la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda,...

52
vita ospedaliera e informazioni culturali - milano - IRCCS ospedale maggiore - anno XLII - n. 4 - 2001 la ca’ granda

Transcript of la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda,...

Page 1: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

vita ospedaliera e informazioni culturali - milano - IRCCS ospedale maggiore - anno XLII - n. 4 - 2001

la ca’ granda

Page 2: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

vita ospedaliera e informazioni culturali - milano - IRCCS ospedale maggiore - anno XLII - n. 4 - 2001

La copertinaGiuseppe Palanti: ritratto di Graziosa Torriani Tomasini (1942). Il Palanti realizzò sedici ritratti di benefattori sucommissione dell’Ospedale Maggiore di Milano tra il 1918 e il 1942. Quattro di essi - tra cui quello qui riprodotto -sono stati esposti alla mostra dedicata al pittore in occasione del festival dei Due Mondi di Spoleto (28 giugno - 30settembre 2001).

Direttore responsabile: FRANCA CHIAPPA. Direzione, redazione, amministrazione: 20122 Milano, via F. Sforza, 28telefoni 02-5503.8311/02-5503.8376 - Fax 02-5503.8264

È consentita la riproduzione totale o parziale degli articoli, purché di volta in volta autorizzata e citando la fonte.

sommarioAi lettori 1

pagina

Ospedale umano, logica aziendale, personale motivato Giancarlo Dal Sasso 3

8Asterisco

33Asterisco

“Curare e aver cura” nel primo Ottocento Giorgio Cosmacini 18

Indice generale dell’annata 46

Cronache amministrative 42

Il braccio destro e il braccio sinistro Enrico Ghislandi 27

Tra le statue del Duomo in cerca degli Sforza Ernesto Brivio 34

Notiziario 39

Microcredito oggi. Riflessioni su antiche e recenti esperienze Marco Vitale 9

la ca’ granda

La depressione infantile Adriana Guareschi Cazzullo 13

Il nostro saluto al nuovo rettore dell’Università prof. Declevae un pensiero riconoscente al prof. Mantegazza 2

L’Ufficio Relazioni con il Pubblico: finalitàe stato di attuazione Maria Teresa Bottanelli, Giovanni Muttillo 30

Arte in Ticino 1803-1870.Esposte opere di proprietà dell’Ospedale Maggiore Sergio Rebora 37

Page 3: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

Una veduta dell’antica Ca’ Granda, oggi sede dell’Università degli Studi, a sottolineare in apertura delfascicolo il nostro saluto riconoscente al prof. Paolo Mantegazza, che in ottobre ha lasciato il rettorato, e ivoti augurali vivissimi della comunità ospedaliera al nuovo rettore prof. Enrico Decleva.

“... un ospedale ‘umano’, pur gestito con criteri aziendalistico-manageriali, è la risultante, soprattutto, dirisorse umane qualificate certo, ma professionalmente motivate...”. È il concetto di base che informa ladocumentata trattazione di Giancarlo Dal Sasso.

Ringraziamo il prof. Marco Vitale che dedica qui ai lettori di Ca’ Granda un suo attuale intervento imper-niato sui valori congiunti di etica ed economia.

La prof.ssa Adriana Guareschi Cazzullo risponde da par suo alle non poche domande su un problema inpreoccupante crescente frequenza: la depressione infantile.

Una pagina storica di grande interesse. Immersi noi nell’attualità socio-medico assistenziale di oggi, Gior-gio Cosmacini ci porta a “visitare” nell’arco del primo Ottocento teorie, valori, pratiche quanto meno ditipo familiare, popolare, empirico, arrivando progressivamente alla figura del medico e dei suoi poteri edoveri nella seconda metà del secolo.

“Malati curabili e malati inguaribili”: una definizione purtroppo usuale nel mondo sanitario d’oggi con lafrequenza dei “terminali” per patologie gravi. “Ma gli inguaribili - scrive il prof. Ghislandi invogliandoci aleggere e partecipare - non sono da abbandonare, perché bisogna curare anche quelli che non possono gua-rire, ed anzi potenziare l’attenzione su di loro in famiglia o negli auspicabilissimi hospices con la presenzamedica, psicologica, infermieristica e del volontariato”.

La dott.ssa Maria Teresa Bottanelli con il collaboratore Giovanni Muttillo addetto alla Carta dei servizi,presenta l’ufficio ospedaliero “Relazioni con il Pubblico”, spiegandone i ruoli diversi, fra cui: accoglimentoe trattamento di reclami e segnalazioni; raccolta di informazioni e comunicazioni all’interno dell’Ospedalesull’andamento dei servizi, e proposte eventuali di miglioramento dell’organizzazione.

Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatoridella nostra Ca’ Granda con il Duomo, le sue bellezze secolari e le vicende alterne, che nel tempo hannocaratterizzato sempre l’unione delle due straordinarie “fabbriche”, facendole vivere costantemente nell’af-fetto dei milanesi e della Città. La firma è dell’arch. Ernesto Brivio.

La nostra Quadreria dei benefattori (affidata, come noto, all’archivio storico) che attende sempre d’essereaiutata ad arrivare in esposizione permanente a Mirasole dove proseguono i restauri, gode comunque del-l’attenzione di enti e istituzioni. Frequenti, infatti, le richieste di nostre opere per mostre importanti: ne dàtestimonianza qui il dott. Sergio Rebora che scrive dell’ “Arte in Ticino”.

Le cronache amministrative, asterischi letterari, le consuete rubriche e l’indice annuale per autore e argo-mento chiudono il fascicolo.

ai lettori

stampe trimestrali - Sped. abb. post. 70% - filiale di Milano - n. 4 - 2001 - registrazione Tribunale di Milanon. 5379, II-8-1960.

stampa: Stampamatic srl - Settimo Milanese (MI) - via Albert Sabin, 26; fotocomposizioni: Artea (SettimoMilanese) - via E. Fermi, 28; fotolito: Galasele s.r.l. - Milano - via Carlo Bazzi, 49

Page 4: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

2

Il prof. Paolo Mantegazza, rettore dell’Università degli Studi di Milano dal 1984, halasciato il Rettorato con l’inizio dell’anno accademico 2001/2002.Quattro mandati importanti nel mondo accademico milanese, nel quale la presenzadel rettore Mantegazza resterà come un segno di grande equilibrio ed eccezionaleumanità nelle note alterne vicende di tutti questi anni.A succedergli è stato chiamato il prof. Enrico Decleva, umanista, ordinario di StoriaContemporanea.Affettuosa opportunità per la nostra “Ca’ Granda”, per tutti noi, di esprimere qui alprof. Mantegazza un pensiero deferente e grato per le tante attenzioni e disponibilitàaccordate al nostro Ospedale negli anni del suo lungo mandato. Al nuovo Rettorevoti augurali vivissimi per il prestigioso impegno al vertice dell’Ateneo milanese.

Il nostro salutoal nuovo rettore dell’Università prof. Declevae un pensiero riconoscente al prof. Mantegazza

L’antica Ca’ Granda, oggi sede dell’Università degli Studi di Milano, nella facciata disegnata da A. Biffi (1674). Civiche Raccolte Bertarelli

Page 5: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

3

Premessa

Dopo aver affrontato nel n. 1-2 2001 de “la Ca’ Gran-da” l’impegnativo tema dei “diritti umani dell’utentenel servizio sanitario”, ci sembra doveroso presentareun altro argomento di rilevante attualità, caratterizza-to dal rapporto ospedale umano – logica aziendale –personale motivato, che è anche il nodo centrale diogni riforma sanitaria passata, presente e futura.Nell’illustrare a grandi linee la tematica in questione,vorremmo articolare la nostra disamina su alcuni pas-saggi essenziali, rappresentati in via consequenzialedall’ospedale umanizzato, dalla gestione aziendo-manageriale, dal personale motivato, momenti distintidi un unico sistema sanitario a servizio della persona.In sostanza, per indicare un po’ il filo bianco chepercorre la nostra riflessione, si potrebbe dire cheun ospedale umano, pur gestito con criteri azienda-listico-manageriali, è la risultante, soprattutto, dirisorse umane qualificate certo, ma professional-mente motivate.Potrebbe sembrare un paradosso, ma nonostante lagestione manageriale delle aziende pubbliche, ospe-daliere e sanitarie, la tecnologia delle prestazioni, ilcomfort assistenziale, la professionalità del personale,le incentivazioni economiche, registriamo oggi unapreoccupante e diffusa demotivazione del personale,che si trasferisce negativamente sulla relazione opera-tore sanitario-utente e quindi sulla qualità delle stesseprestazioni sanitarie.C’è un preoccupante malessere che sta attraversandoil personale che opera in sanità, confermatoci ancheda alcuni dirigenti sindacali, sulle cui cause tenteremodi fare una motivata diagnosi, per prospettarne poiuna possibile terapia.

Ospedale umano

Un approccio serio alla sanità – sia essa pubblica oprivata – deve partire, a nostro avviso, da alcune pre-

messe fondamentali, che trovano autorevole riscontronell’illuminante discorso che il cardinale Carlo MariaMartini, arcivescovo di Milano, ha tenuto nella Festadel Perdono del 2001 dell’Ospedale Maggiore. Tale discorso, opportunamente pubblicato in un opu-scolo a cura della direzione de “la Ca’ Granda”, restaun’altra gemma dell’insegnamento di Martini, cheandrebbe ripresa integralmente anche in questa sede,per le sue profonde considerazioni, sia sotto il profilopastorale, tratte anche dal magistero papale, sia sottoquello aziendalistico.Ragioni di spazio ci costringono, purtroppo, a citarnesoltanto alcuni tratti significativi, che forniranno tutta-via le linee-guida della nostra trattazione.Afferma il cardinale: “Come dice il suo stesso nome,l’Ospedale Maggiore è anzitutto un ‘ospedale’. Comeogni ospedale, esso è ‘luogo di dolore’, ma insieme einscindibilmente, esso è - deve essere sempre più esempre meglio – ‘luogo di speranza’ (Giovanni PaoloII). Nell’ospedale, infatti, si sperimenta in mododrammatico la fragilità della natura umana. In esso,con la malattia, il mistero del dolore si presenta contutta la sua forza e riveste sia i toni dell’esperienzadella solitudine per il diminuire delle forze fisiche eper l’interrompersi di quelle relazioni e di quegliimpegni che costituiscono il tessuto della vita quoti-diana, sia quelli dell’invocazione di aiuto, sollievo econforto da parte di parenti, amici e medici, sia quellidella domanda sul perché della sofferenza, dellamalattia e della morte.Nello stesso tempo l’ospedale è anche un ‘luogo disperanza’: quella degli stessi ammalati, che desidera-no di poter gustare nuovamente la bellezza della vitae della salute; quella dei diversi operatori sanitari, cheinvestono intelligenza, competenza e forza per ottene-re, quando possibile, il superamento della malattia o,quando ciò non si potesse realizzare, per aiutare avivere in modo umano l’esperienza della malattia edella morte”.

Ospedale umano, logica aziendale, personale motivato

GIANCARLO DAL SASSO

Page 6: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

4

La sfida che attende anche l’Ospedale Maggiore – edogni ospedale – è perciò quella di essere sempre esempre meglio un “ospedale umano”, cioè, nel qualesi sa riconoscere, rispettare, difendere ed esaltare ladignità personale dell’uomo malato, anche nellesituazioni più gravi e umilianti (card D. Tettamanzi).Tutto ciò non solo a livello teorico, ma pratico, siaattraverso comportamenti e trattamenti concreti,precisi e puntuali, che chiamano in causa il perso-nale medico, come quello infermieristico e ausilia-rio, insieme con quello amministrativo, sia attraver-so una adeguata configurazione e organizzazionedelle stesse strutture ospedaliere.Per dare un volto veramente umano all’ospedale ènecessario impegnarsi per una sua “ripersonalizza-zione”, che favorisca l’instaurarsi di un rapportodalle dimensioni umane con il malato. Tale “riper-sonalizzazione” e “umanizzazione” risponde a undovere di giustizia e di civiltà, domanda l’impegnodi tutti e, in particolare, una maggiore sensibilitànei responsabili della cosa pubblica, nei diversiamministratori e nei molteplici operatori sanitari.Ciò significa entrare sempre più nell’ottica di faredell’ospedale un autentico “luogo di cura”, dovel’attenzione e il servizio alla persona non si riduca-no solamente alla somministrazione di una terapia,ma si aprano a un più disteso e ampio “prendersicura” della persona, che veda coinvolti medici,infermieri, tecnici, amministratori e volontari. Èquesta una delle questioni più decisive.

Logica aziendale

Premesso che la “struttura architettonica e organizza-tiva” dell’ospedale deve assicurare non solo ilmigliore espletamento possibile della medicina neisuoi aspetti tecnici, ma anche una degenza del mala-to che rispetti e promuova, nel modo migliore possi-bile, le sue esigenze propriamente umane (CarloMaria Martini), proprio per rendere “più umana” lavita e l’organizzazione di un ospedale, è accettabile econdivisibile, anche in ambito sanitario, l’introduzio-ne di “criteri gestionali di tipo aziendalistico”.Prima però di parlare di “logica aziendale” insanità, ci sembra indispensabile richiamare il qua-dro normativo costituzionale di “solidarietà sociale”entro il quale opera il Servizio sanitario, nazionale eregionale.

La vigente Costituzione italiana nei suoi “principifondamentali” e nella prima parte dedicata ai “dirit-ti e doveri dei cittadini”, dispone in particolare chela Repubblica, quale Stato sociale: 1) riconosce lapari dignità sociale di tutti i cittadini; 2) richiedel’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietàsociale; 3) tutela la salute come fondamentale dirit-to dell’individuo e interesse della collettività; 4)protegge la maternità e l’infanzia; 5) riconosce ildiritto all’assistenza sociale; 6) riconosce che l’ini-ziativa economica privata è libera, ma che non puòsvolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in mododa recare danno alla dignità umana.La legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio sani-tario nazionale, stabilisce all’art. 1 tra l’altro: “1. LaRepubblica tutela la salute come fondamentale dirittodell’individuo e interesse della collettività mediante ilServizio sanitario nazionale. 2. La tutela della salutefisica e psichica deve avvenire nel rispetto delladignità e della libertà della persona umana. 3. Il Ser-vizio sanitario nazionale è costituito dal complessodelle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle atti-vità destinati alla promozione, al mantenimento e alrecupero della salute fisica e psichica di tutta la popo-lazione, senza distinzione di condizioni individuali osociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglian-za dei cittadini nei confronti del servizio. 4. L’attua-zione del Servizio sanitario nazionale compete alloStato, alle Regioni e agli Enti locali territoriali, garan-tendo la partecipazione dei cittadini”.Per verificare se i valori, principi, doveri, diritticostituzionali, sopra sommariamente richiamati,siano compatibili con la “logica aziendale sanita-ria”, è necessario chiarire bene il significato di logi-ca aziendale in sanità, secondo la dottrina economi-ca più accreditata.Essa significa nella sua essenza “applicare le cono-scenze disponibili per utilizzare razionalmente (sulpiano tecnico, organizzativo ed economico) risorsescarse per ottenere il massimo dei risultati possibili”(E. Borgonovi, Il medico e l’azienda, Corriere dellaSera, 12.3.2001).Per alcune aziende private che operano sul mercatosanitario e che producono beni non così essenzialicome è la salute (pensiamo, ad esempio, alle industriefarmaceutiche o a quelle che producono apparecchia-ture tecnico-medicali) tale razionalità serve per perse-

Page 7: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

guire “la massimizzazione del profitto” (ossia il mas-simo aumento della ricchezza economica).Per le altre aziende, tipicamente sanitarie, pubbliche eprivate (un ospedale, una casa di cura privata, ecc.)“la razionalità aziendale deve essere orientata a perse-guire la massimizzazione della tutela della salute poi-ché questo, e solo questo, è il fine di tali aziende”(Borgonovi).In altri termini il “valore” del modello aziendaleprivato è dato dall’aumento della ricchezza misura-ta in termini monetari, mentre il “valore” per un’a-zienda sanitaria, pubblica e privata, che tutela diret-tamente la salute, è misurato dal grado di risposta aibisogni di salute e ai livelli di assistenza garantiti aicittadini (Borgonovi).Ne consegue quindi che “logica aziendale” per i sog-getti, pubblici e privati, che agiscono in sanità “nonequivale affatto a perseguire la massimizzazione delprofitto” (Borgonovi), ma per le aziende sanitariepubbliche vuol dire tendere al pareggio di bilancio,quale conseguenza di scelte razionali sul piano assi-stenziale e poi efficienti sul piano gestionale; mentreper le aziende sanitarie private implica sempre doverrispondere ai bisogni di salute, pur conseguendo, nelcontempo, un profitto.In buona sostanza, detti criteri sono proficui se “fina-lizzati all’ottimizzazione dei risultati e nella misura incui servono a ottimizzare l’impiego delle risorsefinanziarie, tecnologiche ed umane perché la curadella persona sia più adeguata e sia garantito a tutti gliuomini e le donne, secondo i reali bisogni di ciascu-no, il diritto alla tutela della propria salute” (Martini).In base a quanto sopra esposto, ci sembra di poteraffermare che la logica aziendale sanitaria deve ten-dere ad un valore, rappresentato dalla “massimizza-zione” della tutela della salute in un quadro di “soli-darietà sociale” o, come vedremo, di “solidarismofederale”, ma ciò è nettamente contrario ad una ormaiprevalente “ottica ragionieristica che non consideraprioritario il diritto alla salute di ogni cittadino, ma losubordina ad un equilibrio del bilancio pubblico noncorrelato a quella esigenza e soprattutto lo subordinaalla mercificazione della sanità pubblica” (M. Pirani,La Repubblica, 10.12.2001).Il forte richiamo alla solidarietà sociale e al dovere diassicurare la miglior tutela della salute, richiesto aqualunque soggetto aziendale, pubblico o privato,

impegnato in sanità, viene fatto non a scopo acca-demico, ma per mettere in guardia dalla pericolositàdi certi slogans che circolano con insistenza nell’at-tuale clima culturale-politico.Va altresì segnalato che gli stessi criteri tecnico-sanitari dei D.R.G. (le tariffe riconosciute agli ospe-dali per ogni singola malattia con un tempo prede-terminato di degenza ospedaliera) e dei L.E.A.(livelli essenziali di assistenza minima, oltre i qualispetta alle Regioni, assicurare o meno, secondo leloro entrate, le eventuali prestazioni) se utilizzati,come spesso accade, per fini di lucro, cioè di profit-to, o non rispondono ai bisogni di salute e di assi-stenza delle persone, specie di fronte alle patologieacute gravi o croniche, scaricate dalle case di curaprivate sugli ospedali pubblici, oppure determinanol’erogazione di prestazioni sanitarie se non inutilicertamente non indispensabili, per incassare quattri-ni dal fondo sanitario regionale, con l’effetto per-verso di incrementare gli “sprechi”.In altre parole, il modello aziendalistico-manageria-le in sanità non vuol dire profitti a tutti i costi per leaziende sanitarie private a carico del fondo sanitarioregionale, né significa addossare sulla sanità pub-blica le prestazioni che per complessità organizzati-va o per onerosità economica la sanità privata nonha interesse a fornire, con l’ovvia conseguenza delquasi generalizzato disavanzo dei grandi ospedalimetropolitani, né tanto meno può significare, adesempio, far pagare al cittadino sotto forma di Irpef(imposta sui redditi delle persone fisiche) il deficitaccumulato a livello regionale lombardo dalla libe-ralizzazione della sanità (si parla di un buco per lasanità in bilancio di ben oltre 433 miliardi, che, perl’opposizione in Consiglio regionale, “andrebbemoltiplicato per dieci, cioè il rosso potrebbe esseredi oltre 3-4 mila miliardi” - Il Giorno, La Repub-blica 12.12.2001), ma deve contribuire a garantireal cittadino-utente una risposta sanitaria efficiente,offertagli dal sistema pubblico-privato, finanziatodalla Regione, senza che il cittadino-cliente debbapoi ricorrere a strutture private, dalle quali farsicurare a pagamento.

