la Biblioteca di via Senato · Julius Evola, uscito in prima edizione presso l’au-torevole...

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n. 10 – ottobre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano La filosofia ‘attiva’ di Julius Evola di gianfranco de turris «Dall’abisso più fondo, la vetta più alta» di michele ricciotti L’immensa vertigine della realtà originaria di luca siniscalco Evola: pensatore della Tradizione di giovanni sessa Civiltà del tempo e civiltà dello spazio di stefano arcella Il Barone Evola e le dottrine orientali di nuccio d’anna Le vicende editoriali di «Ur» e «Krur» di fabrizio giorgio La parola oscura era illuminante di vitaldo conte Julius Evola promotore culturale di gianfranco de turris Costruire una nuova civiltà tradizionale di guido andrea pautasso Il Barone all’insegna del Pesce d’Oro di andrea scarabelli Evola nell’editoria di Laterza di stefano e. bona Evola e Pound: un incontro impossibile di andrea scarabelli ISSN 2036-1394 mensile, anno x SPECIALE JULIUS EVOLA (1898–1974)

Transcript of la Biblioteca di via Senato · Julius Evola, uscito in prima edizione presso l’au-torevole...

n. 10 – ottobre 2018

la Biblioteca di via SenatoMilano

La filosofia ‘attiva’ di Julius Evoladi gianfranco de turris

«Dall’abisso più fondo, la vetta più alta»di michele ricciotti

L’immensa vertigine della realtà originariadi luca siniscalco

Evola: pensatore della Tradizionedi giovanni sessa

Civiltà del tempo e civiltà dello spaziodi stefano arcella

Il Barone Evola e le dottrine orientalidi nuccio d’anna

Le vicende editoriali di «Ur» e «Krur»di fabrizio giorgio

La parola oscura era illuminantedi vitaldo conte

Julius Evola promotore culturaledi gianfranco de turris

Costruire una nuova civiltà tradizionaledi guido andrea pautasso

Il Barone all’insegna del Pesce d’Orodi andrea scarabelli

Evola nell’editoria di Laterzadi stefano e. bona

Evola e Pound: un incontro impossibiledi andrea scarabelli

ISSN

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mensile, anno x

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898–1974)

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n. 7/8– luglio/agosto 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

SPECIALE“ORLANDO FURIOSO”

Orlando furioso 2016:canto e disincantodi giuseppe sangirardi

Nel Cinquecento tuttipazzi per Ariostodi giancarlo petrella

Senso e pazzia nell’Orlando furiosodi gianluca montinaro

Ludovico Ariostocome Raffaello Sanziodi adolfo tura

«D’ogni legge nemicoe d’ogni fede»di guido del giudice

Orlando e la metaforadella fragilità umanadi marco cimmino

La dorata ottava dell’Orlando furiosodi antonio castronuovo

Ricchi scaffali ariosteschi a Ferraradi massimo gatta

Aspettando LudovicoAriosto a Ferraradi luca pietro nicoletti

Ariosto alla Biblioteca di via Senatodi giancarlo petrella

SPECIALE V CENTENARIO “ORLANDO FURIOSO” (1516-2016)

n. 9 – settembre 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

LIBRI ENUMISMATICASpiccioli sonanti di storia dell’artedi luca piva

IL LIBRO DEL MESEOssa, cervelli, mummie e capellidi antonio castronuovo

BVS: FONDO BORGESIl rarissimo “yogurt” di Borgesdi massimo gatta

LETTERATURAMorselli, la vacanzadi Cesare e i piratidi linda terziroli

BVS: BIBLIOFILIALibri ritrovati(anche in via Senato)di giancarlo petrella

n. 10 – ottobre 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

RARITÀBenedetto Croce: autobibliografia di massimo gatta

BIBLIOFILIAAlla ricerca di quelche resta dei codici di giancarlo petrella

I LIBRI DEL MESEPercorsi alternativi al presente: archi,clave e razzi spaziali di andrea scarabelli

PERSONAGGIStorie di un editore filologo e di un libraioantiquario di massimo gatta

MOVIMENTIL’eterna vitalità del Futurismo e i manifesti della Donna di vitaldo conte

NOVECENTOAntonio Beltramelli:il successo e l’obliodi antonio castronuovo

n. 12 – dicembre 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

Nel cuore dell’uomo,il senso dell’utopiadi claudio bonvecchio

Moro: utopista, santo e «parlamentarista»di carlo gambescia

L’utopia del possibile e dell’impossibiledi teodoro k. de la grange

Il regime del tempoe l’idea dell’utopiadi diego fusaro

Si nondum legisti fac requiras di giancarlo petrella

L’Utopia di Luigi Firpo,bibliofilo illuminatodi massimo gatta

L’Utopia cattolica di Jean Le Blonddi antonio castronuovo

Tommaso Moro: l’eresia della coscienzadi guido del giudice

Fra Moro e Ariosto: sogno e utopiadi gianluca montinaro

Tommaso Moroe la città ‘perfetta’di silvio berlusconi

Il XX secolo e la morte dell’utopiadi gianfranco de turris

Senza libertà. Utopia e distopiadi antonio castronuovo

Fra pagine e versi: utopia e letteraturadi marco cimmino

Additional Location for More’s Utopiadi giancarlo petrella

SPECIALE V CENTENARIO ‘UTOPIA’ (1516-2016)

n. 6 – giugno 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

SPECIALEGUIDO GOZZANO Preziosi libri di unabreve esistenzadi antonio castronuovo

Profumi, essenze e aromi in Gozzanodi epifanio ajello

Morte e nostalgia: le maschere di Gozzanodi marco cimmino

Xilografie in mostra per il «bel Guido»di gianfranco schialvino

Guido Gozzano alla Biblioteca di via Senatodi gianluca montinaro

SPECIALE GUIDO GOZZANO

n. 11 – novembre 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)Speciale “Bibliotecadell’Utopia”

La prestigiosa ‘Utopia’di via SenatoLa Collana “Bibliotecadell’Utopia” 1990-2012di massimo gatta

L’utopia di Moro: il percorso di un’ideaFra perfezione e libertà dell’uomodi gianluca montinaro

Un viaggio nell’utopia: 1990–2012Il catalogo della“Biblioteca dell’Utopia”di massimo gatta

V CENTENARIO ‘UTOPIA’ (1516-2016) • SPECIALE “BIBLIOTECA DELL’UTOPIA”

n. 1 – gennaio 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAAvventure di libri:l’Ariosto Cavalieridi giancarlo petrella

NOVECENTOLe lettere dellaSarfatti a Panzinidi piero meldini

LA RIFLESSIONELe riformedell’istruzione el’educazione mancatadi claudio bonvecchio

LIBRO DEL MESEL’iconologia del libronelle edizioni dei secoli XV e XVIdi ugo rozzo

LIBRI D’IMPRESACaffè meccanici,ingranaggi del gusto, leve del piaceredi massimo gatta

VOLUMI MISTERIOSI‘Istruzioni letterarie’sull’uso dell’ombradi massimo gatta

n. 2 – febbraio 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIALibrai e collezionistiall’asta Brunschwigdi giancarlo petrella

SUL NOLANO«Titano della tuapreziosa Nola»di guido del giudice

NOVECENTOCopertine in giallo, tra Parigi, Catania, Milano e Marradidi stefano drei

COLLEZIONISMORaffaello Salari‘fiorentino’ e l’infinito amore per i libridi massimo gatta

DANNUNZIANAIl vate, il libraioe lo stampatoredi massimo gatta

n. 3 – marzo 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

MEMORIAIl bibliografo e lo storico del librodi giancarlo petrella

EDITORIA“La memoria” e la «sirena dei libri»di massimo gatta

LIBRI/ARCHEOLOGIAUna dolorosavicenda: Pompeirisorta, Pompeisaccheggiatadi luca piva

STORIE DI STAMPAVittorio Alfieri,elegante e ‘privatissimo’tipografodi massimo gatta

LETTERATURADoppia lesbo. Le dueAmiche di Verlainedi antonio castronuovo

n. 4 – aprile 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

NOVECENTO«Oggi, il Belli, è fuori tempo!»di giancarlo petrella

EDITORIATorchi letterari: i libri e la stampadi massimo gatta

LIBRII Dictionnairesdi un ‘collezionista’di piero meldini

LA RIFLESSIONEIl lavoro e la Costituzione della Repubblicadi claudio bonvecchio

LETTERATURAUn Gatto a Napoli nella“Libreria del 900”di massimo gatta

SUL NOLANOUna rara traduzionedello Spaccio de la bestia trionfantedi guido del giudice

n. 5 – maggio 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

ANTICHE EDIZIONILa tortuosa storiaeditoriale di Rabelaisdi antonio castronuovo

LIBRI DI PREGIOI cataloghi di Alberto Tallone di massimo gatta

IL LIBRO DEL MESESistemi tachigrafici dall’antichità a Twitterdi alessandro tedesco

COLLEZIONISMOAppunti culinari di Orazio Bagnascodi massimo gatta

BIBLIOFILIAIl catalogo dei tesorimantovanidi giancarlo petrella

n. 6 – giugno 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

SPECIALE 150° BAUDELAIRE«L’orrore della vita e l’estasi della vita»di giuseppe scaraffia

Il grande poeta e il raffinato bibliofilodi massimo carloni

Il poeta bibliofilo e i suoi rilegatoridi antonio castronuovo

Un’edizione ‘unica’di Baudelairedi massimo gatta

Baudelaire ovvero dell’ordine del caosdi marco cimmino

Il poeta, lo scrittore e il critico d’artedi antonio castronuovo

Anatomia diun’incomprensione di massimo carloni

L’accusatore e il pornografodi antonio castronuovo

SPECIALE 150° BAUDELAIRE

n. 7/8 – luglio/agosto 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

RINASCIMENTO ESOTERICOSpeciale V centenario “De arte cabalistica” (1517-2017)

Gli intellettuali cristiani e la qabbalàdi fabrizio lelli

Reuchlin prima di Reuchlindi giancarlo petrella

I Reuchlinianadi Amsterdamdi cis van heertum

Il fondamento magicodell’universo di massimo donà

Cornelio Agrippa e la vanità delle scienzedi guido del giudice

L’astrologia e il ‘Diluvio Universale’di leandro cantamessa arpinati

Esoterismo e grafomaniadi antonio castronuovo

Il ‘Gruppo di Ur’ e la tradizione esotericadi giovanni sessa

La fantasia esoterica di Gustav Meyrinkdi gianfranco de turris

L’esoterica di Umberto Ecodi frans a. janssen

Gli scaffali ermetici del Professoredi massimo gatta

Alla ricerca di Reuchlindi giancarlo petrella

RINASCIMENTO ESOTERICO • SPECIALE V CENTENARIO “DE ARTE CABALISTICA”

n. 9 – settembre 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAFrancescoSansovino e PieroCalamandreidi giancarlo petrella

LIBRIUn ‘volume’ tra Ravenna e Uppsaladi antonio castronuovo

LIBRO DEL MESELa bibliotecaperduta: i libri di Leonardodi carlo vecce

COLLEZIONISTIPiero Camporesi, fra ricercabibliofila e studi storicidi piero meldini

EDITORIAAchille Bertarelli e l’ex libris italianodi massimo gatta

n. 10 – ottobre 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAI libri della Crusca e le loro vicendedi giancarlo petrella

NOVECENTOLa libreriaantiquariadi Umberto Sabadi massimo gatta

IL LIBRO DEL MESEComino Ventura: un editore tra lettere e libri di letteredi roberta frigeni

EDITORIAYourcenar‘multilingue’: fralibri e traduzionidi antonio castronuovo

LETTERATURAEchi letterari di unatragedia minerariadi luca piva

n. 11 – novembre 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

SPECIALE BIBLIOTECA VIGANÒ

«Ne’ miei dolcistudi m’acqueto»di giancarlo petrella

Una raccolta trapassato e futurodi pierangelo goffi

SPEC IALE B IBL IOTECA V IGANÒ

n. 12 – dicembre 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

Martin Lutero tra forma ed eventodi giovanni puglisi

Requiem per Martin Luterodi claudio bonvecchio

Martin Lutero e la mistica medievaledi marco vannini

La pala di Wittenberg e la teologia luteranadi silvana nitti

Martin Lutero e i Discorsi a tavoladi gianluca montinaro

Fichte lettore della Riforma protestantedi diego fusaro

Lutero e alcune storie sociologichedi carlo gambescia

Martin Lutero e l’obbedienza al poteredi teodoro klitsche de la grange

‘Edizioni contro’: fra Erasmo e Luterodi antonio castronuovo

Esuli di religione: Olimpia Fulvia Moratadi lucia felici

Lutero, Bruno e Pomponio Algieridi guido del giudice

El Summario de la Sancta Scripturadi ugo rozzo

Johann Eberlin polemista luteranodi lorenzo di lenardo

La “Libreria ReligiosaGuicciardini” di giancarlo petrella

Giuseppe Rensi e Andrea Emodi giovanni sessa

La “Libreria Religiosa di via Senato”di giancarlo petrella IS

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SPECIALE V CENTENARIO “95 TESI” (1517–2017)

n. 1 – gennaio 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

EDITORIAIl ‘futurlibro’ diFortunato Deperodi massimo gatta

LIBRI ANTICHIIncunaboli perduti.Incunaboli ritrovatidi giancarlo petrella

LEGATURELibri che ti levano la pelledi sandro montalto

LIBRO DEL MESEDue spiriti della terra:Šestov e Fondanedi luca siniscalco

LETTERATURAZola e L’Argent.Genesi di uncapolavorodi giuseppe scaraffia

VICENDE«Non s’odora altro col naso che quello che s’ha nella mente»di piero meldini

SCOPERTEDino Campana al Caffè Orfeo: un ‘piccolo’enigma svelatodi stefano drei

n. 2 – febbraio 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAUna ‘santa’ raccolta e il suo catalogodi giancarlo petrella

PERSONAGGIIl fascino di uno scrittore analfabetadi antonio castronuovo

LA RIFLESSIONEEuropa: burocrazie e responsabilità della politicadi claudio bonvecchio

I LIBRI DEL MESEGli Imperdonabili: oltre il tramonto della Modernitàdi giovanni sessa

SUL NOLANOGiordano Bruno: lavera storia dell’arrestodi guido del giudice

LIBRILa raccolta impossibile:collezionare Pseudobibliadi gianfranco de turris

NOVECENTOVenezia dannunziana:fuoco e ceneredi luca piva

n. 4 – aprile 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

OTTOCENTOWilliam Beckford: la letteratura e la vitadi giuseppe scaraffia

BIBLIOFILIAIl cavalier Buovo d’Antonadi giancarlo petrella

LA RIFLESSIONELa necessità delle élites e il benedella democraziadi claudio bonvecchio

IL LIBRO DEL MESELe epistole latine di Giordano Brunodi gianluca montinaro

PUBBLICAZIONII colori della terra: «La Piê» e la xilografiadi antonio castronuovo

BIBLIOFILIA DEL GUSTOFilippo Tommaso Marinetti, cucinieredi massimo gatta

n. 3 – marzo 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAI Sermones di MicheleDurazzini da Empolidi giancarlo petrella

EDITORIALa sovraccoperta: un’opera d’artista!di massimo gatta

NOVECENTOPrimo Levi e il granrifiuto di Einaudidi sandro montalto

LA RIFLESSIONEMarcello Dell’Utri e la ‘Giustizia’: un caso esemplaredi claudio bonvecchio

PERSONAGGIDino Buzzati, scrittore fantastico e «doverista»gianfranco de turris

L’INEDITOWystan H. Audenlettore de La caduta nel tempo di Ciorandi luca orlandini

LIBRO DEL MESE«L’Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato»di giancarlo petrella

n. 5 – maggio 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

NOVECENTOViaggio fra i libri della contestazionedi piero meldini

SCRITTORILibri e articoli su una vita studentescadi antonio castronuovo

BIBLIOFILIAGli incunaboli dellaBiblioteca Nazionaledi giancarlo petrella

IL LIBRO DEL MESEIn morte di una civiltà. Saggi quasi politicidi massimo carloni

GRAFICA E EDITORIAL’arte al serviziodell’Idea: Mario Sironie il fascismodi mario bernardi guardi

SUL NOLANOIl fascino ingannevole della dotta citazionedi guido del giudice

BIBLIOFILIA DEL GUSTOAi tavoli di Bagutta,«ritrovo di galantuomini»di massimo gatta

n. 6 – giugno 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

PERSONAGGI«Scrivo la sera, a tempo perso»di massimo gatta

BIBLIOFILIALa biblioteca Pasolini al Vieusseuxdi giancarlo petrella

LA RIFLESSIONEL’esistenza dello Statoe la necessità di sicurezzadi claudio bonvecchio

IL LIBRO DEL MESEFra le carte dell’archivio di Giuseppe Martinidi giancarlo petrella

ANEDDOTICAVox Piscis: il libro ingoiato da un merluzzodi antonio castronuovo

BIBLIOFILIA DEL GUSTOMarino Parenti al ristorante Sabatinidi massimo gatta

GRAFICAI canti di Faunus diBeltramelli e Nonnidi edoardo fontana

n. 7/8 – luglio/agosto 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

GABRIELED’ANNUNZIO Ottanta anni dopo

Contributi diGiordano Bruno GuerriAnnamaria AndreoliFrancesco PerfettiGiuseppe ScaraffiaMarcello VenezianiPietro GibelliniGianluca MontinaroAngelo Piero CappelloMaria Rosa GiaconAndrea LombardiniloCarlo SantoliLuca PivaCarlo Gambescia Sandro MontaltoAntonio CastronuovoMassimo GattaLorenzo BraccesiMario Bernardi GuardiVitaldo ConteFranco Di Tizio

SPECIALE 80° GABRIELE D’ANNUNZIO (1863–1938)

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n. 9 – settembre 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

ILLUSTRAZIONEMax tra i mostri selvaggi di Sendakdi edoardo fontana

BIBLIOFILIA DEL GUSTOBenedetto Croce e laSocietà dei Nove Musi di massimo gatta

BIBLIOFILIAI bibliofili della Bernardino Misintadi giancarlo petrella

EDITORIAI ‘librini imolesi’ di Babbomorto Editoredi massimo gatta

IL LIBRO DEL MESEOltre la realtà: le visioni di Célinedi luca siniscalco

SCAFFALEDEL BIBLIOFILOL’unicorno e Tullia d’Aragonadi giancarlo petrella

LINGUA E IDENTITÀL’«altissima tragedia»di un’isola contesadi luca piva

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sabato 17 novembre 2018 – ore 16Circolo Filologico Milanese

Sala delle Colonne, Via Clerici 10 – Milano

n. 10 – ottobre 2018

la Biblioteca di via Senato

Milano

La filosofia ‘attiva’

di Julius Evola

di gianfranco de turris

«Dall’abisso più fondo,

la vetta più alta»

di michele ricciotti

L’immensa vertigine

della realtà originaria

di luca siniscalco

Evola: pensatore

della Tradizione

di giovanni sessa

Civiltà del tempo

e civiltà dello spazio

di stefano arcella

Il Barone Evola e

le dottrine orientali

di nuccio d’anna

Le vicende editoriali

di «Ur» e «Krur»

di fabrizio giorgio

La parola oscura

era illuminante

di vitaldo conte

Julius Evola

promotore culturale

di gianfranco de turris

Costruire una nuova

civiltà tradizionale

di guido andrea pautasso

Il Barone all’insegna

del Pesce d’Oro

di andrea scarabelli

Evola nell’editoria

di Laterza

di stefano e. bona

Evola e Pound:

un incontro impossibile

di andrea scarabelli

ISSN

203

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mensile, anno x

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898–1974)

In occasione del “Processo a Evola”, organizzato da Ugo Mursia Editore

– nell’ambito di Bookcity Milano – nell’occorrenzadell’uscita de Il Barone immaginario

(a c. di G. de Turris, Milano, Mursia, 2018), la Fondazione Biblioteca di via Senato

ha il piacere di presentare il fascicolo monografico di ottobre 2018 de

«la Biblioteca di via Senato»

Speciale Julius Evola(1898-1974)

intervengono:Davide Bigalli

Antonio CariotiGianfranco de Turris

Andrea ScarabelliGianluca MontinaroFrancesco Specchia

S o m m a r i o S P E C I A L E J U L I U S E VO L A ( 1 8 9 8 - 1 9 7 4 )

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LA FILOSOFIA ‘ATTIVA’ DI JULIUS EVOLABilancio a centoventi anni dalla nascitadi Gianfranco de Turris

«DALL’ABISSO PIÙ FONDO, LA VETTA PIÙ ALTA»La filosofia di Evoladi Michele Ricciotti

L’IMMENSA VERTIGINE DELLA REALTÀ ORIGINARIAEvola e la critica alla modernitàdi Luca Siniscalco

EVOLA: PENSATORE DELLA TRADIZIONEIl Barone e la politicadi Giovanni Sessa

CIVILTA’ DEL TEMPO E CIVILTA’ DELLO SPAZIOEvola e la Tradizionedi Stefano Arcella

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IL BARONE EVOLA E LE DOTTRINE ORIENTALIEx Oriente luxdi Nuccio D’Anna

LE VICENDE EDITORIALI DI «UR» E «KRUR»Il fuoco dei Magidi Fabrizio Giorgio

LA PAROLA OSCURA ERA ILLUMINANTEEvola e la sua arte totaledi Vitaldo Conte

JULIUS EVOLA PROMOTORE CULTURALEEvola curatore e traduttoredi Gianfranco de Turris

COSTRUIRE UNA NUOVACIVILTA’ TRADIZIONALEUn percorso bibliograficodi Guido Andrea Pautasso

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IL BARONE ALL’INSEGNADEL PESCE D’OROEvola e Scheiwillerdi Andrea Scarabelli

EVOLA NELL’EDITORIA DI LATERZAIl Barone e lo stampatoredi Stefano E. Bona

EVOLA E POUND: UN INCONTRO IMPOSSIBILEL’ineditodi Andrea Scarabelli

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

la Biblioteca di via Senato – MilanoMENSILE DI BIBLIOFILIA E STORIA DELLE IDEE

anno X – n.10/98 – Milano, ottobre 2018

Biblioteca di via Senato

Via Senato 14 - 20121 MilanoTel. 02 76215318 - Fax 02 [email protected]@bibliotecadiviasenato.itwww.bibliotecadiviasenato.it

PresidenteMarcello Dell’Utri

Direttore responsabileGianluca Montinaro

Coordinamento pubblicitàMargherita Savarese

Progetto graficoElena Buffa

Servizi GeneraliGaudio Saracino

Fotolito e stampaGalli Thierry, Milano

Immagine di copertinaFoto di Julius Evola su un collage dicopertine di sue opere

Stampato in Italia© 2018 – Biblioteca di via SenatoEdizioni – Tutti i diritti riservati

Reg. Trib. di Milano n. 104 del11/03/2009

Per ricevere a domicilio (con il solo rimborso delle spese di spedizione, pari a 27 euro) gli undici numeri annuali della rivista «la Biblioteca di via Senato» scrivere a:[email protected]

L’Editore si dichiara disponibile a regolareeventuali diritti per immagini o testi di cuinon sia stato possibile reperire la fonte

Tutti i contributi, prima di esserepubblicati, sono rivisti in forma anonima.«la Biblioteca di via Senato» è un mensileche utilizza il metodo della valutazione trapari (peer review)

Ringraziamo le Aziende che ci sostengono con la loro comunicazione

Nella ricorrenza dei centoventi annidalla nascita (e a quarantaquattrodalla morte) è opportuno iniziare a

riflettere, con serenità, sulla figura del baroneJulius Evola (1898-1974) e sul suo lascitointellettuale.

