l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

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collana diretta da Antonio Paolucci 23

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Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio a cura di Maria Pia Zaccheddu 2010 Polistampa www.piccoligrandimusei.it

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collana diretta daAntonio Paolucci

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Il Museo di Arte Sacradi San Martinoa GangalandiGuida alla visita del museoe alla scoperta del territorio

a cura diMaria Pia Zaccheddu

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Il Museo di Arte Sacra di San Martino a GangalandiEnti promotori/ / Promoted byEnte Cassa di Risparmio di FirenzeRegione Toscana

Con il patrocinio di / Under the sponsorship ofMinistero per i Beni e le Attività Culturali

In collaborazione con / In collaboration withDirezione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della ToscanaSoprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed

Etnoantropologici per le province di Firenze, Pistoia e PratoComune di Lastra a Signa

Realizzazione / ProductionEnte Cassa di Risparmio di Firenze – Ufficio Progetti Culturali motu proprioSupervisione generale / General supervisionAntonio GherdovichProgetto e coordinamento generale / Project and general coordinationMarcella Antonini e Barbara Tosti

Comitato Scientifico / Scientific committeePresidente / President Antonio PaolucciCristina Acidini Luchinat, Alessandra Marino, Mirella Branca, Rosanna Caterina Proto

Pisani, Maddalena Ragni, Claudio Rosati, Maria Matilde Simari, Maria Pia Zaccheddu

Segreteria scientifica / Scientific secretaryPaola Petrosino

Guida al Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandia cura di / edited byMaria Pia Zaccheddu

Testi e schede a cura di / Texts and descriptions bySilvia GigliMaria Pia Zaccheddu

Musei del Territorio: l’Anello d’oroMuseums of the Territory: The Golden Ring

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© 2010 Edizioni PolistampaVia Livorno, 8/32 - 50142 FirenzeTel. 055 737871 (15 linee) - [email protected] - www.polistampa.com

ISBN 978-88-596-0835-6

Itinerari a cura di / Itineraries byRenato StopaniBenedetta Zinicon illustrazioni di / with illustrations byMassimo Tosi

Editing e apparati a cura di / Editorial and reference coordination byCristina Corazzi

Traduzioni per l’inglese / English translationEnglish Workshop

Progetto grafico / Graphic projectPolistampa

Crediti fotografici / PhotographyDiocesi di Firenze - Ufficio Beni CulturaliSoprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed

Etnoantropologici per le province di Firenze, Pistoia e PratoSandro Bedessi, FirenzePaolo Giusti, FirenzeGianluca Marzo, Lastra a SignaGeorge Tatge, Firenze

Ringraziamenti / AcknowledgmentsMarco Capaccioli, Carlo Nannetti, Don Renzo Ventisette, Rossana Bonetti

www.piccoligrandimusei.it

In copertina:Lorenzo Monaco, Madonna dell’UmiltàMuseo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

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Nel 1986 si apriva a San Martino a Gangalandi ilprimo Museo di Arte Sacra in cui la collaborazione

tra enti locali, autorità ecclesiastiche e organi dello Statopreposti alla tutela trovava quel prezioso punto di equi-librio che sarebbe diventato il fattore saliente di una lun-ga serie di analoghe iniziative cui l’Ente Cassa di Ri-sparmio di Firenze avrebbe unito il valore aggiunto delproprio sostegno economico.Quella data rappresentava uno dei primi segnali di in-versione di una tendenza secondo la quale, vuoi per mo-tivi logistici, vuoi per una non ancor ben affinata perce-zione della ricchezza delle risorse del territorio, si preferi-va accentrare il patrimonio d’arte delle parrocchie fora-nee in luoghi considerati più sicuri e controllabili.L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quellavecchia impostazione per restituire al territorio – grazieanche all’introduzione delle nuove tecnologie che aiutanoamigliorare le esigenze della sicurezza – ciò che, spesso permotivi di forza maggiore, era stato prudentemente sot-tratto all’attenzione del pubblico e alla pietas popolare.È pertanto assai significativo che ora proprio il Museo diArte Sacra di San Martino a Gangalandi abbia final-mente la sua guida che si va così ad aggiungere alla colla-na editoriale dedicata nell’ambito del “Progetto PiccoliGrandi Musei”, insieme a quella del Museo di Arte Sa-cra di San Donnino.Altrettanto significativo è il fatto che il “Progetto PiccoliGrandi Musei”, voluto e promosso dall’Ufficio Progetti

Presentazioni

MicheleGremigniPresidenteEnte Cassadi Risparmiodi Firenze

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michele gremigni�

motu proprio dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze,stabilisca in questa occasione, nella comune rievocazionedell’arte dei Ghirlandaio cui è stata dedicata una mostranel Castello dell’Acciaiolo di Scandicci, un eccezionale especiale connubio con l’altra importante iniziativa di va-lorizzazione del territorio fiorentino rappresentato da “LaCittà degli Uffizi”, progetto ideato e realizzato dalla Gal-leria degli Uffizi della Soprintendenza Speciale per il Pa-trimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per ilPolo Museale della città di Firenze.

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La mia vita professionale si divide in due periodi: nelprimo mi sono occupato prevalentemente se non esclu-

sivamente di territorio. Il catalogo delle chiese nella mon-tagna pistoiese, i tanti restauri da me diretti nelle pro-vince di Firenze e di Prato, le raccolte di Arte Sacra al-lestite con Rosanna Proto Pisani, a Castelfiorentino e aTavarnelle Val di Pesa, a Fucecchio e a Vicchio, all’Im-pruneta e a Montespertoli, a San Casciano e a Certaldo,restauro fra i miei ricordi più vivi e più cari. Nel secon-do tempo della mia carriera, dai cinquanta anni ad og-gi, il mio impegno sono stati i musei: le collezioni del Po-lo Fiorentino, poi i Vaticani.Dico questo perché ho sempre avvertito, e in parte soffer-to, l’artificiale dicotomia fra Museo e Territorio; dicoto-mia alla quale pure mi obbligavano ruoli dirigenziali eprocedure amministrative diversi. Ho sempre pensato el’ho detto e scritto innumerevoli volte, che il proprio del-l’Italia, ciò che ci fa davvero unici ed invidiati nel mon-do, è la pervasività e l’ubiquità delMuseo. Il fatto cioè che,qui da noi, ilMuseo esca dai suoi istituzionali confini, oc-cupi le piazze e le strade, si moltiplichi in ogni centro sto-rico e in ogni angolo della campagna. Per cui il Pontor-mo più bello del mondo non sta agli Uffizi dove ci si aspet-terebbe di incontrarlo, ma nella cappella Capponi in San-ta Felicita a pochissima distanza dagli Uffizi. Donatelloè al Bargello ma anche a San Lorenzo e nella chiesa con-vento di Bosco ai Frati nell’Appennino fiorentino. Per ca-pire Masaccio bisogna andare agli Uffizi e al Carmine

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AntonioPaolucciPresidentedel ComitatoScientifico

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ma anche a San Pietro a Cascia, nella pieve romanica chesta ai piedi del Pratomagno.Oggimi accorgo che, almeno a Firenze, la distanza fraMu-seo e Territorio si va gradualmente ricomponendo. Meri-to della Fondazione Cassa di Risparmio, prima di Edoar-do Speranza ed ora diMichele Gremigni, merito della So-printendenza al Polo Museale di Cristina Acidini e degliUffizi di Antonio Natali. Perché la Fondazione ha atti-vato da anni e sta portando avanti con successo il proget-to di emersione e valorizzazione delle collezioni e dei mo-numenti distribuiti nella città e nella provincia; quellamirabile rete d’oro che io chiamo il “Museo diffuso”.Men-tre la Soprintendenza, sotto la felice epigrafe della Cittàdegli Uffizi, sta restituendo al territorio, nella forma dipiccole e preziose mostre temporanee, le opere e gli autoriche ne rappresentano l’identità e la storia.Quest’anno le due iniziative, quella della Fondazione equella degli Uffizi, si alleano sotto il nome dei Ghirlan-daio, una famiglia di pittori che ha occupato fra XV e XVIsecolo la città e il suo contado. Perché il Domenico Ghir-landaio che nella cappella Tornabuoni in Santa MariaNovella e nella cappella Sassetti in Santa Trinita glorifi-ca l’oligarchia politica e finanziaria dell’epoca conse-gnandoci «incunaboli insuperati della ritrattistica italia-na» (Warburg) è anche quello che, con i fratelli David eBenedetto, lavora nella Badia di Settimo e nella chiesa diSant’Andrea aCampi Bisenzio.Mentre incontriamo ope-re del figlio Ridolfo nelle chiese dei “popoli” extramoenia,da Mosciano a San Martino alla Palma.Così andavano le cose dell’arte nell’Italia antica; dallacittà alla campagna, dal centro alla periferia in un dia-logo fruttuoso, in un costante rispecchiamento.Tenendo il centro nel castello degli Acciaioli a Scandiccie con percorsi dislocati attraverso l’area che sta a nordo-vest di Firenze, i “Piccoli grandi Musei” e “La città degli

��antonio paolucci

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Uffizi” si alleano in una impresa che a me sembra dav-vero esemplare. Anche perché operazioni come questa diintelligente cooperazione fra la Fondazione Bancaria e gliUffici della tutela, producono risultati durevoli come le gui-de che le mie righe introducono. Il Museo di Arte Sacradi SanMartino aGangalandi, curato daMaria Pia Zac-cheddu, e quello di San Donnino, affidato a Maria Ma-tilde Simari, non sono soltantomonografie preziose per il-lustrare il territorio oggetto del progetto Ghirlandaio. So-no conferma della felice intesa, della leale e fruttuosa al-leanza con le Soprintendenze fiorentine, che guidano lapolitica culturale del mio amico Michele Gremigni.

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«N el 1986 veniva realizzato a SanMartino aGan-galandi il primo Museo di Arte Sacra nel qua-

le la collaborazione tra enti locali, autorità ecclesiastichee organi dello Stato preposti alla tutela trovava quel pre-zioso punto di equilibrio che sarebbe diventato il fattoresaliente di una lunga serie d’analoghe iniziative cui l’En-te Cassa di Risparmio di Firenze avrebbe unito la pro-pria condivisione e il sostegno economico».Nulla è più vero delle parole scritte nel 2005 da EdoardoSperanza nella presentazione della guida delMuseo del Te-soro di Santa Maria dell’Impruneta; anche oggi, infatti,la collaborazione fra le varie istituzioni viene riproposta,per il Museo di San Martino a Gangalandi, con la me-desima vitalità ed il medesimo interesse.La pubblicazione di questa nuova guida che, con il suo agi-le formato corredato con notizie necessariamente sintetichema estremamente curate e chiare, conduce il visitatore lun-go un percorso ricco di capolavori, si pone in continuitàcon un consolidato spirito di sinergica collaborazione.Anche quest’anno la sensibilità dei dirigenti dell’Ente Cas-sa torna a proporre, nell’ambito del progetto dei PiccoliGrandi Musei, una rivisitazione dell’ineguagliabile pa-trimonio conservato nei musei del territorio: vere opered’arte che si presentano in tutta la propria suggestione eche costituiscono la struttura portante del legame profon-do tra la nostra precipua identità culturale, le comunitàlocali e la più vasta comunità umana.Si propone così, in un cerchio ideale dal 1986 ad oggi, un

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AlessandraMarinoSoprintendenteper i beniarchitettonici,paesaggistici,storici, artistici edetnoantropologiciper le provincedi firenze,pistoia e prato

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alessandra marino��

percorso che ha visto l’Ente Cassa puntare la propria at-tenzione e le proprie risorse sul territorio della provinciadi Firenze.I musei diocesani, con la loro presenza, sono la testimo-nianza di quanto l’arte nel passato si diffondesse sistema-ticamente e capillarmente dal suo fulcro centrale, Firen-ze, fino nei territori più lontani e remoti del contado, evi-denziando lo stretto rapporto fra arte, devozione e cultu-ra. Un rapporto che, in quest’occasione, si rinnova con lavalorizzazione di un museo ricco di opere convogliate inquesta sede anche da chiese limitrofe per una maggiore si-curezza delle stesse.La pubblicazione di questo nuovo testo si arricchisce di se-zioni che apportano nuove informazioni al visitatore at-tento che sempre più spesso fugge dalla città alla ricerca diun armonico connubio fra arte, natura e tradizioni ru-rali, immergendosi in una dimensione distesa e rassere-nata dalla visione dello splendido paesaggio delle collinefiorentine.Ancora una volta la Presidenza dell’Ente Cassa, la Dio-cesi Fiorentina, la Direzione Regionale, la Soprintenden-za per i bapsae di Firenze, Prato e Pistoia possono mo-strare la propria soddisfazione per un’iniziativa che diffon-de maggiore consapevolezza di quei tesori che il territoriocustodisce.All’Ente Cassa si rivolge un sentito ringraziamento per lasensibilità con cui da decenni sostiene le iniziative di con-servazione e di conoscenza del nostro patrimonio artisti-co e, nello specifico, delle opere d’arte diffuse nel territoriolimitrofo a Firenze, aiutando a valorizzare gli aspetti po-sitivi di questa vicinanza, per cui la città ed il suo conte-sto territoriale operano in continuo, reciproco e virtuosorichiamo.

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Il progetto “Piccoli Grandi Musei” continua a presentarei luoghi dello straordinario patrimonio museale, archeo-logico ed artistico della Toscana. Questa volta sono prota-gonisti il Museo di Arte Sacra di San Martino a Ganga-landi, a Lastra a Signa, ed il Museo di Arte Sacra di SanDonnino, a Campi Bisenzio, accanto al quale la Chiesa disant’Andrea custodisce un ciclo di affreschi delGhirlandaio.Si conferma l’unicità della nostra regione, che tiene insie-me la densità delle testimonianze artistiche e la contiguitàtra le opere ed il territorio, senza soluzione di continuità.Questa diffusione a rete segna un intreccio che ha bisognodi essere conosciuto e sostenuto.Da ciò nasce l’importanza di un progetto, al quale anche laRegione Toscana partecipa, che punta ad irrobustire que-sto patrimonio eccezionale. La fruibilità dei siti museali edei manufatti artistici è la condizione indispensabile per laloro conservazione, per un più stretto contatto con la popo-lazione locale e per l’incremento dei flussi turistici.Altro elemento fondamentale, quasi una conseguenza na-turale di questo processo, è l’accrescimento del capitale co-gnitivo, una delle leve dello sviluppo. La “millenaria ci-viltà cittadina” che contraddistingue il nostro territorio èun valore inestimabile che merita ogni attenzione.La Regione Toscana, nonostante le difficoltà, si impegnaa sostenere la visibilità e la valorizzazione dei beni cultu-rali, una risorsa pienamente inserita nel programmadi cre-scita dei settori innovativi e nella ricerca di quello svilup-po di qualità che resta il nostro orizzonte.

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Enrico RossiPresidentedella RegioneToscana

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La nuova sistemazione delMuseo vicariale di SanMar-tino a Gangalandi in occasione della mostra sul Ghir-

landaio è senza dubbio un avvenimento importante peril significato che ha e per il momento difficile per quan-to riguarda le risorse destinate alla cultura.Il museo non può solo essere considerato come contenitorema costituisce un modello preposto per la tutela, la frui-zione, la conservazione della cultura. Le strutture musea-li sono una risorsa per lo sviluppo della conoscenzama an-che, se sfruttate e valorizzare bene, una risorsa economi-ca. L’intervento che da anni l’Ente Cassa di Risparmio diFirenze sta portando avanti per finanziare progetti chevalorizzino il nostro patrimonio artistico, assieme alla Re-gione Toscana e alla Soprintendenza, è importante pro-prio per il valore sociale oltre che per quello culturale. Riap-propriarsi della propria identità storica attraverso una let-tura poliedrica e differenziata di luogo in luogo, di cittàin città, di pieve in pieve dà il senso dell’intervento per quel“museo diffuso” che valica i grandi centri e ci fa entrarein una dimensione più “paesana” ma per questo anchemeno aulica e quindi più fruibile per tutti.Tornando al Museo di Arte Sacra di San Martino il vi-sitatore avrà modo di contemplare, oltre alla bellezza delluogo, pregevoli opere d’arte tra cui, citando Antonio Pao-lucci (curatore della collana), «un Lorenzo Monaco mi-rabile, sofisticato e squisito come unaminiatura persiana».Allora buona visita nella nostra terra.

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CarloNannettiSindacoComuneLastra a Signa

MarcoCapaccioliAssessoreCulturae TurismoComuneLastra a Signa

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“Gangalandi” è sicuramente un vocabolo fuori dalcomune, assai ridondante e sostanzialmente sco-

nosciuto, al di fuori dalla zona di Lastra a Signa. Questo èuno dei principali motivi per cui parlare della pieve di SanMartino a Gangalandi suscita sempre una certa curiosità.Curiosità che si trasforma in interesse e vivo stupore agliocchi del visitatore che, entrando in chiesa, si trova di fron-te all’abside progettata da Leon Battista Alberti, alle pre-gevoli opere pittoriche esposte lungo le pareti della nava-ta, e soprattutto alle tavole e ai preziosi arredi sacri con-servati presso il piccolo museo della chiesa.Il museo vicariale di San Martino a Gangalandi fu costi-tuito nel 1986 e alla sua inaugurazione fu stampato un sem-plice depliant. Ingrandito e riallestito nel 1992 a cura delladottoressa Rosanna Caterina Proto Pisani, ne fu stampatauna guida, edita da Becocci/Scala ed oggi esaurita, con ilcontributodell’EnteCassadiRisparmiodiFirenze.Nel2001il Credito Cooperativo di Signa curò la pubblicazione dellibroSan Martino a Gangalandi, opera che riguardava, ol-tre alla chiesa omonima, tutto il territorio circostante.Oggi questa nuova guida alla chiesa e almuseo di SanMar-tino a Gangalandi, curata dalla dottoressaMaria Pia Zac-cheddu, funzionaria sul territoriodellaSoprintendenza com-petente, viene a ripresentare la nostra realtà in maniera piùampia, grazie ad una pubblicazione agile e descrittiva.Ringrazio, in quanto parroco pro tempore, tutti coloroche si sono spesi per rendere più noti e godibili i nostri pic-coli tesori.