Personale motivato

Un ospedale umano richiede certamente una “gestio-ne manageriale impostata sulla logica aziendale”, ma

5

Page 8: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

6

per dargli un volto veramente umano è necessarioimpegnarsi per una sua “ripersonalizzazione”, chefavorisca l’instaurarsi di un rapporto a dimensioniumane con il malato.Sul punto, con la consueta lucidità, il cardinaleMartini osserva: “Tale ‘ripersonalizzazione’ e ‘uma-nizzazione’ risponde a un dovere di giustizia e diciviltà, domanda l’impegno di tutti e, in particolare,una maggiore sensibilità nei responsabili della cosapubblica, nei diversi amministratori e nei molteplicioperatori sanitari.Ciò significa entrare sempre più nell’ottica di faredell’ospedale un autentico ‘luogo di cura’, dovel’attenzione e il servizio alla persona non si riduca-no solamente alla somministrazione di una terapia,ma si aprano a un più disteso e ampio ‘prendersicura’ della persona, che veda coinvolti medici,infermieri, tecnici amministratori e volontari. Èquesta una delle questioni più decisive (…).Occorre, perciò, che sia anzitutto ‘umanizzato’ ilrapporto medico-paziente. Qualunque rapportodeve fare attenzione alla persona: quello del medi-co, in particolare, deve essere un rapporto profon-damente interpersonale, che nessun progressoscientifico deve mai soppiantare o scalfire, ma piut-tosto deve propiziare e favorire.È indispensabile, quindi, che nell’esercizio della suaprofessione, ogni medico ricordi che il malato è sem-pre e prima di tutto una persona, mai riconducibile aun caso clinico, e si accosti a lui mettendo in causase stesso e la propria capacità di relazionarsi con l’al-tro, e non solo la propria scienza ed esperienza. Sitratta, in altri termini, di fare della professione medi-ca il luogo dell’incontro con l’uomo, della vicinanzaa chi soffre, della compagnia di chi si sente solo,della cura amichevole di ogni persona (…).Nello stesso tempo, è necessario che tutto il persona-le ospedaliero, qualsiasi funzione o mansione svolga,si faccia attento alla persona. Che l’ospedale compiala sua missione di cura amorevole e accogliente dellapersona, è, infatti, compito di tutti coloro che vi lavo-rano nei modi e nelle forme proprie.Fare bene il proprio lavoro, qualunque esso sia, èun primo importante passo; ma nel fare bene il pro-prio lavoro in questo campo sono compresi tantialtri elementi che concorrono al ‘bene’ della perso-na: la competenza professionale, l’onestà, l’atteg-

giamento accogliente verso chi soffre, il non crearedifficoltà al lavoro degli altri, relazioni ricche diumanità con chi soffre. Questo è per tutti: ciascunolo declinerà nel compito che gli è affidato. Il compitoè sempre la cura dell’uomo; la missione è la stessaper tutti, con la stessa dignità professionale e per tutticon eguale impegno e profondo senso del dovere”.Sono in corso, a livello nazionale e a quello regio-nale anche lombardo, cambiamenti radicali insanità, rappresentati dal “federalismo solidale”;dalla “devolution”, cioè dalla responsabilizzazionecompleta delle Regioni verso l’organizzazione e lagestione dei servizi sanitari; dalla trasformazionedelle aziende ospedaliere in soggetti di diritto priva-to (ad esempio, trasformazione in fondazioni concoinvolgimento pubblico-privato); dalle prestazioniambulatoriali rese accessibili al cittadino da tutte lestrutture sanitarie del territorio accreditate; dallalibera scelta del cittadino della struttura più soddi-sfacente; dalla prova ‘qualità’ per tutti, soggetti ero-gatori dei servizi sanitari ed operatori sanitari.In questo quadro istituzionale ed organizzativosanitario sempre più “privato”, in cui il “mercato”sembra valere più della “salute”, ma in cui, a dettadei responsabili del nuovo piano socio-sanitarioregionale, i costi dovrebbero diminuire, gli sprechisparire e il paziente star meglio, quale sarà il ruolodel personale sanitario e che cosa si dovrà fare permotivarlo maggiormente?Ascoltiamo ancora il cardinale Martini: “Il processodi umanizzazione dell’ospedale e della realtà sanita-ria nel suo insieme è strettamente collegato a una for-mazione specifica e permanente dei diversi operatorisanitari, chiamati a considerare e a trattare il paziente‘come persona’ più e prima che come ‘malato’.In questo senso, l’intera formazione è chiamata apromuovere in ogni operatore sanitario una piùresponsabile ‘competenza’, una maggiore ‘qualifi-cazione professionale’ e una ‘coscienza matura’,così che la professione sanitaria possa essere vissu-ta come ‘servizio’ alla persona umana e alla suavita… ritrovando la radice e il gusto dell’etica pro-fessionale.A tale scopo, è necessario, anzitutto, interrogarsi sulsenso della medicina. Formare a una maturacoscienza professionale vuol dire educare a interro-garsi sulle ‘questioni di senso’, che riguardano la

Page 9: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

vita, la morte e il dolore, la malattia e i suoi biso-gni, la salute e il benessere, la felicità e il bene”.Per motivare il personale sanitario occorre dunqueformarlo “ad una matura coscienza professionale,educarlo a interrogarsi sulle questioni di senso”, ma, anostro avviso, questo aspetto, pur pregiudiziale, dasolo non basta.Entrando allora nel merito della “motivazione” delpersonale, alla luce anche della normativa contenu-ta nel vigente contratto collettivo nazionale di lavo-ro del comparto del personale del Servizio sanitarionazionale (1998-2001), ci sembra che una forma-zione specifica e permanente possa e debba essereaccompagnata dall’organizzazione del lavoro e daincentivazioni economiche del personale, specie diquello addetto all’assistenza diretta, allo scopo dimotivare di più il personale stesso e quindi renderepiù umano l’ospedale e ogni luogo di cura.Un’ organizzazione del lavoro, adeguata alle presta-zioni sanitarie assistenziali, deve tener conto primadi tutto delle dotazioni organiche di ogni singoloservizio, dei carichi di lavoro di ogni operatore pro-fessionale e quindi della produttività, della qualitàdel singolo servizio. Non si forniscono prestazionisanitarie di “qualità” senza “quantità”, cioè senzaorganici “adeguati”.Sul problema degli organici occorre evitare, allora,la negativa prassi che alcune aziende ospedalierepubbliche hanno mutuato da quelle private, cioè dicontenere i costi di gestione, speculando soprattuttosull’effettiva presenza del personale nei vari servizi.Occorre non dimenticare mai che un reparto didegenza, una sala operatoria, una sala parto, unambulatorio, ecc. non sono catene di montaggioindustriali, che imbottigliano medicinali liquidi oinscatolano farmaci, ma servizi resi sempre ad unpaziente, che proprio perché persona ha diritto adun’assistenza “personalizzata”, ad un trattamentofatto di cortesia e di rispetto, tutte prestazioni cherichiedono, appunto, un personale competente, qua-lificato, formato, motivato, disponibile, attento,pronto ad ascoltare, dedito con scienza, coscienzaed esperienza ad una “professione” che è, nel con-tempo, un “servizio”, una “missione”. È necessario ancora tener presente che certe profes-sioni sanitarie (si pensi, ad esempio, all’infermiereprofessionale, all’ostetrica, ecc.) devono essere

maggiormente valorizzate sotto il profilo economi-co, anche per orientare ad esse il mercato giovaniledel lavoro con una motivata scelta di queste impe-gnative professioni sanitarie, non certo per monetiz-zare le prestazioni sanitarie, ma per dare a questopersonale, in possesso del diploma di laurea e diun’elevata qualificazione professionale, un tratta-mento economico incentivante, che contribuisca aduna maggior soddisfazione umana del personaleinteressato, con l’ovvia conseguenza che anche leprestazioni saranno di miglior qualità.

Conclusione

Stavamo chiudendo questa disamina quando è com-parso sul “Corriere della Sera” del 14.12.2001 unarticolo del ministro della Sanità prof. GirolamoSirchia dal titolo “La sanità che vorrei” equa, senzasprechi e uniforme in tutto il Paese.In sintesi, la proposta del ministro si articola in cin-que “richieste” dei cittadini e in cinque sue “propo-ste”, che si possono così compendiare:richieste1. la prima richiesta dei cittadini riguarda la possi-bilità, ma soprattutto la certezza, di poter accederesenza ritardi o impedimenti e senza raccomandazio-ni alle prestazioni di cui necessitano;2. la seconda è di sentirsi trattati come persone, concortesia e rispetto; 3. la terza consiste in prestazioni di qualità fornitedal Servizio sanitario;4. la quarta che gli interventi siano gratuiti ocomunque abbiano una minima onerosità;5. la quinta è di avere risposte chiare sui problemidi salute e l’assicurazione che il personale sanitariosia costantemente aggiornato;proposte1. sia chiaro: nessuno ha intenzione di smantellare lasanità pubblica a beneficio del privato, ma è indi-spensabile utilizzare alcuni strumenti del privato permigliorare il pubblico; i nostri ospedali pubblici pianpiano perdono terreno e costano troppo, per cui ilrischio è che ad un certo punto si possa decidere diliberarcene; il personale è poco motivato e, al con-tempo, troppo “tutelato” nei suoi diritti; il sistemadegli acquisti è sbagliato: qui costa tutto di più;2. il privato non ha bisogno di nessuno e può spiaz-zare il pubblico; quindi la sanità pubblica ha biso-

7

Page 10: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

gno di essere difesa; alcuni aspetti del sistema sonoinadeguati ed altri, addirittura, iniqui; basti pensare,per fare solo un esempio, che i ricoveri “inutili” com-portano una spesa di almeno 5.000 miliardi l’anno;che dei 130 grandi ospedali metropolitani italiani,solo una trentina presentano un bilancio in pareggio oin avanzo positivo (mentre i restanti hanno disavanziche oscillano tra i 10 e 500 miliardi l’anno);3. per promuovere il rilancio della sanità l’impegnofinanziario del governo sarà imponente: l’ammonta-re del fondo sanitario distribuito alle Regioni passada 131.000 miliardi nel 2000 a 138.000 nel 2001, a146.000 nel 2002, a 152.000 nel 2003 e a 157.000nel 2004;4. la forte spinta verso la devoluzione tende aresponsabilizzare le Regioni verso l’organizzazionee la gestione dei servizi sanitari, ma lascia alloStato un importante compito che è quello di diven-tare garante verso i cittadini dell’equità del Serviziosanitario nazionale e della sua uniformità, identifi-cando tutte le vecchie e nuove diseguaglianze einconsistenze e tentandone la correzione, anchesostenendo le Regioni in difficoltà, e in modo daevitare differenze tra Regione e Regione per l’esi-stenza di prestazioni diverse a seconda del luogodove queste vengono erogate;5. una visione più equa dei sistemi sanitari, lottaagli sprechi, un decentramento spiccato dei poterialle Regioni, ma nella logica di un “federalismosolidale” e dell’accettazione di regole comuni, fina-lizzando il tutto ad offrire ai cittadini servizi piùmoderni, più distribuiti ed uniformi.Gli aspetti qualificanti della riforma sanitaria “Sir-chia” in cantiere, si possono così riassumere:1. decentramento delle funzioni ed incremento delfinanziamento della sanità con maggiori disponibi-lità economiche per le Regioni, responsabili dell’or-ganizzazione e della gestione dei servizi sanitari;2. equità dei servizi e lotta agli sprechi;3. prestazioni sanitarie sollecite, di qualità, gratuiteo con minima onerosità per gli utenti;4. utilizzazione di alcuni strumenti del privato permigliorare il pubblico;5. offerta ai cittadini di servizi più moderni, piùdistribuiti ed uniformi.Le auguriamo, signor ministro, buon lavoro per unasanità migliore.

8

È una parola molesta e gravosa, da pronun-ciare con il volto basso, «chiedo». Di essa sideve fare grazia all’amico e a chiunque tuvoglia farti amico con dei meriti: benchécerchi di affrettarsi, tardi dà un beneficiocolui che lo dà a chi ne ha fatto richiesta.Perciò bisogna indovinare la volontà d’o-gnuno e, una volta che la si è afferrata, libe-rarla dalla durissima necessità di chiedere;gradito vivrà nell’animo il beneficio venutoincontro. Se non si riesce a prevenire, taglia-mo corto alle parole di chi ci prega; per nonsembrare d’essere pregati, ma solo informa-ti, promettiamo subito e dimostriamo con lanostra premura che l’avremmo fatto, ancheprima d’essere richiesti. Con gli ammalatiun alimento dato al momento giusto puòesser causa di guarigione, e dell’acqua datasenza ritardo ha il valore d’una medicina:così, per quanto da poco e normale sia unbeneficio, se è tempestivo, se non perdenemmeno un’ora, acquista gran pregio esupera la gratitudine per un dono prezioso,ma tardivo e a lungo ponderato. Chi agiscecon tanta sollecitudine, non c’è dubbio cheagisca volentieri: agisce con letizia e mani-festa nel volto la letizia del suo animo.Benefici grandi di certa gente li ha rovinatiil silenzio o un indugio a parlare, che daval’idea di cipiglio e malumore, dato che siprometteva col volto di chi rifiuta: quantomeglio aggiungere buone parole a buoneazioni e con un discorsetto umano e benevo-lo dar valore a ciò che si assicura! Perchél’altro si corregga per aver esitato a chiede-re, s’aggiunga pure un rimprovero amiche-vole: «Ce l’ho con te perché, mentre avevibisogno di qualche cosa, non hai voluto cheio lo sapessi a suo tempo; perché me l’haichiesto con tanti riguardi; perché hai messodi mezzo altri. Da parte mia mi rallegro per-ché ho avuto il piacere di provare il mioaffetto; in futuro, è tuo pieno diritto fartidare quanto ti occorrerà: solo per questavolta perdono alla tua ritrosia». Otterraicosì che faccia più conto del tuo animoche di ciò, per quanto valga, che era venu-to a chiederti.

LUCIO ANNEO SENECA(da Lettere a Lucilio)

Asterisco

Del beneficare

Page 11: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

9

Sul resoconto dell’Assemblea Generale dei Socitenutasi il 13 febbraio 1881 (anno XV) della BancaPopolare di Milano, leggo il seguente paragrafo:

“Prestiti sull’onore.Anche i prestiti sull’onore aumentarono di numeroe di importo. Le domande sottoposte all’esame delbenemerito Comitato, che fu per noi guida in questaoperazione salirono a 167, e di queste soltanto 26vennero respinte: la somma sovvenuta ascese a lire18.602, la media di ogni prestito L. 131,92 ed alchiudersi dell’esercizio rimanevano aperte N. 118partite per un complessivo importo di L.131.100,58. Possiamo assicurare che, nel concederequesti prestiti, la Banca non solo ha contribuito asollevare vere sventure, ma ha eziandio efficace-mente cooperato a fornire i mezzi per alimentarepiccole industrie. E gli attestati di gratitudine checontinuamente ci vengono espressi sono equo com-penso ai sacrifici, che pur bisogna esser disposti adincontrare in questa specie di operazioni che, asso-ciando in un comune intento affare e beneficenza,rappresentano la forma più eletta del credito chepuò essere concesso da una Banca Popolare”.Per avere una misura dell’attività in questione, le18.602 Lire dedicate alla stessa possono essere raf-frontate ai prestiti e sconti ordinari concessi dallaBanca in quell’anno che ammontavano a L.2.995.711 (una percentuale dunque non piccola).Situazioni simili troveremmo certamente se ciaddentrassimo nei documenti di tante nostre Ban-che Popolari, Casse Rurali, Casse Mutue che prese-

ro vita nella seconda metà dell’800, arricchendo edumanizzando il quadro delle nostre attività crediti-zie, iniziando a dare corso al principio fondamenta-le che il credito, in un’economia libera e decentrata,non è un privilegio ma un diritto fondamentale. Undiritto che compete anche ai poveri. Giannini, ilfondatore della Bank of America, quando con la suabanchetta incominciò a fare miniprestiti agli emi-granti italiani, non garantiti se non dalla loro capa-cità di lavoro, determinazione e bisogno di riuscirenella dura società americana che li aveva accolti masenza sconti, realizzando con questi miniprestitinon garantiti anche il primo importante sviluppodella sua banchetta, non pensava, probabilmente, alprincipio del credito come diritto. Ma avevaimprenditorialmente intuito che quei prestiti pote-vano essere fattore di sviluppo, emancipazione,riscatto, essere creatori di produttività, di nuoveattività, di ricchezza e, quindi, essere economica-mente vantaggiosi anche per la Banca che, svolgen-do questa attività che le altre banche rifiutavano,poteva trovare, come trovò, una speciale area disviluppo.E qui siamo ad un punto chiave: il microcredito, peressere tale e non confondersi con altre forme assi-stenziali, deve avere per obiettivo e risultato lacreazione di valore, la trasformazione di lavoropotenziale in lavoro effettivo, la possibilità di rim-borso grazie ai frutti che esso genera, affinché altripossano fruire dello stesso capitale, la cui feconditàripetuta è proprio funzione diretta della velocità dirotazione e della affidabilità di rimborso.Di questo ho trovato conferma sul campo, collabo-rando con il Grameen Trust del prof. Yunus nellagestione del fondo per il Microcredito in Kossovo,frutto della collaborazione tra Grameen Trust e

Microcredito oggi*Riflessioni su antiche e recenti esperienzeMARCO VITALE

Il prof. Marco Vitale, già commissario straordinario del nostro Ospedale, ci ha regalato il testo di un suointervento di taglio economico nel quale, congiungendo etica ed economia, si rivolge a “una società che abbiafra i suoi obiettivi quello di diventare più civile, più democratica, più umana. E, quindi, anche più sicura”.

* Le esperienze di microcredito in Italia – Torino, 30 ottobre2001. Intervento alla giornata di studio sul tema: “Le esperien-ze di microcredito in Italia”, promossa dalla Fondazione Risor-sa Donna e finanziata dalla Compagnia di San Paolo.

Page 12: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

10

Missione Arcobaleno Gestione Fondi Privati. Pro-grammato per un periodo di 3 anni questo fondo fuaccompagnato da molto scetticismo e diffidenza.Autorevoli quotidiani ospitarono prese di posizionedi alti funzionari di enti internazionali (i nababbidella povertà) i quali, pur nel linguaggio diplomati-co che li contraddistingue, predissero, in sostanza,che l’operazione sarebbe fallita (il Kossovo non è ilBangladesh! Una situazione post bellica è diversada una miseria strutturale etc. etc.). Per fortuna l’o-perazione trovò invece il pieno appoggio di Kouch-ner, il Governatore del Kossovo per conto dell’O-NU e, dopo due anni (sui tre del piano) possiamodire che essa è uno straordinario successo e che hafatto e sta facendo tanto bene a tante persone. Natu-ralmente hanno giocato qui un ruolo essenziale imetodi messi a punto dall’organizzazione del prof.Yunus, e la straordinaria dedizione del suo staff (vibasti dire che, in due anni, il direttore dell’operazio-ne, che è una donna formidabile e madre di fami-glia, è ritornata in patria una sola volta). Contraria-mente a quello che molti dicevano, i principi ed imetodi del prof. Yunus hanno, dunque, trovato posi-tivo riscontro anche in un paese europeo e sonostati di grande utilità, soprattutto per le donne vedo-ve di guerra, che nel microcredito hanno trovato laleva essenziale per avviare piccole attività commer-ciali o di servizi, ma anche compagnia, rispetto,dignità che le hanno aiutate a riprendere il lorocammino umano.Ma anche in Italia abbiamo un’esperienza assaipositiva, sia pure in forma diversa, di microcreditosu grande scala. Credo si tratti della maggiore espe-rienza europea nel campo. Mi riferisco al progettoprestito d’onore gestito dalla Società per l’Impren-ditoria Giovanile (oggi sciaguratamente inclusa inSviluppo Italia). Questo intervento, finalizzato allosviluppo di attività personali giovanili ha attivato,in pochi anni, 115.000 domande delle quali 24.000hanno dato origine a nuove attività con grande dif-fusione sul territorio meridionale. Il 30% delle atti-vità avviate rappresentano emersione di precedentiattività in nero, il 70% sono nuove attività. Ogniattività dà lavoro a 1,26 addetti. Il tasso di sopravvi-venza dopo due anni è in corso di analisi, ma è sti-mato , in base a sviluppi parziali, intorno al 75%.Dopo 26 mesi il costo dello Stato è già ricuperato

attraverso le imposte applicabili alle attività. A con-ferma delle esperienze del prof. Yunus il tasso dimorosità è molto basso, inferiore a quello dellalegge per l’imprenditoria giovanile. Altra analogia:la percentuale di donne è alta (intorno al 40% ed increscita).Questo progetto di prestito d’onore non rientra pie-namente nel microcredito, perché prevede sia laconcessione di un contributo a fondo perduto cheun finanziamento, ma l’esperienza dimostra chepotrebbe funzionare benissimo e forse meglio senzacontributo, come puro finanziamento. In questosenso è l’indirizzo fornito al Governo dalla direzio-ne della società. Il prestito d’onore (verso il quale ècorretto che confessi che, inizialmente, ero moltodiffidente se non contrario) si è dimostrato un gran-de successo e non esiste in Europa un altro paeseche abbia accumulato, insieme all’attività per losviluppo delle imprese giovanili, un know-how cosìprezioso. È un grande peccato che dei politici scia-gurati abbiano fatto, qualche anno fa, un grandepasticcio quando nacque Sviluppo Italia, mentrenon so se i nuovi politici si stanno orientando inmodo più corretto e cioè con soluzioni che nonumilino e disperdano questa grande esperienza.Siamo così, alla base di esperienze concrete ancheattuali, giunti al punto in cui si possono trarre leseguenti conclusioni:1. Il microcredito è uno strumento essenziale perrealizzare il principio che il credito è un diritto, undiritto fondamentale di tutti coloro che appartengo-no ad una libera comunità. 2. La caratteristica del microcredito, rispetto alleforme assistenziali, è che deve servire a sviluppareattività produttive che, altrimenti, non sorgerebberoo non si svilupperebbero. Non è dunque concessoper assistere i bisognosi (questa, per altri versi,importante funzione deve essere assolta da altrienti, con altri fondi, con altre modalità) ma per aiu-tare le persone che possono e vogliono diventareautosufficienti. Deve essere dunque rimborsabileper dar vita ad un fondo di rotazione. 3. Come attività creditizia deve essere svolta daorganismi professionali con metodi professionali,anzi esso richiede una professionalità più elevata ecomplessa della normale attività creditizia.4. Come attività specializzata deve essere svolta da

Page 13: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

11

enti specializzati, particolarmente finalizzati e moti-vati, con strutture di costi molto leggere. Per questimotivi non può, di fatto, per molte ragioni pratiche,essere esercitata dai normali enti di credito, chepossono invece contribuire alla nascita di questienti specializzati o contribuire alla loro attività affi-dando loro dei fondi finalizzati da gestire con letecniche ed i costi leggeri propri del microcredito.5. Il problema essenziale, accanto a quello dellaprofessionalità specifica, è quello del “funding”.Qui è necessario essere molto onesti. Il microcredi-to non può finanziarsi con i depositi normali deirisparmiatori (se non in misura modesta) né sulmercato interbancario e finanziario in generale. Perquesto deve poter contare su un funding pubblico, osu fondi assegnati in gestione da grandi enti banca-ri, da fondazioni cittadine, da alti enti o fondi pub-blici e privati. Anche il prof. Yunus ed il suo staffnon avrebbero potuto svolgere il prezioso compitoche stanno svolgendo in Kossovo senza i fondi rac-colti dai cittadini italiani per Missione ArcobalenoGestione Fondi Privati e senza la mia decisione diaffidare a loro una parte di questi fondi per l’attivitàdel microcredito. Il punto centrale è che una voltacreato il fondo questo si autoalimenta, con il mec-canismo della rotazione e quindi moltiplica, tenden-zialmente per sempre, la sua fertilità.6. Esistono spazi per il microcredito in un’econo-mia che si considera evoluta come quella italiana?Esistono e sono grandi e importanti. Ciò è dimo-strato da un lato dall’esperienza del prestito d’ono-re, dall’altro dalle statistiche sull’usura, dall’altroancora dal modo d’operare e dai costi dei grandiistituti di credito. Il numero dei cittadini italiani edei residenti italiani che sono privi del diritto pri-mario dell’accesso al credito resta elevatissimo.Penso a tanti giovani del Sud; penso a tanti immi-grati che nelle grandi città sono portatori di energieimprenditoriali potenziali (come gli immigrati ita-liani in America all’inizio del secolo); penso allenostre tristi e squallide periferie.Certo il microcredito non può risolvere da solo tantiproblemi e tanti squilibri. Ma esso può svolgere unsuo limitato ma prezioso compito, in una societàche abbia tra i suoi obiettivi quello di diventare piùcivile, più democratica, più umana. E, quindi, anchepiù sicura.

Page 14: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

12

... pensierosa la bimba?

Page 15: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

13

Uno dei più convalidati dati epidemiologici concer-nenti la psicopatologia infantile riguarda il disordi-ne depressivo. La depressione costituisce attual-mente la più diffusa psicopatologia della età evolu-tiva in progressione di frequenza ed è destinata adivenire nel prossimo decennio il secondo proble-ma di salute infantile a livello mondiale.