Pensatore dai molteplici interessi, Evolaha percorso i sentieri dell’arte, dellaspeculazione filosofica e dell’esoterismo magico,mai disgiunti, però, da una testimonianzaattiva nella vita quotidiana. Di fronte a quelnulla – ovvero la totale mancanza di idealità –che Evola vedeva avanzare, e che di lì a pocoavrebbe gettato l’Europa borghese nel baratrodella guerra, per poi affondarla nel vorticedistruttivo dello scontro fra comunismo econsumismo, le sue parole si levarono con forza,indicando nella via tradizionale, l’unica stradapossibile per scuotere l’uomo. E riportarlo, in senso cosmico, in un ordine – l’Ordine – chefosse armonia.

Negli anni del dopoguerra, il solo evocare il

nome del Barone suscitava perlopiù repulsione,oltre ad accuse, del tutto inconsistenti, di filofascismo. Eppure, perché Evola è statocondannato a questa sorte, anche da coloro che – ovvero la stragrande maggioranza – nonne hanno mai letto un rigo ma che ne parlanosolo de relato? Che cosa spaventa così tanto diEvola? Le datate – e del tutto desuete – paginede Il mito del sangue (Milano, Hoepli, 1937 e poi, riveduto e aggiornato, Milano, Hoepli,1942) o, piuttosto, la vibrante prosa di Rivoltacontro il mondo moderno (Milano, Hoepli,1934) e di Cavalcare la tigre (Milano,Scheiwiller, 1961)?

Già perché l’impressione finale è che i ‘nemici’ di Evola non siano infastiditi(nonostante lo attacchino su questo) dal suo –presunto – fascismo razzista ma dalla suavisione del mondo: profondamente altra, e alta,rispetto alla nostra mediocre quotidianitàmalata di consumismo nichilista.

Gianluca Montinaro

Editoriale

ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 7

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

C’è un artista che è stato il più significati-vo rappresentante del dadaismo in Ita-lia e un suo quadro è alla Galleria Na-

zionale d’Arte Moderna di Roma, ma che vieneregolarmente dimenticato o ridimensionato allaluce di certi suoi successivi interessi. C’è un auto-re che scrisse la prima opera in Italia sul tantrismoche però viene ritenuto ‘non scientifico’. C’è unalpinista - che effettuava negli anni Trenta scalatedi quinto grado superiore e scriveva sulla «Rivistadel CAI» - che è messo sotto accusa, in quantonon le intendeva come sport agonistico bensì co-me una prova interiore, da parte degli storici ‘an-tifascisti’ della montagna che giungono addirittu-ra a rinfacciare a Reinhold Messner di aver detta-to una frase elogiativa per la copertina del libroche ne raccoglie gli scritti. C’è un filosofo chepropose il superamento dell’idealismo e che è sta-to considerato da Franco Volpi, prematuramentescomparso, come uno dei tre maggiori pensatoriitaliani del Novecento insieme a Croce e Gentile,di cui nessun libro di storia della filosofia ha in-tenzione di occuparsi. C’è un esoterista che fondòun gruppo ‘operativo’ fondamentale nella storiadella magia in Italia, che viene considerato un sa-

tanista o un ciarlatano. C’è un pensatore che si in-serisce in modo radicale e originale nell’autorevo-le filone dei critici della modernità fra le due guer-re, non solo appunto criticandola ma proponen-done il superamento, che non è quasi mai preso inseria considerazione. C’è uno studioso che pub-blicò il primo libro italiano sul Graal che vienesnobbato in quanto ‘afilologico’. C’è un teoricodell’eros - che lo interpreta metafisicamente co-me «la più grande forza magica del mondo» e fissale identità del ‘maschile’ e del ‘femminile’ - cheviene per questo etichettato come misogino e‘maschilista’ e quindi mai citato. C’è un intellet-tuale che ha tradotto Guénon, Meyrink, Bacho-fen, Spengler, Jünger, la cui opera di promotoreculturale non è affatto riconosciuta, anzi vienesminuita con l’accusa di aver piegato a suo uso econsumo, appunto traducendoli, questi autori.C’è un metapolitico che operò all’interno di fasci-smo e nazionalsocialismo cercando con la propriainfluenza culturale di ‘rettificarli’ in senso rivolu-zionario-conservatore e che, al contrario, vienetacciato di essere un incallito fascista e nazista.

�Si potrebbe continuare ancora per un bel pez-

zo a elencare queste ostilità superciliose della ‘in-tellighenzia’ nostrana verso coloro i quali non en-trano nei suoi schemi e nella sua griglia interpreta-tiva. Ma si deve aggiungere almeno che c’è uno stu-dioso della razza - intesa dal punto di vista interiore

LA FILOSOFIA ‘ATTIVA’ DI JULIUS EVOLA

Bilancio a centoventi anni dalla nascita

Nella pagina accanto: Julius Evola in un ritratto fotografico

di Stanislao Nievo (1928-2006)

di GIANFRANCO DE TURRIS

e spirituale - che, benché si sia sempre limitato ateorizzarla in articoli e libri, che viene invece sem-pre e solo citato come il più bieco razzista italiano, ilpeggiore di tutti, mentre, tanto per dire, il presiden-te del fascistissimo Tribunale della Razza che ema-nò sentenze, provvedimenti, condanne, divenne

poi, senza colpo ferire, nell’Italia antifascista - e nonè una barzelletta! - il primo presidente della demo-craticissima Corte Costituzionale. E la cosa finiscelì, senza strascichi o recriminazioni, con il suo buscoche fa bella mostra di sé a Palazzo della Consulta.

Ma quanti nemici ha la Repubblica Italiana, si

Sopra da sinistra in senso orario: il piccolo Giulio Cesare Evola; la famiglia Evola, da sinistra, Ettore Giuseppe, la madre

Concetta, Giulio Cesare e il padre Vincenzo; Monte Cimone (Asiago) agosto 1918: Evola, diciannovenne sottotenente di

complemento, comandante di sezione d’artiglieria; Evola in una foto forse scattata nel corso dell’esposizione dadaista presso

la Casa d’Arte Bragaglia, 15-30 aprile 1921; Evola militare nel 1917: nel gruppo di commilitoni è il primo a destra; Evola

(primo a destra) in montagna con alcuni amici verso la metà degli anni Venti. Nella pagina accanto: Julius Evola ritratto nel

suo studio nel 1971. Per tutte le immagini © Fondazione Julius Evola

8 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

dirà. Contro quante persone poco culturalmenteraccomandabili si deve difendere, si penserà. Arti-sti, alpinisti, erotologi, filosofi, politologi, razzisti,studiosi di simboli e dottrine orientali, esoteristi ecosì via. Ma è un errore di prospettiva. Non di mol-ti si tratta, bensì di una sola, ancorché poliedrica,persona. Una sola. E chi mai?

�Giulio Cesare Evola, più noto come Julius,

nato il 19 maggio 1898 e morto l’11 giugno 1974, edi cui quindi nel 2018 ricorrono i 120 anni dalla na-scita. Dopo tanto tempo, e dopo 44 anni dallascomparsa, sembra essere, come si è visto, ancora lospauracchio, il tabù della politica, della cultura edel giornalismo italiani, una specie di ‘nemico pub-blico numero 1’ del Bel Paese, da mettere perenne-mente sotto accusa o passare sotto silenzio. Il chesuona un po’ridicolo e molto grottesco, per la veri-tà. Come può esserlo un personaggio così versatileche ha lasciato tante importanti tracce in molti am-biti del pensiero? Esserlo, o perlomeno avere, anzimantenere, per decenni questa pessima fama chenon si attenua nonostante alti e bassi? Perché?

Non è facile capirlo e forse solo uno psicanali-sta potrebbe spiegarlo, dato che altri grandi nomidella cosiddetta ‘cultura di destra’ accusati di essererazzisti, fascisti o nazisti, da Pound a Céline, tantoper citarne due famosissimi, non hanno subito a co-sì lunga scadenza la sorte che tuttora accompagnaEvola. Forse ancora su Heidegger si polemizza conuna certa asprezza, ma sempre lo si pubblica senzaproblemi e nessuno lo ‘tabuizza’ a priori e conside-ra l’interessarsi verso le sue opere un’indelebile‘colpa’. La spiegazione, forse, si trova in quel cheJulius Evola fu non solo come pensatore ma anchecome uomo, a differenza dei suoi ‘colleghi’.

Molti filosofi hanno sempre cercato di tradur-re il proprio sistema di pensiero in prassi, ma sem-pre attraverso la loro lezione, i loro libri. Evola fuinvece l’unico - ritengo - che provò a mutare le pro-prie idee in azione a livello personale, nella sua stes-

sa vita: da qui non solo le sue attività esoteriche e al-pinistiche, ma anche i suoi viaggi in Italia e in Euro-pa, alla ricerca di esperienze nuove e spesso estre-me; da qui il tentativo d’instaurare contatti cultura-li e politici con esponenti della aristocrazia e dellarivoluzione conservatrice; da qui le sue incursioniin ambienti ‘pericolosi’ come quelli delle SS e dellaGuardia di Ferro. Non era dunque un pensatore li-bresco, da scrivania o cattedra, soltanto un estenso-re di monumentali e complicati trattati teoretici,come molti suoi ‘colleghi’. Portati alle conseguen-ze ultime arte ed esoterismo, non restava altro dafare che gettarsi ne la melée.

Come conseguenza di ciò, a differenza di altripensatori tradizionalisti, ad esempio Guénon o

9ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

Julius Evola: bibliografia essenziale• Arte Astratta (Roma, Collection Da-

da, Maglione e Strini, 1920; Roma,Fondazione Julius Evola, 1992; ora inJulius Evola, Teoria e pratica dell’arted’avanguardia, Roma, Edizioni Me-diterranee, 2018).

• La parole obscure du paysage inté-rieur (Roma, Collection Dada, Ma-glione e Strini, 1921; Fondazione Ju-lius Evola, 1992; ora in Julius Evola,Teoria e pratica dell’arte d’avan-guardia, cit.).

• Saggi sull’idealismo magico (Todi-

Roma, Atanòr, 1925; Roma, EdizioniMediterranee, 2006).

• L’uomo come potenza (Todi-Roma,Atanòr, 1926; Roma, Edizioni Medi-terranee, 2011).

• L’Individuo e il divenire del mondo(Roma, Libreria di Scienze e Lettere,1926; Roma, Edizioni Mediterranee,2015).

• Teoria dell’Individuo Assoluto (Tori-no, Bocca, 1927; Roma, Edizioni Me-diterranee, 1998).

• Imperialismo pagano (Todi-Roma,Atanòr, 1928; Roma, Edizioni Medi-terranee, 2004).

• Fenomenologia dell’Individuo Asso-luto (Torino, Bocca, 1930; Roma,Edizioni Mediterranee, 2007).

• La tradizione ermetica (Bari, Laterza,1931; Roma, Edizioni Mediterranee,1996).

• Maschera e volto dello spiritualismocontemporaneo (Torino, Bocca,1932; Roma, Edizioni Mediterranee,2008).

• Rivolta contro il mondo moderno(Milano, Hoepli, 1934; Roma, Edizio-ni Mediterranee, 1998).

• Tre aspetti del problema ebraico (Ro-ma, Edizioni Mediterranee, 1936;

10 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

In alto, da sinistra in senso orario: Julius Evola a Montestrutto nel 1932, ospite della tenuta di Sandra (al centro) e Liliana

Scalero. («Futuro presente», n. 6, primavera 1995); ritratto fotografico del giovane Evola eseguito da Anton Giulio

Bragaglia; Evola alla sua scrivania, in una fotografia scattata da Vittorio De Cecco nel settembre 1971. Per tutte le

immagini © Fondazione Julius Evola

11ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

Padova, Edizioni di Ar, 1994).• Il Mistero del Graal (Bari, Laterza,

1937; Roma, Edizioni Mediterranee,1997).

• Il mito del sangue (Milano, Hoepli,1937; Padova, Edizioni di Ar, 2009).

• Sintesi di dottrina della razza (Mila-no, Hoepli, 1941; Padova, Edizioni diAr, 2017).

• Indirizzi per una educazione razziale(Napoli, Conte, 1941; Padova, Edizio-ni di Ar, 1994).

• La dottrina del risveglio (Bari, Later-za, 1943; Roma, Edizioni Mediterra-nee, 1995).

• Lo yoga della potenza (Milano, Boc-ca, 1949; Roma, Edizioni Mediterra-nee, 1994).

• Orientamenti (Roma, «Imperium»,1950; Rimini, Il Cerchio, 2005).

• Gli uomini e le rovine (Roma, Edizionidell’Ascia, 1953; Roma, Edizioni Me-diterranee, 2001).

• Metafisica del sesso (Roma, Atanòr,1958; Roma, Edizioni Mediterranee,1994).

• L’«Operaio» nel pensiero di Ernst Jün-ger (Roma, Armando, 1960; Roma,Edizioni Mediterranee, 1998).

• Cavalcare la tigre (Milano, Scheiwil-

ler, 1961; Roma, Edizioni Mediterra-nee, 1995).

• Il cammino del cinabro (Milano,Scheiwiller, 1963; Roma, EdizioniMediterranee, 2014).

• Il fascismo (Roma, Volpe, 1964; Ro-ma, Edizioni Mediterranee, 2001).

• L’arco e la clava (Milano, Scheiwiller,1968; Roma, Edizioni Mediterranee,1995).

• Râaga Blanda (Milano, Scheiwiller,1969; ora in Julius Evola, Teoria e pra-tica dell’arte d’avanguardia, cit.).

• Ricognizioni, uomini e problemi (Ro-ma, Edizioni Mediterranee, 1974).

Schuon, Evola non è stato solo un pensatore astrat-to, un filosofo avulso dalla realtà effettuale, ma èsceso nel concreto, sia come persona sia con le sueidee (ha sempre scritto che l’impegno della sua vitainteriore fu costantemente quello di conciliare latendenza metafisica con la tendenza attiva). E quin-di le sue teorie esistenziali e metapolitiche, piutto-sto che politiche, esposte in innumerevoli articoli especifici libri, in quanto tali sono state fatte propriesin dal primissimo secondo dopoguerra da gruppi digiovani della destra radiale. E questo nessuno glieloha mai perdonato dato che per i suoi avversari era,ed è ancora, impossibile capire come non vi possaessere una automatica conseguenza di causa/effettofra i suoi scritti teorici e le (alcune volte) maldestreapplicazioni di certi suoi autoproclamati seguaci.Da qui la fama del ‘Barone Nero’ e del ‘CattivoMaestro’. Ovviamente esagerazioni e falsità, ma ciònon toglie che ancora nel 2018 non gli si può toglierdi dosso l’etichetta di ‘fascista’, ‘nazista’ e ‘razzista’,aggettivi che ripete anche chi non ha di lui lettomezzo rigo e parla per sentito dire, e che ricade ad-dirittura sulle sue attività che di politico non hannoassolutamente nulla. Anche perché è difficilissimo

capire che molte delle sue posizioni e teorizzazioni,dalla montagna all’arte, dall’eros alla razza sino allavita quotidiana hanno come base interpretativaproprio una Weltanschauung spirituale e non mate-rialista. Impossibile capirlo, impossibile accettarlo.Viceversa un simile approccio, in un momento dicondizione generale e generalizzata come quelladell’Occidente e dell’Italia odierni, sarebbe utileper trovare vie d’uscite da quello che sembra un vi-colo cieco intellettuale, culturale e sociale.

Che l’Occidente, e quindi l’Italia, sia in unaprofondissima crisi nessuno osa negarlo, solo chenon si è d’accordo sulle sue cause e su come se nedebba uscire, contrapponendosi analisi e soluzioniopposte fra loro. Julius Evola è stato giustamentedefinito un pensatore della ‘libertà’ e della ‘re-sponsabilità’. Due parole che da sole indicano di-rezioni precise, e che unite a una visione del mon-do spirituale, certo, ma calata nella realtà, potreb-bero segnare un ‘nuovo inizio’ a tanti incerti, in-decisi, confusi, disorientati, condizionati e de-pressi. Il senso del pensiero e della attività di JuliusEvola a 120 anni dalla nascita è probabilmenteproprio questo.

ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 13

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Nonostante i lodevoli sforzi di numerosistudiosi in questa direzione, si è pur-troppo ancora ben lungi dal cogliere

l’autentica potenza speculativa della riflessione diJulius Evola. Le motivazioni dell’esclusione delBarone dal canone della riflessione filosofica no-vecentesca vanno senz’altro ricondotte, oltre cheal timore che la semplice pronuncia del nome diEvola è ancora in grado di suscitare in taluni espo-nenti della sedicente libera cultura neoillumini-sta, in un tendenziale rifiuto di qualsiasi pensieroforte, non disposto a rinunciare al proprio carat-tere metafisico pur nell’affermazione della intrin-seca insufficienza della filosofia.

Se il richiamo a un’origine extrafilosofica delpensiero, a un inizio prelinguistico del linguaggioe a un principio sovrarazionale di qualsivoglia lo-gos discorsivo, avvicina Evola ad alcuni tra i grandidel ’900 (Martin Heidegger su tutti), allo stessomodo la vera novitas del suo pensiero si compren-de collocandolo nel contesto storico-culturale incui egli scrive e agisce. L’idealismo magico diEvola si presenta come una radicale resa dei conticon tutta la tradizione idealistica, come un vero eproprio compimento e una realizzazione della vo-

lontà di dominio che la tradizione di pensiero cheprende le mosse da Giambattista Vico e giunge fi-no a Gentile nasconde sotto la più accomodantemaschera di un mero e ‘innocente’ sforzo gnoseo-logico.

Un confronto decisivo per Evola è proprioquello con la filosofia di Giovanni Gentile, impe-rante in Italia dopo aver scalzato, non senza fatica,la fragile ma agguerrita egemonia positivisticanella turbolenta fase di passaggio dal XIX al XXsecolo. Tale confronto polemico rappresenta sulpiano teoretico uno snodo imprescindibile percomprendere la proposta evoliana; d’altro canto,va sottolineato che la sua dirompente ‘reazione’all’attualismo non consente di liquidare quella diEvola come una semplice voce del pur importantefilone antidealista e antirazionalista del pensieronovecentesco, pur spiegando, almeno in parte, imotivi della sua esclusione dalla cultura accade-mica ufficiale.

�Non è certamente operazione agevole indi-

care in poche battute il cuore di un pensiero tantoprofondo quanto ricco di suggerimenti per la no-stra epoca quale quello evoliano anche perché, so-lo di recente, si è riconsiderato criticamente ilcentro teoretico dell’opera evoliana, giustamenteindicato nella questione della libertà.1 Alla luce diciò si possono ravvisare determinati nuclei teoricie concettuali in relazione ai quali il Barone ha

«DALL’ABISSO PIÙ FONDO,LA VETTA PIÙ ALTA»

La filosofia di Evola

Nella pagina accanto: l’ultimo ritratto del filosofo. Pastello

eseguito da Giuseppe A. Spadaro il 12 giugno 1974.

(© Fondazione Julius Evola)

di MICHELE RICCIOTTI

maggiormente fatto valere il suo ancora troppoignorato ingegno filosofico.

Evola conduce il pensiero ai suoi limiti estre-mi, ripensa l’Io senza ridurlo a mero soggetto dellanostra conoscenza (come ha fatto il canone filoso-fico, da Cartesio a Gentile), facendone semmai unfondamento infondato, pura volontà di potenza,assoluto arbitrio affrancato da ogni legge esterna ointerna. Per Evola la libertà dell’Io non ne rappre-senta un mero predicato o attributo, ma ne costi-tuisce l’essenza stessa. L’esser assolutamente in-condizionato richiede all’uomo una costante testi-monianza di sé, lo sforzo di realizzare il mondo enon solo di conoscerlo, la responsabilità di ‘fare’attivamente la storia senza esserne sopraffatti, iltentativo di superare l’orizzonte logico del signifi-cato per abbracciare quello simbolico del senso. Inuna delle pagine più alte della sua produzione filo-sofica, Evola afferma: «il carattere della libertà èprecisamente questo: ‘di poter essere in contrad-dizione con sé stessa’, perché questo ‘sé stessa’ èun non-senso; libertà significa ‘possibilità’ e lapossibilità indeterminata non ha nulla da cui possaesser contraddetta. Se la libertà non è il potere del‘Sì’ come del ‘No’, essa è flatus vocis. Una libertàschiava del principio di identità è la negazione del-la libertà e presenta il carattere di una natura signa-ta».2

�Solo partendo dalla presa di coscienza del-

l’assoluta possibilità che gli si dispiega innanzi,l’individuo può intraprendere il tragitto che locondurrà a farsi ‘assoluto’ e a lasciarsi alle spalle lapropria finitezza. La dottrina filosofica di Evolanon intende dunque essere un vuoto esercizio re-torico ma una pratica di vita fondata sulla riattiva-zione dell’energia ‘magica’ dell’Io. Tale attenzio-ne per la dimensione ‘vitale’ (comunque non ri-conducibile a un semplice vitalismo) può consen-tire di interpretare la filosofia evoliana come ilpunto di emersione di una corrente carsica di pen-

Dall’alto: Giovanni Gentile (1875-1944), ritratto insieme a

Benito Mussolini; Julius Evola (1898-1974), in una fotografia

della fine degli anni Trenta (tratta dal suo passaporto

dell’epoca). Nella pagina accanto in basso da sinistra: una

delle lettere di Evola a Giovanni Gentile (Roma, 30 luglio

1929); copertina della prima edizione di Fenomenologia

dell’Individuo Assoluto di Julius Evola (Torino, Bocca, 1930)

14 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

siero che attraversando un certo romanticismo te-desco (basti ricordare che la stessa denominazionedi ‘idealismo magico’ rappresenta una diretta ere-dità di Novalis) propone caratteri specifici delpensiero filosofico italiano,3 insieme rievocando ilsenso autentico del theorein greco, inteso come vi-sione orientatrice della vita più che come ‘disinte-ressata’ contemplazione.4

�Oltre a ciò, vi è un tratto profondamente

‘moderno’ in Evola. Il cammino dell’IndividuoAssoluto, dettagliatamente tracciato nelle dueopere ‘sistematiche’ del pensatore romano (Teoriae Fenomenologia dell’Individuo Assoluto, Roma, Boc-ca, 1927 e 1930), si propone infatti come processoin grado di dire la reale alterità rispetto al baratro

nichilistico cui ogni astratta teoria sembrerebbefar cascare l’Io. Anche in questo frangente, però,la riflessione evoliana non si arena nel terreno diuna mera giustapposizione di alternative contrap-poste. Se il ’900 filosofico certamente non difettadi grandi teorici del nichilismo, d’altro canto co-storo hanno spesso rintracciato nell’intero pro-cesso storico lo sviluppo di un originario ‘tradi-mento’ della verità, incaricandosi della gravosapretesa di assumere un punto di vista decentratorispetto alla storia, bollata come ‘follia’ o, per l’ap-punto, nichilismo (il riferimento è qui, oltre al giàevocato Heidegger, al nostro Emanuele Severi-no). Evola non cade in questa tentazione, ma deli-nea le tappe di un percorso sapienziale che attra-versi il nichilismo, che sprofondi nel suo abissosenza alcuna garanzia di riemersione. L’Individuo

15ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

Assoluto evoliano altro non è che la concreta indi-vidualità resasi capace di affermare un rapporto didominio sulla storia e sulla natura, non più intesacome oggettività immediatamente data né comeprodotto dell’incessante attività di un soggettoastrattamente gnoseologico. L’idealismo magicorappresenta quindi il definitivo scacco mosso al-l’astratto dualismo di teoria e prassi - scacco an-nunciato ma non realizzato dall’attualismo diGentile - intravedendo nello stesso processo co-

noscitivo i germi di un atto pratico volto a ricon-durre la totalità delle ‘determinazioni mondiali’ alcentro magico dell’Io.

