanti ma sono proprio le campagne a riappropriarsi di parti di città.

Capitolo 3

OBIETTIVI DEL PROGETTO

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Le aree scelte dal progetto (5 aree) su cui sviluppare degli studi di fattibilità di riconver-sione naturalistica, sono oggi dei vuoti urbani: senza identità e destinazione qualificante, scarsa-mente accessibili e non fruibili dalla collettività. Sono tutte aree non riconoscibili all’interno di un disegno urbano. Questo loro “anonimato” le rende deboli di fronte all’incessante avanzare dell’ur-banizzazione, che per sua natura si espande e riempie proprio questi vuoti, se non addirittura creandone dei nuovi. Risulta dunque fondamentale valorizzare e qualificare i vuoti urbani, ridargli dignità, fruibilità e riconoscibilità in modo da garantirne la loro salvaguardia come risorse naturali.Del resto proprio questi “vuoti urbani” derivano da una pura e mera applicazione legislativa rispon-dente all’obbligo di cessioni di aree nell’attuazione delle previsioni dello strumento urbanistico, a cui non è corrisposto un coordinato e lungimirante progetto di opportuna collocazione di esse nella città, nonché opportuni interventi qualificanti sulle stesse aree (Figura 3.1). Il progetto redatto, dunque, getta le basi per l’avvio di un processo di ridisegno della forma urbana e per l’instaurazione di una forma di dialettica tra città e campagna, a partire dagli elementi di naturalità presenti a livello territoriale (campagna) e dagli spazi aperti urbani che il progetto li rinomina come “ambiti urbani ecologici”. Ed è proprio su questa nuova definizione che deriva tutta la valenza esemplificativa di come aree di scarso valore, diventino i capisaldi fondatori e le risorse rigeneratrici di un nuovo modello di “urbanità” e di equilibrio tra presenza umana (atti-vità antropica) ed specie naturali (biodiversità).

Figura 3.1 - Esemplificazione di una tipica area urbana non accessibile, non fruibile ne qualificata che diviene un vuoto urbano. Via Stropeni - Vigevano

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Inoltre, un rapporto equilibrato tra aree edificate ed aree libere e nel contempo la tutela e valorizzazione delle aree di maggior pregio naturalistico o paesistico o ambientale, consentono di mantenere e conservare la qualità dell’ambiente locale a riduzione delle pressioni ambientali in-dotte dallo spazio edificato. Sono possibili, dunque, interventi diretti ed indiretti volti sia a definire la forma urbana sia a ricostruire un margine tra le aree urbane e le zone rurali che nel progetto è stato coniato come “ruralizzazione della città”. Questo rappresenta l’obiettivo primario del progetto. Numerose indagini scientifiche hanno infatti dimostrato come la temperatura dell’aria in città sia di norma superiore a quella della campagna circostante. Questo fenomeno va sotto il nome di urban heat island effect (effetto isola di calore urbano) e indica quindi la maggior capacità dell’ambiente costruito, rispetto alla campagna, di trattenere il calore, tanto che la città risulta più calda a causa delle varie attività metaboliche della città, come ad esempio il riscaldamento degli edifici e le attività industriali (Figura 3.2).

Figura 3.2 - Esemplificazione degli effetti dell’isola di calore: temperature più alte in centro città e conseguente abbassamento negli ambiti rurali

Capitolo 3

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Il mantenimento e la relativa valorizzazione di aree verdi opportunamente dislocate nella città possono avere un effetto mitigante sugli estremi termici a livello macro-climatico. In tal senso la presenza di vegetazione contribuisce alla protezione sia delle persone sia delle strutture edilizie dalla radiazione solare diretta e dal riverbero delle superfici pavimentate, a cui si accom-pagna l’effetto che il verde nelle aree residenziali può assumere nel favorire il risparmio energetico (in particolare per il condizionamento d’aria nei mesi caldi per abitazioni ed uffici). Si deve poi considerare il problema dell’inquinamento da rumore che ha assunto negli ultimi anni un’importanza sempre maggiore, risultato dell’aumento della popolazione e dell’ecces-sivo estendersi delle aree urbanizzate, come nel caso specifico di Vigevano. Anche in questo caso diversi studi sul campo dimostrano l’efficacia della vegetazione nell’attenuare i rumori relativi alle arterie di traffico urbano e alle strade periferiche di scorrimento veloce. La riduzione degli impatti antropici prodotti dal “fenomeno abitare” sono anche essi obiettivi che il progetto persegue.Infine il progetto persegue anche l’obiettivo di tutela e valorizzazione dei caratteri identitari del paesaggio. Il principio fondante di questo criterio è la tutela e la valorizzazione dei fattori di iden-tità dei luoghi di applicazione del progetto, ovverosia quello di riassegnarli all’immaginario collet-tivo per sottrarli all’abbandono. Particolare attenzione deve essere posta sicuramente per il paesaggio percepito, ma anche per il paesaggio storico che non corrisponde necessariamente a ciò che vediamo oggi, ma che di fatto esprime significati indelebili nel tempo. Quanto appena detto è rappresentato dal pa-esaggio che cambia, che si trasforma lentamente o velocemente, soprattutto ai margini della città verso la campagna, i quali diventano elemento sensibile. In tutti i tempi piante e giardini sono stati oggetto di attrazione per motivi edonistici. Le merende sull’erba, le scampagnate, le feste campestri, sono una forma di ricreazione antica quanto la civiltà, e in certi tempi e luoghi hanno assunto caratteri di comportamento collettivo, ampiamente documentato anche dalle arti e dalla letteratura. Una delle funzioni fondamentali degli spazi collettivi è di favorire l’incontro e l’inte-grazione, intenzionale o casuale. Sono luoghi fondamentali e polifunzionali per la comunicazione sociale, nonché luoghi di ricreazione psico-fisica, distensione, riposo, divertimento. Gli spazi verdi consentono pertanto all’uomo un’esperienza stimolante di contrasti con l’ambiente edificato, che si estende a parecchi fattori (forme, colori, odori, ecc.). Ciascuna com-ponente può avere un ruolo particolare; ad esempio nei quartieri con edifici molto alti gli alberi forniscono all’uomo una misura spaziale a lui più vicina e familiare. Risulta del tutto evidente come gli stessi spazi contribuiscano anche a stabilire un inti-mo legame dei cittadini con il paesaggio urbano, favorendo un processo di identificazione, che si deve cercare di promuovere, per contrastare il processo contrario, di rifiuto, caratteristico di molte aree urbane degradate come quelle presse in considerazione dal progetto.

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In sintesi il progetto persegue i seguenti macro obiettivi:- Riqualificare e rifunzionalizzare il tessuto urbano;- Rapportare il tessuto urbano con il tessuto aperto delle aree libere territoriali;- Diminuire le pressioni antropiche nella superficie urbanizzata;- Compattare la forma urbana nel rispetto degli elementi di naturalità presenti;- Conservare e migliorare la qualità ecologica complessiva;- Tutelare e valorizzare i caratteri identitari del paesaggio;- Mitigare i rischi territoriali (naturali ed antropici). Gli effetti positivi che si produrranno attraverso queste azioni sono di varia natura: dal punto di vista ambientale, la sottrazione di aree al consumo di suolo coadiuverà la salvaguardia del territorio dallo smodato consumo di suolo. Inoltre la presenza di consistenti aree verdi, all’interno delle superfici edificate, può ridurre gli impatti derivanti dalla forte densità antropica dell’urbaniz-zato in termini di abbassamento della temperatura e della qualità dell’aria come già precedente-mente descritto; dal punto di vista paesaggistico il progetto tende a sviluppare una interessante sperimentazione di “contro-urbanizzazione e ruralizzazione” con la creazione di spazi liberi natura-listici in città e alle porte della città; dal punto di vista sociale si andrà a creare una nuova fruibilità di spazi e ambienti offerti ai cittadini, favorendo il miglioramento della qualità dell’abitare e la valorizzazione socio-culturale della tradizione agreste e naturalistica della città. Questi sono gli obiettivi a cui si tende nella strutturazione e futura realizzazione degli “ambiti ecologici urbani”, soprattutto nella qualificazione e valorizzazione dei “vuoti urbani” dan-dogli dignità, fruibilità e riconoscibilità collettiva.

Capitolo 3

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La fase di censimento è stata realizzata tra il mese di Febbraio ed il mese di Settembre 2012. Sono state mappate 44 aree libere all’interno dei limiti comunali di Vigevano. Per ogni area è stata compilata una scheda descrittiva, basata su un format predisposto dalla Fondazione Cari-plo per necessità di omogeneizzazione dei diversi progetti di censimento finanziati sul territorio regionale. Ogni area libera è stata cartografata, predisponendo una banca dati in formato shape-file, in modo da poter essere integrata nel portale cartografico dedicato al progetto Spazi Aperti, predisposto da Fondazione Cariplo (Figura 4.1). Le basi cartografiche utilizzate per la mappatura (Figura 4.2) sono state l’ortofoto 2006, disponibile sul Portale Cartografico Nazionale gestito dal Ministero dell’Ambiente (www.pcn.minambiente.it), e la cartografia comunale (DB Topografico) in scala 1:2000. La scheda descrittiva (Figura 4.3), compilata per ognuna delle aree, contiene informa-zioni relative alla dimensione dell’area, alla sua ubicazione, ai motivi che l’hanno fatta rientrare nel censimento, allo suo stato attuale, sia dal punto di vista ambientale (con descrizione delle even-tuali caratteristiche di pregio), sia dal punto di vista urbanistico (con la descrizione delle previsioni che insistono sull’area ai diversi livelli della pianificazione: PGT e PTCP).

Capitolo 4

CENSIMENTO

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Figura 4.2 - Screenshot sito Fondazione Cariplo - Mappatura delle aree libere

Figura 4.1 - Screenshot sito Fondazione Cariplo - Aree libere

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Il censimento è stato condotto in tutta la porzione di territorio a pianificazione comu-nale, escludendo pertanto le aree sottoposte a pianificazione da parte del Parco del Ticino.Escludendo la superficie sottoposta a pianificazione del Parco, l’area comunale si riduce da 7910 ha a 2358 ha. In quest’area sono stati cartografati e censiti 672 ha di aree libere. La superficie restante è classificabile come territorio urbanizzato di diverso tipo, dall’urbanizzato denso nelle zone del centro città (che magari comprendono anche parchi urbani, o aree verdi attrezzate, che però non rientrano nella tipologia di aree oggetto di censimento), all’urbanizzato rado della cinta periurbana.

Le aree censite differiscono molto, sia per struttura che per dimensione; il principio base che si è voluto seguire è stato quello dell’omogeneità territoriale, ossia sono state considera-te corpi unici tutte quelle aree che si trovano sufficientemente vicine sia come distanza spaziale, sia come uso del suolo. Questo ha portato alla creazione di aree molto piccole, al di sotto dell’et-taro di superficie, nell’area urbana ed aree di dimensioni consistenti e poco compatte nella zona periurbana. Nella carta in Figura 4.4 viene riportata la distribuzione delle aree mappate ed i limiti delle aree IC a pianificazione comunale.

Capitolo 4

Figura 4.3 - Screenshot sito Fondazione Cariplo - Scheda descrittiva aree libere

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Figura 4.4 - Distribuzione delle aree mappate ed i limiti delle aree IC a pianificazione comunale.

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Capitolo 4

Le aree libere all’interno dell’area urbana sono isole tra loro molto differenti: compren-dono aree vegetate e non, aree gestite e curate, con alberi da frutta ed orti, ed aree in stato di abbandono; alcune sono accessibili, altre invece cintate.Per quanto riguarda le aree nella zona periurbana, l’uso che viene maggiormente rilevato è, ovvia-mente, quello agricolo; in particolare, man mano che ci si avvicina al limite con il Parco del Ticino, il paesaggio assume sempre più l’aspetto tipico delle aree inserite nel parco, con cascine e campi coltivati, in gran parte a risaie, e si avverte sempre meno la pressione antropica.

La spiccata vocazione naturalistica delle aree inserite nel Parco del Ticino, nonché la loro tutela, le fa rientrare all’interno della Rete Ecologica Regionale (RER). La aree ad Est e ad Ovest dell’area urbanizzata Vigevanese sono infatti identificate come elementi primari della RER, ossia elementi di fondamentale importanza del corridoio ecologico che si estende lungo tutto il corso del Ticino. I due elementi del corridoio ecologico che vengono identificati in questo modo all’inter-no del territorio comunale di vigevano trovano la possibilità di congiungersi nella zona settentrio-nale del comune, inedificata e che rientra quasi totalmente nell’area di pianificazione del Parco, che infatti è stata classificata come elemento di secondo livello della RER.

All’interno delle aree identificate dalla RER si segnala inoltre la presenza di aree in-dividuate come “rilevanze vegetazionali” nella banca dati regionale: si tratta di boschi di latifo-glie, cespuglieti e vegetazione dei greti, mappate nella banca dati in quanto di rilevanza a livelloregionale in funzione della loro peculiarità, o della loro funzione (come corridoio, come aree tam-pone, per la conservazione della biodiversità di un determinato biotopo, ecc…). All’interno della stessa banca dati vengono individuati anche alcuni fontanili attivi nella zona orientale del comu-ne. E’ da notare che tutta la fascia orientale del comune di Vigevano è classificata tra le “bellezze d’insieme” nel Sistema Informativo dei Beni Ambientali (SIBA) regionale, per la sua valenza paesag-gistica. Le bellezze d’insieme vengono infatti descritte dalla legge 1497/39 come “..i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale; le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e così pure quei punti, di vista o di belve-dere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di queste bellezze..” Infine, per completare la descrizione degli elementi di valenza ambientale che circon-dano ed attraversano il territorio vigevanese, è necessario citare la fitta rete di canali irrigui che caratterizzano il paesaggio agricolo della zona, e che sono identificati come rilevanze della rete irrigua nella banca dati dei beni storico-paesaggistici della regione.