Cenni storici

L’individuazione di situazioni depressive nell’infan-zia è iniziata solo nei primi decenni di questo secolo,ma era limitata a rari quadri di psicosi in età pubera-le e adolescenziale assimilabili alle altre formedepressive o maniaco-depressive degli adulti (1).Molta strada è stata fatta nel riconoscere l’insorgen-za precoce dei disturbi affettivi da 30 anni fa, quan-do la teoria prevalente a quell’epoca riteneva chel’immaturità del super-IO del bambino impedisse losviluppo della depressione. Già allora tuttavia l’at-tenzione alle manifestazioni precoci della depres-sione nei bambini era stata richiamata da MelaniaKlein che nel 1927 (2) riferì della esistenza delladepressione in bambini di 3-4 anni. La loro osserva-zione, protratta nel tempo, portò l’autrice a formu-lare una importante concezione teorica sulla “posi-zione depressiva” nello sviluppo affettivo.I lavori clinici sulla depressione infantile rimango-no isolati nel volgere degli anni successivi e ripren-dono la loro comparsa nel 1945 dopo le osservazio-ni di Spitz (3) sulla “depressione anaclitica” che puòcomparire già dopo i primi sei mesi di vita comereazione a una prolungata separazione dalla madre.Negli anni successivi il carattere prevalentementeclinico descrittivo di alcune casistiche da un lato, oquello più approfondito nell’interpretazione psico-dinamica, ma limitato a pochi casi, dall’altro, portaad evidenziare sintomi così aspecifici e generici,come la perdita di appetito, disturbi del sonno oirritabilità, da essere sottovalutati dai genitori e

anche dai pediatri. Su questa base per molti anni sisono mantenute dizioni diverse come “equivalentidepressivi” (4) o “depressione mascherata” chehanno inciso poco sul progresso delle ricerche inquesto campo.Negli ultimi 20 anni vi è stato un sostanziale cam-biamento del concetto di disturbo dell’umore neisoggetti giovani e i criteri diagnostici si sono inlarga misura avvicinati a quelli utilizzati dalla psi-chiatria degli adulti mantenendo tuttavia delle diffe-renze fondamentali impresse dai criteri di sviluppo(vedi tab. 1).Le caratteristiche del disturbo in rapporto all’età sisono andate chiarendo sempre più grazie a studilongitudinali che segnalano da un lato la variabilitàdei sintomi nel corso dello sviluppo (5,6) e dall’altrosottolineano l’alto rischio della continuità tradepressione infantile e adolescenziale verso la

La depressione infantile

ADRIANA GUARESCHI CAZZULLO

Tabella 1: Sintomatologia prevalente secondo l’età

Depressione nel bambino piccolo (18-36 mesi)Sintomi somatici

(anoressia, turbe del sonno, episodi diarroici, eczema) Ritardo psicomotorio

Incapacità di rispondere alle interazioni socialiSocievolezza indiscriminata

(= depressione anaclitica, ospitalismo)

Depressione nell’infanzia (dai 3 ai 12-13 anni)Forme polisintomatiche in cui sono commisti sintomi

di depressione e di ansiaForme monosintomatiche in cui dominano sintomi depressivi

soggettivi e comportamentali(per esempio pseudoinsufficienza mentale)

Depressione in adolescenzaDa sintomi soggettivi, quali il dolore morale

o l’abbassamento della stima di sé, a sintomi obiettivi,quali difficoltà sociali, scolastiche, anergia e ipoattività.

Aggregazione di sintomi diversi(comportamento antisociale, fobia della scuola, ecc.)

Sintomi avvicinabili alla depressione maggiore dell’adultocon periodicità atipica ed elementi propri dell’età infantile.

Page 16: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

depressione maggiore (DDM) o il disturbo bipolare(DB) in età adulta (7,8).

Aspetti clinici

La definizione tra gli estremi di un comportamentonormale e patologico è un dilemma che occupatutta la psichiatria. Nel bambino il riconoscimentodei confini è più problematico a causa dei muta-menti cognitivi e fisici che accompagnano la cresci-ta. Nell’adolescente poi, che tende a percepire ilmondo in modo molto profondo, marcati sbalzi d’u-more sono particolarmente comuni. Per quanto siaormai documentata l’influenza dello sviluppo sul-l’espressione fenomenologica della depressioneattraverso l’infanzia (tab. 2) (9,10), il quadro clinicocosì frequentemente atipico, il suo decorso fluttuan-te, gli alti livelli di irritabilità, l’aggressività, l’at-teggiamento oppositivo o evitante, l’ansia, le diffi-coltà scolastiche e comportamentali complicanonotevolmente l’identificazione della malattiadepressiva nei bambini e negli adolescenti. Lanostra esperienza nel vasto ambito clinico della psi-copatologia dell’età evolutiva ci ha portato a rico-noscere nella depressione un nodo cruciale di pre-coce disorganizzazione delle funzioni in via di svi-luppo che si può esprimere alle varie età in rapportoalla vulnerabilità individuale. Si è aperto così allaricerca un vasto capitolo di patologia in età presco-lare, che si presta a una difficile diagnosi differen-ziale con altre patologie molto precoci, come quelledello spettro autistico, e in età scolare con i disturbidell’apprendimento, il ritardo mentale e la sindromeda deficit di attenzione/iperattività.Tanto più i soggetti sono giovani tanto più hannodifficoltà a descrivere il loro stato d’animo e spessoconfondono le emozioni tra loro, come rabbia e tri-stezza, e tentano di comunicare il loro disagio attra-verso comportamenti anormali. Non è infrequentenella pratica clinica trovare giovani che manifesta-no profondi sentimenti di depressione non ricono-sciuti né dai genitori, né da altri informatori quali,ad esempio, gli insegnanti. Nonostante, quindi, sipossano raccogliere nei soggetti giovani notizie dadiversi ambienti di vita, una chiarificazione diagno-stica si raggiunge solo in una relazione diretta con ilbambino o con l’adolescente secondo le modalitàpiù facilitanti in rapporto all’età (gioco, disegno,colloquio, ecc.) mentre l’utilizzo di questionari o di

interviste standardizzate lascia ancora incertezzesulla loro validità.Una delle scoperte più consistenti della ricerca cli-nica degli ultimi anni riguarda l’associazione deldisturbo depressivo con un’altra diagnosi psichiatri-ca, condizione che risulta molto frequente (dal 40 al70%) anche in età evolutiva e rende in parte ragionedella variabilità del quadro clinico. Le diagnosi piùfrequenti di comorbilità sono i disturbi d’ansia(circa la metà dei bambini con fobia della scuolasembra avere una concomitante depressione mag-giore), i disturbi da comportamento dirompente el’abuso di sostanze. Tuttavia i disturbi della condot-ta possono svilupparsi come complicanze delladepressione e persistere anche dopo la remissionedella depressione. Negli adolescenti più frequente èl’associazione con disturbi della personalità, in par-ticolare il disturbo borderline di personalità.Va inoltre ricordato che gli aspetti maniacali del

14

Tabella 2: Confronto sintomatologico tra depressionenel bambino e nell’adulto

Sintomi che si presentano come una difesacontro la posizione depressiva

Comportamenti turbolenti, instabilità sia motoria che psichica(difese maniacali come per negare

o per vincere ogni aspetto depressivo)Condotte di opposizione, collera, rabbia,

manifestazioni aggressive(crisi clastiche, violenza con i coetanei)

Turbe del comportamento(furti, fughe, condotte delinquenziali)

Condotte di protesta o di rivendicazione di fronteallo stato di sofferenza

Sintomi direttamente collegati alla malattia depressiva(simili a quelli dell’adulto)

Intensa prostrazione, ritiro, isolamento, inibizione motoria,difficoltà a giocare, aspetto triste, pianti, noia, indifferenza.

Svalorizzazione di sé:“non so”, “non sono capace”, “non posso”

Difficoltà di concentrazione e di memorizzazione

Sintomi collegati all’affetto depressivo(sono i più frequenti e si allontanano

dalla semiologia dell’adulto)Docilità eccessiva, passività, sottomissione all’adulto

Insuccesso scolasticoCondotte fobiche

Aspetto trasandato, sciattoInfortuni ripetuti, punizioni frequenti, attitudini pericolose,

condotte autoaggressive(prove dirette di un sentimento di colpa

o di un bisogno di punizione)

Page 17: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

15

disordine affettivo sono stati molto poco indagati etuttora poco riconosciuti e curati nell’infanzia e nel-l’adolescenza.

Fattori eziopatogenetici

Le molteplici problematiche emerse nella formula-zione di diagnosi clinica della depressione infantilehanno condotto ad un grande interesse per l’utilizzodi misure psicobiologiche, come markers di undisturbo depressivo. Il test più noto è attualmente iltest di soppressione al desametazone (DST) ancheda noi sperimentato (11) che purtroppo non è suffi-cientemente specifico per essere di grande valoreper la definizione della diagnosi.D’altro canto in coerenza con il profilo clinico “ati-pico” della depressione infantile vi sono importantidissimilarità tra bambino e adulto anche per quantoriguarda la loro eterogeneità biologica, tanto che ifarmaci triciclici non sono così efficaci come nel-l’adulto.L’eziologia dei disturbi depressivi nei bambini enegli adolescenti è multifattoriale e include sia fattorigenetici che ambientali.Studi longitudinali (Nixon, 1999) (12) evidenziano lavulnerabilità genetica che nei figli di genitori depres-si si esprime anticipando l’età di comparsa del distur-bo, facilitandone l’esordio acuto e prolungando ladurata degli episodi di Depressione Maggiore.Al di là della vulnerabilità genetica fattori psicosocia-li stressanti tipici della nostra epoca (scarse prospetti-ve per il futuro , abbassata motivazione alle relazioniinterpersonali) creano un background interazionaleinsufficiente alla auto ed etero regolazione del bambi-no. Inoltre i fattori di stress improntano la neurobiolo-gia del sistema nervoso e lo sviluppo corretto dellamodulazione dei mediatori. Tuttavia di questi aspetticonosciamo ancora troppo poco nel processo fisiolo-gico dello sviluppo per cui ricorriamo ancora aimodelli dell’adulto, ovviamente con scarsi risultati. Imodelli attuali di depressione dei giovani enfatizzanol’importanza di influenze bidirezionali: per esempiosintomi associati come l’irritabilità o l’opposizionepossono essere causa e contemporaneamente conse-guenza di difficoltà familiari o nella scuola e tra coe-tanei. È possibile cioè che si creino cicli negativi diinterazione per cui la depressione provoca probleminegli ambienti di vita del bambino, che, a loro volta,portano a un peggioramento della depressione stessa.

La strategia dell’intervento terapeutico risente deiproblemi tuttora aperti che riguardano la valutazio-ne diagnostica e i meccanismi patogenetici, cosìche anche l’intervento proposto a componenti mul-tiple è consistente con i modelli eziopatogeneticicorrenti.La funzione terapeutica prevede un intervento sulfattore rischio a livello del bambino (povero outco-me sociale, malattia depressiva dell’adolescente edell’adulto) e uno a livello del genitore (poveroparenting).Molti interventi psicosociali individuali e di grupposono stati utilizzati, tra questi quelli più consolidatisono la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT)e la Psicoterapia Interpersonale (IPT). Per quantoabbia dei limiti (risulta meno efficace nei casi gravi,in molti centri non è disponibile un training forma-tivo per i bambini) la CBT è un trattamento alta-mente promettente e sufficientemente documentatonella sua efficacia, mentre la IPT, per quanto altret-tanto promettente nella depressione degli adole-scenti, è meno documentata nella sua applicazioneai depressi più giovani. Entrambe possono essereutilizzate nel trattamento sia dei figli, che dei geni-tori, che della coppia madre-bambino, secondo leesigenze. Nel bambino in età prescolare o scolare èindispensabile anche un trattamento compensatoriopsicopedagogico prescolastico e scolastico sullequattro aree dell’apprendimento (conoscenza, skill,attitudini, competenza sociale) proprio per far fron-te all’ineluttabile coinvolgimento delle diverse fun-zioni ad opera della invasività della depressione sulprocesso di sviluppo.Il trattamento farmacologico è indispensabile inrelazione alla gravità , alla durata della sintomatolo-gia e alla vulnerabilità genetica. L’evidenza clinicaed i dati della letteratura non depongono a favoredell’efficacia degli antidepressivi triciclici (TCA),mentre sono attualmente presi in maggior conside-razione gli inibitori selettivi del reuptake della sero-tonina (SSRI), anche perché rispetto ai triciclici èmolto minore il loro potenziale di tossicità. Un con-fronto tra efficacia del farmaco rispetto alla psicote-rapia individuale, da noi iniziato da qualche anno,ma non ancora concluso, ci porta a ritenere cheentrambi i trattamenti risultano efficaci, ma agisco-no su aree differenti: cioè la IPT porta a un graduale

Page 18: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

16

Hanno donato al reparto pediatricouna grande gabbia con splendidi uccelli.I bimbi vi accorrono incantati.Ma, chi è il prigioniero? (foto V. Bienati)

Page 19: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

miglioramento dei sintomi soggettivi, mentre il far-maco ha un’azione più rapida e agisce sui sintomicomportamentali.In sintesi una cauta lettura dei dati disponibili sug-gerisce che la depressione infantile possiede un per-corso finale comune, con varie possibili eziologie:una può essere la depressione biologica o la vulne-rabilità genetica. Ma sempre più bambini diventanoclinicamente depressi a causa delle circostanzedella vita quotidiana. Quando ricorre il paradigmaambientale sono necessari interventi adeguati alivello sociale e familiare affinché venga loro assi-curata una vita decorosa ed un valido supportoemotivo. D’altro canto i meccanismi psicologici ebiologici che legano e possono incrementare i fatto-ri di rischio rimangono a tutt’oggi scarsamentecompresi e sono ambiti privilegiati tuttora apertialla ricerca.Considerando che la depressione è un fattore mag-giore di rischio e che il suicidio è una causa prima-ria di mortalità tra i più giovani e che altri disturbipsichiatrici correlati alla depressione sono inaumento, come la dipendenza da alcool, l’abuso didroghe, la delinquenza e l’obesità, la mancata dia-gnosi di depressione può avere conseguenze disa-strose. La crescente consapevolezza che i disturbi depres-sivi nell’infanzia possono essere riconosciuti piùfrequentemente che in passato, comporta importantiimplicazioni sia per la prevenzione che per la predi-sposizione dei servizi assistenziali (13).La ricerca sulla prevenzione e sul trattamento dellapsicopatologia infantile è ancora molto carente; iprogrammi effettivi di prevenzione tendono a nonessere mantenuti, inoltre anche programmi efficacinon hanno tuttora un'ampia disseminazione.A questa esplosione di interesse per la depressioneinfantile a livello internazionale, che può avereimportanti ricadute sulla qualità dell’assistenza psi-chiatrica all’infanzia e sulla prevenzione delladepressione nell’adulto, corrispondono anche glisforzi della Regione Lombardia che nel suo PianoSanitario 2002-2004 vuole individuare linee diricerca applicata ad ambiti clinici di cui sia ricono-sciuta la priorità, evidenziata a livello comunitarioed internazionale, puntando sullo sviluppo dellerisorse umane già esperte nei campi specifici.

Bibliografia1 - Kraepelin E.: Manic-depressive Insanit and Paranoia,Robertson Ed. W.W. Chicago, 19212 - Klein M.: Symposium on Child Analysis (1927), Contribu-tions to Psychoanalysis, Hogarth, London, 19483 - Spitz R.A.: Hospitalism: an inquiry into the genesis of Psi-chyatric Conditions in early Childhood Int. Univ. Press, NewYork, 19454 - Sperling M.: Equivalents of depression in children J. Hill-side Hosp., 8:138, 19595 - Puig-Antich J.: Affective disorder in children and adole-scents: diagnosis, validity and psychobiology. In Meltzer H.Y.(ed.): “Psychopharmacology: the third generation of progress”.Raven Press, New York, 1987, pp. 843-8596 - Kolvin I., Barrett M.L., Bhate S.R., Berney T.P., et al.:“The Newcastle Child Depression Project, Diagnosis andClassification of Depression. British Journal of Psychiatry. 159(suppl.11) 9-21, 19917 - Fombronne E., Wostear G., Cooper et al.: The Maudsleylong-term follow-up of child and adolescent depression. I. Psy-chiatric outcomes in childhood. British Journal of Psychiatry.179, 210-217, 2001 a8 - Fombronne E., Wostear G., Cooper et al.: The Maudsleylong-term follow-up of child and adolescent depression. II. Sui-cidality, criminality, and social disfunction in adulthood. Briti-sh Journal of Psychiatry. 179, 218-223, 2001 b9 - Guareschi Cazzullo A., Lenti C., Musetti C.: La depressio-ne infantile. Poletto edizioni 1992, pagg 13610 - Guareschi Cazzullo A., Lenti C., Musetti L., MusettiM.C.: Neurologia e Psichiatria dello Sviluppo. McGraw-HillLibri Italia, 1998, pagg. 31511 - Brambilla F., Musetti C., Guareschi Cazzullo A. et al.:Neuroendocrine investigation in children and adolescent withdysthimic disorders: the DST, TRH and clonidine tests. Journalof Affective Disorders. 17: 279-284, 198912 - Nixon M.K.: Mood Disorder in Children and Adolescents:coming of age. J. Psychiatry neurosci 24 (3): 207-9, 199913 - Williams R.: A cunning plan: the role of research evidencein translating policy into effective child and adolescent mentalhealth servicers. – Current Opinion in Psychiatry 13 (4), 361-368, 2000

17

Page 20: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

18

Prima del medico

Nelle famiglie componenti la società italiana nell’etàdella Restaurazione la ricerca di aiuto in caso dimalattia assumeva forme molteplici. Questa ricerca siè per lungo tempo rivolta in ogni direzione, prima difissarsi sul medico. Prima di rivolgersi alla medicinadotta o scientifica, la famiglia di basso ceto, impegna-ta nella lotta di sempre contro le malattie dei suoimembri, si rivolgeva in prima istanza alla medicinaempirica col suo corteggio di ritualità, proprio dellacultura folkloristica: una medicina definita «popola-re» a somiglianza del ceto sociale che ne costituival’utenza. Vediamone la dinamica evolutiva.In campagna, l’insediamento spesso isolato dellafamiglia contadina, il suo peculiare mondo culturale,il fatto non secondario che il sistema sanitario dellasocietà preindustriale vedeva i medici risiedere preva-lentemente in città, fanno sì che ancora nella primametà dell’Ottocento l’ambito familiare campestre siameno permeabile ai medici e chirurghi «rurali» chenon ai curatori e guaritori, stanziali o girovaghi. Par-roci di campagna depositari di qualche nozione medi-ca, empirici depositari di qualche tecnica consolidata,«ciarlatani» itineranti depositari di qualche trovato«magico», «mediconi» o «santoni» residenti deposi-tari di qualche rimedio «miracoloso», santi in funzio-ne di guaritori o guaritori in funzione di santi, tutti

rappresentano un’offerta non esigua di risorse tecni-che e umane sul mercato della salute.Tra conoscenze applicate e valori umani si esercitaogni forma di medicina, empirica o scientifica,popolare o dotta. Il corpus teorico-pratico di ogniforma di medicina è provvisto di due anime, tecno-logica e antropologica, che devono coesistere armo-nizzate, pena la crisi dell’insieme. Fino almeno ametà Ottocento, ma nel mondo rurale anche oltre,sul versante dell’antropologia – cioè del rapportoumano interpersonale – l’intesa tra «curante» e«curato» è, dalle famiglie «del popolo», più facil-mente ricercata e trovata con quelle persone «delpopolo» che sono per tradizione considerate dispen-satrici, o mediatrici, di salute. Queste persone ven-gono sentite come simili, in forza dell’estrazionesociale e dei modi d’essere – di pensare, di espri-mersi e di comportarsi – in comune.Simmetricamente, sul versante della tecnologia tera-peutica, l’intesa è più facile con chi esercita pratichecurative affini alle proprie attività quotidiane, adesempio con le popolane esercenti il mestiere di«donne delle erbe», le quali hanno percezioni senso-riali – verso odori e sapori – e operano manipolazioni«essenziali» - sulle erbe da cui ricavano le «quintes-senze» – che ricalcano i gusti e i gesti delle donne dicasa e che vengono a coincidere con le pratiche dicucina. Su entrambi i versanti si realizza pertanto,nell’ambito della medicina popolare, una sorta dimedicina dell’autoconsumo che si colloca in unintreccio di situazioni – fisiche, psicologiche, cultura-li, reali – al centro dell’interesse dell’intera famiglia.

“Curare e aver cura” nel primo Ottocento

GIORGIO COSMACINI

«Nel quadro di una possibile teoria delle cure, storicamente fondata,antropologi e sociologi concordano nel-l’attribuire alla famiglia una funzione “curativa” molto importante. Tanto più importante appare, in quest’ot-tica, la figura del “medico di famiglia” o di chi, prima di lui, si è assunto la funzione del “curare e avercura”. Tale funzione, che nel corso del Novecento è stata progressivamente assunta dalla società in una sem-pre più spinta organizzazione e gestione dei bisogni esistenziali, nell’arco dell’Ottocento si è svolta in granparte nell’ambito famigliare, articolandosi in tutta una serie di pratiche di assistenza ai membri bisognosi».

Il presente contributo riprende parzialmente anche il saggio daltitolo “L’igiene e il medico in famiglia”, pubblicato in La fami-glia italiana dall’Ottocento a oggi, Laterza, Roma-Bari, 1988,pp. 589-627.

