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Prof. Francesco Arcucci Prof. Beniamino A. Piccone 4 a DISPENSA di ECONOMIA E TECNICA DEGLI SCAMBI INTERNAZIONALI La Bilancia dei Pagamenti e Il Mercato dei Cambi A.A. 2009- 2010

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Prof. Francesco Arcucci

Prof. Beniamino A. Piccone

4a DISPENSA di ECONOMIA E TECNICA DEGLI

SCAMBI INTERNAZIONALI

La Bilancia dei Pagamenti e

Il Mercato dei Cambi

A.A. 2009- 2010

2

INDICE 1. Introduzione. La bilancia dei pagamenti: definizioni e aspetti generali; lo

schema dei conti della bilancia dei pagamenti; l’euro e la bilancia dei

pagamenti; relazioni economiche

2. Mercato dei cambi; definizioni; il tasso di cambio; quotazioni; operazioni

in cambi; cambi a pronti e a termine; cambi fissi e flessibili; cambio di

mercato; cambio effettivo nominale e reale; Teoria della PPA; i

partecipanti.

3. Aspetti funzionali del mercato dei cambi: sistema monetario interno;

autorizzazione e convertibilità; convertibilità piena e moneta di riserva.

4. Aspetti strutturali del mercato dei cambi: mercato di banca; dimensioni;

aperto 24 ore su 24; centri più importanti; mercato a pronti e mercato a

termine; controparti.

5. Determinanti del tasso di cambio

4.1 Aspettative di cambio

4.2 Monete forti e monete deboli

6. Storia del mercato dei cambi

7. Previsione del tasso di cambio

8. APPENDICE: L’EURO, L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA; LA

COMUNITA’ EUROPEA

3

“Mi interessa molto il futuro. E’ lì che passerò il resto della mia vita”, Groucho Marx.

“La difficoltà giace non nelle nuove idee ma nelle vecchie, radicate in ogni angolo

delle nostre menti”, J.M. Keynes

“There is a tendency in our society to exaggerate the importance of money, to define

values in terms of money...The prevailing bias in favor of money and wealth is a good

example of what I mean by fallibility”, G. Soros1

“Ciampi gave the performance of his life”, an Italian diplomat2

“In Inghilterra è tenuto in grande considerazione il carattere, da noi invece l’astuzia.

E’ ben difficile immaginare un paese veramente civile in cui gran parte delle persone

di rilievo sono furbe e in cui chi si fida degli altri è considerato un ingenuo”, Paolo

Sylos Labini3

1 Tratto da G. Soros, Soros on Soros, Wiley & Sons, 1995, p. 210 2 Tratto da Financial Times, 29 novembre 1996, il giorno dopo la conclusione del negoziato all’Ecofin per le nuove parità delle valute europee contro marco. Saranno poi le parità definitive per il cambio con l’euro. 3 Tratto da P. Sylos Labini, Un Paese a civiltà limitata, a cura di Roberto Petrini, Laterza, 2001, p. 164

4

Introduzione

Durante gli scorsi decenni la maggior parte delle economie ha aumentato il grado di

apertura4 agli scambi internazionali come evidenziato ad esempio dall’aumento delle

esportazioni mondiali di beni e di servizi che sono passate da circa il 18% (percentuale riferita

al PIL) nel 1987 a circa il 23% negli anni più recenti5. Nello stesso modo, i flussi

internazionali relativi sia agli investimenti diretti sia a quelli di portafoglio si sono

notevolmente incrementati. Queste due circostanze insieme con la rapida liberalizzazione dei

controlli dei cambi relativa ai movimenti di capitale che si era iniziata negli anni Ottanta e che

si è intensificata negli anni Novanta - e nel primo decennio del nuovo millennio - hanno

determinato uno straordinario aumento delle operazioni di cambio, dell’acquisto e della

vendita di depositi bancari denominati in valuta.

E’ opportuno compiere una breve digressione e ricordare come la libertà di movimento

dei capitali – ormai considerata ovvia - abbia messo in crisi il Sistema Monetario Europeo6

4 Misura che funge da indicatore per valutare il livello di apertura del mercato nazionale di un paese ai flussi commerciali internazionali: esso è definito dall'incidenza dell'interscambio di un paese sul suo prodotto interno lordo (vs il PIL). L'interscambio può essere espresso come: — la somma delle importazioni e delle esportazioni; — la somma delle importazioni e delle esportazioni divisa per due; — ciascuna delle due grandezze (importazioni ed esportazioni) prese singolarmente. Nel primo caso il grado di apertura sarà dato dal rapporto X + M/PIL, nel secondo da (X + M : 2)/PIL e nel terzo da X/PIL o M/PIL. Un elevato grado di apertura del mercato nazionale al commercio internazionale, se da un lato garantisce al paese una più facile reperibilità dei fattori produttivi di cui necessita e di cui è sfornito, dall'altro espone il paese stesso alle ripercussioni di eventuali crisi economiche originate in altri Stati e successivamente propagatesi a livello internazionale.

5 Sulla base del rapporto percentuali Export/PIL gli USA sono un’economia quasi chiusa. Vediamo il rapporto nei diversi Paesi: Usa 10 Germania 32 Gran Bretagna 25 Belgio 73 Lussemburgo 89 Singapore 140 Giappone 8 Francia 23 Italia 23 Canada 32

6 Il Sistema monetario europeo era un progetto stabilito nel 1979 in cui la maggior parte delle nazioni della Comunità economica europea vincolavano le loro monete onde prevenire troppo ampie fluttuazioni reciproche. Dopo il collasso del Sistema di Bretton Woods nel 1971, i Paesi della CEE si accordarono nel 1972 per mantenere stabili i tassi di cambio attraverso operazioni, dando vita al cosiddetto «serpente monetario». Nel marzo del 1979, questo sistema fu rimpiazzato dal Sistema monetario europeo. Per approfondimenti si veda il paragrafo successivo sulla storia del mercato dei cambi.

5

alla fine del 1992. Padoa-Schioppa 7 con lucidità fin dal 1982 mise in luce

il cosiddetto Quartetto Inconciliabile.

All’interno di un’area economica (allora la Comunità Economica Europea), non

possono coesistere quattro fenomeni, che erano anche gli obbiettivi della CEE:

1) Libertà di circolazione di merci e di servizi;

2) Libertà di movimento dei capitali;

3) Tassi di cambio fissi;

4) Politiche monetarie - dei singoli Stati - autonome

A quell'epoca, i vari Paesi della Comunità Economica Europea (ora Unione Europea)

mantenevano alcune limitazioni agli scambi e, soprattutto, alla circolazione dei capitali.

Queste vennero via via eliminate tramite il programma del Mercato Unico e la

liberalizzazione dei movimenti di capitali. Alla fine degli anni '80 i primi due obiettivi erano

stati raggiunti; bisognava scegliere tra gli ultimi due. Nel 1982 Padoa-Schioppa propose di

eliminare il terzo fine (Politiche monetarie indipendenti) e di creare una moneta unica per tutti

gli stati appartenenti all'Unione, gestita da un'unica Banca Centrale Europea. “Se vogliamo

insistere nell’avere politiche monetarie autonome, prima o poi salteranno i cambi fissi o si

comincerà a ridurre la libertà di movimento di capitali”8. Il Rapporto Delors dell'aprile 1989

appoggiò questo punto di vista proponendo un'Unione Monetaria Europea con un'unica

7 Tommaso Padoa-Schioppa è stato definito l'"impeto intellettuale" dietro la nascita dell'euro e il "padre fondatore" della nuova moneta. Dal 1979 al 1983 è stato Direttore Generale per l'Economia e la Finanza dell'Unione Europea; dal 1984 al 1997 è stato Vice Direttore Generale della Banca d'Italia (di cui nel 2005 fu uno dei presunti "papabili" in sostituzione di Antonio Fazio, anche se lo fu ancor di più nel 1993, anno in cui Carlo Azeglio Ciampi presentò le dimissioni per assumere la carica di Presidente del Consiglio); nel 1997 assunse l'incarico di presidente della CONSOB, che ha conservato sino al 1998. Dal 1998 al 2006 ha fatto parte del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea. In questa veste è stato un sostenitore della moneta unica nonché il primo a definire l'Euro "una moneta senza uno stato". Nell'anno accademico 2002/2003 riceve la laurea honoris causa in economia aziendale e direzione delle aziende all'Università degli Studi di Bergamo. Seguirà, nell'anno accademico 2005/2006, quella conferitagli in Banca e Finanza dall'Università degli Studi di Udine. Dal 17 maggio 2006 è diventato Ministro dell'Economia e delle Finanze nel governo Prodi II, come tecnico indipendente: prima di questa nomina è stato il presidente dell'istituto internazionale dei revisori dei conti. Il 5 ottobre 2007 è nominato presidente del Comitato monetario e finanziario internazionale dell'FMI. Fonte Wikipedia.

8 Padoa-Schioppa T., in Pirani M., Il futuro dell’economia, Mondadori, 1993

6

moneta. Padoa-Schioppa si occupò allora della creazione della nuova Banca Centrale Europea

di cui divenne uno dei primi membri del Comitato Esecutivo.

Il termine globalizzazione9 è entrato ormai nel linguaggio corrente. Per

globalizzazione10 intendiamo la forte integrazione degli scambi commerciali internazionali e

la crescente dipendenza dei paesi gli uni dagli altri.

Il commercio internazionale e la finanza internazionale hanno trovato il loro supporto

indispensabile, per tutte le esigenze di pagamento, nel mercato dei cambi, che quindi si è più

che duplicato dal 1989 ad oggi sino a raggiungere oltre 1.000 miliardi di dollari al giorno.

Naturalmente anche le innovazioni tecnologiche e finanziarie come ad esempio

l’accrescimento dell’uso delle carte di credito o di altri sistemi di pagamento per via

telematica hanno contribuito a questa grande espansione del mercato.

A queste determinanti connesse con un fabbisogno effettivo si è aggiunta quella delle attività

in cambi delle grandi e medie banche commerciali, delle multinazionali e dei fondi comuni di

investimento specie di tipo hedge etc. mirante ad ottenere dei profitti su questo mercato.

Ciò, da un lato, ha aumentato notevolmente la liquidità del mercato stesso, dall’altro, ha

alimentato un’attività di pura speculazione cambistica che molte volte ha contribuito ad

allontanare il tasso di cambio fra le monete da quello che dovrebbe essere la parità riflettente

il potere d’acquisto nei vari Paesi. Le innovazioni tecnologiche e finanziarie hanno inoltre

creato una domanda per un libero e sofisticato sistema di cambio e di pagamenti

internazionali. Esse hanno reso obsolete le distinzioni tra i vari tipi d’istituzioni, strumenti e

transazioni finanziarie e hanno indebolito l’efficacia dei controlli amministrativi. Di

conseguenza l’attenzione dell’autorità si è spostata dall’autorizzazione alle transazioni di

cambio alla sorveglianza e supervisione dei mercati. Nel complesso quindi le forze della

globalizzazione, della liberalizzazione e dell’innovazione hanno esercitato un importante

9 Nell'accezione economica, l'odierno modello di globalizzazione è contestata da alcuni movimenti no-global e new-global. (v. anche Popolo di Seattle, No logo), mentre è fortemente sostenuta dai gruppi liberisti e anarco-capitalisti. I dibattiti riguardo il suo effetto sui paesi in via di sviluppo sono infatti molto accesi: secondo i fautori della globalizzazione, questa rappresenterebbe la soluzione alla povertà del terzo mondo. Secondo gli attivisti del movimento no-global essa causerebbe invece un impoverimento maggiore dei paesi poveri,attribuendo sempre più potere alle multinazionali, favorendo lo spostamento della produzione dai paesi più industrializzati a quelli in via di sviluppo,zone franche i cui tutti i diritti umani non sono garantiti e dove i salari sono più bassi. Il tutto senza dare reali benefici alla popolazione del posto,anzi distruggendone buona parte dell'economia locale. Fonte Wikipedia. Si consigliano le seguenti letture: Martin Wolf, Perchè la globalizzazione funziona, Il mulino, 2006; Joseph E. Stiglitz, La globalizzazione che funziona, traduzione di Daria Cavallini, Einaudi, Torino, 2006; Raghu Rajan-Luigi Zingales, Salvare il capitalismo dai capitalisti, Einaudi, 2004; Bhagwati, Contro il protezionismo, Laterza 2005. 10 Una recente ricerca di David Richards e Ronald Gelleny ha evidenziato come “Nella maggior parte dei casi, la globalizzazione economica si associa a un miglioramento della situazione delle donne”, si veda Moisés Naìm, Si chiama donna il mondo globale, Il Sole 24 Ore

7

influsso sulle variazioni del tasso di cambio dei Paesi, alimentando la tendenza di molti Paesi

di adottare regimi di tasso di cambio più flessibili.

I crescenti volumi dei movimenti di capitale richiederebbero un maggiore coordinamento

delle politiche monetarie e delle politiche dei cambi a livello internazionale. La realizzazione

di questo maggiore coordinamento si è dimostrata molto difficile poiché gli interessi in gioco

degli importatori/esportatori, degli investitori finanziari e degli operatori in cambi rendono

molto arduo riconciliare le diverse esigenze, indirizzando i cambi verso un determinato

livello. Salvo casi molto particolari, viene lasciata, quindi, alle forze autoregolatrici del

mercato la determinazione dei tassi di cambio.

1. La Bilancia dei Pagamenti. Definizione

ed aspetti generali

I problemi di carattere economico possono essere affrontati a livello nazionale o

internazionale.

Nel primo caso si parte dall'ipotesi che il sistema economico sia chiuso e pertanto il

riferimento è agli scambi interni e alle variabili, definite nazionali, quali: produzione,

consumo, investimento e risparmio.

Nel secondo caso, l'attenzione è rivolta ai rapporti intercorrenti tra vari sistemi economici e,

quindi, agli scambi internazionali in un’ipotesi di sistema economico aperto.

Le variabili, in questo caso internazionali, da prendere in considerazione sono importazioni ed

esportazioni di merci, di servizi e di capitali. "La differenza" tra scambi interni e

internazionali "consiste dunque, fondamentalmente, nel fatto che, in questi ultimi, i

partecipanti allo scambio appartengono ad aree monetarie diverse. In fondo è questo fatto che

distingue il commercio estero da quello interno".

Questa duplice tipologia di variabili va tenuta ben distinta ricordando che, quando si fa

riferimento ai problemi riguardanti l'interno di un Paese e si prescinde dai suoi rapporti con

l'estero, entrano in campo le grandezze nazionali; nel caso opposto si tratta di grandezze

internazionali.

In forza di questa distinzione nasce la definizione di bilancia dei pagamenti (BP) intesa come

"il conto nel quale vengono registrate tutte le transazioni economiche di un paese con l'estero

in un dato periodo di tempo”11.

11 Normalmente il 31 dicembre di ogni anno.

8

Essa è quindi lo strumento conoscitivo che permette di analizzare negli aspetti quantitativi e

qualitativi i canali attraverso i quali l'economia di un paese è collegata a quella degli altri e, su

di un piano dinamico, consente di valutare le conseguenze economiche e finanziarie che si

ripercuotono sul sistema economico per effetto dell'apertura agli scambi internazionali.

La BP è redatta secondo la metodologia proposta dal Fondo monetario internazionale (FMI)

che la definisce come “la sintesi di tutte le transazioni economiche effettuate in un dato

periodo di tempo tra i residenti del paese che compie la rilevazione ed i residenti degli altri

paesi". 12

Tale definizione necessita di alcune specificazioni: in particolare occorre chiarire il significato

di "transazione economica" e di "residente".

"Il termine transazione economica significa passaggio da un individuo (o ente) a un altro di un

bene, servizio o strumento creditizio avente valore." 13

Se consideriamo a titolo di esempio l’Italia; "si considerano residenti le persone fisiche di

nazionalità italiana aventi la residenza nel territorio della Repubblica, le persone giuridiche

aventi la sede nel territorio della Repubblica; le persone fisiche di nazionalità straniera e gli

apolidi aventi la residenza nel territorio della Repubblica, limitatamente all’attività produttrice

di redditi ivi esercitata; le persone fisiche di nazionalità italiana, aventi la residenza all'estero,

limitatamente all'attività produttrice di redditi esercitata nel territorio della Repubblica; le

persone giuridiche aventi la sede all'estero, limitatamente all'attività produttrice di redditi

esercitata nel territorio della Repubblica." 14

I trasferimenti internazionali oggetto di rilevazione possono essere analizzati in base a due

profili:

a) al tipo di operazione. Si distinguono in proposito le transazioni reali, le transazioni

finanziarie non monetarie, le transazioni finanziarie monetarie e le variazioni nelle

riserve della Banca Centrale.

b) agli effetti delle transazioni stesse nel mercato dei cambi. Infatti ogni transazione può

generare:

• vendite di valuta estera,

12 Il termine di “residente” ha il significato stabilito nell’articolo 1 del regolamento (CE) n. 2533/98 13 G.Gandolfo, Economia internazionale monetaria, ISEDI. Milano, 1982, pag. 3 14 D.L. 6 giugno 1956, n.476, art.l

9

• acquisti di valuta estera .

1) Sono considerate transazioni reali:

a) le esportazioni ed importazioni di merci, cioè le cosiddette “partite

visibili”, in quanto hanno una veste fisica esteriore;

b) le esportazione ed importazioni di servizi, chiamate anche “partite

invisibili”. Esse comportano rispettivamente una cessione o

un’acquisizione di valori economici reali prodotti in cambio di

compensi (denaro generalmente): rientrano in tale aggregazione i noli

per i trasporti, il turismo, i compensi per brevetti, le rimesse degli

emigranti, altri servizi e servizi vari;

c) i trasferimenti unilaterali di capitali: redditi di investimenti, sussidi,

eredità, donazioni, contributi che l’Italia deve alla Comunità Europea ed

in generale contribuiti governativi ad istituzioni internazionali o a

governi esteri.

Anche queste sono delle partite invisibili, ma, a differenza delle

precedenti, non comportano cessione all’estero o acquisizione

dall’estero di beni e servizi, bensì movimenti di denaro senza

contropartita.

Se analizziamo il Pil, prodotto all’interno di un Paese, possiamo scomporlo in base ai settori

che contribuiscono alla formazione dello stesso: settore agricolo, settore industriale, settore

commerciale e servizi.

Da questa analisi emerge che circa il 65% del Pil nei Paesi industrializzati è prodotto dal

settore servizi mentre solo il 35% deriva dalle merci industriali e agricole.

Nel commercio internazionale il rapporto si capovolge: cioè l’80% delle transazioni

commerciali sono costituite dalle merci e il 20% dal settore servizi.

Da ciò si spiega il fatto che i Paesi che producono molti servizi sono più deboli sul piano della

bilancia dei pagamenti di altri in cui l’apparato industriale è maggiormente sviluppato.

Ad esempio il Giappone, che produce molti manufatti e relativamente pochi servizi è uno dei

più importanti Paesi esportatori a livello internazionale ed è grazie a questo che esso è ai

primi posti tra i Paesi che presentano il più elevato surplus (avanzo) della bilancia dei

pagamenti.

10

Gli Stati Uniti, dall’altro lato, sono dei grandi produttori di servizi. Infatti circa il 75% della

popolazione lavora in questo settore.

