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L’ARBORENSE Tassa Pagata - Autorizzazione Tribunale di Oristano in data 18.3.1960 n° 13/60 - GiornAle loCAle Attualmente n° 3/2007 del 05/04/2007. Poste Italiane Spa. Sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - Redazione: Piazza Duomo 18/A 09170 Oristano Tel. 0783 769036 - Fax 0783 775669 Settimanale d’informazione dell’Arcidiocesi di Oristano Domenica 5 Aprile 2020 Euro 1,00 13 arborense.it C arissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace! La Quaresima ci ha fatto sperimen- tare quest’anno, in modo drammatico, il di- giuno. Digiuno dalla celebrazione eucaristi- ca, digiuno di fraternità, incontri e condivi- sione, digiuno di tante piccole cose che nor- malmente tessono la nostra vita quotidiana. A un primo momento di sconcerto e forse di ribellione è succeduto un atteggiamento di comprensione e collaborazione con quanto le Autorità sono venute indicandoci lungo il mese di marzo. La speranza di poter avere, in prossimità della Pasqua, un allentamen- to delle necessarie misure di prevenzione purtroppo non sembra realizzarsi. Siamo dunque chiamati come comunità cristiana a vivere la Settimana Santa e specialmente il Triduo pasquale in un modo e contesto nuovo e drammatico, il quale chiede a tutti di assumere i limiti con responsabilità, per rispondere come credenti e cittadini a quan- to il bene di tutti esige. Il Triduo della Pas- sione, Morte e della Risurrezione del Signore rappresenta il vertice dell’anno liturgico, poiché il Signore Gesù ci ha salvati e redenti mediante la sua morte e resurrezione. Quest’anno i riti e i gesti che accompagnano la Settimana Santa saranno adattati alla mancanza di partecipazione del popolo di Dio. Siete invitati pertanto a unirvi spiri- tualmente a ogni celebrazione e ad apprez- zare il valore della Chiesa domestica, per divenire protagonisti nella preghiera e in quelle celebrazioni che potrete fare in casa. Alcune indicazioni utili riguardo le celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua. Alla luce delle misure restrittive in atto, che riguardano gli assembramenti e i movi- menti delle persone, il Decreto della Con- gregazione per il Culto stabilisce che si ce- lebrino i riti della Settimana Santa senza concorso di popolo. I parroci potranno, se- condo alcune indicazioni del Ministero del- l’Interno, per garantire un minimo di digni- tà alle celebrazioni, avere qualche persona che serva all’altare, legga le letture, animi con qualche canto ed eventualmente vi sia uno o due operatori per le trasmissioni via tv o social. L’utilizzo dei network televisivi e dei social si sono rivelati un utile mezzo per aiutare i fedeli a partecipare alle celebrazio- ni e alla preghiera. Essi vanno mantenuti e valorizzati, come segno di presenza, oppor- tunità di riflessione e di una nuova modali- tà per fare crescere la comunità. I parroci informeranno per tempo sugli orari di tutte le celebrazioni e della loro eventuale tra- smissione sui social. Schemi di preghiera che aiutino la preghiera in famiglia durante i giorni del Triduo Pasquale saranno messi a disposizione dei parroci, perché siano aiu- tate nella preghiera personale e nel fare co- munione ecclesiale e spirituale. I parroci che hanno più parrocchie celebreranno solo in una chiesa parrocchiale, informan- do di questo i fedeli delle comunità a loro affidate. Per quanto riguarda la Confessio- ne pasquale: Ricordo che in caso di estre- ma necessità l’atto di dolore perfetto, ac- compagnato dall’intenzione di ricevere il sacramento della Penitenza, da sé stesso comporta immediatamente la riconcilia- zione con Dio. Segue a pag. 2 Editoriale di + Roberto Carboni Indicazioni per la Pasqua Q uasi seguendo la stessa linea bruciante di diffusione del Coronavirus si è creata un’affettuosissima ondata di preghiera a Maria, che ha toccato tutte le diocesi: a iniziare dall’Arcivescovo di Milano che è salito sul tetto del Duomo, ai piedi della guglia che regge la piccola statua d’oro detta Madun- nina. Altri pastori, arcivescovi, vescovi, preti e frati hanno intessuto una catena di suppliche, di lodi e la- crime verso la Madre tanto amata e venerata. Il card. Bassetti ha ricordato che nei momenti di calamità e di difficoltà, l’Italia, si è sempre rivolta alla Madre del Signore invocando il suo aiuto. La Vergine – ha sot- tolineato il presidente della CEI – è una creatura umana come noi, ma Dio l’ha resa onnipotente per grazia. Tutto ciò che lei chiede al Signore le viene concesso. Con la Madonna l’Italia ha un legame speciale: è pro- fonda la devozione mariana che unisce le regioni, come dimostrano santuari, chiese, cappelle, edicole che si trovano in ogni angolo. L’Italia continua a mettersi sub tuum praesidium (sotto la tua protezione), stando all’antica invocazione del III secolo. Anche la Comunità diocesana si è stretta ai piedi del simulacro vene- ratissimo di Nostra Signora del Rimedio. Mons. Roberto a nome di tutti i fedeli arborensi ha domandato, con insistenza filiale a colei che tutto può presso il Suo Figlio: che allontani ogni male e dispensi generosa la Misericordia del tuo Figlio Gesù, nostro unico e salvifico Remediu pro dogni male. Liberaci Politica Analisi delle decisioni assunte dal Consiglio regionale sardo Servizio a pag. 4 Oristano Iniziative culturali del Museo archeologico e della Biblioteca Servizio a pag. 9 Solidarietà 12 Le tante iniziative Seminario 10 La formazione dei ragazzi Samugheo 14 Intervista al parroco Medicina 11 Farmacie e ambulatori

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L’ARBORENSETassa Pagata - Autorizzazione Tribunale di Oristano in data 18.3.1960 n° 13/60 - Giornale localeAttualmente n° 3/2007 del 05/04/2007. Poste Italiane Spa. Sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - Redazione: Piazza Duomo 18/A 09170 Oristano Tel. 0783 769036 - Fax 0783 775669

Settimanale d’informazionedell’Arcidiocesi di Oristano

Domenica 5 Aprile 2020Euro 1,00

13arborense.it

C arissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace! La Quaresima ci ha fatto sperimen-

tare quest’anno, in modo drammatico, il di-giuno. Digiuno dalla celebrazione eucaristi-ca, digiuno di fraternità, incontri e condivi-sione, digiuno di tante piccole cose che nor-malmente tessono la nostra vita quotidiana.A un primo momento di sconcerto e forse diribellione è succeduto un atteggiamento dicomprensione e collaborazione con quantole Autorità sono venute indicandoci lungo ilmese di marzo. La speranza di poter avere,in prossimità della Pasqua, un allentamen-to delle necessarie misure di prevenzionepurtroppo non sembra realizzarsi. Siamodunque chiamati come comunità cristianaa vivere la Settimana Santa e specialmenteil Triduo pasquale in un modo e contestonuovo e drammatico, il quale chiede a tuttidi assumere i limiti con responsabilità, perrispondere come credenti e cittadini a quan-to il bene di tutti esige. Il Triduo della Pas-sione, Morte e della Risurrezione del Signorerappresenta il vertice dell’anno liturgico,poiché il Signore Gesù ci ha salvati e redentimediante la sua morte e resurrezione.Quest’anno i riti e i gesti che accompagnanola Settimana Santa saranno adattati allamancanza di partecipazione del popolo diDio. Siete invitati pertanto a unirvi spiri-tualmente a ogni celebrazione e ad apprez-zare il valore della Chiesa domestica, perdivenire protagonisti nella preghiera e inquelle celebrazioni che potrete fare in casa. Alcune indicazioni utili riguardo le celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua.Alla luce delle misure restrittive in atto, cheriguardano gli assembramenti e i movi-menti delle persone, il Decreto della Con-gregazione per il Culto stabilisce che si ce-lebrino i riti della Settimana Santa senzaconcorso di popolo. I parroci potranno, se-condo alcune indicazioni del Ministero del-l’Interno, per garantire un minimo di digni-tà alle celebrazioni, avere qualche personache serva all’altare, legga le letture, animicon qualche canto ed eventualmente vi siauno o due operatori per le trasmissioni viatv o social. L’utilizzo dei network televisivi edei social si sono rivelati un utile mezzo peraiutare i fedeli a partecipare alle celebrazio-ni e alla preghiera. Essi vanno mantenuti evalorizzati, come segno di presenza, oppor-tunità di riflessione e di una nuova modali-tà per fare crescere la comunità. I parrociinformeranno per tempo sugli orari di tuttele celebrazioni e della loro eventuale tra-smissione sui social. Schemi di preghierache aiutino la preghiera in famiglia durantei giorni del Triduo Pasquale saranno messi adisposizione dei parroci, perché siano aiu-tate nella preghiera personale e nel fare co-munione ecclesiale e spirituale. I parrociche hanno più parrocchie celebrerannosolo in una chiesa parrocchiale, informan-do di questo i fedeli delle comunità a loroaffidate. Per quanto riguarda la Confessio-ne pasquale: Ricordo che in caso di estre-ma necessità l’atto di dolore perfetto, ac-compagnato dall’intenzione di ricevere ilsacramento della Penitenza, da sé stessocomporta immediatamente la riconcilia-zione con Dio. Segue a pag. 2

Editoriale

di + Roberto Carboni

Indicazioniper la Pasqua

Q uasi seguendo la stessa linea bruciante di diffusione del Coronavirus si è creata un’affettuosissimaondata di preghiera a Maria, che ha toccato tutte le diocesi: a iniziare dall’Arcivescovo di Milanoche è salito sul tetto del Duomo, ai piedi della guglia che regge la piccola statua d’oro detta Madun-

nina. Altri pastori, arcivescovi, vescovi, preti e frati hanno intessuto una catena di suppliche, di lodi e la-crime verso la Madre tanto amata e venerata. Il card. Bassetti ha ricordato che nei momenti di calamità edi difficoltà, l’Italia, si è sempre rivolta alla Madre del Signore invocando il suo aiuto. La Vergine – ha sot-tolineato il presidente della CEI – è una creatura umana come noi, ma Dio l’ha resa onnipotente per grazia.Tutto ciò che lei chiede al Signore le viene concesso. Con la Madonna l’Italia ha un legame speciale: è pro-fonda la devozione mariana che unisce le regioni, come dimostrano santuari, chiese, cappelle, edicole chesi trovano in ogni angolo. L’Italia continua a mettersi sub tuum praesidium (sotto la tua protezione), standoall’antica invocazione del III secolo. Anche la Comunità diocesana si è stretta ai piedi del simulacro vene-ratissimo di Nostra Signora del Rimedio. Mons. Roberto a nome di tutti i fedeli arborensi ha domandato,con insistenza filiale a colei che tutto può presso il Suo Figlio: che allontani ogni male e dispensi generosala Misericordia del tuo Figlio Gesù, nostro unico e salvifico Remediu pro dogni male.

Liberaci

PoliticaAnalisi delledecisioniassunte dalConsiglioregionale sardo

Servizio a pag. 4

OristanoIniziativeculturali del Museoarcheologico e della Biblioteca

Servizio a pag. 9

Solidarietà 12Le tante iniziative

Seminario 10La formazionedei ragazzi

Samugheo 14Intervistaal parroco

Medicina 11Farmacie eambulatori

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2 | Domenica, 5 Aprile 2020 Liberaci

Notizie flash

n CuriaConsultorioDiocesanoIn data 19 marzo 2020, l’Arcivescovomons. Roberto Carboni ha nominato ilnuovo Consiglio di Presidenza delConsultorio Familiare DiocesanoPer il triennio 2020-2022che sarà così composto Avv. Sergio LOCCI, Presidente Sig.na Franca MULAS, Segretaria Mons. Dott. Costantino USAI, Consulente Etico.

Mons. Antonino Zedda,Cancelliere arcivescovile

n LuttoÈ morto don Silvio LaiL’Arcivescovo Metropolita di Oristanomons. Roberto Carboni, il Presbiteriodiocesano e religioso e l’intera ChiesaArborense, elevano a Dio una ferventepreghiera di suffragio per il confratellodon Silvio Lai chiamato dal PastoreSupremo del Gregge ai pascoli eterni delCielo. A causa delle disposizionigovernative le esequie non sono statecelebrate. L’Arcivescovo, in comunionecon tutta la Chiesa diocesana hacelebrato la Santa Messa di suffragionella Cappella dell’Episcopio. La salma èstata tumulata nel cimitero diVillaurbana.

Oristano, 28 marzo 2020

n CaritasVerifica delle notizieLa Caritas Diocesana Arborense precisache le sole informazioni attendibili ecorrette riguardanti i propri servizi einiziative sono quelle ufficiali pubblicatenei siti internet www.caritasoristano.it,www.chiesadioristano.it e nei canalisocial facebook, Twitter e Instagramdella stessa Caritas Diocesana. Invitiamotutti a condividere solo le notizie ufficialie a verificare le fonti delle notizie checircolano attraverso messaggi, mail opost. Anche questo è un modo peraiutarci ad aiutare e per tutelare lepersone più fragili e vulnerabili dellacomunità.

I l mio buio mi pesa, ma lo preferisco, se questo è il prez-zo per camminare con più luce dentro al cuore. Vivere lasofferenza e la malattia serenamente è assai difficile.

Chi ci riesce dona una testimonianza davvero significantea tanti. Questo trasmette Benedetta Bianchi Porro, beati-ficata a Forlì il 14 settembre 2019. Benedetta nacque aDovadola, provincia di Forlì, l’8 agosto 1936. Morì a venti-sette anni, il 23 gennaio 1964, nella casa di famiglia a Sir-mione. L’esistenza di questa giovane è stata vissuta inmaniera intensa come ricordato dal card. Becciu, Prefettodella Congregazione delle Cause dei Santi: È una ragazza

che vive la sofferenza in maniera strabiliante.La vive, non la subisce. Coraggiosa proprioperché con forza e serenità vive questa malattiae sofferenza. La vita di Benedetta è messaggiodi bellezza all’umanità, soprattutto in questomomento in cui si combatte la pandemia Co-vid-19. L’esempio di Benedetta ricorda che lavita è un dono di cui fare esperienza fino infondo. Una possibilità per chi non crede, undono di Dio per chi ha la fede. Nella nostracultura egoistica dell’apparire gli standard diperfezione fisica e atletismo sono prevalenti.La nostra testimone insegna che si può vivereun’esistenza degna nonostante una poliomie-

lite a tre mesi dalla nascita le lasci con unagamba più corta dell’altra. Benedetta siiscrisse a Medicina nell’Università di Milano.Gli studi universitari le consentirono di auto-diagnosticarsi la neurofibromatosi diffusa.Questo male le paralizzò gli arti inferiori, por-tandola all’infermità negli ultimi quattro annidi vita. Gradualmente perdette il gusto, il tat-to, l’odorato e la parola. Il coraggio, la forza ela serenità con cui Benedetta visse la propriavita, malattia e morte segnarono le vite diamici e familiari, come testimoniato dalle tan-tissime lettere rimaste.