Questo così radicale impianto teoretico, uni-to in feconda sintesi al giovanile impeto che segnae contraddistingue tutto il periodo speculativodella vita del Barone, lo conduce all’affermazionepratica di un’inaudita idea di verità, intesa non co-me mera opposizione al falso, ma come niente piùche «un errore intenso e potente».5

NOTE1 Cfr. M. Donà, Un pensiero della liber-

tà. Julius Evola: filosofia e magia al co-spetto dell’impossibile, in J. Evola, Feno-menologia dell’individuo assoluto, Roma,

Edizioni Mediterranee, 2007, pp. 13-33,

oltre al pionieristico lavoro di G. Damia-

no, La filosofia della libertà in Julius Evo-

la, Padova, Edizioni di Ar, 1998.2 J. Evola, Teoria dell’Individuo assolu-

to, Roma, Edizioni Mediterranee, 1998, p.

112.3 Cfr. R. Esposito, Pensiero vivente.

Origine e attualità della filosofia italiana,

Torino, Einaudi, 2010, dove però il pensie-

ro di Evola non è preso in esame né ricor-

dato.4 Cfr. J. Evola, Sfaldamento delle paro-

le, in Id., L’arco e la clava, Roma, Edizioni

Mediterranee, 2000, p. 53.5 J. Evola, Saggi sull’idealismo magi-

co, Roma, Edizioni Mediterranee, 2006, p.

53.

Da sinistra: copertina della prima edizione di Teoria dell’Individuo Assoluto, Torino, Bocca, 1927; il filosofo tedesco Martin

Heidegger (1889-1976), in una foto scattata dal figlio Hermann, a metà degli anni Cinquanta

16 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 19

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Evola antimoderno. Un assioma evidenteper ogni suo attento lettore. Un’espressio-ne che, tuttavia, per rendere merito alla

potenza ermeneutica e propositiva della posizioneevoliana, necessita di un chiarimento: se Evola fuindubbiamente campione di una critica, acuta eserrata, alla modernità, lo fu essenzialmente inquanto moderno, ossia come esponente di quelTradizionalismo integrale e perennialista la cuistessa origine si colloca nello strappo metafisicostrutturale al tempo storico - quanto mai lontanodall’età del mito - che la tradizione indiana chiamakali yuga. Come altri esponenti della ‘letteraturadella crisi’, Evola muove una polemica penetrantealla sua contemporaneità, ravvisandone con effi-cacia le storture e degenerazioni, mettendone inluce le contraddizioni e le intrinseche fallacie. Inquesta serrata ‘rivolta contro il mondo moderno’,Evola non può d’altra parte uscire dal proprio ‘es-serci’, storicamente gettato in quella stessa moder-nità da cui vorrebbe distaccarsi. Ma proprio facen-dosi carico di questo portato moderno - a nostroparere con una profondità abissale, assente in mol-ti altri cosiddetti ‘antimoderni’ - assume una mis-

sione affatto reattiva, operando una trasvalutazio-ne che, utilizzando il linguaggio di Gilles Deleuzea proposito di Nietzsche, «significa affermazionein luogo di negazione, anzi, negazione trasformatain potenza di affermazione».

�L’antimodernismo evoliano fu indubbia-

mente critica alla demonìa dell’economia, alla de-mocrazia, al pansessualismo, nonché dura pole-mica nei confronti del materialismo, di bolscevi-smo e americanismo - due facce della stessa meda-glia - e delle forme degeneri delle ‘seconde reli-giosità’. Ma a fianco, o meglio, al nucleo stesso diquesti rilievi - peraltro di estrema e inattuale at-tualità - vi è un antimodernismo raffinato e abissa-le, in cui i dualismi filosofici si stemperano nellanuda e concreta potenza del reale, cui solo si puòaccedere tramite i domini del sacro, del mito e delsimbolo. Il pensiero analogico e tradizionale evo-liano diviene così ‘metodo’, come acutamente os-servato da Walter Heinrich. Ossia assurge, al di làdei motivi specifici di rifiuto della modernità, apreparazione - nel foro esteriore come in quellointeriore, nel microcosmo inscindibile dal macro-cosmo - di quella trasfigurazione in cui storia e so-vrastoria, visibile e invisibile, immanenza e tra-scendenza, materia e spirito non sono più percepi-ti nella ‘diabolica’ scissione della modernità.

La prospettiva evoliana si assume così la re-

L’IMMENSA VERTIGINEDELLA REALTÀ ORIGINARIA

Evola e la critica alla modernità

Nella pagina accanto: Julius Evola in un ritratto

fotografico di Stanislao Nievo (1928-2006)

di LUCA SINISCALCO

sponsabilità del superamento della visione delmondo analitica, colpevole di dissezionare e par-cellizzare il reale, rivendicando la possibilità, sem-pre vigente nell’estatica potenza dell’attimo, di«strappare i veli con cui Apollo nasconde la realtàoriginaria, osare di trascendere la forma per met-tersi a contatto con la “atrocità” originaria di unmondo in cui bene e male, divino e umano, razio-nale e irrazionale, giusto e ingiusto non hanno piùalcun senso essendo soltanto potenza, nuda, libera

potenza fiammeggiante». Que-ste parole, tratte da L’individuo eil divenire del mondo (Roma, Li-breria di scienze e lettere, 1926),attraversano come un fil rougel’intera riflessione evoliana,tracciando un periplo in cuil’«agitazione arbitraria» del-l’esperienza dadaista prepara,oltre ogni forma di accelerazio-ne nichilista e dissoluzione reat-tiva, la risoluta affermazionedella possibilità di un orizzontealtro: «Un classicismo nuovo, li-berato dall’Io, fatto d’azione edella volontà di “un realismo

sempre più reale”». È evidentemente un muta-mento di ‘sguardo’: un’ambiziosa e radicale ‘meta-noia’ in cui la modernità e il suo tessuto progressi-sta si trasfigurano in una temporalità sferica. Qui,linea e cerchio si fondono nella perenne insistenzadell’Origine, che è eterna non in quanto Ewigkeit(durata senza fine) ma Zeitlose (l’eterno al di fuoridel tempo): l’Unum che precede la distinzione del-le forme.

L’antimodernismo evoliano si configura dun-

20 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

que come un invito a recuperare la percezione del-la qualità delle cose, ad ascoltare l’Abgrund, il fon-do primordiale, e il suo richiamo incessante, rifiu-tando i dogmi del modernismo senza però ignora-re un confronto serrato con la modernità, inaliena-bile condizione di partenza, premessa metafisicaalla stessa comprensione dialettica e non più intui-tiva del reale. Evola prende così le mosse da una ‘fi-losofia col martello’ diretta a sgretolare il moder-no, a rilevarne l’inconsistenza confrontandosi conle immagini che di quest’era oscura la Kulturcrisisci ha efficacemente trasmesso: epoca abitata daquell’ospite ‘inquietante’ che è il nichilismo(Nietzsche), segnata dal trionfo della Zivilisationsulla Kultur (Spengler), «regno della quantità»(Guénon), «saeculum dell’errore egoaltruistico»(De Giorgio).

Alla pars destruens, ottimo compendio e ap-profondimento delle istanze sopra citate, seguesempre una pars construens: antimodernismo nonsignifica passatismo o sterile conservatorismo,piuttosto iter iniziatico nelle fondamenta stessedel moderno per tendere a quell’Origine di cui losguardo simbolico - «stereoscopico», direbbeErnst Jünger - è via regia. La Tradizione è sempredinamica e processuale, è fiamma viva mai fissata,è potenza decostruttiva e, insieme, propulsiva del-l’incondizionato. La Tradizione ad-viene quandoci si abbevera al Principio, e l’ermeneutica mitico-simbolica che gli studi di Evola lasciano indivi-duare è primariamente una metodologia per ri-trovare il Tutto nel frammento, lungo quel cam-mino di coincidentia oppositorum che, da Cusano aMircea Eliade, è tema centrale della filosofia dellareligione.

�Simbolo e mito si rivelano essere le strutture

fondanti di questo avvicinamento al divino, a quel-la dimensione che, nella sua nuda potenza, sempredi nuovo domanda un riconoscimento. Quel mu-tamento di sguardo capace di vedere l’Uno nel due,

giacché il divino, come spiega Roberto Calasso,«non è come una roccia, che tutti inevitabilmentevedono. Il divino deve essere riconosciuto. E il ri-conoscimento è l’atto supremo verso il divino. At-to sporadico, momentaneo, non trasponibile inuno stato. “Incessu patuit dea”, il divino è come ilpasso di una dea, che si fa avanti e subito va oltre».

In un mondo di non vedenti, l’antimoderni-smo evoliano realizza la visione dell’orma della deanel friabile suolo della nostra modernità.

Nella pagina accanto, da sinistra in senso orario: Friedrich

Nietzsche (1844-1900); Mircea Eliade (1907-1986); Ernst

Jünger (1895-1998); Julius Evola, L’individuo e il divenire

del mondo (Due conferenze), Roma, Libreria di Scienze e

Lettere, 1926 (copertina della prima edizione); René

Guénon (1886-1951), in un’immagine degli anni Quaranta.

Qui sopra: Evola in uno scatto degli anni Sessanta

(© Fondazione Julius Evola)

21ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 23

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Sono trascorsi centoventi anni dalla nascita diJulius Evola. Le sue idee hanno mantenutouna straordinaria attualità, al contrario dei

giudizi, sbrigativi e affrettati, che gli vengono affib-biati da critici che, della sua vastissima produzione,hanno letto ben poco o quasi nulla. Il pensiero poli-tico evoliano potrebbe fornire oggi, a tante animeinquiete e pensanti, soluzioni per uscire dall’impasse,data la crisi della democrazia rappresentativa. Ciònon accade: le sue proposte sono state ridotte a unavariabile interna dell’ideologia fascista. Tale accusanon regge alla prova dei fatti.

Marco Rossi ha rilevato che, negli anni Venti,Evola, pur mostrando un certo interesse per il movi-mento facente capo a Mussolini, sviluppò nei suoiconfronti una critica, non solo politica, ma spiritua-le, dalle pagine di due testate dell’antifascismo libe-rale ed esoterico.1 «Il Mondo», il cui primo numerocomparve nel 1922, diretto da Giovanni Amendola,membro della Società Teosofia e aderente alla mas-soneria, e il quindicinale «Lo Stato Democratico»,uscito per tutto il 1925, alla cui direzione era Gio-vanni Antonio Colonna di Cesarò, fondatore delPartito Democratico Sociale e antroposofo.

Il 21 aprile 1925 si tenne a Bologna il convegno

degli intellettuali guidati da Giovanni Gentile chediede vita al “Manifesto degli intellettuali fascisti”. Il1 maggio comparve, proprio su «Il Mondo», il “Ma-nifesto degli intellettuali antifascisti”, di cui era pri-mo firmatario Benedetto Croce. Evola non firmò nél’uno, né l’altro e, negli anni successivi, non si iscris-se al PNF ma, come ricorda ne Il cammino del cinabro(Milano, all’Insegna del Pesce d’Oro, 1963), il suoprimo scritto politico fu pubblicato sul periodico diDi Cesarò.2 Il testo consisteva in una ‘demolizione’della democrazia e dei suoi principi. Lo scritto del 15agosto 1925, intitolato Note critiche sulla dottrina de-mocratica, chiarisce le ragioni della collaborazioneevoliana ai periodici dell’antifascismo liberale edesoterico: «Per carità! Non essere democratico edesser fascista sono due cose diverse!»3.

Un altro testo della metà degli anni Venti, Sta-to, Potenza e Libertà, uscito sullo stesso quindicinale,illumina le posizioni del filosofo in merito al movi-mento dei fasci. Nello scritto Evola «distruggeva levelleità di ‘Potenza’, in senso metafisico, spirituale emetapolitico, che il fascismo presumeva di possede-re»4, in quanto individuava in ogni forma di violen-za il segno tangibile dell’assenza di ogni potere idea-le, spirituale, dall’alto. Egli riconosceva al fascismodi aver saputo organizzare le energie provenientidal basso, dalla massa, che erano state liberate dallaguerra. Ma, in forza dell’antidemocratismo, si tro-vava costretto a sostenere una posizione ‘afascista’ ea riporre speranze in quegli ambienti dell’antifasci-smo che si erano formati alla cultura esoterica. Altro

EVOLA: PENSATORE DELLA TRADIZIONE

Il Barone e la politica

Nella pagina accanto: copertina della prima edizione

de Gli uomini e le rovine di Julius Evola (Roma, Edizioni

dell’Ascia, 1953)

di GIOVANNI SESSA

che pensatore ‘fascistissimo’!Nel 1926, comunque, l’incursione del pensato-

re nel mondo dell’antifascismo era ormai conclusa:Evola aveva compreso che l’opposizione monarchi-ca e liberale stava per esaurire le proprie possibilitàdi influenza. Il regime si era stabilizzato, aveva supe-rato la crisi interna indotta dal delitto Matteotti. Bi-sognava puntare a una sua ‘rettifica’ aristocratica, nelsenso di una destra di Tradizione. Nel 1928 uscì perl’editore Atanòr, con il titolo Imperialismo pagano,una silloge di articoli comparsi sui periodici «VitaNova», «Critica Fascista» e «Il Lavoro d’Italia»,mirati a lanciare un programma capace di modifica-re, nel profondo, il piano della visione fascista dellavita, che si spingeva ad affrontare il tema dell’incom-patibilità tra fascismo e cristianesimo, nel momentoin cui il regime si apprestava alla svolta guelfa deiPatti Lateranensi (1929).

Il fuoco di fila aperto dal mondo cattolico con-tro Evola, ma anche da esponenti liberali che, di lì apoco, sarebbero divenuti fascisti, come il senatoreFilippo Crispolti, mostrano come la proposta tradi-zionalista e pagana debba essere inquadrata, fin daglianni Trenta, tra le «possibilità inespresse» (la defini-zione la si deve a Renzo De Felice) del fascismo. Ilprogetto politico evoliano fu marginalizzato dal fa-scismo storico. Ciò non scoraggiò il filosofo. Al con-trario! Evola mise in atto un interventismo culturalea tutto campo. Nel 1929 pubblicò sulla «Nuova An-tologia» un testo di grande rilievo, Americanismo eBolscevismo.5 Nelle sue pagine auspicò, all’interno diuna visione a largo respiro della civiltà, l’affermarsidi un movimento di ricostruzione spirituale, capacedi superare la modernità politica. Il fascismo avreb-be potuto svolgere un ruolo epocale, solo a condi-zione che si mostrasse all’altezza di un tale compito:

Da sinistra in alto, in senso orario: “Manifesto degli

intellettuali antifascisti”, apparso su «il Mondo», il 1°

maggio 1925; il filosofo Giovanni Gentile (primo a destra),

in uno scatto insieme a Benito Mussolini (al centro);

Giovanni Preziosi (1881-1945), in una foto degli anni

Trenta. Nella pagina accanto, da sinistra: copertina della

prima edizione di Il fascismo. Saggio di una analisi critica

dal punto di vista della Destra (Roma, Volpe, 1964);

copertina di uno degli ultimi numeri (anno XXI, n. 10 - 15

marzo 1943) di «Critica fascista», quindicinale fondato nel

1923 e chiuso nel 1943, diretto da Giuseppe Bottai

24 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

riaffermare i valori della Tradizione. Tesi che vennesintetizzata sul primo numero de «La Torre», il 1°febbraio del 1930, in Carta d’identità: «Nella misurain cui il fascismo segua e difenda tali principi (dellaTradizione), in questa stessa misura noi possiamoconsiderarci fascisti. E questo è tutto!».6 Inutile direche, a causa di tale esplicita posizione, Evola dovettepatire, oltre alle aggressioni fisiche, la soppressionedella testata. L’episodio mostra che egli non fu affat-to pensatore organico al fascismo.

Dopo la chiusura della rivista, segno della im-permeabilità di molti ambienti di regime alle sueproposte, Evola continuò a perseguire il proprioprogetto: dapprima a fianco di Giovanni Preziosi,poi dalle colonne della pagina “Diorama filosofico”del quotidiano «Il Regime Fascista» di Roberto Fa-rinacci. Su “Diorama”, avvalendosi di prestigiosecollaborazioni internazionali, presentò un mosaico

politico-ideologico della Tradizione europea, un’in-terpretazione tradizionalistica del fascismo e la for-mulazione della dottrina della «razza spirituale».L’alternativa politica al moderno è - a suo dire - daindividuarsi nell’Imperium. La tesi la si evince dal-l’articolo Sulla caduta dell’idea di Stato (1934) e in lar-ga parte della sua produzione libraria e giornalisticacoeva e successiva, che sintetizza le ragioni delle suecritiche al fascismo, quanto il valore dell’idea impe-riale. Lo stato imperiale è qui definito «organismospiritualizzato, tale da innalzare per gradi da una vitanaturalistica […] a una vita supernaturale e super-personale attraverso un sistema di partecipazioni edi subordinazioni atte a ricondurre costantementeogni classe di esseri e ogni forma di attività a un uni-co asse centrale».7 Lo Stato tradizionale è, in quantorisultato della «rivoluzione dall’alto», alternativa atutte le forme moderne del politico, e anche allo Sta-

25ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

to totalitario fascista.Appurato che Evola non fu, sic et simpliciter, fa-

scista, altrettanto illegittimo è presentarlo nei pannidi un volgare razzista. Le sue tesi sulla razza eranoantitetiche alla visione biologista e materialista deinazisti, ma contrastavano anche con talune visionimaturate nel razzismo italiano e avallate da ambien-ti cattolici (Tacchi Venturi). La posizione evolianacolpì lo stesso Mussolini che vide in essa una validaalternativa al razzismo biologico, in quanto centratasulla tripartizione tradizionale dell’essere umano in

spirito, anima e corpo. In forma rinnovata, ripropo-neva l’idea olistica delle comunità castali. Le diffe-renze tra gli uomini, secondo Evola, non sono di ti-po zoologico ma interiori e spirituali. Ha notatoGian Franco Lami: «La dottrina razziale evoliananon parla che di una razza filosofica»,8 ci dice del‘cittadino’, inteso in senso classico, libero in quantoappartenente a un passato e a un destino condiviso.La razza non è un dato, tanto meno di natura biolo-gica, ma un obiettivo cui tendere, in un percorso diascesi individuale e comunitario. Evola è, per l’in-transigente rifiuto del biologismo, a dire di Alek-sandr Dugin, punto di riferimento imprescindibiledella «quarta teoria politica».9

Nel dopoguerra il tradizionalista mantenne, ri-spetto al fascismo, il medesimo atteggiamento. Cri-ticò il rischio di ‘mitologizzare’ il regime. Si legga,ne Il cammino del cinabro, la sintesi dell’Autodifesa,scritta in seguito al suo coinvolgimento nel processodei FAR (per il quale fu prosciolto): «Attribuirmiidee fasciste era un assurdo. Non in quanto erano‘fasciste’ ma solo in quanto rappresentavano, nel fa-scismo, la riapparizione di principi della grande tra-dizione politica europea di destra».10 Fin dal 1950, in«Orientamenti», opuscolo che accompagnò la rivi-sta «Imperium», egli si fece latore della necessità di

NOTE1 Cfr. M. Rossi, Lo Stato democrati-

co(1925) e l’antifascismo antidemocrati-co di J. Evola, in «Storia Contemporanea»,

anno XX, n. 1, 1989; cfr. anche J. Evola, IlMondo(1924-1925), Lo Stato Democrati-co(1925), Il Sereno(1924), a c. di M. Rossi,

Roma, Pagine editore, 2013.

2 Cfr. J. Evola, Il cammino del cinabro,

Roma, Mediterranee, 2018, p. 147.3 J. Evola, Il Mondo(1924-1925), Lo

Stato democratico (1925), Il Sereno(1924), cit., p 97.

4 M. Rossi, L’antifascismo aristocrati-co di J. Evola negli anni Venti. Le ragioniprofonde di uno scontro meta politico, in

J. Evola, Il Mondo (1924-1925), Lo StatoDemocratico 81925), Il Sereno (1924), cit.,

p. 37.5 J. Evola, Americanismo e Bolscevi-

smo, in «Nuova Antologia», 1929, ora in J.

Evola, Il ciclo si chiude. Americanismo ebolscevismo 1929-1969, a c. di G. de Tur-

ris, Roma, Fondazione Evola, 1991.

A sinistra: Julius Evola, Il cammino del cinabro, Milano,

Scheiwiller, 1972 (seconda edizione). Nella pagina accanto:

il quotidiano «Il Regime Fascista», diretto da Roberto

Farinacci (numero del 24 marzo 1939)

26 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

rifondare una destra di orientamento tradizionale«senza riferimenti unilaterali al fascismo e con unaprecisa discriminazione, nel fascismo, dei lati positi-vi da quelli negativi».11 I riferimenti evoliani del do-poguerra prescindevano dal nostalgismo reducista,che connotava la prassi politica del MSI.

Tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, con la pub-blicazione de Gli uomini e le rovine (Roma, Edizionidell’Ascia, 1953) e de Il fascismo. Saggio di una analisicritica dal punto di vista della Destra (Roma, Volpe,1964), Evola, sulla scorta del platonismo politico,recuperò le vichiane ‘leggi naturali’ della repubbli-ca eterna. Ribadì, in sintonia con le conclusioni cuiera pervenuta la Scuola organicista di Vienna diOthmar Spann, che il fondamento di ogni vero Sta-to va colto nella «trascendenza del suo principio».La società è materia, in senso aristotelico, lo Stato èla sua forma. Criticò, inoltre, ogni forma di «uma-nesimo del lavoro» e le degenerazioni socialisteg-gianti che connotarono l’effimera vita della Repub-blica sociale. Di questa esperienza valorizzò il solotratto eroico. Per queste ragioni è riduttivo definir-lo neo-fascista.

Il pensatore, nel dopoguerra, operò su un du-plice piano. Dava indicazioni pratico-politicheagli «uomini tra le rovine», mostrando come il fa-scismo storico avesse in sé tratti ‘moderni’, ma for-niva, altresì, indicazioni dottrinarie, mirate a raf-forzare la cittadella interiore, a quanti si sentivano«uomini differenziati», nel momento in cui i pro-cessi di decadenza acceleravano il loro corso.12

Questo il senso di Cavalcare la tigre. L’uomo diffe-

renziato, l’uomo della Tradizione, si pone lungoun iter ascetico: si tratta di una soteriologia perso-nale, di una filosofia dell’esistenza scandita in tap-pe, votata all’alto, filosofia della liberazione daldato necessitante che pur ci costituisce.

L’evolismo politico nella realtà contempora-nea, ci pare debba essere recepito lungo tale asse diriferimento. Oltre le proposte che guardano alpassato, quale strumento per propiziare un possi-bile Nuovo inizio europeo, in sintonia con l’operadi altri grandi inattuali.