Page 21: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

19

«Ciò accade non solo nel nostro contado, ma anchenella nostra città, e spesso alla visita del medico si faassistere in incognito colui o colei che dovrà sanzio-nare o meno la prescrizione fatta al malato, secondole proprie teorie e la propria esperienza». In città, lafamiglia appartenente alle classi popolari, per quantoaffrancata dall’isolamento culturale e più permeabileall’«incivilimento» offertole dalla medicina dotta,tende tuttavia a permanere anch’essa separata da que-st’ultima a causa delle rispettive appartenenze a uni-versi culturali differenti: all’uno di essi appartiene ilmalato, con la realtà psicosomatica – anima e corpo –della sua patologia, con la problematica personale eambientale – individuo e famiglia – a essa correlata;all’altro appartiene il medico, coi nomi astrusi dellasua nosologia, con le formule sibilline delle sue pre-scrizioni. Si scrive: «Se il medico avrà usato un lin-guaggio poco alla portata della intelligenza che si tro-vava a lui presente, se avrà consigliato medicine sco-nosciute o si sarà opposto ad una pratica sciocca giàiniziata, può essere certo che il suo infermo non saràtrattato secondo le sue prescrizioni ma secondo quelledel così detto medicone o della medicona» (Z. Zanet-ti, La medicina delle nostre donne, 1892).La concezione di malattia alla quale si ispirano il«medicone» e «il suo infermo» mette radici nell’espe-rienza esistenziale, comune a entrambi, di fatti natura-li predeterminati, generalmente più grandi di quellicontrollabili dall’uomo e comunque incontrollabilisenza l’aiuto determinante della stessa natura. I fattidella natura, anche di quella umana, sono più grandidi noi: questo è lo sfondo concettuale di chi si sentetotalmente integrato alla natura, piccola parte di essapiù che suo signore, necessitato a seguirla anche nelmale e quindi ad accettare la malattia come eventoineludibile e «connaturato». La malattia viene accet-tata così; e la salute viene ricuperata, quando ciò siapossibile, seguendo le forze che la natura, altrettantomaterna che matrigna, mette a disposizione del mala-to direttamente o per il tramite di chi lo cura.«Le malattie non chiedono permesso». «Il male, unose lo tiene». «I malanni, non si può regalarli». Nell’u-niverso folklorico della malattia non viene dato spa-zio a iniziative od opzioni. La Malattia è parte – mini-ma, se lieve, massima, se mortale – del destino natu-rale di ogni uomo: è la morte resa possibile nella vita.Il malato può solo sopportare e sperare. Sopportazio-

ne e speranza nell’aiuto risanatore della natura, o delDio che la governa, coesistono con la paura dell’e-vento naturale ineluttabile, del castigo divino, del fla-gello forse definitivo. È in questo orizzonte naturali-stico, di vita e morte compresenti, che si è venutadisegnando una medicina fatta anche del culto tera-peutico delle reliquie, fatta di ex voto o di preghieredifferenziate (a seconda della malattia e del santoprotettore), di benedizioni-medicazioni, di tocca-menti-toccasana, nonché di una erboristeria tera-peutica spesso fondata sulla segnaletica dellesegnature, delle analogie, delle simpatie. Al rappor-to simpatetico tra chi presta le cure e chi ne fruisceviene a corrispondere il rapporto analogico sottesoalla somministrazione al malato mentale di noci, ilcui gheriglio evoca all’aspetto un cervello in minia-tura, o sotteso alla fasciatura della mano ferita confoglie che ricordano la forma della mano. In seno alla comunità di villaggio, alle famiglie conta-dine, anche il medico può peraltro giovarsi di unparadigma di medicina che è in certo qual modo«organico» al mondo in cui egli viene ad inserirsi. Apartire dall’età rinascimentale, quella stessa in cui hapreso piede in Italia l’istituto della condotta medica, imedici, specialmente «di campagna», hanno potutorifarsi a un modello di medicina alternativo a quello,classico, fondato sulla dottrina di Galeno insegnata eappresa nelle università. Paracelso, l’anti-Galeno pereccellenza, aveva sentenziato: «Non è mai ancorauscito un medico dalle università»; e ancora con tonoprovocatorio: «Il medico deve seguire la malattiacome la vacca la mangiatoia».Ebbene, i dottori licenziati dalle università italiane,nell’andare o ritornare nei villaggi dove sono richiestie attesi, hanno spesso contribuito a fare della medici-na un sapere-agire meno «ingarbugliato» di dottrine epiù simile a quello, ribadito da Paracelso e attuato daisuoi epigoni, «del fornaio che fa il pane, del vignaiuo-lo che fa il vino, del tessitore che fa il panno». Dalmedico paracelsiano Leonardo Fioravanti in poi èstato detto e ripetuto che «alli medici e cirugici egli èpiù che necessario di sapere in tutto e per tutto glieffetti dell’agricoltura: sopra le quali cose la nostramedicina è fondata». Un esempio: nel discostarsi daltrattamento «aperto» delle ferite, ispirato dall’intentodi dar libero sfogo allo spurgo di materia peccans, ilmedico che pratica un bendaggio occlusivo, evitando

Page 22: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

le complicanze della suppurazione, si comporta esat-tamente come l’agricoltore, il quale «infascia» lepiante là dove queste sono state recise. La chirurgia,dunque, «si può dire che sia quasi una agricoltura diuomini» (Dello specchio di scientia universale,Venezia, 1564).Il modello è stato parzialmente assimilato dalla scien-za ufficiale di fine Settecento, secondo la definizionedel medico scozzese John Brown che apre i suoi Ele-menta medicinae (Edimburgo, 1780): «Medicina est[…] scientia, idem, ad plantas conversum, studiumagricoltura nominandum». Nell’Ottocento, esso è trai fattori di quella «democratizzazione della medicina»che fa del medico condotto un interlocutore ed inter-prete della realtà e della mentalità contadine. Il medico di campagna, nel quale prevalentementes’incarna la medicina della società preindustriale, èun interlocutore privilegiato di questa mentalità-realtàa livello antropologico. Compresenza di vita e morteè concetto che appartiene alla cultura del suo «farevisita», del suo «visitare». «Cominceremo col visitaredue defunti», dice il medico Benassis, protagonistadel romanzo Il medico di campagna di Honoré deBalzac, avviandosi, «in una bella mattina di primave-ra del 1829» a compiere il giro delle visite mattutinenel villaggio agricolo affidato alle sue cure. «Qui lamorte è considerata un accidente previsto che nonferma il corso della vita».Nell’Ottocento maturo il medico di campagna èanche interprete preferenziale della stessa realtà alivello tecnologico. La sua medicina, dopo essersiarricchita con la pratica dei «villani» che conosconol’arte di assecondare la natura e che sanno le virtù dei«semplici» («semplici» è nome che designa sia i «vil-lani», sia le erbe mediche dei loro orti), è a pieno tito-lo un’arte in grado di decifrare e sfruttare la magnavis medicatrix naturae. Essa promette di ricambiareciò che ha ricevuto: un pari arricchimento, ottenutocon una tecnica interventistica, volta a risanare condi-zioni duali di malattia e di devianza dalla «norma».

L’avvento della medicina

Il medico, che in Italia è visto prestare la propriaopera non soltanto per l’aristocrazia e l’alto clero, maanche per entrambe le classi su cui si fonda la societàpreindustriale, cioè «i ricchi e i poveri», si presentaalla famiglia contadina e cittadina, nel primo Ottocen-

to, non più solo come prescrittore di ricette o fornito-re di consigli sulla scorta di una visita sommaria,basata sullo sguardo e sul tocco, cioè sull’ispezionedel malato e della sua urina e sul rilievo tattile del suopolso e del suo calore febbrile; si presenta anchecome depositario, o nuovo proprietario, di una tecnicafin lì posseduta dai barbieri e dalle donne del popoloe della quale si fa carico accedendo a manualitàdisdegnate per secoli. È una tecnica duplice. L’una, diantica data ed empirica, è il salasso, che riceve basescientifica dalla «teoria del controstimolo» elaboratada Giovanni Rasori, clinico medico a Pavia nel 1798-1799 e poi protomedico a Milano capitale del napo-leonico Regno d’Italia. L’altra, empirica ma di datarecente, è l’innesto del vaiolo, mutuato dalle inocula-zioni di «materia» umana praticata dalle donne delpopolo nel Caucaso e in Cina e poi evoluto nelle ino-culazioni di «materia» vaccina (cow pox) praticate dalmedico inglese Edward Jenner, a partire dal 1798; aMilano, capitale della Repubblica Cisalpina, la vacci-nazione è introdotta da Luigi Sacco, nel 1800, dira-mandosi negli anni successivi nei Regni d’Italia, d’E-truria, di Napoli.Controstimolo e vaccinazione sono i due maggioriritrovati, l’uno caduco, l’altro duraturo e vincente,della medicina in età napoleonica. Alle famiglie checompongono la società italiana postrivoluzionaria, ilmedico si presenta armato di lancetta, arma della fle-botomia e della scarificazione cutanea. La lancetta èun utensile di coltellinai, omogeneo all’armamentariodi cucina; può suscitare timore, non diffidenza. Lecavate di sangue sono una cura antica, accettata insimmetria terapeutica rispetto alle bevute di vino, disciroppo di cantina. È una simmetria rispecchiata daldetto popolare «volerci una brenta di vino per rigene-rare una tazza di sangue». Il vino è detto fare buonsangue e, poiché il sangue è mediatore degli stimolivitali, il medico rasoriano lo prescrive come farmaco«di stimolo», o come eccipiente di farmaci simili,nelle malattie «asteniche», nelle quali lo stimolo vita-le fa difetto. Simmetricamente, il salasso è visto comepresidio «di controstimolo» e come tale adottato nellemalattie «steniche», nelle quali lo stimolo vitale è ineccesso. La mentalità popolare viene a coincidere conl’ideologia medico-scientifica. Dopo un viaggio disecoli, l’elaborazione teorica della scienza medicaviene a coincidere con una pratica empirica attempa-

20

Page 23: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

ta. Essa è applicata su larga scala nella società eguali-taria nata dalla Rivoluzione. Nell’età della Restaura-zione i medici seguaci di Rasori – emblematicamenterappresentati da Giacomo Tommasini, clinico medicoa Bologna dal 1815 al 1828 e a Parma dal 1829 al1846, fondatore della Nuova dottrina medica italiana– continuano a vedere nel sangue alterato il veicolo«irritante» delle «flogosi», delle «infiammazioni»,delle febbri. La flebotomia dell’antico barbiere diven-ta più che mai l’atto diagnostico-terapeutico fonda-mentale – esame di laboratorio e intervento curativo –del moderno medico-chirurgo.Il medico-chirurgo moderno, nato dalla unificazionerivoluzionaria delle già contrapposte figure delmedico «letterato» (fisico-filosofo) e del chirurgo«operante con le mani», vede il sangue salassatosmescolarsi, per effetto della coagulazione e retra-zione del coagulo, in «parti» - siero, grumo rosso,cotenna (fibrina) – che considera significativamentecorrelate alle «fasi» dell’infiammazione patogena.La diagnosi cosiffatta si prolunga, senza soluzionedi continuità, nella terapia: la sottrazione di sangue,eventualmente iterata o reiterata, è calibrata sull’en-

tità e qualità del processo morboso, misurata inbase alla qualità ed entità della cotenna «infiamma-toria» formata dal sangue rappreso.Pur così sofisticata, la nuova medicina non urta ilsenso comune di una utenza avvezza al salasso dasecoli. Per questo è accettata e largamente diffusa,nonostante la sostanziale inefficacia o, addirittura, lanocività del suo metodo. Essa urta invece la mentalitàdi chi non nasce su suolo italiano. Il baronetto inglesesir John Davenne, alla vista de Il dottor Antonio – taleil titolo del romanzo coevo di Giovanni Ruffini – chesi appresta a salassare, non può esimersi dall’esterna-re tutta la propria contrarietà per un metodo degra-dante, a parer suo, il medico a «medicone». «Lamedicina italiana è sempre la medesima – mormoròsir John a modo di soliloquio – null’altro che la lan-cetta; la stessa ciarlataneria in tutta la penisola».Anche chi non nasce su suolo italiano, come il medi-co lorenese Louis Valentin che nel 1820 compie unvoyage médical dal Sud al Nord del paese, può tutta-via rilevare che «nel Regno di Napoli è lo stato dellamedicina differente da quello delle altre parti d’Italia,perché non là ricevuto l’esclusivo metodo de’debili-

21

La vaccinazione nell’Ottocento.Opera pittorica di Debordes(Parigi, Museo della Pubblica Assistenza)

Page 24: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

tanti e de’ controstimoli» che «ha capo il signor Raso-ri di Milano» e cui «fe’ grandemente spalla e porsemodificazioni il signor Giacomo Tommasini» (Viag-gio medico in Italia fatto nell’anno 1820, Torino,1823). Ma nell’alta e media Italia l’osmosi tra contro-stimolo «scientifico» e salasso «empirico» è massi-ma. A cavallo del salasso la medicina ufficiale èentrata senza fatica nelle famiglie dove giace unmalato. La riprova è che la più familiare delle prati-che curative, quella del purgare, può innalzarsi«scientificamente» a controstimolo assumendo laforma del «salasso bianco», praticato somministrandoal paziente una dose di «sale amaro» (solfato dimagnesio) che non suscita maggior diffidenza diquanta ne desti una purga qualsiasi. La lancetta per il «salasso rosso», cioè per la cavata disangue, non è molto diversa dalla lancetta per la vac-cinazione. Tuttavia la vaccinazione, per quanto assaipiù produttiva di salute che il salasso essendo la piùimportante scoperta medica fino all’epoca dellemoderne scoperte batteriologiche, entra molto meno,o con più fatica, nel recinto sanitario della famigliaitaliana minacciata dalle epidemie di vaiolo. I ragio-namenti ed espedienti con cui le famiglie refrattariecercano di sottrarre i propri membri alla lancetta deimedici e chirurgi che nel primo Ottocento «hanno ildebito della gratuita vaccinazione» hanno motivazio-ni varie: il rigetto istintivo per le cose imposte dall’al-to, la stessa gratuità della pratica inducente ritegnonell’accettarla, il coinvolgimento nella lotta quoti-diana contro un flagello ancor più assillante diun’epidemia, cioè la fame acuta e cronica. Siaggiunga il timore che «coll’innesto del vaccino sipossono comunicare i mali propri della natura bovi-na», come riferisce Luigi Sacco nel Trattato di vac-cinazione (Milano, 1809): un timore più profondo,radicato nell’inconscio, della «paura del sangue» dichi teme il salasso; e inoltre si aggiunga la diffiden-za per la novità, per il «trovato vaccinico», una dif-fidenza che è l’esatto opposto della confidenza che,anche se «il sangue fa chiasso», si nutre nei con-fronti della «cacciata di sangue».Chi aiuta la famiglia italiana a vincere questa diffi-denza, a superare la barriera dei pregiudizi e dell’arre-tratezza culturale, è la levatrice, evoluta da figuraantica a moderna del paesaggio familiare, investita diuna pratica nuova. È a lei che in molti casi viene affi-

dato l’incarico di vaccinare, come dimostrano leIstruzioni sopra l’innesto del vaiolo vaccino per usodelle levatrici (Milano, 1808).Si può ben dire, a tale proposito, che la levatrice è,ancor prima che il corpo medico possa impiantarvisi,il medico di campagna, elemento di dissociazionedella comunità di villaggio e mezzo di penetrazionedella cultura medica urbana. Non è un caso che l’ico-nografia ottocentesca della vaccinazione ci mostriperlopiù il medico operante al centro di una scenad’ambiente nobile o altoborghese, dove i bambinivaccinandi sono palleggiati tra madri di famiglia infigura di dame e donne del popolo in figura di serven-ti domestiche. Nella prima metà dell’Ottocento – quella che nellastoria politica coincide press’a poco con l’età delRisorgimento nazionale, ma che nella storia dellescienze rappresenta il periodo forse meno fecondodella scienza italiana – il medico che accede all’ambi-to della famiglia contadina o cittadina compie gestiperlopiù omogenei alla mentalità familiare e integratialle aspettative dell’utenza. Ma già prima del giro diboa costituito dall’unificazione politico-territorialedel paese, lo scenario cambia. Il medico incomincia apresentarsi alla famiglia cittadina o contadina dotatonon più di un «utensile» familiare, ma di uno «stru-mento» non mai visto prima.L’inventum novum messo a punto nel 1816 da RenéThéophile Hyacinthe Laënnec, chef de clinique all’Hôpital Necker di Parigi, è lo stetoscopio. Esso consi-ste in un «cilindro» di legno svasato alle due estre-mità e percorso longitudinalmente da un pertugiocreante un’«anima» d’aria attraverso cui possono tra-smettersi i suoni, risultandone amplificati. Laënnec,appoggiando uno dei due estremi al torace del pazien-te e all’altro il proprio orecchio – un orecchio musi-calmente esercitato, da provetto suonatore di flautoqual è -, ha instaurato l’«auscultazione mediata» degliorgani endotoracici, cuore e polmoni, dei quali ven-gono percepiti, in condizioni sia normali che patolo-giche, suoni e rumori, dovuti a varie cause: movimen-ti del cuore, apertura-chiusura delle sue valvole, scor-rimento del sangue nelle sue cavità, passaggio dell’a-ria nei bronchi e negli alveoli polmonari, risonanzadella voce sussurrata o afona.Tutta una nuova segnaletica delle malattie si è resadisponibile al sensorio del medico. L’orecchio può

22

Page 25: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

diventare il tramite di una percezione affidata in pas-sato all’«occhio clinico». L’udito, se istruito ed eser-citato, può arricchire una semeiotica tradizionalmenteriservata alla vista (ispezione) e, in minor misura, altatto (palpazione). L’auscultazione del torace – e lasua percussione, evocante anche’essa suoni differen-ziati – viene ad ampliare l’area di esplorazione medi-ca del corpo malato. La nuova tecnica incomincia a essere accettata in Ita-lia a partire dal decennio 1826-1835 (come ricordaBattista Grassi in Cinquant’anni di storia italiana.1860-1910, nel terzo dei volumi pubblicati a Milanoda Hoepli nel 1911). A Roma Carlo Maggiorani, «nel1826, essendo medico assistente nell’Ospedale di S.Giovanni, praticava i nuovi metodi di diagnostica fisi-ca introdotti dal Laënnec, avendo per compagno ildottor Peebles, che tali metodi aveva appresi diretta-mente dall’inventore a Parigi». A Padova, il dottorPinali, «laureandosi nel 1831, fu tra i primi a occupar-si di stetoscopia in Italia». A Firenze, dov’è clinicomedico dal 1835, Maurizio Bufalini «faceva finissimaanatomia del suo malato, osservando, palpando […] edando grandissima importanza a quel sesto senso, dicui ci ha arricchiti l’immortale Laënnec», come silegge nei suoi Ricordi (Firenze, 1876).Il nuovo corso non è un percorso facile. Molti mediciconsiderano lo stetoscopio un aggeggio ridicolo,compromettente la loro reputazione di professionistidell’intuito. Essi pensano che il tradizionale «intuitoclinico», assicurante loro l’ammirazione dei pazienti,non ha bisogno di strumenti e di manualità che consi-derano disdicevoli. Inoltre l’«auscultazione mediata»è una tecnica di lungo e difficile apprendimento,tanto improduttivo per chi non sa usarla, quanto fru-strante per chi la usa senza averla prima lungamentestudiata. Compendia queste remore la dichiarazionedi Giuseppe De Mattheys, primario del romano Ospe-dale di Santo Spirito e clinico medico alla Sapienza:«Quantunque il cilindro di Laënnec sembri cosa ridi-cola, io l’ho adoperato più volta da circa quattro anninella mia Scuola clinica senza alcuna utilità».L’accettazione dello stetoscopio è dunque in ritardo,in Italia, di almeno un quarto di secolo. Ma le ragionidel ritardo non solo soltanto mediche. Anche i conte-sti familiari sono ideologicamente condizionati, anchei malati infoltiscono lo schieramento dei soggettirefrattari. Molti sono allarmati, intimoriti da

un’«arma» che il medico talora estrae, a sorpresa, dalcappello che porta in testa, infastiditi da un «bastonci-no» duro e rigido che viene affondato, impietosamen-te, nelle loro carni. Molte donne rifiutano un contattofisico imbarazzante, che comporta un troppo intimoaccostamento del volto del medico al loro petto. Chiaccetta il nuovo metodo spesso lo fa solo perchécrede che il «cilindro» applicato al proprio torace siail veicolo di una benefica influenza esercitata dalmedico, sia cioè uno strumento non diagnostico, materapeutico. Chi invece sa che lo strumento serve alladiagnosi, non alla terapia, sente rafforzarsi i buonimotivi che ha per temerlo: la precisione dello steto-scopio può infatti trasformare la speranza che lamalattia sia guaribile nella certezza che non lo è. L’entrata in scena dello stetoscopio è in ritardo, in Ita-lia, dello stesso lasso di tempo che attarda l’uscitadi scena del salasso. Nel 1835 Pierre Louis, chef declinique alla Charité di Parigi, pubblica le proprieRecherches sur les effets de la saignée, dimostranticon la perentorietà dei dati statistici come le sottra-zioni di sangue non tronchino mai una polmonite.Nel 1859 Salvatore Tommasi, clinico medico aPavia, incomincia a insegnare che il salasso nonserve. Trent’anni dopo dirà, rievocando: «Io sonostato il primo, o certo tra i primi clinici italiani, cheho smesso l’uso del salasso nella polmonite nellaScuola pavese, dove, come in tutta la Lombardia,ripetuti salassi erano indiscutibili e dogmatici»,come ricorda il Grassi. La polmonite, che fino al 1860 – ma in alcune partid’Italia anche dopo – è ritenuta curabile «scientifica-mente» con il salasso, dopo il 1860 – ma in alcuneparti d’Italia anche prima – è ritenuta diagnosticabile«scientificamente» con lo stetoscopio. Quella stessapalestra di medici dove nel 1820 il «cilindro di Laën-nec» è considerato cosa inutile e buffa, nel 1857esprime un «continuatore di Laënnec» nella personadel ventisettenne Guido Baccelli, poi clinico medicoalla Sapienza e più volte ministro della PubblicaIstruzione, che col lavoro sull’Ascoltazione e percus-sione nella Scuola romana dà ai futuri medici dell’I-talia unita il manifesto metodologico della nuova tec-nologia diagnostica. Primo strumento di diagnosi d’uso generale – precededi qualche decennio l’impiego clinico del termome-tro -, lo stetoscopio trasforma la pratica della medici-

23

Page 26: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

na, la percezione della malattia da parte del medico, ilrapporto medico/paziente. La consuetudine di racco-gliere accuratamente l’anamnesi, di ascoltare dalpaziente il racconto del suo vissuto, incomincia acedere il campo a un diverso modo di ascolto, all’au-scultazione. La nuova tecnica di rilevamento deisegni somatici di malattia permette al medico di pre-scindere dalla soggettività dei sintomi riferiti dalpaziente e di affidarsi alla oggettività dei segni rileva-ti dal suo orecchio nel corso dell’«esame» dettoappunto «obiettivo». L’epoca del rapporto umanointerpersonale, fatto di coinvolgimento reciproco,rischia di trapassare nell’epoca in cui l’antropologiamedica del malato cede gradatamente il passo allatecnologia medica della sua malattia.