Fabio Murgia, [email protected]

Benedetta Porro: una vita donataTestimoni

S e si verifica l’impossi-bilità di accostarsi alsacramento della Pe-nitenza, anche il solo

desiderio di ricevere a suotempo l’assoluzione sacra-mentale, accompagnata dauna preghiera di pentimento(il Confesso a Dio onnipoten-te, l’Atto di dolore, l’invoca-zione: Agnello di Dio che toglii peccati del mondo abbi pie-tà di me) comporta il perdo-no dei peccati, anche gravi,commessi. Settimana Santa in parrocchia e in famigliaDomenica delle Palme: L’ingresso del Signore in Ge-rusalemme viene comme-morato in forma semplice(secondo la III forma previstanel Messale Romano). Oggi laChiesa ricorda l’ingresso diGesù in Gerusalemme e leg-ge il Vangelo della Passione.Segni e suggerimenti per lapreghiera in famiglia: Si puòaccendere un cero e collocar-lo vicino a un’immagine delSignore o a un Crocifisso in-sieme a un ramo di ulivo ouna palma.Giovedì Santo: Messa in Coe-na Domini. Il Decreto conce-de, in via straordinaria, aipresbiteri la facoltà di cele-brare la S. Messa senza con-corso di popolo. Stabilisceche siano omesse la lavandadei piedi e la processione altermine della celebrazione: il Santissimo viene ripostonel Tabernacolo. Oggi laChiesa ricorda l’istituzionedell’Eucaristia e del Sacerdo-zio Ministeriale. Segni e suggerimenti per lapreghiera in famiglia: Sarebbe bello fare un gesto diservizio vicendevole tra fami-liari, che richiami l’atteggia-mento di Cristo che lava ipiedi ai discepoli o una pre-ghiera serale in famiglia cherichiami la preghiera di Gesùnel Getsemani.Venerdì Santo: Si faccial’Azione Liturgica semplifica-ta. Si può innalzare in Chiesala Croce - in luogo adatto -

così da non essere toccatoda chi, per la preghiera per-sonale, vi entrasse. Non potranno aver luogo iriti pubblici della pietà po-polare quali S’iscravamentue la Via Crucis. La celebra-zione di quest’ultima vengaincoraggiata nelle famiglie.Oggi la Chiesa ricorda ildono che Gesù ha fatto disé a Gerusalemme e legge ilVangelo della Passione.Segni e suggerimenti per lapregiera in famiglia: Si potrebbe mettere un cero

acceso accanto a un Croci-fisso; i membri della fami-glia potrebbero a turno leg-gere la Passione secondoGiovanni.Veglia Pasquale: Non essendo presente il po-polo e nemmenoi catecumeni, siasemplificata; sitralasci la pro-cessione delCero Pasquale elo si benedica ac-cendendolo difronte all’altare,

Celebrazioni in parrocchia e in famigliaChiamati a vivere questo tempo in modo speciale

utilizzando un piccolobraciere all’interno dellachiesa, come avviene peril rito della Dedicazionedell’Altare. Si benedical’acqua lustrale e si facciail rinnovo delle promessebattesimali con coloroche partecipano alla cele-brazione. In questa nottela Chiesa veglia per cele-brare la sua gioia più gran-de: la Resurrezione del no-stro Salvatore Gesù Cristo.Segni e suggerimenti perla preghiera in famiglia:In casa si predisponga uncero acceso per pregare esi inneggi a Cristo checome luce illumina anchequesto momento buio del-la nostra vita e del nostroPaese.Domenica di Pasqua -Messa del Giorno: Il par-roco celebrerà l’Eucaristiaa porte chiuse, invitando ifedeli a seguire sui social oa unirsi spiritualmenteall’ora stabilita.

+ Roberto, Arcivescovo

PreghieraPadre delle misericordiee Dio di ogni consolazione,che ci ami di eterno amoree trasformi l’ombra della morte in aurora di vita,guarda i tuoi fedeli che gemono nella prova.Sii tu, o Signore, il nostro rifugio econforto,perché dal lutto e dal doloresiamo sollevati alla lucee alla pace della tua presenza.Ascolta la preghiera che ti rivolgiamonel nome del tuo Figlio, nostro Signore,che morendo ha distrutto la mortee risorgendo ci ha ridato la vita;e fa’ che al termine dei nostri giornipossiamo andare incontro a lui,per riunirci ai nostri fratellinella gioia senza fine,là dove ogni lacrima sarà asciugatae i nostri occhi vedranno il tuo volto.Amen.

Cimitero cittadino: l’Arcivescovo in preghiera

Segue da pagina 1

Domenica delle Palme (5 aprile): L’Arcive-scovo celebrerà nella Cattedrale di Oristano,senza concorso del popolo, alle ore 10.

Messa Crismale: Dopo aver interpellato ilCollegio dei Consultori delle due Diocesi, hodeciso di spostare la Celebrazione quandosarà superata la situazione di emergenza.

Giovedì Santo (9 aprile) Messa in Coena Domi-ni: L’Arcivescovo celebrerà con la comunità delleSuore Figlie di San Giuseppe nella Casa Genera-lizia di Oristano alle ore 17.

Venerdì Santo (10 aprile) Passione del Signore:L’Arcivescovo presiederà l’Azione Liturgica con lacomunità delle Monache Sacramentine di Ori-stano alle ore 16,30.L’Arcivescovo presiederà la Via Crucis nella Chie-sa di San Francesco alle ore 19,30.

Veglia Pasquale (11 aprile): L’Arcivescovo pre-siederà la Veglia con la Comunità delle Servido-ras di Oristano alle ore 20.

Domenica di Pasqua (12 aprile) Messa del gior-no: L’Arcivescovo, Amministratore Apostolico,

presiederà l’Eucaristia nella Cattedrale diAles alle ore 11.L’Arcivescovo emerito di Sassari, mons. PaoloAtzei, presiederà l’Eucaristia nella Cattedraledi Oristano alle ore 12.

Diretta TV e Web: Tutte le celebrazioni presiedu-te dall’Arcivescovo saranno trasmesse da SuperTvdi Oristano (can. 605 del digitale terrestre) ewww.chiesadioristano.it. In streaming per Ales-Terralba su www.facebo-ok.com/diocesialesterralba

Oristano e Ales: Celebrazioni dell’Arcivescovo

Settimana Santa 2020

SETTIMANA SANTA

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Domenica, 5 Aprile 2020 | 3Liberaci

È molto difficile scrivere rifles-sioni nel clima che stiamo vi-vendo in queste settimane.Sentimenti di scoramento,

paura e ormai anche rabbia si mesco-lano alle opportunità positive che que-sto tempo ci sta riservando da unpunto di vista spirituale. Offro alcuneriflessioni in prospettiva, verso l’uscitada questo tunnel. Lo faccio elencando,in sintesi, alcuni dei tanti temi che mivengono in mente, nel silenzio allar-gato di questi giorni.Mi è stato chiesto di concentrarmi sul-le conseguenze economiche e materia-li che potrà causare lo stop di questoperiodo. E sinceramente anche soloabbozzare una risposta mi spaventamolto più del virus…perché temo chene usciremo davvero con le ossa rotte.Ma spero più forti interiormente e piùuniti e solidali, come accade dopo unoscossone di tale portata.Non sapremo mai se una mano assas-sina o la causalità naturale ha diffusoquesto virus. Intanto, però, guardandoavanti, ogni conseguenza materialenon può che essere supportata dalsenso spirituale che diamo a questieventi. Allora cosa ci insegna l’espe-rienza della “quarantena” forzata comeQuaresima alternativa nel correnteanno 2020?• Tra i due slogan più diffusi: Andràtutto bene! e Io Resto a Casa! il primonon mi piace, il secondo può avere unsenso molto profondo. Andrà tuttobene lo dicono, di solito, coloro che tidevono vendere una soluzione (politi-ca o economica, pensiamo al MES…)che loro sanno sarà deleteria, ma tudevi credere che sarà per il tuo bene.La seconda, ha una grande profonditàspirituale se la usiamo bene: ci chiede

di riscoprire il nostro essere a casa den-tro di noi (redi in te ipsum…), dentro lenostre famiglie, dentro le nostre comu-nità ecclesiali e civiche.• Riscoprirci non immuni da pandemiecontribuisce ad abbattere la superbia,ci fa riscoprire l’umiltà nel relazionarcitra noi e nelle cose essenziali della vita.Le restrizioni forzate di questi giornifavoriscono, per chi sa cogliere, la ri-scoperta del senso di famiglia, dellanecessità della fede e della speranza inDio e della carità fraterna, che da Luidiscende.• Ci interroga anche sui nostri peccatipersonali e sociali. Per es. non possia-mo rinunciare a chiederci: Quali strut-ture di peccato abbiamo favorito in tut-ti questi anni? Anni esaltati comel’epoca del progresso scientifico, dellamitica Globalizzazione, del Money Po-wer e del dominio culturale della fi-

nanza sulla politica, e della tanto loda-ta Europa di (presunti) Paesi solidali?Temi troppo lontani dai veri problemidelle persone e delle famiglie oggi? Forse sì, forse no. Perché ci sono temisociali che anche se apparentementelontani, poi ci toccano da vicino. Allora questo tempo, a mio avviso, ciinsegna anche che:• Avere una propria moneta statale èurgente e necessario, o comunque èurgente usare la parte di sovranità mo-netaria che i Trattati UE consentono(infatti altri la usano).• Questo tipo di Unione Europea è uti-le solo a banchieri-speculatori (e alleélites che vi ruotano attorno), non aipopoli. Infatti è una Unione solo mo-netaria, nemmeno fiscale, tantomenopolitica. E abbiamo sperimento nem-meno una unione solidale nel bisogno(persino Cuba ha mandato i suoi me-

dici, mentre la Germania fermava lemascherine dirette in Italia…).• Lo smantellamento progressivo delwelfare state (sanità in primis) non gio-va a nessuno, tranne ai summenziona-ti speculatori finanziari. Lo capiremoalmeno adesso?• Le tasse sulle medie, piccole e microimprese (cioè il 99% delle imprese inItalia) sono da noi una follia antieco-nomica e antisociale.Le cose da argomentare sarebbero an-cora tante, ma lo spazio è breve.Ora che abbiamo capito meglio chenessuno è immune da contagi virali, egiustamente cerchiamo rimedi per lasalute, dobbiamo cercare di “non esse-re immuni” dalla solidarietà verso chi,a causa delle restrizioni di questo pe-riodo, dovrà chiudere la sua attività ofarà fatica a ripartire, chi perderà il la-voro che aveva fino a un mese fa, chinon ce la farà a pagare i dipendenti e lamerce arretrata, chi dovrà indebitarsi.Chi ha subìto meno danni economicida questo tempo (penso soprattutto aidipendenti statali o a quanti sono ga-rantiti anche davanti a questi imprevi-sti, compresi vescovi e sacerdoti) devealmeno aprire il cuore e capire le situa-zioni di tanti nostri compaesani e con-cittadini che faticheranno. Si parla giàdi un calo del Pil nazionale che superail 10%: non è solo un numero, svela ildramma di tante persone e famiglieche nel mentre avranno perso tutto oquasi. E sarà faticoso ripartire. Sta a ciascuno di noi diventare autenti-ci Cirenei nel prossimo periodo, se nonvorremmo che questa Pasqua, che noncelebreremo in chiesa, passi invanoanche per le nostre vite.

Roberto Caria, Docente di Morale sociale alla PFTS

Cessata la pandemia serviranno molti Cirenei…

Riflessione sulle motivazioni economiche, sociali ed etiche del dopo virusMORALE SOCIALE

I n questo mare di tristezza, ciconfortano gli esempi eroici ditantissimi medici, infermieri e operatorisanitari sconosciuti. Numerose

famiglie, angosciate, sgranano continuirosari. Forse per evitare o attenuare tantodolore, sarebbe stato stato bastevolemostrare, da parte di chi ci governa,maggiore lungimiranza, prontezza e coesione,senza inutili esposizioni mediatiche. Era necessario ascoltare i consigli di indiscussiesperti. In questo contesto, anche la politicadell’Unione Europea sembra essersi resa contodella gravità, non solo sanitaria, ma ancheeconomica, che si sta addensando sui vari Statimembri. Dopo il clamoroso scivolone (forse programmato)dell’attuale governatore della BCE (Lagarde), cheaveva dichiarato che la Banca Centrale Europeanon aveva il compito di gestire gli spread - conconseguente immediato crollo delle borse; lamanifestazione della presidente dellaCommissione europea (von der Leyen) e dellacitata reggente (dopo meditazione), hanno resonoto il congelamento (temporaneo) del famigeratoPatto di Stabilità (o MES), per evitare losbriciolamento dell’Unione Economica Europea. E dire che il Fiscal Compact non è legittimo� tale

accordo, riduzione ogni anno del debito sovrano diun importo pari a 1/20 del divario fra l’importomassimo dell’indebitamento nazionale e il 60%dello stesso, implica gravosi pesi fiscali, nonprevisti dagli iniziali accordi di Maastrich, chehanno l’obiettivo della crescita sostenibile con undeficit di bilancio pari al 3%, necessario afinanziare nuovi investimenti. Il parametro del Fiscal è frutto di un accordointergovernativo, che ha apportato delle modifichesostanziali ai Trattati di Maastrich. Per questo motivo, ne servirebbero altri. Il timoredei nuovi criteri era stato asseverato da un emeritogiurista: prof. Guarino. Lo stesso premio Nobelitaliano per l’economia: Franco Modigliani, avevaespresso valutazioni sprezzanti. Il principio delcontinuo abbattimento del debito sovrano hacondotto il nostro Paese a una continua decrescitasocio-economica. Prima dell’Euro, la nostra economia era saldamente

graduata al quarto o quinto livello mondiale e alsecondo posto dell’industria manufatturieraeuropea. Bastava leggere la nostra Costituzione(prima dell’introduzione, nel medio termine, delpareggio del bilancio pubblico) per intuire che essasi fondava sulla piena occupazione e non sullastabilità dei prezzi. Per fruire degli ingenti prestiti che verrebberoerogati dall’Unione, l’Italia sarebbe commissariata(ristrutturazione del debito, privatizzazioni,licenziamenti pubblici, diminuzione del Welfare,servizi sociali), riduzioni delle pensioni). La migliore soluzione potrebbe essere l’emissionedegli eurobond (obbligazioni pubbliche), garantitida tutti i Paesi membri dell’Unione. Ciò non dovrebbe avvenire, dal momento chealcuni Stati del nord Europa non sarebbero dispostia garantire i debiti altrui.