A frenare il contributo del medesimo al commercio internazionale rispetto a quello delle

merci contribuisce in modo particolare il fatto che, mentre a livello di scambi internazionali di

merci, si è assistito ad un abbassamento dei dazi doganali, sui servizi il protezionismo è molto

difficile da smantellare, anche se recentemente si è iniziata una fase di liberalizzazione a

livello nazionale ed internazionale dei servizi (si pensi ad esempio alla telefonia, al settore

dell’energia ed a quello finanziario).

I servizi (“partite invisibili”) possono essere divisi in due categorie:

• i servizi tradizionali: trasporti, noli e turismo;

• i servizi moderni e avanzati: servizi finanziari, assicurativi, telecomunicazioni, di

engineering, etc.

Un’altra voce importante sono le rimesse degli emigranti.

Alcuni economisti inseriscono tale voce fra i trasferimenti unilaterali di capitale, altri fra i

servizi (partite invisibili).

2) Fanno parte delle transazioni finanziarie non monetarie:

a) le emissioni di prestiti: cioè le obbligazioni collocate all’estero da

emittenti residenti nel Paese quali, ad esempio, istituti di credito,

imprese di grandi dimensione, pubblica amministrazione, altri enti

pubblici ed organismi sovranazionali;

b) investimenti di portafoglio: consistono in acquisto di valori mobiliari

(azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento, etc.) con la finalità

di puro investimento finanziario in attività economiche controllate da

altri. Tali investimenti sono collegati soprattutto all’attività di asset

allocation effettuata dagli investitori istituzionali internazionali;

c) i crediti ed i debiti mercantili: riguardano sia le esportazioni che le

importazioni e sono rappresentati da anticipi e da dilazioni di

11

pagamento di durata superiore ad un anno. Questa categoria è collegata

alle transazioni relative al commercio di beni e servizi;

d) gli investimenti diretti (I.D.E.): sono rappresentati dall’acquisto

internazionale di immobili e di quote di società con lo scopo di

controllo. In altre parole, si parla di IDE quando l’acquirente gestisce

direttamente i beni acquistati acquisendone il controllo (ad es. per

quanto riguarda gli investimenti diretti azionari, gran parte di essi, sono

effettuati da società multinazionali).

3) Appartengono alle transazioni finanziarie monetarie: quelle operazioni di

raccolta e di impiego poste in essere dal sistema bancario. Il sistema bancario

può raccogliere dall’estero più di quanto non impieghi all’estero e, in questo

caso, avremo una posizione debitoria netta; nel caso opposto avremo una

posizione creditoria netta. Tutto ciò è stato illustrato nella terza dispensa

trattando della gestione valutaria del sistema bancario.

Il saldo attivo o passivo fornito dalle transazioni finanziarie monetarie alla bilancia dei

pagamenti può essere determinato esaminando la variazione nella posizione verso l’estero del

sistema bancario, quale risulta dalla differenza fra attività e passività.

Se si parte da una PDN (posizione debitoria netta) e si ha un aumento della stessa, vi è un

corrispondente afflusso di capitali nella bilancia dei pagamenti. Viceversa, se si parte con una

PCN (posizione creditoria netta) e vi è un incremento della stessa, si ha un deflusso di capitali

nella bilancia dei pagamenti .

4) Sono considerate variazioni delle riserve ufficiali quegli acquisti e quelle

vendite di valuta estera effettuate dalla Banca Centrale sui mercati dei cambi; in

pratica l’istituto di emissione interviene a saldare gli squilibri dei conti con l’estero

agendo sulle riserve ufficiali che sono costitute da oro, monete di riserva, altre

valute convertibili, etc .

2. Lo schema dei conti della Bilancia dei

Pagamenti

12

A partire del 1993 lo schema della Bilancia dei pagamenti è variato in linea con le indicazioni

della V edizione del Manuale del Fondo Monetario Internazionale.

Nella nuova configurazione la Bilancia dei pagamenti è suddivisa in due categorie principali:

le transazioni del conto delle partite correnti e quelle del conto capitale e finanziario che

tenendo conto degli errori ed omissioni, danno per costruzione un saldo nullo.

La variazione delle riserve ufficiali, che nel precedente schema corrispondeva al saldo globale

della bilancia dei pagamenti, è ora inclusa nel “conto finanziario”.

Nel “conto corrente” si includono i movimenti di merci e servizi, i redditi da e verso l’estero

ed i trasferimenti unilaterali, mentre nel “conto capitale e finanziario” rientrano i movimenti

di capitale (finanziari e monetari) e la variazione delle riserve ufficiali della banca centrale.

Qui di seguito viene riportata una sintesi delle componenti standard della bilancia dei

pagamenti :

SINTESI DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI

1) CONTO DELLE PARTITE CORRENTI

- Merci e Servizi

- Redditi

- Trasferimenti Unilaterali 2) CONTO CAPITALE E FINANZIARIO

- 2.1 CONTO CAPITALE - 2.2. CONTO FINANZIARIO

a. I.D.E b. Investimenti di portafoglio c. Altri investimenti d. Riserve Ufficiali

L’equazione evidenzia l’uguaglianza tra il conto delle partite correnti e il saldo netto del conto

capitale aggregato a quello finanziario e con l’aggiunta delle variazioni delle riserve e cioè;

PC = SnCCF + TR

13

dove:

PC = conto delle Partite Correnti

SnCCF = saldo netto del conto capitale e finanziario

TR = transazioni delle riserve.

Tale relazione dimostra che a fronte di un surplus del conto delle partite correnti (forti

esportazioni di merci e servizi) esiste o un aumento di asset in conto capitale/ finanziario da

parte di operatori privati e del sistema bancario o un aumento delle riserve da parte delle

autorità monetarie.

Il termine “bilancia generale” è stato introdotto dall’International Financial Statistics che lo

definisce come la somma del saldo del conto delle partite correnti, del conto capitale, del

conto finanziario e degli errori ed omissioni.

Poiché il saldo è per sua natura nullo, la differenza tra i due conti, quello delle partite correnti

e quello del conto capitale e finanziario, è regolata mediante una variazione delle riserve

ufficiali.

Le riserve di un Paese aumentano quando il saldo della bilancia generale è in surplus o in altre

parole quando il flusso di capitali in entrata è maggiore di quello in uscita.

Tale aumento di liquidità porta ad un processo di creazione della massa monetaria se le

autorità monetarie non decidono di sterilizzarne l’effetto mediante l’emissione di

obbligazioni.

A questo punto è importante concludere con un approfondimento sulla natura delle riserve

ufficiali e come esse sono variate.

Quando il sistema monetario internazionale era basato sul gold standard, l’oro rappresentava

l’unica riserva delle banche centrali.

Successivamente, l’espansione vertiginosa del commercio internazionale portò all’abbandono

del regime del gold standard tanto che, al giorno d’oggi, l’oro rappresenta una piccola

percentuale delle riserve mondiali, mentre la “parte del leone” la fanno le monete di riserva.

Il manuale della bilancia dei pagamenti del FMI elenca una lista delle componenti delle

riserve nell’attuale sistema monetario internazionale:

La composizione delle riserve 1) Oro (compresi i depositi in oro ed i contratti di swap su oro)

2) Diritti speciali di prelievo

14

3) Posizioni di riserva presso il Fondo Monetario Internazionale

4) Le monete di riserva

a. in contanti e in depositi

Presso le autorità monetarie

Presso il sistema bancario

b. in attività finanziarie

azioni

obbligazioni a breve e medio lungo termine

strumenti monetari e derivati

c. altre disponibilità.

Da questo elenco emerge una grande differenze tra le riserve nel sistema monetario del gold

standard e quello attuale.

Nel regime del gold standard e poi nel gold exchange standard di Bretton Woods, che

prevedeva una doppia convertibilità in ragione fissa e cioè le riserve erano rappresentate da

monete convertibili in dollari che a loro volta erano convertibili in oro, le componenti erano

tre, due finanziarie e una reale (l’oro) che sorreggeva tutta la costruzione del sistema

monetario internazionale.

Dal 1971 il sistema monetario internazionale ha eliminato la convertibilità delle monete in

dollari e la convertibilità del dollaro in oro e inoltre la conversione non avviene più a cambi

fissi, ma viene sancita la libera fluttuazione degli stessi.

Al giorno d’oggi il sistema monetario internazionale è puramente finanziario in quanto è stato

privato dell’unico supporto reale “l’oro”.

Per questo motivo le riserve ora sono costituite principalmente da attività finanziarie, mentre

la quota di oro è andata sempre più riducendosi nel tempo a favore delle monete di riserva

quali dollaro, euro e yen.

3. L’introduzione dell’Euro e la Bilancia dei

Pagamenti

15

Dal 1999 la bilancia dei pagamenti dei Paesi facenti parte della Comunità Europea ha

cambiato struttura. Le nuove metodologie per la compilazione della bilancia dei pagamenti,

finalizzate alla creazione di statistiche esterne aggregate significative per l’area euro, sono

state stabilite dalla BCE e dall'EUROSTAT che a loro volta si sono attenute ai criteri

concordati a livello internazionale con la quinta edizione del Manuale di bilancia dei

pagamenti redatto dall’FMI.

In pratica per l’espletamento dei propri compiti il Sistema europeo di banche centrali

(SEBC) richiede alle competenti autorità nazionali dei singoli Paesi dell’Unione Europea15

statistiche complete ed attendibili, su base mensile e trimestrale, relative alla bilancia dei

pagamenti alle riserve internazionali, etc.

A titolo di esempio si presenta lo schema successivo, tratto da Supplementi al

Bollettino Statistico di Banca d’Italia, Bilancia dei Pagamenti e posizione patrimoniale

sull’estero, n. 48, 22 Settembre 2009:

15 Con riferimento all’Italia, l’autorità competente è la Banca d’Italia

16

17

4. Alcune relazioni economiche

Possiamo definire con PC il valore del saldo delle partite correnti della bilancia dei

pagamenti, senza distinguere altri saldi al suo interno.

Nei precedenti capitoli abbiamo visto che se PC risulta positivo, il Paese ha venduto più beni

e servizi di quanti ne abbia acquistati dall’estero. In altre parole le esportazioni complessive

hanno superato le importazioni; mentre i movimenti di capitale (somma dei saldi del conto

capitale e finanziario) rappresentano una variazione dello stock di indebitamento netto estero

del Paese.

Se definiamo con AFE lo stock di attività finanziarie sull’estero e con PFE lo stock di

passività finanziarie sull’estero, le passività finanziarie nette sull’estero risultano determinate

da:

PFEN = PFE – AFE

Allora il saldo dei movimenti di capitale può essere indicato come variazione di PFEN (

∆PFEN ) infine definendo con EO gli errori e omissioni, il saldo complessivo della bilancia

dei pagamenti risulta dato da:

PC + ∆PFEN + EO = 0

se ipotizziamo che EO = 0 (assenza di errori e omissioni);

PC + ∆PFEN = 0

ma poiché la somma dei due saldi deve essere nulla, il segno di PC deve essere opposto a

quello di ∆PFEN.

A titolo di esempio, se assumiamo che il nostro Paese ha importato più beni e servizi di

quanti ne abbia esportati, quindi presenti un deficit delle partite correnti, ci si potrebbe

chiedere come ciò sia stato possibile; questo può avvenire solamente se il Paese “spende a

credito”; ovvero all’eccesso di importazioni sulle esportazioni dovrà corrispondere un

aumento dell’indebitamento del Paese. Infatti, se PC è negativo, ∆PFEN deve essere positivo,

ovvero, abbiamo un aumento delle passività finanziarie nette sull’estero. Al contrario, saldi

18

positivi nel conto delle partite correnti stanno ad indicare che il Paese ha esportato di più di

quanto abbia importato, per cui il nostro Paese ha venduto a credito. Il saldo positivo

comporta perciò un aumento nelle attività finanziarie sull’estero, ovvero una riduzione delle

passività finanziarie sull’estero nette ( ∆PFEN < 0 ).

Se procediamo nella nostra analisi possiamo fare un’ulteriore distinzione all’interno della

variazione nelle passività nette sull’estero tra parte relativa al settore privato ed una relativa al

settore pubblico. Quest’ultima corrisponde alla variazione delle riserve ufficiali della banca

centrale ( ∆RU ). Allora:

∆PFEN = ∆PFEN pr - ∆RU

∆PFEN pr rappresenta la variazione delle passività nette sull’estero del settore privato.

La variazione nell’indebitamento totale può avvenire, sia attraverso una variazione

dell’indebitamento del settore privato, sia attraverso il cambiamento delle riserve ufficiali.

Per quanto attiene alla variazione delle riserve ufficiali è bene sottolineare che un movimento

eccessivo delle stesse è poco desiderabile. Ad esempio una successione continua di variazioni

negative comporta l’esaurimento dello stock di riserve o in alternativa un aumento da parte

delle banche dei prestiti richiesti ai mercati finanziari privati o alle organizzazioni

internazionali. Quando le variazioni sono positive e le riserve ufficiali si accumulano, vuol

dire che il Paese sta assistendo ad un ingresso di capitali, ma in modo poco efficiente; infatti,

sarebbe più desiderabile che i capitali in entrata affluissero verso attività in grado di sostenere

la crescita piuttosto che in riserve valutarie.

La bilancia dei pagamenti che è stata illustrata finora si riferisce ad un concetto flusso. Con

opportune e semplici variazioni è possibile rappresentare il concetto fondo corrispondente: la

bilancia della posizione finanziaria del Paese. Tale posizione sarà debitoria se i debiti del

Paese verso il resto del mondo superano i suoi crediti e creditoria nel caso contrario. Di fatto,

la posizione debitoria deriva dalla somma dei deficit della bilancia dei pagamenti correnti che

si protrae nel tempo. La posizione creditoria è la conseguenza degli avanzi sistematici della

bilancia dei pagamenti correnti.

19

IL MERCATO DEI CAMBI

“Le monete, come sempre, registreranno la forza relativa non solo

delle economie anche delle società di cui sono espressione: nessuno

oggi può dire quale direzione prenderanno inflazione, prezzi relativi,

tassi di cambio nei prossimi mesi e anni. Una cosa si può tuttavia

affermare con buon grado di sicurezza: se oggi la lira fosse ancora la

moneta solitaria e marginale di una media potenza economica,

sganciata dall’Europa monetaria, essa sarebbe soggetta a tensioni

probabilmente superiori a quelle che contrinsero, nel 1976, a

chiudere per quaranta giorni il mercato dei cambi. E’ queta una

ragione, forse non del tutto trascurabile, di ottimismo nell’incertezza

prevalente”, Gianni Toniolo16

1. Definizioni

1. Che cosa è il cambio?

Il cambio rappresenta il prezzo di una moneta in termini di un’altra. In altre parole, il concetto

di cambio interviene quando si comprano e quando si vendono depositi denominati in più

valute.

2. Tasso di cambio

Il tasso di cambio è il prezzo unitario della valuta estera rispetto alla moneta nazionale. Più

precisamente è il prezzo relativo al quale due monete vengono scambiate.

3. Operazione di cambio

È un’operazione di negoziazione che ha per oggetto depositi bancari denominati in più valute.

Più precisamente è lo scambio di depositi denominati in moneta nazionale con depositi

denominati in valuta estera oppure di depositi in valuta estera con altri in valuta estera. Il

principio contabile sottostante ad un’operazione di cambio è il seguente:

16 Tratto dalla prefazione di G. Toniolo a Le avventure della lira, C.M. Cipolla, Il Mulino, 2001

20

acquisto di valuta estera = accreditamento (avere)

vendita di valuta estera = addebitamento (dare)

4. Quotazioni del cambio:

- incerto per certo: quantità di valuta nazionale necessaria per comprare un’unità di

valuta estera. Ad esempio il dollaro contro le monete europee, prima dell’introduzione

dell’euro, era quotato incerto per certo. Mentre ancora oggi le quotazioni della

maggior parte delle divise contro Dollaro USA, ad eccezione delle quotazioni contro

Euro, Sterlina Inglese, Dollaro Australiano e Neozelandese, esprimono la quantità di

divisa necessaria per negoziare un dollaro USA. Ad esempio, la quotazione del

Dollaro USA contro Franco Svizzero pari a circa 1.5500 esprime la quantità di Franchi

Svizzeri necessaria per acquistare/vendere 1 Dollaro USA con valuta spot;

- certo per incerto: quante unità di moneta estera sono necessarie per una unità di

moneta nazionale, ad esempio l’euro è quotato certo per incerto. In altre parole le

quotazioni contro Euro esprimono la quantità di divisa necessaria per negoziare un

Euro. Ad esempio, la quotazione dell'Euro/Dollaro pari a circa 1,47 esprime la

quantità di dollari USA (appunto 1,47 dollari) necessaria per acquistare/vendere 1

Euro con valuta spot.

Sebbene il modo di definire il prezzo relativo (dollari per euro o euro per dollari) sia del tutto

indifferente rispetto al valore delle due monete, movimenti del tasso di cambio assumono

significati diversi a seconda della convenzione adottata. Ad esempio un apprezzamento

dell’euro è indicato dal fatto che occorrono più dollari per acquistare un euro, ovvero che il

tasso di cambio “dollari per 1 euro” aumenti. Altrimenti l’apprezzamento dell’euro è anche

indicato dal fatto che occorrono meno euro per acquistare un dollaro, ovvero un abbassamento

del tasso di cambio “euro per 1 dollaro”. E’ quindi importante chiarire quale convenzione

adottare in modo da interpretare correttamente i movimenti del tasso di cambio.

5. Cambio a pronti e cambio a termine

Il cambio a pronti è il cambio al momento dell’acquisto o della vendita. Le negoziazioni a

pronti sono, dunque, quelle la cui esecuzione ha luogo contestualmente alla stipulazione del

21

contratto, o a distanza di un ristretto lasso di tempo, convenzionalmente stabilito in modo

uniforme e necessario per ragioni di carattere tecnico-operativo.

Quando il contratto prevede la consegna differita della valuta, ad esempio dopo un mese, il

prezzo che si utilizza sarà il cambio a termine. I contratti a termine sono accordi privati,

immediatamente vincolanti, stipulati tra due controparti che intendono negoziare un

ammontare predeterminato di valuta ad un tasso di cambio e ad una data prefissati. Le

operazioni a termine rappresentano una modalità di copertura del rischio di cambio

particolarmente diffusa tra gli operatori commerciali e finanziari. L'esportatore può

proteggersi dal rischio di cambio legato a futuri incassi in valuta accordandosi per la vendita a

termine della medesima. Analogamente l'importatore, che dovrà provvedere all'effettuazione

di precisi pagamenti in valuta, potrà concludere un accordo di acquisto a termine della

quantità di moneta estera a lui necessaria a determinate condizioni.

Gli elementi essenziali di un contratto a termine sono:

• il cambio a pronti (spot)

• i tassi d'interesse delle divise oggetto della transazione

• la durata dell'operazione.

Il "cambio a termine" è la somma algebrica del cambio a pronti e dell'importo definito

"premio" o "sconto" a seconda che sia un valore positivo o negativo.

Il "premio" o "sconto" è determinato applicando al cambio spot il differenziale dei tassi

d'interesse delle divise interessate per la durata dell'operazione.

premio = spot * (Tcc1 - Tcc2) * gg/360

Tcc1 = tasso d'interesse relativo alla divisa "incerta"

Tcc2 = tasso d'interesse relativo alla divisa "certa"

gg = giorni effettivi intercorrenti tra la valuta "spot" (2 giorni lavorativi successivi alla data

operazione) e la valuta di scadenza dell'operazione a termine.