6 J. Evola, La Torre. Foglio di espressio-ni varie e di Tradizione una, Milano, Socie-

tà Editrice Il Falco, 1977, p. 43.7 J. Evola, Sulla caduta dell’idea di

Stato, in J. Evola, Lo Stato (1934-1943), ac. di G. F. Lami, Roma, Fondazione Evola,

1995, p. 50.8 G. F. Lami, Satira politica, problema

della razza, tradizione e sovversione inuna rivista corporativa, in J. Evola, Regi-me Corporativo (1935-1940), Roma, Pa-

gine editore, 2011, p. 22.9 Cfr. A. Dugin, La quarta teoria politi-

ca, Milano, Novaeuropa, 2017.10 Cfr. «L’Eloquenza», n. 11-12, novem-

bre-dicembre 1951; J. Evola, Il cammino

del cinabro, cit., p. 353.11 J. Evola, Il cammino del cinabro, cit.,

p. 354.12 Sulla paideia evoliana del dopo-

guerra, cfr. J. Evola, Mito e realtà del fasci-smo, a c. di G. de Turris, Roma, Pagine edi-

tore, 2014.

27ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 29

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

V i sono testi che hanno svolto un ruoloformativo decisivo negli anni giovanili eche, riletti oggi, possono essere compre-

si in una luce diversa, con altra chiarezza, coglien-do aspetti e sfumature che, a una prima lettura,erano del tutto sfuggiti o, comunque, non adegua-tamente compresi nella loro portata.

È il caso di Rivolta contro il mondo moderno diJulius Evola, uscito in prima edizione presso l’au-torevole editore Hoepli nel 1934, e in particolaredell’Introduzione che l’autore scrisse per chiarire iprincìpi generali e l’impostazione metodologicadella sua opera.

Il metodo di ricerca e di analisi che Evola defi-nisce come «metodo tradizionale»1 privilegia l’at-tenzione per il mito e il simbolo, per cogliere intui-tivamente in profondità l’anima di una civiltà, lasua visione del mondo, la sua sensibilità spirituale.Questo metodo non è neutro, ma strettamenteconnesso all’idea stessa di Tradizione, come ‘tra-smissione delle pure essenze spirituali’ da un’epo-ca all’altra e quindi come dimensione metastorica(cioè al di là e al di sopra della storia e del tempo)che si manifesta, in forme più o meno approssima-

tive, più o meno complete, nelle varie epoche enelle diverse civiltà. Questo metodo non escludel’apertura al metodo scientifico moderno, basatosulle fonti di cognizione (letterarie, filosofiche,epigrafiche, ecc.), ma lo integra e lo inserisce in unquadro molto più vasto e profondo. Evola, infatti,in Rivolta, se dà rilievo prioritario alla dimensionemitico-simbolica, è attento, al tempo stesso, al-l’esame delle fonti antiche, sia occidentali cheorientali.2 Dietro quel metodo vi è tutto un retro-terra, tutta un’elaborazione filosofica che viene dalontano, che parte da Giovan Battista Vico (che, asua volta, si ricollega a tutta la tradizione che daPlatone arriva al neoplatonismo di Plotino e aineoplatonici del Rinascimento) e che vede inSchelling e in Bachofen i suoi esponenti modernipiù significativi.

L’opposizione che Evola delinea in Rivolta fratempi storici e tempi «preistorici» o «mitologici»non è quella propria a due parti omogenee di unostesso tempo, ma è qualitativa, sostanziale; trattasidi tempi qualitativamente diversi, ossia esperienzedel tempo che sono di specie diversa. «L’uomo tra-dizionale - scrive Evola - non aveva la stessa espe-rienza del tempo subentrata nell’uomo moderno:egli aveva una sensazione sovratemporale dellatemporalità e in questa sensazione egli viveva ogniforma del suo mondo».3

Qui si può subito cogliere il nesso fra questotema e quello sviluppato nel saggio Civiltà dellospazio e Civiltà del tempo (apparso in origine sul

CIVILTA’ DEL TEMPO E CIVILTA’ DELLO SPAZIO

Evola e la Tradizione

Nella pagina accanto da sinistra: sopraccoperta e copertina

della prima edizione di Rivolta contro il mondo moderno di

Julius Evola (Milano, Hoepli, 1934)

di STEFANO ARCELLA

quotidiano «Il Regime fascista» del 20 aprile 1935,più volte ripreso e modificato e infine confluitonella sua opera L’arco e la clava, pubblicata in primaedizione da Scheiwiller nel 1968) ove le vestigiadelle civiltà antiche e anche di quelle cosiddette«preistoriche», rimaste miracolosamente intattenel tempo, assumono il valore di un simbolo, di unadombramento dell’eternità.

L’opposizione fra le civiltà moderne e quelle tradi-zionali può esprimersi come segue: le civiltà mo-derne sono divoratrici dello spazio, le civiltà tradi-zionali furono divoratrici del tempo. Le prime - leciviltà moderne - sono vertiginose per la loro feb-bre di moto e di conquista spaziale, generatrici diun arsenale inesauribile di mezzi meccanici atti aridurre ogni distanza, ad abbreviare ogni interval-lo, a contrarre in una sensazione di ubiquità tuttoquello che è sparso nella moltitudine dei luoghi;orgasmo di un bisogno di possesso; angoscia oscu-ra di fronte a tutto ciò che è distaccato, isolato,profondo o lontano; impulso a espandersi, a circo-lare, ad associarsi e a ritrovarsi in ogni luogo, fuorche in sé stessi. Per contro le civiltà tradizionali fu-rono vertiginose appunto nella loro stabilità, nellaloro identità, nel loro sussistere incrollabili e im-mutabilmente in mezzo alla corrente del tempo edella storia: sì che esse si resero capaci di esprimereperfino in forme sensibili e tangibili un adombra-mento dell’eternità.4

L’opposizione fra civiltà tradizionali e civiltàmoderne è, dunque, di carattere ideale e tipologi-co, per cui il fatto che le civiltà tradizionali si collo-chino nel passato ha un carattere accidentale; il lo-ro collocarsi nel passato non esaurisce affatto, nonchiude nel tempo e nella storia il loro profondocontenuto e il loro respiro: «Mondo moderno emondo tradizionale possono venir considerati co-me due tipi universali, come due categorie apriori-che della civiltà».5 Il dualismo di civiltà si configurapertanto non come un dualismo di carattere stori-

Dall’alto: il filosofo Giovan Battista Vico (1668-1744),

in una vignetta del XVIII secolo; pagina del quindicinale

«La Torre» (1930), con la rubrica evoliana “L’arco e la

clava”, titolo che il filosofo romano utilizzerà in seguito

per l’opera che pubblicherà da Scheiwiller nel 1968

30 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

co, fra due epoche, ma come polarizzazione idealee metafisica. Il richiamo a realtà, istituzioni, formenon moderne è, pertanto, un richiamo ad adom-bramenti, a simboli, ad approssimazioni di ciò cheè anteriore e superiore al tempo e alla storia e chesolo, secondo Evola, può suscitare «un rinnova-mento reale, una “vita nuova” e perenne in chi siaancora capace di riceverla»6. È solo elevandosi in-teriormente, riavvicinandosi, per quanto possibile,alle origini spirituali che, secondo Evola, si posso-no cogliere le ‘categorie tradizionali’, ovvero i«princìpi normativi a priori», i princìpi fondamen-tali secondo i quali si manifesta la vita dell’uomodella Tradizione.

Le realizzazioni storiche di tali princìpi sonosempre approssimazioni, più o meno vicine al pia-no delle idee. E questi princìpi hanno «la stessa di-gnità dei princìpi etici» e quindi valgono in sé, han-no un valore intrinseco a prescindere dal grado direalizzazione che possono avere in questa o quellaciviltà, in questa o quell’epoca. Essi vanno ricono-sciuti e voluti; sono misure per l’uomo, per la suainteriorità e per la sua vita. La Storia ha quindi unvalore illustrativo ed evocatorio, ma non un valoreassoluto. Ne discende che la Tradizione non è ilpassato, non si riduce a esso e quindi non va confusacol passato. Non si tratta quindi di un vagheggia-mento romantico del passato, di un’idealizzazionedi altre epoche della storia. Altro è quindi il roman-ticismo dell’Ottocento che si caratterizzava per unrichiamo al passato che rivalutava e idealizzava perreazione all’Illuminismo, altro è lo “spirito tradi-

zionale” che è orientato a rapportarsi col piano deiprincìpi spirituali, sempre validi, dimensione ante-riore e superiore al tempo.

È importante evidenziare che per Evola le‘categorie tradizionali’ vanno non solo riconosciu-te, ma anche e soprattutto ‘volute’. Qui Evola faentrare in gioco l’elemento della Volontà che siesercita nell’azione intesa come azione interiore,formatrice e trasformatrice di sé, cui è connesso inmodo inscindibile lo stile di vita e di azione e quin-di il piano dell’etica, della ‘tenuta’ etica complessi-va. Lo spirito tradizionale non consiste nel ricono-scimento di concetti astratti ma nel riconoscimen-to volitivo e attivo di princìpi normativi che devo-no “determinare e informare la realtà”, quindi pla-smare l’interiorità e anche l’agire esteriore del-l’uomo. La concezione evoliana è quindi eminen-temente attiva; la filosofia evoliana è una filosofiadell’azione e della responsabilità, avendo cura didistinguere nettamente l’azione dall’agitazione,dalla frenesia attivistica; l’azione di cui parla Evolaè improntata all’eterno, al trascendente, al sacro edè compenetrata dalla calma interiore, dalla centra-tura interiore e da una ponderata determinazione.Proprio per questo l’approccio all’opera di Evoladeve quindi essere attivo e creativo perché la Tra-dizione ha una sua perenne freschezza spiritualeche non può essere chiusa in forme sclerotizzatedel passato. È questa la profonda differenza fra lo‘spirito tradizionale’ e l’approccio di un conserva-torismo decadente che si aggrappa alle forme este-riori di altre epoche.

31ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

NOTE1 W. Heinrich, Sul metodo tradizionale,

a c. di S Arcella, Roma, Pagine Editore,

2017.2 Cfr. S. Arcella, Introduzione, in W.

Heinrich, Sul metodo tradizionale, cit.,

pp.9-32; S. Arcella, I Misteri del Sole. Ilculto di Mithra nell’Italia antica, Napoli,

Controcorrente, 2002; G. Sessa, Itinerarinel pensiero di tradizione. L’Origine e ilsempre possibile, Chieti, Solfanelli, 2015;

Idem., A proposito della filosofia evoliana.Considerazioni a margine della voce Evoladell’Enciclopedia filosofica Bompiani, in

www.fondazionejuliusevola.it.3 J. Evola, Rivolta contro il mondo mo-

derno, Roma, Mediterranee, Roma, 1969,

p. 9.4 Idem, L’arco e la clava, Milano, Schei-

willer, 1971, pp. 10-11.5 Id., Rivolta contro il mondo moderno,

cit., p.10.6 Ivi, p.11.

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

L’accostamento di Julius Evola alla dottrineorientali comincia molto presto. È noto atutti i suoi lettori l’interesse, già in gioven-

tù, per i testi del buddhismo pâli che addirittura loaiutarono a uscire da un’ingarbugliata situazioneinteriore. Ma il giovane studioso fu anche il curato-re di una edizione del Tao tê king in italiano (Lao-Tze, Il libro della via e della virtù, Lanciano, Carab-ba, 1923) basata sulle traduzioni dei migliori spe-cialisti del tempo. In quel periodo Evola stava ela-borando il suo complesso sistema filosofico che de-terminò l’interpretazione del testo cinese, anchenei più piccoli particolari, secondo la prospettivadel suo idealismo magico, spesso snaturandone larealtà iniziatica e spirituale.

Più interessante e ben più importante il suoapproccio alle dottrine indiane. Nelle sue operegiovanili, non solo nei libri ma anche nei molti ar-ticoli che scriveva per un numero incredibile ditestate, affiora continuamente la menzione dei te-sti tantrici, della Baghavad Gîtâ e di alcune delleUpanisad più antiche come, per esempio, la Brhad-aranyaka e la Chandogya. L’interesse per il tantri-smo fu molto precoce e profondo. Su sollecitazio-ne dell’amico Decio Calvari, Evola non solo co-minciò a leggere la vasta letteratura tantrica fatta

conoscere in Occidente da Arthur Avalon (etero-nimo iniziatico di John Woodroffe che lo utilizza-va essenzialmente quando il suo lavoro veniva fat-to in armonia con i pandit e i guru tantrici), ma in-staurò anche rapporti diretti con l’alto magistratoinglese fino al punto da riuscire ad aiutarlo nel-l’interpretazione di alcuni passi testuali che risul-tavano non facilmente decifrabili da un punto divista rituale. Il libro di Evola sui tantra (Lo yogadella potenza, Milano, Fratelli Bocca, 1949) non èconfinabile nella letteratura orientalistica accade-mica perché non si sofferma solo sulle dottrine,ma intende presentare alcuni aspetti fondamenta-li dei rituali tantrici. Dopo l’apparizione degliscritti di Arthur Avalon, è forse la prima volta chesi tenta di indicare il complesso simbolismo diquesto movimento e il suo speciale status spiritua-le non assimilabile in nulla a quanto avevano scrit-to alcuni autori di matrice occultistica. Evola in-tende fare affiorare essenzialmente le caratteristi-che rituali e le forme meditative che giustificanoogni pur minima attività operativa.

Ma è stata tutta la sterminata cultura indianaa costituire per Evola uno degli elementi fonda-mentali della sua costruzione dottrinale. La suametafisica della storia, infatti, suppone proprioalcune delle forme spirituali più importanti chearricchiscono le dottrine vediche. Si pensi, peresempio, alla sua valorizzazione dei Rishi vediciconcepiti come coloro che hanno «visto e udito»il Veda e ne hanno «cantato» la dimensione spiri-

IL BARONE EVOLA E LE DOTTRINE ORIENTALI

Ex Oriente lux

Nella pagina accanto: Julius Evola in un ritratto fotografico

di Stanislao Nievo (1928-2006)

di NUCCIO D’ANNA

ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 33

tuale vissuta e contemplata di-rettamente da questi straordina-ri veggenti primordiali. SpiegaEvola: «Non si tratta di teorie oteologie, ma di inni nei quali siriflette e grandeggia una co-scienza ancora legata al mondo ealla realtà metafisica, sì che i vari“dèi” dei Veda, più che immagi-ni religiose, sono proiezioni del-l’esperienza di significati di for-ze percepite direttamente sianell’uomo, sia nella natura, sia dilà della natura, in un èmpito co-smico, eroico e “sacrificale”, in una vicenda libera-ta e per di così trionfale».

D’altronde, tutta l’interpretazione evolianadella storia mondiale come una continua lotta del-la luce contro le tenebre non può prescindere daquesta condizione originaria. Il suo continuo ri-chiamo a figure di divinità arcaiche come ParashuRâma (Râma dalla doppia ascia) che per una lungadurata di secoli ha combattuto contro la casta deiguerrieri in rivolta contro l’autorità spirituale, sigiustifica proprio nella prospettiva di questa lottadella luce contro le tenebre e della vittoria finaledelle potenze celesti. Ma è tutta la cultura indù adaver costituito per Evola un richiamo continuo.

Certo, quante volte ha criticato questo o quel-l’aspetto del Vedanta non rendendosi conto che po-teva condurre a intaccare il pilastro fondamentaledella spiritualità fiorita nel sub-continente. Moltecritiche mossegli da personalità di tradizione indùhanno fatto rilevare proprio questa sua difficoltàrispetto alla metafisica del Vedanta, quel suo nonsaper cogliere né il significato avatarico di Sankarané quello dell’immane sua opera di ricostruzionedottrinale e rituale che ha comportato da un lato ilsuperamento di molte forme spirituali arcaiche e‘quasi-sciamaniche’ sopravvissute dalla preistoriaindiana e, dall’altro, la ristrutturazione dell’interatradizione su nuove basi istituzionali centrate sui

cinque matha sedi dei rispettiviJagad Guru.

Forse l’elemento innovativopiù importante nella sua inter-pretazione del pensiero indù,Evola lo ha dato quando ha dise-gnato una triplice successione distadi incentrati tutti non sugliastratti paradigmi culturali tantocari agli orientalisti accademicicurvati su prospettive meramen-te cerebrali, quanto sulla reale evissuta dimensione spirituale del-la tradizione indù. Perciò Evola

ha parlato di una antichissima «spiritualità cosmi-ca» dell’India che supponeva una identità perfettafra rta e satya, fra l’Ordine cosmico e la Verità divinarivelatasi nell’immacolata manifestazione delle ori-gini, quando il cosmo si presentava come un’im-mensa teofania che veggenti, Kavi e Rshi vedici spe-rimentavano direttamente in un condizione trionfa-le e ‘vittoriale’. Poi affiora quella che Evola chiama«epoca eroica» - che vede lo scontro fra le potenzedella luce e quelle delle tenebre - cantata nei testi deibrahmana come ‘mito eroico’ a causa dello specialesimbolismo guerriero assunto dai protagonisti delloscontro vittorioso. Infine si è pervenuti alla «stadioreligioso» che, secondo Evola, ha visto il trionfo ne-cessario e provvidenziale dei sei darsana, i ‘punti divista’ dottrinali nei quali si trova sistematizzata or-ganicamente l’immensa eredità spirituale di origine‘non-umana’ (aparusheya) trasmessa a partire dal-l’aurora stessa della tradizione indù.

Evola aveva poi un legame particolare, checonservò per tutta la vita, con la Bhagavad Gîtâ,forse il testo più diffuso in tutto il sub-continente,recitato continuamente da innumerevoli schieredi asceti e semplici pellegrini. Si dice persino chelo conoscesse a memoria e che ne portasse copia dasfogliare nei momenti di riposo anche durante leascensioni alpinistiche. Secondo Evola, l’insegna-mento della Bhagavad Gîtâ può essere considerato

34 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

una eredità dei primordi ‘solari’ che viene accoltada Manu, il primo legislatore degli antichi vedici,e poi custodita da una dinastia di re sacrali che si ri-chiama proprio a una ascendenza solare. Evola ri-tiene che la dottrina «dell’azione eroica» dellaBhagavad Gîtâ rientra nel contesto generale diquella che viene considerata ‘la grande e la piccolaguerra santa’. La ‘piccola guerra santa’ è quellafatta per ristabilire l’ordine sociale alterato e vienecondotta contro i nemici esteriori sui quali si ap-poggia l’azione deviante delle forze del caos. La‘grande guerra santa’, invece, è quella portata con-tro il nemico interiore, contro l’azione pervertitri-ce dell’ego, contro le forze disordinate che si anni-dano nel cuore del combattente e lo tengono av-vinghiato al mondo delle apparenze. Come si ve-de, il punto di vista evoliano trascende le abituali esuperficiali categorie interpretative di molti acca-demici contemporanei. Nella sua prospettiva tipi-camente indiana, che non può affatto accettare lamodernità per le innumerevoli «strutture del ma-le» organizzate per trascinare verso il basso tuttoquello che resta delle antiche forme di vita, il mon-do non può essere considerato una realtà amorfa esenza vita. Al contrario, è il teatro di una lotta spi-rituale che si svolge principalmente a livello meta-fisico e di cui i fatti e gli avvenimenti materiali so-no solo il suo povero riflesso. È la lotta della lucecontro le tenebre, dell’ordine contro il disordine,dell’ essere contro il divenire che tutto trasforma erende impossibile assicurare l’ordinato svolgersidella vita spirituale.

Tutta la vita di Julius Evola documenta la suavolontà di indicare ai suoi lettori questo significa-to veritiero che sottende il mistero della vita.

A destra dall’alto: ritratto di Julius Evola; copertina e dorso

della prima edizione de Il libro della via e della virtù, curato

e tradotto da Julius Evola (Lanciano, Carabba, 1923).

Nella pagina accanto in alto: frontespizio della prima

edizione de Lo yoga della potenza di Julius Evola (Milano,

Fratelli Bocca, 1949)

35ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 37

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Una pur succinta narrazione della vicendaeditoriale delle riviste «Ur» e «Krur»non può prescindere dall’esame del con-

testo politico e culturale nel quale esse nacquero edalla disamina delle attività coeve del loro princi-pale animatore, Julius Evola.

Bisogna, innanzitutto, sottolineare che il pri-mo ventennio del Novecento vide il proliferare diriviste d’indirizzo spiritualista che suscitarono l’in-teresse di un vasto pubblico. Segnatamente, le rivi-ste d’ispirazione pitagorico-massonica «Atanòr» e«Ignis» possono essere considerate, per i loro con-tenuti, le dirette antecedenti della rivista «Ur».

«Atanòr» fu fondata nel 1924 dal pitagorico emassone Arturo Reghini, il quale si avvalse della col-laborazione dell’editore tuderte Ciro Alvi e di uneterogeneo gruppo di esoteristi. Problemi insorticon l’editore, indussero Reghini a porre fine al-l’esperienza di «Atanòr» per fondare, all’inizio del1925 un nuovo periodico: «Ignis». Anche quest’ul-tima rivista non ebbe vita lunga: le leggi sulla masso-neria varate dal regime fascista (Legge 26 novembre

1925, n. 2029) portarono a una rapida conclusioneanche di questa esperienza editoriale.

A entrambe le iniziative editoriali di Reghinidiede il suo contributo Julius Evola, il quale affron-tava, in quel periodo, il difficile passaggio che loavrebbe portato ad abbandonare le giovanili spe-culazioni filosofiche per approdare al pensiero tra-dizionalista. Terminata, dunque, l’esperienza di«Ignis», Evola rafforzò i suoi legami con la LegaTeosofica Indipendente di Roma. Sin dal 1923 loscrittore aveva iniziato a tenere periodicamentedelle conferenze nell’ambito del corso di Culturaspirituale, organizzato dalla stessa Lega Teosofica,e a scrivere articoli per la rivista «Ultrà». Tuttavia,già dalla metà del 1926, un maggiore approfondi-mento delle dottrine iniziatiche portò il pensatoreromano a distaccarsi nettamente dalle idee pro-mulgate da questa associazione.

Tale allontanamento indusse Evola a trovareun altro ambito nel quale poter diffondere le proprieidee ed è in questo contesto che va inquadrata l’atti-vità che il futuro direttore di «Ur» intraprese all’in-terno dell’Associazione per il Progresso Morale eReligioso, diretta da Mario Puglisi. Nel medesimoanno, la sezione romana dell’associazione organiz-zò una serie di conferenze tese all’approfondimentodi tematiche spirituali e numerosi furono i nomi no-ti dell’esoterismo del periodo che vi presero parte;molti di essi, successivamente, collaborarono alleiniziative culturali ed esoteriche di Evola.

Verosimilmente, già nella seconda metà del

LE VICENDE EDITORIALIDI «UR» E «KRUR»

Il fuoco dei Magi

Nella pagina accanto: l’accordo amichevole del 6 dicembre

1928, sottoscritto da Julius Evola, Giulio Parise e Arturo

Reghini, che sancisce la separazione dei tre, la fine di «Ur»

e in sostanza la nascita, nel gennaio 1929, di «Krur»

e «Ignis» (Roma, Archivio Centrale, Stampa Periodica,

Fascicolo «UR». Immagine sinora mai pubblicata)

di FABRIZIO GIORGIO

1926 in questo contesto si costituì il gruppo esoteri-co che in seguito diede vita alla rivista «Ur». È plau-sibile, infatti, che le attività di catena del sodaliziomagico abbiano preceduto di qualche mese l’uscitadel primo fascicolo della rivista. Quest’ultima, infat-ti, a differenza delle altre pubblicazioni esoterichedell’epoca, nelle quali l’aspetto dottrinario era pre-ponderante, si presentava con un taglio marcata-mente ‘operativo’.

