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La Biblioteca Comunale Campi Costa-Giani di San Felice sul Panaro. L’istituzione della Biblioteca Comunale Campi Costa - Giani venne proposta dal Consigliere Emilio Razzaboni al Consiglio Comunale di San Felice sul Panaro, nella seduta del 25 maggio 1873. La proposta, accettata all’unanimità, era volta a valorizzare l’opera del concittadino Ing. Giuseppe Campi 1 , dantista, poeta, archivista e patriota, deceduto il 22 maggio 1873, nello stesso giorno della morte di Alessandro Manzoni. La proposta del Consigliere Razzaboni fu concretizzata con Delibera del 29 maggio 1873 che sancì l’istituzione della “Biblioteca Comunale Campi”. Parve infatti “a quell’illuminato Consiglio” che il modo migliore per onorare la memoria dell’illustre concittadino fosse quella di fondare una Biblioteca che consentisse alle future generazioni di trasmettere “gli ideali di giustizia, di libertà, di studio e sacrificio” che avevano guidato Giuseppe Campi nei “lunghi e tormentati anni del Risorgimento Italiano.” 2 Con Delibera del 15 ottobre 1876 la denominazione della Biblioteca cambia e si aggiunge al nome dell’Ing. Giuseppe Campi anche quello di Don Giuseppe Costa Giani 3 , insegnante privato di cui Campi stesso fu allievo. 1 Giuseppe Campi nacque a S. Felice nel 1788, fin da ragazzo si distinse per le sue capacità intellettuali, a 21 anni entrò nella scuola di artiglieria e genio di Modena uscendone con il grado di tenente. Partecipò all'assedio di Peschiera del 1813 e alla battaglia del Mincio del 1814 contro l'esercito austriaco. Caduto Napoleone, entrò con altri compagni dello sciolto esercito napoleonico tra le fila dei carbonari a Milano nel 1814 e, successivamente, prese parte ai moti politici del 1821 e del 1831. Ferito e catturato dagli austriaci fu tenuto nelle carceri di Venezia sino al 1832, dove scrisse la Ceccheide, un poemetto eroicomico-satirico in terzine, di argomento storico-politico. Fu in seguito esiliato a Parigi dove si dedicò agli studi danteschi. Formatosi il Regno d'Italia, fu nominato direttore dell'Archivio di Stato di Modena e come decano dei rappresentanti del popolo nell'Assemblea Nazionale apertasi in questa città il 17 agosto 1859, ne tenne la presidenza provvisoria e firmò la domanda che fosse pronunciata la decadenza in perpetuo della dinastia d'Austria d'Este, del reggimento delle province modenesi e l'esclusione in perpetuo di ogni principe della casa Asburgo-Lorena. Coltivò in seguito gli studi filosofici e letterari conducendo a termine diverse opere, tra cui il Commento della Divina Commedia. Fu nominato Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro e successivamente Commendatore. Ritornato a San Felice in tarda età, ivi morì il 22 maggio 1873. (Da: Guido Ragazzi, Giuseppe Campi. Un patriota e letterato sanfeliciano nel Risorgimento, Modena, Aedes Muratoriana, 1988) 2 Biblioteca Comunale Campi Costa-Giani, 1873-1973 I° centenario della morte di Giuseppe Campi, I° centenario della Fondazione della Biblioteca Comunale Campi-Costa Giani, opuscolo commemorativo, San Felice sul Panaro, 1973. 3 Nato a San Felice nel 1762 Giuseppe Costa Giani intraprese la carriera ecclesiastica, fu teologo, filosofo e insegnante di scienze naturali. Morì nel febbraio 1815.

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La Biblioteca Comunale Campi Costa-Giani di San Felice sul Panaro.

L’istituzione della Biblioteca Comunale Campi Costa - Giani venne proposta dal Consigliere

Emilio Razzaboni al Consiglio Comunale di San Felice sul Panaro, nella seduta del 25 maggio

1873. La proposta, accettata all’unanimità, era volta a valorizzare l’opera del concittadino Ing.

Giuseppe Campi1, dantista, poeta, archivista e patriota, deceduto il 22 maggio 1873, nello stesso

giorno della morte di Alessandro Manzoni. La proposta del Consigliere Razzaboni fu concretizzata

con Delibera del 29 maggio 1873 che sancì l’istituzione della “Biblioteca Comunale Campi”.