Ad esempio, per un esportatore che deve cedere dollari Usa a 6 mesi contro Euro, il valore del

cambio a termine Eur/Usd sarà dato da:

22

Cambio spot = 1,50 Eur/Usd

Tcc1 = nella quotazione Euro/dollaro USA (che esprime la quantità di dollari USA necessaria

per negoziare 1 Euro), la divisa "incerta" è il dollaro USA. Il valore del tasso dollaro USA a 6

mesi è pari a 2%

Tcc2 = il valore del tasso Euro a 6 mesi è pari a 1%

gg = 180

Il valore del cambio a termine dell’Euro contro dollaro sarà pertanto pari a:

1,50+1.5000 * (2% - 1%) * 180 / 360 = 1.5000 * 0.5% = 1,5075

Come si evince dalla relazione, se il valore del tasso di interesse Euro è inferiore al valore del

tasso di interesse della divisa da negoziare a scadenza, al cambio spot andrà aggiunto un

"premio"; viceversa, se il tasso Euro è superiore al tasso della divisa da negoziare, al cambio

spot andrà aggiunto lo "sconto" (che rappresenta un valore negativo).

Il premio e lo sconto rappresentano il costo opportunità della detenzione di valuta. Deve

valere la relazione matematica che gli arbitraggisti concorrono a mantenere. Se per esempio

oggi un investitore ha 100 euro, e tra un anno vuole dollari, ha due opzioni:

1) comprare dollari a termine e tra un anno – con una remunerazione in euro per un anno

all’1% - si ritroverà con 101€; se oggi cambia a termine i 101€ in dollari (al cambio –

di oggi - a termine di 1,5150), si ritroverà con 153$;

2) cambiare oggi i 100 euro in dollari, ricaverà – in assenza di costi di transazione – 150$

(al cambio ipotizzato di 1.50) che investirà al 2%: tra un anno avrà 153$.

Se il nostro investitore (caso sopra) comprando dollari a termine riceve un differenziale di

remunerazione negativo (invece di ricevere un tasso di remunerazione del 2%, riceve solo

il 1%) dal detenere euro, allora il cambio a termine è a premio: il nostro investitore

“spenderà” meno euro per comprare un dollaro (al cambio ipotetico di 1,60 €/$ significa

che un europeo spende meno rispetto a ricevere 1,5 dollari per un solo euro).

6. Cambio fisso e cambio flessibile

Negli ultimi anni si è assistito ad un graduale spostamento da regimi fissi verso quelli

flessibili. Questo riflette una varietà di fattori, compreso il cambiamento delle condizioni

23

economiche e degli obiettivi politici dei vari Paesi nel corso del tempo, la liberalizzazione e la

globalizzazione dei mercati finanziari e il contemporaneo aumento nella mobilità dei capitali.

Cambio fisso

Il cambio è fisso quando si verificano due condizioni:

1. esiste la banda di oscillazione predefinita,

2. esiste la parità centrale.

Il cambio fisso implica un accordo tra gli stati per mantenerlo tale.

La banda di oscillazione rappresenta l’insieme dei punti che definiscono gli obblighi di

intervento dell’autorità centrale. La banca centrale deve intervenire obbligatoriamente sul

mercato dei cambi per mantenere il cambio fisso, cioè all’interno della banda di oscillazione.

La parità centrale (PC) è il punto centrale della banda di oscillazione.

Il cambio fisso è soggetto a modificazione della sua PC e della sua banda di oscillazione a

causa del fatto che non c’è simmetria degli interventi, cioè c’è asimmetria tra acquisti e

vendite della valuta della quale si vuole mantenere il cambio fisso.

Il cambio può essere fisso con riferimento:

a) ad una singola valuta, in questo caso il Paese stabilisce il cambio in base ad

una valuta maggiore ( ad esempio il dollaro ) ed effettua rari aggiustamenti

per la parità;

b) ad una valuta composita, cioè formata dalle valute dei Paesi

commercialmente più forti o di partner finanziari. I pesi delle valute sono

generalmente specifici per Paese e riflettono la distribuzione geografica del

commercio, dei servizi, o i flussi di capitale. Essi possono essere anche

standardizzati.

Cambio flessibile

Il cambio è flessibile quando:

1. non esiste la parità centrale,

2. non esiste la banda di oscillazione.

24

Anche per il cambio flessibile possono esserci diverse situazioni:

- Flessibile limitatamente nei confronti di una singola valuta, il valore della moneta è

mantenuto all’interno di margini certi di fluttuazione intorno ad un cambio fisso.

- Flessibilità limitata, nell’ambito di un’area monetaria. Questo regime si riferisce ai Paesi

nell’Exchange Rate Mechanism (ERM) del Sistema Monetario Europeo (SME) ed è un

incrocio concettuale tra un cambio fisso di ogni valuta SME verso altre che fanno parte

del sistema e un cambio fluttuante di tutte le valute del SME nei confronti del valute non-

SME.

- Aggiustato in base ad un insieme di indicatori. La valuta è aggiustata più o meno

automaticamente in risposta a variazioni degli indicatori quantitativi selezionati. Un

indicatore comune è il tasso di cambio effettivo reale che riflette i cambiamenti provocati

dall’inflazione nella valuta contro i maggiori partner commerciali. Questa categoria è stata

incorporata dal 1997 con la seguente:

- Fluttuazioni amministrate. La Banca Centrale quota e sostiene il tasso di cambio ma lo

varia frequentemente. Gli indicatori per aggiustare il cambio sono discrezionali, compresi,

ad esempio, la posizione della bilancia dei pagamenti, le riserve internazionali o gli

sviluppi di mercati paralleli. Inoltre gli aggiustamenti non possono essere automatici.

- Fluttuazioni indipendenti. I tassi sono determinati dal mercato e ogni intervento mira a

moderare le variazioni del tasso di cambio, piuttosto che a stabilire un livello del tasso.

Questa situazione è quella che caratterizza i rapporti di cambio fra le principali monete

(dollaro, euro, yen, sterlina e franco svizzero).

Vantaggi e svantaggi dei cambi fisso e di quelli flessibili

Nonostante l’adozione di cambi fissi comporti la perdita del controllo dello strumento

monetario, questo tipo di regime ha sempre raccolto molti consensi. La giustificazione più

frequente a favore dei cambi fissi è costituita dal fatto che la stabilità dei cambi, dando punti

di riferimento certi, stimola il commercio internazionale che a sua volta alimenta la crescita

economica. Questa è stata la visione che ha caratterizzato molti economisti dalla fine del

secolo scorso quando i tassi di cambio erano fissati nei confronti dell’oro sino ad arrivare al

sistema di Bretton Woods con i cambi ancorati al dollaro.

In particolare, molti paesi adottarono regimi con tassi di cambio fissi per stabilizzare le

aspettative inflazionistiche e per aumentare la credibilità della politica economica. I vantaggi

di questo tipo di regime sono stati particolarmente rilevanti per i paesi che soffrivano di

25

un’iperinflazione e per quelli che si trovavano in un processo di transizione verso

un’economia di mercato.

Inoltre il regime dei cambi fissi aumenta la certezza, con la possibilità di fare confronti tra

valute, rende i prezzi più trasparenti e gli investimenti internazionali meno rischiosi. Gli

svantaggi di questo tipo di cambio consistono nel fatto che, ad esempio, una volta che si è

accumulato un deficit nella Bilancia dei Pagamenti con il cambio fisso esso continua ad

aumentare. Si ha, in sintesi, una cristallizzazione nella posizione debitoria o in quella

creditoria dei vari paesi. In questo modo si giunge ad uno squilibrio eccessivo nella Bilancia

dei Pagamenti con il conseguente rischio di una brusca svalutazione del cambio.

7. Cambio di mercato (spread, arbitraggio)

È il cambio che si vede sul mercato ed è caratterizzato dal fatto che continua ad oscillare.

Le banche nazionali ed estere che “fanno il mercato” (market makers) quotano sempre due

prezzi:

• denaro (D): esprime il tasso di interesse al quale sono disposte a prendere in deposito;

• lettera (L): esprime il tasso di interesse al quale intendono dare in deposito.

La differenza tra questi due prezzi rappresenta il margine desiderato (spread).

Una banca che “non fa il mercato” si presenta di volta in volta come assuntrice o datrice di

fondi, ma pur quotando due prezzi di fatto si posiziona sempre da un lato del mercato.

Eventuali suoi fabbisogni sono soddisfatti al tasso lettera, invece il market maker17 è in grado

di approvvigionarsi anche al tasso denaro. Legato al cambio di mercato è il concetto di

arbitraggio. L’arbitraggista è colui che contemporaneamente compra e vende sfruttando le

asimmetrie che si formano sul mercato, in pratica sfrutta le asimmetrie tra il prezzo teorico e il

prezzo di mercato (o prezzo reale). L’arbitraggista, oltre a trarne personalmente vantaggio,

svolge una funzione fondamentale che è quella di riequilibrare i prezzi (il prezzo salirà

leggermente sulla piazza dove egli acquista e scenderà parimenti sulla piazza dove vende).

Egli, infatti, non solo sfrutta le asimmetrie tra prezzo teorico e reale, ma tende anche ad

eliminarle.

Sfruttare le asimmetrie e quindi fare arbitraggio per guadagnare denaro non è così semplice,

in quanto, come abbiamo visto, il prezzo non è mai unico, ma c’è un prezzo denaro e un

17 Questo ruolo si acquisisce nel tempo e richiede ingenti investimenti sia in infrastrutture sia in personale.

26

prezzo lettera; è quindi necessario fare un programma di valutazione del rischio insito

nell’operazione di arbitraggio.

8. Tasso di cambio effettivo nominale (nominal effective exchange rate)

È un prezzo indice costruito sommando algebricamente le variazioni dei rapporti di cambio

bilaterali con le principali monete, ponderando tali variazioni con le quote di commercio

internazionale bilaterale/scambio globale del Paese.

9. Tasso di cambio effettivo reale (real effective exchange rate)

Si parte dal tasso di cambio effettivo nominale e si effettua una seconda ponderazione tenendo

conto anche dei tassi di inflazione dei vari Paesi.

10. Condizioni di parità dei poteri di acquisto – Teoria PPA (cambio teorico):

dati due panieri di beni identici, essi devono avere lo stesso prezzo (espresso in un’unica

valuta) se venduti in paesi diversi.

Secondo la PPA con 1$ si dovrebbe acquistare la stessa quantità di beni in tutti i paesi.

In altre parole le monete o meglio ancora il tasso di cambio dovrebbe essere tale da uguagliare

i prezzi di un identico paniere di beni. Se quel paniere costa, ad esempio, il 30% in più allora

si avrà un cambio sopravalutato e, viceversa, se quel paniere costa il 30% in meno il cambio è

sottovalutato.

Esiste quindi un tasso di cambio di mercato, che rappresenta quello che realmente accade sul

mercato, e un tasso di cambio teorico che viene stabilito sulla base della PPA.

La Teoria della Parità del Potere di Acquisto si divide in:

- Parità Assoluta del Potere di Acquisto

La parità assoluta del potere di acquisto afferma che le misure relative a due prezzi

saranno uguali dopo gli aggiustamenti per il tasso di cambio. In simboli:

P=SP*

m m

dove P = Σ αiPi , P* = Σ αi*Pi

* e S= tasso di cambio Spot i=1 i=1

27

P e P* denotano un indice generale dei prezzi in cui αi rappresenta il peso attribuito al

bene i-esimo nel paniere rappresentativo del consumo.

La formula stabilisce che il tasso di cambio è determinato dal rapporto tra il livello dei

prezzi nei due paesi.

S=P/P*

In questa versione è richiesto che i panieri di consumo (o meglio i pesi del consumo sui

beni individuali) siano identici nei due paesi. Se questo non dovesse accadere la PPA

assoluta non è valida, nonostante non ci siano opportunità di arbitraggio nel mercato dei

beni. Un’altra criticità della PPA assoluta è che di solito i Paesi presentano indici dei

prezzi piuttosto che il livello assoluto dei prezzi in termini di valuta locale.

- Parità Relativa del Potere di Acquisto

La parità relativa del potere di acquisto offre un modo per supplire alle criticità che

affliggono la PPA assoluta.

s = p – p*

variazione percentuale = variazione percentuale – variazione percentuale del tasso di cambio dei prezzi domestici dei prezzi esteri

differenza tra i due tassi di inflazione

Da questa formula si ricava che i paesi con più elevata inflazione tendono a sperimentare

un sostanziale deprezzamento della propria moneta sui mercati valutari.

11. I partecipanti al mercato dei cambi

I maggiori partecipanti del mercato possono essere raggruppati come segue:

o Le banche commerciali e di investimento . Esse

costituiscono il mercato interbancario nel cuore del sistema di cambio valutario. Alcune

28

banche “fanno il mercato”, altre si occupano solamente di servire i bisogni dei

consumatori. Queste ultime costituiscono la più ampia parte del turnover del mercato e

compiono una funzione economica vitale di mediazione dei flussi valutari.

o Le banche centrali. Fatta eccezione per le necessità del servizio di cambio

per conto del governo e qualche volta di altre banche centrali, generalmente le banche

centrali non forniscono servizi di market-making, almeno nei mercati più avanzati.

Caricate dalle responsabilità di mantenere un ragionevole ordine nel mercato, esse devono

essere pronte, come fornitori residuali della valuta domestica o locale, a garantire che il

mercato dei cambi apra a un tasso di cambio congruo (che dipende dal regime di cambio

vigente), ma soprattutto esse sono importanti quando intervengono sul mercato per

amministrare il tasso di cambio con lo scopo di assorbirne le pressioni, quando queste

sono giudicate eccessive. Generalmente le banche centrali restringono la loro operatività

sul mercato locale, sebbene talvolta possono operare oltremare o attraverso non-banche.

La speculazione attiva sui tassi di cambio da parte delle banche centrali è rara e non è ben

vista dalla comunità bancaria centrale, quando essa comporti prendere una posizione

contro altre banche centrali.

o Grandi società (comprese le

imprese transnazionali). Costituiscono il più grande flusso netto di fondi sul mercato dei

cambi e perciò hanno complessivamente il maggiore impatto sul valore della valuta.

Inoltre, quando modificano la loro politica di rischio il disturbo che possono recare al

mercato può essere significante.

29

o Dealers . Sebbene controllino volumi relativamente piccoli, essi

possono aumentare, nel breve termine, la volatilità sui mercati valutari. La maggior parte

della loro operatività è basata sull’arbitraggio, dove il rischio su una parte di mercato è

coperto altrove.

o Istituzioni finanziarie non bancarie (compresi i gestori di fondi e gli hedge funds

valutari). Poiché esse investono in previsioni ed analisi di più lungo periodo,

possono essere tra le prime a vedere l’insorgere di pressioni valutarie e a mettere in atto

operazioni di sistemazione delle loro posizioni valutarie.

30

3. Aspetti Funzionali del Mercato dei Cambi

“Nella maggior parte degli uomini manca il vigore per rimontare ai

principi grandi e universali e di scomporre con analisi le mal combinate idee;

altri si fanno gioco dell’umana debolezza e colla facile superiorità di alcuni

termini non volgari costituiscono un commercio di errori fondato sulla

docilità di molti e sull’impostura di alcuni”, Cesare Beccaria18, a proposito di “disordine del sistema monetario”, 1762

Definizione Il mercato dei cambi è un insieme di transazioni che ha per oggetto depositi denominati in

moneta nazionale ed in valuta estera.

Tutti i Paesi, che effettuano o ricevono pagamenti in una valuta diversa dalla loro, si trovano

quotidianamente di fronte all’esigenza di effettuare un processo di conversione, processo che

si svolge all’interno del mercato dei cambi.

In esso si formano prezzi (tassi di cambio), che sono influenzati dall’andamento della bilancia

dei pagamenti valutaria che esprime l’effettivo andamento della domanda e dell’offerta.

Il mercato dei cambi è un mercato ideale che non corrisponde ad un particolare luogo fisico,

ma è rappresentato da una rete di collegamenti telematici tra i centri di cambio (dealing room)

delle banche. Esso è basato interamente sulla fiducia, infatti basta una telefonata di una

controparte (seguita poi da un telex o da un messaggio Swift), con la quale vengono definite le

modalità dell’addebitamento e dell’accreditamento sui conti di corrispondenza che le banche

intrattengono tra loro, per concludere operazioni di importi considerevoli; eventuali

comportamenti scorretti non provocano alcuna sanzione giuridica, bensì la futura esclusione

dal mercato (le notizie di scorrettezze si diffondono in tempo reale).

Condizione necessaria e sufficiente per l’esistenza del mercato dei cambi è l’autorizzazione,

data dalle autorità pubbliche al sistema bancario, ad trattenere relazioni valutarie in più

monete.

18 Tratto dalla Relazione del Governatore della Banca d’Italia del 1971, citata in Le avventure della lira, cit

31

Mercato dei cambi e Sistema monetario interno

Il Sistema Monetario interno è l’insieme dei mezzi di pagamento circolanti legalmente in un

Paese, di fatto esso è rappresentato dai biglietti e dai depositi a vista. Alla base del SM di un

Paese vi sono le passività finanziarie emesse dalla Banca Centrale e cioè tipicamente i

biglietti e la moneta divisionaria19 o metallica emessa dalla pubblica amministrazione.

Il mercato dei cambi è l’anello di congiunzione tra il Sistema Monetario Nazionale e quello

degli altri paesi.

In formule:

M = Base monetaria nelle mani del pubblico + Depositi del pubblico presso il sistema bancario

(definizione statica)

∆M = ∆Base monetaria nelle mani del pubblico + ∆ Depositi del pubblico presso il sistema bancario (definizione dinamica)

Se il Sistema Monetario interno è collegato con i sistemi monetari degli altri paesi attraverso

il mercato dei cambi ed esso non è in equilibrio vi è il rischio che il pubblico venda moneta

nazionale ed acquisti moneta estera (colloquialmente si dice che c’è il rischio di una fuga di

capitali ).

Per questo motivo le autorità monetarie allorché non riescono a mantenere un sistema

monetario equilibrato tendono ad evitare il collegamento tra il sistema monetario nazionale e i

sistemi monetari di altri paesi. In altri termini non lasciano nascere un vero mercato dei

cambi. In conclusione quindi il mercato dei cambi può esistere dove le autorità monetarie

pubbliche mantengono un sistema monetario equilibrato.

In questo caso le banche vengono autorizzate dai pubblici poteri ad aprire relazioni bancarie

con la clientela denominate in più monete, diversamente non si avrà un mercato dei cambi ma

soltanto il mercato del biglietto.

Il mercato del biglietto ha le seguenti caratteristiche:

- è un mercato pericoloso, perché esiste la possibilità che il biglietto sia di provenienza non

legittima;

19 Monete di non pieno valore che devono essere accettate come mezzo di pagamento solo in misura limitata. Il valore metallico della moneta divisionaria è di norma inferiore al valore nominale impresso.

32

- gli spread fra denaro e lettera sono grandissimi e di fatto non consentono il regolamento

di importanti transazioni.

Autorizzazione e convertibilità della moneta

Come abbiamo visto l’autorizzazione all’apertura di relazioni bancarie in più monete

costituisce la condizione necessaria alla creazione del mercato dei cambi. L’autorizzazione, in

altre parole, conferisce alla moneta la convertibilità, ossia le banche commerciali sono

autorizzate ad aprire alla clientela conti di deposito in valuta estera e ad acquistare le

disponibilità accolte in essi, cedendo in contropartita depositi in altra valuta estera o in

moneta nazionale.