Per lo più vi trovavano spazio istruzioni prati-che fornite ai lettori o resoconti di operazioni ma-giche compiute dagli stessi membri della redazio-ne, il che induce ad affrontare un altro tema, ovveroquello degli obbiettivi perseguiti dal cenacolo eso-terico. Alcuni anni dopo la cessazione della rivista,fu lo stesso Evola a renderli espliciti, affermando:«Quanto alle finalità, quella più immediata era ildestare una forza superiore da servire d’ausilio al la-voro individuale di ciascuno, forza di cui eventual-mente ciascuno potesse far uso. Vi era però ancheun fine più ambizioso, cioè l’idea che su quella spe-cie di corpo psichico che si voleva creare potesse in-nestarsi, per evocazione, una vera influenza dall’al-to. In tal caso non sarebbe stata esclusa la possibilitàdi esercitare, da dietro le quinte, un’azione perfinosulle forze predominanti nell’ambiente generale diallora. Quanto alla direzione di tale azione, i puntiprincipali di riferimento sarebbero stati più o menoquelli di Imperialismo Pagano e degli ideali ‘roma-ni’ di Arturo Reghini» (J. Evola, Il cammino del cina-bro, Milano, Scheiwiller, 1972, p. 83).

In altre parole, le attività di catena si prefigge-vano di affinare le capacità interiori dei singoli ap-partenenti al sodalizio, di evocare la discesa di forzenumeniche e, contemporaneamente, di agire sullarealtà politica dell’epoca. È lecito pensare che su talibasi la rivista, nelle intenzioni dei suoi fondatori, fos-se funzionale alla creazione un eggregore psichicoche fungesse da supporto agli stessi operatori.

Con queste premesse apparve, nel gennaiodel 1927, il primo numero del nuovo periodico daltitolo «Ur. Rivista di indirizzi per una scienza

38 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

dell’Io». Il nome della pubblicazione si ricollegavaalla radice arcaica ‘U-r’ presente nella lingua cal-dea con il significato di fuoco e nel runico con il va-lore di ‘toro’ o di ‘ariete’. Non si può escludere chea suggerire a Evola il nome «Ur» sia stato l’esoteri-sta eugubino Evelino Leonardi, anch’egli collabo-ratore della rivista, il quale ritornò più volte, nel-l’ambito dei suoi scritti, sul significato arcano dellaparola, affermando: la «radice Ur è, si può dire, laradice fondamentale del linguaggio e significa fuo-co lucente» (E. Leonardi, Le Origini dell’uomo, Mi-lano, Corbaccio, 1937, p. 63).

Come logo fu scelta l’immagine del dio tauroc-

tono Mithra, a sottolineare l’indirizzo operativo einiziatico della nuova pubblicazione.

Gli articoli erano firmati dai membri della re-dazione mediante pseudonimi, in osservanza alprincipio iniziatico secondo il quale la persona nonconta e quel che si può dire di valido non è fruttodelle speculazioni del singolo «ma - ricorda Evolane Il cammino del cinabro - riflette un insegnamentosuperindividuale e oggettivo».

Ne deriva, dunque, una certa complessità nel-l’individuazione sia di coloro che presero parte alleattività magiche sia di coloro che contribuironocon loro scritti alla rivista. Come ha notato lo stu-

Nella pagina accanto, dall’alto: altra immagine dell’accordo amichevole del 6 dicembre 1928, sottoscritto da Julius Evola,

Giulio Parise e Arturo Reghini (Roma, Archivio Centrale, Stampa Periodica, Fascicolo «UR». Immagine sinora mai

pubblicata); lettera di Julius Evola al poeta ed esoterista Arturo Onofri, su carta intestata della rivista «Ur» (5 maggio

1928). Qui sopra da sinistra: «La Torre», bozze dell’editoriale del primo numero, con correzioni di Julius Evola (1930)

39ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

dioso Renato Del Ponte, nontutti quelli che parteciparono al-le attività di catena pubblicaronopoi articoli sulla rivista; anzi, sipotrebbe sospettare che i più im-portanti esponenti del sodalizioesoterico non abbiano pubblica-to nulla, diffidando nel lasciareinsegnamenti scritti, secondocondotta propria di determinatiambienti iniziatici.

Per l’accertamento del-l’identità di coloro che si celava-no dietro gli pseudonimi si devericorrere, dunque, a ricostruzio-ni e identificazioni compiute a posteriori. Moltoimportanti, a tal proposito, sono le indicazioni for-nite da Evola e raccolte da Gianfranco de Turris eRenato Del Ponte. Sulla scorta di esse, gli pseudo-

nimi di «Ea», «Agarda» e forsequello di «Jagla» sarebbero daattribuire a Evola stesso.

Più complesso si presenta ilriconoscimento della personalitàdi colui che si celava dietro lopseudonimo di «Arvo»: per deTurris questo nome fittizio sa-rebbe da attribuire al duca Gio-vanni Antonio Colonna di Cesa-rò; per Del Ponte esso era statoadoperato sia dal nobiluomo ro-mano sia da Evola stesso. Piùfondata, tuttavia, sembra una ter-za ipotesi, formulata da un altro

studioso, Aurelio Perenne, sulla base di indicazioniraccolte da Giulio Parise, Aniceto Del Massa, Mo-retto Mori e Massimo Scaligero, secondo la qualegli scritti di «Arvo» andrebbero tutti attribuiti a

40 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

Evola, mentre Colonna di Cesarò avrebbe scrittosotto gli pseudonimi di «Krur», prima, e di «Bren-no», poi. Restando nell’ambito dei collaboratori di«Ur» di indirizzo antroposofico, più immediata èl’assegnazione degli scritti siglati da «Leo» a Gio-vanni Colazza. Dietro lo pseudonimo di «Oso» sisarebbe celato, invece, il poeta Arturo Onofri,anch’egli seguace delle dottrine di Rudolf Steiner.

Passando ai collaboratori di «Ur» di indirizzopitagorico, Arturo Reghini avrebbe adoperato il no-me fittizio di «Pietro Negri», mentre il suo discepo-lo Giulio Parise si sarebbe servito dello stesso pseu-donimo usato nella rivista «Ignis», ovvero «Luce».Aniceto Del Massa, infine, firmò un solo scritto conil nome fittizio di «Sagittario». Per quanto concernei collaboratori di «Ur» riconducibili all’ambientekremmerziano, Ercole Quadrelli firmò i suoi scritticon gli pseudonimi di «Abraxa» e «Tikaipos», men-tre rimane problematica l’attribuzione dello ieroni-mo di «Ekatlos». Non riconducibili ad ambientiesoterici definiti sono gli scritti firmati da «Havi-smat», pseudonimo usato da Guido de Giorgio, da«Taurulus», nome sotto il quale si celava CoralloReginelli, da «Rud», ovvero Domenico Rudatis, eda «Gic», al secolo Girolamo Comi. Sembra accer-tato, infine, che abbiano scritto sulla rivista esotericaEvelino Leonardi («Primo Sole»), Roberto Pavese(«Apro») ed Emilio Servadio («Es»).

Nel 1927 uscirono in tutto dieci fascicoli dellarivista «Ur», di cui due doppi.

Dal primo numero del 1928, la testata cambiòil sottotitolo divenendo «Rivista di scienze esote-riche». Al nome del direttore vennero affiancati,come curatori della rivista, quelli di «P. Negri»(Arturo Reghini) e «G. Parise».

Nella seconda metà del 1928 nacquero all’in-terno del sodalizio esoterico dei dissidi che porta-rono alla scissione del gruppo e alla cessazione del-la pubblicazione della rivista. Le cause di questacontroversia, che vide contrapposti da una parteEvola e dall’altra Reghini e Parise, restano in fon-do oscure e la ricostruzione dei fatti solo ipotetica.

Molto probabilmente entrarono in conflittol’attivismo politico/culturale di Evola, che diede aldirettore di «Ur» una notevole e inaspettata visibili-tà (ad esempio con la pubblicazione del libro Impe-rialismo Pagano a inizio 1928), e un segretissimo ten-tativo di ricostruzione massonica, intentato, tra la fi-ne del 1927 e l’inizio del 1928, da Reghini con l’aval-lo, a quanto risulta, dei vertici del regime.

Sembra potersi inserire in tale contesto il tenta-tivo operato da Reghini e Parise di estromettereEvola dalla direzione della rivista. Con l’espedientedi un finanziamento fatto giungere a Evola, tramiteParise, dall’ingegner Moretto Mori, si tentò di sot-

41ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

Nella pagina accanto, da sinistra in senso orario:

«La Torre», frontespizio del primo fascicolo (1° febbraio 1930);

«La Torre», immagine di una delle pagine interne (I, 1930);

Arturo Reghini (1878-1946), ritratto in divisa militare.

Qui sotto: Julius Evola (1898-1974) in un ritratto postumo

trarre al direttore anche la proprietà della rivista.La questione finì in tribunale: Reghini e Pari-

se, nell’impossibilità di riportare la rivista ai loroscopi, tentarono d’impedirne la pubblicazione.Evola, dal canto suo presentò ampia documenta-zione che comprovava come solo a lui andasse ri-condotta la proprietà e la direzione del periodico.

Con l’intermediazione di due autorevoli eso-teristi, Mario Puglisi e Aniceto Del Massa, si giun-se a un compromesso, sancito con un atto formalesottoscritto dalle parti in data 6 dicembre 1928.Dal documento si evince che Evola s’impegnava acessare, con il numero doppio di novembre-di-cembre 1928, la pubblicazione di «Ur» e a dividereequamente gli utili. Si convenne, inoltre, cheognuna delle parti fosse libera d’intraprenderenuove iniziative pubblicistiche a patto che non ve-nisse utilizzata la testata «Ur».

All’inizio l’accordo sembrò reggere: Evolacontinuò la pubblicazione della sua rivista mutan-done però il nome, mentre Reghini e Parise riesu-marono l’antica testata di «Ignis».

La nuova iniziativa editoriale evoliana, allaquale fu dato il nome di «Krur», presentava pochedifferenze grafiche rispetto alla precedente rivista«Ur». Una discontinuità, semmai, la si può rileva-

re nei contenuti, dove ampio spazio veniva datoall’elaborazione dottrinale. Tale cambiamentopuò essere ricondotto al fatto che dietro alla nuovapubblicazione non operava più, come era accadutoai tempi di «Ur», una catena magica.

Vi è da dire inoltre che Evola, in questo perio-do, si avvicinò sempre più alle fumose teorie di al-cuni pensatori nordici, abbandonando parzial-mente le precedenti tesi sulla Tradizione romano-italica. Questo mutamento di prospettiva era rap-presentato plasticamente anche dal nuovo emble-ma che ornava la copertina della rivista, l’uomo ri-sorgente dalle acque.

La redazione della nuova rivista fu composta,oltre che dallo stesso Evola, da «Abraxa» (ErcoleQuadrelli), «Jagla», «Leo», «Tikaipos», «Oso»,«Krur».

Del periodico «Krur» uscirono otto fascicolidi cui due erano doppi e uno triplo. Con il numero didicembre l’esperienza di «Krur» poteva dirsi con-clusa. Con un messaggio rivolto ai lettori, il diretto-re dichiarava esaurito il compito della rivista e di vo-ler portare la battaglia per l’affermazione dei princi-pi delle Tradizione su un altro piano, più visibile eampio. Iniziava, in tal modo, per Evola l’esperienzaaltrettanto travagliata del foglio «La Torre».

Sopra da sinistra: copertina di «Ur«, (n.1, 1927); copertina di «Atanor» (anno I, n. 1-2); copertina di «Ignis» (anno I, n. 4-5)

42 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

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ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 45

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Le vicende e i transiti molto personali, tra fu-turismo e dadaismo, di Julius Evola nellasua breve ma intensissima stagione artistica,

costituiscono un aspetto rilevante della sua com-plessa e versatile personalità.

Evola inizia a formulare un procedimento-percorso di pensiero - attraversando le immagini(pittoriche e poetiche) di queste avanguardie radica-li - muovendosi nella cultura del primo Novecento,sensibile a quegli interessi esoterici che entrano,prepotentemente, nel percorso spirituale dell’astra-zione pittorica del Barone. Il suo ‘idealismo senso-riale’ si sviluppa nella seconda metà degli anni Dieci,a Roma (Evola fu incluso, infatti, nel futurismo ro-mano), città ove viveva e operava, e nella quale erainserito con i suoi rapporti. Ed è proprio a Roma cherisulta importante, per la sua formazione artistico-culturale, la frequentazione dello studio-atelier diGiacomo Balla.

Ma già nel 1919 l’astrattismo mistico (di radiceesoterica e alchemica) di Evola si configura come unsuperamento della sensorialità e del dinamismoespressi nel movimento futurista. L’esperienza pit-torica e poetica di Evola nel movimento dada, purbreve nella temporalità, risulta intensa, anche negliaspetti intellettuali, presenti e illuminanti nella stes-

sa pratica artistica. Le sue ‘rappresentazioni’ sonouno dei ‘gradi zero’ dell’astrazione del primo Nove-cento: con il suo lasciare il pensiero-immagine dellapittura per dedicarsi alla filosofia, con il suo interve-nire nell’arte e con la sua indifferenza per il creare onon.

La ‘creazione’ di Evola è sconfinante e richiedeesistenze differenti, nel suo svolgersi, per trovare laconsapevolezza del proprio procedimento. L’idea diarte totale o sintesi delle arti è presente in diversiaspetti delle avanguardie storiche che Evola ha at-traversato: «Chi possiede un solo mezzo espressivo,non è artista». L’autore stesso rifiuta di distinguere eseparare i momenti più significativi del suo percorsoculturale. Ne rivendica il senso complessivo e lacontinuità fra l’espressione artistica e il percorso fi-losofico: «Nell’essenziale - dichiara Evola - sussisteuna continuità attraverso tutte le varie fasi della miaattività».

Evola, con gli scritti e la pittura, attraversa lecontraddizioni dada fino alle conseguenze estremee imprevedibili. Ne condivide l’essenza radicale,oppositiva a ogni valore acquisito dell’arte e dellamorale: il paradosso, l’arbitrio, il non-senso diven-tano posizione filosofica ‘tradotta’ in immagini. Ilsuo scritto giovanile Arte Astratta (1920)1 è da consi-derare la sua prima opera. È una raccolta di riflessio-ni, composizioni poetiche, riproduzioni di quadri. Ilcontributo teorico ‘abbozzato’ è significativo dellospessore intellettuale dell’autore.

La sua esperienza pittorica e poetica nel movi-

LA PAROLA OSCURA ERA ILLUMINANTE

Evola e la sua arte totale

Nella pagina accanto: Julius Evola, Paesaggio interiore,

apertura di diaframma, 1920 (collezione privata)

di VITALDO CONTE

mento dada, di cui è stato in Italia il principale espo-nente, presenta caratteristiche che lo qualificano unpo’ fuori-schema per il purismo del suo ‘astrattismomistico’. Ne La parola oscura (1921), collegabile neltitolo al suo ‘poema a quattro voci’, c’è la possibilecontinuità visiva del processo di trascendenzaespresso dal testo poetico. Questo astrattismo misti-co, soprattutto nella fase dada, vuole esprimereun’immagine che si edifica con il suo ideale ‘aumano’di trascendimento e distacco: dalle emozioni, dalmondo, dalla società.

Le immagini, che Evola ‘affida’ alla sua pitturae poesia, non evocano solo una comunicazione sine-stetica: risultano anche immagini-concetto. Questeaccompagnano, in maniera sotterranea, il suo proce-dimento di pensiero. Le composizioni astratte deisuoi Paesaggi interiori possono essere lette appuntocome un ‘pensare’, attraversante la visione di spazisiderali. Le sue pitture e poesie sono testimonianzedi percorsi che parlano di mondi visionari che sem-brano includere la presenza di un occhio invisibile.Questi spazi, popolati d’immagini interiori e supe-riori, sono guardati con distacco, oltre l’umano.

Ne Il cammino del cinabro (1963) termina loscritto, dedicato al suo passaggio dadaista, con «Nonscrissi poesie né dipinsi più dopo la fine del 1921».L’autore non rinnega la parentesi artistica, successi-vamente alla sua conclusione, anche se considera im-personalmente il loro autore «scomparso». Ci ritor-na, sporadicamente a distanza di tempo, con articolie considerazioni, ma anche, nell’ultimo decenniodell’esistenza, attraverso ‘copie’ di ciò che aveva giàdipinto.

La sua pittura fu riscoperta, a quarant’anni dallaconclusione, in una mostra del novembre 1963, aRoma, alla Galleria La Medusa. I suoi quadri e dise-gni furono venduti; critici d’arte e giornalisti comin-ciarono a scrivere sul suo lavoro. Evola esprime, ne-gli anni 1960-70, alcuni ‘nudi di donna’, che possonoessere letti come ‘manifesti visivi’ delle peculiaritàdella donna nell’esperienza alchemica della Metafisi-ca del Sesso, titolo del suo significativo libro (1958).

46 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

Dall’alto: una delle tele di Julius Evola, Five o’clock tea (1917

ca.), Brescia, Musei Civici; Paesaggio interiore, intervallo

(1960), Roma, Fondazione Evola. Nella pagina accanto

dall’alto: Julius Evola, Astrazione, 1921 (collezione privata);

Composizione n. 19 (1960), Roma, Fondazione Evola

Il suo passaggio nella poesia è espresso dai testiche avrebbero formato la raccolta Râaga Blanda e dalpoemetto a quattro voci La parole obscure du paysageintérieur (1921),2 che rappresenta il suo estremo ap-prodo lirico. La produzione poetica di Evola è costi-tuita da una trentina di testi: alcuni (scritti a partiredal 1916) uscirono in pubblicazioni del tempo e die-ci, che ai primi si aggiunsero nel 1920, furono stam-pati in Arte Astratta. Tutti furono poi raccolti dal-l’autore in Râaga Blanda.3

Le poesie di Evola evidenziano diversi elementidi contatto con la letteratura italiana ed europea delperiodo, che corrispondono alle fasi della sua produ-zione, definite poi dallo stesso autore. È visibile unosviluppo che, a parte alcune non rilevanti incidenzefuturiste, va dal decadentismo e dal simbolismo al-l’analogismo fino alla composizione dadaista. Inquest’ultima fase viene seguita la tecnica della poesiaastratta e della cosiddetta ‘alchimia delle parole’:queste ultime vengono usate da Evola non secondo illoro contenuto oggettivo ma secondo le loro valenzeevocative, attraverso fonemi inarticolati, dissociatidal senso reale, che sono accordati in vario modo. Lalirica non deve esprimere più nulla, perché è tuttaespressione pura, libertà incondizionata, dominiodei mezzi d’espressione. Entra in un’atmosfera asso-lutamente rarefatta, ossessionante di alogicità e or-gasmo interiore. Lo spettatore deve porsi verso lanuova arte con particolare predisposizione d’animoper accoglierne la sinfonia: più che capire o vedereun oggetto o un’idea, dovrà lasciarsi attraversare dairitmi e dagli accordi. Una speciale chiaroveggenzaricrea l’alchimia lirica nella dimensione oscura delsimbolo. Le possibili ‘illuminazioni’ propongono unmondo che dilata le possibilità sensoriali e percettivedella realtà, fino ai confini estremi del vivibile. Il suoverso, edificandosi con immagini che richiamanouna musica interiore, si espande impalpabilmente incoinvolgimenti plurisensoriali.

Il poemetto La parole obscure du paysage intérieurè stato tradotto, dall’italiano in francese, dall’autoreinsieme a Maria de Naglowska. Nel poema prendo-

47ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

no alternativamente la parola quattro voci, che sim-bolizzano i ‘quattro elementari’ della vita interiore.Il tema fondamentale è quello dell’oscurità esisten-ziale, dell’incessante gravitazione che sta al fondodella vita umana, in cui la distruzione e la rarefazioneintervengono nel presentimento di una superiore li-bertà e per effetto di un diverso impulso. Raggiunge-re la pienezza dell’astrazione può comportare il si-lenzio della parola poetica: esperienza in cui ‘entra-rono’ altri dadaisti.

Evola, abbandonando l’attività artistica, sanci-sce, sulla rivista «Bleu», ciò che aveva affermato:«Siamo fuori abbiamo esaurite tutte le esperienze,spremute tutte le passioni. Non è pessimismo: sitratta di aver veduto io, sono al di fuori». Come scri-ve a Papini, siamo di fronte all’uomo «finito sul se-rio»: da quel momento Evola si dedicherà esclusiva-mente al pensiero filosofico. Il nuovo percorso coin-cide con l’esaurimento di un periodo dell’arte italia-na d’avanguardia.

NOTE1 J. Evola, Arte Astratta / posizione

teorica / 10 poemi / 4 composizioni, Roma,

P. Maglione e G. Strini, 1920.2 J. Evola, La parole obscure du paysa-

ge intérieur, s.l., Collection Dada, 1921; il

volumetto uscì in 99 copie numerate.3 J. Evola, Râaga Blanda. Composizio-

ni (1916-1922). La raccolta rimase inedita

fino al 1969, anche se alcuni testi furono

pubblicati in Arte Astratta del 1920 e in

fogli dell’epoca. Fu infine pubblicata da

Vanni Scheiwiller (Milano, 1969).

Da sinistra: Julius Evola, La parole obscure (1921), disegno per la copertina del poema a quattro voci; prima pagina della rivista

«Bleu», n. 3, Mantova, 1921. L’articolo Note per gli amici è di Evola, mentre la xilografia Nudo di donna è di Ivo Pannaggi

48 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

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ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano 51

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Come Giuseppe Prezzolini negli anni Diecie Venti del Novecento fu un promotoredella cultura europea in Italia grazie alle

sue iniziative editoriali, specie attraverso la rivista«La Voce», così anche Julius Evola lo fu negli anniTrenta e Quaranta per un particolare tipo di culturaeuropea, quasi del tutto sconosciuta nel nostro Pae-se, quella esoterica, conservatrice e antimoderna.

Uno degli aspetti meno appariscenti, o chenon si vogliono riconoscere, al Barone è proprioquesto: l’aver introdotto su giornali e riviste, e tra-ducendo libri, autori europei praticamente scono-sciuti o ignorati nella Penisola.

Sempre, quando gli fu possibile, nelle testatealle quali collaborava propose e tradusse scrittoridel genere suddetto; ad esempio, nell’autorevolemensile «Lo Stato», diretto da Carlo Costamagna,sponsorizzò nomi come Carl Schmitt, WalterHeinrich, Wilhelm Stapel e Othmar Spann, addi-rittura su «Regime Corporativo» fece ospitare Re-né Guénon ed un saggio sul Graal di Otto Rahn. Maè soprattutto attraverso la pagina speciale dalla pe-riodicità variabile del quotidiano «Il Regime fasci-

JULIUS EVOLA PROMOTORE CULTURALE

Evola curatore e traduttore

di GIANFRANCO DE TURRIS

Nella pagina accanto: copertina della seconda edizione

italiana, curata da Evola, di Sesso e carattere di Otto

Weininger (Torino, Bocca, 1956).