Oltre al Parco Regionale della Valle del Ticino, all’interno del quale ricade tutto il ter-ritorio di Vigevano, sono presenti due ulteriori aree tutelate, all’interno dei confini comunali: nella porzione orientale infatti si individua il SIC (Sito di Importanza Comunitaria) denominato

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po Fontanili attivi

Rilevanze della rete irriguaRilevanze vegetazionali

! ! ! ! !

! ! ! ! !

! ! ! ! !Bellezze d'insieme

Elementi di primo livello della RERElementi di secondo livello della RERSiti di Importanza Comunitaria (SIC)

Limiti amministrativi comunali

I

0 1 20.5km

Figura 4.5 - La rete ecologica, le aree identificate dalla banca dati regionale e le aree protette

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Capitolo 4

“Basso corso e sponde del Ticino” (codice IT2080002), che comprende sia la depressione valliva del fiume Ticino, sia parte della pianura in cui è inciso il solco fluviale, la cosiddetta bassa pia-nura. L’elemento vegetazionale più importante è rappresentato dai boschi ripari, tuttavia non mancano esempi di vegetazione di greto, di praterie secche e di vegetazione acquatica palustre. Nella porzione occidentale si trova invece il SIC denominato “Garzaia della cascina Portalupa” (co-dice IT2080013) che è caratterizzato dalla presenza di bosco di ontani ove nidificano aironi di varie specie.Entrambi i SIC rientrano nella ZPS (Zona di Protezione Speciale) denominata “Boschi del Ticino”.

Nella carta in Figura 4.5 viene riportata la rete ecologica, le aree identificate dalla banca dati regionale e le aree protette.

In questo quadro territoriale ed ambientale, immerso in aree tutelate, il PGT (Piano di Governo del Territorio, ossia lo strumento di pianificazione urbanistica comunale) vigente indivi-dua alcuni tracciati, che rappresentano “ambiti radiocentrici in cui la possibilità di connessione tra la maglia ambientale del Parco del Ticino e la maglia ambientale urbana è agevolata dalla presenza di maggiori quantità di spazi aperti”. Queste aree sono state individuate nelle porzioni nord-occi-dentale, nord-orientale e sud-orientale del comune.

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l progetto si articola in cinque aree di proprietà comunale rispondenti alle due casi-stiche indicate dal bando: aree urbane e aree peri-urbane (Figura 5.1).

Capitolo 5

AREE OGGETTO DI STUDIO

Figura 5.1 - Planimetria di inquadramento territoriale riportante le aree di proprietà pubblica oggetto del progetto

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Queste aree sono collocate:- area 1: sita in adiacenza delle vie Buccella e Nosotti a nord del tessuto centrale, lambita dalla roggia Mora ed esemplificativa di un’area peri-urbana;- area 2: sita all’incrocio della via Santa Maria e il corso Brodolini, a sud del tessuto centrale ed esemplificativa di un’area urbana;- area 3: sita alla fine della via Stropeni, posta ad est in posizione immediatamente adiacente al tessuto centrale ed esemplificativa di un’area urbana;- area 4: sita all’incrocio della via Santa Maria e del corso Brodolini, a sud del tessuto centrale e dell’area 2, interessata dal passaggio di una roggia ed esemplificativa di un’area urbana;- area 5: sita in adiacenza alle vie Magnanina e Valletta Fogliano, a sud del tessuto centrale, ed esemplificativa di un’area peri-urbana.

Tutte queste aree non risultano gestite in nessun modo, salvo che la obbligata ma-nutenzione legata al taglio saltuario delle superfici verdi e raggiungono complessivamente una estensione di circa 81.000 mq (8.1 ha). Questo capitolo è dedicato alla descrizione di ciascuna area di intervento a seguito dell’attività condotta direttamente sul campo (rilievo) e finalizzata a:- ricomporre il quadro sulla situazione urbanistica, agronomica ed ambientale;- misurare quantitativamente e qualitativamente le aree per restituire un quadro conoscitivo pun-tuale;- rilevare le condizioni naturali ed artificiali presenti per individuare le potenzialità insite e le criti-cità da risolvere nella fase progettuale (studi di fattibilità);- mappare le funzionalità spaziali e le relazioni con il contesto circostante.

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5.1 AREA LIBERA PERI-URBANA 1

Estensione: 0.74 haPerimetro: 651 m.Proprietà dell’area: Pubblica – Comune di VigevanoTipologia: area peri-urbanaLocalizzazione: via Buccella – via NosottiCopertura del suolo prevalente: area degradata, in parte vegetata ed in parte non vegetataDestinazione urbanistica nel PGT: L’area è inquadrata nel Piano dei Servizi con destinazione a ver-de e attrezzature sportive.Destinazione urbanistica nel PTC del Parco del Ticino: Zona di interesse comunale (IC).

L’area 1 è posta in adiacenza alla roggia Mora sulla cui sponda meridionale insi-ste un percorso ciclo pedonale in completo abbandono e che costituisce il naturale confine tra

Figura 5.2 - Analisi del contesto insediativo - Inquadramento urbanistico. Si noti a destra e a sinistra dell’area oggetto di intervento i due ambiti di trasfor-mazione previsti dal vigente PGT, la presenza della roggia Mora, delle aree agricole a nord e il tessuto residenziale esistente ed in fase di sviluppo a sud.

Capitolo 5

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l’area urbanizzata di Vigevano, posta a sud, e le aree a conduzione agricola poste immediatamente a nord. E’ composta da due distinte zone: una prima, di forma triangolare che si affaccia sulla via Buccella, è caratterizzata dalla elevata presenza di piante infestanti (ailanto, reynoutria japonica, robinie); la seconda di forma rettangolare è caratterizzata invece dall’assenza di vegetazione in quanto il terreno è interessato da terre provenienti da lavorazioni edili.

Figura 5.3 - Foto aerea con riportato le essenze arboree di pregio esistenti e vedute dell’area oggetto di intervento

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L’intera area è posta a cavallo tra due ambiti di trasformazione previsti dal Documento di Piano del vigente PGT su cui vi sono, oltre a previsioni edificatorie, l’individuazione di aree da destinare a verde in cessione a favore del Comune, che potrebbero arricchire l’estensione dell’area oggetto di studio. Il contesto circostante è contraddistinto dalla presenza diffusa di attività resi-denziali, in particolare le aree meridionali a confine sono già oggetto di processi di trasformazione edilizia. L’area è accessibile veicolarmente dalla via Buccella e dalla strada in fase di ultimazione, via Cagnola.Il contesto circostante è contraddistinto dalla presenza diffusa di attività residenziali, in partico-lare le aree meridionali a confine sono già oggetto di processi di trasformazione edilizia. L’area è accessibile veicolarmente dalla via Buccella e dalla strada in fase di ultimazione, via Cagnola.In corrispondenza dello scavalcamento della roggia Mora, si diparte un percorso ciclo pedonale in direzione est in terriccio stabilizzato. Questo percorso, che delimita a nord l’intera area, è dotato di idoneo parapetto in legno verso la roggia e risulta essere in buone condizioni manutentive. L’area presenta un diffuso stato di degrado ed abbandono e non eroga nessuna funzio-nalità, se non quella di essere un’area critica per ulteriori forme di degrado.Le potenzialità reali che rendono quest’area apprezzabile, nonostante il decadimento in cui si trova, sono: la presenza della roggia Mora e degli adiacenti elementi ad elevata naturalità come le aree agricole, nonché la capacità di essere un elemento di organizzazione del sistema naturalistico lungo la roggia e di rivitalizzazione dell’ecosistema presente.

Di seguito si riporta l’analisi swot elaborata per quest’area.

Strenght (punti di forza)

- Presenza di roggia naturale- Adiacente ad elementi di elevata naturalità (roggia e aree agricole)

Weaknesses(punti di debolezza)

- Area in forte stato di abbandono- Elevata presenza di piante infestanti impermeabilizzazione del suolo.- Presenza di terreno proveniente da lavorazioni edili- Non percorribilità dell’area- Scarsa accessibilità

Opportunities(opportunità)

- Rivitalizzazione dell’ecosistema tramite bonifica dei suoli- Riattivazione della fruibilità del percorso ciclo-pedonale esistente in fianco alla roggia- Miglioramento della qualità abitativa- Riattivazione del sistema irriguo- Implementazione della rete ecologica locale prevista dal PGT

Threats(minacce)

- Ulteriori modifiche delle caratteristiche naturali presenti- Occupazione per futuri processi di urbanizzazione- Rischio impermeabilizzazione del suolo- Ulteriore frammentazione e disordine dello spazio urbano e libero esistente

Capitolo 5

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5.2 AREE LIBERE URBANE 2 e 4

Principali caratteristiche area libera urbana 2Estensione: 0.20 haPerimetro: 245 m.Proprietà dell’area: Pubblica – Comune di VigevanoTipologia: area urbanaLocalizzazione: via Santa Maria – Corso BrodoliniCopertura del suolo prevalente: boscoDestinazione urbanistica nel PGT: L’area è inquadrata nel Piano dei Servizi con destinazione a ver-de e attrezzature sportive.Destinazione urbanistica nel PTC del Parco del Ticino: Zona di interesse comunale (IC).

Principali caratteristiche area libera urbana 4Estensione: 3.7 haPerimetro: 1.194 m.Proprietà dell’area: Pubblica – Comune di VigevanoTipologia: area urbanaLocalizzazione: via Santa Maria – Corso BrodoliniCopertura del suolo prevalente: pratoDestinazione urbanistica nel PGT: L’area è inquadrata nel Piano dei Servizi con destinazione a ver-de e attrezzature sportive.Destinazione urbanistica nel PTC del Parco del Ticino: Zona di interesse comunale (IC).

L’area urbana 2 è posta all’incrocio delle via Santa Maria, con cui confina ad est, ed il Corso Brodolini che risulta essere tangente a sud; entrambi questi assi stradali costituiscono parte della viabilità primaria di Vigevano. A nord confina con l’incrocio stradale della via Ruffini, mentre a ovest con edificazioni a carattere residenziale.L’area possiede una forma trapezoidale e all’interno è posto un traliccio metallico non più utilizza-to, inoltre risulta attraversata, in direzione nord-sud, dalla traccia di una vecchia roggia attualmen-te chiusa (roggia Acquada). L’area urbana 4 (Figura 5.4, 5.5) è posta immediatamente a sud rispetto l’area 2, subito dopo l’attraversamento del corso Brodolini con cui confina a nord. Il confine est è dato dall’asse stradale della via Santa Maria, quello a sud risulta individuato dal vasto insediamento di una struttura commer-ciale, mentre quello est deriva da una serie di edificazioni con prevalente destinazione residenziale. Tutta l’area è caratterizzata dall’attraversamento in senso nord-sud dalla roggia Acquada, in parte

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tombinata nella parte settentrionale verso corso Brodolini, ed in senso est-ovest dalla presenza di parte della Roggia Vecchia, che in parte risulta tombinata (in adiacenza e lungo la via Santa Maria) e non più recuperabile. Entrambi le aree si connotano come aree libere urbane essendo completamente cir-condate dal costruito. Dal punto di vista funzionale, il contesto edificato si caratterizza per una predominanza di funzioni residenziali dove si inseriscono diverse attrezzature pubbliche, quali: la scuola elementare “A. Botto” posta frontalmente all’area 2, un asilo nido nei pressi della via Ruffini

Figura 5.4 - Analisi del contesto insediativo - Inquadramento urbanistico. Si noti la presenza di attrezzature pubbliche poste in vicinanza alle aree di inter-vento, la vasta area commerciale posta a sud che separa irrimediabilmente l’area 4 dalle aree agricole e dal parco del Ticino, la presenza di rogge tombinate (parte della roggia Acquada e vecchia roggia) e il sistema stradale della via Santa Maria e corso Brodolini.

Capitolo 5

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ed il centro sportivo “Azzurri d’Italia” collocato tra le vie Sergio Rameli, Santa Maria e viale del Com-mercio, quasi frontalmente l’area 4. Vi sono anche altre funzioni diverse dalla residenza, che si dispongono puntualmente confinando direttamente con l’area 4, trattasi: di una impianto di autolavaggio che si colloca lungo il corso Brodolini a nordovest dell’area 4; una insediamento produttivo posto tra l’area 4 (ad ovest) e la via Vecchia per Gambolò e l’insediamento con destinazione commerciale (supermercato) che separa irrimediabilmente l’area 4 dalle aree agricole e dal Parco del Ticino poste a sud, al di là del viale del Commercio. Queste aree sono inoltre interessate dalla presenza della rete stradale primaria di Vige-vano (corso Brodolini), non a caso le aree affacciano direttamente sull’ampia rotatoria che snoda per l’appunto corso Brodolini con la via Santa Maria. Il contesto circostante è contraddistinto da un intenso sviluppo edilizio, e considerato le caratteristiche infrastrutturali presenti, sono assoggettate anche da un conseguente elevato flusso di autoveicoli, non a caso lungo la via Santa Maria sono presenti ben tre rotatorie di regola-mentazione del traffico. Le aree risultano accessibili veicolarmente dal corso Brodolini e dalla via Santa Maria. Solo l’area 4 risulta accessibile anche dalla piccola via Gino Bartali e pedonalmente dalla via Vec-chia per Gambolò, grazie ad un lembo di terreno stretto e lungo.La dimensione dello spazio aperto dell’area 2 è molto limitata e si caratterizza da una elevata pre-senza di piante di alto fusto (populus nigra, noccioli) con sottobosco che la rende praticamente inaccessibile pedonalmente; il terreno è di buona consistenza ed è leggermente ribassato rispetto il marciapiede che la contorna, circa 1,70 m. Parimenti la dimensione dell’area 4 è notevole. Solo però la parte di area posta sul ver-sante sud-occidentale, sulle sponde della roggia Acquada, risulta dotata da alberature di alto fusto (aceri campestri, robinie, populus nigra), mentre le restanti parti sono coperte da prato. Rispetto la quota stradale, il terreno si colloca ad una quota inferiore variabile che va da -0,70 m sulla parte meridionale, sino a -2,00 m in corrispondenza del confine nord con il corso Brodolini. Infine sulla parte meridionale, in adiacenza della struttura commerciale, vi è la presenza di materiale di riporto derivante da lavorazioni edili. Entrambi le aree non sono fruibili dalla città e non erogano nessuna funzionalità. Non presentano un diffuso stato di degrado nonostante l’abbandono in cui versano. Le potenzialità reali che rendono queste aree pregevoli sono: la presenza di rogge, le dimensioni che assumono rispetto al contesto edificato circostante, la posizione interstiziale ri-spetto anche alle attrezzature pubbliche presenti, nonché la capacità di essere elementi ordinatori del disordinato e variegato spazio costruito mediante l’inserimento di valenze eco paesistiche in relazioni alle pressioni antropiche esistenti (inquinamento acustico e atmosferico).