Un tempo il concetto di convertibilità era riferito all’oro. Infatti dal 1870 al 1914 vigeva il

cosiddetto sistema aureo (gold standard), che era un sistema a cambi fissi nel quale tutte le

divise erano convertibili in oro secondo una parità ufficiale dichiarata. Successivamente, nel

periodo 1914-1940 circa, si è passati ad un sistema a cambi fluttuanti, con l’adozione di

politiche tendenzialmente protezionistiche. Più tardi, dal 1944 al 1971 entrò in vigore il

sistema a cambi fissi di Bretton Woods (dollar standard) caratterizzato dalla convertibilità del

dollaro in oro al prezzo ufficiale di 35$ per oncia di oro fino, dalla dichiarazione della parità

di ogni moneta rispetto al dollaro e automaticamente rispetto alle altre divise, dalla

convertibilità delle divise in dollari e da limiti di oscillazione di ±1% per tutte le monete

aderenti. Il concetto di convertibilità quindi si può vedere sia da un punto di vista interno sia

da un punto di vista internazionale, per quanto riguarda il primo aspetto, esso è scomparso

ormai da più di cento anni. A livello internazionale, l’eliminazione della convertibilità in

senso letterale si è verificata circa trent’anni fa, precisamente il 14/08/1971, con la fine del

sistema del dollar standard e quindi con l’eliminazione della convertibilità esterna del dollaro

in oro.

Dopo questo lungo processo storico, attualmente in nessun Paese del mondo vi è la

convertibilità aurea e la moneta è finanziaria.

Oggigiorno, quindi, quando si parla di convertibilità della moneta, si fa riferimento ad una

convertibilità convenzionale, cioè, come abbiamo detto, ad un’autorizzazione che consente di

intrattenere relazioni in più monete.

Nel mondo le monete si dividono in:

- monete convertibili convenzionalmente

33

- monete non convertibili convenzionalmente.

Per un Paese avere una moneta inconvertibile comporta avere grandi svantaggi perché per le

importazioni occorre sempre e comunque procacciarsi delle monete convertibili. Per questo

motivo i paesi quando possono, cioè l’equilibrio del loro sistema monetario interno lo

consente, cercano di assicurare la convertibilità della moneta

Esistono diversi gradi di convertibilità:

- convertibilità parziale o limitata

- convertibilità piena.

L’autorizzazione data alle banche può essere limitata sotto tre profili

1. dal punto di vista del sistema bancario: e cioè concessa solo a certe banche (le più

importanti);

2. dal punto di vista delle controparti delle banche: vengono escluse le famiglie oppure si

autorizzano solo le operazioni con le imprese che lavorano con l’estero; oppure solo con

non residenti; o solo con altre banche.

3. dal punto di vista del tipo di operazione: sono consentite le operazioni commerciali, non

sono autorizzate quelle finanziarie.

Nei tre casi menzionati la convertibilità è parziale o limitata. Quando invece l’autorizzazione

viene data a tutte le banche a tutti gli operatori economici famiglie comprese e per qualunque

tipo di operazione la convertibilità è piena.

La lira italiana diventò limitatamente convertibile il 20 dicembre 1958

giorno nel quale diventarono convertibili tutte le monete dei principali paesi europei ( lo erano

già il dollaro, e il franco svizzero ).

Successivamente, la Comunità Europea sostenne che era opportuno che le monete dei paesi

europei membri passassero progressivamente da monete parzialmente convertibili a monete

pienamente convertibili.

In Italia questo passaggio fu completato il 14 maggio del 1990.

34

Convertibilità piena e moneta di riserva

Una moneta con convertibilità piena, ossia convertibile per tutte le banche, per tutte le

controparti e per tutti i tipi di operazione, può aspirare a diventare moneta di riserva.

La condizione necessaria per essere moneta di riserva è, appunto, la convertibilità piena, ma

questa non è sufficiente. Occorre, infatti, che le banche centrali degli altri Paesi decidano

spontaneamente di detenere le attività sull’estero (crediti) in quella moneta facendola

diventare in questo modo una moneta di riserva.

La tendenza è stata quella di concentrare le attività sull’estero in pochissime monete di riserva

e, per motivi di efficienza, quasi in una soltanto: il dollaro .

Le quantità di riserve in dollari, per fare l’esempio più classico, detenute dalla banche centrali,

servono alle stesse per intervenire sul mercato dei cambi con lo scopo di sostenere il valore

esterno della moneta nazionale.

Lo yen rappresenta la moneta di riserva per il Sud-est asiatico, ma non è

una moneta di riserva a livello mondiale, come invece lo è il dollaro.

L’euro ha la missione di diventare una moneta di riserva a livello

mondiale, diventando così un’alternativa al dollaro.

Definizione di moneta di riserva:

è la moneta pienamente convertibile di un certo paese che viene accolta nei bilanci delle

Banche Centrali degli altri paesi per denominare i loro crediti sull’estero.

Importante è ricordare che:

liquidità internazionale + oro = riserve internazionali

35

4. Aspetti Strutturali del Mercato Dei Cambi

1. Mercato di banca

Nel mercato dei cambi gli scambi avvengono tipicamente tra banche situate in tutto il mondo.

Il mercato dei cambi è, quindi, un mercato tendenzialmente di banca e non di borsa.

Infatti è un mercato all’ingrosso nel quale le banche giocano un ruolo fondamentale, perché,

in un momento successivo, sarà loro compito frazionare gli importi in base alle esigenze della

clientela.

Il mercato dei cambi è, perciò, diverso dai mercati delle obbligazioni e delle azioni negoziate

tipicamente nelle Borse, così come per i prodotti derivati.

Il mercato dei cambi, in questo senso, è un’eccezione: è un mercato interbancario (tra banche,

ma anche tra banche e controparti non bancarie).

Le grandi banche che si occupano della compravendita sul mercato dei cambi sono

considerate dei market makers.

In questo mercato, geograficamente disperso, è difficile sapere il miglior prezzo disponibile

del cambio. Per questo motivo vengono utilizzati schermi elettronici che mostrano le

quotazioni dei cambi per ogni market makers, ma i prezzi sono spesso solo “indicativi”, cioè

le transazioni effettive possono o non possono essere eseguite a quei prezzi.

2. Dimensione del mercato dei cambi

Il mercato dei cambi è il più vasto e liquido mercato del mondo, in quanto vi hanno luogo

transazioni di grande ammontare senza significativi movimenti sui prezzi.

Il FOREX (Foreign Exchange Market) è nato con l’obiettivo di agevolare la circolazione dei

capitali e rappresenta il mercato finanziario più grande del mondo. Sorto nel 1971, quando

fecero il loro ingresso sul mercato i cambi fluttuanti, è da sempre visto come un mercato in

continua espansione.

Attualmente esso rappresenta, per volumi scambiati e transazioni eseguite, il mercato

finanziario più vasto e più liquido esistente. Il suo volume d’affari giornaliero è passato da 5

miliardi di dollari del 1977 a circa 1,5 trilioni di dollari attuali, trattando ogni 15 giorni tanto

quanto negli altri mercati finanziari si tratta in un anno intero.

Fonte: Bank of International Settlement, Triennial central bank survey of foreign exchange and

derivative market activity in april 2007, www.bis.org

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Configurato come un mercato unico mondiale, aperto 24 ore su 24, senza sede in un luogo

fisso specifico, con borse di libero accesso posizionate efficacemente in posizione oraria, non

soggetto a particolari e precise regolamentazioni inerenti sistemi di negoziazione, quantità

negoziate, modalità di consegna e scadenze standardizzate, si caratterizza per essere uno dei

più vasti mercati OVER THE COUNTER (O.T.C.), presenti sul panorama finanziario. In

termini di volume di scambi, grandezza quest’ultima che denota lo spessore del mercato,

possiamo dire che esso con una movimentazione giornaliera di circa 1.100 miliardi di dollari,

supera di gran lunga il mercato americano dei titoli obbligazionari e delle azioni.

Non solo il mercato dei cambi è il mercato più liquido del mondo, ma, viste le sue dimensioni,

è praticamente impossibile per i privati e per le aziende poter influenzare direttamente i tassi

di cambio. Persino le banche centrali ed i governi trovano sempre più difficile intervenire sui

tassi di cambio delle valute più liquide, quali il dollaro statunitense, lo yen, l’Euro, il Franco

svizzero, il dollaro canadese ed il dollaro australiano.

Il mercato dei cambi è un mercato globale, dato che in ogni istante è possibile conoscere i

prezzi fatti in ogni parte del mondo ed operare, ovunque, con la massima trasparenza ed

annullando istantaneamente eventuali disparità di prezzo a mezzo di arbitraggi. È un mercato

globale che opera 24 ore su 24, infatti, per effetto della rotazione terrestre è possibile avere

una serie continua di contrattazioni valutarie.

Dei 1.100 miliardi di dollari, che costituiscono la dimensione giornaliera del mercato dei

cambi, circa il 3% è riservato a transazioni di tipo commerciale (contratti stipulati tra imprese

e tra imprese e pubbliche amministrazioni che hanno, in via esclusiva o quantomeno

prevalente, ad oggetto la consegna di merci o la presentazione di servizi contro il pagamento

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di un prezzo), mentre la restante parte (97%) corrisponde a transazioni finanziarie cioè scambi

di depositi nelle varie monete non aventi una motivazione commerciale.

3. Aperto 24 ore su 24 – Evoluzione sui fusi orari

Il mercato dei cambi è un mercato aperto 24 ore su 24, 5 giorni a settimana, con operatori in

tutti i centri principali di negoziazione.

Se consideriamo le 24 ore giornaliere avremo che, anche se il mercato dei cambi non apre e

non chiude mai (a differenza dei mercati di borsa), concettualmente, il mercato dei cambi

“apre” ad Oriente, nella regione Asia-pacifico, più precisamente a Wellington in Nuova

Zelanda, poi a Sidney in Australia, seguita da Tokyo, Hong Kong e Singapore. Qualche ora

più tardi, mentre i centri asiatici sono ancora aperti, le negoziazioni cominciano a Bahreïn e

nel Medio Oriente. Più tardi ancora, quando comincia il pomeriggio a Tokyo, i mercati

europei aprono. Quando è passato mezzogiorno in Europa, le negoziazioni iniziano a New

York e in altri centri degli Stati Uniti. Infine, quando il ciclo si completa e negli Stati Uniti è

quasi sera, una nuova riunione si apre nella regione asiatica del pacifico e il processo

ricomincia.

Gli scambi iniziano il lunedì mattina a Wellington e a Sidney (le 19.00 di domenica in

Europa) per poi proseguire in tutto il mondo attraverso i vari centri dove avvengono le

transazioni, sino alla chiusura del mercato che avviene alle 4.30 (ora europea) di venerdì, a

New York.

Molte banche invece di avere filiali in tutto il mondo, preferiscono far svolgere tre turni ai

loro cambisti, alcuni dei quali lavorano di notte.

Si può quindi dire che da qualche parte della terra ci sono dei centri finanziari aperti e delle

banche e altre istituzioni finanziarie che negoziano in tutti i momenti della giornata e della

notte, ma non durante il fine settimana o nelle vacanze infrasettimanali. L’ora di apertura si

differenzia sui vari centri finanziari del mondo: al momento della chiusura di un centro

finanziario, altri centri aprono una nuova riunione.

4. Centri più importanti

I centri di negoziazione più importanti sono:

- Londra (con oltre il 50% dell’intero mercato)

- New York

- Tokyo

- Zurigo

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- Ginevra

- Francoforte

- Hong Kong

- Singapore

- Sidney

La creazione dell’Unione Monetaria Europa sembra avere influito principalmente sul volume

delle contrattazioni come evidenziato nella tabella qui di seguito riportata:

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- Parigi

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5. Mercato a pronti e mercato a termine

Le transazioni sono fatte dal 60 all’80% a pronti e dal 40 al 20% a termine, perché l’operatore

se è possibile preferisce operare a pronti. Infatti acquistare a termine significa pagare due

spread (dati dalla differenza tra prezzo D e prezzo L): quello del pronti e quello del termine.

Vediamo un esempio:

a pronti: dato un prezzo di 1800 avremo:

- 1798 (se vendiamo)

- 1802 (se compriamo)

a termine: + 90:

- 88 (se vendiamo)

- 92 (se compriamo)

Perciò, in acquisto il prezzo sul mercato a termine sarà:

1802 + 92 = 1894

Alla vendita il prezzo sarà:

1798 + 88 = 1886

6. Controparti

Generalmente le controparti sono non residenti, infatti in percentuale si ha: residenti 25% e

non residenti 75%.

Inoltre le controparti bancarie rappresentano circa il 90%, mentre quelle non bancarie

(importatori, esportatori, società multinazionali, gestori di patrimoni ect.) il 10%.

Il mercato dei cambi, quindi, non è tanto al servizio degli importatori e degli esportatori,

quanto al servizio dei finanzieri internazionali, che mirano ad ottenere delle plusvalenze. Ciò

significa che è un mercato pericoloso, perché con la speculazione spesso il cambio va contro i

fondamentali, cioè può capitare che una moneta che si dovrebbe rafforzare, in base ai

fondamentali, si indebolisce e, viceversa, una che si dovrebbe indebolire si rafforza.

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5. Determinanti del tasso di cambio

Volcker's Fed is widely credited with ending the United States' stagflation crisis of the 1970s. Inflation, which peaked at 13.5% in 1981, was successfully lowered to 3.2% by 1983. The federal funds rate, which had averaged 11.2% in 1979, was raised by Volcker to a peak of 20% in June 1981. The prime rate rose to 21.5% in '81 as

well. Nobel laureate Joseph Stiglitz 20 said about him in an interview: “Paul Volcker, the previous Fed Chairman known for keeping inflation under control, was fired because the Reagan administration didn't believe he was an adequate de-regulator”21

Il cambio è funzione di cinque elementi:

1) la PPA: la teoria della parità del potere di acquisto, come abbiamo già visto, afferma che i

tassi di cambio sono determinati dai prezzi relativi dei gruppi di beni simili nei diversi

paesi. I cambiamenti dei tassi di inflazione sono compensati dal cambiamento uguale ma

opposto dei tassi di cambio.

Vediamo un esempio:

se un hamburger costa $ 2.00 negli Stati Uniti e £ 1.00 in Gran Bretagna, allora in accordo

con la PPA, il tasso di cambio £-$ deve essere 2 dollari per una sterlina britannica. Se il

prevalente tasso di cambio è $ 1.7 per una sterlina, allora la sterlina si dice essere

sottovalutata e il dollaro sopravalutato. La teoria allora postula che le due valute si

muoveranno alla fine verso la relazione 2:1.

20 Joseph Stiglitz (1943) è un economista e scrittore statunitense. Stiglitz ha rivestito ruoli rilevanti nella politica economica. Ha lavorato nell'amministrazione Clinton come Presidente dei consiglieri economici (1995 – 1997). Alla Banca Mondiale, è stato Senior Vice President e Chief Economist (1997 – 2000), prima di essere costretto alle dimissioni dal Segretario del Tesoro Lawrence Summers. Il contributo più famoso di Stiglitz alla teoria economica riguarda lo screening, una tecnica usata da un agente economico che voglia acquisire informazioni - altrimenti private - da un altro. È per questo contributo alla teoria delle "asimmetrie informative" che ha condiviso il premio Nobel con George A. Akerlof e A. Michael Spence. Di Stiglitz si consiglia di leggere La globalizzazione che funziona, Einaudi, 2006

21 Fonte: Wikipedia

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Riteniamo utile spiegarlo con le parole dell’Economist22 che ha da sempre pubblicato

ricerche sulla PPA e introdotto il Big Mac Index.

22 The Economist è il settimanale più autorevole al mondo. Gli argomenti riguardano le più importanti notizie di cronaca, economia, politica, affari e finanza, e si rivolge ad un pubblico di lettori d'elite, influenti uomini d'affari e politici. The Economist è apertamente a favore di una linea politica conservatrice in materia fiscale, dunque si può considerare un tipo di stampa opinionista che sostiene un determinato schieramento politico. La rivista esce ogni giovedì stampata, come tutti i periodici, su carta lucida, ed è distribuita nel resto del mondo il venerdì. È disponibile una edizione on-line sul sito Internet, aggiornata il giovedì sera. La tiratura settimanale è superiore al milione di copie.

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Burgernomics is based on the theory of purchasing-power parity, the notion that a dollar

should buy the same amount in all countries. Thus in the long run, the exchange rate

between two countries should move towards the rate that equalises the prices of an

identical basket of goods and services in each country. Our "basket" is a McDonald's Big

Mac, which is produced in about 120 countries. The Big Mac PPP is the exchange rate

that would mean hamburgers cost the same in America as abroad. Comparing actual

exchange rates with PPPs indicates whether a currency is under- or overvalued.

2) il segno della Voce Partite Correnti (PC) della Bilancia dei pagamenti: il saldo delle PC

definisce effettivamente quanto il paese importa rispetto a quello che esporta. L’influenza

sul cambio è di tipo strutturale, perché il saldo delle PC assume segno positivo o negativo

a seconda di circostanze strutturali e cicliche.

Se è positiva: esportazioni > importazioni, quindi il paese è competitivo;

Se è negativa: esportazioni < importazioni, quindi il paese non è competitivo.

Oltre che dalla competitività, le Partite Correnti dipendono anche dalla posizione di un

paese nel ciclo economico. Ad esempio se un paese si trova in una fase espansiva, mentre

gli altri sono in una fase recessiva, il paese in parola vedrà aumentare le importazioni e

diminuire le sue esportazioni.

3) la politica monetaria: esistono diversi stili utilizzati nella direzione della politica

monetaria.

Ci sono Paesi nei quali la politica monetaria ha uno stile rigoroso, ossia appena c’è

qualcosa che non va le autorità intervengono (ad esempio, se c’è sintomo di inflazione

vengono alzati i tassi di interesse).

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Altri Paesi, invece, sono più tentennanti nell’intervenire; adottano quindi uno stile di

direzione debole della politica monetaria. Questo è un aspetto negativo, perché determina

un cambio più soffice.

Ci sono, poi, Paesi con Banche Centrali molto indipendenti, nel senso che agiscono nel

modo che ritengono più utile senza rendere conto a nessuno del loro operato.

Uno stile di direzione sbagliato si ha quando la Banca Centrale prende le proprie decisioni

sotto l’influenza del governo: la Banca Centrale deve essere il più possibile indipendente

poiché essa è il guardiano della stabilità monetaria.

4) la variazione dei tassi di interesse: è un aspetto collegato al segno delle Partite Correnti.

Se un paese ha un saldo negativo delle PC dovrebbe controbilanciare questo elemento di

debolezza elevando i tassi di interesse e viceversa dovrebbe abbassare i tassi di interesse

in presenza di PC con saldo negativo.

E’ anche vero però che il differenziale dei tassi di interesse viene compensato mediamente

nel tempo dalle variazioni del cambio e questo per il principio in base al quale tutte le

attività hanno uguale rendimento se aggiustate per il rischio.

Peraltro il differenziale di interesse – se rilevante – gioca un ruolo significativo. Nel 1979

venne nominato Paul Volcker quale chairman dellla Federal Reserve.