È un rischio, avvertito o inavvertito che sia, scongiu-rato dal medico di famiglia ottocentesco. Già nel Set-tecento molti medici, esercenti la «condotta» nellecampagne o nelle città, corrispondevano in modo nonpiù inadeguato alle attese dei loro malati. I nomi diquesti medici non hanno il privilegio di essere conse-gnati alla memoria dei posteri come il nome di queldottore Matteo Foresti, medico di famiglia «cheonora la casa mia – scrive Carlo Goldoni nei suoiMémoires – coll’attuale medica sua assistenza edella cui virtù e saviezza ho avuto rimarchevoliprove». Seppelliti negli archivi comunali o dissoltinell’oblio, i loro nomi sono però scritti idealmentenella carta di identità di quella figura in positivo,caratteristica della scena sociale italiana, che è il

24

La visita del mediconel quadro di Domenico Induno(Collezione Privata)

Page 27: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

medico condotto, una figura diametralmente oppo-sta a quella figura in negativo che è il medicooggetto della caricatura goldoniana. «Arte più misera, arte più rotta / non c’è del medico,che va in condotta», recitano i versi del medico-poetaveneto Arnaldo Fusinato. La figura del medico con-dotto oscilla nel chiaroscuro di un incontro e unoscontro: l’incontro di una tra le meno rimunerate cate-gorie professionali con una tra le più povere classisociali, lo scontro tra due diverse culture e mentalità.Nel primo dei due rapporti, i medici condotti sonosentiti dai loro pazienti come interlocutori primari delcomune modo di esistere; nel secondo, sono conside-rati interlocutori meno affidabili dei «mediconi» eretrocessi a oggetti di satira. L’ambivalenza della rap-presentazione letteraria del «Molière d’Italia», Goldo-ni, resta valida per tutto l’Ottocento. Se è vero che, nella prima metà del secolo, perquanto attiene ai medici condotti, come hanno evi-denziato gli studi di Jacques Léonard, la maggiorparte della gente ancora nasce, vive e muore senzaricorrere alle loro cure, è anche vero che nello stes-so periodo, e più ancora nel prosieguo secolare,assistiamo al farsi strada nell'opinione pubblica,incoraggiata dalla scuola e dalla stampa, dove que-ste sono presenze recepibili, una nuova fiducia neiprogressi sanitari e medici. I risultati non sono insi-gnificanti. Ai malati, alle aspettative loro e delleloro famiglie, il medico condotto applica una tecno-logia che, in qualche caso e in qualche modo, è pro-duttiva di salute o di salutare benessere.Accanto ai presìdi di sempre - «la dieta, il riposo, ibagni, l’esercizio, il salasso, i purgativi, i lenitivi» –figurano infusi e tisane reidratanti, chinacchina feb-brifuga, laudano antidolorifico, digitale cardiotonica,nonché «la forza diuretica di certi rimedi, […] lasudorifera di certi altri, e di altri ancora la facoltà pet-torale», come ricorda Giuseppe Del Chiappa, clini-co medico a Pavia. Alla genericità d’azione dei vec-chi farmaci – che eliminavano la materia peccans,ripristinavano l’equilibrio umorale, disostruivano edecongestionavano – subentra la specificità deinuovi farmaci, basata sul loro organotropismo elet-tivo. Il nuovo recipe dei medici è in grado non sol-tanto di alleviare e curare, ma anche, talvolta, diguarire. Inoltre è al medico condotto – non più albarbiere, al conciaossa, al norcino – che i malati o

le loro famiglie si rivolgono per l’incisione di unascesso, per la riduzione di una frattura, per il son-daggio di una vescica intasata.Proprio nei decenni cruciali dell’Ottocento, nell’areacronologica in cui si embricano le due pratiche fonda-mentali della medicina ottocentesca – il salasso e lastetoscopia -, alla crescita tecnologica corrispondonoprofonde trasformazioni ideologiche e psicosociali.Nelle campagne, un mezzo per comprendere questetrasformazioni negli anni che precedono, accompa-gnano e seguono l’unificazione del paese, è quello diconfrontare la figura del medico condotto con quelladell’altro intellettuale del mondo contadino: il prete.Nell’età della Restaurazione, tra i «doveri del medicoriguardo l’ammalato» è annoverata per prima la«famigliarità» e subito dopo la devozione religiosa.«Niun medico» - è detto dal dottor Angeli, il deonto-logo estensore dell’opuscolo Il medico giovane alletto del malato (Imola, 1812) - «poté mai dichiararsifautore dell’ateismo», che è «macchia per errore dipochissimi ingiustamente contratta». I molti chehanno a cuore la salute dei loro pazienti devono faresì che il malato «senta il dovere di confessarsi» edevono «consigliare, anzi inculcare» in lui, se siaggrava, l’esigenza della «Comunione per viatico».Devono inoltre prescrivere l’osservanza del digiunoquaresimale. Per questa prescrizione non mancano gliargomenti: «I contadini mangiano quasi tutto l’annode’ legumi, degli erbaggi, de’ frutti. Chi più di lororobusti, nerboruti, e sotto la più improba e non inter-rotta fatica?». Quasi che la pellagra non si aggiri nellastessa Valle Padana dove vive e scrive l’autore di que-ste norme deontologiche! A medici implicati nelladeontologia, più che nella fisiopatologia dell’alimen-tazione contadina, egli dà consigli non perché possa-no limitare i danni certi della fame, ma perché sappia-no lesinare gli incerti vantaggi della dispensa daldigiuno. Se i contadini chiedono la dispensa, dice aimedici, «l’affare non appartiene più a voi. Mandatelia consultare il loro confessore, il parroco». E ancoraal parroco i medici devono indirizzarsi nei casi diguarigione miracolosa: «Non negate mai i miracoli, ela loro possibilità. […]. Hanno i loro confini le cosepossibili. Su certe cose […] riportatevi a’ dotti e pru-denti ministri del santuario».In periodo preunitario gli schizzi morali di CarloRavizza, calibrati su una realtà sociale – quella lom-

25

Page 28: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

barda – che annovera una metà circa del personalemedico-chirurgico disseminata nelle condotte rurali,contemplano ancora il curato di campagna d’accordocol medico, ciascuno nel suo ruolo, «quegli per l’ani-ma e questi per il corpo, ma alla fin de’ conti tutti dueper l’uno e per l’altra». «Que’ due valentuomini» cer-cano insieme «impedimento e rimedio» alle malattie,«con avvertimenti igienici e morali adatti al bisognodi ciascuna famiglia» (Un curato di campagna. Schiz-zi morali, Milano, 1852).Il medico di campagna appare integrato a un sistemabenefico-assistenziale che, ravvisate le cause anchesociali delle malattie, si prende cura delle condizioniigienico-sanitarie solo individuali degli assistiti, som-ministrando «consigli e conforti» in un contesto cul-turale di tipo più pedagogico che propriamente scien-tifico. Questo modello è estensibile al medico dellafamiglia cittadina, almeno parzialmente. Professioneliberale e affinità borghesi installano i medici di pre-ferenza nelle città, dove si concentrano ricchezze,comodità sociali e luoghi di istruzione, in una riparti-zione senza equità.Nelle città, il modello è dunque applicabile prevalen-temente alla famiglia borghese. Le parole di Balzac,attinenti alla realtà francese della prima metà dell’Ot-tocento, si adattano bene anche alla coeva realtà ita-liana: «Non senza ragione […] si usa mettere insiemele tre vesti nere: il prete, l’uomo di legge, il medico.L’uno medica le piaghe dell’anima, l’altro quelledella borsa, l’ultimo quelle del corpo. Esse rappresen-tano la società nelle sue tre fondamenta: la coscienza,la proprietà, la salute«.Alla clericalizzazione e legalizzazione della societàcivile corrisponde simmetrica, in questa fase, unamedicalizzazione che è altrettanto organica a un siste-ma sociale a suo modo ordinato ed equilibrato, fonda-to sull’etica dell’educazione e del consenso discipli-nato, nel quale l’esigenza di salute, al pari dell’indi-genza che spesso sta alla sua radice, è vista più comeil prodotto inevitabile di una fisiologica disparità,assegnante al malato il posto che gli compete nellascala gerarchica dei bisogni e dei beni, che come laconseguenza evitabile di una patologica disuguaglian-za, che fa scontare in termini di malattia tutta unaserie di insufficienze – igieniche, alimentari, abitative,lavorative – che sono prima di tutto carenze d’ordineeconomico.

Tuttavia un diverso codice di comportamento medi-co si viene gradatamente configurando in modoautonomo. In un Discorso della morale del medico(Milano, 1852), pubblicato nella stessa sede e nellostesso anno degli schizzi morali del Ravizza, ilmedico Giuseppe Del Chiappa scrive che, se«moralità» e «saviezza» ancora «convien che siabbiano, per così dire, radice nel culto», le stessedoti più naturalmente si sviluppano nel medico cheabbia «impreziosito lo ingegno delle sublimi massi-me della socratica filosofia».Il medico deve «volare ne’ ricetti sacri al dolore, eaddurvi, secondo che più lice, sanitade, speranza,consolazione». Il medico che sa consolare, «oltre-ché palliare ove il guarir non ha luogo», compieopere di misericordia non solo corporale, ma anchespirituale. Egli già contende al prete il riservatodominio di tempi e luoghi dove «la professione delmedico è una maniera di sacerdozio», competitiva ealternativa. Sono questi, ad esempio, i temi e i luo-ghi dei mali incurabili: «Pochi uomini sanno mori-re. […] Anche più pochi sanno in qual modo deesiregolare la morte degli altri». Il medico assume inproprio non solo un’importante funzione antropolo-gica, ma anche un’altrettanto importante funzionesociale. «Né i doveri suoi, ancorché molti e gravi, sirestringono al piccolo cerchio di un malato […] maegli debbe inoltre assai […] alla salute generale ealla tutela, secondo che è possibile, di tutta la specieumana». In definitiva, «estesi, per fermo, sono idoveri suoi verso la società». Dal preunitario siste-ma benefico-assistenziale si passa gradatamente alsistema dell’assistenza pubblica, dove il medico,cui «convien di necessità ravvolgersi ognora tra losquallor della umana miseria», non solo combatteclinicamente contro l’effetto-malattia, ma anchelotta socialmente contro la causa-miseria.

26

Page 29: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

27

L’ospedale, inteso come luogo deputato al ricovero ealla cura delle persone che per qualunque ragione sisiano ammalate, è stato per decenni l’asse portantedella nostra organizzazione sanitaria. Oltre agli ospe-dali vi erano e vi sono le case di cura (in genere per ipazienti benestanti) e i cronicari.I medici e gli infermieri hanno da quasi due secoli con-siderato gli ospedali e soprattutto quelli universitaricome il centro delle attività di formazione professiona-le, di aggiornamento e verifica, di stimolo alla diffusio-ne delle conquiste della medicina. Gli infermieri trova-vano lavoro pressoché solo negli ospedali; i medicipotevano scegliere fra l’attività negli ospedali e l’atti-vità libero-professionale o al servizio dei comuni (imedici “condotti”).Nella seconda metà del secolo ventesimo la medicinaha compiuto grandi progressi: crollo della mortalitàinfantile, enorme riduzione della morbilita e mortalitàper malattie infettive, aumento significativo della vitamedia. Si muore dunque molto meno ora per malattieacute; vi è invece un aumento delle patologie cronicheda cui ci si difende con l’aiuto di medici e medicineconservando una salute residua, che però è pur semprevita. Quest’ultimo fatto ha provocato una estesa medi-calizzazione della popolazione con importanti conse-guenze organizzative (più medici, più farmaci, piùospedali) ed economiche (progressivo aumento dellaspesa per la sanità).Più grave è il problema dei malati non guaribili e desti-nati a morire, soprattutto per malattie cardiache, circo-latorie e tumorali. Nell’evoluzione del quadro sintoma-tologico di tali ammalati vi è un progressivo estendersidel danno e una progressiva inefficacia dei rimedidisponibili. Si realizza così una fase avanzata dellamalattia che sfocia in tempi vari nella fase terminale,quando vi è la percezione dell’attesa della morte in untempo breve, in genere entro i tre mesi. In tali fasi otte-nere un durevole ricovero in ospedale dell’ammalato èdiventato pressoché impossibile.Gli ospedali infatti hanno enfatizzato gli aspetti tecno-

Il braccio destro e il braccio sinistro

ENRICO GHISLANDI

logici del loro operare e tendono e divenire sempre dipiù il luogo deputato alla cura delle fasi iniziali e acutedella malattia, confortati in questa scelta dalla consa-pevolezza che le risorse economiche sono limitate eche perciò occorre stabilire delle priorità. Avvieneinfatti che i malati non guaribili sono abbandonati dachi ha effettuato la diagnosi iniziale e ha somministra-to le prime e le seconde cure. Tali ammalati sono per-ciò affidati alla cura dei familiari; ma la famiglia non èpiù, anche numericamente, quella di una volta e spessonon è in grado di organizzare da sola un programmavalido di assistenza. Ne consegue che, ad ogni proble-ma più o meno grave del malato o ad ogni défaillancedei familiari, il malato viene portato in ospedale e da lìviene dimesso dopo brevi o brevissimi ricoveri o pal-leggiamenti da un ospedale all’altro, da una corsiaall’altra.(7)

Questo percorso ha in sé una grossolana ingiustiziaperché non è consono al dettato della nostra costituzio-ne (art. 32) e contraddice al bisogno di umana solida-rietà. I malati inguaribili non sono malati incurabili daabbandonare; bisogna invece curare anche chi non puòguarire, come hanno sempre fatto nei secoli scorsi imedici nostri predecessori, pur non disponendo di tera-pie efficaci. (5)

Non si somministreranno più le cure che tendono aguarire la malattia (“cure causali”), ma si inizierannole “cure palliative” che hanno per scopo di controlla-re i sintomi (dolore, febbre, vomito, ecc.) e dimigliorare la qualità della vita dei malati non suscet-tibili di guarigione. Tali terapie, che non sono solofarmacologiche, possono essere attuate anche aldomicilio del malato, purché vi sia organizzataun’assistenza domiciliare cui partecipano medico,infermiere, psicologo, assistente sociale, familiari eamici del malato, volontari addestrati e sostenuti,tutte figure che concorrono, integrandosi, a dar vitaad una intensa relazione d’aiuto. (6)

Le cure palliative sono nate e si sono sviluppate inambito oncologico: i malati di tumore che non guari-

Page 30: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

quattro anni fa. (4) Gli hospices sono piccoli reparti didegenza per malati per lo più neoplatici in fase avanza-ta e terminale: strutture con una quindicina di letti,aperte alla presenza dei familiari dei malati, nelle qualialla assistenza sanitaria si unisce una logica umaniz-zante nelle cure, una visione globale del paziente edella sua famiglia e una ricca disponibilità di risorse diaiuto. (2) Anche per queste strutture che in gran parteesulano dallo stile di lavoro degli ospedali e che perciòin gran parte si inseriscono idealmente nella medicinadel territorio, lo Stato ha stanziato risorse economichecongrue. Ma anche qui il modello fatica a diffondersi evi sono assai poche realizzazioni. (1)

Ancora una volta, non c’è fretta!La fretta e il bisogno veramente ci sarebbero: c’è ildolore, la sofferenza, l’abbandono di troppi ammalati;c’è l’opera di supplenza alle carenze delle istituzionida parte del volontariato e del settore non profit checontinua; ci sono dei soldi dello Stato che aspettano diessere spesi; c’è un piano per il territorio che attende diessere pensato, scritto, promulgato e realizzato; ci sonoposti di lavoro da creare per i giovani medici e per gliinfermieri.Il problema non è nei finanziamenti, come non lo èstato decenni fa quando per realizzare il programma“un campanile – un ospedale”, si sono trovati fondi percostruire troppi ospedali o ospedali faraonici.Il problema della medicina del territorio, di questobraccio, destro o sinistro che sia, della sanità, di cui viè gran bisogno, è di mettere nei posti-chiave uomini dibuona volontà che abbiano a cuore soprattutto e con ifatti l’aiuto e il sollievo dei sofferenti.

Bibliografia1 - O. Corli: Le unità di cura palliative e le organizzazioni nonprofit nell’Italia del 2000. G.P.A. edizioni, Milano, 2000.2 - F. Cruciatti: Sul concetto di hospice. Pathos 8, 2-3, 2001,pagg. 47-55.3 - G. Di Mola: Cambio di rotta? Riv. It. Cure palliative 3, 2001,pag. 1414 - E. Ghislandi: E adesso: gli hospices! La Ca’ Granda 3, 1998,pagg 34-355 - E. Ghislandi: Curare anche chi non può guarire. Rec. prog.Medicina 91, 1, 2000, pag. 206 - E. Ghislandi in Assistenza domiciliare integrata, a cura di B.Andreoni Masson edit, Milano, 2000, pagg 250-2577 - E. Ghislandi in L’educazione come terapia, a cura di S. Spin-santi. Esseditrice, Roma, 2001, pagg 231-242

28

scono sono infatti in Italia un gran numero (quasi160.000 ogni anno). Ma tali cure si possono estendereanche ai malati di AIDS, ai broncopneumopatici, ainefropatici, ad alcuni malati neurologici e ai cardiopa-tici. L’assistenza domiciliare è in gran parte una con-quista recente: dopo un accenno nella legge 833 del1978, il primo progetto è stato formulato nel PianoSanitario Nazionale 1994-96. Ma la realizzazione hafatto difetto per molteplici e non tutte valide ragioni,fino a pochissimi anni fa. Tale vuoto assistenziale èstato per fortuna parzialmente riempito dall’interventodi associazioni del privato sociale e di istituzioni nonprofit che dai primi anni ’80 a Milano e poi in variealtre località hanno inviato gratuitamente nelle casedegli ammalati di tumore medici e infermieri specifi-catamente preparati, coadiuvati da volontari addestrati.Finalmente, il Piano Sanitario Nazionale 1998 – 2000ha ripreso in considerazione il problema dell’assisten-za domiciliare e delle cure palliative in maniera piùvincolante. Vi si afferma infatti l’obbiettivo di “raffor-zare la tutela dei soggetti deboli”, di “dare assistenzaalle persone nella fase terminale della vita”, organiz-zando “forme di assistenza domiciliare che favorisca-no il concorso della famiglia e della rete sociale delpaziente”. E per dare concretezza alle parole, lo Statoha nel contempo stanziato fondi consistenti per l’assi-stenza domiciliare.“Gaudeamus igitur” dunque! Si era diffusa la giustifi-cata impressione di essere stati capiti e ascoltati e distare per assistere ad una importante rivoluzione nellasanità pubblica. Sembrava soprattutto che fosse statocondiviso e promosso il concetto che, accanto ad unamedicina dell’ ospedale già strutturata, si stesse final-mente iniziando a diffondere e consolidare una “medi-cina del territorio” che ha compiti, modalità di lavoro,strutture e responsabilità diverse. Tra le due medicinevi deve essere continuità e non separazione, comple-mentarietà e non conflitto. Esse sono il braccio destroe il braccio sinistro di un unico organismo sanitario acui affidare in circostanze diverse la tutela della salutedi ognuno di noi.Sembrava. Ma la realtà non è ancora così. Le “unitàdi cure palliative” non sono proliferate; la assistenzadomiciliare integrata non si diffonde e segna ilpasso. (3) (1)

Evidentemente, non c’è fretta!Qualcosa di analogo sta succedendo per gli “hospi-ces”, di cui di discusse brevemente su questa rivista

Sulla pagina accanto. Una sorprendente “veduta” dell’anticaCa’ Granda prima dei danni bellici: fronte verso via Festa del Perdono(dal volume Lo Spedale di poveri del Filarete di Liliana Grassi)

Page 31: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

29

Page 32: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

30

Da alcuni anni, hanno assunto un ruolo di fonda-mentale importanza l’informazione, la comunica-zione e la semplificazione dei provvedimenti dellapubblica amministrazione.Gli istituti innovativi, introdotti dalla legge 241/90che consistono in un “complesso di norme al serviziodei cittadini” per ottenere provvedimenti ammini-strativi trasparenti, possono trovare la concreta appli-cazione attraverso gli Uffici Relazioni con il Pubbli-co (URP). L’URP è una struttura resa obbligatorianelle Pubbliche Amministrazioni dal Decreto Legi-slativo 29 del 1993, che finalmente sancisce il primopasso di quel processo che assegna alla circolazionedelle informazioni all’interno delle amministrazioni,tra di esse, e con i cittadini un ruolo centrale nel pro-getto di rinnovamento istituzionale. Le funzioni istituzionali fondamentali dell’URP pro-spettate dal legislatore si possono così sintetizzare:- Iniziative di comunicazione di pubblica utilità.- Raccolta e trattamento dei reclami e segnalazioni.- Indagini sul grado di soddisfazione dell’utenza.- Formulazione di proposte per il miglioramento

dell’organizzazione.Con la direttiva del Presidente del Consiglio dell’11ottobre 1994 si definiscono le seguenti principalifinalità dell’URP: - ascoltare, informare, rispondere ai diritti di acces-

so e trasparenza, verificare il gradimento e la qua-lità dei servizi resi, attivare campagne di comuni-cazione sui servizi erogati.

E’ con la legge 150 del 2000, che vengono ridisegna-te funzioni e competenze introducendo il coordina-mento dei sistemi informativi, e distinguendo, tra l’al-tro, le attività di comunicazione dalle attività di infor-mazione e la loro suddivisione in aree ben distinte.La citata legge, all’art. 6, individua le struttureattraverso cui si realizzano, rispettivamente, l’atti-vità di comunicazione con l’URP, l’attività di infor-mazione con il Portavoce e con l’Ufficio Stampa.

La comunicazione non solo viene definitivamentelegittimata ma diventa obbligo istituzionale e quindiviene riconosciuta come un processo essenziale einsostituibile per garantire efficacia, efficienza e tra-sparenza alle amministrazioni. In effetti essa può rap-presentare il motore del cambiamento perché più emeglio di altre discipline garantisce interattività dirapporti tra cittadini e Istituzioni e rappresenta, inol-tre, un nuovo terreno di confronto per realizzare nonun’adesione acritica ma reali momenti di partecipa-zione. Sapere, e quindi scegliere e decidere, è infatti,un fondamentale diritto in ogni democrazia. Lacomunicazione, pertanto, rende ogni singolo cittadi-no, così come le associazioni che lo rappresentano,davvero protagonista di un rapporto “alla pari” chenon può nascere se non dalla conoscenza delle proce-dure, dalla trasparenza dei percorsi amministrativi,dalla visibilità e dalla partecipazione alle scelte. Per le attività di informazione il Portavoce rappresen-ta la figura che ha compiti di diretta collaborazionecon l’organo di vertice dell’amministrazione pubblicaai fini dei rapporti di carattere politico istituzionalecon gli organi di informazione. Tale figura è caratte-rizzata da una elevata competenza ad un rapporto difiducia con i vertici dell’ente di cui dovrà sapercomunicare orientamenti, scelte e strategie. Discorsodiverso per l’Ufficio Stampa che svolge informazionedi tipo culturale istituzionale. L’ufficio è coordinatoda un operatore che assume la qualifica di capo Uffi-cio Stampa. La sua attività sulla base delle direttiveimpartite dallo stesso organo di vertice, è quella dicreare i collegamenti con i mezzi di informazione. Ilcapo Ufficio Stampa, giornalista, è responsabile dellestrategie e dell’informazione verso i mass media,organizza e dirige l’Ufficio, progetta sistemi informa-tivi, cartacei o elettronici, cura giornalmente la rasse-gna di quotidiani e periodici, cura l’immagine del-l’Ente, anche attraverso pubblicazioni a stampa, man-tiene i rapporti con i giornalisti.

L’Ufficio Relazioni con il PubblicoFinalità e stato di attuazioneMARIA TERESA BOTTANELLI, GIOVANNI MUTTILLO

Page 33: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

31

Attraverso i principali riferimenti normativi e più inparticolare con la legge 150/2000 l’URP si viene amodellare su più livelli per funzioni diverse:- informazioni sull’organizzazione e sulle attività

dell’Ente per far conoscere meglio i propri servizifavorendone l’accesso;

- conoscenza delle leggi delle disposizioni e deiprovvedimenti interni per favorirne l’applicazione;

- accesso agli atti, alle procedure e ai regolamential fine di garantire il diritto di partecipazione e persemplificare e modernizzare i procedimenti ammi-nistrativi;

- accoglienza per attuare i processi di verifica dellaqualità del gradimento dei servizi da parte dei cit-tadini che conduca ad identificare i “gap” tra biso-gni-attese e percezione della qualità del servizioricevuto;

- ascolto per favorire il flusso di comunicazione adue vie, tra chi eroga il servizio e le persone assi-stite. L’ascolto, oltre ad accrescere la consapevo-lezza dei cittadini attraverso la possibilità di espri-mersi, serve a conoscere l’opinione degli stessi suiservizi ricevuti e sulle modalità di erogazione;consente inoltre di gestire le aspettative quandoeccedono le finalità dell’organizzazione, per pas-sare dalla condivisione delle informazioni finoalla elaborazione di soluzioni. Tale ascolto, perchésia credibile e significativo deve essere trasparen-te nel rispettare la riservatezza, costruttivo nell’in-fluenzare il processo decisionale e nel tradurre leinformazioni in risposte concrete, e sostenibilenell’attuazione con adeguate risorse, con metodi estrumenti validi e fattibili organizzativamente.

Questo salto di qualità del ruolo e delle funzionirappresenta uno degli elementi più innovativi delprovvedimento legislativo e ribadisce anche ildovere per le strutture pubbliche della valutazionedella qualità dei servizi, con verifiche sul rispettodegli standard fissati e sul grado di soddisfazionedegli utenti.Anche la Regione Lombardia con la legge n. 31/97ha permesso di procedere verso il processo dell’ac-creditamento delle strutture sanitarie, pubbliche eprivate, ha sancito anche l’introduzione nelle stessedi sistemi di verifica e di controllo della qualitàdelle prestazioni e dell’efficienza delle risorsefinanziarie.