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Figura 5.5 - Foto aerea con riportato le essenze arboree di pregio esistenti e vedute dell’area oggetto di intervento

Capitolo 5

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Strenght (punti di forza)

- Presenza di roggia naturale- Presenza di alberature monumentali- Area unitaria compatta con dimensione rilevante- Vicinanza a servizi comunali (scuola e asilo)- Vicinanza a servizi comunali sportivi

Weaknesses(punti di debolezza)

- Aree di intenso sviluppo edilizio- Confinante con strade ad alto scorrimento- Presenza di terreno proveniente da lavorazioni edili- Presenza di elevato inquinamento acustico- Assenza di collegamento con la campagna posta nelle immediate vicinanze a sud

Opportunities(opportunità)

- Riduzione delle pressioni antropiche dovute al grado di urbanizzazione- Ricomposizione dello spazio edificato e ricongiunzione degli spazi agricoli in vicinanza- Miglioramento della qualità abitativa- Implementazione della rete ecologica locale prevista dal PGT

Threats(minacce)

- Ulteriori modifiche delle caratteristiche naturali presenti- Occupazione per futuri processi di urbanizzazione- Rischio impermeabilizzazione del suolo- Ulteriore frammentazione e disordine dello spazio urbano e libero esistente

Questi spazi aperti hanno bisogno di una loro manutenzione specifica per renderli ac-cessibili (area 2) e di una riconversione delle caratteristiche ambientali attuali (area 4). Come già in parte illustrato, le caratteristiche dimensionali e la loro caratteristica posizionale rispetto all’urba-nizzato, rendono queste aree indispensabili per l’appoggio e implementazione della rete ecologica locale, individuata dal vigente PGT, che innescherebbero una decisiva miglior qualità ambientale e abitativa.

Di seguito si riporta l’analisi swot elaborata per queste aree in forma congiunta.

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5.3 AREA LIBERA URBANA 3

Estensione: 0,50 haPerimetro: 300 m.Proprietà dell’area: Pubblica – Comune di VigevanoTipologia: area urbanaLocalizzazione: via StropeniCopertura del suolo prevalente: prato con vegetazione in evoluzioneDestinazione urbanistica nel PGT: L’area è inquadrata nel Piano dei Servizi con destinazione a ver-de e attrezzature sportive.Destinazione urbanistica nel PTC del Parco del Ticino: Zona di interesse comunale (IC).

L’area urbana 3 è posta alla fine della via Stropeni. Confina a nord con il viadotto della via A. La Marmora posto ad una quota, rispetto il terreno dell’area, che va da circa +8.00 m. sino a +4.00 m., a sud e ad ovest con edificazioni di tipo residenziali e ad est con la linea ferroviaria Mortara-Milano, post ad una quota superiore di circa +1.50m.L’area dal contesto circostante esterno non è percepibile essendo racchiusa sia dalle infrastrutture stradali della rete primaria di Vigevano, sia ferroviarie che la sovrastano, nonché dalle costruzioni adiacenti di 3/4 piani, dunque, rimane incuneata e soggetta a forti impatti ambientali acustici e atmosferici. L’area possiede una forma rettangolare e all’interno è posta una stazione radio base (RBS) per la telefonia cellulare, di limitate dimensioni, con la presenza di un palo porta antenne completamente recintata. Questo spazio libero aperto si connota come area libera urbana essendo completamen-te circondate dal costruito. Dal punto di vista funzionale, il contesto edificato si caratterizza per una predominanza di funzioni residenziali dove si inseriscono diverse attrezzature pubbliche, qua-li: l’ospedale civile posto a nod-ovest al di là del cavalcavia viario, i giardini pubblici Sandro Pertini localizzati ad ovest al di là della linea ferroviaria, che però non possono usufruire di questa area stante le limitazioni di accessibilità legate, per l’appunto, alle infrastrutture della mobilità presenti. In particolare sul cavalcavia è presente una pista ciclopedonale in sede propria e nelle vicinanze scorre, in direzione nord-sud, la roggia Mora. Il contesto circostante è contraddistinto da un intenso sviluppo edilizio, e considerato le caratteristiche infrastrutturali presenti, sono soggette anche ad un conseguente elevato flusso di autoveicoli e passaggio di treni.L’area risulta accessibile veicolarmente e pedonalmente dalla sola via Stropeni che risulta essere una strada a fondo cieco.

Capitolo 5

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Figura 5.6 - Analisi del contesto insediativo - Inquadramento urbanistico. Si noti la presenza a nord del cavalcavia stradale della via A. La Marmora, la linea ferroviaria Milano-Mortara ad est e la presenza nell’immediato contesto dell’ospedale civile e dei giardini pubblici S. Pertini.

La dimensione dello spazio aperto è molto limitata, ma si caratterizza dalla presenza di una buona consistenza naturale del terreno e da una elevata presenza di piante (aceri campestri, farnie, querce rose, olmi, carpini bianchi, bianco spini, noccioli) di recente piantumazione. Solo nella parte nord-occidentale, in adiacenza alla linea ferroviaria, si assiste alla presenza di essenze infestanti (macchia di ailanti).Come già indicato, questa area non è fruibile dalla città, nello specifico l’accesso dalla via Stropeni avviene da un cancello che è sempre tenuto chiuso, e pertanto non eroga nessuna funzionalità. L’area non presenta un diffuso stato di degrado nonostante l’abbandono in cui versa.

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Figura 5.7 - Foto aerea con riportato le essenze arboree di pregio esistenti e vedute dell’area oggetto di intervento

Capitolo 5

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Le potenzialità reali che rendono questa area interessante sono: la posizione intersti-ziale di cerniera tra l’abitato e le attrezzature pubbliche presenti, la presenza di alberature di alto fusto in divenire e l’esistenza di suolo strutturato (terreno fertile), nonché la capacità di porsi sia come punto di collegamento tra diverse parti di città attualmente separate da configurazioni infra-strutturali legale alla mobilità stradale e ferroviaria, sia come elemento di mitigazione ambientale delle criticità in relazioni alle pressioni antropiche esistenti (inquinamento acustico e atmosferi-co). Questo spazio ha bisogno di una maggior organizzazione delle valenze naturali presen-ti (alberature) e maggiore accessibilità, che innescherebbero una decisiva miglior qualità ambien-tale e abitativa.

Di seguito si riporta l’analisi swot elaborata per quest’area.

Strenght (punti di forza)

- Presenza di alberature autoctone di pregio- Scarsa presenza di piante infestanti- Presenza di suolo strutturato (terreno fertile)

Weaknesses(punti di debolezza)

- Area di intenso sviluppo edilizio- Area recintata non accessibile- Poco fruibile ad un’utenza allargata- Presenza di una stazione radio base per telefonia cellulare- Assenza di visuali sul contesto esterno- Confinante con strade ad alto scorrimento- Confinante con la ferrovia senza delimitazioni fisiche- Presenza di elevato inquinamento acustico

Opportunities(opportunità)

- Riduzione delle pressioni antropiche dovute al grado di urbanizzazione- Rendere fruibile l’area al vicinato- Ricomposizione dello spazio edificato e ricongiunzione degli spazi agricoli in vicinanza- Miglioramento della qualità abitativa

Threats(minacce)

- Occupazione per futuri processi di urbanizzazione- Rischio impermeabilizzazione del suolo- Ulteriore frammentazione e disordine dello spazio urbano e libero esistente

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5.4 AREA LIBERA PERI-URBANA 5

Estensione: 3.1 haPerimetro: 1.032 m.Proprietà dell’area: Pubblica – Comune di VigevanoTipologia: area peri-urbanaLocalizzazione: via Magnanina e via Valletta FoglianoCopertura del suolo prevalente: prato con vegetazione in evoluzioneDestinazione urbanistica nel PGT: L’area è inquadrata nel Piano dei Servizi con destinazione a ver-de e attrezzature sportive.Destinazione urbanistica nel PTC del Parco del Ticino: Zona di interesse comunale (IC).

L’area peri-urbana 5 è posta all’interno del quadrilatero residenziale definito dal corso Torino, via Magnanina, via Valletta Fogliano e dal canale Elena. E’ interamente circondata da tessuti edilizi residenziali mono e bifamiliari che si articolano sulle vie Guerrazzi, Marzabotto, Martiri di Cicognola e Martiri di Boves. Il contesto circostante è in forte evoluzione edilizia; sulle via Indro Montanelli (di recente apertura) si stanno completando alcuni interventi edilizia di bassa densità. Inoltre il vigente PGT prevede in adiacenza due ambiti di trasformazione posti lungo la via Indro Montanelli e a sud della via Valletta Fogliano rispettivamente, cioè ad est e a sud rispetto l’area in esame. In particolare l’ambito di trasformazione previsto a sud, se non inquadrato e/o svilup-pato in modo idoneo con specifico riguardo alle aree da cedere al Comune e relativa previsione del tipo di attrezzature pubbliche, rischia di chiudere questo spazio aperto verso l’immediata campa-gna meridionale e Parco del Ticino. L’area dal contesto circostante esterno risulta poco percepibile e difficile da individua-re essendo racchiusa da edificazioni, fatta eccezione dalla via Valletta Fogliano che risulta essere l’unico lato libero da costruzioni ed a stretto contatto con altri spazi aperti liberi.L’area possiede una forma irregolare che però può essere descritta come la sommatoria di due ret-tangoli slittati. Nonostante ciò tutta l’area si presenta uniforme ed omogenea allo sguardo. Questo spazio libero aperto si connota come area libera peri-urbana essendo comple-tamente circondate dal costruito ad eccezione del lato meridionale, come già sopra illustrato. Dal punto di vista funzionale, il contesto edificato si caratterizza per una totale predominanza di fun-zioni residenziali, non a caso l’area e posta sul retro delle costruzioni confinanti che tendono ad affacciarsi sulle vie urbanizzate. Non vi sono nelle vicinanze attrezzature pubbliche. Il contesto circostante si contraddistingue da un basso sviluppo edilizio. In genere le costruzioni si articolano in due piani fuori terra e rientrano nella tipologia edilizia di edificio

Capitolo 5

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Figura 5.8 - Analisi del contesto insediativo - Inquadramento urbanistico. Si noti il contesto edificato prettamente residenziale che racchiude l’area e la pre-visione urbanistica dell’ambito di trasformazione posto a sud rispetto l’area.

mono/bifamiliare disposto al centro del lotto, solo recentemente si sta assistendo alla presenza di complessi edilizi rispondenti alla tipologia del condominio, ma trattasi di villette a schiera sempre con due piani fuori terra. L’area risulta accessibile dai ristretti terminali delle vie Guerrazzi e Martiri di Cicogno-la, nonché dalla via Valletta Fogliano. Ci si accede attualmente anche dalla aree libere poste in adiacenza alla via Indro Montanelli che però sono programmate come edificabili dallo strumento urbanistico. Anche in questo caso risulta necessario indicare una particolare attenzione da porre in atto nelle future trasformazioni. E’ un’area che possiede dimensioni significative e si caratterizza da una elevata pre senza

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Figura 5.9 - Foto aerea con riportato le essenze arboree di pregio esistenti e vedute dell’area oggetto di intervento

Capitolo 5

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di piante di alto fusto e alberi da frutto (populus nigra, betulle, noccioli, pruni, peri) e dallapresenza di una buona consistenza naturale del terreno (fertile). Le alberature sono disposte a gruppi con e senza sottobosco nonché individualmente, rendendoli maestosi nel loro apprezza-mento fogliare e sviluppo verticale. Si è in presenza anche di macchie consistenti di dijospiros lotus. Solo nella parte meridionale dell’area, lungo la via Valletta Fogliano, si assiste alla presenza di un gruppo di robinie non in buone condizioni ambientali. L’area non presenta nessun segnale di degrado, nonostante non venga usufruita e sia lasciata a se stessa; forse deriva dal fatto che non è facilmente individuabile dall’esterno. Comun-que questa parte di territorio esprime una elevata funzionalità ambientale stante le sue caratteri-stiche. Questa area rispetto a tutte le altre aree esaminate, è quella che presenta il maggior livello di naturalità, anzi gode di notevoli valenze naturalistiche e paesistiche che vanno maggiormente implementate e salvaguardate. Le potenzialità reali che rendono questa area pregevole sono: la presenza di alberature monumentali e di una variegata tipologia di alberi non infestanti, l’unitarietà e compattezza ac-compagnata dalla dimensione rilevante, la presenza di un basso grado di urbanizzazione e pres-sione insediativa, l’esistenza di suolo strutturato (terreno fertile), nonché la capacità di essere un elemento ordinatore del disordinato e variegato spazio costruito mediante l’ulteriore inserimento di valenze eco paesistiche. Questo spazio ha bisogno di una maggior implementazione e organizzazione delle va-lenze naturali presenti (alberature) e maggiore accessibilità, che innescherebbero una decisiva miglior qualità ambientale e abitativa.Di seguito si riporta l’analisi swot elaborata per questa area.