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Don RenzoVentisetteParroco diSan Martinoa Gangalandi

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Il Museodi Arte Sacradi San Martinoa Gangalandi

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Veduta della chiesa di San Martino a Gangalandi dalla parte absidale

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San Martino a Gangalandi

Lasciata la strada statale che percorre Lastra a Signae presa la direzione verso sud per Gangalandi, do-

po una breve ed irta salita, si arriva alla chiesa dedica-ta a San Martino il cui toponimo è connesso alla fa-miglia Gualandi. Infatti, Gian Gualandi acquistò ilpoggio di San Martino nell’xi o xii secolo e l’altera-zione fonetica in Gangalandi si deve ad una contra-zione del volgo. Politicamente legati ai conti Cado-lingi residenti a Fucecchio e Pistoia, di origine longo-barda e investiti del titolo nobiliare da Ottone i il � ago-sto �6�, si ipotizza che vi costruissero un castello; ipo-tesi ripresa da Emanuele Repetti e dal Gravina forse sul-la base di una lettera che Neri di Bicci cita ne Le Ri-cordanze in cui afferma che possedeva «Una chasa permio abitare a Chastello a Ghanghalandi». Il Gravinaaggiunge anche che il castello fu distrutto nel ���6 adopera delle milizie di Castruccio Castracani degli An-telminelli e sottolinea l’importanza strategica del luo-go, importante snodo di commercio fra la Romagna,il Nord Italia, e a ovest Pisa e il mare. La sua presenzasul territorio è per la prima volta documentata nel����, dopo la distruzione nel ���� del Castello diMonte Orlandi, quando un certo Bernardo, della fa-miglia Adimari, di origine franca, che aveva il patro-nato sulla chiesa, donò delle terre alla canonica di SanMartino, per il mantenimento della chiesa che all’epocaera già sede di un Collegio o Capitolo di canonici edera definita una prioria. La presenza di un Collegio

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Maria PiaZaccheddu

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Manifatturafiorentinadi fine secoloxvi - inizioxvii, Stemmadella famigliaGangalandi

il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

presuppone che la chiesa esistesse da al-meno un secolo retrocedendo la co-struzione dell’edificio intorno all’annoMille. In un documento del ����, ri-sulta avesse varie chiese suffraganee, ele-mento da non sottovalutare in quantofu motivo di scontro con la pieve di SanLorenzo a Signa. La chiesa di San Mar-tino, infatti, era inizialmente parte in-tegrante del plebato della pieve di SanLorenzo e questo comportò infinite di-spute fra i due ecclesiastici con tanto diminacce di scomunica da parte di Si-gna. Tali dispute si conclusero nel ����,quando, a causa del crollo del ponte cheuniva le due sponde dell’Arno, venneconcesso a Gangalandi un fonte batte-simale, ma non il titolo di “pieve”. L’im-portanza della chiesa di san Martino si riscontra, inol-tre, nei vari avvenimenti di cui era punto focale comela firma del trattato di alleanza difensiva e offensiva,denominata Lega, fra diverse comunità ghibelline del-la piana, costituita dai popoli di San Martino a Gan-galandi, Santo Stefano a Calcinaia, Santi Michele eLucia a Monte Orlando e San Pietro in Selva, tratta-to firmato nel ��6� e di cui fu testimone anche Tanode’ Gangalandi. Da alcuni documenti del secolo xv ri-sulta che fin dal ���� era attiva la prima delle cinqueConfraternite di Gangalandi dedicata alla Vergine edenominata Societas Beatae Virginis Mariae Commu-nis Gangalandi. Le Confraternite furono ispirate dal-l’operato di «Messer Pietro da Verona», dell’Ordinedomenicano, tenace oppositore dell’eresia catara, in-viato a Firenze da Innocenzo iv nel ����, che fondòla prima Compagnia di Santa Maria della Misericor-

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Veduta delporticatolateraleesternodel secolo xv

san martino a gangalandi��

dia a Firenze con scopi di soccorso nei confronti del-la popolazione.Nel ���� San Martino da prioria venne eletta propo-situra per volere dell’arcivescovo di Firenze FrancescoGaetano Incontri e nel ���� il cardinale Alfonso Ma-ria Mistrangelo gli concesse il titolo di pieve, ma lo spi-rito riformatore del Cardinale Elia della Costa soppressela pieve a favore della propositura.Nella seconda metà del xviii secolo, una pagina impor-tante la scrisse Pietro Leopoldo d’Austria-Lorena (Vien-na ����-����), figlio di Maria Teresa d’Austria e Fran-cesco i di Lorena, granduca di Toscana fra il ��6� e il����, imperatore del Sacro Romano Impero e re d’Ita-lia fino al ����, che attuò la riforma del motu proprio,con la soppressione degli Ordini religiosi e delle Com-pagnie religiose e congregazioni laiche. La politica dellesoppressioni fu ripresa anche da Napoleone dopo l’an-nessione della Toscana all’Impero francese, con l’inten-to di arginare il debito pubblico e di finanziare le costo-

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi�6

se campagne militari della Francia. Con la restaurazio-ne degli Asburgo-Lorena a Firenze (����), le vendite delperiodo napoleonico non furono messe in discussione,salvo casi particolari. Il xx secolo è scarno di notizie fat-ta eccezione per gli ultimi decenni nei quali riemerserole antiche dispute fra la pieve di San Giovanni Battista aSigna e la chiesa di San Martino e l’elezione di quest’ul-tima a pieve nel ����. Successive sostanziali modifichearchitettoniche si ebbero con il pievano don Mario Ni-stri che negli anni fra il Venti e il Trenta del secolo scor-so, si adoperò, sotto l’egida delle autorità competenti,per avviare dei restauri con radicali trasformazioni del-l’interno e l’eliminazione degli altari laterali all’abside al-bertiana che ne alteravano la purezza della linea.L’attuale sistemazione architettonica della chiesa si pre-senta con un porticato che dalla parte prospiciente lastrada si allunga anche sul lato nord con una serie di ar-chi sostenuti da agili colonne a capitelli ionici. Sotto illoggiato si trovano alcuni stemmi delle famiglie nobi-liari che, come i Gangalandi, erano patroni di alcunialtari. Attualmente l’esterno è privo di decorazioni afresco, ma come conveniva nel xii e xiii secolo si tro-vava raffigurato San Cristoforo che porta il bambino Ge-sù sulle spalle. L’immagine del santo era frequente nel-le chiese altomedievali quale simbolo e monito per i fe-deli che accedevano alle funzioni sacre. San Cristofo-ro, infatti, rappresenta colui che, sotto il peso del Fan-ciullo, si avvia alla ricerca della reale conoscenza di Dio.Rappresenta inoltre, nel simbolico atto di guadare ilfiume, colui che si libera dal peccato attraverso il Bat-tesimo. Oggi questo affresco, per motivi conservativi,si trova all’interno dell’edificio, lungo la navata sini-stra, fra il primo e il secondo altare, alquanto consun-to a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici, masempre affascinante nella sua arcaica costruzione.

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san martino a gangalandi��

All’interno la chiesa è costituita da un’unica ampia na-vata, con, rivolta a est, l’abside disegnata da Leon Bat-tista Alberti. Sappiamo che l’architetto negli anni fra il���� e il ���� maturò la decisione di intraprendere lacarriera ecclesiastica, come spiegato nel De commodis,diventando segretario del Patriarca di Grado. Quando

Absidealbertiana

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il patrirca si trasferì a Roma, il pontefice Eugenio iv lonominò priore di San Martino a Gangalandi nel ����,carica che rivestì fino alla morte avvenuta nel ���� oc-cupandosi dei beni della prioria a periodi alterni a cau-sa dei molti impegni che lo legavano alla corte pontifi-cia. Il progetto dell’abside fu uno dei più puliti esem-pi di arte rinascimentale e fu concluso solo dopo la mor-te dell’architetto che ne fu anche il committente. Il pro-getto si sviluppa su un semicerchio perfetto con sei le-sene che sorreggono una trabeazione al di sotto dellaquale corre un’iscrizione: «opa d mariae vir populi dmartini ad gangalando faciundu curavit», rac-chiusa, alle due estremità, dallo stemma della famigliaAlberti. Semplice ed essenziale nelle linee sottolineatedalla pietra grigia, sviluppa un gioco di valori lumini-stici e spaziali estremamente raffinato.Appena entrati, sulla destra, si erge il Tempietto con ilfonte battesimale, esimia opera del secolo xv, affresca-ta da Neri di Bicci e dalla bottega, fra cui spicca la ma-no del Maestro di Signa. Nel ���� l’assedio degli eser-citi imperiali di Carlo v, in discesa verso Roma, pro-vocò un incendio alla chiesa con la distruzione degli al-tari, presumibilmente ancora in legno. Nel ���� gliOperai della Confraternita della Vergine chiedevanoaiuto alla popolazione per la ricostruzione dell’altaresul quale collocare l’immagine della Madonna. GianBruno Ravenni riteneva che l’opera fosse il dipinto diMaria con Bambino fra i santi Lorenzo e l’Angelo custo-de attribuita ad Antonio del Ceraiolo, che oggi si tro-va sul secondo altare a destra.La struttura architettonica e decorativa dell’edificiosubì ulteriori interventi nella seconda metà del Cin-quecento con l’edificazione di due altari, eliminati nel���� secondo l’imperante gusto purista del tempo, col-locati lateralmente all’abside albertiana. I due altari era-

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san martino a gangalandi��

Internodella chiesaverso lacontrofacciata.In fondo sullasinistra si notail tempiettoaffrescatoda Biccidi Lorenzo

no dotati di dipinti raffiguranti la Natività e l’Adora-zione dei Magi, oggi conservati nel Museo della pro-positura e attribuiti a Matteo Confortini. Le ristrut-turazioni quattrocentesche e la collocazione nel xvi exvii secolo degli altari laterali hanno contribuito alladistruzione della decorazione medievale a fresco dellepareti di cui oggi rimangono solo alcuni lacerti recu-perati dopo i restauri del ����. Ascrivibili al settimood ottavo decennio del secolo xiv rappresentano epi-sodi tratti dalle Storie di san Donnino, un soldato ro-mano al servizio dell’imperatore Massimiano Erculeo,martirizzato per la sua fede cristiana. Il nucleo storicodella passione di Donnino si svolse a Fidenza, in Ro-magna, dove si trovano le sue reliquie e dove si presu-me abbia subito il martirio con la decapitazione. Il po-polo ricorreva a lui per essere guarito dall’idrofobia,come attesta il racconto secondo il quale il santo guarìun idrofobo dandogli da bere acqua benedetta e averinvocato il Signore. Era anche il protettore dei viandanti

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Interno dellachiesa versoil presbiterio.Sulla destral’altaredella famigliaGangalandi

il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

e dei pellegrini. I lacerti mostrano un viandante ag-gredito da un cane e alcuni soldati a cavallo che, pre-sumibilmente, si accingono a decapitare il santo di cuisi scorgono i piedi in posizione genuflessa. Gli affre-schi qui conservati rivelano la presenza di elementi na-turalistici importati a Firenze da Giovanni da Milanoe potrebbero ascriversi al Maestro di Barberino cheoperò fra il ��6� e il ���� anche nell’Oratorio di San-ta Caterina delle Ruote a Bagno a Ripoli. L’altare chesegue fu voluto da Sebastiano di Giovanni Maria de’conti di Gangalandi nel �6�� nel quale il Ravezzi col-loca il dipinto di Jacopo del Sellaio, opera conservatanel Museo, mentre qui si ammira l’Annunciazione diDomenico Cresti (o Crespi) detto il Passignano (Ta-varnelle Val di Pesa ���� - Firenze �6��). Nella visitapastorale del �6�6 si nomina, accanto al Tempietto, unaltare dei Gangalandi con la tavola raffigurante Le san-te Margherita, Caterina d’Alessandria, Caterina da Sie-

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san martino a gangalandi��

na, Maddalena e Agata, attribuita da Rosanna Cateri-na Proto Pisani a Pietro Salvestrini. Segue, nel terzo al-tare, la tela firmata e datata �6��, di Matteo Rosselliraffigurante La Vergine fra i santi Carlo Borromeo, Bar-tolomeo, Francesco e un vescovo.Sulla parete sinistra è stata posizionata, spostata dallasua originaria collocazione sul pavimento al centro del-la navata, la lastra tombale di Agnolo Pandolfini (��6�-���6) la cui famiglia era originaria delle Signe. L’u-manista, amico di Cosimo il Vecchio, risiedeva nellaTorre del Ponte a Signa e volle essere sepolto nella chie-sa di San Martino tanto da provvedere alla propria la-pide negli anni Venti del Quattrocento, quando eraancora in vita. Sulla parete sinistra, in posizione eleva-ta, si trova la cantoria in pietra del ����, voluta dallaCompagnia della Santissima Annunziata il cui obbli-go era quello di provvedere alla manutenzione dell’or-gano che ancora oggi si ammira nella splendida canto-ria lignea del secolo xvi. In controfacciata uno splen-dido altare del ���� voluto dalla famiglia Cappiardiracchiude un dipinto di un artista molto noto all’epo-ca, Francesco Conti, raffigurante ilTransito di sanGiu-seppe (����-����) caratterizzato da una sapiente mo-dulazione della luce e uno spiccato senso costruttivo del-la composizione.

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dellaPianta chiesa

1 PorticoPortico

2 Tempietto del Fonte BattesimaleTempietto of the Baptismal Font

3 Altare di San SebastianoAltar of Saint Sebastian

4 Altare di Maria Assunta in cieloAltar ofOur Lady of theAssumption

5 Altare dell’incoronazioneAltar of the Coronation

6 Abside di Leon Battista AlbertiApse by Leon Battista Alberti

7 Ingresso Museo di Arte SacraEntrancetotheMuseumofSacredArt

8 CantoriaChancel

9 Altare della Madonna del RosarioAltar of theMadonna of the Rosary

10 Altare dei Conti GangalandiAltar of the Gangalandi Counts

11 Altare di San GiuseppeAltar of Saint Joseph

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Visita alla chiesa

La visita alla chiesa di San Martino a Gangalandi co-mincia dal porticato antistante ad essa, sotto il qua-

le sono conservate alcune lapidi sepolcrali dedicate al-le vecchie famiglie nobiliari del paese. Si prosegue poiall’interno del complesso, partendo dal lato destro del-l’unica ampia navata che culmina nell’abside progetta-ta da Leon Battista Alberti.

Maria PiaZaccheddueSilvia Gigli

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La facciatadella chiesadi San Martinoa Gangalandi

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Portico antistante la chiesa�. manifattura toscanaLapide sepolcrale Vaccarisecolo xivmarmo scolpito; cm ��×��iscrizioni: s.(…) v/acchari//Questa lapide marmorea, la più an-tica tra quelle pervenuteci, presenta,scolpito al di sotto dell’epigrafe, lostemma della famiglia Vaccari. L’em-blema araldico raffigura, con una tec-nica piuttosto grossolana e schema-tica, una testa di toro. L’iscrizione,caratterizzata da un uso incerto e ir-regolare delle lettere gotiche, inseri-sce questo manufatto nell’ambito diuna produzione locale, risalente alxiv secolo.

�. manifattura toscanaLapide sepolcrale di Corso D’Aringosecolo xvpietra serena scolpita; cm ��×��iscrizioni: nell’epigrafe, a caratteri go-tici si legge:s.chorsodi.ri/ngho.gel-lio//.Questa lastra sepolcrale in pietracommemora Corso D’Aringo Gel-lio, genitore di quell’Aringo di Cor-so che per conto della Compagniadella Vergine Maria prese in affittola chiesa da Leon Battista Alberti ne-gli anni quaranta del Quattrocento.Lo stemma presenta l’immagine diun falcone entro uno scudo dalla cui

estremità inferiore si diramano duetralci vegetali.

�. manifattura toscanaLapide sepolcrale Guerrazzi��6� circapietra serena scolpita; cm ��×��iscrizioni: sotto lo stemma: s. loren-zo/ e andrea.di g/verazzo.��6�//.La lastra sepolcrale, commemorati-va di Andrea e Lorenzo membri del-la famiglia Guerrazzi, presenta scol-pito il loro stemma: un leone ram-pante entro uno scudo triangolarecon ai lati due rami di acanto. Al disotto dell’emblema, l’iscrizione recala data ��6�.

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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�. manifattura toscanaLapide sepolcrale Dandisecolo xvipietra serena scolpita; cm ��×��iscrizioni: sotto lo stemma il nomedandiQuesta lapide sepolcrale presenta alcentro lo stemma dei Dandi, costi-tuito da uno scudo decorato da ro-sette stilizzate e volute. In alto, incampo troncato in scaglione, il leo-ne rampante e in basso l’epigrafe inlettere capitali.

Interno della chiesaIngresso (a destra)�. manifattura fiorentinaAcquasantiera con stemma Serafinisecolo xvimarmo bianco scolpito; cm ��� (al-tezza)L’acquasantiera, frutto della com-mittenza della famiglia Serafini, ri-porta sull’orlo esterno della vasca duebassorilievi raffiguranti l’arme dellacasata: un serafino entro uno scudoabbellito lateralmente da nastri on-deggianti. Il bacino poggia su un fu-sto modanato a balaustra ed è carat-terizzato, sia nella parte superiore sia

��visita alla chiesa

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sul nodo a vaso, da ampie baccellatu-re. Questo tipo di decorazione, insie-me alla peculiare struttura del fusto,contribuisce a circoscrivere l’opera en-tro la prima metà del xvi secolo.