Giovanni Enna,[email protected]

Il sistema economico italianotra UE e interesse nazionale

Europa.Le debolezze strutturali ci mettono in crisi

Il principio del continuoabbattimento del debitosovrano ha condotto il nostro Paese a unacontinua decrescita

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4 | Domenica, 5 Aprile 2020 Liberaci

N on abbiamo dati precisi al ri-guardo e forse la memoria ci in-ganna, ma l’11 marzo è successo,per la prima volta nella storia

dell’Autonomia sarda, un evento che,vista l’emergenza in corso, è passato –anche abbastanza comprensibilmente –sotto silenzio. Infatti, il Consiglio regio-nale sardo ha approvato il documento fi-nanziario in un’ora di discussione. E già questo farebbe notizia di per sé. Ma ancor di più colpisce che questoprovvedimento legislativo, l’atto forse piùimportante perché bilancio della RAS, siastato approvato all’unanimità. Poteri delCoronavirus, si dirà, e dei più volte ri-chiamati atti di responsabilità da partedelle opposizioni. Eppure qui sembranofinire le convergenze politiche isolane. Sì, perché se le premesse erano di benaltro spessore, ovvero la possibilità chel’approvazione della finanziaria regionale- seppur in un periodo di emergenza as-soluta come questo – costituisse un apri-pista per una gestione collegiale oquantomeno partecipata della situazioneattuale, i fatti hanno però descritto un’al-tra realtà. Come sappiamo, la politica èuna dimensione umana che ha le sueleggi non scritte e che spesso si muoveautonomamente dalla società. Per questaragione non dovrebbe tanto stupire chele occasioni di convergenza tra la mag-gioranza e l’opposizione siano state limi-tate e/o non volute; quanto che, alcontrario, ancora una volta tali situazionisiano state soppesate sulla base di ciò cheavveniva a Roma. Come se la politicasarda non riuscisse a esprimere una pro-pria voce – giusta o sbagliata, adeguata omeno – se non per rimando di quantosuccede(va) oltre Tirreno. Eppure, sia aRoma che tra alcune regioni (come laLombardia e il Veneto, limitatamente adalcuni singoli momenti della lunga fasedi crisi) e Roma (e per Roma, leggasi go-verno centrale) le circostanze di dialogo ecollaborazione non erano mancate.Nemmeno l’occasione determinata dallascelta del Presidente Solinas di chiederela sospensione dei collegamenti da e perl’Isola, sulla quale anche alcuni espo-nenti della minoranza si dichiaravano(ma sempre piuttosto timidamente) d’ac-cordo, ha definito una presa di posizioneunivoca. Quando questo è avvenuto perdue volte (con altrettante bocciaturedalla ministra dei Trasporti De Micheli),

infatti, non vi è stata una voce uni-forme di tutti i consiglieri regionali,salvo il momento in cui, con laterza richiesta in tal senso poi con-cessa dal governo, improvvisa-mente ci si è detti che finalmentefosse stato raggiunto un obbiettivoche occorreva conquistare prima(per la maggioranza regionale: sesolo il governo centrale avesseascoltato da prima le proteste dellaRegione; per la minoranza regio-nale: se solo Solinas avesse avuto laforza di chiederlo più duramente emeglio da subito e non autoisolan-dosi).Tali “schizofrenie” della politicasarda sono sempre successe. Comese mancasse la capacità di ragio-

nare con la propria testa e inveceoccorresse vedere i comportamentidella propria parte politica a Romaprima di decidere cosa decidere.Forse quest’ultimo può sembrareun gioco di parole, ma mentre aCagliari si consumava una partita aRisiko infinita, a Palermo, a Bari, aPotenza o a Catanzaro, solo perfare alcuni esempi concreti, le po-sizioni delle rispettive Regioni par-lavano sempre più con una vocesola. Non per volere fare contem-poraneamente i pubblici ministerie gli avvocati del diavolo a prescin-dere, ma questo male della politicaisolana è duro a morire. Vi sonospiegazioni molto ben circostan-ziate al riguardo, ma affrontarle inquesta sede svierebbe il discorso.Eppure tutti questi – e altri – com-portamenti hanno un’origine e unamatrice comuni e sicuramente benindividuabili. I motivi di un co-stante rimando della politica iso-lana a ciò che avviene a Roma sonopiù pericolosi e problematici, adesempio, delle difficoltà, per usareun eufemismo, in cui l’assessoratoalla Sanità regionale (e il suo re-sponsabile massimo) si sta scon-trando in questo periodo. Però, mentre per queste ultime sipossono scontrare opposte visionipolitiche, per il fenomeno di cuisopra si confondono e si sovrap-

Tante sfidedifficiliall’orizzonte

Autonomia regionale. Siamo nuovamente capaci di ragionare per il bene dell’Isola e dei sardi?

pongono interpretazioni diverse sulruolo politico-amministrativo dellaclasse politica isolana. Nemmeno gliattestati di stima, relativi a questo par-ticolare contesto e ricambiati, che ilPresidente Solinas ha attribuito al se-gretario del Pd sardo Emanuele Cani,sono riusciti a invertire una tendenza.Cosa c’entra tutto questo, anche politi-camente parlando, con la sempre piùdrammatica emergenza Coronavirusin Sardegna? Forse a prima vista pro-prio niente, se non per quegli affezio-nati assertori della politica sarda comeuna politique politicienne, ovvero de-privata completamente dal valore di“politica”, più nobilizzante. In verità,però, l’atteggiamento di cui sopradi-svela una condotta della politica sardache, checché se ne pensi politica-mente, lascia un nervo irrisolto. Soprattutto davanti ad un evento stra-ordinario, enorme e tragico comequello che stiamo vivendo, quali anti-corpi dell’interesse collettivo sardosono rimasti ai nostri politici? Questadomanda, si badi bene, non vuole au-tomaticamente portare e pilotare (ad)una risposta negativa. Non si tratta diaffermare populisticamente che no,non ne sono rimasti affatto e che sì,sono davvero pochissimi quelli checercano di fare gli interessi del popolosardo. Questa domanda non vuoleportare ad una risposta del genere per-ché non pone necessariamente unacontrapposizione tra nessuno. Né all’interno delle élite politiche in-sulari, né tra queste e quelle del go-verno-parlamento (nelle quali ci sonoanche le sarde) centrale. Sottende soloa un tipo di ragionamento che pre-scinde dallo specchio tra Cagliari eRoma cui accennavamo prima, perpreferire assumere, quasi paradossal-mente, una superficie opaca. Che nonrifletterà i raggi di sole, le immagini ela luce, forse. Ma che tratterrà mag-giormente impressa in loco qualsivo-glia orma del proprio passaggio, più omeno visibile che questa sia. Forse sa-remmo disposti a fare meno da spec-chio e più da superficie opaca, se soloquest’ultima creasse le condizioni peruna condivisione di vedute verso unobbiettivo comune.

Carlo Pala, Università di Sassari

Tali “schizofrenie” dellapolitica sarda sonosempre successe. Come se mancasse la capacità di ragionare con la propriatesta e invece occorressevedere i comportamentidella propria parte politicaa Roma prima di prendereulteriori decisioni

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Domenica, 5 Aprile 2020 | 5Liberaci

La nostra vocazione missionaria ci spinge ancora ad esservi vicine, oltreche con la preghiera e il pensiero, anche con una presenza concreta, anchese a debita distanza. Vogliamo dirvi che, come comunità, ci siamo e siamoa vostra disposizione in questo periodo non facile per tutti. A questo scopo abbiamo attivato un numero di telefono a cui potetecontattarci se sentite bisogno di essere sostenuti spiritualmente,moralmente, e anche se avete bisogno di qualche informazione utile perquesto tempo. Non esitate a chiamarci, ci sarà sempre una missionaria avostra disposizione! E ricordiamoci: INSIEME CE LA FAREMO!

Missionarie dell’Immacolata p. Kolbe

Santa Giusta.Opportunità per condividere,confrontarsi e trovare solidarietà

Un tempo in cui essere vicine…

L’ ordine sociale a cuici hanno costretto idecreti emanati peril Covid-19 sta

modificandogiorno pergiorno la quoti-dianità,mettendone incrisi le sicurezze.Ogni giorno, perchi sta a casa,l’appuntamento

è sui social e alla tv, in un’al-ternanza di aggiornamenti edespedienti per far passare iltempo. Ci si ritrova a gestireun notevole flusso di infor-mazioni, storie drammatiche,racconti di vita,testimonianze di chi si pro-diga per salvare quante piùvite umane possibile, ammo-nimenti verso chi ancoratrova difficoltà a compren-dere e accettare le restrizioniimposte. I cambiamenti dra-stici che si sono creatipuntano all’essenziale: con-tenere il contagio rispettandol’isolamento. Per questo ci vuole buonsenso, ma anche tanto altrui-smo, che portano a riscoprirel’umanità di ciascuno. La quotidianità interrotta econgelata da un giorno all’al-tro: il lavoro, lasocializzazione, lo shopping,la gestione della salute, l’edu-cazione dei figli, l’eserciziofisico, la cura dei familiari,niente più è scontato. Un trauma per tutti, daibimbi agli adolescenti, daigiovani studenti ai lavoratori,fino ai più deboli e indifesi: inostri anziani. Sono loro, in questaemergenza, i più suscettibilialle forme gravi, loro chevivono una situazione oltre-modo sconfortante edrammatica. Oltre alla paura di ammalarsie finire in ospedale soli, l’iso-

Società.Nonostante la reclusione domestica possiamo essere vicini in molti modi

La vita tranquilla e rilassataaiuta da sempre a coltivarebuoni rapporti con ilvicinato, che a volte in cittàsono difficili o impossibili. Su righina nei nostri paesisignifica da sempre spirito dicollaborazione e profondosenso di comunità, al di là deiluoghi comuni sui “cattivivicini di casa”. Mai come in questomomento storico, il vicinatodiventa per tutti, ma soprat-tutto per gli anziani, unpunto di riferimento, unaluce nel buio, una parola nelsilenzio di una lungagiornata, un saluto da un bal-cone all’altro, uno scambio diparole di conforto e incorag-giamento. Le persone anziane oggihanno conosciuto la guerra eil dopoguerra, hanno avver-tito la paura e l’angoscia dialtre epidemie. I più anziani l’asiatica, altri il

colera. Proprio perché hannovissuto questi eventi tragiciora è doveroso proteggerli. Tutelarli rispettando le restri-zioni imposte dai Decreti,proteggerli evitando cheescano di casa, ma anchefarli sentire meno soli, accer-tarci che stiano bene e chenon manchi loro nulla: que-sto nei piccoli centri è ancorapossibile. Le distanze limitate, i contattiumani più ravvicinati, le caseconfinanti e il numero esiguodi abitanti consentono unmonitoraggio costante deinostri anziani, quasi da partedi tutti. Un po’ è come se fosseromeno numero e più persona:non sono immuni a ciò cheaccade nel mondo, ma forsesi sentono più protetti esicuri qui che in una grandecittà, dove la vita è più frene-tica e dove anche gli anziani,pur trovando tante opportu-

nità, sono spesso molto soli. Tutto è disponibile a tutte leore, ma conoscere il vicinatoe avere rapporti, in un conte-sto molto più ampio, diventadavvero difficoltoso. È chiaro quindi che si hameno tempo per i rapportiumani, per ascoltare l’altro,per sentire il bisogno delvicino. Eppure in questo temponuovo, in cui tutto sta assu-mendo un valore diverso,sconosciuto, ma capace di farriflettere, il vicinato è statauna scoperta anche nellagrande città e si stasperimentando quanto siaimportante e utile conoscerechi vive nella porta accanto.In città l’emergenza ha por-tato ad attivare, laddove nonerano presenti, una serie diservizi di consegna a domici-lio di medicinali e generialimentari per impedire agli

anziani indifesi e fragili diesporsi a eventuali contagi. In alcuni centri sono statipredisposti anche sistemi emodalità attraverso i quali sioffre un po’ di compagniaall’anziano solo: una telefo-nata, una videochiamata ouna diretta Skype laddove sipuò arrivare con la tecnolo-gia. Non farli sentire soli è laparola d’ordine di questi ser-vizi, che offrono quelcontributo umanitario essen-ziale che nei nostri paesi èaffidato ai vicini di casa.

Laura [email protected]

lamento forzato accentua lasolitudine. L’essere umano è sociale,incline a stare in compagniae l’isolamento viene perce-pito e somatizzato dallamente umana come un verodolore fisico. Gli specialisti hannoconcluso che la solitudine famale quanto qualsiasi altracondizione patologica. Nei nostri paesi, dove la vitascorre con ritmi lenti e distesie i giorni seguono le stagioni,anche gli anziani vivono unavita meno solitaria parteci-pando alla vita sociale.

Prossimi anche in tempo di isolamento

Ogni giorno, per chi sta a casa,l’appuntamento è sui social e alla tv

Gli specialisti hannoconcluso che lasolitudine fa malequanto ogni altra patologia

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6 | Domenica, 5 Aprile 2020 VI domenica di Quaresima

L a domenica delle Palme è laporta di ingresso che ci intro-duce in un ambiente austero esolenne, carico di segni e ricco

di tesori: la Settimana santa, cuore del-l’anno liturgico. La Pasqua del Signoreper noi diviene contemporanea, riviveora davanti ai nostri occhi. Nella pas-sione di Gesù infatti è presente tuttoil nostro vissuto: le tenebre di allorasono anche le tenebre di oggi. Con-templiamo queste scene sapendocipresenti, implicati personalmente. Conla sua lunga narrazione, l’evangelistaMatteo propone ai lettori di entrarenel racconto da discepoli che accom-pagnano il Maestro nel cammino versoil Calvario. Ma come farlo? Tramite ipersonaggi presenti! C’è l’ambiguafolla di Gerusalemme: oggi acclamaed esalta, ma all’indomani bestemmiae bastona. Fa paura perché cambiatroppo facilmente il proprio atteggia-mento: prima canta “Osanna!” e poigrida “Crocifiggilo!”. Quante volte an-ch’io, come la folla, sono passato dal-l’accoglienza gioiosa di Gesù alla sua

esclusione dalla mia vita? C’è Giuda:un deciso al male, perché l’orgoglio èil cancro dell’anima, la radice di ogniviolenza. Egli è ormai stanco di Gesù,attende con ansia il compimento im-mediato della sua predicazione. Quantevolte desidero un Dio più diretto, piùimmediato e forse più aggressivo? C’èPietro: un timoroso, perché ancoratroppo debole e di conseguenza facileal tradimento e alla fuga. Fuggo davantialle difficoltà della mia vita di fede? Ci sono i sacerdoti: conoscono la to-talità della Bibbia, senza coglierne ladolcezza dello Spirito. L’incontro conGesù fa vacillare le loro fragili certezze:si sentono minacciati dalla novità dellasua presenza. Quante volte mi sentocosì fragile davanti a Gesù che mi chiededi convertire il mio modo di vedere lecose? C’è Pilato: un indeciso, e chi èvuoto di ideali, facilmente può con-dannare perché ascolta il grido del piùforte: ieri come oggi! Quante volte nonho avuto il coraggio di scegliere e misono pentito di aver dato ascolto allavoce del più forte? C’è Bar-abba, che

significa “figlio del padre”: un vero eproprio criminale. Ma se ci pensiamo,ciascuno di noi è Bar-abba: tutti noimeritavamo di morire, ma Gesù prendeil nostro posto e ci salva. C’è il Cireneo:un uomo forte, capitato al momentosbagliato nel posto sbagliato. E se quellacroce fosse finita sulle mie spalle, comeavrei reagito? C’è il centurione: un sol-dato dall’occhio attento. Ai piedi dellacroce contempla il dramma della pas-sione nel volto sofferente di Gesù e ri-conosce che egli è veramente il Figliodi Dio. C’è Maria: una madre fedele. È nello scenario della passione cheMaria rivela tutta la sua grandezza difede. La storia di Gesù è anche la miastoria: chi sono io nella passione delSignore? Qual è il personaggio nel qualemi ritrovo?Un buon impegno per ini-ziare bene questa settimana santa:imitiamo il comportamento di Maria,facciamoci umili e con lei seguiamo ilSignore nella strada della croce, la stra-da della vittoria di Dio e della nostravittoria con Lui. Antonello Angioni, VI anno teologia

Il Vangelo Mt 26,14-27,66

Nella passione di Gesù è presente tutto il nostro vissuto: letenebre di allora sono anche le tenebre di oggi. Contempliamoqueste scene sapendoci presenti, implicati personalmente

Entriamo con fededa veri discepolinel cuore palpitantedell’Anno Liturgico

In preghiera di Sabina Melis

• Le palme sono segno di regalità, i ra-moscelli d’ulivo richiamano la sofferenzae il dolore di Gesù. Preghiamo affinchéinsieme alla gioia per il vero Re, riu-sciamo ad accompagnarti nell’umilia-zione della sofferenza e della morte.

• Quante volte nella nostra esi-stenza ci siamo trovati a guardareil Signore da lontano anziché se-guirlo sulla via della croce. Inse-gnaci, Gesù, a credere nel disegnodel Padre, capolavoro d’amore perciascuno di noi.

• La regalità di Gesù si esprime comeservizio concreto, apertura e amore versosoprattutto chi soffre. Donaci, Signore, lacapacità di diventare strumenti nelle tuemani per portare consolazione, forzanella sofferenza e nella prova verso coloroche soffrono a causa della pandemia.