Parve infatti “a quell’illuminato Consiglio” che il modo migliore per onorare la memoria

dell’illustre concittadino fosse quella di fondare una Biblioteca che consentisse alle future

generazioni di trasmettere “gli ideali di giustizia, di libertà, di studio e sacrificio” che avevano

guidato Giuseppe Campi nei “lunghi e tormentati anni del Risorgimento Italiano.”2

Con Delibera del 15 ottobre 1876 la denominazione della Biblioteca cambia e si aggiunge al nome

dell’Ing. Giuseppe Campi anche quello di Don Giuseppe Costa Giani3, insegnante privato di cui

Campi stesso fu allievo.

1 Giuseppe Campi nacque a S. Felice nel 1788, fin da ragazzo si distinse per le sue capacità intellettuali, a 21 anni entrò nella scuola di artiglieria e genio di Modena uscendone con il grado di tenente. Partecipò all'assedio di Peschiera del 1813 e alla battaglia del Mincio del 1814 contro l'esercito austriaco. Caduto Napoleone, entrò con altri compagni dello sciolto esercito napoleonico tra le fila dei carbonari a Milano nel 1814 e, successivamente, prese parte ai moti politici del 1821 e del 1831. Ferito e catturato dagli austriaci fu tenuto nelle carceri di Venezia sino al 1832, dove scrisse la Ceccheide, un poemetto eroicomico-satirico in terzine, di argomento storico-politico. Fu in seguito esiliato a Parigi dove si dedicò agli studi danteschi. Formatosi il Regno d'Italia, fu nominato direttore dell'Archivio di Stato di Modena e come decano dei rappresentanti del popolo nell'Assemblea Nazionale apertasi in questa città il 17 agosto 1859, ne tenne la presidenza provvisoria e firmò la domanda che fosse pronunciata la decadenza in perpetuo della dinastia d'Austria d'Este, del reggimento delle province modenesi e l'esclusione in perpetuo di ogni principe della casa Asburgo-Lorena. Coltivò in seguito gli studi filosofici e letterari conducendo a termine diverse opere, tra cui il Commento della Divina Commedia. Fu nominato Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro e successivamente Commendatore. Ritornato a San Felice in tarda età, ivi morì il 22 maggio 1873. (Da: Guido Ragazzi, Giuseppe Campi. Un patriota e letterato sanfeliciano nel Risorgimento, Modena, Aedes Muratoriana, 1988)2 Biblioteca Comunale Campi Costa-Giani, 1873-1973 I° centenario della morte di Giuseppe Campi, I° centenario della Fondazione della Biblioteca Comunale Campi-Costa Giani, opuscolo commemorativo, San Felice sul Panaro, 1973.3 Nato a San Felice nel 1762 Giuseppe Costa Giani intraprese la carriera ecclesiastica, fu teologo, filosofo e insegnante di scienze naturali. Morì nel febbraio 1815.

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Il manoscritto:

Le Memorie Storiche dell'inclita terra di San Felice

di Don Orazio Cavicchioni e Giovanni Battista de Campi-Lanzi.

"Le Memorie storiche dell’inclita terra di San Felice" di Don Orazio Cavicchioni e Giovanni

Battista de Campi-Lanzi è una copia del 1873-1875, manoscritta dagli autografi Pietro Costa Giani

e Agostino Bergamini.

L’originale, ormai perduto, venne redatto dall’arciprete e vicario foraneo Don Orazio Cavicchioni

(25 novembre 1719 - 24 agosto 1765) “sacerdote dottissimo, discepolo del padre Salani, vacata la

carica di arciprete della plebana di San Felice… la coperse con molto onore. A lui deve essere

riconoscente il paese, essendosi dato alla difficile ricerca delle antiche memorie locali, che

raccolse, e ne lasciò cenno sino al 1630, e furono poscia condotte a tutto il 1775 dal commissario

di guerra…” e priore di San Felice “Giovanni Battista Campilanzi” 4(1715 - 1797).