Parete destraTempietto del Battistero6. scultore fiorentinoFonte battesimale����marmo bianco scolpito; cm ��� (al-tezza), cm ��� (diametro); formellecm ����iscrizioni: sul bordo superiore dellavasca sopra le formelle, in caratterigotici: questo.fonte.anno./fac-

to.fare.gli.operai./della.compa-gnia.della. vergine.maria.an-no.m/ccccxxiii//.Come riporta l’iscrizione il fonte bat-tesimale fu commissionato dagli Ope-rai della Compagnia della VergineMaria. L’opera appare composta daun bacino di forma ottagonale pog-giante su un vasto piede rialzato. Leotto facce della vasca sono decorateda formelle polilobate che delimita-no bassorilievi raffiguranti: l’AgnusDei, SanGiacomo ilMaggiore, laVer-gine con il Bambino in braccio, SanMartino dona il mantello al povero, ilBattesimo di Cristo, San Michele Ar-cangelo e infine una croce a fogliamie una testa di putto al centro di una

�6il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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corona di foglie. Una banda di fiori aquattro petali, forse un tempo ornatia pastiglia di vetri multicolori, correlungo tutta la parte inferiore della va-sca. L’opera, pur presentando carat-teri stilistici ghibertiani, è da ascrive-re all’attività di un artista locale di ma-trice tardogotica. Nella formella conilBattesimo di Cristo, l’autore sembrariprendere pedissequamente lo stessosoggetto realizzato da Andrea Pisanonel ���� per la porta del Battistero.Sullo stesso gusto gotico sono im-prontate anche le altre formelle in cuii personaggi, in rigide pose frontali, sistagliano su fondali neutri.

�. bicci di lorenzo (Firenze ����-Arezzo ����) e bottegaSanMartino dona ilmantello al Pove-ro;Annunciazione;Cristo inmaestà traangeli musicanti; Quattro Evangelistie quattro Dottori della Chiesa.����affreschi; misure non riscontrateSinopie:Battesimo di Cristo e Presentazione alTempio o Ultima cena (?)

�. bernardo daddi(Firenze ���� ca. - ���� ca.)San Giovanni Battistadatato ���6tempera su tavola; cm ��×���Proprietà dello Stato Italiano; asse-gnato alla chiesa nel ���� dall’Uffi-

cio per le Belle ArtiLa preziosa tavola attribuita a Ber-nardo Daddi raffigura Giovanni Bat-tista con il vessillo del Cristo. Sullosfondo risplende l’oro, mentre untappeto di fiori anticipa il nuovo gu-sto del gotico internazionale. Si pre-sume una sua provenienza dalla chie-sa di Orsanmichele a Firenze.

��visita alla chiesa

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Il Tempietto del Battistero

Il crollo dell’unico ponte che univa le due sponde dell’Arno fra Signa eLastra, avvenuto nel 1278, fu foriero di una novità fondamentale perla chiesa di San Martino: il fonte battesimale. Ottenuto con privilegiospeciale dal cardinale Giovanni insignito del Titolo di San Teodoro, le-gato pontificio in Toscana, permise alla prioria di Gangalandi di af-francarsi dalla sudditanza nei confronti della pieve di SanGiovanni Bat-tista che mal sopportava le ribellioni della chiesa suffraganea. Va infattisottolineato che il fiume creava una frattura reale e considerevole fra ledue sponde, sia a livello civile sia a livello religioso, e l’insofferenza piùvolte mostrata dai parroci di San Martino fu motivo di minacce di sco-munica da parte dei pievani di Signa. Le dispute cessarono con la con-cessione del fonte battesimale a San Martino che poté, con maggior forzae autorità, continuare legittimamente ad aggregare attorno a sé i popo-li situati sulla riva sinistra dell’Arno. Il fonte era, nel contado, uno deiprivilegi più ambiti, e per questo riservati unicamente alle pievi che rac-coglievano sotto di sé chiese minori sulle quali esercitavano un rigido or-dinamento. Tuttavia in questo specifico caso SanMartino non ebbe il pri-vilegio di diventare pieve, e forse fu proprio ciò lo stimolo, il desiderio diuna rivalsa, che spinse, quasi due secoli dopo, il popolo di Gangalandi aderigere un Battistero degno di una chiesa metropolitana. Collocato sulladestra della navata centrale, appena si entra in chiesa, la struttura si im-pone per la corposa presenza e la ricchezza della decorazione a fresco. Co-stituita da una edicola a due campate, poggia su pilastri ottagonali do-tati di capitelli decorati con foglie di acanto. Le esili colonne sorreggonoil Tempietto con due volte a vela, mentre gli archi a tutto sesto sorreggo-no la parte alta della costruzione creando un effetto arioso, uno spazio chesi dilata con un ampio respiro verso l’alto. L’intera struttura, decorata da

il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

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affreschi, presenta sulla parete che poggia nella controfacciata la scenaprincipe della vita di SanMartino, vescovo di Tours, patrono della chie-sa e del borgo di Lastra, con laDivisione del mantello donato al poverodall’aspetto discinto ed emaciato. Il santo, fra il secolo XIV e il XV, era par-ticolarmente conosciuto, amato e diffuso iconograficamente per l’esempioche offriva ai fedeli con la condivisione dei propri beni. Nella parte infe-

visita alla chiesa��

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riore, inconsueta come disposizione, il pittore ha trattato il tema del-l’Annunciazione: la Vergine sulla sinistra e l’angelo a destra. La fan-ciulla tiene in mano un libro e osserva l’angelo mentre gli annuncia laparola di Dio alla quale Maria risponde con un semplice e incondizio-nato assenso. Un corteo di angeli musicanti avvolti in abiti dai vivaci co-lori adornano la parte del Tempietto rivolta all’abside. Le immagini ce-lesti, esili ed eteree sono intente a glorificare il Signore avvolto nella luceche emana dalla mandorla circondata da serafini e cherubini, secondo laVisione di Ezechiele. Il giovane volto del Cristo, come la posizione sedu-ta e il libro in mano con le lettere alfa e omega, propongono una icono-grafia legata alla visione religiosa, serena e devozionale della fine del se-colo XIV. Nello scomparto inferiore si ergono, fra i pennacchi, due santi,di cui uno non identificabile a causa delle abrasioni della materia pitto-rica, mentre l’altro indossa una dalmatica e stringe un libro nella manosinistra. L’altra santa è invece Apollonia con in mano le tenaglie (sim-bolo del martirio) con le quali le furono strappati i denti e un piatto percontenerli. La decorazione del Tempietto prosegue sulle vele della primacampata sulle quali sono raffigurati i quattroDottori della Chiesa: sant’A-

il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

In alto la scena con la Divisione del mantello e sotto, ai lati, l’Annunciazione

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gostino vescovo di Ippona, oggi in Algeria, papa san Gregorio Magno il-luminato dalla colomba dello Spirito Santo, sanGerolamo con il cappellocardinalizio e il vescovo sant’Ambrogio che, secondo alcune fonti, avevasostato aMalmantile lungo la via perMilano. Nella seconda campata so-no rappresentati gli Evangelisti Marco, Giovanni, Luca e Matteo. Unacornice decorata da riquadri a racemi fitomorfi con losanghe e teste di che-rubino entro figure esagonali sottolinea le membrature delle arcate.L’opera venne commissionata dagli Operai della Societas Beatae Virgi-nis Mariae Communis Gangalandi, intorno al 1433, a Bicci di Loren-zo e alla sua bottega, ricompensato con il pagamento di tre pezzi di ter-ra. Ma il pittore pensò bene di lasciare il lavoro inconcluso e di recarsi,nel mese di giugno del 1444, ad Arezzo apprestandosi alla cura delle pit-ture murali nella chiesa di San Francesco. Per questo fu costretto a pa-gare quindici lire l’anno di penale e l’affidamento del lavoro alla botte-ga. Nel saggio di Procacci del 1976, basato su documenti ritrovati al-l’Archivio di Stato di Firenze sotto il titolo Decimario ���6-����, gliinterventi degli allievi sono supportati anche dall’analisi stilistica che ri-scontra, soprattutto nei volti della Madonna e di alcuni angeli, inter-

visita alla chiesa��

Cristo in maestà tra angeli musicanti

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

La volta del tempietto: sopra i quattro Evangelisti e sotto i Dottori della Chiesa

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venti di mano del Maestro di Signa. Gli affreschi, coperti da una scial-batura, furono scoperti nel 1891 e restaurati secondo i canoni dell’epoca,ovvero con molte ridipinture. Nel 1982 un restauro diretto dalla dotto-ressa Caterina Proto Pisani ha recuperato l’opera nella sua funzionalitàdecorativa originale ed un’accurata indagine ha evidenziato la presenzadi due sinopie sulla parete della controfacciata facendoci supporre che vifosse un progetto decorativo anche per le pareti attualmente libere da ognipittura. La leggibilità di questi lacerti è alquanto difficoltosa e si presup-pone che rappresentino il Battesimo di Cristo, tema legato al Tempiet-to, e la Presentazione di Gesù al Tempio o, secondo altre interpreta-zioni, L’Ultima Cena, senza che per quest’ultima sia possibile spingercioltre.Al centro della loggia si erge il fonte battesimale in lastra di marmo, com-missionato nel 1423 dagli Operai della Compagnia della Vergine. Il fon-te è stato attribuito da Guido Carocci a Brunelleschi, mentre il Santellilo ritiene del Ghiberti, ma nessuna documentazione supporta tali ipote-si. Sulla base dell’indagine stilistica, il manufatto sembra invece opera diun artista collocabile nell’ambito ghibertiano come Michele da Firenzeo Niccolò Lamberti.

Maria Pia Zaccheddu

visita alla chiesa��

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

�. pietro salvestrini(Castello ����-�6��?)Le sante Apollonia, Maria Maddale-na, Caterina da Siena, Caterina d’A-lessandria e Margherita d’Antiochiainizi del secolo xviiolio su tavola; cm ��6×���Il dipinto ritrae al centro santa Ca-terina da Siena in abito monasticotra sant’Apollonia e Maddalena, Ca-terina d’Alessandria e Margheritad’Antiochia, ed è stato ritenuto damolti peculiare per lo sfarzo dei co-stumi e per questo avvicinabile alla

scuola del Bronzino. La tavola è sta-ta attribuita da Rosanna Proto Pisa-ni a Pietro Salvestrini da Castello, unartista particolarmente stimato daicontemporanei per le sue doti di ri-cercatore esegetico di grottesche nel-la Firenze dei primi decenni del Sei-cento. Si forma nella bottega del Poc-cetti (Firenze ����-�6��), ma la suamaniera sembra risentire dell’influs-so di altri grandi artisti, in particola-re di Alessandro Allori (Firenze���6-�6��), discepolo prediletto diAgnolo di Cosimo, meglio cono-

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visita alla chiesa��

sciuto come il Bronzino (Firenze����-����). Le cinque virtuose so-no disposte ordinatamente all’inter-no di uno spazio idealizzato, avulsedalla dimensione quotidiana e pla-smate dall’uso di una luce priva dicontrasti chiaroscurali che ne levigale forme riprendendo i canoni tipicidell’Allori. Un recente restauro hasvelato un ampliamento laterale del-la tavola, intervento probabilmenteoperato per adeguare il dipinto alledimensioni dell’altare, edificato po-steriormente alla data di realizzazio-ne della pittura. L’opera prima del-la risistemazione novecentesca era

coronata dal pannello raffigurante laDecollazione del Battista tra CarloBorromeo e Francesco da Paola, ope-ra di scuola fiorentina, ora espostonel Museo.

��. antonio del ceraiolo(attivo a Firenze agli inizi del xvi se-colo)Madonna con il Bambino tra san Lo-renzo e l’angelo custode����-����tempera su tavola; cm ���×���iscrizioni: l’angelo custode tiene inmano un cartiglio con la scritta: cu-stos familiaris

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La pala, suddivisa in tre scomparti,è unificata da una cornice presumi-bilmente del Settecento. Presenta al-cuni aspetti alquanto singolari nel-l’organizzazione spaziale con un evi-dente dislivello nello scenario pae-saggistico e un’incompletezza delpiedistallo su cui si erge la Vergine.Il Berenson aveva assegnato la pa-ternità dell’opera a Michele di Ri-dolfo del Ghirlandaio, mentre Fe-derico Zeri la ascrive ad un suo al-lievo: Antonio del Ceraiolo. In basealle notizie forniteci da Giorgio Va-sari, questo pittore, prima di stabi-lirsi presso Ridolfo del Ghirlandaio,aveva trascorso un lungo periodo nel-la bottega di Lorenzo di Credi. Il trit-tico raffigura al centro la Madonnacon Bambino, nello scomparto de-stro Santo Stefano, a sinistra l’Ange-lo custode. Per il dosaggio del chia-roscuro, che mette in evidenza i pro-fili monumentali dei personaggi, ilCeraiolo sembra aver attinto al re-pertorio di Lorenzo di Credi e delGhirlandaio, mentre per la sempli-cità della composizione e la rigorosasobrietà della linea si è ispirato a FraBartolomeo e a Mariotto Alberti-nelli. La peculiarità dell’iconografi-ca, dovuta alla presenza dell’angeloal posto della più consueta immagi-ne di un santo, fa pensare che si trat-ti di una pala votiva di carattere pri-vato.

��. manifattura fiorentinaPulpitosecolo xvipietra scolpita e in parte dorata; cm���×���×��iscrizioni: entro il sole raggiato: ihsIl pulpito è composto da cinquespecchiature, due laterali più picco-le e tre frontali di dimensioni mag-giori, delimitate da cornici modana-te. I tre riquadri sono ornati, a destra,da una croce dorata inserita entro unquadrilobo, al centro dal mono-gramma con il nome di Cristo e a si-

�6il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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nistra da una stella dorata. Quest’o-pera, per la linearità e la raffinatezzastilistica, appare molto affine al pul-pito, datato al ����, conservato nel-la limitrofa chiesa di Santo Stefanoa Calcinaia.

��. manifattura toscanaLapideseconda metà del secolo xxpietra serena; cm ���×��iscrizioni: questi. casati. anno.fondato la /compagnia dellavergine maria di san/ martino. a.gangalandi. il. casato. de dandide conti de gangalandi. /canci.dini. guerrazzi. bitossi. serafini./calvani. bachalari. cartoni. don-nini./ balderotti. vachai. bo-scherini. minghi./ cianchi. mari-nesi. sbraci. radini. papini./ fer-ranti. romboli. filippini. ristori.peschi./ dorandi. bernardi. van-tini. marmeggi. /churradi. raf-faello di salvadore f(u) battistad(i) francesco. e chi non È dedetti/casati non possa avere uf-fizzi//Questa lapide riporta nell’iscrizioneil nome delle trentasei famiglie delpopolo di Gangalandi fondatrici del-la compagnia laicale denominataCompagnia della Vergine Maria. Fucollocata probabilmente in occasio-ne della visita dell’Arcivescovo di Fi-renze Antonio Altoviti, avvenuta nel

��6�, o di quella di Alessandro de’Medici nel ����. L’attuale lapide èun rifacimento a memoria di una la-stra, presumibilmente, del secoloxiv, periodo di fondazione dellaCompagnia.

��. matteo rosselli(Firenze ����-�6��)Madonna leggente con i santi Fran-cesco d’Assisi, Martino, Bartolomeo,Carlo�6��olio su tela; cm �6�×���firmata: matteo rosselli/mdcxvLa pala d’altare raffigura nella partesuperiore la Vergine che legge sedu-ta su un manto di nuvole immersa inuna luce delimitata da piccoli e paf-futi volti di cherubini. Ai lati due an-geli reggicortina scostano un drap-po rosso che rivela ai quattro santi laceleste apparizione.La tela, pur essendo firmata e data-ta, non appare all’altezza della ma-no di Matteo Rosselli, esponente si-gnificativo del tardo manierismo fio-rentino. Questo pittore iniziò il suoapprendistato all’età di nove anninella bottega di Gregorio Pagani, alquale rimase legato sino alla mortedel maestro avvenuta nel �6��. Lacomposizione, equilibrata e unita-ria, pur non discostandosi dalla se-verità tipica dell’impianto toscano,risulta temprata da una gamma cro-

��visita alla chiesa

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

matica più ricca e calda acquisita inseguito ad un probabile soggiornoveneziano, tra il �6�� e il �6��. Lostile del Rosselli risente dell’in-fluenza di importanti personalità ar-tistiche quali Andrea del Sarto neidue putti reggicortina. Questa con-

taminazione è comprensibile se sipensa come il giovane Matteo, du-rante il periodo della sua formazio-ne, la domenica e i giorni festivi, fos-se solito recarsi al chiostro dello Scal-zo per copiare gli affreschi del mae-stro.

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visita alla chiesa��

Abside

��. manifattura toscanaAltare maggioredatato ��66pietra; cm ���×���×���iscrizioni:an.m.ccclxvi.questo.alta-re.fecie/simone.dichino.perrime-dio delanima.sua./e de suoi. mortiQuesto genere di altare, non moltofrequente nel territorio, trae ispira-zione dai prototipi paleocristiani.Appartiene a quella categoria di ta-vola liturgica denominata “a blocco”perché presenta la forma di un ro-busto parallelepipedo costituito dagrandi conci lapidei. La sovrastantemensa presenta una cornice moda-nata, ornata da dentellature. L’es-

senzialità volumetrica, la chiarezzaregolare nella partizione della super-ficie e l’assoluta assenza di elementidecorativi, con la sola croce centra-le al di sotto dell’iscrizione dai ca-ratteri gotici, ne costituiscono la pe-culiarità.