IL COMMENTO A FUMETTI di Gianluca D’Achille, ofm cap

G iunti al luogo detto Gòlgota, che signifi-ca Luogo del cranio, gli diedero da berevino mescolato con fiele. Egli lo assag-

giò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso,si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, se-duti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suocapo posero il motivo scritto della sua condanna:Costui è Gesù, il re dei Giudei. Quelli che passava-no di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicen-do: Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ri-costruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, escendi dalla croce!. (…) Anche i ladroni crocifis-si con lui lo insultavano allo stesso modo. A mez-zogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alletre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò agran voce: Elì, Elì, lemà sabactàni? Udendo que-sto, alcuni dei presenti dicevano: Costui chiamaElia. E subito uno di loro corse a prendere unaspugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una can-na e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia!Vediamo se viene Elia a salvarlo!. Ma Gesù dinuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

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Domenica, 5 Aprile 2020 | 7Liturgia

D avvero questi primi mesi del2020 passeranno alla storia percome l’epidemia del Coronavi-rus ha cambiato la vita delle

persone e dei popoli. Anchela vita delle comunità eccle-siali è mutata radicalmente.Dal punto di vista liturgico ecelebrativo è un periodo disperimentazioni, mutazionie adattamenti. La stragrandemaggioranza dei sacerdotista celebrando da sola sia

nei giorni feriali sia nei giorni festivi equesto crea una situazione complicata enon solo dal punto di vista psicologicoperché non siamo abituati a celebrare dasoli. Nelle comunità religiose e monasti-che, dove c’è la copresenza di varie per-sone, ci celebra insieme pur mantenen-do distanze e procedendo ad adatta-menti al rito (es. tralasciando lo scambiodella pace e facendo la comunione sem-pre per intinzione). La possibilità dellacelebrazione senza il popolo non è in-venzione di questi giorni: è sempre esi-stita nella Chiesa per molteplici ragioni,alcune volte con motivazioni di ordinespirituale, altre volte per esigenze e se-condo le norme scritte da Ordini e cor-porazioni religiose, sempre autorizzateda Papi, Concili o vescovi. Nella bimille-naria storia della Chiesa ci sono stateforme di vita religiosa e monastica cheprevedevano espressamente la celebra-zione eucaristica fatta da soli, penso acerte forme di monachesimo (gli eremiti,

gli stiliti e anche i cenobiti). In questeforme di vita religiosa la celebrazioneeucaristica comunitaria era un fatto ra-rissimo: certi Ordini monastici eremitaniprevedevano che, dopo la grande Quare-sima, i monaci rientrassero nel monaste-ro principale per la celebrazione comu-nitaria della Pasqua. Queste forme di vitareligiosa erano diffusissime in Oriente, incerti periodi storici anche in Occidente,in Italia come anche nella nostra Sarde-gna. La celebrazione eucaristica dunque,

di solito, avveniva nel segreto del proprioromitaggio; anche in occasione di pesti-lenze o di guerre poteva succedere ditrovarsi nella circostanza di celebrare dasoli: per tanti secoli (quando non eraprassi la messa feriale) i preti e anche ivescovi celebravano la Messa da soli ocon pochissime persone, certamente lastragrande maggioranza delle personenon erano presenti. Dopo il Concilio diTrento, poi, si diffuse la pratica della ce-lebrazione della Messa feriale secondo

varie forme, che furono ordinate e nor-mate dal Messale Tridentino: la Messapontificale, quella solenne, quella festi-va, quella col popolo e quella senza il po-polo, quella funebre e quella votiva etc.In ogni caso la Messa era detta (letta) ocantata dal sacerdote (o dal vescovo) conla presenza di un ministrante che inter-veniva esclusivamente nei punti previsti.Con la grande Riforma Liturgica, operatadal Concilio Vaticano II, molte cose sonocambiate: la liturgia ha subìto una radi-cale e profonda opera di rinnovamento.Una grande opera di riforma che hacoinvolto tutti i riti e tutti i libri liturgici.Tante cose sono state eliminate, emen-date e cambiate: la Messa sine populoinvece è stata conservata, e ciò non èsenza valore o frutto di una dimentican-za: i Padri conciliari e il Papa Paolo VI ri-tenevano, evidentemente, che la Messapossedesse di per sé e in sé il suograndevalore salvifico e sacramentale, liturgicoe anche profondamente cattolico. La Congregazione del Culto Divino harecentemente emanato una serie diorientamenti per la celebrazione dellaprossima Pasqua, lasciando ai vescovi dideterminare e presentare alle comunitàparrocchiali ulteriori norme e suggeri-menti per celebrare in spirito e verità igiorni più santi dell’intero Anno liturgi-co: il Triduo Sacro di Pasqua. Attendiamodunque le precisazioni e gli indirizzi pa-storali che il nostro Arcivescovo vorràdarci. Certamente questa sarà una Pa-squa indimenticabile, come lo è stato laQuaresima che abbiamo vissuto nell’es-senzialità, nella privazione e nelle soffe-renze delle nostre celebrazioni ridotte,nel linguaggio rituale e sacramentale, alminimo: eppure sarà ancora Pasqua! La celebrazione perenne del mistero diCristo crocifisso, morto, sepolto e risortoper la nostra salvezza.

Tonino Zedda

LA MESSA: il sacrificio del SignoreGesù per la salvezza dell’umanità

ABC… della Liturgia. Spunti di riflessione e qualche consiglio per le nostre assemblee

I l titolo che introduce i gososdi questa giornata è Domi-niga de Passione. Prima dellariforma liturgica del Concilio

Vaticano II, l’arco temporale dellaQuaresima comprendeva, nel suotermine, il Tempo di Passione cheandava dai Primi Vespri della I Do-menica di Passione fino alla Messadella Vigilia pasquale esclusa (MissaleRomanum 1962, Rubricæ Generales74b). Durante il sabato che precedevaquesta domenica, si procedeva al ritodella velatio, con cui si coprivano lecroci e le statue delle chiese. Quest’uso, solitamente messo daparte, non è stato abolito con la ri-forma conciliare. Abbiamo alcune precisazioni sullasua pratica in due documenti. Il primo è della Congregazione per il

Culto Divino: Paschalissollemnitatis (1988). Al n. 26 troviamo: L’uso dicoprire le croci e le imma-gini nella chiesa dalla do-menica V di quaresimapuò essere conservato se-condo il giudizio della con-ferenza episcopale. Le croci rimangono copertefino al termine della cele-brazione della passione delSignore il venerdì santo; le

immagini fino all’inizio della vegliapasquale. In merito i Vescovi italianiscrivono: Circa la possibilità di con-servare l’uso di velare le croci e le im-magini a cominciare dalla Vdomenica di Quaresima, ci si attengaai criteri di ordine pastorale a giudiziodell’ordinario del luogo (MR, Precisa-zioni 21). L’autore del XVIII secolo, aveva sicu-ramente presenti i richiami biblici e isignificati che soggiacciono a que-

st’antico rito: Gesù che si nascondeed esce dal Tempio (Gv 8,59); la divi-nità del Cristo nascosta, meglio ilVerbo stesso nascosto che mostrasolo la debolezza (Agostino, Discorso229/E); il velo da lutto della sposa,perché verranno giorni quando losposo sarà loro tolto (Mt 9,15). Proprio all’inizio dei gosos troviamola sposa addolorata: s’Ecclesia estposta in dolu ch’est morta sa veridade(sa torrada). Il tema del velo che copre il volto delCristo è presente diverse volte neltesto: Sa certesa umanada tottus cuntirannia, la lassan a porfia cun sacara affittada, benit amascherada protanta crudelidade (strofa 10); Cun sacara ammantada bessin sos santosCristos, e chelu e terra tristos cun penasignalada, oe est apetigada cudd’ec-celsa magestade (strofa 13); Portatoscuru velu Gesù Cristu in sa cara(strofa 14). La lettura di questi gosos ci porta a

seguire gradualmente la passione diGesù. Iniziamo con l’arresto nell’orto:In s’ortu catturada, ca Giuda est a saporta, sa veridade nostra in presoneest inserrada (strofa 1). Segue il giudizio nella notte presso isommi sacerdoti: La presentan abAnna sa veridade tenta, […] la trattatCaifas de falsa podestade (strofa 2). Lo vediamo insultato e sbefeggiatodai soldati romani: Su bestire de rujuli bestin pro la beffare (strofa 4); e poimustrada a sa zente, chi clamat im-prudente, cussa, crucificade (strofa 5).Questi gosos sono un compendiodella lettura della Passione, così comece la narrano i vangeli. Li potremo definire su passiu, cheascoltiamo la domenica delle Palmeed il venerdì Santo. Sono un tesoroche raccoglie ed esplica ai semplici ilmistero grande della nostra reden-zione.

Giovanni Licheri,[email protected]

Gosos.La V domenica di Quaresima detta di Passione poneva il segno della velatio Crucis

Portatoscuruvelu

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8 | Domenica, 5 Aprile 2020 Liberaci

Prolificanosempre più le falseinformazioni

Fake news. Nei periodi di emergenzacome quello attualmentein corso, bufale edisinformazione sonopresenti in modomassiccio e riconoscerlenon sempre è facile

I n linea teorica si potrebbepensare che nessuno possacontraddire verità supportateda prove ed evidenze scienti-

fiche ma nel web, e non solo, tuttoè possibile. Mentre la diffusione diinformazioni valide e veritiere con-tribuisce a promuovere una societàpiù informata, la condivisione dicontenuti falsi può avere delle con-seguenze negative quali la disin-formazione. Quest’aspetto risulta particolar-mente preoccupante nel caso incui i contenuti non veritieri si rife-riscano alla salute o alla sicurezzapersonale e sociale. Come si legge nel sito del Mini-stero della Salute nei periodi diemergenza come quello attual-mente in corso bufale e disinforma-zione sono presenti in modomassiccio e riconoscerle non sem-pre è facile. Per evitare di imbat-tersi in notizie false e pericolose perla salute si raccomanda quindi difare sempre riferimento a fonti isti-tuzionali ufficiali e certificate. A titolo di esempio, riporto alcunefake news sul Covid-19: Bere acquao bevande calde uccide il virus (inrealtà, il virus è in grado di resi-stere e replicarsi alla temperaturacorporea che è di circa 37°) e Man-giare tante arance e limoni pre-viene il contagio perché lavitamina C ha azione protettiva neiconfronti del virus (non ci sonoevidenze scientifiche che provinoun’azione della vitamina C sulvirus). Invito, a tal proposito, a visitare ilsito del Ministero della Salute. Le caratteristiche dei social net-work e delle App di messaggisticafacilitano la diffusione incontrol-lata di bufale. In assenza di altreindicazioni da parte dell’utente ri-spetto alla veridicità di un’infor-mazione, il numero dei mi piace edelle condivisioni può rappresen-tare un indicatore di affidabilitàdel contenuto. Non è da sottovalu-tare il potere delle immagini o deivideo che accompagnano i conte-nuti falsi diffusi nel web che spessosono modificate ad arte con soft-ware di fotoritocco o prese in pre-stito perché si riferiscono, in realtà,ad altri contesti. Una fake news tanto più verrà ripe-tuta e tanto più sarà interpretatacome vera e credibile. Dobbiamofare la nostra parte: prima di con-dividere una notizia valutiamonela veridicità. Prestiamo attenzione anche alleraccolte fondi a favore di Ospedali,tante sono vere e lodevoli, altresono delle truffe. È stato scopertoun sito web (antivirus-covid19[.]site) che pubblicizza unfalso prodotto chiamato “CoronaAntivirus”, un antivirus digitale chepromette di proteggere dall’attualevirus COVID-19. Una volta instal-lata, l’applicazione scarica sul PCdella vittima un malware. La Polizia postale ha segnalato chesi stanno diffondendo due nuovetruffe informatiche. Una riferita a una mail che invitaad aprire un file dal nome: Corona-VirusSafetyMeasures.pdf e un’altrache invita i destinatari ad aprire undocumento nel quale sono ripor-tate alcune precauzioni sul Covid19, a firma della dott.ssa PenelopeMarchetti dell’OrganizzazioneMondiale della Sanità. Parola d’or-dine: attenzione!

Simone Gargiulo, psicologo

Videogiochi: mostrida combattere?

P arlare di videoga-mes, di giochi invideo, è parlare digioco. Spesso si di-

mentica l’eti-mologia dellaparola e ci sifa fuorviareda quello chepassa neimedia, spe-cialmente leclassiche no-

tizie-scoop che descrivonol’uso di questi giochi elet-tronici come un male daestirpare. Questo mondoesterno, che devia le mentidei nostri ragazzi e li relegain una stanza o davantialla Tv, a fare cose che noncomprendiamo o che re-putiamo inutili per la lorocrescita. Se parlassimosolo di gioco, a sé stante,noi vedremmo, invece,solo le sue accezioni posi-tive. Tanti studi di psicolo-gia comportamentaleparlano dell’efficacia pe-dagogica del gioco svoltoinsieme ai ragazzi, ma sot-tolineano anche che bastainteressarsi a loro ed es-sere disponibili a creareun’interazione che, spesso,può essere solo un dare in-teresse a quella attività ludica chesvolgono. Adesso dobbiamo aggiun-gere a tutto questo la parola video e innoi tutto rischia di mutare di signifi-cato e si negativizza. Purtroppo, sempre più persone nonhanno il tempo di informarsi sulmondo videoludico, relegandolo aimargini della quotidianità. Non sap-piamo che questa attività abbracciauna fetta molto grande di persone eha un giro economico rilevante a li-vello mondiale. Quello che manca ve-ramente è un’informazione sana epuntuale su cosa siano i videogiochi,che sono oramai entrati prepotente-mente nelle nostre case prima tra-mite i personal computer e le consoleda gioco, e che ora sono presentianche nei nostri dispositivi mobili enelle nostre fiammanti smart TV 4K. Come per tutto, anche i giochi nonsono per tutti, ma esiste un sistema diclassificazione che aiuta noi adulti ascegliere o ad aiutare a scegliere, i no-stri ragazzi, a giocare responsabil-

mente. Essere informati sul mondogiovanile dei nostri nativi digitali nonpuò essere una cosa da sottovalutaree dobbiamo dargli l’importanza chemerita. In questo ci viene in aiuto ilPEGI, Il Pan European Game Infor-mation, un metodo di classificazionedei videogiochi valido su quasi tutto ilterritorio europeo. È considerato unmodello di armonizzazione europeain materia di Tutela dei minori. La classificazione in base all’età con-siste in un sistema utilizzato per ga-rantire che i contenuti diintrattenimento (giochi, film, pro-grammi televisivi, applicazioni mo-bili) riportino un’etichetta chiara euna raccomandazione relativa all’etàminima sulla base dei contenuti. Le classificazioni in base all’età de-vono aiutarci ad orientare la nostradecisione su ciò che possiamo o noacquistare o meno per i nostri ra-gazzi. La classificazione PEGI esa-mina l’idoneità di un gioco sulla basedell’età e non del livello di difficoltà.

Un gioco PEGI 3non contienecontenuti inade-guati, ma talvoltapotrebbe risultaretroppo compli-cato per i bam-bini più piccoli.Di converso, esi-stono giochi PEGI18 estremamentefacili, ma checontengono ele-menti che li ren-dono non idoneia un pubblico piùgiovane.La maggior partedei giochi vendutinei negozi spe-cializzati e neglistore virtuali (peresempio il playstore di android,playstation now,steam e altri)sono adatti a gio-catori di tutte leetà, mentre al-cuni sono adattisolo a bambinipiù grandi e gio-vani adolescenti. Esiste anche unaparte di giochiche contienecontenuti adatti

unicamente a un pubblico adulto. I classici giochi come Super MarioGalaxy, i giochi sportivi e i classicigiochi puzzle che troviamo sui cellu-lari e sulle tv, sono i più adatti percoinvolgere tutta la famiglia e per av-vicinare i più piccoli a questo vastomondo. Molti giochi da tavolo sonstati riproposti in formato digitale espesso si trovano anche gratuita-mente potendo così aiutare i piùgrandicelli a giocare con i più piccoli.Come si dice, non è il mezzo sba-gliato ma come noi lo utilizziamo. Se invece diventiamo esperti pos-siamo invece comprendere comequesto può diventare modo per so-cializzare con i nostri figli, nipoti, cu-gini, zii e anche nonni!Un bellissimo adagio del compiantoLucio Dalla diceva, nella canzone Ilmostro: Quell’esercito siamo noi, in-formiamoci e vedremo che forse que-sto mostro non fa così paura.