Qui a destra: Julius Evola in un ritratto fotografico di

Stanislao Nievo (1928-2006)

sta» di Roberto Farinacci intitolata «Diorama filo-sofico» (della quale Evola fu il curatore dal 1934 al1943) che il Barone tentò una chiarissima operazio-ne culturale per cercare d’influenzare il fascismoospitando firme come quelle di Karl Antom Rohan,Edmondo Dodsworth, Carlo Rossi di Lauriano,Guido Cavallucci, René Guénon, Massimo Scalige-ro, Alberto Luchini, Domenico Rudatis, Aldo Mo-

dica, Ludwig Ferdinand Clauss, Guido de Giorgio.Quanto ai libri, è d’obbligo ricordare le sue

traduzioni de La crisi del mondo moderno di RenéGuénon (Milano, Hoepli, 1937), de La guerra occul-ta di Malinsky e de Poncins (Milano, Hoepli, 1938),del Domenicano bianco (Milano, Bocca, 1944), dellaNotte di Valpurga (Milano, Bocca, 1944) e dell’Ange-lo della finestra d’Occidente (Milano, Bocca, 1949) di

52 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

Gustav Meyrink (autore di cui, tra l’altro, aveva fat-to pubblicare estratti sulle colonne della rivista«Ur», alla fine degli anni Venti), nonché l’antologiadegli scritti di Johann Jacob Bachofen preparata ne-gli anni Trenta e che poi uscì soltanto nel 1949 (LeMadri e la virilità olimpica, Milano, Bocca).

Tradusse anche il fondamentale saggio di Ro-bert Reininger Nietzsche e il senso della vita che, an-ch’esso nel dopoguerra, propose a Laterza attra-verso Benedetto Croce, ma che venne rifiutatopoiché Nietzsche sapeva troppo di ‘nazismo’ (ap-parve poi da Volpe nel 1971). Per non parlare delfamosissimo saggio di Otto Weininger Sesso e ca-rattere (Milano, Bocca, 1956) e dell’opera capitaledi Oswald Spengler, quel Tramonto dell’Occidente,la cui prima traduzione effettuò per Longanesi eche uscì nel 1957.

Dopo la guerra, nonostante i suoi problemifisici cercò contatti con gli amici e sodali degli an-ni Trenta e Quaranta pensando di riprendere lasua battaglia culturale, non sempre capito e ricam-biato in queste sue intenzioni. Tradusse così Losciamanesimo di Mircea Eliade (Milano, Bocca,1954), ma non ottenne risposte alle richieste fattea Schmitt e Jünger, tanto che dovette effettuareuna silloge commentata di brani tratti dall’Operaiodi quest’ultimo, pubblicata con il titolo L’Operaionel pensiero di Ernst Jünger (Roma, Armando,1960) dato che non era riuscito ad ottenere i dirittidell’opera. Però, dello stesso autore tedesco tra-dusse anche - questa volta con il noto pseudonimodi Carlo d’Altavilla - l’importante scritto Al murodel tempo (Roma, Volpe, 1965).

Tutto rientrava in un comune progetto, che sicollegava alla sua stessa produzione giornalistica,saggistica e libraria, insieme alla necessità di apri-re l’asfittica cultura italiana del tempo a correntieuropee eterodosse e non-conformiste. Altro che‘provinciale’, come sostenuto da certi critici inmalafede! Evola era un intellettuale e promotoredal respiro profondamente europeo, e questa suaattività - di solito poco trattata - sta a dimostrarlo.

Qui sopra: copertina della prima edizione italiana, curata da

Evola, de La notte di Valpurga di Gustav Meyrink (Milano,

Bocca, 1944). Nella pagina accanto, da sinistra in alto in

senso orario: René Guénon, La crisi del mondo moderno,

traduzione e introduzione di J. Evola, Milano, Editore Ulrico

Hoepli, 1937 (con fascetta editoriale); copertina della prima

edizione italiana (con traduzione di Julius Evola) di Ernst

Jünger, Al muro del tempo, Roma, Volpe, 1965; copertina della

prima edizione italiana, tradotta da Evola, de Il Domenicano

bianco di Gustav Meyrink (Milano, Bocca, 1944); copertina

del mensile «Lo Stato», diretto da Carlo Costamagna

(anno XIII, febbraio 1935); Oswald Spengler (1880-1936),

in una foto dell’inizio degli anni Trenta; Oswald Spengler,

Il tramonto dell’Occidente, Milano, Longanesi, 1957 (prima

edizione italiana, traduzione di Julius Evola)

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55ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Dopo l’abbandono del dadaismo con un di-chiarato suicidio artistico e metafisico, inun lasso di tempo che oscilla tra l’inizio de-

gli anni Venti e la metà circa degli anni Trenta, Ju-lius Evola concentrò la propria attenzione nella rea-lizzazione di un progetto culturale, filosofico e poli-tico con una ricerca sconfinata in territori legati adiscipline di frontiera come l’occultismo, l’alchimiae il tantrismo, e intervenne nel panorama culturaledell’epoca partecipando a conferenze, fondando odirigendo riviste destinate a un pubblico iniziatico enon, e scrivendo libri che a distanza di centoventianni dalla nascita costituiscono un corpus ancora daindagare dal punto di vista bibliografico.

A partire dal 1922, Evola concentrò le sue ri-

flessioni sulla dimensione filosofica dell’esistenza: ilsuo primo intervento è costituito dalla traduzione-interpretazione de Il libro della via e della virtù di Lao-tze. Impreziosito dall’introduzione e dalla traduzio-ne evoliana, condotta seguendo la versione in tede-sco Die bahn und der Rechte Weg des Lao-tse di Ale-xander Ular (Leipzig, Insel-Verlag, 1920), il saggiofu pubblicato nel 1923 a Lanciano dall’editore GinoCarabba. L’elegante piccolo libro, rilegato in telacon fregi in oro e con la sopraccoperta decoratadall’incisione a colori del marchio editoriale (esisteuna seconda edizione pubblicata nel 1947 presso-ché identica alla prima ma scomparsa dal mercatolibrario antiquario e per questo rarissima), fu inseri-to nella collana “Scrittori italiani e stranieri” e in-quadrato nel settore “Filosofia” dietro suggerimen-to di Giovanni Papini o più probabilmente del-

COSTRUIRE UNA NUOVACIVILTA’ TRADIZIONALE

Un percorso bibliografico

di GUIDO ANDREA PAUTASSO

Nella pagina accanto, da sinistra in alto, prima fila: Julius Evola, Il libro della via e della virtù di Lao-tze. Traduzione di J. Evola,

collana “Scrittori italiani e stranieri”, settore “Filosofia”, Lanciano, Carabba Editore, 1923; copertina della rarissima seconda

edizione di Il libro della via e della virtù di Lao-tze. Traduzione di J. Evola, collana “Scrittori italiani e stranieri”, settore

“Filosofia”, Lanciano, Carabba Editore, 1947; Julius Evola, La tradizione ermetica nei suoi simboli, nella sua dottrina e nella sua

“Arte Regia”, Bari, Giuseppe Laterza & Figli, 1931. Seconda fila, da sinistra: Julius Evola, Imperialismo pagano. Il fascismo

dinnanzi al pericolo eurocristiano seguito da un’appendice polemica sulle Reazioni di parte guelfa, Todi-Roma, Edizioni Atanòr,

1928; copertina della prima edizione del Mito del sangue (Milano, Hoepli, 1937) di Julius Evola; Inchiesta sulla nuova

generazione, «Il Saggiatore», anno III, fasc. 19, n. 1, Roma, marzo 1932. Terza fila, da sinistra: Julius Evola, Maschera e volto

dello spiritualismo contemporaneo. Analisi critica delle principali correnti moderne verso il “soprannaturale”, collana “Piccola

Biblioteca di Scienze Moderne”, n. 395, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1932; Die bahn und der Rechte Weg des Lao-tse. Der

chinesischen Urschrift nachgedacht von Alexander Ular, Lipsia, Insel-Verlag, 1920. Fu questa l’edizione che Evola utilizzò per il

suo Libro della via e della virtù; frontespizio del volume Die bahn und der Rechte Weg des Lao-tse. Der chinesischen Urschrift

nachgedacht von Alexander Ular, Lipsia, Insel-Verlag, 1920

l’orientalista Giuseppe Tucci, allora frequentatorecome Evola della Lega Teosofica Indipendente e delmilieu esoterico romano.

Nel 1925 le teorizzazioni evoliane presero cor-po grazie alla casa editrice Atanòr di Ciro Alvi, chepubblicò la prima raccolta delle sue investigazionifilosofiche intitolata Saggi sull’Idealismo Magico. Co-me si evince dalla nota editoriale posta a guisa diconclusione a L’uomo come potenza. I Tantra nella lorometafisica e nei loro metodi di autorealizzazione magicastampato poi nel 1926 dallo stesso editore, a seguitodella presunta vendita del primo migliaio di copiedei Saggi sull’Idealismo Magico, venne preannunciatauna ristampa all’epoca però mai realizzata. Nono-stante Evola presentasse gli scritti teorico-filosoficicome «una preliminare presa di posizione, una anti-cipazione» articolata della Teoria dell’Individuo Asso-luto (studio a suo dire conclusivo poi pubblicato nel1927), questi si presentano in un insieme dottrinarioomogeneo con l’intenzione di dimostrare quanto«l’agire pratico» fosse «l’unico e ovvio rimedio aidifetti dell’idealismo», come ha scritto in Uomini delNovecento (Milano, Adelphi, 1995) Geminello Alvi,nipote dell’editore tuderte Ciro Alvi.

Nel 1926, per la Libreria di Scienze e Letteredi Roma fu pubblicato L’individuo e il divenire delmondo (Due conferenze). La plaquette, stampata in po-che copie, scarna dal punto di vista tipografico e pri-va dell’emblematico marchio editoriale costituitoda due cavalli alati che si abbeverano alla fonte dellaSapienza, riportava i testi di due lezioni tenute nelcorso di Cultura spirituale al circolo Teosofico Indi-pendente romano, già apparse sulla rivista esoterica«Ultra» l’anno precedente (invece il testo di una diesse, tradotto in francese, nel 1927 fu inserito in«900. Cahiers d’Italie et d’Europe» prestigiosa rivi-sta fondata da Massimo Bontempelli e da CurzioMalaparte); mentre al colophon si annunciava lapubblicazione de L’uomo come potenza. I Tantra nellaloro metafisica e nei loro metodi di autorealizzazione ma-gica, la prima e rara opera sul tantrismo scritta da unitaliano e stampata in Italia alcuni mesi dopo sempreda Atanòr.

L’anno seguente, con la casa editrice FratelliBocca di Torino, Evola pubblicò nella collana “Pic-cola Biblioteca di Scienze Moderne” (n. 342) il pri-mo di due volumi di studi filosofici, Teoria dell’Indi-viduo Assoluto, caratterizzato in copertina da un raffi-nato disegno dal taglio ermetico realizzato dall’au-tore: il libro venne poi donato a Benedetto Croce eai filosofi Giovanni Gentile e Ugo Spirito, destandola loro attenzione dal punto di vista critico e filologi-co. Prima di dare alle stampe due anni dopo il secon-do volume della raccolta di saggi filosofici, Fenome-nologia dell’Individuo Assoluto, presso lo stesso edito-re e nella stessa collana, il n. 378 della “Piccola Bi-blioteca di Scienze Moderne” (con in copertina unaltro suo disegno ermetico), Evola cercò di trovareattraverso la magia teurgica e la politica, la via permettere in pratica le sue teorizzazioni. Nel 1927,Evola diresse il mensile di scienze esoteriche «Ur»(poi diventato «Krur») e fondò il Gruppo di «Ur»,circolo occultista dove si cercò di indirizzare opera-tivamente forze magiche destinate al cambiamentodell’uomo.

Un anno dopo, di nuovo con Atanòr, Evola

In basso: l’esploratore e orientalista Giuseppe Tucci

(1894-1984), in una foto degli anni Venti

56 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

dette alle stampe Imperialismo pagano. Il fascismo din-nanzi al pericolo eurocristiano seguito da un’appendicepolemica sulle Reazioni di parte guelfa: libro fonda-mentale per la comprensione del pensiero politicoevoliano che metteva in rilevanza la sua Weltanscha-uung reazionaria, conservatrice e basata sulla dottri-na del tradizionalismo romano; il testo poi rivisto,ampliato e tradotto in tedesco da Friedrich Bauervenne pubblicato nel 1933 con il titolo HeidnischerImperialismus in una edizione della Armanen Verlagdi Lipsia, oggi difficilmente reperibile sul mercatoantiquario.

Il 1930 fu segnato dalla pubblicazione della ri-vista «La Torre. Foglio di espressioni varie e di Tra-dizione una», soppressa a causa degli strali evolianicontro il regime fascista, e l’anno dopo grazie ancheai buoni uffici di Benedetto Croce de La tradizioneermetica nei suoi simboli, nella sua dottrina e nella sua“Arte Regia”, primo libro di Evola pubblicato dal-l’autorevole casa editrice Laterza con «una tiraturadi non oltre 2000 copie», delle quali un centinaiodestinate a omaggi e pubblicità. A questo, fece se-guito, sei anni dopo, nel 1937, Il mistero del Graal e latradizione ghibellina dell’impero, stampato con una«tiratura di non oltre 1100 copie» a causa della di-minuzione delle vendite, come emerge nello scam-bio epistolare tra Giovanni Laterza e l’autore pub-blicato in La biblioteca esoterica curato da AlessandroBarbera (Roma, Fondazione Julius Evola, 1997).

Nel 1932, Evola tornò a pubblicare con Bocca,nella “Piccola Biblioteca di Scienze Moderne” (n.395), Maschera e volto dello spiritualismo contempora-neo. Analisi critica delle principali correnti moderne ver-so il “soprannaturale”, indagine ispirata da L’erreurspirite (1923) di René Guenon, che suscitò le ire de-gli esoteristi per la feroce disamina dell’ambientemisteriosofico. Nel frattempo Evola lavorò allascrittura della sua summa teorica, Rivolta contro ilmondo moderno: il saggio di quasi cinquecento pagi-ne, stampato nel 1934 dall’editore milanese UlricoHoepli con grande tiratura e una sopraccoperta acolori, fu inserito nella collana “Cultura e tempo

nostro visti da scrittori e pensatori italiani” accanto aopere di Benito Mussolini, di Alberto Consiglio, diGino Severini e di Hermann Keyserling (il librovenne tradotto in tedesco ancora da Bauer ma sta-volta affiancato dalla supervisione del poeta Gott-fried Benn, dato che Evola non era soddisfatto dallavoro del traduttore, e fu editato con il titolo Erhe-bung wider die moderne Welt dalla Deutsche Verlags-Ansalt di Stoccarda nel 1935).

Nel corso degli anni Trenta, a parte la pubbli-cazione di due studi storici e scientifici sul razzismo(dei quali l’autore ritenne fuori luogo la ristampa neldopoguerra non concedendone il permesso), Treaspetti del problema ebraico (Roma, Edizioni Mediter-

Julius Evola, Heidnischer Imperialismus, Lipsia, Armanen

Verlag, 1933 (copertina della traduzione tedesca di

Imperialismo pagano)

57ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

ranee, 1936) e Il mito del sangue (Milano, Hoepli,1937) e la stesura dell’introduzione alla versione initaliano de I “Protocolli” dei “Savi Anziani” di Sion(Roma, La Vita Italiana, 1937), il progetto culturale,filosofico e politico di Evola, come scrisse con nitorecristallino nella risposta alla Inchiesta sulla nuova ge-nerazione apparsa sulla rivista «Il Saggiatore. Rivistamensile di lettere» (anno III, fasc. 19, n. 1, Roma,marzo 1932), si indirizzò alla costruzione di una«nuova civiltà tradizionale». Assodato che «tutto ilmondo moderno - dalla Rinascenza in poi (per nonaccennare a momenti ancor più lontani di moderni-smo, lo stesso cristianesimo sarebbe fra questi)»rappresentava il «distacco progressivo puramentedistruttivo, umanistico, antitradizionale» della ci-viltà attuale, alle giovani generazioni restava di rivi-

talizzare la spiritualità «tradizionale», sottraendolaai «chierici traditori» che l’avevano ridotta «ad alo-ne mistico delle passioni e degli interessi dei singo-li», e di realizzare un «nuovo Medioevo». Evolastesso, nell’introduzione al libro di René Guénon dalui tradotto, La crisi del mondo moderno (Milano,Hoepli, 1937), precisò che si trattava di lanciare, inparticolare ai vertici politici fascisti, un appello innome del «tradizionalismo integrale» contro la «ci-viltà materialista, scientista, democratica» per pro-vare a cambiare il senso e il destino di un mondo chealtrimenti doveva essere distrutto. Il rinnovamentoradicale delle nuove generazioni avrebbe dovutoportare in sé l’utopia politica, esistenziale e filosofi-ca di Evola, considerato da Adriano Tilgher, «unadelle più vigorose figure della cultura italiana».

58 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

Catalogo delle novità editoriali della casa editrice Armanen (Leipzig-Frankfurt am Main)

Barone J. Evola, tradotto da F. Bauer:Imperialismo pagano, RM 3.60

La restaurazione di una spiritualitàpagana è la rivendicazione che qui vienesollevata. Il Barone Evola, attraverso isuoi strepitosi lavori scientifici e politici,è in Italia il più noto promotore del movi-mento orientato in senso nordico-nor-manno.

Quanti affrontano le questioni delnuovo ordine politico e religioso dellaGermania e dell’Europa, si devono con-frontare con lui.

NOTALa sigla «RM» sta per Reichsmark, il marco tede-sco, moneta ufficiale in Germania dal 1924 al1948.

VOLANTINO PUBBLICITARIO DELLA CASA EDITRICETEDESCA CHE PUBBLICÒ “IMPERIALISMO PAGANO”

La qualità delle migliori nocciole e il cacao più buono danno vita ad una consistenza

e ad un bouquet di sapori inimitabile.

Ferrero Rocher è quel dolce invito che ti regala un momento prezioso,

perfetto da condividere

61ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Il sodalizio intellettuale, editoriale e umano traJulius Evola e Vanni Scheiwiller si apre con trecoincidenze significative. All’inizio del 1959,

su suggerimento di Anton Giulio Bragaglia, EnricoCrispolti va a trovare Evola, chiedendogli informa-zioni sulle sue incursioni nel dadaismo degli anniVenti. Lo studioso di futurismo trova infatti il suonome citato in molte opere straniere - assieme aFiozzi, Cantarelli e Savinio, gli unici promotori del‘microbo vergine’ di Tristan Tzara in Italia - manon in quelle italiane, e si reca così dal diretto inte-ressato in cerca di delucidazioni. Nemmeno un an-no dopo, la stessa richiesta viene avanzata dal criticod’arte Claudio Bruni, che lo va a trovare, scoprendole opere evoliane nell’appartamento in Corso Vit-torio Emanuele 197. La governante altoatesina diEvola lo accompagna alla scoperta di quei tesorisommersi, mentre la voce dell’autore, dallo studio,gli descrive accuratamente le opere, come fosse ac-canto a lui. Nell’estate del 1960 è invece VanniScheiwiller, allora ventiseienne, a scrivergli, trami-te Boris de Rachewiltz, genero di Ezra Pound (dicui era editore). Il giovane studente, titolare dellacasa editrice All’Insegna del Pesce d’Oro, si sta lau-reando su Alberto Savinio e il surrealismo all’Uni-versità Cattolica di Milano ed è anch’egli interessa-to al dadaismo evoliano.

Com’è noto, tra le altre cose Evola è stato filo-sofo, orientalista, morfologo della civiltà… e oragiungono tre studiosi, ognuno per conto proprio, achiedergli notizie su una fase della sua vita ormai su-perata (fino a un certo punto, in realtà)! Vincendo loscetticismo iniziale, le vicende dei tre ricercatoriconvergeranno in una retrospettiva del novembredel 1963 alla galleria d’arte romana La Medusa, ge-stita dallo stesso Claudio Bruni (originariamentedoveva tenersi alla galleria torinese il Punto di GianEnzo Sperone), al cui vernissage verrà distribuito unopuscolo firmato da Enrico Crispolti e sarà presen-tata la ristampa curata da Scheiwiller de La parole ob-scure du paysage intérieur.

Torniamo al 1960. Dopo aver preso contattocon Evola, Scheiwiller gli propone di ripubblicarel’introvabile opuscolo Arte Astratta (1920). Richie-sta bocciata: il manifesto è datato e richiederebbeuna contestualizzazione che non ha tempo di met-tere a punto. Ma rilancia, il 21 luglio 1960, propo-nendo all’editore milanese un libro pronto da quasiun decennio. È Cavalcare la tigre, per cui non riescea trovare un interlocutore adeguato. I suoi editoristorici (Hoepli, Bocca, Laterza) sono falliti oppurenon sono più in contatto con lui. Quanto all’edito-ria generalista, neanche per sogno, considerando ilclima generale di quegli anni.

A onor del vero, in realtà Evola un editore perCavalcare l’aveva trovato: Atanòr, che gli aveva pub-blicato Metafisica del sesso due anni prima. Il contrat-to era già pronto, e non era stato firmato solo peruna malattia del proprietario. Sennonché la casa

IL BARONE ALL’INSEGNADEL PESCE D’ORO

Evola e Scheiwiller

di ANDREA SCARABELLI

Nella pagina accanto: frontespizio della raccolta poetica

Raâga Blanda (Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1969)

editrice di Ciro Alvi, molto specializzata, era ade-guata per Metafisica del sesso ma non per Cavalcare,che affrontava argomenti di ampio respiro, richie-dendo una maggiore distribuzione e un pubblicopiù vasto. Scheiwiller temporeggia, ha il catalogopieno fino al 1963, e si propone di spedire Cavalcareal cugino di Pier Paolo Pasolini, Nico Naldini, suoamico (nonché collaboratore di Longanesi), il qualelegge con entusiasmo il dattiloscritto, provando apassarlo ai ‘piani alti’ affinché sia inserito nella stori-ca collana “La fronda”. Insuccesso totale, come d’al-

tronde previsto da Evola, seguito da un nutrito no-vero di lettori ma pressoché ignorato dalla ‘culturaufficiale’. E ciò nonostante avesse pubblicato pressoLonganesi, appena tre anni prima, nel 1957, la pri-ma traduzione italiana de Il tramonto dell’Occidente diSpengler.

Poco tempo prima, tra l’altro, era stato contat-tato da Henry Furst, che al tempo lavorava per leEdizioni del Borghese, sondando il suo interessenella pubblicazione di Cavalcare e chiedendogli ditradurre un libro dedicato a Freud. Aveva promesso

Da sinistra in senso orario: Vanni-Scheiwiller (1934-1999), in uno scatto di Maria Mulas; Henry Furst (1893-1967), in

uno scatto degli anni Cinquanta; copertina della prima edizione de L’arco e la clava di Julius Evola (Milano, Scheiwiller,

1968); copertina della prima edizione di Cavalcare la tigre di Julius Evola (Milano, Scheiwiller, 1961); copertina

dell’edizione Scheiwiller de La dottrina del risveglio di Julius Evola (Milano, 1965)

62 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

63ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

che si sarebbe prodigato per fargli avere una bozzadi contratto. Idem come sopra. Silenzio stampa, for-se a seguito di un’interdizione proveniente dall’alto.«Il Borghese» scoprirà il nome di Evola solo alla fi-ne degli anni Sessanta, ospitando numerosi suoi ar-ticoli dedicati alla ‘contestazione’.

Scheiwiller ne ha abbastanza e per puro anti-conformismo pubblica il libro, che viene stampatonel novembre del 1961 e distribuito in libreria ilgennaio successivo. La prima tiratura, di millecin-quecento copie, ha una ricezione limitata ai soli let-tori ‘di destra’. Con lo scoppio della ‘contestazione’(le cui tematiche erano state anticipate nel libro) lecose cambiano, come è noto, e il libro viene ristam-pato nel 1973. La sua prima apparizione genera unabufera tra i lettori e i collaboratori della casa editricemilanese. Molti librai lo ritirano dalle vetrine dopole lamentele dei clienti e gli autori di Vanni protesta-no, facendo leva sul presunto ‘razzismo’ dell’autore.Ma Scheiwiller se ne infischia. Gli piace scandaliz-zare. E scandalizzare è un diritto, oltreché un piace-re, come disse Pasolini.