��. ambito dibacciodamontelupoCrocifissoinizi del secolo xvilegno intagliato e dipinto; cm �� (al-tezza)iscrizioni: nel cartiglio sono dipintele lettere i.n.r.i.La scultura ha sostituito un Croci-fisso ligneo, di grandi dimensioni,attribuito a Baccio da Montelupo eora custodito nella chiesa di Sant’An-

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

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visita alla chiesa��

na al Ponte a Signa. Anche il Cristodi Gangalandi sembra essere statocreato nella stessa cerchia di Baccio.La figura del Redentore, lavorata atutto tondo, si presenta con i piedisovrapposti e una leggera torsionedelle gambe e del busto verso destra.La resa anatomica della muscolatu-ra appare ben delineata sia negli ar-ti inferiori, sia nelle braccia divari-cate che nel torace. Il volto non è al-terato da espressioni strazianti di do-lore ma, al contrario, rivela una com-posta serenità che dona alla fisiono-mia un’armoniosa bellezza.

�6. manifattura toscanaTabernacoloseconda metà del secolo xx

pietra scolpita, legno intagliato; cm6����

Parete settentrionale (sinistra)��. manifattura fiorentinaCantoria lapidea e mostra d’organo����pietra forte scolpita, legno intagliato,dorato e dipinto; cm 6��×���×���iscrizioni: nelle due lapidi sotto laCantoria si legge: avendo laco(m)pag(ni)a d(el)la nu(ntia)tafat(t)o q(uest)o org(a)no al(a)ude de dio s(i) ob(li)gava a te-nerlo a sue spese sonante/ / a di xd’ott(o)b(re) mdlxxxviii t(em)p(or)e pr(i)oris fra(ncis)ci de lisiisLa balconata della cantoria risulta

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��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

suddivisa, nella parte frontale, inquattro specchiature modanate, de-limitate da cinque paraste in rilievo.Altrettante mensole, terminanti conun elemento decorativo a forma digoccia, fungono da sostegno a que-sta misurata struttura, tipicamentetardocinquecentesca.La mostra dell’organo è decorata nel-le paraste da fregi a candelabra, men-tre, sui capitelli e nell’architrave, dateste di cherubino e plastici festoni amotivi vegetali.

��. scuola fiorentinaSan Cristoforoseconda metà del secolo xivaffresco staccato; cm �6� ca.×���

L’affresco si trovava in origine sullaparete accanto alla porta d’ingressodella chiesa. Nel Medioevo era pras-si comune decorare le facciate dellechiese, situate vicino a fiumi o stra-de, con l’immagine di Cristoforo, ilsanto protettore dei viandanti. L’o-pera è delimitata da una cornice for-mata da rosette inscritte entro rom-bi e l’immagine del santo, secondol’iconografia tradizionale, traghettasulle spalle il piccolo Gesù. L’atto-nita espressione del volto, la rigoro-sa frontalità delle figure e un gene-rale gusto arcaicizzante denotanoche l’anonimo artista ha risentitodell’influenza della pittura dell’Or-cagna.

��. scuola fiorentinaEpisodi della vita di san Donninosettimo decennio del secolo xivaffresco; cm ���×���L’opera è il frammento di un am-pio ciclo pittorico. Nella parte su-periore della pittura corre un fregioa girali fitomorfi delimitante unacornice dentellata interrotta da unaformella a losanghe. La porzione diaffresco pervenutaci illustra con tut-ta probabilità due episodi della vitadi san Donnino: nel riquadro di de-stra è raffigurato un giovane aggre-dito da un cane che si riferisce all’e-pisodio della guarigione dell’i-drofobo; nella seconda scena una fi-

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gura in ginocchio rimanda al mo-mento del martirio del Santo mor-to per decapitazione. Inizialmentequeste scene erano state ascritte adambito pisano, nella cerchia di Buf-falmacco, per le analogie con gli af-freschi della cappella Spini nella Ba-dia a Settimo. Successivamente èstato fatto il nome del Maestro diBarberino che aveva lavorato ac-canto a Spinello Aretino e PietroNelli nell’Oratorio di Santa Cateri-na a Bagno a Ripoli. Le scene con gliepisodi della vita di san Donninosono caratterizzate da un’accurata

resa realistica, come attestano la de-finizione della barba dei cavalieri,gli elementi architettonici e i detta-gli nelle vesti dei personaggi chesembrano richiamarsi alla correntenaturalistica di stampo nordico im-portata in Toscana da Giovanni daMilano e da Dalmasio.

��. domenico cresti (o crespi)detto il passignano(Firenze ����-�6��)Annunciazione�6�� ca.olio su tela; cm ���×���dall’oratorio della Compagnia dellaSS. AnnunziataLa tela rappresenta il momento incui il messaggero divino annuncia al-la Vergine la nascita del Redentore.L’opera è stata attribuita a Domeni-co Cresti detto il Passignano. Que-st’ultimo fu pittore di grande famasia in Toscana sia a Roma. Aveva ini-ziato il suo apprendistato lavorandocon due maestri della cerchia vasa-riana: Girolamo Macchietti e Gio-vanni Battista Nandini. L’artista cheperò influenzò maggiormente la suaprima formazione fu Federico Zuc-cari, giunto a Firenze nel ���� percompletare la decorazione della cu-pola di Santa Maria del Fiore. La par-te superiore del dipinto è occupata dauna gloria di putti assisi su soffici nu-bi e da cherubini. La colomba dello

��visita alla chiesa

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

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visita alla chiesa��

Spirito Santo, pervasa da una caldae pastosa luce dorata, riflette uno sti-le morbido e atmosferico di deriva-zione veneziana. I due protagonistiin primo piano, sulla scia di una pre-dilezione per una composizione chia-ra e semplice, sono collocati entroun ambiente spoglio ed essenziale.L’immediatezza della narrazione,unita ad una certa sensibilità nell’af-frontare gli aspetti più spirituali del-la fede, rispondeva ai principi soste-nuti dalla Controriforma.

��. bottega di lorenzo ghibertiLastra sepolcrale di Agnolo Pandolfinidatata ����marmo bianco di Carrara, venato digrigio e scolpito; cm ��×���La lastra tombale in marmo biancorappresenta il defunto, disteso su unacoperta di broccato, vestito di luccoe con berretto priorale in testa. Il ca-po poggia su un cuscino finementeinciso. Ai lati dell’estinto, all’altezzadelle spalle, sono ancora leggibili iprofili di due stemmi le cui figurearaldiche, a causa dell’abrasione, nonsono decifrabili. Diverse fonti, bio-grafiche e documentarie, identifica-no il defunto nell’umanista AgnoloPandolfini (����-���6). L’arteficedella lastra sepolcrale si è ispirato al-lo stile di Lorenzo Ghiberti rappre-sentando il defunto in una posa na-turalistica.

Controfacciata

��. francesco conti(Firenze �6��-��6�)Transito di San Giuseppe����olio su tela; cm ���×���La pala, che narra il drammaticoevento della morte di san Giuseppe,è organizzata su diversi livelli spa-ziali. In primo piano si erge la figu-ra del Cristo benedicente seguito asinistra da due paffuti angioletti unodei quali raffigurato nell’atto di in-

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dicare il morente. In secondo pianoè collocata la Vergine seduta accan-to al letto con le mani congiunte sulgrembo e accanto la scarna figura disan Giuseppe morente assistito da-gli angeli. Nella parte superiore,l’immagine di Dio Padre. Il dipin-to è stato attribuito da Silvia Melo-ni Trkulja a Francesco Conti, pit-tore fiorentino, che aveva iniziatol’apprendistato nella cerchia di Si-mone Pignoni per poi maturare lasua formazione a Roma come allie-

vo di Giovanni Maria Morandi eCarlo Maratta. La successiva in-fluenza di Sebastiano Ricci lo portòad abbandonare il classicismo ro-mano e a sviluppare una raffinatatecnica del colore, imperniata su unaricca gamma cromatica e un’atten-ta modulazione della luce. Le sueopere, contraddistinte da colori lu-centi e vivaci ed intensi effetti chia-roscurali, attestano la marcata venaluministica di questo brillante e fe-condo artista toscano.

�6il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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Visita al Museo

San Martino a Gangalandi fu, nel ���6, il primoMuseo di Arte Sacra costituito sul territorio fio-

rentino in sinergica collaborazione con gli organi del-lo Stato, delle autorità ecclesiastiche e dell’Ente Cassadi Risparmio di Firenze che ne finanziò il progetto. Illocale, attiguo alla chiesa, è addossato all’imponentecampanile ed era la sede degli Operai della Societas Bea-tae VirginisMariae Communis Gangalandi, fondata nelxiii o inizi del xiv secolo, in seguito all’intensa attivitàriformatrice avviata a Firenze da San Pietro Martire(Verona ���� - Seveso ����) dell’Ordine Domenica-no, strenuo difensore della religione cattolica control’eresia catara, che durante la sua permanenza a Firen-ze, nel Convento di Santa Maria Novella nel ����,fondò, primo esempio, quella che oggi è la VenerabileArciconfraternita della Misericordia di Firenze. Gli am-bienti sono stati riadattati in base alle nuove esigenzeespositive e raccolgono, nei due piani, opere pertinen-ti sia della chiesa di San Martino sia delle chiese suf-fraganee.

Piano terrenoFra le opere più pregevoli, esposte nella sala al pian ter-reno del piccolo museo, si annovera il dipinto di Lo-renzo Monaco raffigurante laMadonna dell’Umiltà delprimo decennio del Quattrocento. Accanto è colloca-to un trittico attribuito a Lorenzo di Bicci (doc. Firen-

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Maria PiaZaccheddueSilvia Gigli

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ze ����-����) e al figlio Bicci di Lorenzo (Firenze ����- Arezzo ����), artisti di primo piano nella Firenze delprimo decennio del Rinascimento.Oltremodo significativa è la Madonna con il Bambinodi Jacopo del Sellaio, tavola restaurata di recente (����),con la realistica ambientazione rinascimentale costrui-ta dai dettagli d’interno.

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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Parete destra

�. jacopo del sellaio(Firenze ���� ca.-����)Madonna con il Bambino���� ca.olio su tavola; cm ��×���iscrizioni: ave gratia plena domi-nusdalla chiesa di San Martino a Gan-galandiJacopo di Arcangelo, detto Jacopodel Sellaio dal mestiere paterno, è ri-cordato dal Vasari come allievo di Fi-lippo Lippi. Successivamente, Jaco-po fu suggestionato dall’opera delVerrocchio, del coetaneo Botticelli,anche lui a bottega dal Lippi, e daDomenico del Ghirlandaio. Non ètuttavia da escludersi che la breve per-manenza di Piero della Francesca, aFirenze per la prima volta nel ����,abbia influito sul pacato equilibriodelle sue composizioni e sulla geo-metrica costruzione dei volti soavidelle Madonne. Dopo la morte di Fi-lippo Lippi, avvenuta nel ��6�, Ja-copo inizia una stretta collaborazio-ne con Botticelli, con cui condivideopere importanti come la serie diNa-stagio degli Onesti, scene ispirate allenovelle del Decamerone di Boccac-cio, oggi al Prado di Madrid e nellacollezione Watney di Londra. La fre-quentazione con l’opera di Bartolo-meo di Giovanni è ritenuta, invece,

la ragione degli influssi subiti da Ja-copo da parte di Domenico Ghir-landaio, altro importante esponentenel panorama artistico fiorentino delRinascimento. La tavola conservatanel Museo Diocesano di San Marti-no a Gangalandi rappresenta, nellaparte centrale, la Madonna con ilBambino in braccio. La dimensionedomestica è sottolineata nella descri-zione dell’ambiente: una stanza, unafinestra alle spalle della madre e del

��visita al museo

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figlio, dei fiori dentro un vaso a zaf-fera collocati al di sopra di una ma-dia. Il contesto è strettamente legatoa quella ricerca del reale che tanto ap-passionò i pittori rinascimentali iquali si avvicinavano al divino attra-verso la rappresentazione del quoti-diano e la cura dei dettagli facendo-ne un elemento fondamentale dellanuova arte. Quella medesima realtàche porta all’affettuoso gesto del Fan-ciullo nei confronti della Madre, sen-tita come genitrice e non più qualeieratica immagine sacra. In questo ca-so è significativo notare come que-st’opera sia una delle più intime e de-licate create da Jacopo. Realizzata frala fine del settimo decennio e l’iniziodell’ottavo, è indubbiamente ispira-ta alla Madonna di Filippo Lippiconservata nel Palazzo Medici Ric-cardi di Firenze. La Vergine Maria,infatti, presentata a mezzo busto, hain braccio il braccio il Bambino Ge-sù, ed entrambi sono incorniciati dalvano in pietra di una finestra. La se-renità compositiva e l’astrazione for-male del volto della Vergine riporta-no ad una ricerca geometrica, chiarae lucida che isola la Madre astraen-dola in un mondo a sé nel quale l’u-nico pensiero è l’amore per il Figlio.La composizione si apre invece all’e-sterno attraverso lo sguardo limpidoe vivace del Bambino che si rivolgeallo spettatore coinvolgendolo in

questo sottile gioco di rimandi. Latavola è storicamente da afferirsi al-la chiesa di San Martino per la pre-senza, nella cornice originale a de-stra, dell’arme dei Gangalandi, e inparticolare in occasione di un matri-monio per la presenza a sinistra diun’arme Davanzati o Ricciattani oRiccialbani, famiglie con le quali ilcasato si era imparentato. Nella par-te inferiore della cornice, fra i due

6�il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

Filippo Lippi, Madonna col Bambino(particolare) Firenze, Palazzo MediciRiccardi

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blasoni, si legge la scritta: «Ave Gra-tia Plena Dominus», mentre la strut-tura architettonica della stessa è ar-ricchita da due lesene dorate e sca-nalate sormontate da capitelli corin-zi che sostengono un architrave condipinti girali e foglie d’acanto dora-te. Sulla lunetta centinata è rappre-sentata l’immagine di Dio Padre be-nedicente, avvolto in un rosso abito,con un libro su cui sono incise le let-tere Alfa e Omega. Sullo sfondo uncielo mattutino inondato dal chia-rore dell’aurora tinge di un delicatorosa le nuvole, mentre nella parte su-periore il cielo è avvolto nel blu piùprofondo della notte che si ritrae al-l’avanzare della luce. Questi dettaglifanno pensare ad una destinazionedomestica del manufatto, perché so-lo una visione ravvicinata ne consenteuna piena godibilità e l’ancona de-vozionale da conservare nell’abita-zione era una consuetudine diffusanelle famiglie più facoltose fino allaprima metà del secolo scorso. L’ope-ra è stata recentemente restaurata dal-lo Stato permettendo il recupero dialcuni dettagli originali. È, infatti,riemersa nella sua integrità la parastacollocata alla sinistra della Madonnapermettendo il recupero di quella se-verità che compare nelle opere delmaestro. Il restauro ha inoltre per-messo la conoscenza della tecnica co-struttiva del pittore come l’uso del-

l’abbassare il candore dell’imprimi-tura con l’utilizzo della lacca di Ga-ranza che smorza lo splendore dei co-lori e tornisce le parti in aggetto del-le carni portando al massimo il vo-lume. Su questa base il pittore sten-deva delle velature che nelle parti de-gli incarnati sono andate quasi com-pletamente perdute ad esclusionedelle guance cinabro del Bambino epochi lacerti sulle mani affusolate del-la giovane Madre. Mani descritte conla massima cura nel disegno, nel va-lore plastico, nei dettagli dei monili.L’opera, inoltre, presenta, ad una vi-sione accurata, molti particolari untempo impreziositi dall’oro come lepunzonature che si notano sull’abi-to del bambino, sul bordo delle ma-niche dell’abito della Madonna conun fiore in evidenza e lettere dalla for-ma cufica. Anche sul polso del Fan-ciullo si notano i segni di antiche do-rature che creavano un raccordo conle oblique pennellate di un delicatocolor rosa le quali avevano l’intentodi evidenziare la veste trasparente, aldi sotto dell’abito di lino, del Bam-bino. Poco è rimasto anche delle au-reole, sulle quali alcune tracce ri-mandano ad una punzonatura ele-gante e magistrale. Sulla sinistra del-la composizione compare lo scorciodi una finestra con il dettaglio del ci-presso, pianta tipica del paesaggio to-scano, e delle azzurre e degradanti

6�visita al museo

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi6�

rocce che rimandano, per il sottile ta-glio della finestra, alla Madonna diTarquinia di Filippo Lippi. La pri-ma attribuzione a Jacopo del Sellaiofu fatta da Berenson nel ���� e nonè mai stata messa in discussione dal-la critica successiva. In questa operasono evidenti le influenze di FilippoLippi nell’uso della linea incisiva dicontorno e nel forte plasticismo do-sato dalla luce che colpisce le parti inaggetto della figura umana. Il ri-mando a Filippo si stempera, dopo lamorte del maestro avvenuta nel��6�, attraverso la collaborazione di-retta con Botticelli e l’uso di una lu-ce che invade, l’intera composizione,mentre di Domenico Ghirlandaiocoglie l’esposizione dettagliata e rea-listica dell’ambiente.

Parete frontale

�. bottega fiorentina(parte centrale)artigianato fiorentino(cimasa e base)Reliquiario multiplo (serie di due)metà del secolo xvii/���6ebano, pioppo, legno intagliato e do-rato, bronzo dorato e ceroplastica;cm ���×��iscrizioni: intorno al bassorilievo conl’immagine di Cristo alla colonna siintravedono queste lettere: piu … vpon. max. av …

dalla cappella di Palazzo PittiSi tratta di due reliquiari “ad osten-sorio” di buona qualità che presen-tano una divergenza cronologica trala cimasa, il fusto e la struttura cen-trale.I primi due elementi furono com-missionati dal proposto don MarcoRomoli nel ���6, mentre la parte con-tenenti le reliquie è del Seicento. Leteche centrali in ceroplastica conten-gono due bassorilievi con, in uno ilCristo alla colonna con i simboli del-la passione e due angeli reggi fiacco-

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visita al museo6�

la, l’altro la Veronica che esibisce laSindone. Tutt’intorno delle piccoleteche contengono le reliquie di santiche formano due cornici ottagonalicircondate da un bordo in ebano.Interessante è la provenienza di que-sti oggetti, come si riscontra da undocumento dell’Archivio parroc-chiale, in cui si menziona uno spogliodi reliquie compiuto a Palazzo Pittinel ����, alcune delle quali donate al-l’arcivescovo Martini affinché le di-stribuisse alle chiese della Diocesi.