Volcker, che temeva che la politica di Reagan23 fosse inflazionistica,

anticipò tutti con un forte rialzo dei tassi di interesse. I tassi di interesse elevati spinsero gli

23 Ronald Reagan (1911 –2004) è stato Presidente degli Stati Uniti d’America dal 20 gennaio 1981 al 20 gennaio 1989. La sua politica economica basata sull'offerta (supply-side economics o anche Reaganomics) fu caratterizzata dal taglio del 25% dell'imposta sul reddito, dalla riduzione dei tassi d'interesse, dall'aumento delle spese militari e anche del deficit e del debito pubblico. Dopo una recessione nel biennio tra il 1981 e il 1982, l'economia statunitense iniziò una rapida ripresa nel 1983. Reagan venne rieletto in maniera trionfale nel 1984, vincendo in 49 stati.

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investitori internazionali a comprare dollari. Il dollaro si rivalutò decisamente fino al 1985

(Accordo del Plaza per il deprezzamento del dollaro).

5) gli interventi della Banca Centrale: nel regime di cambi fissi, sono obbligatori nei punti

della banda di oscillazione. In realtà si possono manifestare anche in punti differenti della

banda di oscillazione (non solo all’esterno) e, in regime di cambi flessibili, in qualsiasi

momento.

Gli interventi della Banca Centrale costituiscono materia molto controversa. Da un lato

sono indispensabili allorché sul mercato dei cambi non si svolgono condizioni regolari di

mercato ( ad esempio tutti siano compratori o venditori di una certa moneta ). In questo

caso l’intervento della Banca Centrale potrà ripristinare ordinate condizioni di mercato

attraverso un intervento che modificando bruscamente il tasso di cambio riporti gli

operatori a dividersi in compratori e venditori.

Dall’altro lato però questi interventi sono criticati perché favoriscono di fatto alcuni

operatori a danno di altri, perché rischiano di eccitare la speculazione internazionale

fornendo una certa valuta ad un prezzo più basso di quello di mercato e perché tali

interventi hanno generalmente effetti di durata limitata e dopo poco c’è il rischio che non

ordinate condizioni di mercato sui ripresentino.

Un’alternativa agli interventi veri e propri sono gli annunci della Banca Centrale volti a

scoraggiare l’insorgere di comportamenti indesiderabili da parte degli operatori.

5.1 Le aspettative di cambio

Nell’ambito dei cambi è opportuno fare riferimento a due tipologie di aspettative:

1) estrapolative

2) normali o regressive

Le aspettative estrapolative significano che, se è avvenuta una variazione, ci si aspetta che

avvenga una ulteriore variazione nella stessa direzione. Si tratta di aspettative che ben si

prestano a descrivere fenomeni di sfiducia in una valuta.

Le aspettative normali o regressive, invece, implicano che gli operatori abbiano l’idea di

un valore normale di lungo periodo della variabile in questione, per cui ogni qual volta il

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valore corrente è diverso da quello normale, gli operatori di aspettano che il valore

corrente stesso si muoverà prima o poi (e quindi regredirà) verso il valore normale.

E’ evidente che le aspettative estrapolative hanno un effetto destabilizzante, mentre quelle

regressive ne hanno uno stabilizzante.

5.2 Monete forti e monete deboli

Il dollaro è stato dopo la fine del 1971 di Bretton Woods una

moneta strutturalmente debole. La debolezza del dollaro degli ultimi 10 annio – vedi

grafico sopra – ha costretto tutti a politiche più espansive portando crescita nel mondo.

L’Europa è stata costretta a rivalutare ma ha accettato di buon grado perchè, da

esportatrice, ha preferito avere un mondo che cresce e compra i suoi prodotti (per quanto

resi cari dall’euro forte) piuttosto che avere un euro basso, competitivo sulla carta ma

privo di mercati di sbocco perchè non c’è crescita.

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L’euro deve essere considerato come una valuta strutturalmente forte, con

alla spalle una banca centrale molto credibile.

Il valore della sterlina è sceso da 4,86 dollari – cambio del XIX secolo -

arrivando, attraverso svalutazioni successive, a 1 dollaro e 64 (di ottobre 2009) e

considerando che il dollaro si è svalutato contro tutte le valute. Nel 1975 un editoriale del

Wall Street Journal parlò di “Goodbye, Great Britain. Eichengreen24 ha parlato di Sterling in

decline nel 1983. Un’altra crisi della sterina si verificò nell’autunno del 1992, quando la

sterlina fu costretta a svalutare e uscire dal Sistema Monetario Europeo. Il finanziere George

Soros ha ammesso in quell’occasione di aver guadagnato più di un miliardo di dollari,

scommettendo contro la sterlina. La sterlina è una moneta strutturalmente debole.

Lo yen è una moneta strutturalmente forte. Il saldo strutturalmente positivo

delle Partite Correnti ne fa una valuta forte. Ci volevano 360 yen per un dollaro dopo la

seconda guerra mondiale fino a 110 nel 1993 e circa 90 dell’ottobre 2009.

Il renminbi è la valuta avente corso legale nella Repubblica Popolare

Cinese. Il renminbi è emesso dalla Banca Popolare Cinese, l'autorità monetaria della

Repubblica Popolare Cinese. L'unità base del Renminbi è lo yuan. Yuan in cinese significa

24 Barry Eichengreen (born 1952) is an American economist who holds the title of George C. Pardee and Helen N. Pardee Professor of Economics and Political Science at the University of California, Berkeley, where he has taught since 1987. Eichengreen's mother is Lucille Eichengreen. He has done research and published widely on the history and current operation of the international monetary and financial system. He received his Ph.D. from Yale University in 1979. He was a senior policy advisor to the International Monetary Fund in 1997 and 1998, although he has since been critical of the IMF. His best known work is the book Golden Fetters: The Gold Standard and the Great Depression, 1919-1939, Oxford University Press, 1992

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letteralmente "tondo" o "moneta rotonda",

quindi ha anche significato generico per

"moneta".

Per dieci anni il renminbi è stato strettamente

ancorato al dollaro statunitense ad un tasso

fisso di 8,28 renminbi per dollaro

statunitense. Il 21 luglio 2005 la Banca

Popolare Cinese ha rivalutato il renminbi ad

un tasso di 8,11 renminbi per dollaro statunitense. Le autorità cinesi hanno inoltre sganciato il

renminbi dal dollaro statunitense preferendo un paniere di valute internazionali. Dal 21 luglio

2005 il valore del renminbi può fluttuare in una banda di oscillazione pari allo 0,3% del

valore di riferimento della valuta25.

25 Quando una valuta si àncora a un’altra valuta o paniere di valute, si parla di pegging. A fixed exchange rate, sometimes called a pegged exchange rate, is a type of exchange rate regime wherein a currency's value is matched to the value of another single currency or to a basket of other currencies, or to another measure of value, such as gold. A fixed exchange rate is usually used to stabilize the value of a currency, against the currency it is pegged to. This makes trade and investments between the two countries easier and more predictable, and is especially useful for small economies where external trade forms a large part of their GDP. China's fixed exchange rate with the US dollar until 2005 led to China's rapid accumulation of foreign reserves, placing an appreciating pressure on the Chinese yuan. Fonte: Wikipedia

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(sopra, Fonte: Il Sole 24 Ore 4 novembre 2009)

Il tasso di cambio del renminbi è al centro di un teso dibattito internazionale. Molti

economisti, ed i governi di USA e della Comunità Europea ritengono che la moneta cinese sia

fortemente sottovalutata, favorendo così eccessivamente le esportazioni cinesi e, con tale

pressione, causando una forte limitazione del mercato del lavoro nei paesi più sviluppati.

Diverse imprese occidentali importatrici non si oppongono alla condizione di un renminbi

così sottovalutato; data la loro condizione intermedia nel filone commerciale dei prodotti

provenienti dalla Cina a prezzi così convenienti, la vendita di tali prodotti sul mercato

occidentale permette amplissimi margini di guadagno.

Le autorità cinesi temono che l'abbandono del tasso di cambio fisso possa favorire le attività

di speculazione finanziaria, la destabilizzare dell'economia cinese e la crescita del PIL,

ritenuta ad oggi soddisfacente.

La principale valuta di denominazione delle riserve della banche centrali nel mondo è il

dollaro americano. E’ sempre stato così nel corso del ‘900, ma nell’ultimo decennio – con lo

spostamento del baricentro economico del mondo in Asia – la situazione è in via di

evoluzione.26

La Banca centrale cinese nel maggio 2009 ha visto le riserve in dollari crescere di 23,7

miliardi: il totale dei titoli pubblici Usa posseduti sale a 768 miliardi a cui si aggiungono altri

titoli denominati in dollari, che costituiscono il 70% delle riserve totali, pari a circa 2.000

miliardi di dollari.27

26 Si veda anche Martin Wolf, Un altro dollaro non è un’eresia, Il Sole 24 Ore, 14 ottobre 2009

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La quota del biglietto verde sulle riserve ufficiali globali è variata di poco negli ultimi anni,

oscillando fra il 61 e il 66%. L'euro non è per ora emerso come vera alternativa, anche se il

peso dell’euro è intorno al 25%. (sopra, Fonte: Il Sole 24 Ore, 14 ottobre 2009)

Gli USA sono il maggior importatore di petrolio della Russia e acquirente di beni cinesi. Cina

e Russia negli ultimi venti anni hanno accumulato una enorme riserva di dollari presso la

banca centrale, che rischiano di perdere dal 25 al 40% del loro valore, se il dollaro venisse

svalutato. La Russia sta già creando un'alternativa al dollaro come moneta di riserva: grazie

agli ottimi rapporti con la Germania (nonché agli storici legami tra questi due paesi), la Russia

sta diversificando da circa un lustro le proprie riserve accumulando euro e cedendo dollari. La

Cina, viceversa, detiene enormi riserve di dollari (così come le detengono i Paesi arabi), per

cui la diversificazione monetaria è pur sempre possibile, sebbene scoraggiata dal rischio di

perdere ingenti capitali qualora la diversificazione dovesse esser spinta oltre un certo limite.

Pur tuttavia, la Cina ha espresso nel 2006 l'intenzione di diversificare maggiormente il proprio

deposito di valuta straniera, in séguito a contrasti molto accentuati col governo statunitense

che ha bloccato l'acquisto di un'impresa statunitense di perforazioni petrolifere off shore. La

27 Rampini F. , Pechino aiuta il biglietto verde e compra T-bond, La Repubblica, 27 maggio 2009. Di F. Rampini (con C. de Benedetti e F. Daveri) si consiglia la lettura di Centomila punture di spillo.

Come l’Italia può tornare a correre , Mondadori, 2008

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Cina si troverà inevitabilmente di fronte al dilemma se continuare ad accumulare Dollari

sempre meno appetibili come valuta di riserva o se diversificare in modo assai maggiore col

rischio implicito di perdere parte del valore del capitale accumulato a causa della conseguente

inflazione che si verificherebbe.

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6. La storia del mercato dei cambi

“Chi si alza prima dell’alba trecentosessanta giorni all’anno non mancherà di arricchire la sua famiglia”, antico proverbio

cinese28

Il mercato dei cambi o Foreign Exchange Market (FOREX o FX) è il mercato più grande del

mondo, il più liquido, il più dinamico. Non esistono interruzioni o “pause pranzo”, aperture o

chiusure, il mercato Forex lavora in continuità 24 ore al giorno dalla domenica sera quando i

neo-zelandesi per primi accendono gli screen, al venerdì sera con la chiusura statunitense. I

volumi di contrattazione sono oggi nei dintorni dei 2mila miliardi di dollari al giorno.

Grazie al rapido sviluppo dell’information technology, tutti i partecipanti hanno accesso

simultaneo a questo mercato globale.

Il FOREX come lo conosciamo noi oggi è il risultato di alcuni processi fondamentali che

hanno preso vita dopo la grande depressione per cercare di creare un ambiente stabile per

favorire la ripresa del commercio.

GLI ALBORI DEL FOREX

I Babilonesi sono accreditati come pionieri nell’utilizzo di ricevute e banconote, ma venendo

ai cambi, furono cambiavalute medio-orientali i primi a cambiare monete diverse tra culture

diverse.

Durante il Medioevo divenne chiara la necessità di una diversa forma di pagamento oltre alle

monete. Nacquero banconote che rappresentavano trasferibili diritti di pagamento da parte di

terzi; tale metodo rese molto più facile ai mercanti il commercio anche con valute diverse

dalla propria.

28 Tratto da M. Gladwell, Fuoriclasse, Mondadori, 2009, p. 182

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Dall’infanzia del forex nel Medioevo, sino alla Prima Guerra Mondiale, in realtà i mercati

valutari sono stati relativamente stabili e immuni da interessi di attività speculativa; gli

scambi avvenivano per pura necessità. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la volatilità è

cresciuta, ed operazioni speculative hanno fatto la loro comparsa in un ambiente nel quale le

maggior parte delle istituzioni, e del grande pubblico, guardavano con molto sospetto alla

speculazione nel mercato dei cambi.

LA GRANDE DEPRESSIONE E GLI ACCORDI DI BRETTON WOODS

Prima della Grande Depressione, la maggior parte delle valute era scambiata liberamente,

molte valute seguivano un standard di convertibilità attraverso oro o argento. Tali standard

hanno vacillato dopo il crollo dei listini azionari dell’ottobre 1929.

La prima grande tappa della storia del Forex sono gli accordi di Bretton Woods

del 1944.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, Stati Uniti, Regno Unito e Francia si incontrarono

alla Conferenza Monetaria e Finanziaria delle Nazioni Unite a Bretton Woods, nel New

Hampshire, sulla costa est degli Stati Uniti, e diedero vita ad un nuovo, e ci si auspicava

stabile, sistema monetario internazionale.

L’accordo di Bretton Woods fu siglato per creare un ambiente in cui le economie dei vari

paesi potessero riprendersi dopo la Guerra. Primo importante risultato di tali accordi, il

dollaro si sostituisce alla sterlina come valuta di riferimento.

Sino alla Seconda Guerra Mondiale la Sterlina britannica era il cardine dell’economia, la

maggior valuta a cui tutte le altre venivano rapportate; tale situazione cambiò quando la

guerra portata dai nazisti arrivò anche a promuovere una durissima campagna di

contraffazione nei confronti della valuta.

Il dollaro, da valuta fallimentare a causa dell’ enorme depressione cominciata nel 1929,

divenne la componente primaria delle riserve valutarie delle banche centrali. Il valore del

biglietto verde fu legato all’oro al prezzo di 35 $ l’oncia, e gli accordi stabilivano il “PEG”,

un tasso di conversione fra due valute fisso o limitato all’interno di una ristretta banda di

oscillazione; le maggiori valute si legavano al dollaro attraverso questo meccanismo, fu loro

consentito di muoversi in una banda di oscillazione dell’1%; da quel momento le singole

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nazioni si dovevano preoccupare di mantenere stabile il valore della propria moneta; quando

una valuta si avvicinava alla banda di fluttuazione la Banca Centrale del paese interveniva sul

mercato per riportarla entro livelli corretti.

A Bretton Woods si crearono inoltre World Bank e Fondo Monetario Internazionale (FMI

o IMF all’anglosassone), nella speranza di stabilizzare la situazione dell’ economia globale.

GLI ANNI 50 e 60, I CREEPING PEGS e LA PRIMA SVALUTAZIONE

All’inizio degli anni 50 l’avvento del TELEX semplificò enormemente l’operatività sui

mercati valutari. I volumi del Forex cominciarono a crescere in maniera esponenziale,

minando alla base i tassi fissi stabiliti a Bretton Woods. I tassi di cambio erano in regime di

peg, ma intorno al limite delle bande di oscillazione, la speculazione cominciava a farsi

frenetica. Il periodo è descritto con la metafora di “creeping pegs” (i peg traballanti,

scricchiolanti).

Nel 1967, una banca di Chicago rifiutò ad un professore universitario di nome Milton

Friedman29 un prestito in sterline, poiché egli intendeva utilizzare tali fondi

per andare “corto” della valuta britannica, giocandone il ribasso. Friedman aveva percepito

che la sino ad allora regina del mercato era sopravvalutata rispetto al dollaro, e la voleva

vendere, per riacquistarla dopo il declino e ripagare il finanziamento bancario intascando un

veloce profitto. La banca rifiutò proprio per il rispetto degli accordi di Bretton Woods.

Ma Friedman aveva ragione, e il primo fallimento di Bretton Woods era dietro l’angolo. La

Banca d’Inghilterra si oppose con l’aiuto di altre banche centrali all’eccessiva svalutazione

della sterlina. Per la prima volta l’intervento di una banca centrale attraverso operazioni sul

mercato dei cambi fallì, e si giunse nel novembre del 1967 alla svalutazione della sterlina.

29 Milton Friedman (1912–2006) è stato un economista statunitense. Il suo pensiero ed i suoi studi hanno influenzato molte teorie economiche, soprattutto in campo monetario. Fondatore della scuola monetarista è stato insignito del Premio Nobel per l'economia nel 1976.

55

LA FINE DELLO STANDARD AURIFERO, LO SMITHSONIAN AGREEMENT

Nel 1968 fu il turno del dollaro ad andare sotto grande pressione contro il marco tedesco. La

Bundesbank fu costretta ad assorbire miliardi di $ dal mercato acquistando Usd/Dem per

contrapporsi alla rivalutazione del marco, che comunque arrivò nel 1969.

Giunto l’anno 1971 il dollaro statunitense era in forte deprezzamento contro le majors. E’ la

fine dell’era dello standard aurifero, la convertibilità con l’oro viene sospesa.

Il presidente statunitense Nixon impone controlli sul livello dei prezzi e dei salari, e nel

dicembre del 1971 lo Smithsonian Agreement rimpiazza gli accordi di Bretton Woods.

Viene fissata una banda di oscillazione che permette una fluttuazione del 2.25%.

Nel 1972 in Europa, per tentare di slegare le valute dalla dipendenza del dollaro, la CEE e per

la precisione Germania Ovest, Francia, Italia, e Benelux raggiungono un accordo. L’obiettivo

è di stringere, teoricamente dimezzare, la banda di oscillazione tra le valute europee, creando

il “Serpente monetario” 30 (“snake”, in inglese). Per garantire il funzionamento di questo

meccanismo del serpente, e per portare al controllo delle situazioni di debito o di credito delle

banche centrali, provocate da interventi che perseguivano la stabilizzazione dei loro tassi di

cambio, il vertice di Parigi del 19-20 ottobre 1972 crea una nuova istituzione, il Fondo

Europeo di Cooperazione Monetaria (FECOM), che può considerarsi come il primo tentativo

di creazione di un organo centrale bancario, anche se non arrivò mai ad avere entità fisica. I

membri di questa co-operazione sono volontari, infatti molti Paesi vanno e vengono.

IL FALLIMENTO DEGLI ACCORDI, E’ L’INIZIO DELLA FLUTTUAZIONE

LIBERA

Ma il mercato Forex, e i partecipanti al mercato stanno velocemente maturando ed

implementando strumenti elettronici sempre più sofisticati.

30 Si veda G. Carli, Cinquant’anni di vita italiana, Laterza, 1993: “Paolo Baffi ed io raccogliemmo l’invito di Monnet (uno dei padri fondatori dell’UE, ndr) iniziando ad elaborare un modello transitorio di unione monetaria che puntasse alla costituzione di un regime di cambi fissi, ma tenesse conto delle divergenze tra le economia europee che erano destinate ad allargarsi nel breve periodo”(p. 226).”Ricordo che Malagodi (Ministro del Tesoro del’epoca, ndr) ebbe un’espressione felice quando osservò che affinchè la lira potesse tornare nel Serpente, “Accanto al serpente monetario ci vorrebbe anche un serpente sindacale” (p. 232).