Idee che il giovane editore ribadirà nel 1963 inuna Nota (caldeggiata da Evola) a Il cammino del cina-bro, che originariamente doveva chiamarsi Guida al-la mie opere. Sempre nel 1963 si tenne la già citatamostra alla Medusa: il 27 novembre, sulle colonnede «il Giorno», un anonimo A. B. stroncò l’iniziati-va giocando sui soliti luoghi comuni. Intervennepersonalmente Scheiwiller, sullo stesso quotidiano,sei giorni dopo: «Mi riferisco all’articoletto di A. B.Notevolissima delusione, che in parte mi riguarda. Co-me editore giudico le idee di un autore una alla voltae non le accetto né le respingo in blocco: perciò pro-testo contro quel garbato articolista che fa del “raz-zismo” di Evola “la sua attività più caratteristica”.1

Quanto all’umorismo tragico con cui si chiude loscritto, contro la giovane avanguardia: gradus ad Bu-chenwald, non starò a ricordare i dadaisti e surrealistifrancesi e gli espressionisti tedeschi, ma perfino gliavanguardisti italiani come F. T. Marinetti e Pram-polini, che furono praticamente gli unici in Italia, al-lora, a difendere l’arte “degenerata” messa al bando

da Hitler. Honni Soit».Evola, dal canto suo, commentò in maniera

piuttosto disincantata lo scambio di articoli: d’al-tronde, quando ignoranza e partito preso si alleanoper emettere scomuniche, c’è ben poco da fare. Maalle polemiche si risponde con il lavoro concreto: a Ilcammino del cinabro seguì la ristampa de La dottrinadel risveglio (1965) e successivamente L’arco e la clava,uscito nel caldissimo Sessantotto, la cui composi-zione nacque tra l’altro da un’idea di Scheiwiller,amante delle antologie. La compilazione dovevaoriginariamente intitolarsi Controcorrente o ancheRicognizioni - titolo usato sei anni dopo per un’altraraccolta di saggi, edita da Mediterranee - e infinemutuò il titolo della rubrica evoliana tenuta nel1930 sulla sua rivista «La torre», la cui collezionecompleta venne donata a Scheiwiller da Evola stesso(che ricevette dal filosofo romano, a un prezzo di fa-vore, anche parte del suo archivio dadaista, conte-nente numeri unici e rari, tra cui gli esemplari di«Noi», «Bleu» e i menabò di una rivista mai realiz-zata, «Malombra»).

La collaborazione tra Evola e Scheiwiller sichiuse da dov’era partita: l’arte d’avanguardia. Nel1967 Vanni inserì suoi disegni e composizioni nelsecondo volume dei Poeti simbolisti e liberty in Italia,curato da lui stesso assieme a Glauco Viazzi, e dueanni dopo pubblicò Râaga Blanda. Composizioni1916-1922. Una collaborazione all’insegna del-l’elogio del dissenso, come amava ripetere Scheiwil-ler, e del non-conformismo, che avrebbe portato ungiovane studente della Cattolica a diventare il primoeditore di Julius Evola negli anni Sessanta, inseren-do nel suo catalogo le opere di un filosofo che, comerecita il necrologio suo e del fratello Silvano il 12giugno 1974 e uscito sulle colonne del «Corrieredella Sera», «frainteso da amici e nemici, lottò dasolo contro il mondo moderno».

NOTE 1 Sulla questione del presunto razzismo di Evola si veda: R. De Felice, Storia

degli ebrei in Italia sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 1961, pp. 447-48 (la no-

ta è dello stesso Scheiwiller, inserita così nell’articolo apparso su «Il Giorno»)

65ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Il rapporto tra un editore come Laterza e JuliusEvola, inafferrabile nella sua siderale unicità -come poeta, alpinista, esoterista, filosofo e pit-

tore - ci offre importanti informazioni a tutto ton-do, coordinate per approfondire pieghe in ombradel secolo passato. Sono le dinamiche nascoste diuna corrispondenza utile addirittura a dipanare an-che la vicenda ospedaliera di Julius Evola, comemesso in luce da Gianfranco de Turris in Julius Evo-la: un filosofo in guerra 1943-1945, uscito di recenteper l’editore Mursia.

Negli anni Venti, Laterza pubblicò un poetaamico di Evola, Arturo Onofri, di cui diede allestampe quel manifesto teoretico steineriano che èNuovo Rinascimento come Arte dell’Io. Anni pieni dicontatti - oggi impensabili sul piano della diffusioneculturale - come nel caso in questione: Laterza mo-strò sempre una stima sottaciuta verso il Barone e,nonostante i forti dissensi, mandò in stampa operemolto particolari, andando oltre anche la crisi del-l’editoria, accusata personalmente, e la difficoltà nelprocurarsi la carta nel periodo bellico, nonché sfi-dando pure le censure variopinte del Ministero del-la Cultura Popolare.

Tra lettere, cartoline, biglietti e appunti vari,Alessandro Barbera ha raccolto centonovantun ele-menti (ne La Biblioteca esoterica. Evola - Croce - Later-za. carteggi editoriali 1925-1959, Roma, PellicaniEditore, Roma 1997) che testimoniano il rapportofra Evola e la casa editrice barese, mediato spessodal grande Benedetto Croce. Tra il 1931 e il 1949Evola pubblicò per Laterza La tradizione ermetica(1931, poi 1948), Il Mistero del Graal e la tradizioneghibellina dell’Impero (1937), La dottrina del risveglio(1943) e la seconda edizione di Maschera e volto dellospiritualismo contemporaneo (1949). Nel 1932, inol-tre, curò Il mondo magico de gli Heroi di Cesare dellaRiviera. Rivolta contro il mondo moderno fu, invece, ri-fiutato, così come il Nietzsche di Reininger, ma lìnon fu Evola il ‘nodo’, quanto Nietzsche di per sé -respinto al mittente da Croce per una censura ideo-logica, come ricorda lo stesso editore il 20 febbraio1950: «Ciò che fu ritenuto inopportuno fu che noi,che dei frutti della filosofia di Nietzsche per ven-t’anni avevamo sofferto, continuassimo a occuparcidi quel filosofo». La demonizzazione verso il pen-satore di Röcken sarebbe così continuata ancora pertrent’anni buoni.

Tolto questo caso, il passe-partout di Evolapresso Giovanni Laterza fu Croce, contattato per laprima volta il 13 aprile 1925, con l’invio di Saggisull’idealismo magico (Roma-Todi, Atanòr, 1925) e ilsommario di Teoria dell’individuo assoluto, per i qualichiese intercessione. Dopo varie titubanze, l’edito-re barese rifiutò il libro, che uscì poi per Bocca nel

EVOLA NELL’EDITORIA DI LATERZAIl Barone e lo stampatore

di STEFANO E. BONA

Nella pagina accanto: Cesare della Riviera, Il mondo magico de

gli Heroi, a cura di Julius Evola, Bari, Laterza, 1932; copertina

della seconda edizione di Maschera e volto dello spiritualismo

contemporaneo di Julius Evola (Bari, Laterza, 1949)

1927. Fin dalle prime lettere è evidente come Evolasia spesso insistente nel proporsi, con la sfacciatag-gine del giovane intellettuale che vuole emergere,pressando talvolta anche per anni un editore pru-dente, ma non chiuso a suggestioni. Un’altra co-stante è la richiesta di testi per i propri studi e un cer-to puntiglio nel consigliare testi, così come nel-l’avanzare (legittime) richieste di carattere econo-mico.

Il 23 luglio 1928 Evola si ripropone, inviando ilsunto di un’opera dedicata alle scuole ermetiche delMedioevo e del Rinascimento. Laterza inizialmentedeclina, ma quando viene ricontattato dal filosofo,che nel frattempo ha ottenuto l’appoggio di Croce,stringe un patto, previo taglio sostanziale. Proprioquesto punto è fonte di grande rimpianto: l’edizioneintegrale del La tradizione ermetica è quindi perdutaper sempre, probabilmente mandata al macero nelturbinio delle tipografie dell’epoca. Comunque sia,nel 1931, sei anni dopo i primi tentativi, Evola riescea entrare nel catalogo Laterza. Il 16 novembre dellostesso anno propone, come detto invano, Rivoltacontro il mondo moderno.

«Era una cosa che in tempi di minor crisi si erapensato di fare con la casa Atanòr» scrive circa Il

mondo magico de gli Heroi il 9 novembre 1931. Evolainvita Laterza a pronunciarsi, per mandargli even-tualmente una copia in visione: pian piano, l’operaconvince l’editore che, pur temendo la sua scarsacommercialità, nota - per contro - che le vendite deLa tradizione ermetica non sono andate poi così male.Con Il mondo magico de gli Heroi (la cui prima edizio-ne venne stampata a Mantova, da Francesco Osan-na, nel 1603) ci si trova davanti a una gemma, risco-perta e rimodernata (lavoro che Evola consideròmolto faticoso e per cui chiese di esser pagato un po-co di più): si parla di un autore - Cesare della Riviera- perso tra le nebbie della cultura ufficiale (vissutotra la seconda metà del ’500 e la prima del ’600) e cheviene considerato un ‘vero adepto’ nella ricerca del-la pietra filosofale. Curioso che Laterza decise distampare un libro così di nicchia, mentre Rivolta, dalraggio d’azione più ampio, non trovò spazio.

La corrispondenza subì una sospensione perquasi due anni, dal 1933 al 15 maggio 1935, quandoEvola propose Il Mistero del Graal: «Esso concernele leggende del Graal, in diretta connessione conmolte altre leggende medievali che riguardano l’Im-pero, fino alla concezione dantesca del Veltro e delDVX». Evola sottolinea come il titolo possa essere

66 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

interessante per tre motivi: lo zoccolo duro dei suoilettori e degli ‘esoteristi’, coloro che ambiscono auna prospettiva imperiale (dantesca) e i wagneriani.Ci vollero due anni di tira e molla per farlo uscire,con Evola molto pressante sugli accordi presi (tantevolte unilateralmente).

Fu poi la volta de La dottrina del risveglio (operache indaga il ‘lato pratico’ e virile dell’insegnamentobuddhista): ovvero il manuale per il ‘combattenteasceta’. Ma l’editore ancora una volta non è del tuttoconvinto. Seguono, infatti, risposte meditate, sof-ferte e infine repentine, su decisiva pressione diEvola. A fine gennaio ’43 Laterza afferma che lomanderà in stampa a febbraio. Sino ad aprile, il filo-sofo chiederà spiegazioni, visto che il volume sem-bra risucchiato in qualche voragine burocratica o ti-pografico-surreale, vedendo in ultimo la luce nel fa-tidico settembre 1943.

Le ultime due lettere del periodo sono firmateda Franco Laterza, figlio dell’editore: nel vortice

degli eventi, il fratello Giuseppe era stato arrestatoper antifascismo e trattenuto nelle carceri di Bariper cinquanta giorni, mentre il 21 agosto moriva ilpadre Giovanni.

Dopo la guerra, nel 1949, presso Bocca uscì untesto a suo tempo proposto a Laterza: Le madri e lavirilità olimpica di Bachofen. Anche in questo caso,Evola chiese un parere a Croce, inizialmente bendi-sposto, ma dall’ulteriore scambio Croce-Laterza eLaterza-Evola si comprende come la proposta fossecaduta nel vuoto principalmente per l’opposizionedel filosofo di Pescasseroli. Se, da un lato, ciò causòil raffreddamento della relazione fra Evola e Croce,dall’altro segnò l’avviò di un rapporto del tutto di-retto fra Evola e la casa editrice barese.

E fu proprio da questo canale che prese formal’ultima pubblicazione evoliana nel catalogo Later-za: la seconda edizione di Maschera e volto dello spiri-tualismo contemporaneo, opera che in precedenza erauscita, nel 1932, a Torino, presso l’editore Bocca.

Sopra, da sinistra: in alto, in senso orario: Arturo Onofri, Nuovo Rinascimento come Arte dell’Io, Bari, Laterza, 1925

(prima edizione); Benedetto Croce (1866-1952), ritratto mentre interviene al congresso del partito liberale, nel 1946.

Nella pagina accanto, da sinistra: Benedetto Croce (1866-1952) in uno scatto che lo ritrae nella sua biblioteca; copertina

de La dottrina del risveglio di Julius Evola (Bari, Laterza, 1943); copertina de Il Mistero del Graal e la tradizione ghibellina

dell’Impero (Bari, Laterza, 1937)

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69ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898-1974)

Julius Evola ed Ezra Pound sono universi pa-ralleli ed eretici, che misero sotto processo lamodernità, secondo registri ben differenti.

Due universi, come spesso accade ai titani delpensiero, inconciliabili, perfettamente indiffe-renti l’uno nei confronti dell’altro. Con qualcheeccezione, tuttavia.

Ad esempio, Pound fece pubblicare su «IlMare» di Rapallo, di cui dirigeva il «Supple-mento Letterario», un monumentale studio de-dicato al Barone a firma di Edmondo M. RubiniDodsworth (1877-1950), critico letterario edesperto di esoterismo. Trascendenza e immanen-za dell’Idealismo Magico uscì nel 1933 in sei par-ti, sul «Supplemento» (n. XIII, 4 febbraio; n.XIV, 18 febbraio; n. XV, 4 marzo) e sulla «Pagi-na letteraria» (1 aprile; 6 maggio; 3 giugno),che ospitò anche la poesia Evola (17 giugno1933). Evola apprezzò molto il saggio del baro-netto inglese (che, tra l’altro, partecipò anche a«Diorama filosofico», pagina speciale de «IlRegime Fascista» attiva tra il febbraio del 1934ed il luglio del 1943), citandolo ne Il camminodel cinabro, a testimonianza del legame tra il suo

periodo ‘filosofico’ e quello ‘tradizionale’.Dalla stampa, le notizie su un ipotetico rap-

porto tra i due s’inabissano nei carteggi. Il poetaamericano, ad esempio, nel 1958 chiede a VanniScheiwiller, il suo coraggioso editore milanese,notizie - in modo non troppo lusinghiero, a dire ilvero - su Evola, che nel dicembre dello stesso an-no scrive all’egittologo Boris de Rachewiltz (ma-rito di Mary, figlia del poeta) di aver ricevuto unaserie di volumetti poundiani dall’America, tra cuila sua versione di Confucio. E aggiunge: «La con-tessa Baccelli, che si è recata a visitarlo, mi dice diavergli lasciato in prestito una copia di Rivolta con-tro il mondo moderno, per orizzontarsi ove abbia in-teresse a uno scambio di idee. Io stesso, per rin-graziarlo dell’invio, gli ho scritto una lettera».Uno ‘scambio’ che, tuttavia, non avvenne.

Già editore di Pound, Scheiwiller comincia apubblicare anche Evola. Per suo tramite Poundriceve copie omaggio di Cavalcare la tigre (1961),Il cammino del cinabro (1963), L’arco e la clava(1968), La dottrina del risveglio (1965), la ristampade La parole obscure du paysage intérieur (1963) e laraccolta di poesie Râaga Blanda (1969). Sempreattraverso Scheiwiller, il filosofo romano riceveinvece Lavoro e usura (1954), gli scritti di Confu-cio Studio integrale e l’asse che non vacilla (1955) e lostudio di Ernest Fenollosa L’ideogramma cinese co-me mezzo di poesia (1960), introdotto e annotatodal poeta.

Gli estratti che qui presentiamo - per la pri-

EVOLA E POUND: UN INCONTRO IMPOSSIBILE

L’inedito

di ANDREA SCARABELLI

Nella pagina accanto dall’alto: Ezra Pound, in una foto del

1940 circa; fotogramma (per la prima volta pubblicato in

Italia) tratto dall’intervista a Julius Evola (1971), della

quale qui riportiamo uno stralcio inedito

ma volta in Italia - sono tratti da un’intervista regi-strata nel gennaio 1971 da una troupe della televi-sione francese nell’appartamento in cui viveva ilfilosofo, in Corso Vittorio Emanuele 197 - e ag-giungono ulteriori dettagli sulla questione. Inquesti lunghi colloqui, alla genesi delle sue opereEvola aggiunge notizie sulla sua adesione al movi-mento dadaista e lucidissime osservazioni sullostato attuale della nostra civiltà.

Prima di cedergli la parola, vale forse la penaaccennare ai contenuti dell’ultima risposta, riferi-ta all’interessamento nei confronti dell’edizionedegli scritti politico-economici poundiani da par-te di Evola. Il 10 marzo 1964 scrisse a Boris de Ra-chewiltz che l’editore Giovanni Volpe sarebbe sta-to «disposto a pubblicare un volumetto di ‘scrittipolitici’, sempre di Pound: non so se esistano, a cuisi possa dare questo nome, se si prescinde da queisaggi che hanno piuttosto un carattere economicoe che (sia detto tra di noi) sono lievemente mono-maniaci, a mio parere, e di scarsa presa». L’egitto-logo sondò una disponibilità in linea di massimadel poeta, e la trasmise telefonicamente a Evola.Che aggiunse, il 10 aprile dello stesso anno: «Se-condo l’accenno a carattere riservato, che peraltroriflette soprattutto il mio punto di vista, bisogne-rebbe solo evitare le considerazioni sull’economialegate al noto complesso della “usura”». Un inte-resse che purtroppo non ebbe un seguito, nono-stante le intercessioni di Boris de Rachewiltz.L’economista eretico e il morfologo delle civiltà, ilpoeta e il ‘tradizionalista’, il discepolo di Confucioe lo studioso di Lao-Tze continuarono a percorre-re tragitti differenti, in viaggio verso la stessa me-ta. Che la si chiami ‘asse che non vacilla’ o Tradi-zione poco importa: avrebbero raggiunto entram-bi la terra dei ‘classici’, di ciò che rimane e resisteal passare del tempo.

Alcuni fotogrammi (per la prima volta pubblicati in Italia)

tratti dall’intervista a Julius Evola (1971), della quale qui

riportiamo uno stralcio inedito

70 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

71ottobre 2018 – la Biblioteca di via Senato Milano

SU EZRA POUND. Intervista a Julius Evola

Julius Evola, in Italia e all’estero lei è cono-sciuto soprattutto come autore di vari studi dimetafisica, scienze spirituali, orientalismo ecritica della civiltà. In Francia uno dei suoi libripiù noti è Metafisica del sesso, e presto sarà pub-blicato anche Rivolta contro il mondo moderno.Credo che lei non abbia mai avuto rapporti conil poeta americano Ezra Pound, ma l’abbia soloincontrato a Roma, durante la guerra. Vorreisapere cosa pensa delle sue idee politiche… Miscusi, economiche.

Non posso dirle granché, in realtà… Lei haparlato di un incontro. Ed è di un solo incontro, insenso letterale, che si è trattato. Mi trovavo all’Uffi-cio della Razza, il Ministero del fascismo - il cui mi-nistro di allora era Pavolini - e mi venne presentatoEzra Pound. Mi dissero: «È un poeta americano chesi batte per la nostra causa, collabora alle nostre tra-smissioni radiofoniche in inglese, contro gli Alleati,attaccando il giudaismo, la forza segreta che anima lacoalizione contro l’Italia», e cose di questo tipo. Trame e lui ci fu solo una stretta di mano; dopo cinqueminuti, non lo vidi più. Fu l’inizio e la fine dei mieirapporti con Ezra Pound. Doveva essere all’incirca il1942, il periodo della guerra, e quelle erano le attivi-tà per le quali sarebbe stato giudicato un traditore esarebbe stato sul punto di essere giustiziato, condan-nato a morte. In seguito, non ho più saputo nulla dilui, perché, come le ho già detto, non mi sono più in-teressato alle forme - comunemente intese - di arte eletteratura. Ho avuto tra le mani alcune raccolte disue poesie, e devo dirle francamente di non capiretroppo bene perché sia considerato un grande poeta,il migliore dei nostri giorni. Ma, lo ripeto, tutto ciòva a ricadere in un dominio che è al di fuori delle miespecifiche competenze. Dunque, lei ha sollevato laquistione economica… Ma quella di Ezra Pound erauna posizione economica in forma quasi dadaista,nel senso francese, di Tristan Tzara: all’interno dellesue poesie vi sono continui riferimenti a quistioni

economiche: l’abolizione del denaro, l’usura e cosedel genere. In linea diretta, tuttavia, devo confessaredi saperne molto poco. Solamente, a un certo punto,Ezra Pound spedì ad alcuni personaggi italiani unalettera in cui esprimeva i suoi punti di vista sull’eco-nomia, contro l’usura, il denaro liquido, e via dicen-do. Fu allora che ebbe luogo l’unico scambio episto-lare tra noi. Non fu nemmeno uno scambio, invero,poiché io ricevetti la sua lettera - credo fosse statoBoris de Rachewiltz ad avergli fatto il mio nome - egli risposi, ma la mia missiva non ebbe una replica.Gli obiettavo che, come ha sottolineato WernerSombart, il noto sociologo tedesco, storico del capi-talismo, l’homo oeconomicus, l’uomo puramente eco-nomico, è un ‘mito’, non esiste in quanto tale. Vi èsolo l’uomo ‘integrale’, ed è a partire dalla formazio-ne interiore di questo uomo ‘integrale’ che prendeforma una certa economia. Dunque, non vi è alcunaragione di portare questo problema alla periferia,vale a dire sul piano economico. La vera quistionesarebbe ricentralizzare l’uomo, favorire una riformaradicale dell’inclinazione umana, la cui conseguenzanaturale sarebbe il cambiamento del sistema econo-mico. A eccezione di ciò, non trovavo affatto la qui-stione degna di interesse. Ecco ciò che gli esposi,senza ottenere una qualche risposta. Fu l’inizio e lafine dei miei rapporti con Ezra Pound.

Ma lei non inquadra Ezra Pound all’inter-no di una certa cultura fascista?

Ma, allora, devo aggiungere un’altra cosa: conmolta fatica, contattando anche sua figlia Mary, unavolta si fece il tentativo di pubblicare per l’editoreVolpe di Roma, un mio amico, i testi degli articoli edelle radiotrasmissioni di Pound, che costituivano ilsuo principale capo d’imputazione. Non fu possibi-le ottenerli: peccato, li avremmo pubblicati moltovolentieri. In assenza di questi testi, è tuttavia im-possibile farsi un’idea adeguata delle posizioni diEzra Pound innanzi al fascismo, contro gli Alleati, ilsuo punto di vista contingente su ciò che concerne ilgiudaismo. A mancare del tutto è la base.

72 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2018

VITALDO CONTEVitaldo Conte è docente diStoria dell’Arte Contempo-ranea all’Accademia diBelle Arti di Roma. Fra i suoi libri: l’antologiaNuovi Segnali (1983), Di-spersione (2000), Anomaliee Malie come Arte (2006),SottoMissione d’Amore(2007), Pulsional GenderArt (2011). Fra le mostre curate: Ante-prima XIV Quadriennale,Julius Evola, Mistiche bian-che, DonnaArte, Eros Pa-rola d’Arte. Poeta (lineare,verbo-visuale), artista eperformer con centinaia dipubblicazioni, eventi, mo-stre in Italia e all’estero.