Parete nord�. lorenzo monaco(Firenze ���� ca. - ����-����)����-���� ca.Madonna dell’Umiltàtempera su tavola; cm ��×��dalla chiesa di San Romolo a SettimoDon Lorenzo, al secolo Piero, fioren-tino di nascita e di formazione, entrònovizio nel Convento camaldolese diSanta Maria degli Angeli, il �� di-cembre del ����. Nel ���� era iscrit-to all’arte dei pittori con il nome lai-co di Piero di Giovanni e risultava abi-tante a San Bartolo al Corso.L’eccezionalità di risiedere fuori dal-le mura del convento si presume siadovuta ad una dispensa speciale ot-tenuta in considerazione della famadi cui il pittore godeva in quel primoscorcio del nuovo secolo. Il percorso

artistico del pittore parte dalla rivisi-tazione di Giotto, sensibile all’am-piezza volumetrica dei corpi e deglispazi, e dal colore di Spinello Areti-no e Agnolo Gaddi, intrisi di baglio-ri e di vibrazioni luministiche. For-ma e colore si affinarono ulterior-mente con l’arrivo a Firenze delloStarnina che dalla Spagna diffuse ilgotico internazionale, mentre dall’o-pera del Ghiberti, impegnato nei la-vori della Porta del Paradiso nel Bat-tistero, Lorenzo impostò quelle mo-difiche formali che lo porteranno ver-so un’arte conscia dello spazio pro-spettico sviluppando una sinergia frala linea sinuosa, il colore saturo e l’o-ro splendente. È il secolo degli abitisfarzosi e degli sfondi esuberanti dibroccati e di tappeti orientali, di rap-presentazioni “cortesi” che in Loren-zo sono sempre e comunque conno-tate da un’intensa vena devozionale.In questo clima si sviluppa il dipintodel Museo Diocesano di Gangalan-di, laMadonna dell’Umiltà, soggettoche fa parte di quelle opere che si dif-fusero alla fine del secolo xiv princi-palmente in Toscana e nel Veneto.Lorenzo, intriso o ligio al dovere im-postogli dall’abito ecclesiastico, esulada quella connotazione laica, sofisti-cata e cortigiana, tipica del gotico in-ternazionale, evitando troppo prezio-se descrizioni analitiche di ambientiricchi di dettagli floreali che avrebbe-

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6�il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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ro potuto distrarre il fedele dalla con-templazione del divino. Qui il pitto-re rispetta in pieno il sintetico vigorecostruttivo tipico dell’arte toscana, ri-tenendo più consono attenersi all’i-conografia del secolo passato, comenellaMadonna dell’Orcagna del Na-tional Gallery of Art di Washingtondel ���� o nellaMadonna della chie-sa di santa Maria a Panzano, dove unanonimo pittore fiorentino, trattan-do il medesimo soggetto, colloca laMadre entro uno spazio prospettica-mente delimitato, seduta su un cu-scino sistemato su un pavimento discuro marmo con alle spalle un sofi-sticato drappo rosso a coprire, par-zialmente, uno sfondo dorato. Am-bientazione che riscontriamo anchenella Madonna di Gangalandi nellaraffinatezza complessiva che si rivelanell’abito violaceo della Madonna ar-ricchito da piccole rose d’oro, nel-l’aureola dalla punzonatura raffinatae nel contrasto fra la delicatezza delpiccolo volto e la massa imponentedel corpo della Madonna avvolto inun manto lapislazzuli che espande unpotere suggestivo su tutta l’opera. Unpotere che si irraggia dal luminosoabito di Gesù dal quale si sottolineal’andamento sinuoso del corpo delBambino, mentre la postura del suobraccio, al di sopra del collo della Ma-dre, denota una familiarità e un’inti-mità colloquiale che va oltre la serietà

dei loro sguardi rivolti al fedele. Lo-renzo si mostrò sensibile a questo sog-getto che trattò anche nella Madon-na della Collegiata di Empoli, operacon la quale condivide i tratti del vol-to e la monumentale postura del cor-po e per la quale si è proposta la dataal primo lustro del Quattrocento. LedueMadonne condividono la mede-sima spazialità, anche se la linea, nel-laMadonna di Gangalandi, si è fattasinuosa nell’andamento calligrafico

6�visita al museo

Lorenzo Monaco, Madonna dell’Umiltà(particolare) Empoli, Museo dellaCollegiata di Sant’Andrea

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi66

del Bambino, nel manto bordato dioro, nell’inclinazione del capo dellaMadre che ci indicano una datazionefra il ���� e il ����. Fu questo il pe-riodo nel quale il pittore si rivolse alpiccolo formato allorché meglio po-teva esprimere armonia, eleganza equell’intima familiarità che ritrovia-mo anche nella “Madonna Beren-son”, dove l’intera composizione sianima di un tono mite, ritroso, dol-ce fino alla malinconia e si avvolge dielementi simbolici, quali le vesti ros-se di Gesù e della Vergine che sotto-lineano l’umanità della missione ter-rena del figlio di Dio: il legame delVerbo con la sofferenza umana.Secondo il Freuler questa iconografianacque a Siena nel secolo xiv e giun-se a Firenze tramite don Silvestro deiGherarducci, monaco nel conventodi Santa Maria degli Angeli. La dol-cezza del soggetto si diffuse facilmen-te intorno all’ottavo decennio del se-colo xiv e fu ripresa anche dall’Orca-gna nella Madonna dell’Umiltà dellaNational Gallery of Art di Washing-ton, dove tuttavia compaiono gli ar-caismi degli angeli collocati lateral-mente alla scena centrale, e nel dipin-to dello Starnina con laMadonna nelMuseoDiocesanodiMilanodel����.Storicamente l’opera si trovava nellachiesa di San Romolo a Settimo dovesi presume facesse parte del corredoprivato del rettore Leonardo di Nic-

colòArdinghelli,membrodiquella fa-miglia che,nel����-����,avevacom-missionato a Lorenzo Monaco la ta-vola, oggi dispersa fra vari musei, del-la chiesa di Santa Maria del Carmine.Nel ��6� fu deciso, per motivi di si-curezza, il trasferimento del dipintonella chiesa di San Martino a Gan-galandi e la successiva collocazionenel Museo, dove ben rappresenta ilgusto gotico imperante a Firenze acavallo fra Tre e Quattrocento.

�. bicci di lorenzo(Firenze ���� - Arezzo ����)LaVergine Assunta dà la cintola a sanTommaso, tra i santi Nicola di Bari,Andrea, Giovanni Battista e Antonioabate���� ca.tempera su tavola; cm ���×��iscrizioni: sul cartiglio tenuto da SanGiovanni Battista: ecce agnus deidalla chiesa di Santa Maria a Casta-gnoloIl polittico risultava smembrato nel-le sue parti, almeno sino al restauro del����, a seguito del quale i due pan-nelli laterali vennero ricongiunti conla parte centrale mediante la vigentecornice cuspidata del Novecento. Nelmezzo è rappresentata Maria sorret-ta da angeli, che porge la cintola a sanTommaso genuflesso in primo pianodi fronte a lei. Nello scomparto a si-nistra troviamo SanNicola di Bari in

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piviale rosso finemente decorato conlumeggiature e aurei fiori, facilmen-te identificabile grazie anche alle sfe-re d’oro collocate ai suoi piedi eSant’Andrea coperto da un ampiomantello verde. A destra sono rap-presentati SanGiovanni Battista conil simbolo della croce e Sant’Antonioabate con il libro e il bastone. La ta-vola per alcune sue caratteristiche,quali la ricchezza delle punzonaturea motivo vegeto-floreali, le aureoledella Vergine e dei santi e la perita re-

sa cromatica, è stata considerata unprodotto della bottega familiare fa-cente capo a Lorenzo di Bicci (Fi-renze ���� ca.-����). Inizialmenteil polittico era stato ascritto a Loren-zo con la collaborazione del figlio Bic-ci ma, di recente, alcuni critici han-no ritenuto più adeguato attribuirloal solo erede per l’attenzione riscon-trata nell’organizzazione spaziale.Comunque la tavola si inserisce nel-l’ambito della corrente del gotico in-ternazionale e risente dell’influenza

visita al museo6�

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di pittori quali Lorenzo Monaco eGentile da Fabriano.

�. manifattura toscanaBanconeSecolo xviiilegno intagliato e dipinto;cm ��������dalla chiesa di San Martino a Ganga-landi

Il bancone si presenta come un so-brio prodotto artigianale di una of-ficina locale, concepito per rispon-dere più ad esigenze pratiche cheestetiche.

6. Ambito di lorenzo monacoAngelo annunziante e Vergine An-nunziatafine del secolo xiv-inizi del secolo xv

6�il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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tempera su tavola; cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiLe due tavolette, centinate ad arcoacuto, costituiscono probabilmen-te le cuspidi di uno scomposto po-littico andato perduto. Entro le vol-te, evidenziate da una serie di ar-chetti polilobati e sorrette da sotti-li colonnine tortili, campeggiano sufondo oro l’esile profilo di Gabrie-le e della Vergine. In principio, que-sti due dipinti vennero attribuiti daGuido Carocci alla cerchia di Agno-lo Gaddi, poi il Berenson li assegnòa Lorenzo Monaco. Ultimamente,dopo il restauro del ����, si è op-tato per ritenerli frutto dell’attivitàdi uno di quei pittori miniatori gra-vitanti nella sfera di Lorenzo Mo-naco.A sostegno di questa ipotesi sono daevidenziare la raffinatezza cromati-ca e l’eleganza delle linee, prive diorpelli, che disegnano immaginipermeate da un profondo mistici-smo.

�. bottega fiorentinaCroce astilesecolo xvrame dorato e argentato; bronzo do-rato; cm ����dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

�. manifattura toscanaResidenzasecolo xviiilegno intagliato e dipinto; cm ���(altezza)Puttolegno, foglia dorata; nuvole in ar-gento; cm 6� (altezza)

�. bottega fiorentinaOstensorio����

6�visita al museo

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��

argento sbalzato; cm �� (altezza)iscrizioni: sul nodo si legge: josephboretti curio ded. o.m. a.n. ����dalla chiesa di Santo Stefano a Cal-cinaiapunzoni: il Leone sedente su di una«F» in un ovale certifica la qualitàdell’argentoL’ostensorio si presenta come il frut-to della combinazione di elementistilisticamente dissimili, che ne fan-no un tipico prodotto del xix seco-lo, ispirato da un’evidente propen-sione per la varietà.La teca circolare appare incornicia-ta da un orlo di pietre dure e da unacorona di nuvole e teste di cherubi-ni sbalzate, che poggia sulla raggie-ra. Il tutto è sostenuto da un ange-

lo gravitante su un nodo compostodi piccole foglie disposte ordinata-mente. La base sagomata presentaun piccolo bassorilievo con il moti-vo del pellicano che sacrifica la pro-pria vita per i suoi piccoli ed è ret-ta da peducci decorati con teste diariete.

��. pittore fiorentinoDecollazione del Battista tra i santiFrancesco da Paola e Carlo Borromeo�6�� ca.olio su tavola; cm ��×���dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIl dipinto presenta un’impostazionearcaica sia nella composizione a trit-tico sia nell’impaginazione della sce-

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visita al museo��

na centrale con la decollazione delBattista: l’elaborazione, limpida neipochi personaggi, e l’essenzialità del-l’ambientazione ne connotano condeterminazione ogni significativodettaglio. La disposizione teatraledella scena richiama alla mente il Ca-

ravaggio, ma il manierismo che ca-ratterizza ogni personaggio fa pen-sare a Fabrizio Boschi e a Filippo Pa-ladini. In modo particolare lo stiledi quest’ultimo si ricollega alla De-collazione del Battista nella chiesa diSan Jacopo in Campo Corbolini.

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��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

Primo piano

Al piano superiore sono conservati oggetti sacri diuso liturgico, beni non più in uso per la loro pre-

ziosità e delicatezza, per lo più opere di manifattura to-scana caratterizzate da un elevato livello qualitativo.In particolare lungo la parete esterna sono collocate dueimponenti tele attribuite a Matteo Confortini, padredel più famoso Jacopo, che fino al ���� adornavano glialtari laterali dell’abside di Leon Battista Alberti.

Maria PiaZaccheddueSilvia Gigli

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visita al museo��

Da sinistra

��. matteo confortini (?)(attivo nella seconda metà del seco-lo xvi)Nativitàultimo quarto del secolo xviolio su tela; cm ���×���

dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiL’autore della tela mostra di averadottato, per la rappresentazione del-la nascita del Redentore, un registroiconografico consueto: il Bambino inprimo piano coricato su un giacigliodi fieno e pervaso da una chiara luce

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divina che illumina i volti dei perso-naggi raccolti intorno a Lui. In par-ticolar modo ne risulta evidenziata lafigura della Madre adorante, mentresan Giuseppe, seduto nella penom-bra, pare assorto in recondite rifles-sioni. Alcuni pastori assistono affa-scinati al celeste spettacolo, altri sul-la destra, davanti alla mangiatoia,sembrano discorrere con ogni pro-babilità sul lieto evento. Nello sfon-do, sulla sinistra, è riconoscibile, indimensioni molto ridotte, un altroavvenimento: l’annuncio ai pastori.L’opera, ricca di personaggi indivi-dualizzati da una particolare defini-zione dei volti, si inserisce, anche co-me struttura compositiva, all’inter-no della cultura tardomanieristica.Sulla base di alcuni documenti que-sta pala, insieme al suo pendant conl’Adorazione dei Magi, può essereidentificata con una delle due ricor-date nella visita pastorale del ����, einserite negli altari fatti erigere nel��6� da Giovanni Maria Cecchi ededicati alla Natività e all’Epifania.Nonostante l’iscrizione sull’antica te-la di foderatura assegnasse le due ope-re a Jacopo Confortini, in realtà, siaper ragioni stilistiche che cronologi-che (questo pittore era nato nel�6��), sembrerebbe più ragionevoleattribuirle al capostipite di questa fa-miglia di artisti, ovvero Matteo (doc.a Firenze fra il ���� e il �6��). Di

questa figura artistica, purtroppo an-cora poco conosciuta, si è ipotizzatoche si fosse formato nelle botteghefiorentine.

��. matteo confortini (?)(attivo nella seconda metàdel secolo xvi)Adorazione dei Magiseconda metà del secolo xviolio su tela, cm ���×���dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiCome nella Natività, anche quil’autore mostra di essersi mantenu-to fedele all’iconografia tradiziona-le: l’Epifania viene rappresentatacon il piccolo Redentore in primopiano mentre riceve l’omaggio diuno dei sovrani venuti da Oriente.La composizione, oltre che dai ge-nitori e dagli altri due re, è popola-ta da figure plebee, concitate e fer-mate nelle pose più varie. Questacaratteristica, insieme ad una fortedefinizione dei volti, la colloca al-l’interno della corrente tardoma-nierista. Significativo il motivo del-la natura morta, rappresentato conuna cesta di uova e colombe, situa-to sulla sinistra ai piedi della Vergi-ne adorante. Anche per questa tela,stilisticamente molto affine a quel-la con la Natività, è stato ipotizza-to il nome di Matteo di Benedettodi Francesco Confortini.

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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��visita al museo

Prima teca alla parete

��. bottega toscanaReliquiario multiplometà del secolo xviiilamina in ottone argentato; legno

dorato; cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiQuesto manufatto, sebbene sia sta-to ottenuto dalla lavorazione di unmetallo povero come l’ottone e rap-

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presenti una tipologia abbastanzacorrente, rivela una fattura tuttosommato pregevole. È del tipo a“ostensorio”, poggia su di uno zoc-colo modanato in legno dorato e labase, decorata da motivi vegetali confoglioline di acanto, con al centrouna conchiglia, è composta da duericcioli poggianti su peducci qua-drangolari. La stessa tipologia di or-namentazione, di impianto netta-mente barocco, caratterizzata da unaprevalenza di volute, riccioli, ele-menti fogliacei, pervade pure la mo-stra, che custodisce al centro una te-ca ovale sormontata dal volto di uncherubino. La stessa crocetta apica-le condivide una medesima impo-stazione formale, incentrata sull’e-

suberanza e la ricchezza degli ele-menti decorativi.

��. bottega fiorentinaReliquiario di san Martino����lamina d’argento sbalzata; legno do-rato; cm 6�,�×�6dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIl reliquiario in lamina argentata esbalzata poggia su un supporto di le-gno. La base riccamente decoratatermina con dei peducci e decora-zioni fitomorfe. Nella parte centra-le, sopra una conchiglia decorata confiori e foglie, si trova lo stemma Cap-piardi, famiglia che aveva il patro-nato dell’altare in controfacciata con

�6il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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��visita al museo

Lamorte di sanGiuseppe. Il fusto delreliquiario ha una decorazione a fo-glie, mentre la mostra è arricchitadai volti di cherubini delicatamen-te cesellati. Il reliquiario fu un donoalla chiesa da parte di LeonardoCappiardi, come si evidenzia dall’i-scrizione incisa sui peducci. L’og-getto è ricordato in una visita pa-storale di Mons. arcivescovo Marti-ni nel ���6.