56

In questo scenario, il marco tedesco continua inesorabilmente a rafforzarsi man mano che la

Germania assurge al ruolo di locomotiva del Vecchio Continente, la nostra Lira si

indebolisce; le continue e numerose uscite ed entrate del meccanismo di stabilità cambiaria

fanno male al sistema creato; vi sono profondi disaccordi di politica economica tra i paesi

europei, motivati dalla crisi petrolifera iniziata nel 1973.

Si arriva inevitabilmente molto presto al fallimento dell’accordo, e alla “morte del serpente”.

Nel 1973, il dollaro si svaluta del 10%. E’ il fallimento dei due accordi, ed è il via al sistema

di libera fluttuazione del mercato valutario. Non arrivano nuovi accordi istituzionali. I governi

sono liberi di scegliere i destini della propria valuta, fissandola parzialmente o lasciandola

libera di fluttuare nel mercato. Si verifica quindi la prima grande svalutazione del dollaro:

Usd/Dem da 3.20 a 2.30 tra febbraio e giugno del 1973.

Prima grande svalutazione del dollaro: UsdDem da 3.20 a 2.30 tra febbraio e giugno del 1973

A metà degli anni ’70 le banche broker internazionali dominano il mercato dei cambi, dopo il

1975 il sistema di libera fluttuazione delle valute è ufficialmente operativo.

57

NASCE LO SME

Tra il 1978 e il 1979 nuovamente alla ricerca di un’emancipazione dal dollaro, l’Europa crea

il Sistema Monetario Europeo o SME (EMS, European Monetary System), ancora una volta

i fini sono legati alla regolamentazione del mercato Forex, oltre che alla definizione di nuove

regole riguardanti il credito.

Viene implementato l’ERM (Exchange Rate Mechanism), che porta alla creazione una nuova

valuta, l’ECU (European Currency Unit): ad essa il basket di valute europee si lega in una

banda di oscillazione attorno ad un livello centrale dell’ECU, detto “parità”. Da quel

momento, nasce il trading dell’Ecu basket. Se una valuta dello SME devia significativamente

dal tasso centrale contro Ecu, il Fondo di Cooperazione Monetaria Europeo e le banche

centrali intervengono per stabilizzarla.

L’Italia entra nello SME con la cosiddetta “banda larga” del 6%. Mentre le altre valute

potevano fluttuare in un corridoio del 2,25% rispetto alla parità centrale, la lira ottenne –

grazie all’opera del Governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi – una

maggiore libertà di movimento.31 Non mancarono gli scettici dell’adesione allo SME, tra cui

anche economisti autorevoli come Federico Caffè , che si espresse così:

”Purtroppo a noi non tocca che un allungamento della corsa del Sistema Monetario Europeo,

31 P. Baffi, Così conquistammo Emminger (Presidente della Bundesbank, ndr), Il Sole 24 Ore, 12 settembre 1988: “Mi angosciava l’idea che risultati tanto apprezzabili potessero venire compromessi della partecipazione a un accordo di cambio rigoroso, che legando strettamente la lira all’area del marco la costringesse in una situazione sistematica di apprezzamento del cambio reale, penalizzante per l’esportazione. A questa preoccupazione si riconduce l’insistenza usata per ottenere una banda larga, che rendesse meno cuto il dilemma tra l’accettazione di periodi ricorrenti di sovravaluazione del cambio reale e la richiesta di aggiustamenti frequenti del tasso centrale, ognuno dei quali avrebbe potuto essere causa di attriti e suscitatore di ondate speculative.”

58

per perseverare in quella forma di morte per strangolamento cui la nostra economia è

avventatamente esposta.”32

Il maggiore beneficio derivante dall’adesione al Sistema è consistito nel vincolare la politica

monetaria a un inflation buster come la Bundesbank. Un beneficio che può essere sintetizzato

con la definizione di Giavazzi -Pagano: la politica delle mani legate.33

ACCORDI DEL PLAZA E SVALUTAZIONE DEL DOLLARO

Negli anni ’80 accelerano i movimenti di capitali tra le diverse aree valutarie grazie

all’avvento dei computer e delle innovazioni tecnologiche che saranno d’ora in avanti

protagoniste dei mercati finanziari. Il mercato diventa 24 ore su 24 passando in continuo tra le

sessioni asiatica, europea e americana. I volumi delle transazioni sul mercato forex all’inizio

degli anni ’80 sono intorno ai 70 miliardi di dollari al giorno.

Nel 1982, il segretario al Tesoro USA Donald Regan promette che gli Stati Uniti

interverranno sistematicamente nel mercato dei cambi, ma a metà degli anni ’80 il mercato

ricomincia a “ballare”. Nel 1985 all’Hotel Plaza di New York i membri del G-7 lavorano per

svalutare il dollaro (nel frattempo risalito ai livelli del 1970). L’anno seguente il dollaro cala

del 25% contro le maggiori valute europee; anche questa caduta ha serie implicazioni

economiche, pertanto molte banche centrali intervengono nel 1987 per cercare di porvi un

freno. Siamo alle fluttuazioni “sporche”, o dirty float come viene definita questa operatività.

32 F. Caffè, Errori da Manuale, Il Manifesto, 24 marzo 1981. Dell’autore si consiglia vivamente la lettura di:

“L’ultima Lezione” , Einaudi, 2000; La solitudine del riformista, Bollati Boringhieri, 1990 33 Giavazzi F., Pagano M., The advantage of tying one’s hand: EMS discipline and central bank credibility, European Economic Review, 1988, pp. 1055-1075

59

Svalutazione del dollaro post accordi del Plaza: UsdDem, 1985/1986

60

LA SVALUTAZIONE DELLA STERLINA E DELLA LIRA: SME IN CRISI, LIBERA

FLUTTUAZIONE

Nel 1992, shock in Europa: sotto i colpi della svalutazione di sterlina e lira, Inghilterra e

Italia abbandonano lo SME, fallisce l’ERM, e un anno dopo, nel 1993, vengono allargate le

bande di oscillazione dal 2.25% al 15%, che significa sempre più libera fluttuazione dei

cambi.

La lira abbandona lo SME: grafico weekly di Usd/Itl nel 1992

(nelle pagine successive gli estratti dai quotidiani sono tratti da: Piero Barucci ,

L’isola italiana del Tesoro, Ricordi di un naufragio evitato 1992-1994, Rizzoli, 1995)

61

MAASTRICHT, LA CULLA DELL’EURO

62

Fonte: Piero Barucci, L’isola italiana del Tesoro, Ricordi di un naufragio evitato 1992-1994, Rizzoli,

1995

Nel 1992, il Trattato di Maastricht dà alla luce l’Unione Monetaria Europea (EMU,

European Monetary Union) che rimpiazza la vecchia Comunità Economica Europea (CEE).

Nella seconda metà del 1994 e ancor più agli inizi del 1995 la debolezza e poi il nuovo

cedimento del cambio minacciarono di riaccendere l’inflazione, con il rischio di mancare

63

l’appuntamento europeo. Invece il trend flettente e convergente dell’inflazione dopo alcuni

mesi si confermò, nonostante il deprezzamento della lira. Sceso a 1.000 lire per marco

nell’estate del 1994, il cambio toccava minimi prossimi a 1.300 del marco del 1995.

Superata nell’estate del 1995 la crisi, la lira tornava sui livelli della primavera del 1994 alla

fine del 1996, per poi stabilizzarsi.

Nel novembre 1996, attraverso un laborioso negoziato di due giorni il sede europea, la lira

veniva ricondotta nello SME, con una parità nei confronti del marco prudentemente. Il

Fonte: Financial Times, 26 novembre 1996

Financial Times del 26.11.1997 – di cui copia soprastante – riportò il commento significativo

di un diplomatico italiano, che disse: “Ciampi gave the performance of his life”.

64

Così Ciocca : “Nel novembre 1996, attraverso un laborioso negoziato di due

giorni in sede europea, la lira veniva ricondotta nello SME, con una parità nei confronti del

marco prudentemente deprezzata di un terzo rispetto alla precedente crisi del 1992. La

recuperata tenuta verso le valute del Sistema Monetario Europeo assicurava un altro requisito

per l’adesione all’euro.34 Artefici principale della inaspettata quanto positiva adesione

dell’Italia all’Euro sono Romano Prodi35 e Carlo Azeglio Ciampi.36

Siamo ormai giunti all’era odierna, il 1° gennaio 1999 come valuta di contrattazione sui

mercati, e nel 2002 nelle tasche degli europei, nasce la moneta unica europea, EURO

34 Ciocca P., Ricchi per sempre, Bollati Boringhieri, 2007, p. 317

35 Romano Prodi (Scandiano, 9 agosto 1939) è un politico ed economista italiano, che ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana per due volte (dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008). Docente universitario di Economia e politica industriale all'Università di Bologna, è stato nel 1978 ministro dell'Industria nel Governo Andreotti IV; presidente dell'IRI dal 1982 al 1989 e dal 1993 al 1994. È stato presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004 (Commissione Prodi).

36 Carlo Azeglio Ciampi (Livorno, 9 dicembre 1920) è un economista e politico italiano, decimo presidente della Repubblica dal 18 maggio 1999 al 10 maggio 2006. È stato governatore della Banca d'Italia dal 1979 al 1993, presidente del Consiglio dei Ministri e ministro del Turismo e dello Spettacolo ad interim (1993-1994) e ministro del Tesoro e del Bilancio (1996-1999). Con la fine del suo mandato presidenziale è diventato senatore a vita.

65

37 38(caratterizzata dal simbolo “€”, simbolo di derivazione architettonica,

detto glifo).

I tassi di cambio delle valute partecipanti all’Euro vengono fissati: in 1 Euro vengono

convertite 1936.27 Lire, 1.95583 DeutscheMark, 6.55957 franchi francesi, e così via. L’Euro

si sostituisce alle valute locali, non si opera più su Usd/Dem, Usd/Itl.

Viene rivisto l’ERM, e creato l’ERM II che vincola anche valute di Paesi non membri della

moneta unica; infatti ne entrano a far parte Grecia e Danimarca, niente da fare per Svezia e

Regno Unito.

Sono inizialmente 12 gli Stati membri dell’Unione europea hanno adottato la moneta unica:

Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria,

Portogallo, Finlandia.

Le banche centrali cominciano a perseguire una politica monetaria comune, guidate dalla

Banca Centrale Europea, BCE (ECB); il primo governatore della BCE è Wim 37Si segnala un’interessante opinione sulla vicenda dell’ingresso delle lira nell’euro: Spaventa L., Chiorazzo V.,

Astuzia o virtù, come accadde che l’Italia fu ammessa nell’Unione Monetaria, Donzelli, 2000

38 Si segnala l’interessante libro di Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato Esecutivo

della Banca Centrale Europea, Il paradosso dell’euro. Luci e ombre dieci anni dopo , Rizzoli, 2008

66

Duisenberg , che nel novembre 2003 lascia il ruolo a Jean-Claude

Trichet.

67

7. Le previsioni del tasso di cambio

“Solo chi fa previsioni, le sbaglia”, Gianni Brera

“Never make predictions, especially about the future”, Casey Stengel39

“Anche un orologio rotto ha ragione due volte al giorno”, antico proverbio

“Notiamo che l’affermazione reiterata negli anni che presto o tardi ci sarà una crisi non

rappresenta una previsione ma una scommessa a esito sicuro”, economisti italiani40

“La statistica è essenziale per la politica economica: rivelando la realtà scuote le persone

dall’ignoranza, comoda per giustificare l’inerzia dei loro comportamenti, prepara e informa

il consenso politico necessario per l’azione conseguente, a cui dà sostegno essenziale per

misurarne l’intensità e la precisione. Perciò la discussione della politica economica deve

ancorarsi a informazioni quantitative da tutti ritenute affidabili, più che a sondaggi spesso

espressione di un’opinione pubblica largamente disinformata”, Mario

Draghi 41

Le due tecniche per analizzare il mercato dei cambi sono: l’analisi fondamentale e l’analisi

tecnica.

39 Charles "Casey" Stengel (1890 – 1975), nicknamed "The Old Professor", was an American major league baseball player and manager from 1912 until 1965. He was elected to the Baseball Hall of Fame in 1966. 40 Tratta dalla lettera al Ministro Tremonti di alcuni economisti italiani - tra cui Franco Bruni, Tito Boeri, Francesco Giavazzi, Marco Onado, Luigi Spaventa, Corriere della Sera, 3 settembre 2009 41 Tratto da Conoscere per deliberare, Lezione del Governatore della Banca d’Italia, Padova, 18 dicembre 2009

68

Analisi fondamentale:

si concentra sulle teorie finanziarie ed economiche, tanto quanto sugli sviluppi politici per

determinare le forze di domanda e di offerta.

L’analisi fondamentale, quando si prende in esame la moneta di un paese contro un’altra,

comprende lo studio degli indicatori macroeconomici, degli assetti di mercato e

considerazioni politiche. Gli indicatori macroeconomici includono i saldi della bilancia

dei pagamenti, i tassi di crescita, i tassi di interesse, l’inflazione, la disoccupazione, le

riserve della Banca Centrale.

Analisi tecnica:

esamina i prezzi passati per predire i movimenti futuri dei prezzi. In altre parole si

concentra sull’azione dei mercati.

Questo tipo di analisi utilizza grafici e formule per catturare i trend minori e maggiori,

identificando le opportunità di vendita o acquisto e valutando l’estensione dei cicli di

mercato.

L’analisi tecnica può essere divisa in due parti:

- analisi quantitativa, che usa diverse proprietà statistiche per meglio valutare il punto

massimo di un ipercomprato o ipervenduto di una valuta;

- charting, che utilizza linee e figure per identificare trends e forme riconoscibili nella

formazione delle quote di una valuta.

Un punto chiaro di distinzione tra analisi tecnica e fondamentale è che quella fondamentale

studia le cause dei movimenti di mercato, mentre quella tecnica studia l’azione del mercato

per dedurre ulteriori tendenze.

69

APPENDICE

“Dalle rive britanniche della Manica alla corte di quisgrana, alla pianura

padana, alle colline toscane, la lira d’argento fu la comune unità di misura dei

valori”, Carlo Maria Cipolla42

“Il sistema istituzionale sottostante all’euro, che è stato adottato con il

Trattato di Maastricht, è quello di una moneta forte; questo significa

innanzitutto avere l’inflazione bassa. Ciò comporta, in media, anche tassi

d’interesse bassi, soprattutto quelli a lungo termine”, Lorenzo Bini

Smaghi4344

L’EURO, L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA; LA COMUNITA’ EUROPEA

1 – LE TAPPE DELLA NASCITA DELL’EURO

2 – UNA BREVE STORIA DELL’EURO

3 – LE TRE FASI DEL PROCESSO DI CONVERSIONE

4 - LE BANCONOTE E MONETE IN EURO

L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA (UEM)

1 - La prima fase dell’UEM

2 - La seconda fase dell’UEM: istituzione dell’IME e della BCE

3 - La terza fase dell’UEM: fissazione irrevocabile dei tassi di cambio

4 - L’allargamento dell’UE e l’Euro

42 Tratto da C.M. Cipolla, Le avventure della lira, citato, prefazione: “Pochi sanno che la lira nacque, nell’ottavo secolo, come moneta unica europea”. 43 Tratto da L. Bini Smaghi, Il paradosso dell’euro, Rizzoli, 2008, p. 19 44 Lorenzo Bini Smaghi, (1956), è un economista italiano, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea dal giugno 2005

70

LA COMUNITA’ EUROPEA

Le tappe dell’integrazione europea (1950-2004)

TASSI DI CONVERSIONE FISSI DELL’EURO

L’EURO

1 – LE TAPPE DELLA NASCITA DELL’EURO

15 luglio 1997

La Commissione presenta l’”Agenda 2000” sulle future riforme dell’Unione europea.

22 luglio 1997

Dichiarazione del Consiglio dei Ministri UEO (Unione dell’Europa Occidentale) che

sottolinea la necessità di proseguire gli sforzi nella costruzione di una vera e propria identità

europea in materia di difesa.

2 ottobre 1997

Il Trattato di Amsterdam viene ufficialmente sottoscritto da tutti gli Stati

membri. Inizia il processo di ratifica.

1° dicembre 1997

Entra in vigore l’accordo di partenariato e cooperazione tra UE e Russia.

12-13 dicembre 1997

Il Consiglio europeo di Lussemburgo approva la Risoluzione sul Coordinamento delle

politiche economiche nella 3ª fase dell’UEM e costituisce la “Carta fondamentale

dell’Eurosistema”. Si decide di avviare i negoziati per l’adesione della Repubblica Ceca, della

Polonia, dell’Estonia, dell’Ungheria, della Slovenia e di Cipro.

1998

Nasce l’ECIP (Europea Community Investment Partners), lo strumento finanziario per la

crescita economica nei Paesi in sviluppo di Asia, America latina, Mediterraneo e Sud Africa,

tramite la creazione di joint ventures tra società UE e dei PVS.

gennaio 1998

Durante il settimo vertice UE-Giappone, tenutosi a Tokyo, viene raggiunto un accordo per

operare insieme all'interno dell'OMC e per cercare di integrare la Cina nella Comunità

71

internazionale. La cooperazione è estesa a nuovi settori, come il divieto delle mine antiuomo,

gli affari sociali, l'occupazione, l'istruzione, l'energia e l'ambiente.

marzo 1998

Vengono avviati i negoziati di adesione con 6 Paesi candidati: Cipro, Estonia, Repubblica

Ceca, Slovenia, Polonia e Ungheria.

aprile 1998

Viene lanciato il programma "Gateway to Japan" per aiutare le imprese europee a entrare sul

mercato giapponese e ridurre il deficit del commercio estero europeo.

maggio 1998

Nasce la Partnership economica transatlantica. Il Vertice UE-USA, tenutosi a Londra, mette

fine al conflitto che da oltre due anni stava pregiudicando le relazioni commerciali UE-USA

giungendo a un accordo sulla questione delle sanzioni extraterritoriali previste dalla

legislazione Helms-Burton per Cuba e dalla legislazione Amato per Iran e Libia. Altri

contenziosi riguardavano gli ormoni nelle carni bovine, gli alimenti transgenici, le banane e i

dispositivi d'insonorizzazione degli aeromobili. Il Vertice ha inoltre adottato il Partenariato

Economico Transatlantico (PET) al posto della più ambiziosa proposta relativa a un nuovo

mercato transatlantico. Il PET è volto ad abolire gli ostacoli tecnici bilaterali al commercio e

ad introdurre una sostanziale liberalizzazione degli scambi su un piano multilaterale, aprendo

la strada a uno forte sviluppo delle relazioni commerciali tra l'UE e gli USA. Al Vertice UE-

Canada, svoltosi sempre a Londra nel maggio 1998, viene concluso un accordo innovativo

inteso a rilanciare gli scambi bilaterali. Si tratta dell'accordo sul riconoscimento reciproco

(ARR) che favorirà gli scambi permettendo di effettuare il controllo e la certificazione dei

prodotti nel paese d'esportazione invece che in quello di destinazione.

1-2 maggio 1998

Il Consiglio europeo di Bruxelles si decide che la 3ª fase dell’UEM inizierà il 1° gennaio

1999. Nascono la Banca centrale europea (BCE) e il Sistema europeo

delle Banche centrali (SEBC) e si fissano i cambi bilaterali tra le monete che parteciperanno

all’euro.