Alle Memorie storiche del Cavicchioni attinse Pietro Costa Giani, autore delle note Memorie

storiche di San Felice sul Panaro (1890), intergrandole con le notizie e i documenti desunti

dall'Archivio di Stato di Modena e dall'Archivio Storico Comunale.

Se si esclude la parziale pubblicazione negli anni 1954-1956 sul bollettino parrocchiale “La voce

del Parroco” l'opera del Cavicchioni è ancora priva di una vera e propria edizione e, il manoscritto

della Biblioteca, a quanto ne sappiamo, è l’unica copia oggi disponibile.

Si propongono, di seguito alcune frasi tratte dalla premessa del manoscritto redatta dagli autografi:

“Agli Onorevoli Signori della Giunta Municipale di San Felice.

Gli eventi sociali e politici, a cui fu in preda la patria nostra, l'Italia , dalla decadenza del Romano

Impero ai giorni nostri, sono così svariati e multiformi, che non v'ha Città , Paese o Borgo, che non

abbia la sua pagina di Storia degna d'essere raccomandata alla posterità ad onore dei trapassati,

ad esempio dei presenti ed a gloria e splendore dell'Italia nostra...Ora per tanto ben fortunato è

San Felice, che se non possiede un'Istoria Patria, quale sarebbe desiderabile, pure la mercè del

non mai abbastantemente compianto Venerabil Uomo Don Orazio Cavicchioni Vicario Foraneo ed

Arciprete di questa Chiesa Plebana, ci lasciava da esso lui redatte, le Memorie Storiche di questa

Nobil Terra...cominciando dall'anno 303 dopo Cristo a tutto il 1470 sotto forma di Storia e dal

1500 al 1631 in effemeridi perocchè la morte troncava i giorni suoi, con danno immenso di questa

Terra...Epperò se il Cavicchioni non poteva compiere il suo divisato, questo veniva fatto oggetto di

studio dall'Illustrissimo Commissario di Guerra e priore di questo pubblico Giovanni Battista

Campi Lanzi che movendo i passi da dove il Cavicchioni mosse, compilava in via di Cronaca le

Memorie di San Felice dall'anno 303 dopo Cristo a tutto il 1775....Ultimata quindi la copia in

4 P. Costa Giani, Le Memorie storiche di San Felice sul Panaro,(1890), Rist. anast., Bologna, Forni, 1978 pp. 256 – 257.

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discorso, e corredatola di un Indice Alfabetico...siamo lieti di avvanzarle a Voi o Signori ed

amatori delle Patrie cose...

Aggradiscano intanto i sensi di stima con cui dichiarano.

San Felice sul Panaro 1 Gennaio1875. Devotissimi Servitori Costa Giani Rag.r Pietro, Bergamini

Maestro Agostino.”

Foto 1 - Frontespizio del manoscritto

Il degrado che questo manoscritto presenta è legato all'azione corrosiva dell'inchiostro metallo-

gallico con cui è stato vergato. Gli inchiostri metallo-gallici sono soluzioni di tannini, vetriolo, e un

legante (in genere gomma arabica) la cui azione di degradazione è dovuta alla loro acidità. La

reazione tra solfato ferroso e acido gallico produce ioni H+ che si combinano con gli ioni solfato in

eccesso formando acido solforico che, con la sua azione corrosiva, può provocare un forte

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imbrunimento in corrispondenza della vergatura. Con il passare del tempo, quanto scritto sul verso

può rilevarsi sul recto della carta e viceversa, producendo le cosiddette “scritture rovesciate” come

evidenzia la fotografia di seguito riportata:

Foto 2 – Scritte rovesciate

L’effetto corrosivo legato all’acidità dell’inchiostro ha inoltre perforato la carta di alcune pagine, in

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corrispondenza delle lettere maiuscole ed in grassetto, che constano di un’elevata quantità di

inchiostro.

Foto 3 – Perforazione della carta a causa dell’effetto corrosivo dell’inchiostro

Il manoscritto inoltre manifesta una certa rigidità delle pagine ed un’elevata pigmentazione giallo

ocra della carta evidenziando un certo grado di acidità anche del supporto cartaceo.

Foto 4 - Imbrunimento della carta