��. bottega fiorentinaReliquiario del Latte della Vergine����argento sbalzato e rame dorato;cm ����chiesa di San Martino a Gangalandi

Il reliquiario in argento poggia suuna base triangolare ornata da con-chiglie e foglie d’acanto. Il fusto, al-lungato e sottile, è arricchito da te-stine di cherubini che si ritrovanoanche nella parte terminale. La teca,contenente la reliquia del latte dellaMadonna, ha volute e testine di che-rubino che si rifanno alle opere delsecolo xiv nella forma allungata. Sul-la base un’iscrizione riporta il nomedel committente, Francesco Naldi,e la data, ����.

�6. bottega fiorentinaReliquiario del soggolo dellaMadonna e del mantello disan Giuseppe

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���� (?)lamina d’argento inciso e sbalzato,legno dorato; cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIl reliquiario presenta delle analogiecon la teca di san Martino sia per laforma ad ostensorio che per la ric-chezza decorativa. Sulla base si tro-va lo stemma Cappiardi con lo scu-do accartocciato e il campo rosso contre pali in argento. Riccamente ce-sellato con foglie, conchiglie e volu-te, ha sulla sommità una croce. Èprobabile che anche questa opera siastata commissionata da Leonardosempre negli anni fra il ����, datadel precedente reliquiario, e il ����,anno di datazione dell’altare collo-cato in chiesa.

��. bottega toscanaReliquiario dei santi Ignazio,Francesco e Luigimetà del secolo xviiilamina d’argento sbalzato; legno do-rato; cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIl reliquiario, del tipo detto a “osten-sorio”, in lamina d’argento, esibisceuna mostra copiosamente ricopertada una fitta decorazione “rocaille”,costituita da conchiglie e racemi fito-morfi che investono anche la crocet-ta posta sulla sommità. Il fusto non si

discosta dal tono barocco del manu-fatto, presentando gli stessi elementiornamentali, e così pure la base pog-giante su peducci a volute. Il ricetta-colo contiene le reliquie dei santi Igna-zio, Francesco e Luigi. Nel comples-so questo manufatto presenta una la-vorazione piuttosto semplice, ripren-dendo e semplificando prototipi set-tecenteschi di qualità superiore.

Seconda teca alla parete

��. manifattura toscanaReliquiario di Sant’Andreasecolo xixlegno intagliato, dorato e laccato;

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiLa tipologia di quest’opera ci con-duce alla prima metà dell’Ottocen-to per l’assemblaggio di elementi deisecoli precedenti e l’uso dell’oro al-ternato alla laccatura in bianco.

��. manifattura toscanaReliquiario della Santa Croceinizi del secolo xixlegno intagliato e dorato; cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIl reliquiario, a forma di ostensorio,poggia su un gradino modanato conriccioli. Il fusto è costituito da foglielanceolate racchiuse da un anello che

sorregge la teca circondata da fiori efoglie finemente intagliate. Nella te-ca è conservato un frammento dellaSanta Croce. La composizione de-corativa rimanda ad elementi sette-centeschi, ma la decorazione a foglielanceolate è legata ad una esecuzio-ne ottocentesca.

��. manifattura toscanaReliquiario multiplometà del secolo xviiilegno intagliato e dorato, cm �6×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. manifattura toscanaReliquiario multiploseconda metà del secolo xviii

��visita al museo

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legno intagliato e dorato;cm ��,���dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. manifattura toscanaseconda metà del secolo xviiiReliquiario della Beata MariaVergine e di san GiuseppeLegno intagliato e dorato; cm ��×�6dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. manifattura toscanaReliquiario di sant’Agostinometà del secolo xviiilegno intagliato e dorato;cm ��,�×��dalla chiesa di San Martino Ganga-landi

��. manifattura toscanaReliquiario di san Giacomo Apostolofine del secolo xviiilegno intagliato e dorato;cm ����,�dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

Terza teca��. manifattura toscanaReliquiario del capo di uno dei com-pagni di san Maurizioultimo quarto del secolo xviiilegno intagliato e dorato; cm ����

dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIn questo reliquiario, denominato a“urna”, si assiste alla ripresa e allaschematizzazione di elementi deco-rativi tipici dello stile di Luigi xvi.Poggiante con due peducci a riccio-lo su di una lineare base rettangola-re, è caratterizzato da una decora-zione a festoni e volute. La cimasapresenta gli stessi motivi “ondula-ti”, su cui si erge il globo annesso al-la piccola croce apicale, con l’ag-giunta di due foglie di palma stiliz-zate, in riferimento al martirio delsanto. Il teschio racchiuso entro lateca è il capo di uno dei compagnidi san Maurizio come attesta anchel’iscrizione.

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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��visita al museo

�6. manifattura toscanaReliquiario di san Prisco Martireultimo quarto del secolo xviiilegno intagliato, dipinto e dorato;cm �6×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiDestinato ad accogliere le ossa degliarti superiori di san Prisco, è per que-sto a forma di braccio. Nel manufat-to ligneo dipinto in color carnicino,il ricettacolo al centro è allungato edè incorniciato da una decorazione inlegno dorato. La base, poggiante sudi un piede ad anelli, è costituita dauna struttura semicilindrica dipintadi azzurro, ed è attraversata tutt’in-torno da festoni dorati. Nell’estre-

mità superiore, questa sorta di capi-tello che funge da fondamento, è col-legata al braccio grazie ad un anellodi motivi decorativi. Si tratta dellaversione popolare di esemplari sei-centeschi, conservati nelle basilichefiorentine, qualificati da un valore ar-tistico nettamente superiore, sia peril materiale impiegato, argento, siaper la migliore qualità della lavora-zione e delle tecniche adoperate.

��. manifattura toscanaReliquiario della pantofola di papaPio Vultimo quarto del secolo xviiilegno intagliato e dorato; cm ����(senza croce)dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

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La base, su cui poggia questo tipo direliquiario a cassetta, è costituita dadue peducci e ornata, al centro, dauna testa di cherubino, da cui si di-partono simmetriche volute. Ai latidella teca si ripete il motivo dei pic-coli volti celesti in rilevo, accompa-gnati da ghirlande fitomorfe. La ci-masa, chiusa ai lati da due volute sucui poggiano festoni fogliacei, pre-senta nel mezzo un medaglione condiverse reliquie e sulla sommità unacroce lineare, aggiunta posterior-mente. L’urna conserva la sacra reli-quia della pantofola di papa Pio v. Inquesto manufatto vengono recupe-rati e schematizzati motivi decorati-vi in voga per tutto il xviii secolo.

Quarta teca alla parete��. bottega toscanaOstensorioseconda metà del secolo xviiiottone argentato, rame argentato edorato; cm �6×�6,�; raggiera cm ��(diametro)dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. bottega toscanaOstensorioseconda metà del secolo xviiiargento sbalzato e rame dorato (base);ottoneargentatoe ramedorato (fusto);argento e rame dorato (raggiera);

cm ��×��raggiera cm �6 (diametro)dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiL’ostensorio si erge su di un piedetriangolare, ornato con cartigli cir-coscritti da volute, e poggiante sutre peducci a riccioli dorati. Il nodoa pera, delimitato da piccoli festonivegeto-floreali, esibisce tre teste dicherubino. Il fusto presenta una de-corazione fogliacea: foglie lanceola-te e foglie di acanto nel raccordo su-periore. Ad impreziosire il manu-fatto contribuiscono sia delle pietrecolorate che designano il profilo delportaostie, sia la corona di nuvoleinframmezzata da teste di cherubi-

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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ni poggiante su un’ampia raggierain rame dorato. Questo prodotto, dibuona qualità, ripropone elementi,in particolar modo decorativi, trat-ti dal gusto artistico predominantenella Firenze tra Sei e Settecento.

��. bottega toscanaOstensorioprimi decenni del secolo xixargento sbalzato; cm ��,���,�; rag-giera cm �� (diametro)dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

Quinta teca alla parete��. manifattura toscanaReliquiario multiplo (serie di due)seconda metà del secolo xviiilegno intagliato e dorato, cm 6�×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiQuesta serie di reliquiari multipli,appartenenti alla tipologia detta ad“ostensorio”, presenta una basepoggiante, con due peducci a ric-ciolo, su un gradino modanato. Ladecorazione del “piede” sagomato,costituita da eleganti motivi fito-morfi e volute a ricciolo, di cui quel-le laterali lavorate a giorno, rientranel gusto tipicamente rococò. Glistessi elementi ornamentali inve-stono il fusto su cui s’innesta la te-ca, ripartita in cinque ricettacoli e

a sua volta impreziosita da spiraliarricciate e da una raggiera. La “ci-masa” è costituita da una crocettache s’innalza su di un globo ed è de-corata dalle morbide linee curve didue racemi laterali. Al centro, nel-lo scrigno sagomato, sono custodi-te le reliquie di san Pietro di Al-cantara circondate dalle spoglie disan Serafino, sant’Alessio e santaCaterina. Nell’altro reliquiario so-no contenute le ossa di san Roccocon attorno le reliquie di san Zac-caria, san Bonaventura, san Gio-vanni da Capestrano e sant’Ursula.L’impianto generale di questi ma-nufatti liturgici è prettamente ba-rocco, ma l’assenza di pesantezza espessore, derivata dall’impiego di

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motivi rocaille agili e tenui, sugge-riscono una datazione entro la metàdel xviii secolo.

��. manifattura toscanaReliquiario della Santa Crocemetà del secolo xviiilegno intagliato e dorato;cm ��,�×��base cm �,�×��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiCome la gran parte dei reliquiari esi-stenti, anche questo appartiene allatipologia detta a ostensorio. Presen-ta una forma dalle linee sottili e leg-gere grazie all’impiego di stilemi de-corativi squisitamente settecenteschi.

Destinato a contenere le reliquie del-la Santissima Croce, poggia su undoppio zoccolo sagomato. La base èrappresentata da due peducci a fogliadi acanto, che percorrono il fusto si-no al nodo a vaso su cui si erge la mo-stra con la teca. Quest’ultima appa-re circondata da volute di foglie e fio-ri realizzate a giorno, e da una rag-giera coperta da un baldacchino. Dalretro del reliquiario si dipartano, in-crociate, la spugna e la lancia qualisimboli della Passione di Cristo.

Sesta teca alla parete��. bottega toscanaCartegloria (serie di tre)terzo quarto del secolo xviiilamina d’argento sbalzato e rame do-rato;cm ��×�� (la centrale), cm ��×��(le laterali)dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiNella cartagloria centrale, di dimen-sioni maggiori, troviamo inscritte, asinistra, le letture del Gloria e del-l’Offertorio, al centro quelle dellaConsacrazione, e a destra del Credoe della Pace; nelle due, di dimensioniridotte, disposte ai lati, sono conte-nuti il Salmo per la lavanda delle ma-ni, e l’incipit del Vangelo di Giovan-ni. Questa particolare tipologia veni-va utilizzata durante la messa, per la

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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lettura delle sacre scritture. I manu-fatti sono creati in lamina d’argentolavorata a sbalzo, su anima di legno.Tutte e tre poggiano su peducci do-rati a zampa di leone e, intorno alla lu-ce incorniciata da un orlo di palmet-te stilizzate, presentano una sfarzosadecorazione tardobarocca fatta di vo-lute fitomorfe, festoni vegeto-florea-li e cartigli. Gli stessi motivi orna-mentali si accordano nella parte infe-riore con un cartiglio liscio, mentrela sommità delle cartegloria proponeuna sorta di cornicione modanato sulquale si erge centralmente un picco-lo vaso fiancheggiato ai lati da ghir-lande vegetali. Questa serie di manu-fatti, pregevole per l’evidente maestriacon cui sono stati lavorati e impiega-ti congiuntamente materiali diffe-

renti, s’inserisce, cronologicamente,in ambito pienamente settecentesco,oltre che per l’impaginazione, ancheper la presenza di elementi decorati-vi in stile Luigi xv.

��. bottega toscanaReliquiario della Crocemetà del secolo xviiiargento fuso, sbalzato e cesellato; ra-me dorato; cm ��×�dalla chiesa di Santo Stefano a Cal-cinaia

Settima teca alla parete��. manifattura toscanaCoppia di reliquiari multipliseconda metà del secolo xviiilegno intagliato, dorato e dipinto;

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cm �6×�6dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiQuesta serie di reliquiari in legno in-tagliato e dipinto si sviluppa in sensoverticale e poggia su di uno zoccolo di-pinto ad imitazione del finto marmoverde. La base, costituita da due pe-ducci a riccioli, esibisce, nella partecentrale, una testa di cherubino. Lateca è sottolineata da una cornicecomposta da motivi a volute e foglieterminante, nella parte superiore, condue ghirlande pendenti ai lati. Lasommità dei due reliquiari è con-traddistinta al centro dalla presenzadi una conchiglia su cui si erge un pic-colo globo con annessa l’ormai con-sueta crocetta apicale. Il ricettacoloospita i resti di diversi santi come at-

testano anche le iscrizioni apposte suicartigli. Il pregio di questi manufattiè dato dal sapiente impiego di ele-menti decorativi, quali riccioli e fo-glie, propriamente settecenteschi.

�6. manifattura toscanametà del secolo xviiiReliquiario multiplolegno intagliato e dorato; cm �6×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

Ottava e nona teca��. manifattura francese (Lione)Pianete (serie di due)����-����

�6il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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broccato in sete policrome e argen-to filato; galloni dorati; cm ���×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiQueste due pianete, ricavate dallastessa pezza di stoffa, si rivelano esse-re manufatti di grande pregio, sia perla raffinatezza e l’eleganza dell’esecu-zione, sia per la maestria delle tecni-che adoperate. Il fondo avorio, lavo-rato a sottili trattini orizzontali contralci vegetali eseguiti in filo d’ar-gento, è comune ad entrambi i para-menti che si differenziano per la di-versa composizione di festoni formatida fiori multicolori dal rosso-rosa alvioletto, giallo e azzurro, e da fogliefrastagliate e cangianti nelle diversetonalità del verde. In una delle duepianete, questi fregi floreali assumo-no una struttura che ricorda vaga-mente un rombo, e racchiudono alloro interno un modello decorativofrequente, rappresentato da una fon-tana rosata incorniciata da foglie efiori, sormontata da una specie di cu-pola in azzurro e argento con pen-nacchio rosaceo. Nell’altro manufat-to, i festoni si muovono sulla stoffain modo più sciolto e la struttura ar-chitettonica è costituita dalle parti la-terali della fonte sopracitata, ovverouna torricina sovrapposta da un mu-retto sagomato in rosa e filo d’argen-to. I nastri originali sono tessuti in fi-lo d’oro. La bellezza di questi pro-

dotti si fonda su un sapiente giococromatico: tra campi in monocromoargentati si inseriscono i colori forte-mente chiaroscurali dei fiori. Questiultimi sono ricreati nelle loro più sva-riate sfumature grazie alla raffinatatecnica del point rentré, inventata aLione da Jean Revel negli anni Tren-ta del xviii secolo.

Prima teca a terra��. bottega toscanaCaliceprima metà del secolo xviiargento sbalzato e cesellato;cm ��,�×��,�

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dalla chiesa di Santo Stefano a Cal-cinaiaQuesto forbito manufatto liturgico,che costituisce l’esemplare più anti-co, databile alla prima metà del Sei-cento, venne donato da Niccola Or-si al sacerdote Giuseppe Boretti prio-re di Calcinaia nel ���� come riportaanche l’iscrizione sotto la base. Il ca-lice poggia su un piede circolare de-corato sul bordo esterno da un sertoe in quello interno da elementi fo-gliacei, riproposti poi anche nei dueraccordi del fusto. Gran parte dellasuperficie, sulla base, sul nodo a va-so, e sul sottocoppa, appare agitatadalle linee ondulate degli elementidecorativi costituiti in prevalenza dateste di cherubini, racemi, girali emotivi floreali.

��. manifattura toscanaCalicedatato ����bronzo argentato; rame dorato (lacoppa); cm ��,�×��dall’oratorio del Vannella (Settigna-no); dalla chiesa di San Martino aGangalandi

��. ugolino francioni(attivo a Firenze ����-����)Calice��6�argento sbalzato e cesellato;cm ��,���

punzoni: sul bordo della base «U.F.»inscritte in un ovaledalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. bottega toscanaCaliceprima metà del secolo xviibronzo argentato fuso; argento inparte dorato; cm ��,�×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. bottega toscanaCalice con stemma Nerlisecondo-terzo decennio del secoloxviiiargento sbalzato e cesellato;cm �6��,�

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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��visita al museo

dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIl calice presenta una notevole ele-ganza strutturale e una complessitàdecorativa, improntata su elementidi squisito gusto rococò, che lo fan-no ascrivere al lavoro di una valentebottega fiorentina operante nel Set-tecento. Il manufatto poggia su unpiede gradinato circolare, ornato damotivi fitomorfi, teste di cherubini ecartigli con inscritti gli emblemi le-gati alla Passione di Gesù: i chiodi, idadi, la tunica. Il fusto è costituito dadue raccordi di cui quello inferiorecomposto da piccole foglie, e un no-do piriforme che sembra non disco-starsi, per quanto riguarda l’impian-to decorativo, dalla parte inferiore del

calice, ad eccezione dell’introduzio-ne, entro cartigli, di altri simboli delmartirio: i flagelli, la lancia e la spu-gna. Sempre sul nodo possiamo rile-vare la presenza di un’arme nobilia-re da identificarsi presumibilmentecon quella dei Nerli formata da pa-lato di argento e di rosso alla fasciad’oro attraversante, che sottolinea ilprofondo rapporto di unione tra que-sta famiglia e la chiesa di San Marti-no. Il sottocoppa ripropone lo stessomodulo ornamentale che si ripete sututta la superficie dell’oggetto.