NUCCIO D’ANNANuccio D’Anna si occupa disimbolismo, dottrine spiri-tuali e storia delle religioni.Ha scritto oltre duecentosaggi fra libri, studi scienti-fici e articoli. È membrodella Società Italiana degliStorici delle Religioni e dacinque anni dirige la rivista«Atrium». Alcuni dei suoi volumi piùrecenti hanno studiato ilmondo classico: Sapienzasacra ed esperienze estati-che. L’aurora della Grecia(2015); Le radici sacre dellamonetazione (2017). Ampieanche le sue ricerche nel-l’ambito delle correnti mi-stico-estatiche medievali: IlSegreto dei Trovatori (2005);Il Santo Graal (2009); Il Cri-stianesimo celtico (2011);Melkitsedek (2014); Gu-glielmo IX e l’esoterismo tro-vadorico (2018).

GIANFRANCO DE TURRISHa lavorato in Rai dal 1983al 2009, come vice-capo-redattore dei servizi cultu-rali del Giornale Radio. Haideato e condotto la tra-smissione di approfondi-mento culturale L'Argo-nauta, con cui ha vinto nel2004 il Premio Saint-Vin-cent di giornalismo. Si oc-cupa di politica culturaleda un lato e di letteraturadell'Immaginario dall'al-tro, scrivendo di questi ar-gomenti su quotidiani,settimanali e mensili, non-ché su enciclopedie e di-zionari, dirigendo riviste ecollane, curando l'edizionee l'introduzione di centi-naia fra romanzi e saggi, epubblicando una quindici-na di libri. È direttore responsabiledella rivista «Antares».

MICHELE RICCIOTTIMichele Ricciotti (Brescia,1995) è studente di Filoso-fia del mondo contempora-neo presso l’UniversitàVita-Salute San Raffaele diMilano. Si è laureato in Fi-losofia presso il medesimoateneo con una tesi sulpensiero di Julius Evola (re-latore Massimo Donà). Col-labora con la FondazioneEvola, la Scuola romana difilosofia politica e la rivistaonline «Heliopolis».

ANDREA SCARABELLIAndrea Scarabelli ha colla-borato con la Cattedra diStoria della Filosofia I (Uni-versità di Milano) e laScuola Romana di FilosofiaPolitica. Vicesegretario della Fonda-zione Julius Evola, dirige ilblog “Attuali e Inattuali”(www.ilGiornale.it) e la ru-brica “Mattini dei maghi”su «Storia in Rete». Ha curato o co-curatoopere di Gustav Meyrink,Julius Evola, René Guénone Jacques Bergier. Per Edi-zioni Bietti dirige la rivista«Antarès» e la collana “l’Ar-cheometro”. Suoi saggisono apparsi su varie te-state e in diversi volumicollettanei.

GIOVANNI SESSAGiovanni Sessa (1957) è do-cente di filosofia e storia neilicei, già assistente presso lacattedra di Filosofia politicaalla ‘Sapienza’ di Roma e giàdocente a contratto di Sto-ria delle idee presso l’Uni-versità di Cassino. Collabora con diverse riviste,tra le quali «Atrium», «Viedella Tradizione» e «il Bor-ghese». È tra i curatori di«Studi Evoliani», annuariodella Fondazione Evola. Tra i suoi volumi si ricor-dano: Oltre la persuasione.Saggio su C. Michelstaedter(Roma, 2008); La meravigliadel nulla. Vita e filosofia di A.Emo (Milano, 2014); Itinerarinel pensiero di Tradizione.L’origine o il sempre possibile(Chieti, 2015).

LUCA SINISCALCOLuca Siniscalco (1991), si èlaureato in Scienze Filoso-fiche con una tesi in Este-tica sulla rivista «Antaios»,diretta da Ernst Jünger eMircea Eliade. Attualmente collabora allacattedra di Estetica del-l’Università degli Studi diMilano. È redattore di «Antarès -Prospettive Antimoderne»(edizioni Bietti) e collabora-tore di «Barbadillo», «L’In-tellettuale Dissidente» e «LaTigre di Carta». Suoi articolie saggi sono apparsi su ri-viste e quotidiani, e in di-verse antologie.

STEFANO EUGENIO BONAStefano Eugenio Bona (Ge-nova, 1979) si è laureato infilosofia con una tesi suMeister Eckhart. Ha all’at-tivo tre raccolte poetiche -Peregrinazioni (2013),Carmi Ricorsivi (2015) eRapsodie di Passaggio(2017) - ed una traduzionedal francese (Il cimitero diAmboise di Louis-Claudede Saint-Martin, 2015). Si occupa di poesia, criticaletteraria ed esoterismo sulsuo sito (www.stefano-bona.it) e sul portale «Ere-ticaMente», cercando didiffondere tematiche e au-tori poco approfonditi.

STEFANO ARCELLAStefano Arcella è saggista estudioso delle spiritualitàmisteriche nel mondogreco-romano e del pen-siero tradizionale. Ha pubblicato: I Misteri delSole. Il culto di Mithra nel-l’Italia antica (2002); Unculto della fecondità neiQuartieri Spagnoli di Napoli(in Centralità Marginali.Cinque saggi di antropolo-gia urbana, 2010); MisteriAntichi e Pensiero Vivente(2016). Ha curato La Viadella realizzazione di sé se-condo i Misteri di Mithra diJulius Evola (2007).

GUIDO A. PAUTASSOGuido A. Pautasso (Milano,1969) è membro del comi-tato scientifico della Fon-dazione Julius Evola edell’Archivio Thayaht eRam. Ha collaborato a «Lin-gua e Letteratura»; «Il Se-colo d’Italia»; «L’Erasmo»;«Wuz»; «Charta»; «If. Inso-lito fantastico»; «Studi Evo-liani»; «Dimensionecosmica»; «Intellettuale dis-sidente». Ha pubblicato Epopea dellaCucina Futurista; CucinaFuturista. Manifesti teorici,menu e documenti; PieroManzoni. Divorare l’arte;Moda Futurista. Eleganza eseduzione; Versilia Futuri-sta; Erotismo futurista.Teoria e pratica; Il VampiroFuturista. I futuristi e l’eso-terismo. Su «Arteinworld»cura la rubrica “Divoral’arte!”.

H A N N O C O L L A B O R ATO A Q U E S TO N U M E R O� �

n. 7/8– luglio/agosto 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

SPECIALE“ORLANDO FURIOSO”

Orlando furioso 2016:canto e disincantodi giuseppe sangirardi

Nel Cinquecento tuttipazzi per Ariostodi giancarlo petrella

Senso e pazzia nell’Orlando furiosodi gianluca montinaro

Ludovico Ariostocome Raffaello Sanziodi adolfo tura

«D’ogni legge nemicoe d’ogni fede»di guido del giudice

Orlando e la metaforadella fragilità umanadi marco cimmino

La dorata ottava dell’Orlando furiosodi antonio castronuovo

Ricchi scaffali ariosteschi a Ferraradi massimo gatta

Aspettando LudovicoAriosto a Ferraradi luca pietro nicoletti

Ariosto alla Biblioteca di via Senatodi giancarlo petrella

SPECIALE V CENTENARIO “ORLANDO FURIOSO” (1516-2016)

n. 9 – settembre 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

LIBRI ENUMISMATICASpiccioli sonanti di storia dell’artedi luca piva

IL LIBRO DEL MESEOssa, cervelli, mummie e capellidi antonio castronuovo

BVS: FONDO BORGESIl rarissimo “yogurt” di Borgesdi massimo gatta

LETTERATURAMorselli, la vacanzadi Cesare e i piratidi linda terziroli

BVS: BIBLIOFILIALibri ritrovati(anche in via Senato)di giancarlo petrella

n. 10 – ottobre 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

RARITÀBenedetto Croce: autobibliografia di massimo gatta

BIBLIOFILIAAlla ricerca di quelche resta dei codici di giancarlo petrella

I LIBRI DEL MESEPercorsi alternativi al presente: archi,clave e razzi spaziali di andrea scarabelli

PERSONAGGIStorie di un editore filologo e di un libraioantiquario di massimo gatta

MOVIMENTIL’eterna vitalità del Futurismo e i manifesti della Donna di vitaldo conte

NOVECENTOAntonio Beltramelli:il successo e l’obliodi antonio castronuovo

n. 12 – dicembre 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

Nel cuore dell’uomo,il senso dell’utopiadi claudio bonvecchio

Moro: utopista, santo e «parlamentarista»di carlo gambescia

L’utopia del possibile e dell’impossibiledi teodoro k. de la grange

Il regime del tempoe l’idea dell’utopiadi diego fusaro

Si nondum legisti fac requiras di giancarlo petrella

L’Utopia di Luigi Firpo,bibliofilo illuminatodi massimo gatta

L’Utopia cattolica di Jean Le Blonddi antonio castronuovo

Tommaso Moro: l’eresia della coscienzadi guido del giudice

Fra Moro e Ariosto: sogno e utopiadi gianluca montinaro

Tommaso Moroe la città ‘perfetta’di silvio berlusconi

Il XX secolo e la morte dell’utopiadi gianfranco de turris

Senza libertà. Utopia e distopiadi antonio castronuovo

Fra pagine e versi: utopia e letteraturadi marco cimmino

Additional Location for More’s Utopiadi giancarlo petrella

SPECIALE V CENTENARIO ‘UTOPIA’ (1516-2016)

n. 6 – giugno 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

SPECIALEGUIDO GOZZANO Preziosi libri di unabreve esistenzadi antonio castronuovo

Profumi, essenze e aromi in Gozzanodi epifanio ajello

Morte e nostalgia: le maschere di Gozzanodi marco cimmino

Xilografie in mostra per il «bel Guido»di gianfranco schialvino

Guido Gozzano alla Biblioteca di via Senatodi gianluca montinaro

SPECIALE GUIDO GOZZANO

n. 11 – novembre 2016

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno viii

ISSN 2036-1394

V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)Speciale “Bibliotecadell’Utopia”

La prestigiosa ‘Utopia’di via SenatoLa Collana “Bibliotecadell’Utopia” 1990-2012di massimo gatta

L’utopia di Moro: il percorso di un’ideaFra perfezione e libertà dell’uomodi gianluca montinaro

Un viaggio nell’utopia: 1990–2012Il catalogo della“Biblioteca dell’Utopia”di massimo gatta

V CENTENARIO ‘UTOPIA’ (1516-2016) • SPECIALE “BIBLIOTECA DELL’UTOPIA”

n. 1 – gennaio 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAAvventure di libri:l’Ariosto Cavalieridi giancarlo petrella

NOVECENTOLe lettere dellaSarfatti a Panzinidi piero meldini

LA RIFLESSIONELe riformedell’istruzione el’educazione mancatadi claudio bonvecchio

LIBRO DEL MESEL’iconologia del libronelle edizioni dei secoli XV e XVIdi ugo rozzo

LIBRI D’IMPRESACaffè meccanici,ingranaggi del gusto, leve del piaceredi massimo gatta

VOLUMI MISTERIOSI‘Istruzioni letterarie’sull’uso dell’ombradi massimo gatta

n. 2 – febbraio 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIALibrai e collezionistiall’asta Brunschwigdi giancarlo petrella

SUL NOLANO«Titano della tuapreziosa Nola»di guido del giudice

NOVECENTOCopertine in giallo, tra Parigi, Catania, Milano e Marradidi stefano drei

COLLEZIONISMORaffaello Salari‘fiorentino’ e l’infinito amore per i libridi massimo gatta

DANNUNZIANAIl vate, il libraioe lo stampatoredi massimo gatta

n. 3 – marzo 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

MEMORIAIl bibliografo e lo storico del librodi giancarlo petrella

EDITORIA“La memoria” e la «sirena dei libri»di massimo gatta

LIBRI/ARCHEOLOGIAUna dolorosavicenda: Pompeirisorta, Pompeisaccheggiatadi luca piva

STORIE DI STAMPAVittorio Alfieri,elegante e ‘privatissimo’tipografodi massimo gatta

LETTERATURADoppia lesbo. Le dueAmiche di Verlainedi antonio castronuovo

n. 4 – aprile 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

NOVECENTO«Oggi, il Belli, è fuori tempo!»di giancarlo petrella

EDITORIATorchi letterari: i libri e la stampadi massimo gatta

LIBRII Dictionnairesdi un ‘collezionista’di piero meldini

LA RIFLESSIONEIl lavoro e la Costituzione della Repubblicadi claudio bonvecchio

LETTERATURAUn Gatto a Napoli nella“Libreria del 900”di massimo gatta

SUL NOLANOUna rara traduzionedello Spaccio de la bestia trionfantedi guido del giudice

n. 5 – maggio 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

ANTICHE EDIZIONILa tortuosa storiaeditoriale di Rabelaisdi antonio castronuovo

LIBRI DI PREGIOI cataloghi di Alberto Tallone di massimo gatta

IL LIBRO DEL MESESistemi tachigrafici dall’antichità a Twitterdi alessandro tedesco

COLLEZIONISMOAppunti culinari di Orazio Bagnascodi massimo gatta

BIBLIOFILIAIl catalogo dei tesorimantovanidi giancarlo petrella

n. 6 – giugno 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

SPECIALE 150° BAUDELAIRE«L’orrore della vita e l’estasi della vita»di giuseppe scaraffia

Il grande poeta e il raffinato bibliofilodi massimo carloni

Il poeta bibliofilo e i suoi rilegatoridi antonio castronuovo

Un’edizione ‘unica’di Baudelairedi massimo gatta

Baudelaire ovvero dell’ordine del caosdi marco cimmino

Il poeta, lo scrittore e il critico d’artedi antonio castronuovo

Anatomia diun’incomprensione di massimo carloni

L’accusatore e il pornografodi antonio castronuovo

SPECIALE 150° BAUDELAIRE

n. 7/8 – luglio/agosto 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

RINASCIMENTO ESOTERICOSpeciale V centenario “De arte cabalistica” (1517-2017)

Gli intellettuali cristiani e la qabbalàdi fabrizio lelli

Reuchlin prima di Reuchlindi giancarlo petrella

I Reuchlinianadi Amsterdamdi cis van heertum

Il fondamento magicodell’universo di massimo donà

Cornelio Agrippa e la vanità delle scienzedi guido del giudice

L’astrologia e il ‘Diluvio Universale’di leandro cantamessa arpinati

Esoterismo e grafomaniadi antonio castronuovo

Il ‘Gruppo di Ur’ e la tradizione esotericadi giovanni sessa

La fantasia esoterica di Gustav Meyrinkdi gianfranco de turris

L’esoterica di Umberto Ecodi frans a. janssen

Gli scaffali ermetici del Professoredi massimo gatta

Alla ricerca di Reuchlindi giancarlo petrella

RINASCIMENTO ESOTERICO • SPECIALE V CENTENARIO “DE ARTE CABALISTICA”

n. 9 – settembre 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAFrancescoSansovino e PieroCalamandreidi giancarlo petrella

LIBRIUn ‘volume’ tra Ravenna e Uppsaladi antonio castronuovo

LIBRO DEL MESELa bibliotecaperduta: i libri di Leonardodi carlo vecce

COLLEZIONISTIPiero Camporesi, fra ricercabibliofila e studi storicidi piero meldini

EDITORIAAchille Bertarelli e l’ex libris italianodi massimo gatta

n. 10 – ottobre 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAI libri della Crusca e le loro vicendedi giancarlo petrella

NOVECENTOLa libreriaantiquariadi Umberto Sabadi massimo gatta

IL LIBRO DEL MESEComino Ventura: un editore tra lettere e libri di letteredi roberta frigeni

EDITORIAYourcenar‘multilingue’: fralibri e traduzionidi antonio castronuovo

LETTERATURAEchi letterari di unatragedia minerariadi luca piva

n. 11 – novembre 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

ISSN 2036-1394

SPECIALE BIBLIOTECA VIGANÒ

«Ne’ miei dolcistudi m’acqueto»di giancarlo petrella

Una raccolta trapassato e futurodi pierangelo goffi

SPEC IALE B IBL IOTECA V IGANÒ

n. 12 – dicembre 2017

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno ix

Martin Lutero tra forma ed eventodi giovanni puglisi

Requiem per Martin Luterodi claudio bonvecchio

Martin Lutero e la mistica medievaledi marco vannini

La pala di Wittenberg e la teologia luteranadi silvana nitti

Martin Lutero e i Discorsi a tavoladi gianluca montinaro

Fichte lettore della Riforma protestantedi diego fusaro

Lutero e alcune storie sociologichedi carlo gambescia

Martin Lutero e l’obbedienza al poteredi teodoro klitsche de la grange

‘Edizioni contro’: fra Erasmo e Luterodi antonio castronuovo

Esuli di religione: Olimpia Fulvia Moratadi lucia felici

Lutero, Bruno e Pomponio Algieridi guido del giudice

El Summario de la Sancta Scripturadi ugo rozzo

Johann Eberlin polemista luteranodi lorenzo di lenardo

La “Libreria ReligiosaGuicciardini” di giancarlo petrella

Giuseppe Rensi e Andrea Emodi giovanni sessa

La “Libreria Religiosa di via Senato”di giancarlo petrella IS

SN 2

036-

1394

SPECIALE V CENTENARIO “95 TESI” (1517–2017)

n. 1 – gennaio 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

EDITORIAIl ‘futurlibro’ diFortunato Deperodi massimo gatta

LIBRI ANTICHIIncunaboli perduti.Incunaboli ritrovatidi giancarlo petrella

LEGATURELibri che ti levano la pelledi sandro montalto

LIBRO DEL MESEDue spiriti della terra:Šestov e Fondanedi luca siniscalco

LETTERATURAZola e L’Argent.Genesi di uncapolavorodi giuseppe scaraffia

VICENDE«Non s’odora altro col naso che quello che s’ha nella mente»di piero meldini

SCOPERTEDino Campana al Caffè Orfeo: un ‘piccolo’enigma svelatodi stefano drei

n. 2 – febbraio 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAUna ‘santa’ raccolta e il suo catalogodi giancarlo petrella

PERSONAGGIIl fascino di uno scrittore analfabetadi antonio castronuovo

LA RIFLESSIONEEuropa: burocrazie e responsabilità della politicadi claudio bonvecchio

I LIBRI DEL MESEGli Imperdonabili: oltre il tramonto della Modernitàdi giovanni sessa

SUL NOLANOGiordano Bruno: lavera storia dell’arrestodi guido del giudice

LIBRILa raccolta impossibile:collezionare Pseudobibliadi gianfranco de turris

NOVECENTOVenezia dannunziana:fuoco e ceneredi luca piva

n. 4 – aprile 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

OTTOCENTOWilliam Beckford: la letteratura e la vitadi giuseppe scaraffia

BIBLIOFILIAIl cavalier Buovo d’Antonadi giancarlo petrella

LA RIFLESSIONELa necessità delle élites e il benedella democraziadi claudio bonvecchio

IL LIBRO DEL MESELe epistole latine di Giordano Brunodi gianluca montinaro

PUBBLICAZIONII colori della terra: «La Piê» e la xilografiadi antonio castronuovo

BIBLIOFILIA DEL GUSTOFilippo Tommaso Marinetti, cucinieredi massimo gatta

n. 3 – marzo 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

BIBLIOFILIAI Sermones di MicheleDurazzini da Empolidi giancarlo petrella

EDITORIALa sovraccoperta: un’opera d’artista!di massimo gatta

NOVECENTOPrimo Levi e il granrifiuto di Einaudidi sandro montalto

LA RIFLESSIONEMarcello Dell’Utri e la ‘Giustizia’: un caso esemplaredi claudio bonvecchio

PERSONAGGIDino Buzzati, scrittore fantastico e «doverista»gianfranco de turris

L’INEDITOWystan H. Audenlettore de La caduta nel tempo di Ciorandi luca orlandini

LIBRO DEL MESE«L’Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato»di giancarlo petrella

n. 5 – maggio 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

NOVECENTOViaggio fra i libri della contestazionedi piero meldini

SCRITTORILibri e articoli su una vita studentescadi antonio castronuovo

BIBLIOFILIAGli incunaboli dellaBiblioteca Nazionaledi giancarlo petrella

IL LIBRO DEL MESEIn morte di una civiltà. Saggi quasi politicidi massimo carloni

GRAFICA E EDITORIAL’arte al serviziodell’Idea: Mario Sironie il fascismodi mario bernardi guardi

SUL NOLANOIl fascino ingannevole della dotta citazionedi guido del giudice

BIBLIOFILIA DEL GUSTOAi tavoli di Bagutta,«ritrovo di galantuomini»di massimo gatta

n. 6 – giugno 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

PERSONAGGI«Scrivo la sera, a tempo perso»di massimo gatta

BIBLIOFILIALa biblioteca Pasolini al Vieusseuxdi giancarlo petrella

LA RIFLESSIONEL’esistenza dello Statoe la necessità di sicurezzadi claudio bonvecchio

IL LIBRO DEL MESEFra le carte dell’archivio di Giuseppe Martinidi giancarlo petrella

ANEDDOTICAVox Piscis: il libro ingoiato da un merluzzodi antonio castronuovo

BIBLIOFILIA DEL GUSTOMarino Parenti al ristorante Sabatinidi massimo gatta

GRAFICAI canti di Faunus diBeltramelli e Nonnidi edoardo fontana

n. 7/8 – luglio/agosto 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

GABRIELED’ANNUNZIO Ottanta anni dopo

Contributi diGiordano Bruno GuerriAnnamaria AndreoliFrancesco PerfettiGiuseppe ScaraffiaMarcello VenezianiPietro GibelliniGianluca MontinaroAngelo Piero CappelloMaria Rosa GiaconAndrea LombardiniloCarlo SantoliLuca PivaCarlo Gambescia Sandro MontaltoAntonio CastronuovoMassimo GattaLorenzo BraccesiMario Bernardi GuardiVitaldo ConteFranco Di Tizio

SPECIALE 80° GABRIELE D’ANNUNZIO (1863–1938)

ISSN

203

6-13

94

n. 9 – settembre 2018

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno x

ISSN 2036-1394

ILLUSTRAZIONEMax tra i mostri selvaggi di Sendakdi edoardo fontana

BIBLIOFILIA DEL GUSTOBenedetto Croce e laSocietà dei Nove Musi di massimo gatta

BIBLIOFILIAI bibliofili della Bernardino Misintadi giancarlo petrella

EDITORIAI ‘librini imolesi’ di Babbomorto Editoredi massimo gatta

IL LIBRO DEL MESEOltre la realtà: le visioni di Célinedi luca siniscalco

SCAFFALEDEL BIBLIOFILOL’unicorno e Tullia d’Aragonadi giancarlo petrella

LINGUA E IDENTITÀL’«altissima tragedia»di un’isola contesadi luca piva

1236_COVER MONTATA_ok_Liber/Librorum.qxd 05/10/18 15:52 Pagina 2

n. 10 – ottobre 2018

la Biblioteca di via SenatoMilano

La filosofia ‘attiva’ di Julius Evoladi gianfranco de turris

«Dall’abisso più fondo, la vetta più alta»di michele ricciotti

L’immensa vertigine della realtà originariadi luca siniscalco

Evola: pensatore della Tradizionedi giovanni sessa

Civiltà del tempo e civiltà dello spaziodi stefano arcella

Il Barone Evola e le dottrine orientalidi nuccio d’anna

Le vicende editoriali di «Ur» e «Krur»di fabrizio giorgio

La parola oscura era illuminantedi vitaldo conte

Julius Evola promotore culturaledi gianfranco de turris

Costruire una nuova civiltà tradizionaledi guido andrea pautasso

Il Barone all’insegna del Pesce d’Orodi andrea scarabelli

Evola nell’editoria di Laterzadi stefano e. bona

Evola e Pound: un incontro impossibiledi andrea scarabelli

ISSN

203

6-13

94

mensile, anno x

SPECIALE JULIUS EVOLA (1898–1974)

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