La norma ha previsto l’individuazione di aree disviluppo del sistema qualità in Regione Lombardia,ed i relativi contributi economici per le strutturesanitarie pubbliche che si sono impegnate in proget-ti di miglioramento della qualità nelle aree d’inter-vento individuate.La Delibera di Giunta Regionale DGR 46582/99“Individuazione delle aree dei primi indicatori perl’attuazione del sistema qualità delle strutture sani-tarie lombarde; approvazione della procedura diriparto dei finanziamenti alle aziende sanitarie pub-bliche per l’introduzione e lo sviluppo di sistemi diqualità aziendali” ha permesso inoltre di finanziaredei progetti che le strutture sanitarie hanno presenta-to per implementare il sistema di qualità aziendale.Gli studi sulla qualità dimostrano che oggi è impor-tante per chi programma e gestisce servizi sanitari,porre l’attenzione non solo alla qualità erogata, maanche a quella percepita da chi ne fruisce, dato che èlui, l’utente, il protagonista del progetto di salute,considerato non solo con i suoi bisogni e attese, maanche con le sue potenzialità e le sue risorse. Cosìcome non può considerarsi unicamente la dimensio-ne tecnica e oggettiva della qualità, bensì anche quel-la percepita dall’utenza. Quest’ultima si può definire come la differenza fra leaspettative dell’utente e le prestazioni effettivamentericevute, quindi la soddisfazione dell’utenza. Si basasulla filosofia della customer satisfaction, termine invoga per le aziende che operano sul mercato, e peressere efficacemente praticata, deve innanzitutto sti-molare la voice dell’utenza, deve, cioè, favorireun’acquisizione di consapevolezza da parte degliutenti circa i propri interessi e diritti. Sviluppare lapolitica della qualità percepita dall’utenza significaaffrontare una serie di questioni organizzative e scel-te metodologiche:1. L’identificazione delle dimensioni della qualitàgenerale e di uno specifico servizio o struttura sog-getta a valutazione.2. La messa a punto di uno strumento di misurazio-ne, che per lo più consiste in un questionario di sod-disfazione (strutturato con domande dicotomiche escale di giudizio).3. La costruzione di campioni rappresentativi del-l’utenza di riferimento, oppure il monitoraggio sututta l’utenza potenziale coinvolta nelle prestazioni

Page 34: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

di ricovero ed ambulatoriali.4. La messa a punto di procedure di somministra-zione dello strumento (autocompilazione o intervi-sta “faccia a faccia”, modalità di promozione, sensi-bilizzazione e facilitazione per la compilazionedello strumento; decisione sul momento della com-pilazione: ad esempio durante il ricovero o almomento della dimissione).5. L’elaborazione e l’utilizzo dei dati: ha una fina-lità conoscitiva oppure non disgiunta dall’interven-to né dal controllo dell’operatività delle strutture edegli operatori stessi, qualora ve ne sia necessità.Quindi il percorso di valutazione condotto dal-l’URP deve tener presente la relazione esistente traorganizzazione, operatori e persone assistite.L’utilizzo della valutazione non deve apparire comeun processo esterno, imposto, vocato al controllo,bensì come strumento di cui ciascun attore si èappropriato; la valutazione diventa immediatamenteun veicolo di comunicazione, di scambio di intera-zione nel servizio; anche se questo accade già natu-ralmente nei servizi, questa occasione aiuta a realiz-zare una comunicazione organizzata e finalizzata,quindi più densa e importante.Ma vediamo in concreto il modello organizzativodell’URP.L’URP per la tipologia delle funzioni che svolgedeve essere necessariamente collocato come Ufficiodi Staff, direttamente dipendente dal massimo livel-lo della dirigenza collegato in relazione diretta, contutte le strutture organizzative e funzionali dell’En-te. L’articolazione dell’URP per l’area “Frontoffice” prevede il compito di fornire informazioniagli utenti sulle attività, competenze, servizi del-l’Ente, sullo stato dei procedimenti e sugli atti, diricevere istanze e reclami, di assicurare il diritto diaccesso e di partecipazione e rilascio di documenta-zione. La seconda area è riferita alle attività di“Back office” con l’obiettivo di favorire il processodi comunicazione interna ed esterna, tenendo i rap-porti con altre istituzioni. L’elaborazione delleinformazioni e la gestione e la verifica dei flussiinformativi dovrebbero consentire al responsabiledell’URP di promuovere iniziative tese da un latoad incidere sull’efficienza dell’Amministrazione,proponendo adeguate soluzioni alle disfunzionirilevate dalle indagini di soddisfazione previste, dal-

l’altro, stimolare l’Amministrazione a sviluppare unapolitica di “qualità del servizio” verso il cittadino. Per quanto riguarda la struttura organizzativa lalegislazione vigente prevede che venga individuatoil responsabile dell’Ufficio (interno all’organizza-zione) e che il medesimo debba essere provvistodella qualifica dirigenziale, al fine di garantire unadeguato livello di rappresentatività e concretacapacità di dialogo e collaborazione con l’ammini-strazione di appartenenza e gli stessi utenti o organiistituzionali esterni. L’Ufficio si avvale di personalecon approfondita conoscenza dell’organizzazione,con specifiche capacità comunicative-relazionalinell’accoglienza.Anche il nostro Ente ha istituito l’URP con sede invia F. Sforza 35 presso il padiglione ex convittoinfermieri; gli orari di apertura al pubblico sono dallunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13,00 edalle ore 14,30 alle 16,00. Gli utenti possono acce-dere direttamente presso la sede degli uffici negliorari stabiliti, oppure possono contattare gli opera-tori attraverso la linea telefonica dedicata cherisponde al n. 02/55033103, o tramite fax aln.02/55185528 o tramite posta [email protected]. Le funzioni principali rivolteall’utenza sono sia di ascolto, informazione sui ser-vizi, percorsi e modalità di accesso, accoglienza,tutela, partecipazione, sia di valutazione dell’effica-cia ed efficienza dei servizi erogati.Per quanto riguarda la tutela, l’URP provvede aricevere le segnalazioni e i reclami in qualunqueforma presentati dai cittadini; il responsabile del-l’ufficio provvede a dare immediata risposta per lesegnalazioni che non comportano la predisposizio-ne dell’attività istruttoria nei confronti dei direttoridi dipartimento o dei dirigenti responsabili delleunità operative coinvolti. Periodicamente le segna-lazioni e i reclami vengono classificati allo scopo difavorire, attraverso l’analisi comparata dei dati, l’a-dozione delle azioni di miglioramento della qualitàdei servizi. Un sistema di gestione del reclamo deve essereconcettualizzato ed applicato nel contesto di un pro-getto di miglioramento integrale della qualità deiservizi: Carta dei servizi, standard ed indicatori diqualità, indagini di soddisfazione, autovalutazione esistema di gestione dei reclami sono strumenti che

32

Page 35: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

33

possono e devono essere utilizzati dall’Ospedaleper realizzare delle innovazioni sostanziali nellagestione e trasformare il rapporto con l’utenza. Chipresenta un reclamo, infatti, attiva un “sensore”,compie un gesto attivo di partecipazione diretta ecostruttiva, dimostrando la sua fiducia nell’istitu-zione. L’Ospedale, per dimostrare di essere in gradodi meritare questa fiducia, deve a sua volta identifi-care e riconoscere i suoi punti di debolezza e garan-tire che vengano messe in atto azioni migliorative.Se questo avviene, la tutela dei diritti del singoloporta a favorire un modello di salute come “Benes-sere Comunitario”. Anche l’URP dell’OspedaleMaggiore ha avviato un’azione di monitoraggiodella qualità percepita dagli utenti attraverso lasomministrazione di schede di valutazione.La valutazione serve a stimolare una riflessione suipunti di forza e debolezza, al fine di mettere imme-diatamente all’ordine del giorno i necessari inter-venti per migliorare quegli aspetti del servizio cheriporteranno un giudizio mediocre o negativo.Dare voce alle persone stesse al termine della lorodegenza significa analizzare criticamente tutti gliaspetti, positivi e negativi, che compongono la vitae l’organizzazione dell’Ospedale Maggiore. I biso-gni degli utenti non sono solo di cura, o di assisten-za, ma anche di informazione e di orientamento,non di meno comfort e relazione nel riconoscimen-to della loro dignità, della loro libertà di scelte sem-pre più responsabili e consapevoli, di cittadini,prima che di persone assistite.

BibliografiaCareri M., Cattaneo R., Cambiare la Pubblica Amministrazione,Laterza, Bari, 1999Cortesi Gay A., L’informazione un diritto del cittadino, FrancoAngeli, Milano 1994Faccioli F., Comunicazione pubblica e cultura del servizio-modelli, attori, percorsi, Carocci, Roma 2000Rovinetti A., Diritto di parola, strategie, professioni, tecnolo-gie della comunicazione pubblica, Il Sole 24 Ore, Milano 2000

Wweb guidawww.compubblica.itAssociazione Italiana della Comunicazione Pubblica ed Istitu-zionalewww.privacy.it Il Garante della Privacywww.urp.it Urp degli Urp

«Procedi con calma tra il frastuono e lafretta, e ricorda quale pace possa esservinel silenzio. Per quanto puoi, senza cedi-menti, mantieniti in buoni rapporti contutti. Esponi la tua opinione con tranquil-la chiarezza, e ascolta gli altri: pur senoiosi e incolti, hanno anch’essi una lorostoria. Evita le persone volgari e prepo-tenti: costituiscono un tormento per lospirito. Se insisti nel confrontarti con glialtri, rischi di diventare borioso e amaro,perché sempre esisteranno individuimigliori e peggiori di te.«Godi dei tuoi successi e anche dei tuoiprogetti. Mantieni interesse per la tuaprofessione, per quanto umile: essa costi-tuisce un vero patrimonio nella mutevolefortuna del tempo.«Usa prudenza nei tuoi affari, perché ilmondo è pieno d’inganno. Ma questo nonti renda cieco a quanto vi è di virtù: moltisono coloro che perseguono alti ideali edovunque la vita è colma di eroismo.«Sii te stesso. Soprattutto non fingerenegli affetti. Non ostentare cinismo versol’amore, perché, pur di fronte a qualsiasidelusione e aridità, esso resta perennecome il sempreverde. Accetta docile lasaggezza dell’età, lasciando con serenitàle cose della giovinezza. Coltiva la forzad’animo, per difenderti nelle calamitàimprovvise. Ma non tormentarti con dellefantasie: molte paure nascono da stan-chezza e solitudine. Al di là d’una sanadisciplina, sii tollerante con te stesso. Tusei figlio dell’universo non meno deglialberi e delle stelle, ed hai pieno dirittod’esistere. E, convinto o non convintoche tu ne sia, non v’è dubbio che l’uni-verso si stia evolvendo a dovere.«Perciò sta in pace con Dio, qualunque siail concetto che hai di lui. E quali che sianoi tuoi affanni e aspirazioni, nella chiassosaconfusione dell’esistenza, mantieniti inpace col tuo spirito. Nonostante i suoiinganni, travagli e sogni infranti, questo èpur sempre un mondo meraviglioso. Siiprudente. Sforzati d’essere felice».

(Manoscritto del 1692 trovato a Baltimoranell’antica chiesa di San Paolo)

AsteriscoNonostante tutto, la vitapuò essere meravigliosa

Page 36: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

34

Era uno dei primi anni del Cinquecento, in un soleg-giato pomeriggio di primavera.Ambrogio de’ Mementis si aggirava tra i vicoli e icortili che costeggiavano su due lati il Laghetto a pusdel Domm, vicino al Duomo; sul terzo lato, quelloorientale, sopravviveva quanto era rimasto dellamedievale facciata con portico di Santo Stefano inBrolo, distrutta nell’ incendio del 1075, mentre il latoa mezzogiorno era in gran parte occupato dai materia-li che dovevano servire per la costruzione del grandeOspedale, la Ca’ Granda dei milanesi, del quale già siscorgeva l’imponente fabbricato filaretiano.Era un quartiere singolare, quello, vera immaginedella laboriosa città: un andirivieni di barconi cheportavano sabbia calce e mattoni, marmi e legnami,viveri e masserizie; uno scoppiettare di comandi e digrida roche per incitare e dar ordini, al quale simescolava l’acuto cicaleccio di voci femminili; uncontinuo cigolare di funi e di argani (i falconi) per loscarico delle pesanti merci. Tutto ciò accompagnavaun’attività frenetica, punteggiata dai colpi di mazzettasulla pietra e sul marmo, dal martellare sulle incudini,dalle urla dei carrettieri e dai muggiti dei buoi intential trasporto dei massi e dei materiali da costruzione;su tutto, s’alzava in azzurrognoli nembi il fumo dellefucine dei fabbri e dei forni dei maestri vetrai.Ambrogio, col passo cauto ma con l’occhio vigile e lamemoria pronta del vecchio milanese, s’aggirava fer-mandosi a guardare, anzi a gustare, quanto avveniva elo registrava nella propria memoria che veniva dalontano e andava continuamente ad arricchirsi. La suanon era solo curiosità, bensì e soprattutto orgoglio diappartenere ad una umanità, così varia operosa appas-sionata, così generosa di offrire - ogni uomo e ognidonna per quanto gli competeva – il meglio delle pro-prie capacità. Le spalle rivolte al Naviglio interno, guardando a set-tentrione la riva opposta del Laghetto occupata dallabanchina di scarico dei materiali per la cattedrale e

dalle più vicine botteghe di artigiani e artisti che ope-ravano per il cantiere del Duomo, Ambrogio riflettevae tornava indietro con la memoria ai lontani annidella sua prima giovinezza. Volse poi lo sguardoverso la basilica di Santo Stefano e il suo occhio colseil pilastro del portico sotto il quale il 26 dicembre1476 fu assassinato Galeazzo Maria Sforza. Fu comeaprire una diga e far defluire l’irruenza della memo-ria. Gli tornò in mente il ricordo - un po’ nebuloso, perchéerano gli anni dell’infanzia - dei torbidi che generaro-no la Repubblica Ambrosiana e del giorno in cuiFrancesco Sforza entrò in città conquistando il ducatovisconteo tra il giubilo dei milanesi. Ben più nitida glitornò alla mente la fondazione della Ca’ Granda, nel-l’aprile del 1457, il giorno esatto gli sfuggiva ma nonl’evento, ricordato da una lapide posta sul parapettodella terrazza, al centro della fronte, di cui conservavauna vaga memoria.Esultava Ambrogio perché il progetto del toscanoAntonio Averlino, detto il Filarete, - dallo stessoavviato, ripreso poi dai vari Solari, tra i quali il gran-de Guiniforte, con gli interventi del Gadio e dell’A-madeo – era ormai quasi concluso nel suo meravi-glioso corpo centrale, luminoso nella pietra e nell’in-tonaco e rosseggiante nel cotto. Una constatazione improvvisa illuminò la mente delnostro milanese, ormai giunto nel nuovo secolo, alquale mai avrebbe pensato di metter piede. A Milano,entro il lucente nastro dei Navigli, tre grandi “fabbri-che” innalzavano estesi e alti ponteggi sulla minutatessitura della città, interrotta solamente da ciuffi diverde e dallo svettare dagli slanciati campanili diSant’Antonio abate, di San Gottardo in Corte e daltiburio della basilica degli Apostoli e di San NazaroMaggiore. Ed erano tutte “fabbriche” ducali: il Castel-lo e il Duomo, iniziati dai Visconti e ripresi dagliSforza, in particolare da Francesco e poi da GaleazzoMaria e da Ludovico il Moro, mentre la Ca’ Granda fu

Tra le statue del Duomo in cerca degli Sforza

ERNESTO BRIVIO

Page 37: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

35

Francesco Sforza. Duomo di Milano, gigante del fianco meridionale,marmo di Candoglia. Maestro lombardo, seconda metà del sec. XV.I fieri e marcati tratti del volto, la lunga capigliatura ondulata,la precoce calvizie, il ricco cinturone, i tre anelli gemmati tra lorointrecciati (una delle insegne araldiche sforzesche) riconduconoalla nota iconografia del duca, qui nell’atto di brandire una pesantepicca da guerra.

voluta e avviata con grandezza d’idee dal primo ducadel casato Sforza. Erano soprattutto due le imponentirealtà che attiravano il consenso e l’orgoglio del nostroAmbrogio: lo Spedale dei poveri e la Cattedrale. Glipareva di toccare nel Duomo la fede del popolo diMilano, nell’Ospedale la sua generosa carità: e inentrambi, assieme, la solida speranza per un futuro dibene, cui avrebbero potuto attingere le generazioniventure.Grand’uomo il duca Francesco Sforza, pensava il de’Mementis; aveva voluto che la Ca’ Granda fosse all’a-vanguardia nella cura e assistenza ai malati, agli orfa-ni, ai poveri, sia per il personale medico e infermieri-stico (già era ben nota in città l’opera instancabile,sapiente e consolatrice delle religiose) sia per le tecni-che chirurgiche e le innovative dotazioni e attenzioniigieniche. I milanesi d’allora erano certi del risultato,perché avevano sperimentato con quale perizia eimpegno lo Sforza avesse già positivamente affrontatole molte precarie situazioni che affliggevano Milano eil suo territorio: sul piano politico-militare, per quantoriguardava l’ordine e il rispetto della civile conviven-za, per garantire alla popolazione cibo e serenità, perrilanciare l’economia e la produttività del ducato. Equale sogno più grande per un uomo di questa staturache usare il potere per un’opera indispensabile e meri-toria come il grande Ospedale? Non c’erano guerre emecenatismi che potessero dargli maggior lustro ericonoscenza, e Ambrogio, come tanti suoi concittadi-ni, ne era pienamente convinto. Non a caso, però,quanto lo Sforza aveva concepito era stato affidatoall’architetto allora più celebre, il Filarete: il duca esi-geva per il nuovo Spedale dei poveri, oltre alla funzio-nalità di strutture, impianti e corsie, anche una vesteartistica di grande nobiltà, per il dovuto rispetto –come sembra suggerito dallo zio del duca, l’austero epio arcivescovo di Milano Gabriele Carlo Sforza - allasofferenza dei più umili, nei quali il duca doveva scor-gere il volto di Cristo nei momenti più drammaticidella sua passione.Ambrogio aveva notato che, con la stabilità e unacerta prosperità portate dall’avvento dello Sforza,anche i lavori della “gran macchina del Duomo” ave-vano quasi ripreso il ritmo dei primi trent’anni delcantiere visconteo.A un mese dal suo ingresso a Milano (16 febbraio1450), il 15 marzo 1450, Francesco Sforza conferma

tutti i privilegi spettanti alla Veneranda Fabbrica, allaquale, per commemorare la presa di possesso delducato, destina l’oblazione imposta a tutti i salariatidel territorio della decima del loro stipendio mensile.Per la ripresa dei lavori - per altro mai smessi, anchese ridotti di molto – è indetta ( 16 agosto 1452) laposa della prima pietra per le fondamenta del restodel tempio, che verrà officiata dall’arcivescovo Gio-vanni Visconti.Malgrado i guasti, risplendevano di magica luce levetrate dei tre grandi finestroni absidali, di alcune fine-stre del transetto e del fianco meridionale, verso laCorte Ducale. La loro luce-colore creava un’atmosferadi misticismo nella quale il Nostro volentieri siimmergeva. Verso le incipienti navate s’allungava laselva dei piloni, alberi marmorei dai quali in alto,sopra i capitelli, grandi reliquiari di marmo di Cando-glia, che mostravano decine e decine di statue di santi– ma, si chiedeva Ambrogio, come avranno potutofarli, così preziosi, così lontani? -, si aprivano le robu-

Page 38: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

ste fronde degli archi delle crociere. Ricordava d’aversentito che il figlio di Francesco, Galeazzo Maria, nonsi era particolarmente interessato al cantiere della cat-tedrale e che portò avanti l’impresa paterna dell’Ospe-dale come un compito da non trascurare perché eredi-tato e perché il popolo ne attendeva la conclusione;ma senza particolare interesse e senza quella passioneche aveva animato, con il padre, anche la madre,Bianca Maria Visconti. Quanto al Duomo, avevaapprezzato l’impegno di Galeazzo Maria nel difenderei diritti della Veneranda Fabbrica sulla piazza e , comesi vociferava, nell’aver assegnato in uso perpetuo allastessa i monti di Candoglia, dai quali si estraeva ilrosato marmo esclusivo per il tempio. Il privilegio ducale per l’escavazione dei marmi neiterritori di Mergozzo, Albo e Bracchio è datato daPavia, il 21 agosto 1473: Esso, tra l’altro, stabilisceche il duca volle “quod ubique reperirentur lapides etseritii, possent per agentes nomine praefatae fabricaecavari sine solutione.”Ora che la cupola – che bel fiore, vero? – si apre alcentro del Duomo, de’ Mementis non si capacitavadelle difficoltà, dei rinvii, delle discussioni, dei con-corsi che la sua costruzione aveva richiesto. Ricorda,da giovane, che i quattro arconi gotici che lasostengono erano già popolati da tante statue e che i

busti dei grandi Padri Ambroeus, Agostin, Gerolume papa Gregori guardavano giù da tonde finestreposte al centro di strani grandi triangoli. Ma lacupola, allora, non c’era: gravava, in alto, quel nerobuco coperto alla meglio da assiti, fino a quando –era ormai uomo maturo – smontata la selva deiponti di lavoro, delle andadore e delle scale, final-mente il 24 settembre 1500 – la ricorda bene ladata, perché corse al Duomo per unirsi ai milanesifestanti – la cupola venne conclusa. Il nostro Ambrogio non poteva sapere che fu meritodel figlio quindicenne di Galeazzo Maria, GianGaleazzo Sforza; il giovane duca per suggerimento,ne siamo certi, della madre Bona di Savoia, il 14 giu-gno 1481 incarica Pietro da Figino e Giovanni daPergamo di recarsi dallo zio Ludovico il Moro, tutoredel giovane duca e dello stato, perché inviasse unasua lettera ai magistrati di Argentina (Strasburgo),affinché suggerissero qualche esperto ingegnere ingrado di dare pareri per la costruzione della cupoladel tiburio. La missiva fu affidata a Giovanni Antoniode Glaxiate che lasciò Milano il 17 successivo, recan-do con sé una pianta del Duomo edificato fino a queltempo. Il disegno fu ritrovato nel 1962 dall’estensoredi questa nota presso il Musée de l’Oeuvre de NotreDame di Strasburgo. Questa iniziativa avviò a con-clusione l’arduo problema. Da Strasburgo non vennenessuno aiuto; vennero incaricati i migliori architettiitaliani che diedero disegni e modelli: Leonardo daVinci, Luca Fancelli, Francesco di Giorgio Martini,Simone da Sirtori, Giovanni Battagio, GiovanniAntonio Amadeo e Gian Giacomo Dolcebuono. Vennepoi invitato Donato Bramante che, nella sua famosa“Opinio super tiburium”, anziché esprimere un pare-re da esperto, diede una sua soluzione. La cupolavenne poi realizzata su progetto dell’Amadeo e delDolcebuono, architetti della Fabbrica.Era ormai sera: un magon stringeva la gola di Ambro-gio. Questi ricordi lo commuovevano. La mente ritor-nava ai so vecc; quanto gli era dato da vedere lo riem-piva di stupore e, prima di ritornare a casa, volse losguardo al Laghetto e poi giù giù fin dove il canales’immetteva nel Naviglio e con la fantasia, mossadalla gratitudine, risaliva quelle acque fino al Toce, aipiedi di quella montagna dal quale il Duomo ha trattola sua veste: era il suo inno all’uomo e al creato, lasua lode al Creatore.