��. bottega toscanaCalicesecondo terzo-decennio del secoloxviiiargento inciso, sbalzato e dorato;cm �6,�×��,�dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiLa lavorazione di questo calice si pre-senta piuttosto minuziosa, conferen-do all’opera una ricchezza e raffina-tezza formale che portano a inserirloin pieno gusto rococò. Il nostro ma-nufatto poggia su di un piede circo-lare sagomato ricoperto da un mul-tiforme apparato decorativo a volu-te, motivi fitomorfi e cartigli conte-nenti i simboli della Passione di Cri-sto: la corona di spine, il martello, latenaglia, la colonna e i flagelli. Lo stes-so registro ornamentale viene ripro-

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posto anche sul nodo non più a va-so, ma figurato che mostra, oltre aisimboli eucaristici dei racemi e deigrappoli d’uva, anche la scala, il gal-lo e la lanterna. Infine sul sottocop-pa motivi floreali e foglie cingono car-tigli con all’interno rappresentati idadi, i chiodi, la lancia e la spugna.

��. bottega fiorentinaCalice����-����argento sbalzato e inciso, laminad’argento dorata; cm �6×��,�iscrizioni: dono del marchese ip-polito doniStemma del cavalierato di Santo Ste-fanopunzoni: sul bordo della base e sulsottocoppa Marzocco/F, inscritto inun ovale;dalla chiesa di Santo Stefano a Cal-cinaiaNon solo i requisiti prettamente arti-stici, come lo stile degli elementi de-corativi, ma anche la presenza delpunzone del Marzocco sedente soprala lettera «F» adoperato dalla zecca fio-rentina a partire dal ���� sino agli an-ni Sessanta dell’Ottocento contribui-sce a definire questo manufatto, uncalice del xix secolo. L’opera si erge suun piede circolare abbellito da un na-stro di tenere foglie di acanto che in-vestono anche la parte inferiore delnodo ovoidale e il sottocoppa, sotto-

lineato da una cordonatura. La cop-pa a tulipano è in argento dorato. Sitratta di un omaggio del marchese Ip-polito Doni alla chiesa di Santo Ste-fano a Calcinaia, come attesta la pre-senza, sulla parte inferiore del fusto,dell’emblema con il leone rampanteattraversato da una fascia caricata datre mezzelune poggiante su una cro-ce di Malta, sormontato dalla coronadi marchese e accompagnato da uncartiglio e da un’iscrizione che ne con-ferma l’identità.

��. bottega toscanaCalicesecondo-terzo decennio del secoloxviii

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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argento inciso e sbalzato; cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiL’iscrizione o.p.a., situata sulla base,ci informa che questo calice in ori-gine apparteneva all’Opera di SanMartino a Gangalandi. L’elegantemanufatto poggia su di un piede cir-colare ornato da piccole ghirlande difiori e foglie e da medaglioni con isimboli della Passione: scala e croce,lancia e spugna. Lo stesso registro de-corativo si ritrova sul nodo pirifor-me, in cui cartigli, inframmezzati dafestoni floreali, racchiudono gli em-blemi della scala, dei flagelli e dellacolonna. Gli altri simboli, chiodi, da-di e la borsa di denari, legati al mar-

tirio di Cristo, occupano la superfi-cie del sottocoppa insieme alle con-suete volute e ai tradizionali motivivegetali di fiori e foglie. Il gusto set-tecentesco, evidente soprattutto nel-l’impianto ornamentale, ha som-merso e trasformato una strutturatradizionale, come quella del nodo aforma di vaso, contaminandolo conriccioli ed elementi fitomorfi.

�6. bottega toscanaPissideprimi decenni del secolo xviiiargento sbalzato e inciso;cm ����,�dalla chiesa di Santo Stefano a Cal-cinaia��

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La pisside poggia su di un piede cir-colare ricoperto da una profusione difoglie d’acanto e volute in rilievo, chedelimitano lisci medaglioni ovoida-li. Gli stessi motivi decorativi, ascri-vibili al repertorio seicentesco, matrattati con una delicatezza già sette-centesca, si ritrovano sul nodo pi-riforme, nel sottocoppa e sul coper-chio sormontato da una crocetta api-cale trilobata nelle estremità. Questomanufatto, di pregevole e accuratafattura, accoglie, incisa sulla coppa,un’arme incorniciata da uno sfarzo-so cartiglio. Lo stemma si componedi due stelle ad otto punte, una in ca-po ed una in punta, tagliato da unabanda trasversale caricata di una ro-sa e di un tulipano. Si tratta, con ogniprobabilità, dello scudo della fami-glia Papi visto che su un piviale do-nato alla stessa chiesa da GiuseppePapi compare uno stemma molto si-mile a quello presente sulla pisside.

��. bottega toscanaPissideprimi decenni del secolo xviiiargento sbalzato e cesellato;cm �6×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiLa base circolare è delimitata da unbordo decorato con un nastro a bac-cellature e teste di cherubini in rilie-vo, inframmezzate da frastagliate fo-

glie di acanto. Sul nodo ritroviamo gliormai abituali volti angelici emergen-tidalla superficie, questavolta alternatia cartigli rappresentanti i simboli del-la Passione. Vaporose nuvole ornanoil sottocoppa, mentre sul coperchio,sormontato da una crocetta con i ter-minali trilobati, si ripete lo stesso sche-ma decorativo del piede: baccellature,elementi fogliacei e testine alate.

Seconda teca a terra��. bottega dei codacciVassoio����-����argento sbalzato; cm ��,���punzoni: sul retro, codacci inscrit-to in un rettangolo

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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��visita al museo

dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. bottega romanaAmpollineultimo quarto del secolo xviiiargento sbalzato e cesellato;cm ��×6,�punzoni sul bordo esterno di cia-scuna ampollina inscritto in un ova-le e punzone non leggibiledalla chiesa di San Martino a Gan-galandiQuesti manufatti, di pregevole fat-tura, erano stati concepiti con lo sco-po di accogliere l’acqua e il vino ne-cessari alla preparazione del calicedurante il rito della messa. Una del-le due ghiande situate al vertice di

tali oggetti liturgici è dorata, proprioper distinguere l’ampollina destina-ta a contenere l’acqua da quella de-stinata a contenere il vino. L’ele-mento decorativo preminente sullasuperficie delle ampolline è la foglianella sua svariata tipologia: dalle pic-cole foglie sul coperchio e sul piedecircolare e da quelle lanceolate dellaporzione sotto il collo attraversatoda strigilature e della parte inferiore,si passa a quelle rigonfie della sezio-ne centrale. Queste ultime sono in-frammezzate da cartigli decorati daconchiglie e ghirlande di fiori. La raf-finata maniera con cui sono stati re-si naturalisticamente gli elementi ve-getali della decorazione e la presen-za di particolari dai profili essenzia-

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��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

li e stilizzati, come le foglie lanceo-late e le strigilature del collo, sugge-riscono, una datazione all’ultimoquarto del secolo xviii. Il bollo, ri-portante il numero ��, che si trovasul bordo del piede di ciascun esem-plare, li collega allo Stato Pontificioe designa, almeno fino al ����, gli

oggetti di bontà inferiore a quel-la del carlino a undici once perlibbra a cui veniva conferma-

to il titolo d’argento.

��. bottega fiorentinaCoronafine secolo xix-inizi xxargento sbalzato; cm � (altezza)Corona in argento da porre sul capodi una scultura di piccole dimensio-ni quali una Madonna o un Bambi-no Gesù.

��. bottega fiorentinaMadonna col Bambino����lamina d’argento sbalzata, ebano elegno dorato con rapporti in argen-to; cm ��×��iscrizioni: nel cartiglio sulla base vi èl’iscrizione: anno ���� - ex subu-cula b.m.dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIn questa tipologia di reliquiario astatua, molto vicina ad alcuni mo-delli eseguiti da artisti fiamminghi

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��visita al museo

quali i Vambrè attivi in territorio luc-chese, la reliquia è custodita nella ba-se su cui poggia la scultura. La sta-tua rappresenta la Madonna che colbraccio destro sorregge il BambinoGesù, mentre con la mano sinistra,protesa in avanti, si presume che te-nesse il rosario. Il piedistallo, di for-ma quadrangolare in ebano, sorret-to da un supporto in legno dorato edecorato agli angoli da fiori in ar-gento, esibisce al centro il reliquiario.Il manufatto è con tutta probabilitàopera di un artista locale che, nono-stante abbia sviluppato in manierasommaria e piuttosto fredda il mo-tivo del panneggio delle vesti di Ma-ria, mostra di aver raggiunto un mag-giore livello qualitativo nella resa delvolto. Quest’ultimo, caratterizzatoda un profilo ovale e armonioso, traeispirazione da illustri esemplari del-l’oreficeria toscana del primo Sette-cento e in particolar modo dalle scul-ture di Massimiliano Soldani Benzi.

��. manifattura fiorentinaNavicelladatabile tra il ���� e il ��6�argento sbalzato e cesellato;cm �����,�punzoni: sul bordo della base e sulricciolo del coperchio Marzocco/Finscritto in un ovale;dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. bottega fiorentinaTuribolo����-����argento sbalzato e cesellato; cm ��×�punzoni: sulla base, sul coperchiosull’impugnatura Marzocco/F in-scritto in un ovaledalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIl turibolo s’inserisce in una linea for-male ottocentesca per gli elementidecorativi e soprattutto per il moti-vo delle foglie lanceolate che investegran parte della superficie. Il manu-fatto poggia su un piede circolare or-nato da una fascia di palmette, men-tre la coppa emisferica del braciere ela cupola esibiscono l’elemento, ti-picamente ottocentesco, delle foglielanceolate dalle forme stilizzate.

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La sezione superiore è ripartita in trefasce traforate, due delle quali pre-sentano dei motivi gigliati, l’altra ri-sulta decorata da elementi ellittici.Sul piede troviamo un punzone invigore dal ���� fino al ����, conl’immagine del leone seduto di pro-filo su la lettera «F» puntata, a con-ferma del valore legale dell’argento.

��. bottega toscanaBroccaprima metà del secolo xviiiottone argentato sbalzato;cm �6×�,�dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. bottega toscanaElemosinieresecolo xvottone argentato, sbalzato e inciso;

cm �� (diametro)dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

�6. gaetano guadagni(attivo a Firenze ����-���6)Navicella����argento sbalzato; cm �×�,�×��,�punzoni: sul bordo del piede Gua-dagni inscritto in una losangavi sono le cifre gg all’interno di unalosanga;dalla chiesa di Sant’Ilario a SettimoQuesta tipologia di manufatti, ad usoliturgico, veniva impiegata per conte-nere l’incenso. Il nostro esemplare, da-tato su uno dei medaglioni del coper-chio ����, sembra essere stato ese-guito come attesta il punzone con ilnome Guadagni situato sul bordo delpiede, all’interno della bottega fio-

�6il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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��visita al museo

rentina dei Guadagni, una tra le piùrinomate, insieme a quelle degliScheggi e dei Codacci, durante la pri-ma metà del xix secolo. Più esatta-mente, grazie ad un secondo marchiocon le lettere «gg» impresso sulla na-vicella, possiamo attribuirla a Gaeta-no Guadagni, uno dei vari compo-nenti della casata, attivo tra il ���� eil ���6, al servizio non solo delle piùimportanti chiese toscane ma anchedel granduca. La navicella poggia sudi un piede circolare decorato inter-namente da una fascia di palmette,mentre sia la parte inferiore del corpo,attraverso le foglie lanceolate, sia il co-perchio, con i due raffinati medaglio-ni racchiusi da una cornice a volute efoglie, rivelano un’impostazione pret-tamente neoclassica, soprattutto nel-la scelta della tipologia decorativa.

Terza teca a terra��. bottega toscanaLampade a triplice sospensione (seriedi tre)seconda metà del secolo xviilamina d’argento sbalzata; cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

��. manifattura toscanaCroce astilemetà del secolo xvrame dorato, inciso e cesellato (cro-

ce); bronzo dorato e fuso (il Cristo);cm ��×��dalla chiesa di Santa Maria a Casta-gnoloIndizio fondamentale per ascriverequesto manufatto al pieno Quattro-cento, è la figura del Cristo crocifis-so che, raffigurato comePatiens, pre-senta una definizione anatomica mol-to sviluppata nella resa dei pettoralie delle costole. Inoltre, la minore tra-zione della muscolatura conferisce alCristo un’area di serenità di fronte aldrammatico momento del trapasso.Questa croce sembra attenersi ad un’i-conografia molto diffusa nel Trecen-to, che vede accompagnare la figuradel Cristo con le immagini delle per-

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sone presenti sulla scena del Calvario.Sulle braccia trasversali a fianco di Ge-sù vengono raffigurate le figure a mez-zo busto di Maria e dell’apostolo Gio-vanni. Sempre nel recto, ma sulle for-melle quadrilobe del braccio vertica-le, l’iconografia viene completata conl’immagine del Padre Eterno Benedi-cente in alto, mentre in basso è rap-presentata la Maddalena. Dietro la te-sta reclinata si trova il simbolo cristo-logico del Pellicano, e nel potenzia-mento provvisto di terminali, il sole ela luna.Sul fondodella croce correunadecorazioneagirali e rosoni.Nelle for-melle del verso si trovano i quattroEvangelisti affiancati dai rispettivi sim-boli iconografici e in basso si ricono-sce la figura di sant’Andrea, in qualitàdi santo titolare dell’antica chiesa lo-cale di Sant’Andrea a Castagnolo.

��. manifattura toscanaCristo in crocesecolo xvibronzo; cm �� (altezza)dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

6�. bottega toscanaNavicellasecolo xviiirame e bronzo argentato;cm ��,��,���,�dalla chiesa di San Martino a Gan-galandi

6�. bottega toscanaCroce astilesecolo xiv-xvrame dorato, inciso e cesellato (cro-ce); bronzo fuso (il Cristo);cm ��×��dalla chiesa di San Romolo a SettimoSi tratta dell’esemplare più antico ri-conducibile ad ambito trecentesco oai primi anni del Quattrocento. Sulrecto il Cristo a rilievo sembra rifar-si ad Andrea Pisano: la testa inclina-ta su un lato, i capelli cadenti sul pet-to, il trattamento del costato e delventre scavati e incavati, le ginocchiapiegate, il perizoma lungo e pan-neggiato ricadente su di un lato, lebraccia spalancate e i piedi sovrap-

��il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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��visita al museo

posti. Il fondo della croce presentauna contro-croce che sottolinea ilrapporto iconografico e compositivocon i due dolenti, il Golgota e il Pa-dre Benedicente all’estremità deibracci, e i motivi decorativi costitui-ti da elementi geometrici stilizzati.Sul verso delle quattro formelle qua-drilobate dei bracci sono rappresen-tati gli Evangelisti in veste zoomor-fa: san Giovanni con la testa d’aqui-la, san Luca con quella di toro, sanMarco con il volto di leone e infinesan Matteo con la testa umana. Alcentro è raffigurato il Mistico Agnel-lo, mentre una decorazione vegetalead ampi tralci attraversa la superficiezigrinata del fondo. Uno schemati-smo formale, rilevabile soprattuttonella figura del Cristo e una certa ele-mentarità nella realizzazione, fannoascrivere questo esemplare ad ambi-to tardogotico.

6�. bottega toscanaCroce astilesecolo xvi-xviibronzo; cm ��×��dalla chiesa di San Martino a Gan-galandiIn questo crocifisso, la figura del Cri-sto presenta una struttura corporeaallungata e raffinata, sulla scia deimodelli tardomanieristici. L’aggra-ziata silhouette, coperta da un peri-zoma corto e incrociato, è caratte-

rizzata da una definizione anatomi-ca meno scavata rispetto alle dueprecedenti croci, mentre perman-gono le gambe leggermente divari-cate e i piedi sovrapposti. Nel recto,le formelle trilobate dei terminalimostrano le immagini degli Evan-gelisti a mezzo busto accompagnatidai loro simboli iconografici con-trassegnati da vesti ampiamentedrappeggiate. Nel potenziamento siritrovano le immagini del sole e del-la luna. Lo sfondo dei bracci si pre-senta liscio, scevro di motivi deco-rativi. Sotto il san Giovanni apicalevi è un cartiglio con l’iscrizione in-ri, contornata da una profusione dimotivi ornamentali.

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Itinerari

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Da Firenze al Museo di Arte Sacradi San Martino a Gangalandi

L’itinerario che da Firenze porta al Museo di SanMartino a Gangalandi parte dalla via Pisana, stra-

da che rappresentava per la Firenze del medioevo un’ar-teria eminentemente commerciale. Con l’Arno, che al-l’epoca costituiva una via fluviale di non trascurabile im-portanza, serviva a incanalare il flusso dei traffici con igrossi centri del contado che si trovavano nel Valdar-no inferiore, oltre ai transiti che avevano come meta ilporto di Pisa. A metà del Trecento non a caso nelle“terre” e nei villaggi che si succedevano lungo il suopercorso (Monticelli, Legnaia, Settimo, Lastra a Signa,ecc.) si concentrava la maggior parte dei trasportatoridi professione (i cosiddetti “vetturali”) che operavanonel territorio della repubblica fiorentina.