Strenght (punti di forza)

- Presenza di alberature monumentali- Presenza di una variegata tipologia di alberature autoctone e non infestanti- Area unitaria compatta con dimensione rilevante- presenza di suolo strutturato (terreno fertile)- Basso grado di urbanizzazione- Confinante con aree libere aperte a conduzione agricola

Weaknesses(punti di debolezza)

- Assenza di connessione con aree verdi a nord- Poco fruibile

Opportunities(opportunità)

- Riattivazione della fruibilità dell’area- Ricomposizione dello spazio edificato e ricongiunzione degli spazi agricoli in vicinanza- Potenziamento delle caratteristiche naturali esistenti (tutela e valorizzazione arborea)- Miglioramento della qualità abitativa- Implementazione della rete ecologica locale prevista dal PGT

Threats(minacce)

- Ulteriori modifiche delle caratteristiche naturali presenti- Occupazione per futuri processi di urbanizzazione- Rischio impermeabilizzazione del suolo- Ulteriore frammentazione e disordine dello spazio urbano e libero esistente

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Le 5 aree analizzate sono molto esemplificative su come questo tipo di aree, che si col-locano come “vuoti urbani” nella città, possano indurre cambiamenti positivi delle odierne condi-zioni abitative e ambientali. Salvaguardare la presenza di queste aree in termini naturalistici significa introdurre funzioni: di verde naturalistico di contenimento ambientale; di fasce di mitigazione e ambientazio-ne stradale; di elementi importanti in grado di garantire la compatibilità ecologica e l’inserimento paesistico delle infrastrutture che le tangono. Si tratta di progettare questi territori sensibili, e in parte già compromessi, con un complesso di interventi di mitigazione e ambientazione (albera-ture, fasce alberate, dune alberate, barriere antirumore naturali, aree di rigenerazione ecologica) volte a ridurre l’impatto e gli inquinamenti presenti, e comunque mantenere e salvaguardare ele-menti importanti della struttura ambientale e del paesaggio.

Capitolo 5

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L’obiettivo principale di un processo partecipativo è quello di riuscire ad attivare un rapporto collaborativo e di interscambio con la cittadinanza. Solo attraverso la costruzione di un rapporto di questo genere chi progetta può riuscire a meglio interpretare le esigenze e le aspetta-tive che emergono dal territorio, ottenendo quelle preziose informazioni e sensazioni da chi vive quotidianamente la città.Il processo partecipativo consente infatti di cogliere la struttura territoriale nel suo essere luogo e “soggetto” complesso, differenziato, dotato di identità, profondità e di memoria.Le operazioni di lettura del territorio, svolte da chi progetta, non devono basarsi esclusivamente o prevalentemente sulla quantificazione di dati, serve invece attivare un processo di “interpreta-zione” che comprende ed utilizza sì i dati oggettivi ma li legge su un arco più complesso di forme territoriali (forme fisiche, paesaggio, forme ambientali, ecologiche e geologiche, forme culturali in termini attuali e storici) e li integra in una osservazione ed un ascolto attivo. Per perseguire questo intento, il Gruppo di Lavoro ha scelto di avvalersi di alcuni strumenti parte-cipativi che gli consentissero di impostare un dialogo costante con la cittadinanza. Attraverso un mix “telematico e fisico”, sono stati dunque creati un blog del progetto e promossi quattro incontri di partecipazione che andremo ora a raccontare.

IL BLOG Il blog del progetto nasce dalla volontà del Gruppo di lavoro di creare un’interfaccia di dialogo con la cittadinanza, ovvero uno spazio di informazione, aggiornamento e comunicazione. Il blog “la campagna entra in città”, attivato qualche giorno prima l’inizio degli incontri di parte-cipazione, è stato strutturato in maniera molto semplice e intuitiva (vedi Figura 6.1). Suddiviso in diverse sezioni tematiche ha consentito al Gruppo di Lavoro di: riassumere e fornire gli indirizzi progettuali; chiarire dubbi e perplessità; aggiornare sullo stato dei lavori; caricare in itinere tavole, progetti, documenti in modo da renderli accessibili e fruibili da chiunque.

Capitolo 6

IL PROCESSO PARTECIPATIVO

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Figura 6.1 - Screenshot della home page del blog “La campagna entra in città”

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Figura 6.2 - Locandine degli incontri di partecipazione

Capitolo 6

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GLI INCONTRI DI PARTECIPAZIONE Gli incontri di partecipazione sono stati complessivamente quattro (vedi Figura 6.2) e si sono svolti tutti presso l’Aula Consiliare del Palazzo Municipale di Vigevano.Ogni incontro è stato pubblicizzato attraverso manifesti, locandine e volantini oltre che via web attraverso il blog del progetto e una sezione dedicata sul sito internet comunale. Dopo la prima serata, come vedremo, sono stati raccolti gli indirizzi mail dei partecipanti per attivare un ulteriore canale di informazione diretta.Come ora mostreremo in via riassuntiva, gli incontri di partecipazione sono risultati un utile mezzo per una graduale e condivisa elaborazione progettuale.

1° INCONTRO DI PARTECIPAZIONE. La prima serata di partecipazione si è svolta martedì 6 marzo 2012 ed ha registrato una numerosa presenza di partecipanti. A loro é stato chiesto di compilare un modulo di registrazione, al fine di raccogliere i contatti e poter compiere una prima analisi sulla “tipologia” di interessati (per poter meglio calibrare i lavori successivi in funzione di aspettative e competenze). Secondo quanto riscontrato dai moduli raccolti, erano presenti dai li-beri cittadini alle associazioni ambientaliste, da insegnanti ai professionisti.Durante la serata è stata proiettata una presentazione e una relazione di sintesi del progetto previ-sto dal bando Cariplo. Entrambe sono state poi pubblicate sul blog, insieme a delle pagine singole dedicate alle 5 aree oggetto d’intervento.

2° INCONTRO DI PARTECIPAZIONE. Con il secondo incontro pubblico dell’8 maggio 2012 si aprono concretamente i lavori di progettazione. Dopo una breve presentazione, i partecipanti si sono divisi in 3 tavoli di lavoro. Uno di questi tavoli è stato interamente formato dagli alunni di una scuola media cittadina, interessati dall’invito alla partecipazione di una loro insegnante che aveva partecipato al primo incontro del progetto. Ciascun tavolo ha lavorato su proposte e indirizzi per la progettazione delle 5 aree di intervento, con l’ausilio di materiali di base forniti dal Gruppo di Lavoro.Tali materiali consistevano in una Planimetria Generale, nei Rilievi delle aree e in una Scheda Fo-rum.Dopo il Forum è stata lasciata un’altra quindicina di giorni a chiunque altro avesse voluto inviargli commenti, suggerimenti o la Scheda Forum (vedi Figura 6.3) compilata attraverso il proprio con-tatto mail.Il Gruppo di Lavoro ha dunque elaborato, sulla base degli indirizzi e delle idee emerse, delle propo-ste progettuali riassuntive, relative alle 5 aree del bando Cariplo (vedi Figura 6.4). Esse sono state pubblicate ai primi di settembre, in modo da fornire una ulteriore base grafica ai partecipanti del terzo incontro, che si sarebbe poi svolto nelle settimane successive.

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Figura 6.4 - Esempio di proposta progettuale riassuntiva elaborata su indirizzi e idee del 2° incontro di partecipazione

Figura 6.3 - Estratto della scheda forum utilizzata per i tavoli di partecipazione

Capitolo 6

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3° INCONTRO DI PARTECIPAZIONE. Nella serata di martedì 2 ottobre 2012 si è svolta la terza serata di partecipazione. Dopo un piccolo “coffe time” offerto dall’organizzazione, il Gruppo di Lavoro ha presentato gli schemi di progetto delle 5 aree di intervento (vedi Figura 6.5), proposti sulla base degli indirizzi e dei suggerimenti emersi nei precedenti incontri. La discussione è stata puntuale e costruttiva, così da fare emergere ulteriori spunti integrativi al lavoro presentato. Come sempre, tutti i materiali della serata sono stati poi pubblicati sul blog.

Figura 6.5 - Esempio di schema di progetto

4° INCONTRO DI PARTECIPAZIONE. Il quarto e ultimo incontro si è svolto martedì 18 di-cembre. Lo scopo della serata conclusiva è stato quello di illustrare gli elaborati finali del progetto e anticipare qualche estratto di questa pubblicazione. I lavori si sono dunque conclusi con un brin-disi pre-natalizio.

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Concludendo, possiamo affermare che il processo partecipativo di elaborazione del progetto “La campagna entra in città per qualificare i vuoti urbani” si é fondato sul coinvolgimento attivo degli attori sociali nella interpretazione del territorio e nella costruzione delle scelte.Dagli incontri di partecipazione e dal blog sono emersi suggerimenti, pareri, proposte nonché documenti (ad esempio come quello prodotto e consegnato da Legambiente al Gruppo di Lavoro dal titolo “Idee per il progetto “La campagna entra in città””), che sono diventati bussola e parte integrante delle scelte progettuali.In un percorso “classico” di progettazione sono due gli attori in campo: il committente (Comune) e il progettista. Nel nostro caso, grazie al processo partecipativo, si è voluto prima di tutto dare parola al “terzo attore”, cioè la gente comune.

Capitolo 6

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LA CITTA’: INSIEME DI AREE EDIFICATE E AREE VERDI Nelle città contemporanee dell’Europa occidentale, le zone verdi e “aperte” rimaste ine-dificate all’interno del tessuto urbano o ai suoi margini non possono essere considerate sempli-cemente come l’antitesi delle aree urbanizzate. Il loro insieme costituisce un’unica entità che si lega indissolubilmente all’abitato e, in alcuni casi, costituisce il legame dell’area metropolitana policentrica o il passaggio tra la città e la campagna. Inoltre, il continuo aumento di richiesta di qualità ambientale e di luoghi per il tempo libero, stan-no modificando la relazione tra la città urbanizzata ed il suo territorio circostante. L’attuale condizione della maggior parte delle aree metropolitane europee denuncia la debolezza pianificatoria nell’affrontare queste complesse articolazioni. In particolar modo le periferie rappresentano il luogo dove si deve rendere compatibile la prote-zione dell’ambiente e della natura, con la necessità di fornire verde urbano e servizi alla popola-zione, in un contesto di fortissima pressione dell’urbanizzato verso il territorio agricolo e naturale. La frequente frammentazione del territorio determinata dall’inserimento di infrastrutture lineari soprattutto riferibili alla mobilità, e dall’edificazione di numerosi lotti spesso incuneati nelle aree agricole, denota scarsa organicità paesaggistica, inferiore produttività agricola, difficile utilizzo sociale e impoverimento dell’ecosistema. Su questo tema, vi sono riferimenti progettuali e gestionali che, alle diverse scale, hanno affronta-to e risolto il rapporto tra edificato e verde ad uso pubblico, tra città e campagna.

Capitolo 7

GLI ESEMPI DI RIFERIMENTO - BUONE PRATICHE

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Figura 7.1 - I margini dell’edificato che si affaccia al Parc de Bercy di Parigi, Francia. Foto di Alessandro Ferrari

Fra i tanti esempi di realizzazione di un’area verde di altissima qualità ricavata da un “vuoto urbano”, citiamo il Parc de Bercy realizzato a Parigi tra il 1993 e il 1998 (Figura 7.1). Gli ele-menti conservati sono stati alcuni alberi, edifici e strade. I 14 ettari di parco del Parc Bercy, Giardi-no della Memoria, si possono dividere in tre parti: il giardino romantico; la zona dei parterre, delle aiole e delle colline; la zona dei grandi prati. L’aspetto più interessante è come sono stati risolti dal punto di vista paesaggistico i margini dell’edificato verso l’area verde.

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Capitolo 7

Per rimanere in ambiti più simili alle aree oggetto di questo lavoro, a Bovisio Masciago (MB), sulla collina del Mombello, è stato realizzato nel 2008 un Parco Pubblico Sensoriale che si inserisce come cerniera tra l’edificato e le aree agricole (Figura 7.2). Di carattere naturalistico-am-bientale, il parco è stata l’occasione per effettuare interventi di forestazione con specie autoctone come querce, faggi, carpini. Le aree tematiche sensoriali che conduco il visitatore ad enfatizzare le proprie sensibilità, sono state ottenute impiegando esclusivamente materiale vegetale.