36

Galeazzo Maria Sforza. Museo del Duomo di Milano, marmo diCandoglia. Attribuita a lungo all’Amadeo, è assegnata dagli studi piùrecenti a Benedetto da Briosco (1483?): particolare.

Page 39: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

37

I legami che uniscono il Cantone Ticino e la Lom-bardia, antichi e consolidati nel tempo, interessanoanche l’ambito della cultura. A tale proposito for-nisce un nuovo contributo la bella e documentatarassegna dal titolo Arte in Ticino: la ricerca diun’appartenenza 1803-1870, organizzata dallaDirezione dei Musei della Città di Lugano pressoVilla Ciani, sede del Museo di Belle Arti. Questoevento è il primo di quattro momenti che, per laprima volta, illustrano l’arte ticinese a partire dallanascita del Cantone elvetico, di cui ricorre ilbicentenario nel prossimo 2003.Come è noto, l’importanza straordinaria dell’Ac-cademia di Brera in età neoclassica, negli annidella Restaurazione e anche dopo l’Unità d’Italiaesercitava un richiamo estremamente intenso sugliaspiranti artisti, anche quelli di provenienza geo-grafica extra lombarda. In primo piano, anche dalpunto di vista quantitativo, per tutto l’arco deldiciannovesimo secolo si segnala la presenza dinumerosi giovani provenienti proprio dal cantone,iscritti ai corsi di ornato per diventare bravi deco-ratori. Alcuni di loro, quelli maggiormente versatiper le discipline artistiche, continuavano poi illoro percorso di studio accedendo alle scuole dipittura e scultura; dalle esposizioni annuali dibelle arti indette dall’Accademia nei locali del pre-stigioso palazzo di Brera transitavano anche moltiartisti che si erano formati altrove, utilizzando lacircostanza come una “vetrina” utile a ottenerenuove commissioni di dipinti e sculture.Il patrimonio artistico dell’Ospedale Maggiore diMilano offre preziose testimonianze del rapportotra gli artisti ticinesi e Milano, a cominciare, natu-ralmente, da quella miniera inesauribile che è laQuadreria dei ritratti dei benefattori. Spiccanoinfatti in questo settore le effigi pittoriche, un po’

Arte in Ticino 1803-1870*Esposte opere di proprietà dell’Ospedale MaggioreSERGIO REBORA

* Arte in Ticino: la ricerca di un’appartenenza 1803-1870. Lugano,Museo di Belle Arti, Villa Ciani, 5 ottobre 2001 –10 marzo 2002

La preghiera del mattino (1846), scultore Vincenzo Vela

Page 40: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

38

fredde nella loro compassata eleganza, eseguite daGiovanni Battista e Abbondio Bagutti, padre efiglio operanti con successo nel primo quarto delXIX secolo: del primo le collezioni della Ca’Granda possiedono il ritratto di Pietro AntonioVolonterio (1807), del secondo quelli di GiovanPietro Cicogna Clerici (1813), Francesco Werich(1816 circa) e Giovan Antonio Rossi (1816).Con la composizione allegorica in memoria diGiacinta Riva Ratti (1861), realizzata da GiuseppeTencalla, esponente di una dinastia di decoratorioriginari di Bissone, entriamo nella dimensionescenografica del paesaggio ambientato da mac-chiette di gusto romantico, secondo i modi diffusida Giuseppe Canella e Giovanni Migliara.Ma gli artisti ticinesi si sono cimentati, e conampio successo, anche nella scultura: di FrancescoSomaini l’Ospedale Maggiore possiede il ritrattoin marmo a mezzo busto di Giovanni Antonio Val-torta (1848), che già preannuncia le istanze delverismo che avrebbero contraddistinto la produ-zione di lombardi e ticinesi del secondo Ottocento.La documentazione degli sviluppi nella sculturaculmina nella Preghiera del mattino (1846), capo-lavoro di Vincenzo Vela e vertice del gusto tardoromantico. La delicata ed espressiva figura femmi-nile, che interpreta simbolicamente le istanzepatriottiche del tempo, è giunta alle raccolte dellaCa’ Granda con il generoso legato della contessaLidia Caprara Morando Attendolo Bolognini(1946), a sua volta erede testamentaria delladuchessa Eugenia Litta Visconti Arese AttendoloBolognini, che la conservava nella cappella fune-raria di famiglia di Santa Maria delle Selve inVedano al Lambro. Restituite alla originariadignità artistica grazie ai restauri finanziati dallaCittà di Lugano, che ha organizzato la rassegna, leopere saranno visibili al pubblico fino al 10 marzo2002. In occasione dell’esposizione è stato pubbli-cato un documentato volume: l’opera non è il sem-plice catalogo della mostra, ma un autorevolecompendio sull’arte e sugli artisti ticinesi.

A destra, dall’alto:Ritratto di Francesco Werich (1816), pittore Abbondio BaguttiAllegoria in memoria di Giacinta Riva Ratti, (1861-62), pittoreGiuseppe Tencalla

Page 41: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

39

Notiziario

RiconoscimentiIl Presidente della Repubblica, suproposta del Ministro della Salute, haconferito al prof. Piero Pietri, giàdirettore della I Clinica chirurgicauniversitaria, la medaglia d’oro “alMerito della Sanità Pubblica”. Dallamotivazione del prestigioso riconosci-mento:“Ordinario di clinica chirurgica f.r.all’Università di Milano. Fondatoredella Società italiana di chirurgiaambulatoriale e day surgery, ne ha pre-sieduto per anni le principali attività diservizio. Da un decennio è direttoredella Scuola di specializzazione in chi-rurgia generale dell’Università diMilano, prima in Italia nell’ambito chi-rurgico a recepire le nuove normativeeuropee. È coordinatore nazionaledelle Scuole di specializzazione medi-che di area chirurgica”.

*****L’Università di Milano, premiata inricerca

L’Università degli Studi di Milano havinto la competizione nazionale e si èvista riconosciuta la possibilità direalizzare due Centri di eccellenzaper la ricerca, il primo dei quali è ilCentro di Eccellenza per lo studiodelle malattie del sistema nervoso(CEND), diretto dal prof. GuglielmoScarlato. Il Centro, presentato allastampa nella Sala di Rappresentanza,il 22 novembre scorso, sarà dedicatoallo studio di malattie socialmenterilevanti quali: corea di Huntington,morbo di Alzheimer, morbo di Parkin-son, distrofia muscolare di Duchenne,

legamento tra i diversi gruppi afferen-ti all’Istituto.Caratteristica infatti del CEND è pro-prio quella di essere un centro virtualedove gruppi di ricerca, separati tra loroed ubicati in sedi differenti, opereran-no “realmente” in “unione” grazie asofisticati sistemi di comunicazione.I gruppi che afferiranno al Centro dieccellenza appartengono a due Istituti(Istituto di Endocrinologia dellaFacoltà di Farmacia e Istituto di Pato-logia Generale della Facoltà di Medi-cina) e a sei Dipartimenti (tre dellaFacoltà di Medicina: Dipartimento diScienze Neurologiche, Dipartimentodi Farmacologia Medica, Dipartimen-to di Chimica e Biochimica Medica,uno della Facoltà di Farmacia: Dipar-timento di Scienze Farmacologiche euno della Facoltà di Veterinaria:Dipartimento di Patologia Animale).Per il taglio virtuale del nastro è statascelta la Sala di Rappresentanza del-l’Università e alla cerimonia di inau-gurazione hanno partecipato il Retto-re prof. Enrico Decleva e i più autore-voli esponenti dell’ateneo.“La nostra Università – commenta ilprof. Decleva – vuole diventare ilpunto di riferimento per la ricerca esiamo molto onorati che il Ministero ciabbia riconosciuto questa leadership”.“Siamo molto soddisfatti – afferma laprof.ssa Adriana Maggi, vicedirettricedel CEND – perché è la prima voltache in Italia si realizza un centro vir-tuale dove però la comunicazione el’operosità sono reali”.“Nel nostro Istituto – spiega il prof.Scarlato – sono presenti sistemi infor-matici e laboratori di ricerca così

miopatia a corpi inclusi, sclerosi late-rale amiotrofica, malattia da prioni,schizofrenia, patologie degenerativeda alterazioni mitocondriali.L’Università di Milano vince la com-petizione nazionale per la ricerca ita-liana e, grazie al proprio patrimonioscientifico, si è vista riconoscere dalMURST ben due Centri di Eccellen-za, il primo dei quali per lo studiodelle malattie degenerative del siste-ma nervoso centrale e periferico: stu-dio dei meccanismi molecolari per ladiagnosi, la prevenzione e il tratta-mento (CEND).Il CEND, diretto dal prof. GuglielmoScarlato, direttore del Dipartimento diScienze Neurologiche del nostro ate-neo, studierà patologie e terapiemediche per le seguenti malattie: ilmorbo di Alzheimer, il morbo diParkinson, la distrofia muscolare diDuchenne, la schizofrenia, e altreaffezioni, poco conosciute ma di rile-vanza sociale quali la corea di Hun-tington, la miopatia a corpi inclusi, lasclerosi laterale amiotrofica, la malat-tia da prioni.Ricordiamo che i Centri di eccellenzanascono su input del Ministero dellaRicerca proprio con l’intento di trova-re “l’eccellenza” all’interno dellaricerca e per indicare soluzioni ogginon fruibili per quelle affezioni per lequali non esistono terapie efficaci.Il CEND ha ottenuto un finanziamen-to dal MURST di 3 miliardi e 453milioni di lire solo per il primo trien-nio di attività e, grazie a questo stan-ziamento, verranno acquistate stru-mentazioni di elevata specializzazio-ne e saranno costruite strutture di col-

Page 42: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

40

all’avanguardia che sarà possibileoperare da sedi distaccate come se sifosse tutti raggruppati in un singoloedificio”.

*****Per ricordare i benefattori, gliamministratori, i visitatori, i volon-tari e i dipendenti defunti

Nel mese che porta al pensiero deidefunti, si rinnova il desiderio di nonvenir meno alla consuetudine affettuo-sa che l’Ospedale Maggiore da sempreconserva e con rinnovata convinzionepropone, di accomunare in un momen-to di riflessione, di preghiera e suffra-gio quanti fra i benefattori, gli ammini-stratori, i visitatori, i volontari e idipendenti della nostra Istituzione nonsono più fra noi.Il 20 novembre don Daniele Grassi emons. Piero Cresseri hanno concele-brato una S. Messa nella secentescaChiesa dell’Annunciata.Riportiamo ora l’omelia che donDaniele Grassi ha rivolto ai presenti:«Siamo qui a celebrare il ricordo dicoloro, benefattori, amministratori,visitatori, volontari, dipendenti, chelungo i secoli hanno fatto del beneall’Ospedale Maggiore con il loroimpegno e con le loro risorse.Benché la liturgia ci offra dei notevolispunti di riflessione in entrambe le let-ture, vi devo confessare che istintiva-mente, quando mi è stata assegnata lacelebrazione di questa messa, mi èvenuta in mente una frase tratta dalcarme Dei Sepolcri di Ugo Foscolo.Voi sapete che questa composizione fudettata dallo sdegno che l’autore pro-vava in seguito all’editto di SaintCloud, che per diversi motivi ordinavache le sepolture avvenissero fuori dairecinti urbani. Una delle tesi con cui ilFoscolo si opponeva a tale deliberazio-ne era “A egregie cose l’animo accen-dono l’urne dei forti o Pindemonte”,un’idea espressa con il linguaggio deltempo, ma che conserva una perenneattualità. Basti pensare alla venerazio-ne di cui sono circondate le tombe dei

prima lettura, tratta dall’Apocalisse, ciha avvertito però che la nostra fragilitàè sempre in agguato e lo slancio dellaconversione può affievolirsi di frontealle difficoltà che la vita ci fa incontra-re. Il secondo e il terzo capitolo del-l’Apocalisse contengono sette lettereche l’apostolo Giovanni, sotto la detta-tura del Signore, scrive a sette grandicomunità cristiane dell’Asia Minore,tra le prime ad essere raggiunte dal-l’annuncio evangelico; la loro situazio-ne però, accanto a elementi positivi,mostra qualche problema, soprattuttola difficoltà a mantenere lo slancio ini-ziale. Nelle due epistole che abbiamoascoltato oggi ci sono dei vigorosirichiami; abbiamo trovato in entrambii testi il ritornello “mostrati zelante eravvediti”; soprattutto la chiesa di Lao-dicea viene investita da violenti rim-proveri. Questa comunità si è adagiatanella sua mediocrità, in un atteggia-mento di autosufficienza spirituale chel’apostolo denuncia: “Tu dici: sonoricco, mi sono arricchito, non ho biso-gno di nulla, ma non sai di essere uninfelice, un miserabile, povero, cieco enudo”. È la mancanza di carità che rende que-sta comunità sterile, spoglia, oggettodel ripudio del Signore: “Sto per vomi-tarti dalla mia bocca”. Viene propostauna terapia: tre elementi caratteristicidella città; l’oro (Laodicea era unasede finanziaria), il collirio (la cittàaveva ospitato una scuola di oculistica)e le vesti (molti erano gli occupatinella lavorazione dei tessuti) devonoessere utilizzati perché la rifiorituradella città deve partire dalle sue speci-ficità. Accogliamo questi inviti al rinnova-mento anche per il nostro OspedaleMaggiore Policlinico, che ha un livellodi eccellenza che lo rende un punto diriferimento per diverse specialità.Occorre però che l’attività incessante epreziosa che il nostro centro svolgepossa trovare una sede più accoglientee moderna per poter essere praticatameglio. Ci auguriamo che il ricordo

Papi in Vaticano e quelle dei nostriArcivescovi nel Duomo di Milano(ultima in ordine di tempo quella delcard. Schuster, insigne testimone delnostro tempo). Evidentemente l’Ospe-dale Maggiore non può conservare lespoglie dei suoi illustri benefattori cheavevano contribuito all’edificazione oal miglioramento del nostro nosoco-mio. La vista di questi quadri e il ricor-do di queste persone dovrebbero susci-tare in noi il desiderio di compierecose egregie, continuando nel solco daloro tracciato, tuttavia da tempo vedia-mo che i buoni propositi si scontranocon ostacoli insormontabili; la nostrafede ci dice che uno di questi impedi-menti, che noi tendiamo a sottovaluta-re, è l’egoismo che il peccato suscitanel cuore umano. Un rovesciamento di questo egoismolo vediamo descritto nella figura evan-gelica di Zaccheo, che passa dall’avidarapacità di chi occupa una posizioneimportante e non perde l’occasione persfruttarla, alla straordinarietà di undono che va molto oltre la restituzionedel maltolto (potremmo considerareZaccheo patrono dei dipendenti pub-blici o di chi lavora per la pubblicaamministrazione). Zaccheo incontra losguardo di Gesù che gli ispira un rin-novamento che l’evangelista Lucaesprime fin dall’inizio del brano con iverbi di movimento, che denotanocontemporaneamente la fretta e lagioia di questo cambiamento. Zaccheo“cercava di vedere” e, non riuscendoci“corse avanti”, “salì” poi, su indicazio-ne di Gesù, “scese in fretta” e in segui-to, in casa sua, “alzatosi” manifestò alSignore che in lui era avvenuta unatrasformazione. L’ex-pubblicanodimostra un grande slancio interiore,l’entusiasmo di chi scopre che una vitasbagliata può essere riscattata se ci siaffida a Colui che, condividendo lanostra umanità, ci ha mostrato che essapuò essere liberata dal peccato e dallamediocrità.Di fronte a questo quadro largamentepositivo presentato dal Vangelo, la

Page 43: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

41

degli “uomini forti” che hanno contri-buito alla vita di questo ospedale cispinga a realizzare “cose egregie”senza frapporre troppi indugi. Lo slan-cio di Zaccheo pervada tutte le personea cui è affidata la sorte del nostro entee noi sacerdoti saremo lieti di poterbenedire delle strutture in cui possacontinuare la gloriosa tradizione del-l’assistenza e della cura qui, nel cuoredella città».Presenti in chiesa il vice commissariodott. Clemente Luciano, il direttoreamministrativo dott.ssa Franca Mo-sconi, rappresentanze di funzionari,medici, del personale religioso e laico,di visitatori, volontari, dipendenti ariposo, familiari degli scomparsi.La celebrazione è stata accompagnatada canti liturgici. All’organo il maestroEnnio Brugola.

Collaboratori che hanno lasciato ilservizio nell’anno 2001

- Maria Vincenza Alessandrino (au-siliaria specializzata);- Giancarlo Baldazzi (infermieregenerico);- Alberto Battaglia (infermieregenerico);- Rita Bonacossa (collaboratoreamministrativo professionale);- Umberto Bonfanti (operatore tec-nico);- Anna Cariello (ausiliaria specia-lizzata);- dott.ssa Daniela Castagnone (pri-mario radiologo);- Rino Danelutto (commesso);- Mario Donato (operatore tecnico);- Carla Gatti (coadiutore ammini-strativo);- dott. Roberto Germiniani (aiutomedico chirurgo);- Dott. Carloalberto Giovannelli(dirigente medico);- Mattea Miranda (infermiera gene-rica);

- Pietrina C. Pala (ausiliaria specia-lizzata);- Oliviero Pisoni (dirigente ammini-strativo);- Galileo Porta (infermiere generico);- Ermenegildo Rota (infermieregenerico);- dott.ssa Lorena Sampieri (dirigen-te medico);- Paolo Signorini (operatore tecni-co);- dott. Giorgio Signoroni (dirigentemedico anestesista);- Angela Zuppini (tecnico di labora-torio).

Nuovi indirizzi e cambi di indirizzo

Informiamo i dipendenti universitarie opedalieri che nuovi indirizzi ecambi eventuali di recapito devonoessere segnalati tempestivamente edirettamente alla direzione della rivi-sta “la Ca’ Granda”, via F. Sforza 28,20122 Milano, tel. 02.5503.8376, fax5503.8264.Notizie di casa

Page 44: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

42

Il commissario straordinariodell’Ospedale Maggiore (IRCCS)ha, tra altro, adottato le seguenti deliberazioni:

a - affari generali e legale

- Legge 11-2-1994 n.109 Art. 14; Decreto del Mini-stero dei lavori pubblici 21.6.2001:programma triennale 2002/2004 ed elenco annualedei lavori 2002;- adesione al “Consorzio Lombardia Libera energie”;- affidamento di incarico professionale per il servi-zio di medico competente;- rendicontazione periodica della deliberazione n.10del 9.1.2001 ad oggetto: “Servizio tecnico spese cor-renti in economia per manutenzione apparecchiaturemedico-scientifiche anno 2001”;-appalto lavori di riorganizzazione distributiva e ade-guamento tecnologico del padiglione guardia/ accet-tazione / pronto soccorso: costituzione di collegiotecnico cui affidare le necessarie verifiche in materiadi igiene ospedaliera e di impiantistica sanitaria inordine alla proposta di variante in corso d’opera n.1(cosiddetta “archeologica”) e alla proposta di varian-te in corso d’opera n.2 (cosiddetta “agosto 2001”);- trattativa privata per il condizionamento del labo-ratorio di analisi situato al piano seminterrato delpad. Valetudo di via Pace 9: aggiudicazione;-trattativa privata per la fornitura e l’installazione diun impianto di condizionamento nella sala riunionidi palazzo uffici: aggiudicazione;- fornitura in opera di un nuovo impianto di condi-zionamento per le camere operatorie al primo pianodel pad. Cesarina Riva: aggiudicazione;

- appalto della manutenzione giardini dell’Ospeda-le: proroga del contratto d’appalto in corso;- convenzione con l’Associazione volontari ospeda-lieri “AVO”;- accordo con l’Associazione per l’Abbazia diMirasole per l’utilizzo a fini formativi di parte delcomplesso abbaziale di Mirasole: approvazionedella convenzione;- affidamento mediante procedura negoziata del ser-vizio di consulenza e di brokeraggio assicurativo:aggiudicazione del contratto.

b - direzione amministrativa

- convenzione tra l’Ospedale Maggiore e la “Fonda-zione Luigi Villa. Centro studi di patologia moleco-lare applicata alla clinica” per il potenziamentodella collborazione scientifica nell’ambito di atti-vità di ricerca di comune interesse: rinnovo;- accordo di collaborazione e gemellaggio tra ilCentro trapianti di midollo dell’Ospedale Maggioredi Milano e il Centro di ematooncologia dell’Ospe-dale pediatrico universitario di Damasco (Repubbli-ca araba siriana);- designazione del nuovo coordinatore e approva-zione del regolamento del dipartimento di medicinatrasfusionale e di ematologia (DMTE) della Città diMilano Centro;- istituzione di una commissione “Prevenzione esicurezza” nell’ambito dell’attuazione delle normein materia di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro;- “Giornate di aggiornamento di color dopplervascolare”, Milano, 13-15 marzo; 15-17 maggio,18-20 settembre 2002;

Cronache amministrative

quarto trimestre 2001

a cura del Commissario straordinario dell’IRCCS Ospedale Maggiore

Page 45: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

43

- manifestazione “Il cancro alla tiroide” organizzatadall’Istituto di scienze endocrine, padiglione Mon-teggia, 19-1-2002;- Convegno “La gestione del paziente con epatiteB”, 6-12-2001.

c - ricerca scientifica

- assegnazione di finanziamenti per progetti di ricercacorrente 1999: istituzione di 151 borse di ricerca;- ricerca corrente 1999: borse di ricerca istituite condeliberazione n. 2162 del 19.11.2001, approvazionedei verbali di concorso e conseguente assegnazionedi 137 borse di ricerca.

d - servizio personale

- trasformazione di posti d’organico;- trasformazione di un posto di assistente ammini-strativo in un posto di assistente tecnico;- assunzione di otto ausiliari specializzati (contin-gente tecnico/economale) a tempo determinato apart-time (50%) a seguito di avviamento del centroper l’impiego di Milano;- assunzione a tempo indeterminato di un collabora-tore professionale sanitario, tecnico di neurofisiopa-tologia a tempo pieno;- indizione di selezione interna per la copertura di19 posti di coadiutore amministrativo esperto;- pagamento contributo spese agli allievi del primoanno del corso di diploma universitario infermieri-stico (anno accademico 2000/2001);- accordo collettivo quadro del 7.8.1998: presa d’at-to della costituzione R.S.U. dell’Istituto;- indizione di concorso pubblico nonché di pubblicaselezione, per la copertura di 40 posti di collabora-tore professionale sanitario, infermiere, a tempopieno: formalizzazione dell’ordinanza commissaria-le d’urgenza n. 84 del 31.10.2001;- indizione di concorso pubblico per titoli ed esamiper la copertura di due posti di assistente ammini-strativo a tempo pieno;- indizione di concorso pubblico per titoli ed esamiper la copertura di 6 posti di collaboratore profes-sionale sanitario – tecnico sanitario di radiologiamedica – a tempo pieno: formalizzazione dell’ordi-nanza commissariale d’urgenza n. 98 del 4.2.2001;- riconduzione dei posti di organico di applicazioneCCNL comparto sanità: biennio economico2000/2001 sottoscritto in data 20.9.2001;