Undici paesi adottano l’euro dal 1° gennaio 1999: Austria, Belgio, Finlandia, Francia,

Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna. UK, Grecia,

Danimarca e Svezia restano per il momento fuori dall’area euro.

72

Viene approvato il Reg. 974/98 relativo all’introduzione dell’euro che, con il Reg. 1103/97,

costituisce il quadro giuridico dell’euro.

Per le denominazioni e specificazioni tecniche il Consiglio approva il Reg. 95/98.

26 maggio 1998

viene nominato Presidente della BCE Wim Duisemberg. La BCE entra in funzione, insieme al

SEBC, il 1° giugno 1998. Si approva il Piano Weigel, Ministro delle Finanze tedesco, sul

Patto di Stabilità e di Crescita.

1 giugno 1998

Prima riunione della Banca Centrale Europea (BCE).

15 luglio 1998

Risoluzione del Parlamento europeo sull’incompatibilità del doppio mandato, nazionale ed

europeo, e su elezioni basate su princìpi comuni. Viene stilato un Progetto di Atto sul sistema

elettorale uniforme da adottare dal 2004: adozione proporzionale con possibile voto di

preferenza; possibilità sbarramento non supeiore al 5%; incompatibilità doppio mandato;

possibilità, dal 2009, di assegnazione di una quota dei seggi in una circoscizione unica

europea.

24-25 ottobre 1998

Il Consiglio europeo di Pörtschach discute sui temi di politica estera, patto di stabilità e patto

per l’occupazione. Si individua una strategia fondata sul più forte coordinamento delle

politiche economiche, sul rilancio degli investimenti e sulla convergenza delle norme fiscali.

Si aggiunge la proposta del Commissario alla concorrenza Mario Monti di

distinguere, nella procedura di esame del deficit di ciascun paese, la spesa corrente da quella

per investimenti pubblci.

11-12 dicembre 1998

Al Consiglio europeo di Vienna si definisce la “strategia di Vienna per l’Europa”:

promozione dell’occupazione, della crescita economia e stabilità; miglioramento sicurezza e

qualità della vita; riforma delle politiche e istituzioni dell’Unione; promozione stabilità e

prosperità in Europa e nel mondo. Viene raggiunto un accordo affinché alle riunioni dei

Ministri delle Finanze del G7 partecipi il Presidente del Consiglio ECOFIN o, qualora questi

appartenga ad un Paese non aderente all’euro, il Presidente del Consiglio dell’Euro11.

31 dicembre 1998

73

Vengono fissati i tassi di conversione irrevocabili tra l’euro e ciascuna delle 11 monete

partecipanti. Un euro vale 1936,27 lire.

1° gennaio 1999

Inizia la terza fase dell’UEM. Nasce l’euro che, non ancora in circolazione, può essere usato

come moneta scritturale (pagamenti con bancomat, carte di credito e debito, assegni, ecc.) per

tutte le operazioni che non richiedono l’uso di contante. Inizia il periodo transitorio che si

concluderà nel 2002 con la definitiva scomparsa delle monete nazionali. Il Comitato

economico e finanziario sostituisce il comitato monetario.

15-16 gennaio 1999

Le delegazioni del Parlamento europeo e della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti

concordano di avviare il dialogo transatlantico tra legislatori (TLD) in occasione della 50a

riunione interparlamentare svoltasi a Strasburgo.

24-25 marzo 1999

Consiglio straordinario di Berlino. La Commissione europea si dimette per evitare la mozione

di censura del Parlamento europeo, in seguito alla pubblicazione del Rapporto dei 5 saggi

incaricato di indagare su presunti casi di frode, cattiva gestione e nepotismo in seno alla

Commissione europea. Si approva la Dichiarazione sul Kossovo. Vengono fissati, fino al

2006, i massimali di bilancio per tutti i settori di spesa e si prevede un’ampia riforma della

spesa regionale, agricola e sociale relativamente all’allargamento. Si decide di stanziare 22

mld di euro per sostenere il processo di preparazione all’adesione nel periodo 2002-2006.

1 maggio 1999

Entra in vigore il Trattato di Amsterdam.

giugno 1999

Dichiarazione di Bonn al Vertice UE-USA su una Partnership globale ed equa nelle questioni

economiche, politiche e di sicurezza.

La cooperazione e le azioni congiunte si concentrano sulla ricostruzione dell'ex Jugoslavia,

sulla promozione della riforma democratica ed economica nell'Europa centrale e orientale, in

Russia, Ucraina e altri Stati dell'ex Unione Sovietica, sulla promozione della pace in Medio

Oriente e su un approccio comune allo sviluppo e all'assistenza umanitaria.

3-4 giugno 1999

74

Nomina di Javier Solana ad Alto rappresentante PESC-Politca Estera e

Sicurezza Comune (il 19 novembre 1999 Solana era stato nominato Segretario Generale

dell’UEO). Si decide di lanciare un Patto europeo per l’occupazione. Viene adottato il Patto di

Stabilità per l’Europa Sudorientale.

21 giugno 1999

Il Consiglio approva la seconda revisione dei Fondi Strutturali per il periodo 2000-2006 (Reg.

1260/99 e collegati). Gli obiettivi passano da 6 a 3. L’impegno finanziario è di 195 mld di

euro per i Fondi Strutturali e di 18 mld di euro per il Fondo di Coesione, per un totale di 213

mld di euro.

21 giugno 1999

Alla fine dei bombardamenti e al ritiro serbo dal Kosovo, hanno fatto seguito lo spiegamento

della forza NATO per il Kosovo (KFOR) e l'insediamento dell'amministrazione provvisoria

delle Nazioni Unite nel Kosovo (UNMIK).

28-29 giugno 1999

I 48 capi di Stato e di governo dei paesi dell'Unione europea, dell'America Latina e dei

Caraibi si riuniscono a Rio de Janeiro. La dichiarazione adottata a conclusione di questo

vertice conferma l'ambizione di rafforzare i legami in qualsiasi settore tra le due Regioni per

contribuire a riequilibrare la prosperità e il potere nel mondo. Questo potenziamento dovrebbe

sfociare in un "partenariato strategico" che contempli, in particolare: dialogo politico

(rafforzamento della democrazia e dello Stato di diritto, protezione dei diritti umani);

liberalizzazione equilibrata degli scambi economici e finanziari; cooperazione nel settore

culturale, scientifico e dell'istruzione. Parallelamente si svolge il Vertice UE con i Paesi del

Gruppo andino.

15 settembre 1999

75

La nuova Commissione europea, presieduta da Romano Prodi , si presenta al

Parlamento europeo per riceverne il voto di approvazione e poi si insedia.

ottobre 1999

Javier Solana, ex ministro degli Affari Esteri spagnolo e Segretario generale della NATO

viene nominato Alto Rappresentante per la PESC.

15-16 ottobre 1999

Consiglio europeo straordinario di Tampere (Finlandia) sull’istituzione di uno spazio di

libertà, sicurezza e giustizia.

novembre 1999

Il Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, e il Commissario agli Affari

istituzionali Michel Barnier presentano al Parlamento europeo un documento nel quale si

indica la necessità di pervenire ad una riforma delle istituzioni entro il 2002, cioè prima delle

nuove adesioni.

novembre 1999

Firma dell'accordo tra la Repubblica popolare cinese (RPC) e gli Stati Uniti. L'UE appoggia la

futura adesione della Cina all'OMC.

dicembre 1999

la Commissione approva il programma di assistenza per l’associazione e la ricostruzione dei

Balcani (CARA).

dicembre 1999

Dichiarazione comune UE-Canada sulla cooperazione settentrionale. Il Vertice UE-Canada

del dicembre 1999 ha portato ad un accordo per lanciare l'iniziativa commerciale UE Canada

(ECTI) mirante a rafforzare le relazioni bilaterali e a facilitare la soluzione di problemi in

nuove aree di potenziali frizioni commerciali quali i cibi transgenici. Tale iniziativa ha portato

i suoi primi frutti con il Vertice UE-Canada di Bonn del 1999 in occasione del quale è stato

sottoscritto un accordo commerciale. Le questioni ancora irrisolte nelle relazioni UE-Canada

riguardano la pesca e le tagliole. 10 e 11 dicembre 1999 il Consiglio europeo di Helsinki

decide di avviare i negoziati di adesione con Bulgaria, Lettonia, Lituania, Malta, Romania e

Slovacchia. La Turchia è stato considerato come paese candidato e a suo favore sono state

76

definite una strategia di preadesione e una partnership per l’adesione. Tra UE e Turchia esiste

già un’unione doganale. Si approvano importanti decisioni in materia di sicurezza e di difesa.

Si decide la costituzione, entro il 2003, di una forza armata di intervento rapido per sostenere

le missioni di peace-keeping (cd. Operazioni Petersberg): gli Stati membri dovranno essere in

grado di schierare 60mila soldati entro 60giorni e di mantenere tale dispiegamento per la

durata massima di 1 anno. Si definisce la Politica europea di difesa e sicurezza (PESD).

2000

Viene adottata la strategia di politica estera e di sicurezza comune (PESC) per il

Mediterraneo.

gennaio 2000

Accordo di libero scambio UE-Messico: le export messicane vs l’UE saranno esenti da dazio

a partire dal 2003 mentre i dazi applicati alle export UE scompariranno entro il 2007.

Rafforza l’accordo di partnership economica, coordinamento poolitico e cooperazione

sottoscritto nel 1997.

febbraio 2000

a Bruxelles si apre la Conferenza intergovernativa (CIG) sulla riforma istituzionale dell’UE:

ponderazione dei voti in seno al Consiglio, estensione del voto a maggioranza qualificata,

numero dei Commissari e cooperazione rafforzata.

febbraio 2000

Alla sedicesima Conferenza ministeriale svoltasi a Vilamoura (Portogallo), è stato potenziato

il piano d'azione comunitario per la ricostruzione dell'America centrale a seguito dell'uragano

Mitch a favore dei paesi più colpiti (Honduras, Nicaragua, El Salvador e Panama). I

partecipanti si sono compiaciuti dei progressi compiuti nella democratizzazione della Regione

(elezioni nel Salvador e a Panama, sforzi del Guatemala per dare attuazione agli accordi di

pace) e nello sviluppo dell'integrazione regionale.

aprile 2000

Al 1° vertice UE-Africa si parla dell’integrazione del Continente africano nell’economia

mondiale, di una partnership strategica per promuovere la pace, la democrazia e lo sviluppo e

della riduzione del debito internazionale. Il 2° vertice si svolgerà nel 2003 in Grecia.

giugno 2000

Il Consiglio europeo di Feira approva l’adesione della Grecia all’euro dal 1° gennaio 2001.

giugno 2000

Entra in vigore l’accordo di associazione bilaterale UE-Israele.

23 giugno 2000

77

Firma a Cotonou, capitale del Benin, dell’Accordo di parternariato ACP-UE che subentra alla

Convenzione di Lomè scaduta il 29 febbraio 2000. L’Accordo è concluso per 20 anni,

affrontando una gamma più vasta di problemi rispetto alla precedente Convenzione di lomè e

rafforzando la dimensione istituzionale e politica. Con il Sud Africa viene firmato un accordo

separato che subentra al Protocollo dell’aprile 1997 e che sanciva la parziale adesione del Sud

Africa. Entro il 2002 verranno avviati i negoziati per la liberalizzazione degli scambi tra l’UE

e i Paesi ACP ed entreranno in vigore entro il 2008. Entro il 2005, quasi tutte le produzioni

dei paesi meno sviluppati, di cui 39 sono firmatari di Cotonou, avranno libero accesso al mkt

UE.

Metà 2000

L’UE conclude degli accordi bilaterali di associazione con Marocco, Tunisia, Giordania,

Autorità palestinese e Israele.

estate 2000

negoziati bilaterali UE-Cina sull’adesione di questa all’OMC e sottoscrizione accordo che

darà impulso ai loro scambi commerciali.

luglio 2000

Al vertice UE-Giappone si decide l’elaborazione di un piano d’azione che, a partire dal 2001,

segnerà l’inizio di una decade di cooperazione UE-Giappone incentrata su 4 obiettivi: pace e

sicurezza; partnership economico-commerciale rafforzata; raccogliere le sfide globali e

sociali; far incontrare popoli e culture.

settembre 2000

Il cambiamento democratico del settembre 2000 ha portato alla normalizzazione delle

relazioni diplomatiche tra l'UE e la Repubblica federale di Jugoslavia (RFI). L'UE ha revocato

le sanzioni, presentando nel contempo un piano per l'assistenza alla ricostruzione che estende

le attività dell'Agenzia per la ricostruzione europea alla Serbia e al Montenegro, ed ha

annunciato l'estensione delle preferenze commerciali per i Balcani alla FRI nel suo

complesso.

dicembre 2000

Al vertice di Nizza viene firmata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea

26 febbraio 2001

Firma del Trattato di Nizza

78

1° gennaio 2002

L’euro entra in circolazione. Dal 1° gennaio al 28 febbraio 2002 euro e lira circolano insieme.

Dal 1° marzo 2002, la lira perde corso legale e l'euro la sostituisce. Presso le filiali provinciali

della Banca d’Italia è possibile cambiare gratuitamente lire con euro per altri

10 anni.

2 – UNA BREVE STORIA DELL’EURO

Il lungo percorso che ha come punto d’arrivo la creazione dell'Euro comincia il 25 marzo

1957, quando Italia, Francia, Germania federale, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo firmano i

Trattati di Roma, che danno vita alla Comunità Economica Europea (CEE).

Con i trattati del 1957 viene istituita l'Assemblea parlamentare europea, divenuta in seguito, il

30 marzo 1962, il Parlamento Europeo.

Da allora, molti altri stati, in tempi diversi, hanno aderito all'Unione. Nel 1973 aderiscono alla

comunità Danimarca, Irlanda e Regno Unito, nel 1981 la Grecia, nel 1986 Spagna e

Portogallo, nel 1990 la Germania orientale (in seguito alla riunificazione tedesca) e per finire,

nel 1995 si aggiungono all'unione anche Austria, Finlandia e Svezia.

Una tappa fondamentale di questo cammino è la nascita dello SME (1978-79), il sistema

monetario europeo, che ha lo scopo di regolare il rapporto di cambio tra le valute dei paesi

aderenti. Lo SME si basa sull'ECU, European Currency Unit, una valuta "paniere" composta

dalle valute dei paesi europei.

Nel 1986 viene firmato l'Atto unico europeo, con il quale gli stati membri della comunità si

impegnano a creare un mercato unico europeo, effettivamente unificato entro il 31 dicembre

1992.

79

Il passo successivo viene compiuto a Madrid nel 1989 dove, sulla base del Rapporto Delors

, viene approvato un piano per la realizzazione dell'Unione Economica

e Monetaria (UEM) e per l'introduzione della moneta unica.

Nel 1990 si avvia il programma per la realizzazione dell'unione Economica e Monetaria

europea, con la liberalizzazione dei movimenti di capitali. In seguito, con il Trattato

sull'Unione Europea (UE), firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, si

compie un nuovo decisivo passo avanti. Nella cittadina olandese vengono infatti concordate le

condizioni, le modalità e le scadenze che condurranno alla moneta unica. In virtù di questo

trattato, le economie dei singoli Paesi dell'Unione Europea hanno dovuto convergere, in

quanto troppe differenze tra i Paesi aderenti, avrebbero reso la nuova moneta instabile e

vulnerabile.

L'anno successivo si ha l'avvio del mercato unico, che consente la libera circolazione di

persone, merci, capitali e servizi all'interno dell'Unione Europea.

Nel 1994 viene costituito l'Istituto Monetario Europeo (IME) con il compito di contribuire a

realizzare l'Unione Economica e Monetaria.

Nel dicembre 1995, al consiglio europeo di Madrid, viene approvato lo scenario e le misure

pratiche per l'introduzione della moneta unica, sulla base delle proposte avanzate dalla

commissione europea e dall'IME. La futura nuova moneta viene in questa occasione

battezzata con il nome di "Euro".

Alla fine del 1996 il consiglio europeo di Dublino mette a punto un importante

perfezionamento del Trattato di Maastricht, definendo il patto di stabilità e di crescita, a

garanzia della disciplina di bilancio dei Paesi partecipanti all'Unione Europea. Il consiglio

approva inoltre anche la struttura dello SME 2, il sistema di cambio che lega all'euro le valute

dei Paesi dell'Unione Europea che non partecipano all'unione monetaria, e due regolamenti,

che definiscono lo status giuridico dell'euro e le modalità per la sostituzione delle valute

nazionali e dell'ECU con l'EURO.

80

Nel 1998 il Consiglio dei Ministri dell'Economia e delle Finanze (Ecofin), in base al rispetto

dei parametri di convergenza, elenca gli 11 Stati che entrano a far parte dell'Unione

Monetaria.

Vengono completate le strutture della Banca Centrale Europea (BCE) e del Sistema Europeo

delle Banche Centrali (SEBC) e preannunciati i tassi di cambio tra le valute nazionali. Inizia

la produzione di monete e banconote in Euro.

Con il 1 Gennaio 1999 si ha finalmente la nascita ufficiale della moneta unica europea. I tassi

di conversione tra l'euro e le monete degli stati membri vengono fissati irrevocabilmente.

Da questa data e fino al 1 gennaio 2002, quando vengono messe in circolazione monete e

banconote denominate in Euro, la moneta unica può essere utilizzata nelle transazioni

bancarie e finanziarie che non richiedono l'uso di contante.

3 – LE TRE FASI DEL PROCESSO DI CONVERSIONE

La data dell'introduzione delle banconote e delle monete in euro viene fissata al 1° gennaio

2002. Da questa data, le valute nazionali vengono progressivamente ritirate dalla circolazione.

Al fine di armonizzare le varie posizioni nazionali, il Consiglio ECOFIN dell'8 novembre

1999 determina che il periodo di doppia circolazione sia compreso fra un minimo di quattro

settimane e un massimo di due mesi, a scelta del singolo Stato che comunque si impegna ad

assicurare il cambio delle banconote e monete nazionali anche oltre tale periodo.

Per quanto riguarda l'Italia, il periodo di doppia circolazione ha una durata di due mesi:

pertanto la lira cessa di avere corso legale a partire dal 1° marzo 2002.

L'introduzione delle nuove banconote e monete si svolge in 3 fasi:

1. Fase preparatoria (fino al 31 dicembre 2001)

La sostituzione della circolazione monetaria in lire richiede l'emissione di oltre 2 miliardi di

biglietti e di almeno 7 miliardi di monete in euro. Le banconote sono prodotte dalla

"Stamperia" della Banca d'Italia mentre le monete vengono sono coniate dallo "Stabilimento"

dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Le banconote in euro prodotte vengono trasferite e custodite nelle Filiali della Banca d'Italia,

che fungono da centri di distribuzione dei biglietti in euro e da centri di raccolta di quelli in

lire. Le monete in euro coniate vengono temporaneamente custodite in appositi depositi

centrali, dai quali le monete vengono poi trasferite presso siti provinciali che fungeranno da

centri per la distribuzione.

Per favorire l'utilizzo dell'euro secondo i piani previsti, nelle transazioni commerciali al

minuto viene effettuata una prealimentazione del sistema economico.

81

Le banconote vengono pre-distribuite a cura delle Filiali della Banca d'Italia già a partire dal

15 novembre 2001 alle banche e alle Poste Italiane. Le monete vengono invece consegnate a

banche e a uffici postali a partire dal mese di settembre 2001.