Figura 7.2 - Parco Pubblico Sensoriale a Bovisio Masciago (MB), sulla collina del Mombello. Foto di Alessandro Ferrari

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VERDE DI CINTURA E RAPPORTO CON IL PAESAGGIO AGRICOLO Un tema particolarmente attuale è quello delle aree periurbane, dove la città esprime più direttamente e intensamente il bisogno di verde con funzioni non solo ricreative ma anche produttive (prevalentemente attività agricole), dove vi è una forte ed urgente richiesta di qualità, e dove vi sono ancora grandi aree sulle quali poter intervenire. A questo proposito, un riferimento particolarmente importante sia per qualità sia per analogia con il territorio vigevanese, è senza dubbio quello della periferia ovest del Comune di Milano; qui ci sono alcune aree verdi ormai consolidate ed altre in corso di realizzazione o pro-grammate che costituiscono un caso significativo del rapporto agricoltura e urbanizzato, e della riqualificazione di aree di frangia urbana. Inoltre, in questo territorio si presenta la possibilità di realizzare un’unica estesa cintura verde che unisce i grandi parchi pubblici esistenti: Parco di Trenno (1971); Boscoincittà (1974) e ampliamento Boscoincittà (1996); Parco delle Cave (1981); Parco dei Fontanili (1995). Nel 1974 “Italia Nostra - onlus” associazione nazionale per la conservazione e il restauro del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione, si propose all’Amministrazione milanese per creare un parco su una superficie di 36 ettari: ecco come nacque Boscoincittà. Negli anni se-guenti l’iniziativa crebbe e raggiunse gli attuali 140 ettari. Venne creata una struttura operativa, il Centro per la Forestazione Urbana (CFU), composta da professionisti ed operatori che, ancora oggi, gestisce questo parco urbano che rientra nel perimetro del Parco Agricolo Sud di Milano. Un primo elemento innovativo di questa esperienza è la modalità con cui si rappor-tano i soggetti in campo: l’Amministrazione Comunale Milanese dà in concessione gratuita aree all’Associazione Italia Nostra che si impegna a realizzare il parco; con lo stesso provvedimento, assegna un contributo che l’Associazione integra con risorse che raccoglie tra cittadini sostenitori e con alcune attività interne. Tra i due soggetti si realizza quindi una collaborazione diretta: l’Am-ministrazione Comunale garantisce il perseguimento di finalità pubbliche generali, l’Associazione apporta nella iniziativa la cultura ambientalista che la caratterizza unita alla flessibilità e libertà d’azione in quanto agisce in nome dell’Amministrazione ma senza i vincoli burocratici dell’Ammi-nistrazione stessa. La collaborazione avviene attraverso accordi della durata di nove anni, di volta in volta rinnovabili. Sono quindi accordi abbastanza lunghi per completare degli interventi, ma anche abbastanza brevi per garantire all’Amministrazione di cambiare strategia se l’esperienza non si dimostra positiva. Un secondo elemento importante è l’obiettivo perseguito: l’Associazione si propone di realizzare un bosco urbano, di portare grandi spazi verdi semplici e naturali fin dentro la città. Nel 1974, questa proposta rappresentava una innovazione in Italia; in quegli anni, infatti, il verde pub-blico era concepito come spazio cittadino di piccole dimensioni e “attrezzato”. Questo nuovo tipo di parco è un processo progressivo di organizzazione degli spazi aperti che risponde al bisogno

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Capitolo 7

di decongestionare il territorio, di fornire spazi per la fruizione libera dei cittadini. Un terzo elemento caratterizzante è il rapporto con i cittadini. Se i parchi sono luogo di iniziative, assieme alla trasformazione del territorio cresce la cultura e l’attenzione verso l’am-biente. L’esperienza iniziale di costruzione del parco col contributo volontario dei cittadini fu un successo. Oggi, con le più ampie dimensioni dell’iniziativa, si sono strutturate anche altre modalità di partecipazione e alcune esperienze si sono trasformate in servizi del parco. Per esempio, dalla prima partecipazione delle scolaresche ai lavori di piantagione del bosco, si è strutturata una at-tività didattica che coinvolge circa 350 classi all’anno e si realizzano attività di vacanza estiva per 600 bambini; nel luogo dove si svolgevano le feste dei primi volontari è stata costruita una grande area pic-nic frequentata da 60.000 persone all’anno. Il percorso progettuale deve necessariamente tenere in considerazione questi tre ele-menti e le procedure di realizzazione del parco che è intesa come un processo: la strategia gene-rale di sviluppo dell’area da progettare deve essere molto chiara e definita. Si procede poi per ap-profondimenti successivi, sia progettuali che di realizzazione, che rientrano nel piano generale. Questa metodologia permette di intervenire per fasi successive condizionate anche dalla disponibilità di risorse economiche. In qualsiasi momento del processo, i cittadini possono

Figura 7.3 - Paesaggio agricolo nell’Area Caldera Nord del parco pubblico Boscoincittà a Milano. Foto di Alessandro Ferrari

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comunque usufruire di aree verdi in un sistema unitario che si arricchisce nel tempo. Con riferimento al mantenimento e valorizzazione del paesaggio agrario, l’ultimo pro-getto in ordine di tempo sviluppato dal Centro per la Forestazione Urbana è stato il progetto stral-cio del Boscoincittà denominato Progetto di riqualificazione dell’Area Caldera Nord (Figura 7.3).Realizzato nel 2006 su una superficie di 12 ettari su un ambito di studio di 40, l’intervento interessa aree in posizione centrale tra i tre parchi pubblici milanesi Boscoincittà, Parco delle Cave e Parco di Trenno, aree chiave per la realizzazione del collegamento tra i Parchi. Il progetto paesaggistico e funzionale ha proposto la realizzazione di vaste aree “libere” che non necessitassero alterazioni permanenti dei suoli agricoli ma che al contrario li riqualificassero anche da un punto di vista am-bientale.La metodologia messa in atto dal Centro per la Forestazione Urbana prevede il ricorso prevalente a risorse interne per la manutenzione ordinaria (pulizie, semine, tagli delle superfici erbose, irriga-zioni, potature, abbattimenti alberi, ecc.) e per gli interventi straordinari (rifacimenti e riparazioni prati, boschi, sentieri, manufatti), con il ricorso a fornitori esterni per i lavori di movimento terra e opere edili. Inoltre, l’Associazione ha sempre promosso e organizzato la partecipazione volontaria dei cittadini ai lavori di realizzazione e di cura del parco. L’intervento ha permesso di raggiungere alcuni obbiettivi strategici:- rimuovere le discariche abusive compresa la demolizione degli orti spontanei;- livellare i terreni e recuperare il sistema dei canali agricoli permettendo la corretta irrigazione a scorrimento;- realizzare il collegamento ecologico tra i parchi pubblici dell’area riqualificando le fasce boscate esistenti ed effettuando interventi di rimboschimento;- recuperare e migliorare il sistema delle acque, per il raggiungimento di elevata naturalità;- collegare i percorsi ciclo-pedonali ed equestri attraverso una passerella pedonale preesistente e aprire l’ingresso all’area provenendo dai quartieri residenziali limitrofi;- accentuare il ruolo centrale, sotto il profilo della forma del paesaggio, della Cascina Caldera e dei campi agricoli di pertinenza. Gli ampi campi agricoli confermati e riqualificati sia da un punto di vista funzionale che paesaggistico, sono stati individuati come luogo idoneo per la realizzazione di uno studio e una sperimentazione denominata “fioriture campestri” nelle aree coltivate a cereale presentata a Parco Agricolo Sud Milano che l’ha accolta e co-finanziata per un biennio. L’intervento, avviato nell’autunno 2006 ha riguardato quattro campi situati in quest’area e ha promosso la reintroduzione di specie spontanee (papaveri e fiordalisi) nelle aree coltivate a cereale (orzo) con lo scopo di favorire lo sviluppo della biodiversità negli ambienti agricoli e di migliorare la qualità dei paesaggi offerti ai frequentatori del parco (Figura 7.4).

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Capitolo 7

Figura 7.4 - Fioriture campestri nei campi coltivati a cereale nell’Area Caldera Nord del parco pubblico Boscoincittà a Milano. Foto di Alessandro Ferrari

FORESTAZIONE URBANA Da un punto di vista ambientale con il termine di “forestazione urbana” si intende l’atti-vità che permette il “sequestro” di CO2 atmosferica attraverso gli alberi piantati in ambiente urba-no. Un aspetto fondamentale per la fissazione della CO2 in ambiente urbano è la scelta di specie che siano adatte alle condizioni in cui saranno piantate. In generale, quindi, la progettazio-ne e la gestione del verde urbano dovrebbe considerare i seguenti aspetti:- piantare il maggior numero possibile di alberi; - fornire agli alberi messi a dimora un ambiente ottimale per l’accrescimento (per es. sufficiente spazio per lo sviluppo della chioma e delle radici); - creare diverse condizioni di accrescimento con alberi appartenenti a specie diverse ed aventi diversa età;

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- raggruppare piante di specie diverse ma con uguali esigenze di gestione (irrigazione, potature, fertilizzazioni, ecc.). Non va inoltre trascurato l’effetto positivo che il verde urbano ha sulla riduzione dei consumi energetici degli edifici. Infatti, il verde urbano sia aumenta l’ombreggiamento e dunque contribuisce alla riduzione del consumo di energia legato al condizionamento degli edifici duran-te l’estate, sia contribuisce ad aumentare l’efficienza energetica attraverso l’intercettazione della radiazione solare invernale. Probabilmente il primo esempio di forestazione urbana risale agli anni ’30 del secolo scorso: l’Amsterdamse Bos (il Bosco di Amsterdam), universalmente riconosciuto come il più signi-ficativo esempio di parco della città moderna di epoca funzionalista (Figura 7.5).Emblema del nuovo modo di intendere il verde pubblico, viene realizzato in una città che fino a quel momento non aveva espresso particolari risultati nella cultura del verde pubblico.

Figura 7.5 -Un percorso nell’Amsterdamse bos di Amsterdam, Olanda. Foto di Alessandro Ferrari

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Capitolo 7

Nel luglio 1924 proprio ad Amsterdam si svolge il congresso internazionale di urbanisti-ca; fra i vari temi viene trattata la questione del verde come parte dei piani di sviluppo della città. Si inizia a parlare anche di integrazione tra città e campagna. A.W. Bos, direttore del dipartimento municipale dei lavori pubblici, redige uno schema di piano per la Grande Amsterdam che prevede la creazione di una cintura di verde territoriale nella parte meridionale della città. L’intervento più rilevante risulta proprio la creazione di un bosco su un polder (terreni “rubati” al mare artificial-mente attraverso dighe e sistemi di drenaggio dell’acqua) che fu poi realizzato malgrado per la stessa area vi fossero piani alternativi per la realizzazione di quartiere residenziali. Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 vennero realizzati i primi interventi di forestazione urbana in Italia ed in particolare nella Provincia di Milano. Erano una via di mezzo tra rimboschimenti e realizzazioni a verde ornamentale, come eravamo abituati a vedere in montagna o nei parchi citta-dini. I primi interventi di notevole importanza sono stati senza dubbio il Parco Nord Milano, il Bo-scoincittà a Milano, il Bosco delle Querce a Seveso, sull’area colpita dalla diossina. Ma oltre questi grossi interventi, molti comuni, spinti anche da associazioni ambientaliste, iniziarono a realizzare piccoli interventi all’interno di contesti urbanizzati. Generalmente si considerano interventi di forestazione sia quelli sulla vegetazione esi-stente che nuove realizzazioni. Gli interventi da prevedere sul verde esistente sono lavori di mi-glioria e di manutenzione necessari per massimizzare le qualità naturalistiche e paesaggistiche del patrimonio presente e renderlo fruibile nel modo migliore possibile. Si devono prevedere inter-venti generali di eliminazione e di potatura delle piante morte, spezzate, gravemente deperienti, stramature, con strutture mal conformate per rendere accessibile e sicura la zona alla fruizione. Le nuove realizzazioni, invece, comprendono piantagioni di boschi, fasce boscate, arbusteti, filari. Normalmente le condizioni generali dei terreni sono buone, in quanto già suoli forestali o agricoli. In questi casi non sono necessari interventi migliorativi in tale senso a parte le consuete lavorazio-ni agroforestali pre impianto. I boschi sono degli ecosistemi complessi che raggiungono la loro piena efficienza solo dopo decenni dal momento del loro impianto e questo richiede di porre una particolare attenzione nelle scelte progettuali. Generalmente se si prende come riferimento il bosco planiziale, la strut-tura è suddivisa in uno strato principale di alberi ad alto fusto (50% del totale dell’impianto), uno strato intermedio di alberi di media grandezza (25%), e il restante 25% forma lo strato arbustivo. Anche la scelta delle specie deve essere definita con rigore ed è dettata da considerazioni ambien-tali e paesaggistiche. Per quanto riguarda il materiale d’impianto, per le zone boscate è sempre da privilegia-re l’utilizzo di piantine forestali, di circa un metro e mezzo di altezza, in fitocella o a radice nuda. Sebbene l’utilizzo di piante giovani richieda qualche tempo in più per lo sviluppo della vegetazio-ne, la percentuale di attecchimento e la qualità finale saranno sicuramente migliori.

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Figura 7.6 - Intervento di forestazione urbana effettuato con piantine forestali. Parco Pubblico Sensoriale a Bovisio Masciago (MB), sulla collina del Mom-bello. Foto di Alessandro Ferrari

Nella zona di passaggio tra i boschi e le radure a prato generalmente è consigliabile prevedere dei margini arbustivi a fini naturalistici e paesaggistici. Si caratterizzano per la compo-sizione costituita da specie autoctone di piante vigorose, di belle fioriture e colori autunnali. Gli arbusteti sono sistemi molto validi sotto l’aspetto naturalistico e nel contempo sono formazioni facili e meno onerose di altre da mantenere.