Alessandro [email protected]

Pedagogia. I giochi hanno grande valenza purché siano usati con saggezza

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Domenica, 5 Aprile 2020 | 9Liberaci

L’ 8 marzo scorso, l’emergen-za sanitaria legata all’epi-demia di Coronavirus, haportato alla chiusura dei

musei e delle istituzioni culturali. Il MIBACT, Ministero per i beni e leattività culturali e il turismo, ha av-viato la campagna #iorestoacasa, in-vitando i musei presenti sul territo-rio nazionale a tenere attivi i loro ca-nali social per mostrare a tutti le no-stre inesauribili bellezze storico arti-stiche. Anche AMEI (AssociazioneMusei Ecclesiastici Italiani) ha im-mediatamente attivato la campagna#ameinteressalasaluteditutti, con laquale invita tutta la rete dei museiecclesiastici italiani a comunicare online il loro patrimonio e i loro pro-getti. Ma non solo, sono poi nati vari

hashtag dedicati alle istituzioni mu-seali come: #laculturanonsiferma,#litaliachiamò, #museichiusimuseia-perti. Alla base di quest’iniziativa c’èla volontà delle istituzioni museali dinon fermarsi e di combattere la pre-occupazione che accompagna que-sto periodo buio, mostrando la bel-lezza delle opere di cui si fanno cu-stodi, e proprio in quest’ottica cheanche il Museo Diocesano Arborenseaderisce a queste iniziative mostran-do i suoi tesori su Instagram e Face-book. Si è deciso di partire illustran-do alcuni tra i pezzi più importantidella collezione permanente del Mu-seo. Nei prossimi giorni sono in pro-gramma diversi post che racconte-ranno la mostra fotografica in corsoTerra da abitare. Bellezza da custodi-

re ideata dalla Conferenza Episcopa-le Sarda, con l’intento di accendereuna riflessione sulla contraddizionespesso evidente tra bellezza e degra-do in Sardegna. Il nostro Obiettivo ènon permettere a questi tempi bui difermarci, ma usare questo periodo distop forzato per concentrarci sullacomunicazione delle potenzialità delnostro museo sui social, dando mo-do a chiunque di poter sbirciare dadietro lo schermo le opere e le inizia-tive che il museo ha da offrire. Perpoter seguire le iniziative basta visi-tare la pagina Facebook Museo Dio-cesano Arborense, mentre su Insta-gram ci trovate come museo_dioce-sano_arborense. Potete seguirci an-che tramite gli hashtag: #museodio-cesanoarborense.

La cultura non si ferma mai…Museo Diocesano Arborense.Nella pagina Facebook l’aggiornamento continuo sulle mostre presenti

A nche se il Covid-19ha costretto gli ori-stanesi a restare acasa per scongiurare

il diffondersi delcontagio, l’of-ferta culturaledi Oristano con-tinua. L’Assessoratocomunale allaCultura, con ilsupporto e la

collaborazione della Fonda-zione Oristano, ha messo incampo tutti gli strumentimultimediali necessari pergarantire la fruizione cultu-rale anche in tempi difficilicome quelli che stiamo at-traversando.L’Assessore alla Cultura Mas-similiano Sanna, nello spie-gare alla città iprovvedimenti presi ha cosìaffermato: Per fronteggiarel’emergenza Coronavirus esulla base delle ultime diret-tive governative, sono statiattivati con tempestività di-versi importanti servizi, ge-stiti anche attraversopiattaforme di smart-wor-king. Gli operatori di Muse-oOristano, Pinacoteca CarloContini, Antiquarium arborense, Bi-blioteca comunale, Archivio storico eCentro di documentazione sulla Sarti-glia, sono già operativi per assicurare lafruizione on line dei relativi servizi aicittadini, agli studenti che non possonofrequentare le lezioni a scuola e agliadulti che spesso a causa degli impegniquotidiani non possono dedicarsi allaconoscenza della loro città. Ha poi ag-giunto: Questi giorni trascorsi forzata-mente in casa possono essere impiegatiproficuamente per conoscere meglioOristano. Basta un computer, unosmartphone o un tablet per scoprire lanostra storia, quella dei suoi monu-menti e dei personaggi del passato, oltre

ad approfondire particolari inediti oscoprire cose nuove su Oristano. Con glistrumenti multimediali di cui oggi di-sponiamo possiamo fare tanto. Ed eccocome raggiungere i siti Web operativi.Museo Oristano: è raggiungibile all’in-dirizzo www.museooristano.it; il sitoconsente di fare un tour virtuale nellacittà di Oristano, riscoprendo il valoredella cultura, delle bellezze del patri-monio artistico e dei musei. Chi naviganel sito può, inoltre, trovare notizie,approfondimenti, curiosità interes-santi, conoscere e virtualmente visitarele mostre attualmente ospitate nella Pi-nacoteca Comunale Carlo Contini, vei-colate attraverso la fan page

OristanoCulturaEventi, la pagina uffi-ciale comunale delle iniziative culturalie degli eventi www.facebook.com/Ori-stanoCulturaEventi/, la fanpage Face-book del sito MuseoOristanowww.facebook.com/ MuseoOR/ e il pro-filo Instagram instagram.com/museoo-ristano/.Museo Archeologico Antiquarium Ar-borense: la struttura museale ha apertole porte virtuali al pubblico attraversola pagina facebook: MuseoArcheologi-coAntiquariumArborense/ e il profiloInstagram antiquarium.arborense; ilvisitatore potrà trovare, raccontate, lestorie sui reperti custoditi all’interno,con proposte anche di giochi e quiz a

premi legati all’archeolo-gia, oltre che prendere vi-sione, attraverso video efotografie del ricco patri-monio culturale dellacittà. Archivio Storico Comu-nale: per accedere al sitodell’archivio si entra dafacebook archiviostorico-comuneoristano, tramitela quale si può rimanerein contatto con la storia ela memoria di Oristano.Sartiglia: la giostra, checirca un mese fa ha ani-mato le strade del centrostorico con i suoni e i co-lori della tradizione, rivivetutto l’anno nella fanpage Sa Sartiglia e su In-stagram sartiglia_oristanoaccompagnando i visita-tori tra simboli, immaginie storie della giostraequestre e dei suoi prota-gonisti. Sul canale You-Tube SartigliaTV èpossibile trovare nume-rosi contenuti inediti e in-terviste ai protagonisti,oltre a rivedere l’interolive stream dell’ultimaedizione della Sartiglia edelle precedenti edizioni.

Biblioteca comunale: è attivo il pre-stito gratuito di libri e audiovisivi conconsegna a domicilio. È sufficientecontattare la Biblioteca comunale ainumeri 0783 73119 e 0783 791750 ilmartedì, giovedì e sabato, dalle 8 alle14, oppure inviare una mail a [email protected] catalogo dei libri è disponibile onlinesul sito www.biblioteca.oristano.it.Indubbiamente gli oristanesi, grazie al-l’Amministrazione comunale, possonofruttuosamente riempire le giornatetrascorse in casa, con interessanti con-tenuti culturali.

Mario [email protected]

Città impegnata e multimedialeQuesti giorni trascorsi forzatamente in casa possono essereimpiegati proficuamente per conoscere meglio Oristano

Oristano. Le tante iniziative culturali dell’Amministrazione Comunale in tempo di pandemia

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10 | Domenica, 5 Aprile 2020 Liberaci

N on tutti possono conoscere la storiadel grandissimo Beethoven, ricorda-to magari perché da una sua sinfo-nia è stata tratta la musica per l’Inno

dell’Unione Europea (l’Inno alla gioia della IXSinfonia), ma diventato sordo all’età di circa30 anni. Vissuto per lui come un isolamentodal mondo, ma ciò non gli impedì di dedicar-si alla musica. Anche noi, in questo periodo di isola-mento, possiamo dedicare del tempo alla musica, cu-rando la nostra voce e, dove è possibile, iniziare lo stu-dio di parti per qualcosa che andremo poi a mettereinsieme in un secondo momento, quando potremmoincontrarci. Vi è mai capitato di restare senza fiato dal-la meraviglia che un brano può suscitare? Quelle stes-se emozioni dobbiamo cercare di farle arrivare a chi ciascolta quando cantiamo, e nel farlo il primo puntoimportante è il respiro. La respirazione è sicuramenteun elemento fondamentale dell’attività canora. Una buona respirazione crea le fondamenta del no-stro canto. Molto spesso la trascuriamo per la fretta,per l’ansia di cantare. L’ansia induce una respirazionealterata producendo anche rigidità muscolare, il chediventa un ostacolo al canto, il quale ha bisogno di ri-lassamento e distensione. Un consiglio in merito aquesto primo tema è quello di non iniziare mai a can-tare senza aver prima fatto qualche esercizio di respi-razione. Uno semplice che posso consigliare è quello

di espirare tutta l’aria che abbiamo nei polmoni e in-spirare molto lentamente almeno per un minuto, inmodo tale da iniziare a riscaldare le vie aere e iniziarea lavorare sul nostro controllo del fiato. Una volta la-vorato sulla respirazione, se non conosciamo nessunesercizio di riscaldamento vocale, e vogliamo iniziarea cantare, il mio consiglio è quello di iniziare da braniche sono abbastanza comodi, ossia non richiedonotroppo sforzo nell’acuto o nel grave per le nostre cor-de vocali. L’ideale sarebbe iniziare con un brano chegià conosciamo bene per poter cosi prestare attenzio-ne a ciò che riguarda il respiro e il rilassamento dellecorde vocali e del corpo. Per non sentirci soli, in que-sto esercizio, possiamo utilizzare anche strumentimultimediali: file audio o piattaforme in rete, che ciconsentono di cantare il brano da noi scelto con unsostegno musicale. Queœsto è un periodo che ci con-sente anche di poter lavorare sulla cura della nostravoce, usando la registrazione. Registrare la propriavoce mentre si canta e riascoltarla è uno strumento

utile per poter prendere consapevolezza del propriomodo di cantare e degli errori che eventualmente fac-ciamo. Gli ultimi due punti che vorrei toccare, anchese brevemente e non meno importanti, riguardano iltesto e ultimo ma non meno importante perché sicanta e per chi. Cerchiamo di dare sempre importanzaalle frasi che cantiamo, agli accenti che hanno, così dariuscirgli a dare maggiore enfasi. Teniamo sempre pre-sente perché cantiamo e per chi cantiamo, questo ciconsente di utilizzare quella che è la parte più profon-da di noi stessi, i nostri sentimenti, le nostre sensazio-ni, quello che vorremmo esprimere e trovare il modomigliore per esternarlo. Ho iniziato con il parlare diBeethoven e vi lascio con una sua frase: Ogni veracreazione d’arte è indipendente da colui che l’ha realiz-zata, più potente dell’artista stesso e ritorna al Divinoattraverso la sua manifestazione. In questo è un tut-t’uno con l’uomo: che è testimone dell’espressione delDivino in sé.

Alessio Pilloni, direttore di cori

È tempo buono per esaminarsi

Musica. Il direttore del coro della PG suggerisce…

Una buona respirazionecrea le fondamenta delnostro canto. Moltospesso la trascuriamo per la fretta di cantare

D a venti giorni la nostra ordina-rietà è stata stravolta dall’irru-zione silenziosa e violenta diquesto nemico invisibile

che ci porta a cambiare le nostre abi-tudini, privarci di un po’ di libertà emutare il nostro stesso modo di rela-zionarci. Tutto ciò vale anche per lapiccola comunità del Seminario arci-vescovile di Oristano. Abbiamo do-vuto prendere la sofferta decisione dilasciare che i ragazzi tornassero nellerispettive famiglie, per condividerecon loro questo momento faticoso.Quest’esigenza nasce dalla necessitàdi preservare i ragazzi e di permette-re loro di non essere privati a lungodegli affetti della famiglia.Da allora è nata anche per noi edu-catori la sfida di trovare modi e tem-pi con i quali far sentire loro, in ma-niera discreta ma costante, la nostrapresenza e il nostro affetto. La sfida educativa del Seminariodunque non si è fermata, ma si èadattata alla situazione nella quale citroviamo a vivere e a credere comecristiani.La prima cosa, non scontata e nonopinabile è la preghiera che ognigiorno offriamo per questi giovani,che ora più che mai sono chiamati aessere responsabili del proprio cam-mino, della propria formazione in-tellettuale e spirituale, privi di quel-l’aiuto speciale che la vita di comu-nità può offrire, seppure le famigliegiochino in questo senso un ruolo diprim’ordine.Detto ciò, è evidente che un aiutoconsiderevole ci viene offerto dallatecnologia, uno strumento che in

pochi giorni è diventato, anche per laChiesa, qualcosa di realmente fonda-mentale per raggiungere i fedeli nei

modi più svariati e secondo leproprie possibilità. Certo, per al-cuni versi ci vuole coraggio, per il

semplice fatto che è uno stru-mento mai usato da noi inquesto modo e che può avere isuoi aspetti contraddittori nel-l’esercizio pastorale. Tuttavia per quanto ci riguar-da, il loro stesso utilizzo non èparticolarmente elaborato omacchinoso. Avendo creato già da tempoun gruppo di condivisione suWhatsApp, quasi ogni giornomandiamo un semplice salu-to, incoraggiando i ragazzi anon perdere la speranza, anon lasciarsi andare alla noia,ma a saper sfruttare questotempo per rinsaldare i rappor-ti in famiglia, per dedicare deltempo a se stessi e al dialogo con il Si-gnore e perché no, a rimboccarsi lemaniche, aiutando i genitori nellefaccende domestiche.Inoltre, cerchiamo di fare in modoche non manchino loro gli stimoli perpregare con noi, suggerendo alcunisussidi per l’approfondimento dellaParola di Dio, per meditare sulla Pas-sione del Signore attraverso la ViaCrucis e altri possibili stimoli che larete ci offre, a partire dalle celebrazio-ni eucaristiche trasmesse in TV. Di tanto in tanto mandiamo qualchefoto dal Seminario e loro stessi ricam-biano con le loro famiglie. La dome-nica con un breve video auguriamoloro una buona giornata e offriamoloro alcune considerazioni sulla litur-gia eucaristica. Aiutati anche da alcu-

ne figure che ci accompagnano nellaloro formazione, quando possibile, in-viamo alcuni messaggi audio di non piùdi quindici minuti sui quali lavorare e ri-flettere. Infine, almeno una volta a setti-mana cerchiamo di fare una videochia-mata di gruppo, per sentirci e condivide-re la gioia e la fatica di queste settimane.Niente di speciale, se non il tentativo direnderci presenti, di garantire che questaè solo una pausa, ma per riprenderequando Dio vorrà, a passo svelto e senzatentennamenti. Questo non può e nondeve essere il tempo del divano, ma deveessere un tempo nel quale mettersi ingioco e trovare nuovi modi, per fare dinoi comunità che si sostengono e cam-minano insieme, seppure distanti fisica-mente.

Enrico Porcedda, vice rettore

Vocazioni. Il Covid-19 non riesce a fermare la formazione dei giovani seminaristi arborensi

Chi ci separerà dall’amore di Cristo?