- unificazione delle unità operative di radiologia;- affidamento della responsabilità del Centro trasfu-sionale e di immunologia dei trapianti;- inquadramento nella qualifica di operatore tecnicoaddetto all’assistenza di 17 ausiliari specializzati;- indizione di avviso pubblico per la copertura di unposto di dirigente medico, direttore di presidioospedaliero con attribuzione dell’incarico di dire-zione di struttura complessa;- concorso pubblico per titoli ed esami per la coper-tura di un posto di dirigente amministrativo perl’Ufficio relazioni con il pubblico: approvazione deiverbali rassegnati dalla commissione esaminatrice econseguenti adempimenti;- applicazione D.P.R. 27.3.2001 n.220: regolamentorecante la disciplina concorsuale del personale nondirigenziale del Servizio sanitario nazionale.

e - servizio provveditorato

- trattativa privata per la fornitura annuale di pro-vette da prelievo per biologia molecolare per ladeterminazione HCV RNA con tecnologia Nat:aggiudicazione;- trattativa privata per la fornitura di: piastre dilaboratorio e linee arterovenose per emodialisi:aggiudicazione;- trattativa privata per la stipulazione di un contrattosemestrale per la fornitura di reagenti e strumentiper la determinazione HCV RNA con tecnologiaNat: aggiudicazione;- trattativa privata per la fornitura di filo di sutura,poliammide monofilamento, per trenta mesi: aggiu-dicazione;- trattativa privata per la fornitura triennale di elet-trodi per ECG e monitoraggio: aggiudicazione;- acquisto di apparecchiature finalizzate all’attivitàdi ricerca, finanziamento del Ministero della Sanità,in conto capitale 1999, di lire 5.180.440.000;- trattativa privata per la fornitura di materiale diconsumo per interventi di cataratta e vitrectomiacon apparecchiatura dedicata a doppio utilizzo(facoemulsificazione vitrectomia) in service: aggiu-dicazione;- acquisto di diversi presidi per il Centro trasfusionale;- acquisto di dieci carrelli per emergenza e anestesiaper i diversi reparti dell’Ospedale;- indizione di trattativa privata diretta per l’assisten-za tecnica apparecchiature in dotazione ai pazienti

Page 46: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

in trattamento dialitico domiciliare per due anni;- trattativa privata per la fornitura di liquido sterileper reinfusione con bicarbonato; aggiudicazione;- trattativa privata per la fornitura di arredi e attrez-zature diverse per i nuovi locali TAC e RMN pad.Beretta neuro: aggiudicazione;- indizione di pubblico incanto per la fornitura dimateriale monouso in tessuto non tessuto (TNT)sterile e non sterile, per diciotto mesi;- acquisto di accessori e ricambi per elettrobisturiRTO 400TA;- acquisto di tre contenitori criobiologici modelloespace 330 della ditta Air liquide sanità per il Cen-tro trasfusionale e immunologia dei trapianti, pad.Marangoni: aggiudicazione;- acquisto di reagenti e radionuclidi necessari aidiversi reparti e laboratori diagnostici per l’anno2002;- licitazione privata per l’acquisizione di un sistemadi monitoraggio per terapie intensive per il serviziodi anestesia e rianimazione pad. E. Vecla e rianima-zione pad. Beretta ovest: aggiudicazione;- trattativa privata per la fornitura di materiale orto-pedico: aggiudicazione;acquisto di cinque ricetra-smittenti/telefax da tavolo per diversi reparti del-l’Ospedale;- licitazione privata per la fornitura in “service” diun sistema diagnostico per immunochimica com-prendente le apparecchiature in uso, unitamente agliaccessori, i relativi reagenti e materiali di consumonecessari nonché il servizio di assistenza tecnicaatto a garantire la funzionalità del sistema stesso,per tre anni: aggiudicazione definitiva;- indizione di trattativa privata per la fornitura dimateriale angiografico per procedure diagnosticheed interventistiche per il servizio di radiologia chi-rurgica del pad. Zonda;- trattativa privata per la fornitura di: lancette pun-gidito, materiale di consumo per saturimetri e ossi-metri, siringhe per emogasanalisi: aggiudicazione;- trattativa privata per la fornitura di materiale perinfusione di farmaci chemioterapici: aggiudicazione;- materiale originale Kodak per il servizio di fisicasanitaria : aggiudicazione;- sperimentazione di sistemi/sacche per dialisi perito-neale continua (CAPD) per un anno: aggiudicazione;- indizione di trattativa privata per la fornitura bien-

nale di cateteri venosi centrali;- indizione di trattativa privata per l’acquisizione diun monitoraggio Magnitude ed un ventilatore ama-gnetico da installare presso la nuova risonanzamagnetica pad. Beretta ovest;- aggiudicazione di licitazione privata per l’affida-mento del servizio trasporto malati, suddiviso inlotti per due anni;- messa a norma del deposito temporaneo di rifiutiospedalieri liquidi, pericolosi a rischio chimico;- estensione del servizio di prenotazione telefonicadelle prestazioni sanitarie (call center) all’area divia Pace per il periodo 17.12.2001-15.4.2002;- servizio di ritiro, trasporto e smaltimento di rifiutiingombranti (arredi di tipo diverso dismessi e fuoriuso), apparecchiature elettriche (computer e stam-panti irreparabili e fuori uso) e frigoriferi (irrepara-bili e fuori uso);- aggiudicazione per l’affidamento di una consulen-za specialistica a supporto dell’attività dell’ufficiovalutazione e miglioramento della qualità per l’ap-plicazione del sistema di qualità aziendale;- noleggio di fotocopiatrici per diversi reparti del-l’Ente per 4 anni dall’1.1.2002: utilizzo di conven-zione;- acquisto di materiali necessari per il Servizio beniculturali;- appalto servizio di pulizia e sanificazione particomuni e spazi sanitari, ampliamento servizioestensione dell’attuale servizio per padiglioni Gra-nelli e Pasini per il periodo 1.1.2002-31.3.2002;- aggiudicazione della trattativa privata per l’affida-mento del servizio di manutenzione presidi antin-cendio, coordinamento e corsi d’addestramentoantincendio per tre anni;- modificazione del Regolamento per gli acquisti ele spese da effettuarsi in economia approvato condeliberazione n.566 del 13.3.1992; aggiornamentodell’importo massimo di spesa autorizzato per gliacquisti e le spese da effettuarsi in economia edintegrazione novero dei funzionari delegati all’ef-fettuazione di dette spese;- acquisto di trecento armadietti spogliatoio per ilpersonale infermieristico: aggiudicazione;- pubblico incanto per il rinnovo abbonamenti apubblicazioni e riviste per la biblioteca scientificaper due anni con decorrenza dall’1.1.2002: appro-

44

Page 47: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

45

vazione della documentazione di gara;- trattativa privata per la fornitura triennale di vetre-ria, plastica e varie da laboratorio: aggiudicazione;- acquisto di una affrancatrice postale predisposta perl’Euro e bilancia elettronica per l’Ufficio protocollo;- affidamento del servizio sostitutivo mensa pressoil magazzino di Rozzano per un semestre.

f - servizio tecnico

- riparazione dell’unità di memorizzazione dimassa, hard disk e scheda di controllo dell’impiantodi risonanza magnetica Magnetom 63/84, matricolaMR102504225, in dotazione presso il servizio dineuroradiologia del padiglione Granelli;- spese correnti in economia per la manutenzioneper l’anno 2002 di: apparecchiature e impianti ter-momeccanici; apparecchiature e impianti elettrici eapparecchiature medico-scientifiche;- spese correnti in economia per il 2002 per la manu-tenzione edile e per l’acquisto di articoli tecnici.

g - servizio patrimoniale

- aggiudicazione dell’appalto dei lavori di manuten-zione ordinaria e straordinaria occorrente nei lotti:Fallavecchia/ Mirasole/ Magenta, Sesto Calende/Vernate/ Linarolo; Zelo Buon Persico/ Bertonico/Brianza; Milano zona ovest; e Milano zona est;- indizione di licitazioni private per la vendita di5.222 piante da abbattere entro l’annata agraria2001/2002.

h - servizio beni culturali

- affidamento all’Università Cattolica del SacroCuore di Milano della realizzazione del programmadi interventi di recupero e di valorizzazione delpatrimonio storico artistico dell’Ospedale Maggiore;- convenzione per lo svolgimento di attività divolontariato a supporto del servizio beni culturali.

i - ragioneria

- convenzione tra la Regione Lombardia e l’Ospe-dale Maggiore per il funzionamento del Centroregionale di riferimento per le attività di prelievo etrapianto di organi e tessuti presso il Centro trasfu-sionale e di immunologia trapianti: rinnovo;- Banca del sangue raro: tipizzazione dei donatori eorganizzazione raccolta e trasferimento campioni.

l - informatica

- aggiudicazione dell’appalto concorso per la forni-tura del sistema informatico amministrativo dell’O-spedale;-aggiudicazione della trattativa privata per la realiz-zazione di interventi urgenti di estensione della retefonia dati esistente;- aggiudicazione della trattativa privata per l’acqui-sto e il noleggio di personale computer completi disoftware di base.

m - contributi e beneficenza

Sono pervenute le seguenti donazioni e oblazioni:attrezzature informatiche dal Lions Club MilanoAlto Milanese; attrezzature varie dai signori MariaLuisa Brambilla e Rosario Briguglio; un insufflato-re/aspiratore per laparoscopia da parte del prof.Emanuele Montanari; quattro materassini ad ariacon compressore dalla signora Bona Orsi Mangelli;uno scanner Scanjet 6350 e un computer Celerondalla Società Biostatistica Sas e dalla signora Ger-mana Salina Dossena; una stampante multifunzio-nale dal signor Giuseppe Rabolini; strumenti dia-gnostici per il Centro trasfusionale e immunologiadei trapianti dalla ditta Becton Dickinson; un siste-ma Immucor ABS dalla Immucor Italia s.r.l.; unsoftware e scanner dalla società Oxoid S.p.A.; unsoftware Quani reparto dalla Società Pfizer italianaS.p.A.; un personal computer con monitor, modem,masterizzatore e stampante dalla Roche S.p.A.; unafotocopiatrice dalla Fondazione “Il sangue”; duelavastoviglie dalla Commissione visitatori-visitatri-ci. È stata accettata una oblazione in memoria dellasignora Maria Longoni Strada.

Per la continuità di questa rivista concorre ancheuna disposizione testamentaria della benefattriceGemma Sichirollo.

Page 48: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

Faieta, ElenaLa protesi digitale negli adolescenti sordi preverbalifascicolo 3 - pagg. 8-10 (ill.)Fogazzi, Giovanni BattistaIl dott. Carlo Leopoldo Rovida, un grande medico del passatoche lavorò presso l’Ospedale Maggiore di Milanofascicolo 1-2 - pagg. 62-64 (ill.)Galimberti, Paolo Misericorditer relaxaverint - Le indulgenze per gli ospedalimilanesifascicolo 3 - pagg. 20-24 (ill.)Ghislandi, Enrico Il braccio destro e il braccio sinistrofascicolo 4 - pagg. 27-28Guareschi Cazzullo, Adriana La depressione infantilefascicolo 4 - pagg. 13-17 (ill.)Maiocchi, GiuseppeCosì prende vita un nuovo farmaco: dal suo concepimentoalla sua nascitafascicolo 1-2 - pagg. 33-43 (ill.)Muttillo, Giovanni L’Ufficio Relazioni con il Pubblico: finalità e stato di attuazionefascicolo 4 - pagg. 30-33Passarelli, GisellaMirasolefascicolo 3 - pag. 45Ponticelli, ClaudioIl dott. Carlo Leopoldo Rovida, un grande medico del passatoche lavorò presso l’Ospedale Maggiore di Milanofascicolo 1-2 - pagg. 62-64 (ill.)Randazzo, Antonio Considerazioni eterodosse sulla pittura contemporaneafascicolo 3 - pagg. 33-36 (ill.)Un saluto al nuovo Ministrofascicolo 3 - pag. 3Rebora, SegioArte in Ticino 1803-1870Esposte opere di proprietà dell’Ospedale Maggiorefascicolo 4 - pagg. 37-38 (ill.)Renzi, Luigi Il commiato dell’ultimo segretario generale dell’OspedaleMaggiorefascicolo 1-2 - pagg. 23-25 (ill.)Sironi, VittorioC. L. Cazzullo: Storia breve della psichiatria itaiana (rec.)fascicolo 1-2 - pagg. 72-73Todini, Loredana

46

per autore

Belli, CarloIl dolore toracicofascicolo 1-2 - pagg. 55-56Sovrappeso, obesità: considerazioni di un cardiologofascicolo 3 - pagg. 11-13 (ill.)Bevacqua, Vincenzo C’era una volta Milano a croci e colorifascicolo 3 - pagg. 39-42 (ill.)D. Pizzagalli: La Signora di Milano (rec.)fascicolo 1-2 - pagg. 73-74Bompiani, AdrianoBioetica in Europa, oggifascicolo 1-2 - pagg. 26-32Bottanelli, Maria TeresaL’Ufficio Relazioni con il Pubblico: finalità e stato di attuazionefascicolo 4 - pagg. 30-33Brambilla, ItaloVivere e sopravvivere con l’ossigenofascicolo 3 - pagg. 18-19Bressan, Livio Malattia di Alzheimer: è possibile un modernoapproccio rieducativo con l’arte e la musica?fascicolo 3 - pagg. 25-29Brivio, ErnestoTra le statue del Duomo in cerca degli Sforzafascicolo 4 - pagg. 34-36 (ill.)Cenedella, CristinaLa Milano napoleonica: breve indagine nei Luoghi Piitra il 1796 e il 1814fascicolo 1-2 - pagg. 67-70 (ill.)Cislaghi, FerdinandoIl complesso di Laio e la vita ospedalierafascicolo 3 - pagg. 37-38Cosmacini, Giorgio Biografia della Ca’GrandaUomini e idee dell’Ospedale Maggiore di Milanofascicolo 1-2 - pagg. 10-22 (ill.)“Curare e aver cura” nel primo Ottocentofascicolo 4 - pagg. 18-27 (ill.)Memoria e storiafascicolo 3 - pagg. 14-17Dal Sasso, Giancarlo I diritti umani dell’utente nel servizio sanitariofascicolo 1-2 - pagg. 44-54 (ill.)Ospedale umano, logica aziendale, personale motivatofascicolo 4 - pagg. 3-8

Indice generale dell’annata 2001

Page 49: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

47

La protesi digitale negli adolescenti sordi preverbalifascicolo 3 - pagg. 8-10 (ill.)Vergani, Carlo La medicina della complessità e l’invecchiamentodella popolazionefascicolo 3 - pagg. 4-7 (ill.)Vitale, MarcoMicrocredito oggi. Riflessioni su antiche e recenti esperienzefascicolo 4 - pagg. 9-11Zaghis, ArturoLa protesi digitale negli adolescenti sordi preverbalifascicolo 3 - pagg. 8-10 (ill.)Zennaro, FernandoChe cosa è la day surgery?fascicolo 1-2 - pagg. 65-66

per argomento

Abbazia di MirasoleL’estate domenicale a Mirasolefascicolo 3 - pag. 45A Mirasole il primo Corso di bioeticafascicolo 3 - pagg. 44-45Mirasole - Gisella Passarellifascicolo 3 - pag. 45ArteArte in Ticino 1803-1870. Esposte opere di proprietàdell’Ospedale Maggiore - Sergio Reborafascicolo 4 - pagg. 37-38 (ill.)Considerazioni eterodosse sulla pittura contemporanea -Antonio Randazzofascicolo 3 - pagg. 33-36 (ill.)Una tela per la vita - La beneficenza all’Ospedale Maggiore -Giorgio Cosmacinifascicolo 3 - pagg. 31-32Un quadro dell’Ospedale, un restauro di importanza storicafascicolo 3 - pag. 44AudiologiaLa protesi digitale negli adolescenti sordi preverbali -L. Todini, E. Faieta, A. Zaghisfascicolo 3 - pagg. 8-10 (ill.)L’orecchio da non dimenticare. Appunti sempre attuali diMassimo Del Bo - E. Amigoni Del Bo (a cura di) - (rec.),Umberto Ambrosettifascicolo 3 - pagg. 43-44BioeticaBioetica in Europa, oggi - Adriano Bompianifascicolo 1-2 - pagg. 26-32 A Mirasole il primo Corso di bioeticafascicolo 3 - pagg. 44-45CardiologiaIl dolore toracico - Carlo Bellifascicolo 1-2 - pagg. 55-56Sovrappeso, obesità: considerazioni di un cardiologo -Carlo Bellifascicolo 3 - pagg. 11-13 (ill.)Cazzullo, Carlo LorenzoRiconoscimenti - premi

fascicolo 3 - pag. 45ChirurgiaChe cosa è la day surgery? - Fernando Zennarofascicolo 1-2 - pagg. 65-66Decleva, EnricoIl nostro saluto al nuovo rettore dell’Università prof. Declevae un pensiero riconoscente al prof. Mantegazzafascicolo 4 - pag. 2 (ill.)Del Bo, MassimoL’orecchio da non dimenticare. Appunti sempre attuali diMassimo Del Bo - E. Amigoni Del Bo (a cura di) - (rec.),Umberto Ambrosettifascicolo 3 - pagg. 43-44 (ill.)EconomiaMicrocredito oggi. Riflessioni su antiche e recenti esperienze -Marco Vitalefascicolo 4 - pagg. 9-11Fisiopatologia respiratoriaVivere e sopravvivere con l’ossigeno - Italo Brambillafascicolo 3 - pagg. 18-19GeriatriaLa medicina della complessità e l’invecchiamentodella popolazione - Carlo Verganifascicolo 3 - pagg. 4-7 (ill.)Mantegazza, PaoloIl nostro saluto al nuovo rettore dell’Università prof. Declevae un pensiero riconoscente al prof. Mantegazzafascicolo 4 - pag. 2 (ill.)NeurologiaMalattia di Alzheimer: è possibile un modernoapproccio rieducativo con l’arte e la musica? - Livio Bressanfascicolo 3 - pagg. 25-29L’Università di Milano, premiata in ricercafascicolo 4 - pag. 39-40Ospedale MaggioreArte in Ticino 1803-1870. Esposte opere di proprietàdell’Ospedale Maggiore - Sergio Reborafascicolo 4 - pagg. 37-38 (ill.)Biografia della Ca’Granda. Uomini e idee dell’OspedaleMaggiore di Milano - Giorgio Cosmacinifascicolo 1-2 - pagg. 10-22 (ill.)Che cosa è la day surgery? - Fernando Zennarofascicolo 1-2 - pagg. 65-66Il commiato dell’ultimo segretario generale dell’OspedaleMaggiore - Luigi Renzifascicolo 1-2 - pagg. 23-25 (ill.)Il dott. Carlo Leopoldo Rovida, un grande medico del passatoche lavorò presso l’Ospedale Maggiore di Milano - G. B.Fogazzi, C. Ponticellifascicolo 1-2 - pagg. 62-64 (ill.)Festa del Perdono 2001fascicolo 1-2 - pagg. 2-9 (ill.)Per ricordare i benefattori, gli amministratori, i visitatori,i volontari e i dipendenti defuntifascicolo 4 - pagg. 39-40Premi ai migliori studenti, figli di dipendenti ospedalierifascicolo 3 - pag. 45Un quadro dell’Ospedale, un restauro di importanza storica

Page 50: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

fascicolo 3 - pag. 44Riconoscimenti - Piero Pietrifascicolo 4 - pag. 40-41Riunione del Consiglio dell’Associazione CommissioneVisitatori e Visitatricifascicolo 3 - pag. 45Un saluto al nuovo Ministro - Antonio Randazzofascicolo 3 - pag. 3Tra le statue del Duomo in cerca degli Sforza - Ernesto Briviofascicolo 4 - pagg. 34-36 (ill.)Una tela per la vita. La beneficenza all’Ospedale Maggiore -Giorgio Cosmacinifascicolo 3 - pagg. 31-32L’Ufficio Relazioni con il Pubblico: finalità e stato di attuazione -Maria Teresa Bottanelli, Giovanni Muttillofascicolo 4 - pagg. 30-33Pietri, PieroRiconoscimentifascicolo 4 - pag. 39Problemi del pazienteIl braccio destro e il braccio sinistro - Enrico Ghislandifascicolo 4 - pagg. 27-29I diritti umani dell’utente nel servizio sanitario -Giancarlo Dal Sassofascicolo 1-2 - pagg. 44-54 (ill.)L’Ufficio Relazioni con il Pubblico: finalità e stato di attuazione -Maria Teresa Bottanelli, Giovanni Muttillofascicolo 4 - pagg. 30-33PsichiatriaLa depressione infantile - Adriana Guareschi Cazzullofascicolo 4 - pagg. 13-17 (ill.)Storia breve della psichiatria italiana - C. L. Cazzullo - (rec.)A. Sironifascicolo 1-2 - pagg. 72-73SanitàIl braccio destro e il braccio sinistro - Enrico Ghislandifascicolo 4 - pagg. 27-28I diritti umani dell’utente nel servizio sanitario -Giancarlo Dal Sassofascicolo 1-2 - pagg. 44-54Ospedale umano, logica aziendale, personale motivato -Giancarlo Dal Sassofascicolo 4 - pagg. 3-8Scienze farmaceuticheCosì prende vita un nuovo farmaco: dal suo concepimentoalla sua nascita - Giuseppe Maiocchifascicolo 1-2 - pagg. 33-43 (ill.)Storia della MedicinaBiografia della Ca’Granda. Uomini e idee dell’OspedaleMaggiore di Milano - Giorgio Cosmacinifascicolo 1-2 - pagg. 10-22 (ill.)“Curare e aver cura” nel primo Ottocento - Giorgio Cosmacinifascicolo 4 - pagg. 18-26 (ill.)Il dott. Carlo Leopoldo Rovida, un grande medico del passatoche lavorò presso l’Ospedale Maggiore di Milano - G. B.Fogazzi, C. Ponticellifascicolo 1-2 - pagg. 62-64 (ill.)Memoria e storia - Giorgio Cosmacini

fascicolo 3 - pagg. 14-17Storia di MilanoC’era una volta Milano a croci e colori - Vincenzo Bevacquafascicolo 3 - pagg. 39-42 (ill.)La Milano napoleonica: breve indagine nei Luoghi Piitra il 1796 e il 1814 - Cristina Cenedellafascicolo 1-2 - pagg. 67-70 (ill.)Misericorditer relaxaverint - Le indulgenze per gli ospedalimilanesi - Paolo Galimbertifascicolo 3 - pagg. 20-24 (ill.)Tra le statue del Duomo in cerca degli Sforza - Ernesto Briviofascicolo 4 - pagg. 34-36 (ill.)UniversitàIl nostro saluto al nuovo rettore dell’Università prof. Declevae un pensiero riconoscente al prof. Mantegazzafascicolo 4 - pag. 2 (ill.)L’Università di Milano, premiata in ricercafascicolo 4 - pag. 39-40Riconoscimenti - Piero Pietrifascicolo 4 - pag. 39

48

Page 51: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il
Page 52: la ca’ granda - Policlinico di Milano · Una bella pagina di documentata fantasia ci ricorda, sorprendentemente insieme, fondazione e fondatori della nostra Ca’ Granda con il

Direzione, redazione, amministrazione: 20122 Milano, via F. Sforza, 28 - telefono 02-5503.8311/02-5503.8376

Sped. abb. post. 70% - filiale di Milano