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Capitolo 7

Un intervento interessante per la sua collocazione è quello che l’Amministrazione di Barcellona ha realizzato nel 1995. Els encants (gli incantesimi) è un parco realizzato di ritorno da un viaggio di studio a Milano e che ha tratto ispirazione proprio dal Boscoincittà. È ubicato nella zona del mercato delle pulci e occupa un’area di circa un ettaro, racchiusa in un anello autostrada-le. Sul terreno dove ora si trova il parco erano state depositate le terre scavate per la costruzione di un centro commerciale realizzato nelle vicinanze. Si trattava quindi di terra molto compatta, ar-gillosa, di conseguenza piuttosto problematica da trattare. L’idea era quella di realizzare un bosco tipico mediterraneo con un investimento bassissimo. Sono stati messi a dimora soprattutto pioppi bianchi, pini, lecci, corbezzoli, sughero e robinia, generalmente utilizzando piante molto giovani. La zona dei giochi è stata costruita con materiali “poveri” (legno, ferro, cemento) e at-trezzature di recupero. Il bosco ha forma di anfiteatro con una piazzetta centrale in cui si trovano degli ulivi centenari fantastici. Sempre a Barcellona si trova il parco Can Miralletes, ubicato nel centro città su un terre-no di 5.000 mq con una piccola cascina in mezzo. Sono state date funzioni utili alla città (aree gioco bambini, aree gioco cani e una pergola lunga 100 m con molte sedute) inserite in una vegetazione che riporta al paesaggio rurale (uva, alberi da frutta, agrumi, melograni) e realizzate con materiali come il cotto, la pietra naturale e il legno.

AREE NATURALISTICHE Le aree urbanizzate hanno via via perso ogni valenza naturalistica; l’estendersi dell’abi-tato circondato da un territorio agricolo industrializzato, ha impoverito se non azzerato i valori am-bientali del territorio. All’interno di una matrice così fortemente antropizzata gli ambiti ecologici, sebbene di dimensioni contenute, assumono un valore ambientale rilevante. Nel 2003-2004, con il contributo di Fondazione Cariplo, è stato realizzato un significati-vo intervento per la valorizzazione e il recupero partecipato dell’area naturalistica del Parco delle Cave a Milano. Il progetto, redatto in accordo con il Parco Agricolo Sud Milano, ha voluto valoriz-zare gli aspetti ambientali e storico-culturali di un’area naturalistica, punto cruciale del sistema di corridoi ecologici dell’ovest milanese. L’area su cui si è intervenuti è attraversata dal sentiero detto “Tri basellon” che ne co-stituisce l’elemento identitario. L’area si presentava già a vocazione naturalistica: caratterizzata da un ambiente molto ricco di specie vegetali e animali, dalla presenza di fontanili, canali, un lago, antiche chiuse idrauliche, residui di archeologia industriale e agricola, l’edificio di una ex cabina elettrica. Dopo aver ripulito l’area da depositi e rifiuti, l’attenzione è stata rivolta agli alvei di ca-nali e dei fontanili asciutti che sono stati ripuliti in profondità per restituirne il disegno originario.Per ricostituire la completa funzionalità della rete irrigua si è resa necessaria la costruzione di

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un nuovo canale, di nuove chiuse e anche il restauro del “Tri basellon” antica opera di ingegneria idraulica in muratura, residuo della tradizione agricola dell’area probabilmente databile “1784”. Il sentiero, che attraversa interamente l’area, è stato migliorato e adattato per consentirne l’uso anche da parte di persone con difficoltà motorie. Un parapetto di sicurezza ai lati di alcuni punti del sentiero impedisce anche che vengano disturbate la fauna e la vegetazione. Il bosco è stato mi-gliorato con il taglio degli alberi morti e instabili, il monitoraggio della salute delle piante, nuove piantagioni. Alcuni degli alberi tagliati vengono lasciati sul posto come occasione di insediamento di nuove specie biologiche. Con il recupero dell’edificio della ex cabina elettrica e la sistemazione dell’area antistante, si è creato un punto di accoglienza, fulcro delle attività di divulgazione e edu-cazione i cui bisogni energetici vengono soddisfatti con un impianto fotovoltaico (Figura 7.7).

Figura 7.7 - Edificio della ex cabina elettrica e sistemazione dell’area antistante, area naturalistica del Parco delle Cave a Milano. Foto di Alessandro Ferrari

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Alcuni dei residui delle attività di escavazione sono stati rimossi, altri sono ancora sull’area come elementi scenografici, descrittivi dell’attività industriale di cui il luogo è stato teatro e segnalati come spunto per la trattazione del tema. Gran parte dei lavori citati sono stati svolti con l’apporto del volontariato durante singole giornate (cittadini locali) o campi di più lunga durata (volontariato internazionale). In sintesi, un’area che apparentemente possedeva già una qualche valenza ambientale è stata completamente risistemata, pulita, resa fruibile da tutti e in sicurezza, protetta da comportamenti impropri, si è realizzato un centro di accoglienza, informazione e divulgazione per i visitatori, si è rimessa in funzione la rete irrigua di canali e fontanili, si è restaurato un manufatto agricolo Set-tecentesco.

GIARDINI TEMATICI: FIORI, ORTI, FRUTTI, FARFALLE, API. All’interno delle aree verdi, anche se di carattere naturalistico e debolmente attrezza-te, si possono creare delle zone di eccellenza progettate per usi specifici. Sono aree che possono comunque mantenere basso il costo di realizzazione e di manutenzione ma che aumentano note-volmente la biodiversità, le possibilità di educazione ambientale e la risposta a specifiche richieste dei cittadini. Un altro aspetto molto importante è funzione sociale svolta in quanto occasione di aggregazione e di rendersi parte attiva nella gestione del giardino stesso.Di seguito verranno descritti alcuni casi esemplificativi che per tipologia di territorio e caratteristi-che antropiche risultano affini alla città di Vigevano. Giardino dei fiori e delle farfalle In ambito urbano siamo soliti associare i fiori alle aiuole che talvolta decorano le nostre piazze o le bordure di strade e marciapiedi. In questo caso, invece, ci si riferisce a macchie di vege-tazione con fioriture per quanto possibile di specie perenni piantate all’interno di una radura più ampia.La presenza di fiori rende l’area più attraente anche per farfalle, api e altri insetti dando così origi-ne a giardini delle farfalle e apiari. Mantenere e incrementare la presenza di api rappresenta un obiettivo generale da per-seguire nell’ambiente naturale ed agrario in quanto sono i principali impollinatori delle faneroga-me (Figura 7.8). Inoltre la realizzazione di un apiario può perseguire le seguenti finalità: - insediare nel parco un luogo per la divulgazione dell’importanza delle api nell’ambiente naturale, la conoscenza dell’insetto, la conoscenza dei prodotti;- realizzare un possibile luogo per corsi di apicoltura;- utilizzare una risorsa dell’ambiente.

Capitolo 7

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Giardino d’acqua Una tipologia di giardino tematico molto affascinante dal punto di vista paesaggistico e con importanti apporti per il raggiungimento di biodiversità è il giardino d’acqua, unione di una piccola area umida e di un giardino di fiori.Una recente realizzazione che nel 2010 ha meritato la selezione tra i 10 progetti ammessi alla se-conda fase della Candidatura Italiana al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa è il giardino d’acqua che si trova nell’area nord di Boscoincittà, nei pressi dell’abitato di Figino (MI). È un’area ad ingresso regolato, dedicata specificamente alla coltivazione e all’esposizione di specie acquatiche (Figura 7.9). Gli obiettivi e le azioni previste sono state:- redigere un progetto esecutivo delle opere e di un progetto naturalistico-paesaggistico con lo studio e la disposizione delle specie vegetali;- realizzare il giardino d’acqua di Boscoincittà e monitorarne le diverse fasi di avviamento, compre-se le fioriture;- integrare e completare il sistema irriguo con chiuse, canaline, ecc. per connettere il giardino al circuito del parco;- realizzare il sistema di prelievo delle acqua di falda per alimentare il giardino d’acqua;- attivare un gruppo di volontari per raccogliere specie vegetali acquatiche tipiche dell’ovest Mila-no, piantarle nel giardino e prendersene cura;

Figure 7.8 - Attività di educazione ambientale in un apiario - archivio CFU / Un apiario con nidi per gli insetti nel parco di Twinske a Amsterdam, Olanda. Foto di Alessandro Ferrari

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Capitolo 7

- organizzare visite guidate e incontri di formazione per far conoscere il parco, il giardino d’acqua e più in generale il sistema irriguo con il laghetto, le zone umide e i campi coltivati;- organizzare una campagna di volontariato cittadina (singole giornate, campi internazionali e set-timana dedicata denominata Operazione Canali) e una campagna di comunicazione (conferenze stampa, gestione mailing list, realizzazione spot radio, documentazione cartacea come opuscoli e redazionali sul notiziario del parco);- realizzare una mostra per la presentazione delle specie igrofile presenti nel giardino;- organizzare una visita di studio all’esperienza francese Paris Nature;

Figura 7.9 - Il giardino d’acqua del Boscoincittà a Milano - archivio CFU

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Nello specifico i principali lavori effettuati sono stati:- scavo e impermeabilizzazione del bacino con metodi naturali;- realizzazione di una pergola in legno (eseguito dagli operatori del Centro, con i volontari);- piantagioni: seguendo un progetto botanico e paesaggistico (specie, colori delle fioriture, habi-tat, altezze, ecc.) i volontari hanno piantato le specie igrofile raccolte nel parco (nei canali, nelle zone umide, ecc) e nelle zone limitrofe dell’ovest della città. La piantagione è avvenuta dopo le fasi di raccolta, studio con la realizzazione di un erbario, selezione e propagazione. In queste fasi i volontari che hanno dato vita a un gruppo denominato “i fiori del tempo libero”, sono stati seguiti da un operatore del Centro, coadiuvato dagli esperti del Centro Flora Autoctona del Monte Barro e dall’Università dell’Insubria. Il Giardino d’acqua riqualifica una area a parco che si relaziona con una realtà di peri-feria che presenta spesso problemi di degrado e abbandono. La fruizione indotta da questa nuova area tematica del parco (gruppi di volontari, scuole, visitatori, iniziative) induce ad una maggiore frequentazione di queste zone più marginali.

Orti e frutteti urbani Gli orti urbani sono un fenomeno in continua espansione. Piccoli lotti di terra da colti-vare generalmente assegnati a cittadini attraverso un bando di concorso, svolgono una importante funzione sociale. Se correttamente ubicati e progettati diventano anche occasione di presidio del territorio e di qualità paesaggistica. Il concetto infatti deve essere quello di aree pubbliche date in concessione a singoli cittadini ma senza impedire gli altri di goderne a livello paesaggistico e di fruizione passiva.Prendendo spunto dalle numerose esperienze tedesche, il Centro per la Forestazione Urbana rea-lizzò i primi orti a Milano negli anni ’80; oggi ne gestisce più di 300. Sempre a Milano esistono altre esperienze significative di orti del tempo libero ad esempio quelle a cura del Comune di Milano (consigli di zona) e del Parco Regionale Nord Milano (Figura 7.10). Molto spesso gli orti urbani vengono realizzati là dove il bisogno è già concretamente espresso con orti di tipo “spontaneo”. Un progetto organico e a cura dell’ente pubblico consente di riorganizzare gli orti già presenti nell’area ma in stato di degrado, e di riassegnarli migliorando nettamente le qualità formali e funzionali. I lotti, meglio se ubicati in prossimità dell’edificato, possibilmente possiederanno i se-guenti elementi di base:- area comune d’ingresso e sosta;- padiglione unico composto da portici comuni, box singoli per il ricovero degli attrezzi ed even-tuale servizio igienico aperto al pubblico;

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Capitolo 7

- prati comuni coltivati a fioriture stagionali e/o a frutteto;- percorsi di distribuzione;- parcelle individuali di circa 80/100 mq;- cancelli, recinzioni e siepi di delimitazione del lotto e dei diversi ambiti interni;- impianto di distribuzione dell’acqua meglio se alimentato da pozzo o da canale irriguo. Un recente intervento sicuramente interessante per la modalità esecutiva è la realiz-zazione dell’area orti Bergamella a Sesto San Giovanni (MI). Nell’area, destinata a costituire un ampliamento del Parco Media Valle Lambro, sorgevano numerosissimi orti spontanei. La presenza di ingenti quantità di materiali alcuni configurati come rifiuti speciali, rendeva l’operazione troppo dispendiosa. L’obiettivo era trasformare l’area e passare da una situazione disordinata a una situa-zione di grande qualità sia per chi coltiva l’orto che per tutto il quartiere circostante.

Figura 7.10 - Orti urbani del Boscoincittà a Milano - archivio CFU

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Su incarico del Comune di Sesto San Giovanni, il Centro per la Forestazione Urbana di Italia Nostra ha attivato una operazione di demolizione manuale delle strutture esistenti seguita da un inter-vento di autocostruzione dei nuovi orti. La demolizione manuale effettuata dagli ortisti coadiu-vati dagli operatori dell’associazione ha rappresentato un momento fondamentale per due motivi principali:- ci si rende conto della necessità di avere orti ordinati e quando si avrà un nuovo orto sarà più facile prendersene cura tenendolo ordinato e ben organizzato;- si riesce a ridurre in modo consistente i rifiuti prodotti e i costi di smaltimento.

Agli orti urbani, può venire associata un’area destinata ai fruttiferi coltivati a pieno vento. Le piante, generalmente disposte a gruppi con numeri di piante e interasse di impianto dif-ferenti, permette di differenziare le tipologie di alberi messi a dimora. Tra i gruppi di “piantate” vengono mantenute delle fasce di prato per permettere il passeggio e l’at-traversamento pedonale del frutteto indirizzando il flusso dei fruitori ma senza ricorrere a percorsi definiti. Si vengono così a creare dei veri propri “giardini della frutta” che potranno essere gestiti dagli stessi ortisti (Figura 7.11).