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Domenica, 5 Aprile 2020 | 11Liberaci

Oristano.Un’indagine tra le farmacie ci rivela la crescente richiesta degli immunostimolanti

I n tempo di Coronavirus, vitaminaC e echinacea vanno a ruba anchea Oristano. Sono immunostimo-lanti, ossia sostanze in grado di in-

centivare le difese immu-nitarie del nostro organi-smo, potenziando le capa-cità di resistere alle infezio-ni. La conferma dell’impen-nata delle vendite di questiprodotti arriva soprattuttodai dottori delle parafar-macie cittadine che hanno

registrato un aumento delle richieste. Al-cuni titolari di parafarmacie oristanesi cisegnalano quanto sia difficile, al momento,reperire questi prodotti nei depositi deimedicinali. Segno evidente di come siastata alta la richiesta. Per quanto riguardala vendita degli immunostimolanti altririferiscono un aumento della vendita deinutraceutici: integratori a base di sostanzealimentari che si trovano in natura e chevengono concentrate in capsule o pilloleallo scopo di incrementare i benefici perla salute. La nutraceutica è in forte espan-sione e per chi non lo sapesse il neologi-smo nutraceutica è stato coniato nel 1989dal dott. Stephen de Felice. Il termine nu-traceutica deriva dall’unione di nutrizionee farmaceutica Al campo della nutraceu-tica è stato dedicato un convegno lo scorso5 ottobre a Messina. L’iniziativa, che avevavisto il confronto tra istituzioni, impresee mondo della ricerca, aveva riservatoampio spazio alle comunicazioni scien-tifiche dei giovani ricercatori esperti nelcampo della nutraceutica. L’unica far-

macia oristanese specializzata in ApotecaNatura, esperta, quindi, nell’ambito della fi-toterapia e della nutraceutica, ci riferisceche il trend delle richieste di immunostimo-lanti è tuttora in continuo aumento. Per do-vere di cronaca va anche segnalato che qual-che farmacia non ha potuto evadere alle no-stre domande perché mancava il titolare;altre invece hanno risposto dicendo che so-prattutto all’inizio dell’epedimia da coro-navirus avevano registrato un aumento dellarichiesta di vitamina C. Richiesta, hannoprecisato i dottori delle farmacie, da mettere

in relazione con la diffusione della falsanotizia che sosteneva come la vitamina Ccurasse il Covid-19. Il coronavirus, va ricor-dato, questo virus può rappresentare un pro-blema serio per la salute e va quindi curatocon l’intervento dei medici e non con il faida te. Per arginare la diffusione è importanteseguire tutte le regole e misure preventive dicui sentiamo parlare ogni giorno, inclusa ladistanza sociale. La stessa OrganizzazioneMondiale della Sanità nella sua infograficaci dice come sia normale sentirsi confusi,spaventati e tristi in questo momento di crisi

e ci invita a seguire alcune importanti re-gole: parlare con le persone di cui ci fi-diamo, cercare informazioni solo su sitiattendibili, non consultare in modo os-sessivo i social o i canali che presentanoscenari catastrofici. L’OMS ci invita a se-guire uno stile di vita sano, che includaun’alimentazione corretta e bilanciata, eche eviti soprattutto il fumo e l’alcool.Comportamenti salutari che ci rimandanoal detto Prevenire è meglio che curare. Lacitazione non è un semplice slogan pub-blicitario, ma esprime un concetto fon-damentale a beneficio della salute del-l’essere umano. Forse, però, non tuttisanno che la frase era stata pronunciataper la prima volta da Bernardino Ramaz-zini, medico e scienziato, fondatore dellamedicina del lavoro, vissuto nella secondametà del 1600. La sua vocazione preventivalo vide molto attivo nel dare indicazioniai pazienti sull’importanza che rivestivae riveste l’assumere stili di vita equilibratiper il bene della salute fisica e mentale.Concetti importanti, quelli di Ramazzini,diventati il cardine della medicina pre-ventiva. Per quest’ultima infatti, è im-portante impedire la comparsa di pato-logie, fermare o rallentare l’evoluzionedi malattie già in atto, promuovendo stilidi vita a beneficio della salute delle per-sone. Le buone prassi di prevenzione as-sumono un valore ancora più ampio inquesto momento di emergenza globaleche vede a rischio la salute di tutti per viadel Covid-19.

Franca [email protected]

Ci vorrebbero stili di vita più salutari

N elle ultime settimane si senteparlare a più riprese del Coro-navirus, microrganismo cheha modificato la nostra con-

dotta di vita, tanto chemolti aspetti della nostrasocietà sono stati messi insecondo piano, mentre altrisono stati riscoperti. Purobbligando tutti a una quo-tidianità complessa, cisono persone che, più di al-tre, manifestano un certo

disagio. Dal punto di vista sanitario lepersone che più di tutti ne soffrono sipossono distinguere in due grosse ca-tegorie: gli anziani e le persone chesoffrono di patologie psichiatriche.In questo mese ho notato personal-mente un disagio dei primi a causa diuna minore attenzione nei loro con-fronti, questo perché tutti gli sforzisono incentrati sull’incidenza effettivadel virus, mettendo in secondo pianole altre problematiche. Infatti non sipuò pensare che, con l’avvento dellapandemia, siano automaticamentespariti i problemi cardiaci, il diabete, imal di pancia e via dicendo; basti pen-sare che a livello nazionale si sono dra-sticamente ridotti gli infarti, probabil-mente perché le persone hanno pauraa uscire di casa, a recarsi nei ProntoSoccorso, ed eventualmente contrarreil virus, tendendo a minimizzare così ilproblema. Quindi la malattia verosi-milmente è presente, ma la si tiene pe-ricolosamente nascosta. Altri problemisono lo slittamento delle visite specia-listiche e degli esami ematici, che por-tano certe patologie a non essere bencontrollate, rischiando di avere una

riacutizzazione di malattie croniche.Gli anziani inoltre vivono spesso soli e,non potendo uscire a fare due passi,hanno bisogno di parlare e, quindi,sfogarsi al telefono; il medico può fareciò fino ad un certo punto per questio-ni di tempo, quindi sarebbe bene che ifigli o il contesto sociale in cui vivono,amici compresi, facciano sentire menoloro il disagio. Evitiamo comunque, invia precauzionale, le eccessive visite fi-siche ai nostri genitori, ma ricordiamo-ci che le telefonate non trasmettonomalattie. Queste problematiche sonoavvertite anche dai malati psichiatrici,come da coloro che soffrono di depres-sione, con l’aggravante che far accetta-re loro questa situazione è ancora piùdifficile. Pensiamo infatti che non tutti

hanno le case di 120 mq con giardino enon tutti hanno un cane da far passeg-giare, perciò il contesto familiare, lad-dove già non era presente una pregres-sa armonia, rischia di diventare unapolveriera, se, come valvola di sfogo.Sono frequenti le chiamate di personeansiose che cercano di capire che com-portamenti attuare per evitare il conta-gio, o disperati per la visita cardiologi-ca non eseguita a marzo, quindi anchequi è necessaria un’azione comune dispiegazione e accettazione. Le personeinvalide e allettate si sono viste ridurre(per non dire togliere) le visite domici-liari del medico di base programmateperiodicamente: questo è dovuto siaalla tutela verso questi pazienti fragili,in quanto gli operatori sanitari, per ov-

vie ragioni, sono più esposti nel veico-lare le malattie infettive, ma anche perla riduzione/assenza dei presidi di pro-tezione individuale (mascherine, oc-chiali, ecc.) sia negli ambulatori di me-dicina generale sia negli ambulatori diGuardia medica. Per questi motivi losvolgimento dell’attività ambulatorialesi svolge pressoché dappertutto attra-verso consulti telefonici, con cui si cer-ca di dare spiegazioni riguardo ai com-portamenti da tenere, si cercano di ge-stire le altre sintomatologie (comesbalzi di pressione o mal di schiena) esi inviano impegnative a distanza (viamail, messaggi o telefono stesso). Le uniche volte in cui si hanno contatticon i pazienti sono per le visite indiffe-ribili e per consegnare sulla sogliadell’ambulatorio le impegnative nonrilasciabili altrimenti. Il disagio è evi-dente e lo si ha da ambo le parti, ma,salvo qualche pecora nera sempre pre-sente, ho notato molta collaborazionee accettazione. L’aspetto importante èla gentilezza e la comunicazione: spie-gare cose giuste nei dovuti modi apretante porte e, anche in questo caso, sipuò parlare di alleanza terapeutica tramedico e paziente, in cui entrambisvolgono il proprio ruolo e arrivano aun punto comune: il benessere del pa-ziente stesso. Suggerisco di seguire iconsigli degli esperti in materia, la-sciando perdere pettegolezzi e false in-formazioni, facendo una telefonata almedico se si ha qualche dubbio (il me-dico di fiducia, in quanto tale, è sem-pre disponibile), consci del fatto cheanche questo brutto periodo, cometutti quelli passati ha avuto un inizio eavrà anche una fine. Pur con le polemi-che in corso, necessarie per una giustacollaborazione, la pandemia ha fattoemergere il valore del nostro sistemasanitario come bene comune, invidiatoda tutto il mondo, ora azzoppato da ta-gli e privatizzazioni. L’auspicio è che latragicità del momento funga da rilan-cio per ridisegnare tutto il sistema,compreso quello sanitario.

Alessandro Cabiddu,[email protected]

Ci vuole moderazione ebuon senso in ogni tempo

Alcune constatazioni sul modo in cui i pazienti si presentano oggi negli ambulatoriMEDICINA

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12 | Domenica, 5 Aprile 2020 Liberaci

I n questo momento la pre-occupazione c’è, ma c’èanche tanto affidamento

al Signore che ci dà speranza.La spiritualità di santa Giulia-na di Norwich era: Imparaidalla grazia di Dio che devo ri-manere fermamente nella fedee quindi devo credere salda-mente che tutto finirà bene. Il pensiero della mistica giranei profili del web, negli stri-scioni, nei disegni ma forsenon tutti quelli che usano que-sta espressione alludono alfatto che sia la presenza del Si-gnore che ci rassicura, anchenegli eventi nefasti, certi che,con la sua grazia, andrà a fini-re bene. Per noi la clausura pervocazione è scelta di libertà edè spinta dall’amore di Dio chechiama. Ora la clausura è so-ciale, imposta dalla scelta disopravvivere, dalla paura, dalpericolo di una contaminazio-ne di massa. Siamo abituate al

silenzio, ma l’epidemia stacambiando anche la nostravita: le visite al monastero daparte di persone che portanocibo e beni di prima necessitàsono diminuite. Anche i mo-menti di preghiera sono cam-biati a causa dell’emergenza incorso: da quando non abbia-mo la santa Messa giornalieracelebriamo la liturgia della Pa-rola con le letture e le orazionidel giorno insieme a una breveriflessione del Vangelo seguitadalla santa Comunione e lapreghiera alla Madonna del

Rimedio. Preghiamo sempreper tutto il personale ospeda-liero che sta vivendo in primalinea questa crisi, ma ancheper quelle persone che nonhanno smesso di aiutare glianziani o chi è in difficoltà. In questo tempo sentiamo diessere chiamate più che mai afare i conti con noi stesse, ve-diamo che tutto è crollato ecerchiamo di riconoscere ciòche ci aiuta a capire i valori au-tentici della vita nella ulterioreriscoperta del silenzio. Anchea chi è in famiglia suggeriamo

di riscoprire la fede, la presen-za del Signore che non ci ab-bandona: si può leggere unpensiero del Vangelo, qualcosadi spirituale che unisca, checementi l’unione e il dialogotra i vari componenti, alla reci-ta del rosario insieme. Ci sem-bra importante dare spazio adaspetti che uniscano, non chedividano. Tutto. però deve par-tire da Gesù Cristo: è un’occa-sione per riscoprire che il Si-gnore ci vuole bene, un’oppor-tunità che ci dà per far sì chelo sentiamo vicino a noi. Cer-

to, gli alti e bassi ci sono, ècomprensibile, il sacrificio ègrande. Insieme alla preoccu-pazione c’è anche la gioia nelveder nascere tante iniziativedi solidarietà verso i fratelliche hanno più bisogno.Monache Clarisse di Oristano

Q uesto periodo per noi italiani ha dueaspetti: uno positivo e uno negativo. La parte negativa è che stiamo vedendo

tanta gente che muore a causa del virus; mentre laparte positiva, almeno a parer mio, è che stiamocapendo il vero valore delle cose che abbiamo.Prima uscire a fare una passeggiata, andare pernegozi poteva sembrare banale e quasi noioso; orache dobbiamo stare a casa non lo pensiamo più,anzi ora desideriamo fare ciò che prima venivaconsiderato scontato. Spero che quando la crisi fi-nirà ci ricorderemo di tutto ciò che ci è mancato inquesto periodo.

Studente di prima media

In questo periodo dove tutti siamo in quarante-na dovrebbe essere, anche, un periodo in cui siriflette su cosa stiamo vivendo. Dobbiamo esse-re pazienti e aspettare ancora un po’ e, secondome, se rispettiamo tutte le regole questa bruttaesperienza finirà presto. Poi, però, dovremo ri-cordarci che se questo brutto periodo è finitodobbiamo ringraziare tutti i medici, gli infer-mieri, i volontari che stanno rischiando la vita etutte le persone che con il loro lavoro ci hannoaiutato a superare tutte le difficoltà. Speriamoche, con l’aiuto di Dio, tutto finisca il più prestopossibile.

Studente di terza media

N ei giorni scorsiabbiamo volutoscrivere al

direttore del settimanalediocesano di Brescia,don Adriano Bianchi,per mostrare a lui e atutta la diocesi la nostravicinanza in questomomento così difficile.Don Adriano è statopresidente nazionaledella Fisc e, per questo

motivo, ha visitato lanostra terra e la nostradiocesi in varieoccasioni. Non ultimo èstato ospite del Festivaldella Comunicazionecelebrato due anni fa aOristano. Riportiamo lasua risposta ricevuta il26 marzo.Grazie di cuore sia per lavicinanza e per lapreghiera. In redazione

stiamo tutti bene speroanche voi. Cerchiamo diraccontare questomomento moltocomplicato. Siamo oggi a6931 contagiaticertificati e 1064 decedutia Brescia, poi abbiamotutto il tema deicontagiati a casa(moltiplica per 5/6 volte)e degli anziani decedutinelle case di riposo… un

bel disastro. Cerchiamodi stare accanto allagente. La preghiera e isegni della vicinanzacristiana sono potenti ece ne stiamo accorgendo.Il rosario di ieri sera adesempio è stata davverouna grande consolazioneper tanti. Andiamoavanti passo, passo. Un abbraccio a Oristanoe a L’Arborense.

. Riflessioni condivise

Siamo vicini al mondocon la nostra preghiera

D al profumodel caffè arri-va la storia diun gruppo di

giovani sardi per farfronte all’emergenzaCoronavirus. L’iniziativa. Prendendospunto dalla tradizione napoletana checonsente di sospendere cioè pagare uncaffè da destinare a chi non può per-metterselo, da Cagliari ha avuto inizio ilprogetto Sa Spesa Sospesa, con l’idea di

lasciare dei prodotti in so-speso (cioè pagati e non ri-tirati) presso i punti vendi-ta aderenti, per chi ne do-vesse aver bisogno.