Le banche e il sistema postale provvedono a loro volta ad immettere l'euro nel sistema

commerciale con monete e banconote, queste ultime disponibili solo negli ultimi giorni del

2001.

Tutto il contante in euro può essere impiegato nei pagamenti solo dal 1° gennaio 2002.

2. Fase di doppia circolazione (dal 1° gennaio al 28 febbraio 2002)

La distribuzione delle banconote in euro viene attuata attraverso le Filiali della Banca d'Italia

alle banche e agli uffici postali.

Le successive introduzioni sono effettuate agli operatori economici e al pubblico attraverso gli

sportelli bancomat facenti capo alle banche e alle Poste Italiane.

Dal primo giorno lavorativo del 2002 (2 gennaio) le banche e gli uffici postali effettuano in

euro tutte le operazioni che implichino l'erogazione di contante alla clientela. Le banche

effettuano per i propri clienti il cambio gratuito delle lire con gli euro fino ad un massimale

giornaliero pari ad un milione di lire o, senza limite di importo, qualora venga dato il

preavviso di almeno un giorno.

Le banconote in lire ritirate vengono depositate presso le Filiali della Banca d'Italia che

provvederà alla loro distruzione. Le monete in lire sono invece accentrate presso dei siti

provinciali dove verranno custodite e successivamente distrutte.

3. Fase successiva alla cessazione del corso legale della lira (dal 1° marzo 2002):

Dal 1° marzo 2002 la lira non ha più corso legale e non può quindi più essere utilizzata per

operazioni commerciali di qualsiasi natura.

Le banconote e le monete in lire possono essere convertite presso tutte le Filiali della Banca

d'Italia gratuitamente entro un arco temporale massimo di 10 anni e cioè fino al 1°marzo

2012.

4 – Le banconote e le monete in euro

Le banconote create in tagli da 5 €, 10 €, 20 €, 50 €, 100 €, 200 € e 500 €, raffigurano gli stili

architettonici tipici di sette epoche della storia e della cultura europea: arte classica, romanica,

gotica, rinascimentale, barocca e rococò, architettura del ferro e del vetro, architettura del

ventesimo secolo. I soggetti sono incentrati su tre principali elementi architettonici: finestre,

portali e ponti. Le finestre e i portali, riprodotti sul fronte delle banconote, simboleggiano lo

spirito di apertura e di cooperazione che anima i paesi europei. Sono inoltre presenti le dodici

stelle dell'Unione europea, che rappresentano il dinamismo e l'armonia dell'Europa

82

contemporanea. Per integrare questi elementi figurativi, sul retro di ciascuna banconota è

raffigurato un ponte caratteristico di ogni epoca della storia culturale europea. A partire dai

ponti rudimentali, fino ai sofisticati ponti sospesi dell'età moderna, essi intendono

simboleggiare la comunicazione tra i popoli europei, come pure tra l'Europa e il resto del

mondo.

Gli altri principali elementi presenti sulle banconote sono:

- Il nome della moneta in caratteri sia latini (EURO) che greci (EYRO);

- La bandiera dell'Unione europea sul fronte delle banconote;

- La sigla della banca centrale emittente (la Banca centrale europea), nelle cinque varianti

linguistiche - BCE, ECB, EZB, EKT, EKP

- che corrispondono alle undici lingue ufficiali della Comunità europea;

- La firma del Presidente della Banca centrale europea, posta vicino alla sigla della Banca

centrare europea

Un occhio di riguardo è stato posto al fattore "sicurezza", infatti le fibre di cotone con le quali

la carta viene prodotta conferiscono alle banconote una particolare consistenza.

La carta è dotata di fibrille fluorescenti e di una filigrana in chiaroscuro, caratteristiche che

non possono essere facilmente riprodotte mediante macchine fotocopiatrici o sistemi di

stampa di uso comune. Le banconote in euro presentano poi anche altre misure di protezione

di grande efficacia, come il filo di sicurezza e speciali lamine metalliche. Esse avranno inoltre

alcune caratteristiche verificabili dai macchinari, per permettere ai distributori automatici di

controllarne l'autenticità.

Vi sono otto monete (1, 2, 5, 10, 20, e 50 centesimi, 1 € e 2 €). Su una delle due facce sarà

riprodotto un disegno comune a tutti i paesi dell'area dell'euro; la seconda faccia raffigura

invece un simbolo collegato all'identità nazionale. Naturalmente, è possibile utilizzare le

monete in tutti gli Stati che hanno aderito all'euro, indipendentemente dal disegno impresso

sulla seconda faccia. I disegni prescelti per la faccia comune delle monete sono opera di Luc

Luycx, della zecca reale belga, e riflettono la coesione dell'Unione europea. Le otto monete

sono inoltre dotate di alcune caratteristiche innovative intese a facilitarne il riconoscimento, in

particolare da parte dei non vedenti e delle persone con problemi visivi; ogni tipo di moneta,

ad esempio, presenta un bordo differente. Una cura particolare è stata dedicata al conio delle

monete di valore più elevato (1 € - 2 € ) allo scopo di impedirne la contraffazione. Grazie al

sofisticato disegno bicolore riprodotto su tali monete, e all'iscrizione incisa sul bordo della

moneta da 2 €, la loro falsificazione risulterà particolarmente difficoltosa.

83

L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA (UEM)

Nel giugno 1988 il Consiglio europeo confermò l’obiettivo della progressiva realizzazione

dell’Unione economica e monetaria (UEM) e assegnò a un comitato guidato da Jacques

Delors, all’epoca Presidente della Commissione europea, il mandato di elaborare un

programma concreto per il suo conseguimento.

Il Comitato era composto dai governatori delle banche centrali nazionali della Comunità

europea, da Alexandre Lamfalussy , allora Direttore generale della Banca dei

Regolamenti Internazionali , da Niels Thygesen e Miguel Boyer, in

quegli anni rispettivamente Professore di economia in Danimarca e Presidente del Banco

Exterior de España.

Il “Rapporto Delors”, redatto a conclusione dei lavori, proponeva di articolare la realizzazione

dell’Unione economica e monetaria in tre fasi distinte.

La prima fase dell’UEM

Attenendosi alle raccomandazioni del Rapporto Delors, nel giugno 1989 il Consiglio europeo

decise che la Prima fase della realizzazione dell’Unione economica e monetaria sarebbe

iniziata il 1° luglio 1990, data in cui sarebbero state abolite, in linea di principio, tutte le

restrizioni alla circolazione dei capitali tra gli Stati membri.

Il Comitato dei governatori Il Consiglio, con decisione del 12 marzo 1990, conferì inoltre

maggiori responsabilità al Comitato dei governatori delle banche centrali degli Stati membri

della Comunità economica europea, che dal momento della sua istituzione, nel maggio 1964,

aveva svolto un ruolo di crescente importanza nel quadro della cooperazione monetaria. Le

nuove responsabilità comprendevano lo svolgimento di consultazioni sulle politiche

monetarie degli Stati membri e la promozione del coordinamento in tale ambito al fine di

conseguire la stabilità dei prezzi.

Dati lo scarso tempo disponibile e la complessità dei compiti da svolgere, il Comitato dei

governatori avviò senza indugio i lavori preparatori per il completamento dell’Unione

economica e monetaria (UEM). Inizialmente furono individuate tutte le questioni che

andavano esaminate in via preliminare per poter elaborare un programma di lavoro entro la

84

fine del 1993; quindi si definirono i mandati dei sottocomitati e dei gruppi di lavoro istituiti a

tale scopo.

I preparativi sul piano legale

Per la realizzazione della Seconda e della Terza fase era necessario modificare il Trattato che

istituisce la Comunità economica europea (“Trattato di Roma”), al fine di creare la necessaria

infrastruttura istituzionale. Fu pertanto convocata una Conferenza intergovernativa sull’UEM,

tenutasi nel 1991 parallelamente alla Conferenza intergovernativa sull’unione politica.

L’esito dei negoziati fu il Trattato sull’Unione europea, approvato nel dicembre 1991 e

firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992. Esso emendava il Trattato che istituisce la Comunità

economica europea (in seguito ridenominato “Trattato che istituisce la Comunità europea”) e

conteneva, fra l’altro, il Protocollo sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della

Banca centrale europea e il Protocollo sullo Statuto dell’Istituto monetario europeo. Per via

dei ritardi nel processo di ratifica, il Trattato di Maastricht entrò, tuttavia, in vigore soltanto il

1° novembre 1993.

La seconda fase dell’UEM: istituzione dell’IME e della BCE

La creazione dell’Istituto monetario europeo (IME), il 1° gennaio 1994, segnò l’avvio della

Seconda fase dell’UEM e determinò lo scioglimento del Comitato dei governatori. Il carattere

transitorio dell’IME rifletteva lo stato di avanzamento dell’integrazione monetaria nella

Comunità. L’Istituto non era responsabile della conduzione della politica monetaria

dell’Unione europea, che rimaneva una prerogativa delle autorità nazionali, e non aveva

competenza per effettuare operazioni in valuta.

Le due funzioni principali dell’IME erano:

• rafforzare la cooperazione tra le banche centrali e il coordinamento delle politiche monetarie

• svolgere i preparativi necessari per la costituzione del Sistema europeo di banche centrali

(SEBC), per la conduzione della politica monetaria unica e per l’introduzione di una moneta

comune nella Terza fase.

L’IME fu un consesso per la consultazione, il dibattito e lo scambio di informazioni su

questioni di politica monetaria e definì il quadro regolamentare, organizzativo e logistico

necessario affinché il SEBC potesse operare nella Terza fase.

Nel dicembre 1995 il Consiglio europeo decise di denominare “euro” l’unità monetaria

europea che sarebbe stata introdotta con l’avvio della Terza fase dell’UEM e confermò che

quest’ultima avrebbe avuto inizio il 1° gennaio 1999. Per la transizione all’euro fu

preannunciato un calendario di eventi, basato essenzialmente su proposte formulate dall’IME.

85

Gli AEC II

L’Istituto aveva inoltre il compito di predisporre le future relazioni monetarie e di cambio tra

l’area dell’euro e gli altri paesi dell’Unione europea. Nel dicembre 1996 l’IME presentò al

Consiglio europeo un rapporto che costituì la base di una risoluzione, adottata da quest’ultimo

nel giugno 1997, sui principi e sugli elementi fondamentali dei nuovi Accordi Europei di

Cambio (AEC II).

Le nuove banconote

Nel dicembre 1996 l’IME presentò al Consiglio europeo, e successivamente al pubblico, i

disegni selezionati per la serie di banconote in euro da immettere in circolazione il 1° gennaio

2002.

Il Patto di stabilità e crescita

Al fine di integrare e precisare le disposizioni del Trattato, il Consiglio europeo adottò nel

giugno 1997 il Patto di stabilità e crescita, che comprende due regolamenti ed è volto a

garantire la disciplina di bilancio nell’ambito dell’UEM. Una dichiarazione del Consiglio del

maggio 1998 completava il Patto e ne ampliava gli impegni.

I primi partecipanti all’UEM

Il 2 maggio 1998 il Consiglio dell’Unione europea nella composizione dei capi di Stato o di

governo decise all’unanimità che 11 Stati membri dell’UE - Belgio, Germania, Spagna,

Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia -

soddisfacevano le condizioni necessarie per la partecipazione alla Terza fase dell’UEM e per

l’adozione della moneta unica, prevista per il 1° gennaio 1999. I capi di Stato o di governo

raggiunsero inoltre un accordo in merito alle personalità che, su raccomandazione dello stesso

Consiglio, sarebbero stati nominati membri del Comitato esecutivo della Banca centrale

europea (BCE).

I preparativi per la fissazione dei tassi di conversione

Nel maggio 1998 i ministri finanziari degli Stati membri che avevano adottato la moneta

unica, insieme ai governatori delle rispettive banche centrali nazionali, alla Commissione

europea e all’IME, decisero altresì che le parità centrali bilaterali delle valute degli Stati

membri partecipanti al meccanismo di cambio dello SME sarebbero state utilizzate per la

determinazione dei tassi irrevocabili di conversione con l’euro.

La designazione degli organi decisionali

86

Il 25 maggio 1998 i governi degli 11 Stati membri partecipanti nominarono il Presidente, il

Vicepresidente e gli altri quattro membri del Comitato esecutivo della BCE, con effetto il 1°

giugno 1998, data di istituzione della BCE. La BCE e le banche centrali nazionali degli Stati

membri partecipanti costituiscono l’Eurosistema, che formula e definisce la politica monetaria

unica nella Terza fase dell’UEM.

Con l’istituzione della BCE, l’IME concluse il suo mandato e fu pertanto posto in

liquidazione, in conformità dell’articolo 123 (ex articolo 109 L) del Trattato che istituisce la

Comunità europea. Il lavoro preparatorio affidato all’IME fu portato a termine nei tempi

previsti; la BCE dedicò i restanti mesi del 1998 ai controlli finali delle procedure e dei sistemi

adottati.

La terza fase dell’UEM: fissazione irrevocabile dei tassi di cambio

Il 1° gennaio 1999 ha avuto inizio la terza e ultima fase dell’UEM, che ha comportato la

fissazione irrevocabile dei tassi di cambio delle valute dei primi 11 Stati membri partecipanti

all’unione monetaria e la conduzione di una politica monetaria unica sotto la responsabilità

della BCE.

Con l’ingresso della Grecia nella Terza fase dell’UEM, il 1° gennaio 2001, il numero dei

paesi partecipanti all’area dell’euro è salito a dodici. Da tale data la Banca di Grecia fa parte

dell’Eurosistema. L’adesione della Grecia ha fatto seguito alla decisione adottata il 19 giugno

2000 dal Consiglio UE, riunito nella composizione dei capi di Stato o di governo, che ha

sancito l’adempimento dei criteri di convergenza da parte della Grecia.

L’allargamento dell’UE e l’euro

Il 1° maggio 2004 dieci nuovi Stati membri – Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia,

Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Slovacchia – sono entrati a far parte

dell’Unione europea (UE).

L'adesione all’area dell’euro: L’adozione dell’euro da parte dei nuovi paesi è subordinata

all’adempimento di determinati criteri economici, ossia un alto grado di stabilità dei prezzi,

finanze pubbliche sane, tassi di cambio stabili e convergenza dei tassi di interesse a lungo

termine. I medesimi criteri sono stati applicati ai paesi che attualmente partecipano all’area

dell’euro. Torna a inizio pagina

I rapporti sulla convergenza: La Banca centrale europea (BCE) contribuisce al processo

decisionale per l’ammissione all’area dell’euro predisponendo rapporti sulla convergenza, in

cui esamina se i paesi interessati soddisfino le condizioni necessarie per l’adozione della

moneta unica.

87

La partecipazione agli organi decisionali della BCE: I governatori delle banche centrali dei

dieci nuovi Stati membri dell'UE siedono nel Consiglio generale della BCE; essi diverranno

membri del Consiglio direttivo, massimo organo decisionale della Banca centrale europea,

soltanto dopo l’adozione dell’euro da parte dei rispettivi paesi. Gli esperti delle banche

centrali degli Stati membri partecipano ai Comitati del Sistema europeo di banche centrali

(SEBC).

LA COMUNITA’ EUROPEA

Le tappe dell’integrazione europea (1950-2004)

All’indomani della seconda guerra mondiale diversi leader politici europei credono

fermamente che l’unico modo di evitare un nuovo conflitto in Europa sia unire i paesi sul

piano economico e politico.

• 1950 Robert Schuman, Ministro degli Affari esteri francese, propone di

integrare l'industria del carbone e dell’acciaio dell’Europa occidentale.

• 1951 nasce la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) ad opera di sei paesi:

Belgio, Repubblica federale tedesca, Lussemburgo, Francia, Italia e Paesi Bassi. Nel 2002 il

Trattato che istituiva la CECA scade, come previsto, a 50 anni dalla sua entrata in vigore.

• 1957 vengono firmati i “Trattati di Roma” che istituiscono la Comunità

europea dell’energia atomica (Euratom) e la Comunità economica europea (CEE). L’obiettivo

perseguito dagli Stati membri è la rimozione delle barriere commerciali e doganali che li

separano e la costituzione di un mercato comune.

• 1967 dalla fusione delle istituzioni delle tre Comunità europee (CECA, CEE ed Euratom)

nascono la Commissione europea, il Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo.

• 1970 in seguito a una decisione adottata nel 1969 dai capi di Stato o di governo, il rapporto

Werner definisce il primo progetto per la creazione di un’unione economica e monetaria fra

88

gli allora sei Stati membri della CEE. Tuttavia, il piano fallisce, per una serie di ragioni,

all’inizio degli anni settanta.

• 1973 la Danimarca, l’Irlanda e il Regno Unito aderiscono alla Comunità economica europea,

portando a nove il numero degli Stati membri.

• 1979 i governi e le banche centrali dei nove Stati membri creano il Sistema monetario

europeo (SME), incentrato su un meccanismo di cambio che definisce le parità, fisse ma

modificabili, tra le monete dei paesi partecipanti.

• 1981 la Grecia entra a far parte della Comunità economica europea

• 1986 la Spagna e il Portogallo aderiscono alla Comunità economica europea.

• 1986 l’adozione dell’Atto unico europeo (AUE) rilancia il progetto di un’unione economica

e monetaria.

• 1988 il Consiglio europeo, riunito a livello di capi di Stato o di governo, conferma il proprio

sostegno alla progressiva realizzazione dell’Unione economica e monetaria (UEM). Un

comitato di esperti, guidato da Jacques Delors, all’epoca Presidente della Commissione

europea, studia un progetto per il raggiungimento di tale obiettivo. Il “Rapporto Delors”,

redatto a conclusione dei lavori, propone una transizione articolata in tre fasi.

• 1989 si aprono i negoziati relativi al Trattato sull’Unione europea, comunemente noto come

“Trattato di Maastricht”. Esso modifica il Trattato che istituisce la Comunità europea,

ponendo in essere l’Unione europea (UE); in particolare, contiene disposizioni relative alla

realizzazione dell’UEM e all’istituzione della Banca centrale europea.

• 1992 viene siglato il Trattato di Maastricht che introduce nuove forme di cooperazione tra i

governi degli Stati membri, ad esempio in materia di difesa e di giustizia e affari interni. Con

questa integrazione del “sistema comunitario”, il Trattato di Maastricht crea l’Unione

europea.

• 1993 il 1° novembre entra in vigore il Trattato di Maastricht, previa ratifica dei dodici Stati

membri.

• 1995 l’Austria, la Finlandia e la Svezia entrano a far parte dell’UE.

• 1990–1999 l’UEM viene realizzata in tre fasi.

• 2002 introduzione delle banconote e monete in euro.

• 2003 firma del Trattato di adesione.

• 2004 il 1° maggio dieci nuovi paesi accedono all’Unione europea.

TASSI DI CONVERSIONE FISSI DELL’EURO

EUR 1 =

89

• BEF 40,3399 (franchi belgi)

• DEM 1,95583 (marchi tedeschi)

• ESP 166,386 (pesetas spagnole)

• FRF 6,55957 (franchi francesi)

• GRD 340,750 (dracme greche)

• IEP 0,787564 (sterline irlandesi)

• ITL 1.936,27 (lire italiane)

• LUF 40,3399 (franchi lussemburghesi)

• NLG 2,20371 (fiorini olandesi)

• ATS 13,7603 (scellini austriaci)

• PTE 200,482 (escudos portoghesi)

• FIM 5,94573 (marchi finlandesi)