Figura 7.11 - Una radura con alberi da frutta in un parco pubblico urbano - archivio CFU

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AREE CANI I cani e i loro accompagnatori sono tra i fruitori più assidui delle aree verdi urbane. Spesso però questa categoria di fruitori necessita di aree incompatibili con altri usi. La soluzione è spesso trovata con la realizzazione di piccole aree recintate dove il cane e il suo accompagnatore si soffermano solo per il tempo strettamente necessario. Questa soluzione non è da considerarsi ottimale in quanto l’area diventa inevitabilmente un luogo non di qualità e ad uso esclusivo dei diretti interessati. Alcune amministrazioni, italiane e straniere, hanno affrontato l’argomento in maniere più ampia realizzando un vero e proprio sistema di “aree cani”. Come riferimento esemplificativo, descriviamo il sistema realizzato a Milano tra gli abi-tati di Baggio, Quinto Romano e il Parco delle Cave, come anche al Parco Nord. Come previsto dal regolamento del verde, nel parco sono presenti aree interdette ai cani, aree dove i cani devono essere tenuti al guinzaglio e “aree cani” (Figura 7.12).

Capitolo 7

Figure 7.12 - Un’area cani di tipo estensivo al Parco delle Cave a Milano - archivio cfu / Dettaglio di segnaletica per un’area cani di tipo estensivo al Parco delle Cave a Milano - archivio CFU

Le aree interdette all’ingresso dei cani (anche se tenuti al guinzaglio e con museruola) sono le aree a vocazione naturalistica, i canali, i bacini d’acqua, le aree gioco bimbi, gli orti urba-ni. Nella maggior parte del parco e dove non vi è specifica indicazione, i cani ed i loro proprietari devono seguire il comportamento previsto per tutte le aree urbane che prevede l’uso del guinza-glio. Nelle “aree cani”, i nostri “migliori amici” possono essere liberi (senza guinzaglio) alla sola condizione che non rechino pericolo a terzi. Le aree cani sono state dislocate in modo omogeneo nel parco, privilegiando le aree lungo le fasce perimetrali più facilmente raggiungibili dall’abitato

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e più distanti dalle aree con vocazione naturalistica. Inoltre sono state distribuite in modo da of-frire ai cani e ai loro accompagnatori la possibilità di muoversi all’interno del parco percorrendo alternativamente aree dove i cani devono essere tenuti al guinzaglio e aree dove possono passeg-giare o giocare liberamente. Le aree sono indicate e riconoscibili con l’apposita segnaletica e cartello con il regola-mento. Le aree cani hanno differenti caratteristiche: quelle di dimensioni medio - piccole (1.000-3.000 mq) sono recintate. Al fine di ridurre al minimo l’impatto visivo, le aree più estese sono invece delimitate con pioli segnalatori che ne demarcano il confine o da elementi preesistenti (recinzioni di fabbricati, canali, ecc.). Le aree così strutturate sono da intendersi come aree del parco non ad esclusivo utilizzo dei cani e dei loro padroni ma aree dove il fruitore è avvisato che vi possono essere cani non al guinzaglio. Rimane inteso che, in ogni caso, il proprietario del cane risponde di eventuali comportamenti aggressivi del suo animale. In generale, tutte le aree, a prescindere dalla loro dimensione, sono dotate sia di spazi aperti a prato che di zone ombreggiate e alberate con punti sosta. Sono munite di accessi pedonali ma anche carrabili necessari per la manutenzione di servizio. In prossimità di tutte le aree sono collocati dei centri di raccolta rifiuti e spesso anche di colonnine SOS collegate all’impianto di vi-deosorveglianza.

OLTRE AL VERDE: PERCORSI, AREE DI SOSTA, PUNTI DI OSSERVAZIONE Malgrado ci si sia focalizzati su aree verdi a basso contenuto di strutture, il fatto stesso che ci riferiamo ad un ambito urbano, richiede di prevedere alcuni elementi “non verdi” che per-metteranno la corretta e completa fruizione delle aree.Per quanto riguarda i percorsi, è importante considerare che devono rispondere a più bisogni: il fruitore normalmente li percorre a piedi ma anche in bicicletta, in pattini o a bordo di un passeggi-no o di una carrozzina. Inoltre normalmente i percorsi per i fruitori sono utilizzati anche dai mezzi di servizio per la manutenzione dell’area verde. È quindi importante che siano carrabili, facilmente pulibili e all’occorrenza riparabili.Inoltre, affinché i percorsi possano assolvere al meglio alle diverse funzioni, è utile che siano sup-portati da un’adeguata segnaletica. A questo proposito citiamo un interessante sperimentazione messa in opera al Parco delle Cave di Milano. Su richiesta di alcuni cittadini organizzati in associa-zioni di appassionati della corsa, sono stati individuati dei tracciati podistici chilometrati interni alle aree verdi. Con l’intento di non incrementare la presenza di elementi non naturali a vantaggio della qualità paesaggistica e si sostenibilità manutentiva, è stato proposto un sistema di segna-letica orizzontale alla quota del terreno sul bordo dei percorsi. Questa soluzione è stata ritenuta ottimale in quanto non interferisce con il panorama visivo del parco ma permette comunque una facile individuazione per chi sta percorrendo un tracciato.

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Capitolo 7

Le aree pic-nic, vengono predisposte per costituire uno spazio organizzato per feste e colazioni all’aperto. Questo tipo di attività, praticata in modo diffuso dalle famiglie, se svolta in forma libera nei parchi cittadini presenta alcuni problemi: - per il Parco, generati dall’abbandono diffuso di rifiuti, dall’accensione di fuochi sui tappeti erbosi, dalla incontrollabilità degli spazi colonizzati, in alcuni casi, fino a tarda notte; - per i consumatori, generati dalla mancanza di servizi igienici e di acqua potabile, dall’impossi-bilità di acquisire in loco bevande o generi alimentari, dalla mancanza di tavoli, panche e luoghi adeguatamente ombreggiati. Le numerose esperienze realizzate con successo di utilizzo dove la parte preponderante dei fre-quentatori è costituita da gruppi familiari e da bimbi riuniti in feste (Figura 7.13), incoraggia la realizzazione di questo servizio, con alcuni accorgimenti che ne consentiranno una migliore ge-stione, quali la circoscrizione dell’area e possibilmente la dotazione di servizi igienici con acqua potabile.

Figura 7.13 - L’area delle feste del Boscoincittà a Milano - archivio CFU

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DIVERSI BISOGNI, DIVERSE TIPOLOGIE DI AREE VERDI Nel nostro paese la domanda di verde urbano è cresciuta esponenzialmente dagli anni cinquanta ad oggi, parallelamente al crescere della congestione urbana e all’aumento del tempo libero individuale. Il verde pubblico o di uso pubblico, è un servizio pianificato e realizzato dai Comuni: la qualità e la quantità di verde disponibile per abitante sono pertanto un significativo indice della capacità delle amministrazioni locali di assicurare uno sviluppo del territorio che ri-sponda alle esigenze dei cittadini e, in una certa misura, della capacità di reagire al progressivo peggioramento della qualità ambientale della città. Il paesaggio si trova sempre al centro di conflitti tra i meccanismi della conservazione e quelli della trasformazione, conseguente allo sviluppo socio-economico, che sollecita nuove pre-stazioni. L’equilibrio naturale e il quadro paesaggistico possono essere protetti solo se si attua una tutela ambientale previdente con obiettivi ben definiti. Quindi, a partire dalla pianificazione per arrivare alla progettazione di dettaglio delle aree verdi, è innanzitutto importante capire i bisogni del territorio e dei suoi “utenti”. Le possibili linee guida individuate per la redazione degli “studi di fattibilità” sulle cin-que aree prese in esame per la progettazione di spazi aperti in un contesto come quello del terri-torio comunale vigevanese, sono:- la conservazione e la valorizzazione degli elementi naturali residui;- la riduzione degli impatti esistenti anche con eventuali interventi di bonifica, di depurazione e di mitigazione;- la strutturazione naturalistica delle aree destinate ad una fruizione più intensa o ad usi specifici. La sinergia di queste politiche progettuali mira alla costituzione di un sistema verde diffuso che, da un punto di vista ambientale, tutela la naturalità del territorio e tende a realizzare reti ecologiche peri-urbane.Le proposte progettuali, e di conseguenza la tipologia degli interventi, si devono differenziare a seconda che si tratti di aree di elevato valore ambientale, aree agricole produttive, aree a “parco urbano” per attività ricreative estensive con mantenimento di valenze naturalistico-ambientali, aree di interposizione tra parti di abitato e tra queste ultime e il verde agricolo.

Capitolo 8

STUDI DI FATTIBILITA’ - GLI AMBITI ECOLOGICI URBANI

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In questo lavoro ci si è concentrati su una visione moderna di parco urbano che deve avere una relazione paesaggistica, naturalistica e funzionale con l’urbanizzato e con il territorio agricolo circostante (Figura 8.1). Inoltre, deve essere un sistema polifunzionale che sviluppa ruoli diversi nelle sue diverse parti. Ampie aree verdi riservate alle attività “libere” si completano con zone debolmente attrezzate per attività specifiche quali attività sportive, orti urbani, percorsi. La naturalità diffusa costituisce il connettivo del sistema (Figure 8.2, 8.3).

Figura 8.1 -Paesaggio agricolo dell’Amsterdamse bos con sullo sfondo la città di Amsterdam, Olanda. Foto di Alessandro Ferrari

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Figura 8.3 - Un prato alberato nell’Amsterdamse bos di Amsterdam, Olanda. Foto di Alessandro Ferrari

Capitolo 8

Figura 8.2 - Ampie aree verdi riservate alle attività “libere”: un esempio nell’Amsterdamse bos di Amsterdam, Olanda. Foto di Alessandro Ferrari

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CORSI D’ACQUA E AREE UMIDE Il sistema delle acque della pianura Padana fu storicamente realizzato per bonificare i suoli e poi per assolvere a funzioni irrigue. L’attuale sistema delle acque comprende tratte di ca-nali e fontanili sopravvissuti ad alterazioni e riempimenti dei relativi manufatti. La creazione di un sistema coordinato di gestione ed utilizzo delle acque di superficie, con finalità funzionali (canali irrigui) e di riqualificazione ambientale (zone umide, acqua nei parchi per fini paesaggistici e ricre-ativi, controllo dei livelli degli specchi d’acqua) sebbene auspicabile, esula dalla scala dei progetti affrontati in questo lavoro (Figure 8.4, 8.5, 8.6, 8.7). Interventi di scala coerente con i progetti qui presentati sono la riqualificazione da un punto di vista funzionale ed ambientale dei canali esistenti (compresa la riapertura di quelli tom-binati) e la realizzazione di aree umide. Quest’ultime è necessario che siano alimentate dai canali; se correttamente impermeabilizzate, la quantità di acqua prelevata a monte viene restituita a val-le. Inoltre, l’acqua accumulata serve a garantire il mantenimento delle caratteristiche ambientali anche nei momenti di eventuale asciutta del canale di approvvigionamento.

Figura 8.4 - Il laghetto del Boscoincittà a Milano. Foto di Alessandro Ferrari

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Capitolo 8

Figura 8.5 - L’ampia area umida del Parco delle Cave a Milano - archivio CFU

Figura 8.6 - Un’area umida all’Amsterdamse bos di Amsterdam, Olanda. Foto di Alessandro Ferrari

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GLI AMBITI ECOLOGICI URBANI Si è già ampiamente esposto che intervenire sulle cinque aree individuate significa dun-que ritagliare e preservare all’interno dello spazio urbano degli spazi in grado di far penetrare la campagna circostante nella città, favorendo l’entrata della natura e dei paesaggi extraurbani all’in-terno dell’urbanizzato, aspetto questo sviluppato in particolare sulle aree libere peri-urbane 1 e 5. Questi interventi di “ruralizzazione” porteranno paesaggi e specificità agresti all’interno delle “mura” della città, attraverso elevate forme di rinaturalizzazione in grado di raccordare “pae-saggi urbani” con “paesaggi rurali”. Inoltre anche gli interventi di strutturazione naturalistica sulle aree urbane (aree 2, 3 e 4) gioveranno della vicinanza con aree di maggior valenza ambientale e paesaggistica, amplificando il loro effetto positivo sull’urbanizzato innalzando sia la qualità am-bientale che quella paesistica. L’attore principale del progetto è il Comune di Vigevano che insieme a tutta la società insediata, con le proprie aree di proprietà, ha avviato un progetto dimostrativo nella riconfigura-zione del rapporto che si deve instaurare tra città e campagna identificando, per l’appunto, cinque “ambiti ecologici urbani”. Per la definizione delle proposte progettuali si sono tenute presenti le specifiche necessità

Figura 8.7 -Un canale che costeggia un’ampia radura per attività libere nel Parco delle Cave a Milano - archivio CFU

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Capitolo 8

ambientali e paesistiche che ogni area richiede per il proprio recupero e valorizzazione (criticità e potenzialità), i bisogni che la società insediata ha manifestato nel percorso partecipativo effet-tuato, ma anche l’indispensabile contributo che ogni singola area esprime nella realizzazione della rete ecologica locale di appoggio alla rete ecologica sovralocale, stante la presenza del Parco del Ticino, che ingloba l’intero abitato di Vigevano.

Figura 8.8 - Il contributo degli ambiti ecologici urbani nella costruzione della rete ecologica

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Lo strumento urbanistico comunale (Pgt), che pianifica l’intero assetto del territorio di Vigevano, disegna una rete ecologica di valenza locale in coordinamento con la rete sovralocale. Gli ambiti ecologici urbani sono parte di questo progetto ambientale e occasioni puntuali di at-tuazione delle aspettative programmatiche. Alcuni di questi si collocano in posizione altamente strategica come “porta” di ingresso di un più ampio sistema ambientale, come nel caso dell’area 1 che si posiziona come terminale delle grandi aree sottoposte a specifica tutela ambientale (SIC - Basso corso del Ticino e ZPS – Boschi del Ticino). Tutti gli ambiti ecologici urbani si dispongono in coincidenza delle cossi dette “aree verdi principali” individuate dal piano urbanistico comunale e a ridosso degli assi di “ricucitura della rete ecologica locale”, intesi come sistema di interconnessione delle principali aree verdi e formazione dell’anello di raccordo dei “cunei verdi”, ovverosia quegli ambiti nei quali si implemen-ta la ricucitura tra il sistema ambientale del Parco del Ticino e la rete ecologica locale (Figura 8.8).