Il team. Carola Ludovica Farci, dotto-ressa di ricerca in letteratura moderna einsegnante presso l’I.I.S. Azuni di Ca-gliari, Fabio Porru, laureato in medicinae ricercatore in sanità pubblica in Olan-da, Andrea Soro, studente di Medicina eChirurgia, Arianna Diaz, laureata in co-municazione e artigiana nel mondo deigioielli, e Silvia Congiu, designer dimoda e studentessa di Beni culturali,hanno coordinato le loro competenzeper l’avvio della campagna di sensibiliz-zazione, la creazione di un logo, di una

pagina Facebook e un profilo Instagramattraverso i quali è possibile aderire.Come funziona. Al commerciante si ri-chiede semplicemente di dare la pro-pria disponibilità ad accettare uno opiù prodotti in sospeso, a segnare ilnome del donatore in modo che, aemergenza finita, se nessuno ha ritira-to i prodotti possano eventualmenteessere convertiti in un buono spesa peril donatore stesso. Gli esercenti. A partire dal quartiere Vil-lanova, in cui si sente tanto l’idea dellacomunità, e in particolare dalla bottega,l’iniziativa è stata subito accolta moltopositivamente anche dai clienti, pertan-to il progetto è stato esteso a diversi lo-cali. Uno degli obiettivi è quello di crea-

re un coordinamento regionale, in modoche la rete possa espandersi in tutta la Sar-degna: è sufficiente che gli esercenti dianola disponibilità ad avere prodotti in sospe-so e che i clienti possano donare qualcosa. I commercianti che aderiscono possonopubblicizzare l’iniziativa attraverso i lorocanali social ed esponendo un cartello nellocale nel caso sia aperto. L’importante èche coloro che hanno bisogno sappianodove dirigersi, motivo per cui l’adesionedei commercianti viene segnalata sullamappa che è possibile visionare sulla pagi-na Facebook Sa Spesa Sospesa. Il contesto socio-economico. Secondoquanto riportato dal rapporto sulla pover-tà della Caritas (2019), basato su datiISTAT, «mentre a livello nazionale tra il2017 e il 2018 si è registrata una diminu-zione della povertà relativa, passata dal12,3% all’11,8%, in Sardegna essa aumentadi due punti percentuali, passando dal17,3% del 2017 al 19,3% del 2018. Emergeun’economia regionale ancora in affanno,con una crisi che permane, nonostantequalche timido segnale positivo relativoall’occupazione giovanile. Anche in Sarde-gna, peraltro, è da porre l’accento suun’accresciuta disuguaglianza in questianni di crisi sia tra categorie sociali (piùricche da un lato e molto povere dall’altro)sia tra generazioni». Solidarietà quotidiana. I dati fotografanola situazione precedente all’emergenza,che sta creando nuove situazioni di pover-tà, portando l’emergenza sanitaria anchesul fronte sociale ed economico. Tuttavia,il desiderio di fare del bene non termina eSa Spesa Sospesa può essere mantenuta at-tiva anche oltre, perché la solidarietà nonsi ferma, profuma di buono, come il caffè,e stavolta sono i giovani a dimostrarlo.

Veronica [email protected]

Solidarietà.Dal caffè condiviso,cioè pagato da altri,a tutta la spesa…in omaggio

Sa Spesa Sospesa

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Domenica, 5 Aprile 2020 | 13Liberaci

La virulenta epidemia cipermette un salto umano

degli alleati certi, come gli StatiUniti. E poi abbiamo investito sul-l’amicizia con Cina e Russia eabbiamo fatto bene, visto l’aiuto checi stanno dando: la diplomaziasalva delle vite, ha dichiarato DiMaio al Fatto Quotidiano,commentando l’arrivo delle taskforce di medici/dispositivi e appa-recchiature da paesi terzi. Cina,Russia, Cuba, Albania: sono alcuninomi delle nazioni che, appaiandoi punti programmatici comuni,hanno teso una mano alla nostraNazione, stremata dalla pandemiadi Covid-19. Questo è il valore della solidarietà.Quanto ci ha fatto piacere sapereche il Mondo si vuole unire nell’ab-braccio all’Italia! La solidarietà,però, è un dare e un avere, alimen-tato da gratuità e amore. Un valore che tutti, stati e cittadini,potenti e poveri, possono praticare.In quella Piazza San Pietro livida dipioggia, Papa Francesco è stato ilprimo a ricordarlo: Nessuno si salvada solo. Parole vere, genuine,democratiche. E che devonoindurre alla riflessione. Perché,parafrasando Teresa di Calcutta,non c’è oceano senza goccia d’ac-qua.Abbiamo, per lungo tempo, vissutocome eremiti nelle nostre città.Ignoravamo i nomi dei dirimpettaidel nostro appartamento, passa-vamo dritti e muti davanti a loro,crogiolandoci nella nostra indivi-dualità. In certe metropoli, comeaccade sovente a Londra, il solocontatto visivo con l’altro è sconve-niente. È un segnale di sfida, che sirisolve con la violenza. Alla faccia della civiltà: chi siamonoi? Questa è la domanda dallecento pistole. Quella che hatormentato sociologi e antropologi. Io sono homo oeconomicus, diconogli esperti. Il mio spirito pramma-tico rifugge, però, la ghettizzazionein una categoria, ma accetta unadefinizione più azzeccata: io sonoun uomo egoista.C’è sempre una seconda chance, lapossibilità di redimersi. Noi catto-lici lo sappiamo. Il regalo chel’emergenza pandemica ci ha fattoè proprio questo: aver riscoperto lanostra umanità. Tutto il sistemacapitalistico/consumistico, ungigante dai piedi d’argilla, harischiato il collasso con una sem-plice folata di vento. In questigiorni, abbiamo riscoperto la soli-darietà (non solo quella“internazionale”) ma anche quelladi chi mette in piedi soluzionijugaad per aiutare persone anzianee vulnerabili a fare la spesa, conse-gnandola al loro domicilio. Jugaadsignifica cogliere l’opportunitànell’avversità, e ingegnarsi per tro-vare una soluzione al problema”,sostiene Giovanni Lo Storto, diret-tore generale dell’Università LUISSGuido Carlidi Roma.Il monito suona. È tetro. L’emergenza Covid-19, prima o poi,con più o meno decessi, s’arresterà.Piangeremo tutti, ma cisolleveremo. Non saremo gli stessi. La vita ci spezza, dicevaHemingway. Perso il patrimoniopiù importante, la saggezza deinostri Anchise, come ha ricordatoMattarella, riscopriremo forse chenon siamo onnipotenti. Ci rende-remo conto che siamo carne,anima, mente, spirito. Hominessumus. Un connubio di parti indis-solubili, non macchineperformanti.

Alessio [email protected]

I l profilo Instagram diLuigi Di Maio, ministrodegli affari esteri, è unagalleria di mani strette,

sorrisi, sguardi d’intesa. Messaggi di speranza che, inquesti giorni in cui l’Italia èmessa in ginocchio dal Covid-19, si sono moltiplicatiesponenzialmente. Sono fotoche ritraggono i successi delladiplomazia nostrana. Scatti che, con orgoglio,mostrano quanto la solidarietàpossa far bene a tutti. Abbiamo

Questo è il valoredella solidarietà.Quanto ci hafatto piaceresapere che ilMondo si vuoleunirenell’abbraccioall’Italia!

Contagiati dalla libertà

M ai come inquesto mo-mento partico-lare che stiamo

vivendo, enel qualecontinuiamoa cercaremessaggipositivi e diconforto, ab-biamo biso-gno di ritro-

vare la perduta felicità,magari facendo un viag-gio introspettivo per capi-re quali sono le nostrepriorità, di ritrovare noistessi e di non tirare iremi in barca quando fac-ciamo esperienza di falli-mento e fatichiamo a sa-per perdere. Le sconfittenella vita ci sono e ci sa-ranno, l’importante è sa-persi rialzare facendo inmodo di comprendereche cosa non è andato nelverso giusto per ricomin-ciare con più determina-zione: mai scoraggiarsi,mai demordere, mai la-sciare che l’amarezza cipossa vincere. C’è un rac-conto pubblicato per laprima volta cinquant’an-ni fa e ancora attualissi-mo - scritto da RichardBach - che fa proprio alcaso nostro, uno di quei libri che nondevono mancare nella libreria dicasa: Il gabbiano Jonathan Livin-gston. Jonathan è un gabbiano diver-so da tutti gli altri perché il suo impe-gno ha una precisa finalità: impararea volare in maniera diversa rispettoalla massa dei comuni gabbiani; perlui il volo non è un semplice e goffomezzo per procurarsi il cibo, ma èarte. Più d’ogni altra cosa al mondo, aJonathan Livingston piaceva librarsinel cieloper divenire un gabbianoperfetto, senza limiti né limitazioni,ma il suo percorso di autoperfeziona-mento poteva avvenire solo attraver-so l’abnegazione e il sacrificio. Che cosa ci insegna? Ci trasmette ilvero senso della libertà: essere liberinon vuol dire fare ciò che si vuole, mainnanzitutto cercare di comprenderechi siamoveramente e agire in modotale che tutte le nostre azioni siano fi-nalizzate proprio a raggiungere ciò

che noi siamo realmente. Paginadopo pagina il gabbiano Jonathan di-venta la guida idealedi chi ha la forzadi ubbidire alla propria legge interio-re, un mentore per chi impara a co-noscersi fin nel proprio intimo, capi-sce cosa desidera e prosegue per lasua strada nonostante i pregiudizi de-gli altri. Jonathan ci insegna a nonavere timore di distinguerci, ma diproseguire autonomamente fino alraggiungimento del nostro obiettivo;ci incoraggia a uscire dal guscio espiccare il volo per fare esperienza,assaporare la vita e soddisfare il no-stro desiderio di curiosità oltrepas-sando nuovi e entusiasmanti orizzon-ti. Solo allora potremmo vivere la feli-cità nella sua pienezza. A volte, perraggiungere una determinata meta,dobbiamo usare dei mezzi diversi daquelli preventivati: magari dobbiamoallungare il percorso, il viaggio sarà insalita, ma la meta rimane sempre là e

prima o poi arriveremose non alla vetta, almenoa sfiorarla. La meta è lanostra felicità per viverenella libertà: Quei gab-biani che non hanno unameta ideale e che viag-giano solo per viaggiare,non arrivano da nessunaparte, e vanno piano.Quelli invece che aspira-no alla perfezione, anchesenza intraprendere al-cun viaggio, arrivano do-vunque, e in un baleno.Solo quando l’individua-listica voglia di Jona-thandi oltrepassare i li-miti imposti si trasfor-merà in un modo pertrasmettere agli altriquella perfezione e ap-plicherà la legge del-l’amore la sua vera mis-sione si compirà. Jona-than ci aiuta a compren-dere che la felicità nonsta nelle grandi cose, manell’affrontare con deter-minazione e con corag-gio la vita di tutti i giorni.La felicità non è quellache affannosamente siinsegue, la felicità non èquella delle grandi emo-zioni, delle sfide da vin-cere mettendosi costan-temente alla prova, ma èfatta di cose piccole e

preziose: leggere un libro, cucinare, èfatta di presenze vicine anche se lon-tane, consiste nel tenere in braccioun bambino e nel guardare una fotoper annullare il tempo e le distanzecon chi ami, come scrive l’autore im-pari che il profumo del caffè al matti-no è un piccolo rituale di felicità, chebastano le note di una canzone, lesensazioni di un libro dai colori chescaldano il cuore, che bastano gli aro-mi di una cucina, la poesia dei pittoridella felicità, che basta il muso del tuogatto o del tuo cane per sentire una fe-licità lieve […] e impari che sentireuna voce al telefono, ricevere un mes-saggio inaspettato, sono piccoli attimifelici. È un racconto dedicato al verogabbiano Jonathan che vive nel pro-fondo di noi tutti.Buona lettura e buona riflessione atutti!

Erika Orrù[email protected]

Libri. Jonathan ci insegna a non avere timore di distinguerci

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N el cammino di conoscenza del-l’Arcidiocesi attraverso le parroc-chie, giungiamo a Samugheo.Abbiamo intervistato il parroco,

don Diego Tendas.

Da tre parrocchie e una rettoria, oltre al-la Segreteria di mons. Sanna, è giunto auna doppia parrocchia. Come si trovacon un lavoro meno gravoso?Ho iniziato il mio ministero accanto amons. Sanna come suo segretario primaancora di essere ordinato diacono, al mo-mento dell’ordinazione sacerdotale mi èstato chiesto di diventare parroco di Sia-maggiore e Pardu Nou e negli ultimi dueanni anche delle parrocchie di Massama eNuraxinieddu, sempre mantenendo l’im-pegno della segreteria. Riguardare col sen-no di poi tante situazioni mi porta a ve-derle con occhi diversi, ma effettivamentela mole di lavoro mentale e pratico eratanta, però riconosco che organizzandosisi riusciva a fare tutto. Ora mi è chiesto diessere parroco di Samugheo e Neoneli, ol-tre che presidente della Casa di Riposo diSamugheo. Il lavoro è meno pesante? La responsabilità è diminuita? Assolutamente no, perché Samugheo èuna parrocchia abbastanza grande, contante realtà; la parrocchia di Neoneli di-sta 20 minuti circa dalla mia residenza ela Casa di Riposo va seguita con una pre-senza costante; la sola differenza è cheposso gestire e organizzare i tempi di lavo-ro come ritengo io, non essendo più legatoa un orario di ufficio, e questa non è unacosa secondaria.Quali disagi e quali privilegi ha speri-mentato da parroco nel Mandrolisai?Se di disagi e privilegi si può parlare, ri-tengo che l’unico disagio sia la distanzatra le due parrocchie che devo servire, maper il resto non posso assolutamente la-mentarmi: a Samugheo ci sono quasi tuttii servizi essenziali, non è quindi necessa-rio andare a Oristano per ogni cosa. Il pri-vilegio è quello di aver trovato comunitàaccoglienti che mi hanno da subito fattosentire a casa. Ricordo con gratitudine iprimissimi giorni di permanenza a Sa-mugheo, tutte le persone che mi incontra-vano, giovani e anziani, praticanti e me-no praticanti, hanno speso del loro tempoper presentarsi, darmi il benvenuto e of-frirmi qualcosa da bere al bar come se fos-si un amico di lunga data. Questo mi hadato tanto entusiasmo.