Nelle seguenti pagine si illustrano le proposte di riconversione/valorizzazione ambien-tale dei cinque ambiti ecologici urbani a partire dalle necessità ambientali e dai bisogni espressi, che sono stati tradotti prima in schemi progettuali per poi infine divenire proposte progettuali.

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Capitolo 8

8.1 AMBITO ECOLOGICO PERI-URBANO 1

Necessità ambientali- riconversione dell’ecosistema presente mediante estirpazione delle piante infestanti presenti;- rimozione su parte dell’area di terreno proveniente da lavorazioni edili;- eliminazione del degrado esistente.

Bisogni espressi- accessibilità mediante ricostituzione della macchia arborea esistente;- integrazione con i percorsi ciclo pedonali esistenti ma in abbandono;

Figura 8.9 - Ambito ecologico peri-urbano 1 – Schema progettuale

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- connessione e futuro ampliamento con le altre aree verdi previste negli ambiti di trasformazione adiacenti ( corridoio verde lungo la roggia Mora);- fruibilità mediante realizzazione di aree di ripo-so/sosta;- riattivazione del sistema irriguo mediante la formazione di una zona umida;- difesa e incremento della biodiversità (farfalle, libellule, uccelli) attraverso la realizzazione di “giardini fioriti” e macchie arboree.

Proposta progettualeLa proposta progettuale di “ruralizzazione” a partire dalle necessità e bisogni espressi e materializ-zati nello schema progettuale, prevede:- la ricostituzione della macchia arborea sull’intera area triangolare che si affaccia su via Buccella;

Figura 8.10 - Ambito ecologico peri-urbano 1 – Proposta progettuale

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Capitolo 8

- la riattivazione mediante opere di ordinaria manutenzione del percorso ciclo pedonale che co-steggia la roggia Mora;- la realizzazione di una connessione ciclo-pedonale tra il percorso lungo la roggia e le urbanizza-zioni in fase di esecuzione;- l’implementazione di una zona umida con conseguente riattivazione delle chiuse esistenti e del necessario sistema di alimentazione e restituzione delle acque verso la roggia. L’area umida è po-sta in posizione quasi baricentrica nella parte di area rettangolare che necessità di una attività di risanamento del terreno. Attorno questa zona si dispongono le area naturalistiche del prato fiorito e quelle destinate alla sosta/riposo, accompagnate da una nuova piantumazione arborea a ma-scheramento delle nuove costruzioni e maggiore implementazioni di quelle adiacenti. L’ambito ecologico urbano si costituisce come elemento di passaggio progressivo e di transizione tra un’area urbana e un’area naturale.

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8.2 AMBITI ECOLOGICI URBANI 2 e 4

Necessità ambientali- riconversione parziale dell’ecosistema presente (area 2) mediante leggera estirpazione delle piante infestanti presenti (sottobosco);- rimozione su parte dell’area 4 di terreno proveniente da lavorazioni edili;- riattivazione del sistema irriguo mediante l’eliminazione della tombinatura della roggia Acquada;- eliminazione del degrado esistente.

Bisogni espressi- accessibilità mediante percorsi ciclo-pedonali che colleghino l’ambiente costruito circostante;- integrazione con i percorsi ciclo pedonali di recente realizzazione;- connessione ciclo-pedonale nord-sud tra le aree 2 e 4;- connessione con le aree agricole poste a sud mediante i percorsi ciclo pedonali esistenti e lungo la roggia;- connessione ciclo-pedonale con le attrezzature pubbliche adiacenti (scuole, centro sportivo) e con il tessuto edilizio del contesto;- fruibilità mediante realizzazione di parco naturalistico con aree di riposo/sosta e differenziato per tipologia di utenti (bambini, adulti, anziani);- realizzazione di specifica area cani di tipo estensivo;- introduzione di elementi di mitigazione degli impatti acustici, atmosferici e visivi presenti;- mantenimento e tutela delle alberature esistenti;- inserimento di nuovo patrimonio arboreo;- difesa e incremento della biodiversità (farfalle, libellule, uccelli) attraverso la realizzazione di “giardini fioriti” e macchie arboree;- realizzazione di un “bosco” percorribile e attraversabile nell’area 2;- implementazione di orti urbani.

Proposta progettualeLa proposta progettuale di “rinaturalizzazione” a partire dalle necessità e bisogni espressi e mate-rializzati nello schema progettuale, prevede:- la ricostituzione parziale della macchia arborea presente sull’area 2 mediante un’opera di puli-zia ed eliminazione delle piante infestanti presenti nel sottobosco, nonché la realizzazione di un percorso ciclopedonale interno di attraversamento che renda questa piccola area percorribile in alternativa al marciapiede di contorno sulle strade ad alto flusso veicolare;

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Figura 8.11 - Ambiti ecologici urbani 2 e 4 – Schema progettuale

Capitolo 8

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- l’implementazione di un circuito di connessione ciclo-pedonale con gli edifici scolastici, il centro sportivo, ed il contesto circostante. A tal riguardo questo sistema ricompone gli attraversamenti pedonali sulle arterie stradali che vengono ricondotti verso l’interno dell’ambito ecologico urba-no che diventa l’elemento ordinatore del variegato contesto edificato, snodo dei diversi punti di ingresso;- liberalizzazione del tratto nord della roggia Acquada e relativa valorizzazione come elemento strutturante del paesaggio, anche attraverso la formazione di filari alberati di nuova piantumazio-ne;- realizzazione di diverse aree di fruibilità naturalistica in relazione alla configurazione delle stesse (divise dal passaggio della roggia Acquada) e dalle caratteristiche ambientali di partenza. In tal senso sul versante sud occidentale viene prevista un’area orti sull’area allungata posta tra la roggia e l’edificato residenziale, sfruttando la fertile struttura del terreno e l’implementazione di un’atti-vità di presidio su un’area particolarmente isolata e senza intaccare le presenze arboree esistenti. Allo stesso modo avviene la realizzazione del prato fiorito e dell’area riposo posto in testata, stante le buone caratteristiche del terreno e i minori impatti ambientali che quest’area riceve dalle attivi-tà antropiche immediatamente adiacenti;- sulla parte di area di forma quasi rettangolare, ben separata dalla roggia Acquada e dalla roggia con andamento est-ovest, completamente adiacente alla estesa struttura commerciale e rotato-ria stradale, una area cani estensiva e la formazione di nuove macchie arboree. In questa parte dell’area, il terreno necessita di un intervento di risanamento, con rimozione del materiale prove-niente da lavorazioni edili; vi è la necessità di inserire una mascheratura dell’impatto visivo della struttura commerciale e mitigativa dei flussi veicolari presenti. Una attività libera dei cani, come concepita, non invade le altre funzioni naturalistiche previste.- lungo la roggia Acquada riattivata, sul versante occidentale, una specifica area riposo accom-pagnata da una nuova macchia arborea che è pensata come anticamera verde al vasto sistema ambientale posto immediatamente ad est, scavalcando la roggia, accessibile attraverso un varco verde che si attesta sulla via Vecchia per Gambolò.- creazione di una sorta di “internità ambientale” rispetto una “esternalità urbana” organizzata su due livelli. La gran parte dell’area, quella che si affaccia direttamente sulla via Santa Maria e Corso Brodolini, rappresenta il polmone mitigativo delle pressioni acustiche e atmosferiche.

Figura 8.12 - Sezione aree 2 e 4

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Capitolo 8

Figura 8.13 -Ambiti ecologici urbani 2 e 4 – Proposta progettuale

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La scelta progettuale utilizza la quota ribassata dell’area rispetto alla quota stradale come elemen-to e risorsa su cui implementare i nuovi elementi della naturalità, mediante la modellazione del terreno che serve a realizzare dune verdi, macchie arboree ed elementi di raccordo della mobilità ciclo-pedonale. In questa sorta di stanza all’aperto, la natura conquista lo spazio e le attività uma-ne legate alla fruibilità dello stesso, riconquistano una percezione diversa dell’abitare in ambiti debolmente infrastrutturati, dove le infrastrutture sono la roggia, il filare e le distese verdi.

L’ambito ecologico urbano si costituisce come elemento di mitigazione delle criticità ambientali presenti e come luogo di ricomposizione.

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Figura 8.14 - Ambito ecologico urbano 3 – Schema progettuale

Capitolo 8

8.3 AMBITO ECOLOGICO URBANO 3

Necessità ambientali- manutenzione e maggiore organizzazione delle essenze arboree;- eliminazione del degrado esistente.

Bisogni espressi- accessibilità mediante percorsi ciclo pedonali che colleghino l’ambiente costruito circostante;- integrazione con i percorsi ciclo pedonali esistenti e con le attrezzature pubbliche adiacenti (par-co S. Pertini, ospedale civile);- fruibilità mediante realizzazione di parco naturalistico con aree di riposo/sosta al servizio dei residenti;- introduzione di elementi di mitigazione degli impatti acustici, atmosferici presenti;- mantenimento e tutela delle alberature esistenti;- inserimento di nuovo patrimonio arboreo.

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Proposta progettualeLa proposta progettuale di “rinaturalizzazione” a partire dalle necessità e bisogni espressi e mate-rializzati nello schema progettuale, prevede:- rendere completamente accessibile l’area attraverso un collegamento ciclo pedonale tra la pista esistente sul cavalcavia di via A. La Marmora e la via Stropeni. Stante il forte dislivello esistente tra la quota del terreno e il cavalcavia, la nuova pista ciclabile, che necessita di uno sviluppo este-so per garantire una pendenza debole (inferiore al 4,5%), si organizza con un percorso ad “U”. In tale modo si va a realizzare una scarpata verde di raccordo con la quota del cavalcavia e di ma-scheramento della struttura sottostante lo stesso cavalcavia, attualmente di forte impatto visivo.

Figura 8.15 - Ambito ecologico urbano 3 – Proposta progettuale

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Capitolo 8

Inoltre, attraverso questo movimento di terra, si realizza anche una sorta di duna verde lungo il confine ovest, verso la ferrovia. Questa combinazione consente di intaccare solo in parte le albera-ture presenti sull’area e di implementarne altre a realizzazione delle barriere verdi;- incremento e maggior organizzazione delle alberature esistenti mediante la piantumazione di nuove essenze che vengono predisposte in continuità a quelle presenti al fine di realizzare filari e macchie, oltre che di strutturare l’area riposo, disposta centralmente in corrispondenza della sca-linata pedonale.

L’ambito ecologico urbano si costituisce come elemento di mitigazione delle criticità ambientali presenti e come luogo di passaggio naturalistico tra diverse aree urbanizzate.

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8.4 AMBITO ECOLOGICO PERI-URBANO 5

Necessità ambientali- manutenzione e maggiore organizzazione delle essenze arboree.

Bisogni espressi- accessibilità mediante percorsi ciclo-pedonali che colleghino l’ambiente costruito circostante;- connessione con le aree agricole poste immediatamente a sud;- fruibilità mediante realizzazione di parco naturalistico con aree di riposo/sosta al servizio dei residenti, aree pic-nic ;- mantenimento e tutela delle alberature esistenti con inserimento di nuovo patrimonio arboreo e potenziamento degli alberi da frutta esistenti;- implementazione di orti urbani.

Figura 8.16 - Ambito ecologico peri- urbano 5 – Schema progettuale

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Capitolo 8

Figura 8.17 - Ambito ecologico peri-urbano 5 – Proposta progettuale

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Proposta progettualeLa proposta progettuale di “ruralizzazione” a partire dalle necessità e bisogni espressi e materializ-zati nello schema progettuale, prevede:- l’implementazione di un sistema ciclo-pedonale (circuito) che metta in relazione le diverse parti dell’edificato, in particolare le vie Guerrazzi, Martiri di Cicognola e Valletta Fogliano. Il sistema di percorribilità si organizza attorno una diagonale principale che collega idealmente le alberature monumentali presenti che si contraddistinguono come gli elementi predominanti del vasto spazio verde;- ricostituzione parziale della macchia arborea posta a sud dell’area, mediante estirpazione delle poche essenze arboree infestanti e decedute (robinie);- realizzazione di una area orti posta in posizione analoga e a sostituzione degli orti spontanei che sorgono attualmente e che non risultano organizzati dal punto di vista paesistico;- implementazione di nuove alberature a filari e come macchie arboree disposte principalmente sui bordi dell’area e al centro della stessa. In particolare sul versante sud orientale si sono costituiti dei filari trasversali al fine di organizzare le alberature esistenti che risultavano dispersive, ricom-ponendo figurativamente, in tal senso, la partizione delle proprietà adiacenti e conseguentemente l’organizzazione delle aree destinate al pic-nic e delle aree verdi antistanti l’edificato (giardini a partizione). L’intento è quello di attivare una sorta di riconquista dello spazio da parte dei frontisti, che oggi considerano questa vasta area a verde come un “retro” delle rispettive proprietà. - organizzazione e implementazione del frutteto esistente mediante alberi di nuova piantumazio-ne secondo uno schema regolare, con l’intento di introdurre forme di paesaggio diverse dentro un ambito che comunque possiede elevate caratteristiche ambientali e paesistiche proprie.

L’ambito ecologico urbano si costituisce come elemento di passaggio progressivo e di transizione tra un’area urbana e un’area naturale.