Quali progetti pastorali sono statigià possibili e su quali ambiti sideve lavorare per crescere ancora?Nella parrocchia di Samugheo inquesti primi mesi di permanenza,in accordo col Consiglio Pastorale,abbiamo portato avanti diverse ini-ziative quali la costituzione di uncoro parrocchiale di adulti, che siaggiunge al coro che anima la mes-sa dei bambini, e la costituzione diun gruppo consistente di mini-stranti. Devo dire che la risposta èstata più che positiva: abbiamo uncoro che anima le celebrazioni li-turgiche con una trentina di parte-cipanti e un gruppo di 20 mini-stranti; tutte realtà che ovviamentevanno ancora migliorate. Se devo accostare la realtà di Samu-gheo con quella di Neoneli noto chein proporzione a Neoneli la fre-quenza domenicale è più alta e so-prattutto vi è forte la presenza degliuomini, a Samugheo questo un po’meno. Uno dei miei desideri è quel-lo di creare una confraternita ma-schile che possa fare da traino pertante altre persone.La parrocchia gestisce una Casa diRiposo per anziani. Quanto tempoe quanto lavoro richiede questosettore?Da circa 55 anni la parrocchia diSamugheo è dotata di una Casa di

Riposo a seguito della do-nazione di “Nonna” Mar-gherita Floris a cui lastruttura deve il nome. Già da diverso tempo laCasa di Riposo ha unapersonalità giuridica au-tonoma ma per statuto ilpresidente è il Parroco oun sacerdote incaricatodal vescovo. Nel corso de-gli anni la Casa è andatamigliorando a partire dal-la struttura fino alla suaorganizzazione. Ho eredi-tato l’amministrazionedella Casa da don Alessan-dro Floris, che con compe-tenza l’ha gestita per 10anni, nel corso dei quali èvenuta meno la presenzadelle Suore Figlie di SanGiuseppe, che davano un

grossissimo apporto nella gestione.Siamo dotati di 20 dipendenti traOSS, infermiere, educatrici, impie-gata e cuoche, a ciascuno di loro va-da il mio personale ringraziamentoper l’impegno, la dedizione e l’amo-re con cui prestano il loro lavoro.Come presidente ho tutta la respon-sabilità legale e amministrativasulle spalle, essendone il legale rap-presentante, ma attraverso il lavorodi squadra è meno faticoso. Il mio èsoprattutto un ruolo di presenza,sia per gli ospiti che per il persona-le, e di decisioni a tutti i livelli. Or-dinariamente vi dedico la mattinao parte della stessa, e quando è ne-cessario anche la sera. Potete bencapire che in questi giorni in Strut-tura siamo tutti in apprensione acausa della situazione sanitaria chestiamo vivendo, e come in tutte lealtre strutture in Italia abbiamovietato l’accesso a chiunque per evi-tare il contagio. Stiamo quindi cer-cando di tenere i contatti tra gliospiti e i loro familiari attraversovideochiamate e telefonate, maspesso questo non è facile da com-prendere per i nonni. Colgo l’occa-sione per rassicurare tutti che fare-mo del nostro meglio affinché sianorispettate con diligenza tutte le nor-me sanitarie e così tenere al sicuro iltesoro più bello della nostra Casa,

Preti e parrocchie.Don Diego Tendas:le mie energieper SamugheoNel corso degli anni la Casa di riposo è andata migliorando a partire dallastruttura fino alla sua organizzazione

senza il quale il nostro lavoro nonavrebbe senso: i nonni. Come si sta vivendo l’esperienza diCoronavirus e del contagio nella Casadi Riposo?Come ho già detto, fin dall’inizio delmese di marzo ho interdetto le visite atutti, compresi i familiari, permettendol’accesso in struttura solamente ai di-pendenti, chiedendo loro di vivere inmaniera veramente riservata, evitandoquindi contatti con persone estraneealla loro famiglia. Abbiamo adottatofin dall’inizio del mese i presidi neces-sari, come mascherine, guanti e distan-ze di sicurezza, sia per la protezione de-gli ospiti che dei lavoratori dipendenti.Ma da sabato 28 ho ritenuto necessarioadottare misure ancor più restrittive:consigliato da alcuni medici di fami-glia che seguono la nostra struttura, hochiesto ai dipendenti la disponibilità arimanere in struttura per un periodo di15 giorni, evitando quindi di uscire etornare nelle loro famiglie: 8 di essi, piùun esterno, mi hanno dato la loro di-sponibilità. Non è stata una decisionefacile, in primo luogo per me, che mitrovo a gestire di punto in bianco unaemergenza, sia per i dipendenti, checon spirito di servizio lasciano per unperiodo gli affetti familiari per dedicar-si diuturnamente ai nostri ospiti; nellagiornata di venerdì 27 abbiamo allesti-to 8 camere da letto utilizzando tuttigli ambienti disponibili. Approfittodella circostanza per ringraziarli di ve-ro cuore. Tengo a precisare che si trattadi una disposizione preventiva, nonimposta, essendo i nostri ospiti tutti sa-ni per il momento, soluzione però checi permette di avere maggiore garanziadi non contagio. Attendiamo comun-que che arrivino i test istantanei che ilComune di Samugheo ha gentilmenterichiesto per noi. Oggi, domenica 29,ho celebrato per la prima volta dopo ildivieto, essendo chiuso anche io instruttura, la Santa Messa con gli ospitie il personale presente, per affidarci al-la protezione di Dio e della Madonna: èstata un grande emozione! La nostracasa è legata alla Parrocchia, quindialla Diocesi, per questo motivo chiedoa tutti voi di ricordarci nelle vostre pre-ghiere, perché abbiamo tutti la forza eil coraggio di resistere.

A cura di MAC

C arissimo don Silvio, il Signore ti ha invitatoalla mensa della vita eterna. Il Signore risortoche contempli, non più nel mistero, ti doni la

pace eterna. La Pasqua di Gesù è quanto di piùprofondo un sacerdote è chiamato a celebrare nellasua vita. L’eucaristia, questo atto supremo di dedizionedi Gesù per la sua chiesa e per il mondo, è posto nellemani povere e deboli di ogni prete che ogni giornodeve dire: “questo è il mio corpo donato, questo è ilmio sangue versato per voi”. Così ogni eucaristia,anche quella delle ore più stanche e monotone, fadella vita di un prete un dono per i suoi fedeli e lorende capace di stare con la sua gente “come colui

che serve”. Il congedo da un sacerdote che ha condivisocon noi innanzitutto la fede, diviene momento privile-giato per professare la “nostra” fede. È difficile raccontarea parole una vita e ancor più e difficile dire del ministerodi un prete: ci sono cose che rimangono custodite dalSignore che vede nel segreto, e dalla riservatezza dellerelazioni che formano gran parte della vita di un sa-cerdote. Conoscendo poi don Silvio, mi pare inopportunoapprofittare del silenzio che la morte gli impone, pertessere elogi che – da vivo – egli avrebbe rifiutato condignitosa fermezza. Pensando a lui vorrei fare l’elogiodel prete comune: quello che vive con dedizioneesemplare il quotidiano, in coerenza con la propria vo-cazione. Sono ancora tanti nel nostro presbiterio questipreti! Essi riprendono in mano ogni giorno il loro mi-nistero, come dono di Dio e come impegno concreto

verso i fratelli, rimanendo profondamente ancorati inun rapporto personale con Gesù Cristo, che amano concuore indiviso, sentendosi “quei servi inutili di cuiparla il vangelo”. Si tratta di preti comuni, che lavoranoin mezzo alla gente, si dedicano ad essa senza risparmio.Arrivano alla sera stanchi, avendo trovato nella giornatail tempo per la preghiera, per esercitare la carità (congesti che mai nessuno conoscerà se non Dio solo!) eanche qualche spazio per pensare e ricordarsi del sensoche ha il fare tutto questo. Così riescono ad amare Dio,la loro vocazione, la propria gente. Don Silvio è statoun prete così. Don Silvio, tu sei ormai nell’abbracciomisericordioso di Dio, ricordati di noi che siamo pervia e che di questa misericordia e tenerezza abbiamotutti… un estremo bisogno. Arrivederci, don Silvio.

Giancarlo Pischedda

Don Silvio Lai: un prete mite e servizievole

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Domenica, 5 Aprile 2020 | 15Liberaci

A nche se gli 8 film che compongonola Collezione completa,vengono ab-bastanza spesso programmati nei

maggiori network, in questo periodo, pro-prio per venire incontro alle esigenze ditante persone che sono costrette in casa,ogni lunedì e martedì di marzo vengonoriproposti da Italia1, mi permetto di sug-gerirvi l’acquisto del cofanetto contenentel’intera opera: con poche decine di euroavrete in casa una serie cinematograficadi tutto rispetto, bella, avventurosa, fan-tastica e divertente, che ha fatto la storiadel cinema di questi primi decenni deglianni 2000. E se proprio volete un consiglioprezioso, prima ancora di visionare i film,leggete i romanzi da cui sono stati tratti, lipotete trovare gratis in moltissimi siti e,ultimamente anche nelle app che con-tengono audio-libri. Interessante, quasicome un romanzo, anche la biografia del-l’autrice inglese Joanne Rowling, che avevascritto firmandosi con lo pseudonimo J.K. Rowling (in cui il K sta per Kathleen,nome della nonna paterna). Difficile perme sintetizzare le avventure del maghettoe del suo mondo: cercherò di presentarvisolo alcune chiave di lettura e alcune strut-ture della storia, intricata e suggestiva, inmodo da illustrarvi questa sorta di universoparallelo a sé stante. La serie cinemato-grafica, diventata colossal fantasy, distri-buita dalla Warner Bros. in otto lungome-traggi che hanno accompagnato tutto ilprimo decennio del XXI secolo, da Lapietra filosofale (2001) a I Doni dellaMorte - Parte 2 (2011). È la saga cinema-tografica col maggior incasso di tutti itempi con quasi 8 miliardi di dollari. Laserie è stata interamente prodotta da DavidHeyman e vede Daniel Radcliffe, RupertGrint ed Emma Watson nel ruolo dei treprotagonisti: Harry, Ron ed Hermione.Quattro sono i registi che hanno lavoratoai film: Chris Columbus ai primi due, Al-fonso Cuarón al terzo, Mike Newell alquarto e David Yates dal quinto all’ottavo.Il settimo ed ultimo capitolo è stato divisoin due parti distinte. Eccovi alcune chiavidi lettura. Uno dei motivi per cui HarryPotterpiace così tanto, è perché cominciacon un ragazzo apparentemente uguale atutti gli altri, che poi scopre di essere unmago ed entra e conosce questo mondoinsieme allo spettatore. Questa capacitàdi immergersi dentro (altissima carica em-patica) è forse il perno del successo siadei romanzi che hanno consentito alla

scrittrice di diventare, in menodi dieci anni, una delle donnepiù lette e più ricche del mon-do, pensate che l’ultima ro-manzo della saga Harry Pottere i doni della morte ha ven-duto ben 190 milioni di copienel giro di pochi giorni. Tor-nando al successo della storiaio credo sia da ricercare anzi-tutto in questa normalità, an-che se ci sono due segni, benprecisi, che rendono Harry di-verso da tutti: gli occhialinirotondi e la cicatrice a formadi saetta sulla fronte, questedue caratteristiche lo rendonoriconoscibile nel mondo deimaghi prima, e tra noi babbanipoi, diventando i due simbolidi riconoscimento per eccel-lenza del personaggio. Altroelemento forte, segno distin-tivo dentro e fuori sono le Casein cui vengono smistati glistudenti al loro arrivo ad Hogwarts: Tas-sorosso (nell’ultima traduzione dei libri initaliano hanno preferito tradurre Tasso-frasso), Corvonero, Grifondoro e Serpeverde.Ogni Casa è rappresentata da un animaleche, a sua volta, simboleggia le caratteri-stiche principali che ogni studente ap-partenente deve avere: il tasso per la lealtàe la pazienza dei Tassorosso, l’aquila perla saggezza e l’intelligenza dei Corvonero,il leoneper l’audacia e il coraggio dei Gri-fondoro e infine il serpente per l’ambizionee l’astuzia dei Serpeverde. Interessantepoi il significato degli horcrux: come af-ferma il prof. Lumacorno, un Horcrux èun oggetto in cui una persona ha nascostoparte della sua anima. Uno divide la suaanima e ne nasconde parte in un oggetto,così facendo sei protetto se venissi aggreditoe il tuo corpo distrutto. La parte nascostadella tua anima continua a vivere, in altreparole non puoi morire. Inizialmente Vol-demort avrebbe voluto dividere la sua ani-ma in sette parti, ma quando ha ucciso lamadre di Harry si è imbattuto in un tipodi magia antica che non aveva considerato,facendo diventare il maghetto occhialutol’ottavo e indesiderato Horcrux. Oltre auna parte dell’anima costituita dal SignoreOscuro stesso, le altre sei sono state messein oggetti scelti con cura da Voldemort:tre sono gli emblemi dei fondatori dellaScuola di Magia e Stregoneria (il Meda-

glione di Salazar Serpeverde, la Coppa diTosca Tassorosso e il Diadema di CosettaCorvonero) scelti per l’attaccamento emo-tivo che il Signore Oscuro provava perHowgarts, sua unica casa; il primo a esserestato trovato e distrutto è il Diario di TomRiddle, che metaforicamente simboleggial’adolescenza e il passato di Voldemort;quello trovato e portato da Silente nelsesto capitolo della saga è l’Anello di Or-voloson Gaunt, il nonno di Tom, sceltoper testimoniare la ricchezza e il prestigiodella sua famiglia, discendente di Serpe-verde; e infine Nagini, il serpente del Si-gnore Oscuro, che tra tutti i significati chericopre i più evidenti sono il suo esserefatale, la rinascita (grazie alla sua capacitàdi cambiare la pelle), la tentazione e ilpeccato. Il simbolo più affascinante ditutta la saga è senza dubbio quello deiDoni della Morte, che rappresenta i treleggendari oggetti magici che consentonoal loro proprietario di diventare il Padronedella Morte: la Pietra della Resurrezione(il cerchio), il Mantello dell’Invisibilità (iltriangolo) e la Bacchetta di Sambuco (lalinea al centro). Ecco con questi semplicielementi significativi potete ammirare efarvi catturare (negli otto film e romanzi)dalla storia di Harry e del suo magicomondo. Siamo consapevoli che ben piùdi un film o di un romanzo a puntate è ilciclo potteriano: è un fenomeno culturale

vasto che ha condizionato e non poco ilmodo la società entro la quale stiamo vi-vendo: nel 1997 era un piccolo libro perbambini…dopo circa vent’anni è diventatauna saga cinematografica che ha superatoin ricavi tutti e ventiquattro i film di JamesBond messi assieme. Nel mondo di Potterci possiamo specchiare tutti nella fiduciache il male si può sconfiggere non da soliperò ma strettamente uniti a chi ci vuolebene: già perché a battere Voldemort nonè stato Harry Potter, ma sua madre. Ecome ha fatto la mamma di Harry hasconfiggere il Signore Oscuro? Be’, con laforza dell’amore, la più potente delle ener-gie universali.La storia delle avventure diHarry e dei suoi amici, che orbita intornoal conflitto tra il bene e il male, esprime ilsuo fascino pedagogico nell’intima con-sapevolezza che nessuno è pienamentebuono o cattivo, ma si diventa ciò che sisceglie di essere. Ma, pur tenendo contodi tale struttura della narrazione, è moltointeressante e assai positivo che tutta lasaga di Harry Potter abbia il suo baricentronella scuola di Hogwarts, una scuola checostituisce l’istituzione più preziosa dellasocietà. Anche in questi giorni di forzatachiusura delle scuole credo che la societàancor di più si sia fesa conto della preziositàdella più alta forma di apprendimento edi crescita. Buona lettura e buona visione.

KINO

La saga del maghetto Harry e della sua scuola si compone di ben sette libri, resi in otto film

Un fantastico ciclo che fa riflettere tuttiHOMEVIDEO

Harry Potter: un modello di vita per grandi e piccoli

D a oltre 3 settimane, daquando cioè il Governocon un suo decreto, ap-provato dal presidente

della Repubblica e valido pertutto il nostro Paese, sono stateemanate misure restrittive dellalibertà personale, allo scopo dicontenere il propagarsi del Co-ronavirus, ci siamo trovati, tuttod’un tratto, a vivere una realtànuova, per molti versi per la pri-

ma volta nella storia dell’uma-nità: non credo sia stato facileadattarci a questa situazione so-ciale. Questa circostanza ci hatrovati spaesati e impreparati.Fortunatamente, almeno fino-ra, queste restrizioni che impat-tano la nostra quotidianità echesi sono rese assolutamente ne-cessarie per poter tornare nelminor tempo possibile alla no-stra quotidianità, sono state ben

accolte: ci siamo prontamenteadeguati. L’impatto del Decretocomunque non è stato indiffe-rente: le attività sociali, speciequelle che tante volte abbiamovissute senza una piena consa-pevolezza, sono state rivoluzio-nate: scuole chiuse, chiese apertema senza celebrazioni liturgi-che, parchi deserti, palestre ser-rate, luoghi dell’incontro e deldivertimento, bar e ristoranti,

biblioteche e musei svuotati nelsenso più profondo del termine.Le uniche agenzie sociali rima-ste aperte (oltre la distribuzionedi alimentari e di combustibili),sono stati gli ospedali, per lacura dei tantissimi malati e lecase, dove le famiglie si sono ri-trovate a vivere, al gran comple-to, per tutte le 24 ore. Con la giu-sta consapevolezza dell’impor-tanza di questa quarantena e

con alcuni stratagemmi stiamocercando di superare questomomento di difficoltà socialeche certamente si inscriverà nelDNA dell’umanità. Anche con lanostra piccola rubrica abbiamocercato di riempire questo stra-no tempo casalingo, nutrendola mente e cuore con la visionedi alcuni film. Per questa setti-mana vi propongo la famosissi-ma saga di Harry Potter.

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