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RenatoStopani

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Il percorso medievale della via pisana, nelle sue linee ge-nerali doveva ripetere quello della strada romana per Pi-sa: la “via Quinctia”. Ove si eccettui il rinvenimento diuna pietra miliare, avvenuto nel ���� nei pressi di Mon-telupo, che ci ha consentito peraltro di denominare lavia, grazie alla sua iscrizione (t.quintius. t.f. / flami-nius / cos / pisas x), non rimangono però in superfi-cie materiali caratteristici della strada romana, cancel-lati da secoli di storia, e soprattutto dalle esondazionie dai mutamenti di percorso dell’Arno.A sua volta la strada moderna (Strada Statale n. 6� To-sco-romagnola) segue l’asse direzionale della medieva-

���il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

L’Acciaiolo diScandicci

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le via per Pisa, la quale è però probabile si caratterizzas-se per un percorso dallo svolgimento più pedecollinare,discostandosi maggiormente dal corso dell’Arno.Comunque la successione degli abitati, molti dei qua-li si caratterizzano per la loro tipica conformazione ur-bana allungata (villaggi-strada) non lascia dubbi circala sostanziale coincidenza tra il percorso moderno equello medievale di una strada che, come afferma il Re-petti, ancora nell’Ottocento era “la più frequentata tratutte le strade postali, sia per le merci, sia per le vettu-re che vi passano, sia per il comodo, largo e ben tenu-to piano stradale, come ancora per la frequenza dei vil-laggi, de’ borghi e delle terre che essa attraversa” (E.Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Tosca-na, Firenze ����-����, vol. v, p. ���).L’area tra Firenze e Scandicci, un tempo ricca di colti-vi, è in pratica attualmente tutta urbanizzata: gli “orti

���da firenze al museo di arte sacra di san martino a gangalandi

San Martinoalla Palma,Scandicci

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feraci” descritti dalle vecchie guide sono stati pressochéovunque cementificati. La Statale n. 6�, che evitava leborgate della medievale “via Pisana”, svolgendosi pa-rallelamente ad essa, ma in aperta campagna, scorre og-gi tra palazzi condominiali, insediamenti industriali ecentri commerciali.Muovendosi per il vecchio percorso è però ancora pos-sibile individuare le testimonianze della vecchia via: iltessuto edilizio delle borgate, con le caratteristiche ca-sette allineate lungo la strada; gli antichi tabernacoli(come quello del xv secolo sulla strada che porta a SanBartolo a Cintoia, o quello trecentesco sul ponte cheattraversa la Greve), lo stesso ponte sulla Greve, le chie-sette parrocchiali dei vari borghi che si succedono sul-la via (San Pietro a Monticelli, Sant’Arcangelo a Le-gnaia, San Quirico, San Lorenzo a Greve), che non dirado conservano opere d’arte di notevole pregio.I rilievi collinari che sulla sinistra seguono il percorso del-la Pisana sono stati invece solo marginalmente interessa-ti dallo sviluppo urbanistico di Firenze e di Scandicci. Ilpaesaggio agrario in essi torna ad essere quello tipico del-le colline fiorentine, con le consuete colture dell’olivo edella vite, le case coloniche “su podere”, le grandi ville-fattorie, come “L’Acciaiolo”, “Le Torri”, la grandiosa Vil-la Torrigiani, la scenografica Villa di Castelpulci.Oltrepassato il borgo di San Lorenzo a Greve e il suc-cessivo abitato di Casellina, ove la vecchia strada Pisa-na si riunisce alla Statale n. 6�, in località Piscetto duebrevi diversioni sulla destra conducono alla pieve di SanGiuliano a Settimo e alla Badia di San Salvatore a Set-timo. La prima è una delle più antiche chiese plebanedel contado fiorentino, ricordata sin dall’viii secolo: haconservato l’impianto romanico a tre navate e tre absi-di, ma all’interno è stata rinnovata nel xvii secolo conmembrature architettoniche in pietra serena.

��6il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

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Nonlontanosorge il complessodellaBadia aSettimo, fon-dazionebenedettinadell’inizio dell’xi secolo, chenel��6�passò all’ordine vallombrosano e quindi (���6) alla con-gregazione cistercense, che la tenne sino alle soppressio-ni leopoldine del ����. Ai cistercensi si deve la sistema-zione generale dell’abbazia che, oltre alla chiesa, con-templa una serie di edifici monastici raccolti attorno adue chiostri e racchiusi da fortificazioni tre-quattrocen-tesche. La chiesa si presenta con le forme ricevute da unaricostruzione che inglobò le strutture del preesistente edi-ficio dell’xi secolo, ancora visibili in una parte dei muriperimetrali. Consta di tre navate con copertura a capria-te lignee, ma il coro è frutto di un rinnovamento del xvsecolo. Sotto il presbiterio si sviluppa una cripta, anch’essaresiduo della costruzione dell’xi secolo, così come la se-poltura delle contesse Gasdia e Cilla, una cassa intarsia-ta in marmo bianco e serpentino, con frontone e iscri-zione che la riferisce al ���6. Degli altri ambienti checomponevano il monastero sono di notevole rilevanza ilchiostro grande e la vasta sala capitolare, a tre navate conle volte a crociera della copertura nascenti da colonne.

���da firenze al museo di arte sacra di san martino a gangalandi

VillaTorrigiani,Scandicci

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Procedendo oltre, dopo essere transitata per la località“Viottolone”, la strada giunge all’abitato di Lastra a Si-gna, il cui nucleo più antico ha conservato il sistema difortificazioni del primo Quattrocento che recingevanola “terra”, facendone una sorta di antemurale di Firenze.Vi si accede per il cosiddetto “Portone di Baccio”, comeè chiamata la principale porta, sovrastata da un’alta tor-re. Di grande interesse, all’interno, è lo Spedale diSant’Antonio, un grande edificio dalle strutture quat-trocentesche, alla cui base si apre un loggiato a sette ar-cate, in parte tamponate, su colonne ottagonali in pietraserena con capitelli a fogliami. Tre vasti ambienti convolte a crociera si affacciano sul loggiato: in essi veniva-no ospitati i viandanti e i pellegrini. In una delle stanzeal piano superiore, nell’architrave di un camino quattro-centesco, uno stemma dell’Arte della Seta sta a ricorda-re l’ente che promosse la costruzione dell’edificio. Anchese i singoli elementi dello spedale sono goticheggianti, leproporzioni e l’articolazione degli spazi rispecchiano una

���il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

Facciata dellachiesa abbazialedi Settimo

Il cosiddetto“Portone diBaccio” aLastra Signa

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visione già rinascimentale, che ha fatto pensare a un’o-pera giovanile del Brunelleschi, del quale peraltro è do-cumentata l’attività, non solo a Lastra a Signa per lavoridi restauro alle mura, ma anche nella vicina Malmanti-le, dove nel ���� realizzò la cinta fortificata, intervallatada torri, che ancora racchiude la piccola “terra murata”.Sia prima che dopo Lastra a Signa, la strada procede peruna “campagna urbanizzata”, dove gli edifici residen-ziali e gli insediamenti di numerose piccole industrie,si alternano ai superstiti spazi coltivati. Siamo in unadelle aree della Toscana ove naggiore è la concentrazionedemografica, e il fenomeno accompagnerà il percorsodella Statale n. 6� sin oltre gli abitati di Ponte a Signae di Signa, che con la Lastra costituiscono le cosiddet-te “Signe”, ormai comprese a tutti gli effetti nella co-nurbazione fiorentina.Ponte a Signa è l’agglomerato formatosi in corrispon-denza del ponte che, attraversato l’Arno, porta al castellodi Signa, che si compone di una parte alta, che sorgesulla sommità di una collinetta e conserva cospicui re-sti delle fortificazioni che ne recingevano l’abitato, e diuna parte bassa. Quest’ultima conserva la trecentesca

���da firenze al museo di arte sacra di san martino a gangalandi

Lo Spedale diSant’Antonioa Signa

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pieve di San Giovanni Battista, detta anche della Bea-ta, poiché vi si conserva il corpo della Beata Giovannada Signa: è una chiesa a tre navate divise da pilastri edha il presbiterio affrescato con un ciclo di pitture conStorie della Beata. Poco discosto è l’oratorio di San Lo-renzo, primitiva pieve di Signa, nel cui interno è con-servato un prezioso pergamo del xii secolo a lastroni dimarmo intarsiato.

���il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

Villa Castellettia Signa

Le muradi Malmantile

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Una gita fuori porta nellaPiana Fiorentina

Achi è nato e vive nel circondario di Firenze, risul-terà quantomeno strano sentir parlare di un itine-

rario in direzione di Scandicci, Lastra a Signa, Signa,Campi Bisenzio e San Donnino, ovvero buona partedei Comuni che definiscono la cosiddetta Piana Fio-rentina. Se infatti fino alla prima metà del secolo scor-so la distanza tra Firenze e i Comuni della Piana era ta-le da giustificare un vero e proprio percorso, oggi la ra-gnatela dei tessuti urbani si è talmente infittita da ren-dere molto difficile individuare un confine netto.Il percorso che proponiamo qui non pretende dunquedi essere considerato un vero e proprio itinerario, mapiuttosto una gita fuori porta che segue la medievalestrada che da Firenze conduceva a Pisa, costeggiandoil corso dell’Arno per delineare un semicerchio che ciriconduce in città attraverso la via Pistoiese.Attraversando l’Arno all’altezza del Ponte alla Vittoria,percorrendo fino in fondo il trafficatissimo viale Talentie svoltando a sinistra su via Foggini per poi imboccareil viale Nenni, siamo praticamente già alle porte di Scan-dicci. Ci troviamo a �-6 chilometri dal centro storicodi Firenze in direzione nordest. Alle nostre spalle è benvisibile la cupola del Duomo, le fa da sfondo la collinadi Fiesole.Scandicci, con i suoi oltre cinquantamila abitanti, è og-gi una grande realtà urbana che vanta una storia anti-chissima e un presente dinamico e proiettato con for-za verso il futuro, grazie soprattutto al grandissimo svi-

BenedettaZini

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

luppo industriale e manifatturiero subito a partire da-gli anni Sessanta del Novecento.Fino ad allora, fino dunque all’immediato dopoguer-ra, Scandicci era un paesone alle porte di Firenze, svi-luppato su un territorio prevalentemente agricolo e bo-scoso e chiuso a sud dalla collina di Scandicci alto.Abitato da una comunità dedita alle attività agricole eal piccolo commercio soprattutto rivolto verso Firen-ze, Scandicci e il suo territorio nel corso dei secoli han-no tratto indubbio vantaggio dalla strategica posizionegeografica. Trovandosi sull’asse della via commercialeper Pisa, l’abitato si è sviluppato in funzione dei com-merci e delle manifatture, pur lasciando un grande spa-zio all’agricoltura. Non mancavano varie attività arti-gianali, anche se, come accade spesso nelle zone agri-cole della Toscana, e in particolar modo nel circonda-rio di Firenze, erano prevalentemente legate alla pro-duzione di oggetti d’uso quotidiano, utili soprattuttoal lavoro svolto in campagna.Pietra, legno, ferro, paglia le materie lavorate nei pic-coli e piccolissimi laboratori artigianali a conduzionefamiliare che risiedevano nel Comune e nelle sue nu-merose frazioni.È tuttavia a partire dal dopoguerra e dal progressivo spo-polamento delle campagne che le attività industriali ele manifatture trovano un effettivo slancio nella zona.Ritornando al nostro percorso, ancora prima di giun-gere a Scandicci, lasciando per un attimo il viale Nen-ni all’altezza dell’intersezione con la via Pisana e inol-trandoci nelle viuzze che riportano in direzione di Sof-fiano, proponiamo una prima veloce sosta alla Pastic-ceria Giorgio.Attiva fin dal ����, la pasticceria Giorgio è una dellepiù note e amate soste di tutti i fiorentini. Assoluta-mente d’obbligo un assaggio della famosissima “Schiac-

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una gita fuori porta nella piana fiorentina���

ciata alla Fiorentina”, che qui troviamo riproposta an-che in una lussuosa variante farcita di crema. Nota an-che con il nome di “Stiacciata Unta” per l’uso dellostrutto nell’impasto, la Schiacciata alla Fiorentina è ildolce caratteristico del periodo del Carnevale. Rigoro-samente di forma rettangolare, bassa, profumata diagrumi, deve avere un impasto sofficissimo per essereconsiderata ben riuscita.Racconta Pellegrino Artusi nel suo La scienza in cucinae l’arte delmangiar benedel ����, a proposito della Stiac-ciata Unta: «La dose di questa stiacciata e la ricetta del-la torta mantovana mi furono favorite da quel brav’uo-mo, già rammentato, che fu Antonio Mattei di Prato,e dico bravo, perch’egli aveva il genio dell’arte sua edera uomo onesto e molto industrioso; ma questo miocaro amico, che mi rammentava sempre il Cisti fornaiodi messer Giovanni Boccaccio, morì l’anno ����, la-sciandomi addoloratissimo. Non sempre sono necessa-

Il Castellodell’Acciaiolo

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

rie le lettere e le scienze per guadagnarsi la pubblica sti-ma; anche un’arte assai umile, accompagnata da un cuorgentile ed esercitata con perizia e decoro, ci può far de-gni del rispetto e dell’amore del nostro simile».Meno tradizionale, ma assolutamente da non perdere,è il millefoglie, reso unico dalla famosissima crema dicui si dice che Giorgio abbia rivelato il segreto solo aicollaboratori più stretti e che al momento di preparar-la chieda a tutti di lasciare la stanza.Ritemprati da questa piacevole sosta, riprendiamo lavia di Scandicci che, costeggiato l’ospedale nuovo diSan Giovanni di Dio di Torre Galli e passato il pontesulla Greve, ci immette direttamente sulla via Roma.Svoltando subito a destra su via dei Rossi, imbocchia-mo via Pantin per dirigerci al Castello dell’Acciaiolo,l’antico fortilizio militare del xiv secolo di proprietàRucellai, che fu acquistato nel ���6 da Roberto di Do-nato Acciaioli, da cui appunto il nome “Acciaiolo”.Restaurato nel ���� grazie ad un grande sforzo econo-mico del Comune di Scandicci e di numerosi finan-ziatori di provenienza pubblica e privata, il castello è og-gi un punto di riferimento importantissimo per tuttala cittadinanza. Imponente e perfettamente inscrittonel tessuto del centro storico cittadino, immerso neglioltre �6.��� metri quadrati di parco che lo circonda-no, l’amministrazione comunale ha voluto fare del Ca-stello dell’Acciaiolo un centro di diffusione culturale,sviluppo tecnologico e formazione.Non è dunque un caso se il Polimoda, il più prestigio-so polo formativo nel settore moda a livello nazionalee internazionale, a partire dal ���� ha scelto di aprireall’Acciaiolo una nuova sede dedicata all’area delle cal-zature e accessori.Prototipi, ricerca, innovazione, design, sperimentazio-ne sono il pane quotidiano dei circa ottanta studenti,

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una gita fuori porta nella piana fiorentina���

italiani e stranieri che ogni giorno varcano il portonedell’Acciaiolo per partecipare ai quattro laboratori cheli introducono ai segreti della migliore tradizione cal-zaturiera artigianale. Non solo teoria, ma anche e so-prattutto lavoro pratico su pellami, tessuti e materialisintetici innovativi di tutti i tipi. Un’esperienza alta-mente formativa, in grado tra l’altro di avviare un pro-ficuo scambio tra gli studenti e le numerosissime azien-de e industrie dislocate sul territorio.Se infatti il Quinto Censimento generale della Popola-zione del Regno, datato ����, individuava una popola-zione dedita prevalentemente all’agricoltura, con un

PolimodaOpen Day2010, Castellodell’Acciaiolo

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��6

discreto sviluppo nel settore della falegnameria e nu-merose marginali attività produttive iscritte nei serviziagricoli con carradori, pagliaioli, fabbri e scalpellini,oggi è la pelletteria l’attività che meglio di tutte con-traddistingue lo sviluppo economico di Scandicci e delsuo circondario.E parlando di pelletteria vale sicuramente la pena se-gnalare l’Alta Scuola di Pelletteria, nata nel ���� e ra-pidamente divenuta punto di riferimento per la for-mazione professionale nel settore nonché luogo di scam-bio di idee e competenze tra operatori del settore. L’in-tento della scuola non è dunque solo la professionaliz-zazione degli addetti, ma anche la crescita dell’interocomparto per renderlo competitivo sul mercato inter-nazionale. Ai giovani studenti dell’Alta Scuola di Pel-letteria viene messo a disposizione un percorso forma-tivo che enfatizza la creatività, la manualità e le abilitàindividuali, fra tradizione artigiana e l’innovazione tec-nologica e informatica.Gestita dall’associazione San Colombano, il progettoScuola di Alta Pelletteria vede tra i principali partnerle associazioni di categoria cna e Confartigianato, i Co-

PolimodaOpen Day2010, Castellodell’Acciaiolo

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una gita fuori porta nella piana fiorentina���

Scuola dialta pelletteria

muni di Scandicci e Pontassieve, Gucci e Polimoda.Fondamentale nella gestione e nel sostegno delle atti-vità della scuola è stato ed è tutt’oggi il Consorzio Cen-topercento Italiano, che ne ospita i locali.Obiettivo primario del Consorzio, presieduto da An-drea Calistri, è la tutela delle antiche tradizioni mani-fatturiere che puntano sul valore umano del lavoro e cheproducono oggetti unici e di qualità. Il prodotto cheesce dalle aziende del Consorzio è esclusivamente ita-liano, certificato, lavorato nel rispetto delle norme dellavoro e di altissimo livello qualitativo. Il consorzios’impegna da sempre nella promozione della culturadel prodotto artigianale made in Italy, promuovendola cultura artigiana, lottando contro la contraffazione,elaborando strategie di marketing di medio e lungo pe-riodo. Tra queste merita una menzione I-Place, lo spa-zio espositivo e commerciale delle aziende del Consor-zio Centopercento Italiano. Vale sicuramente la penauna visita ai �.��� metri quadrati di spazio espositivodove si possono trovare prodotti che non solo riguar-

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

dano la pelletteria ma anche l’enogastronomia, la co-smetica, l’oggettistica per la casa, l’abbigliamento, labigiotteria più raffinata. Un vero e proprio concept sto-re, dove le materie e i mestieri si mescolano, pur acco-munati da una rigorosa selezione in base ai criteri pro-duttivi, alla qualità e al rispetto della tradizione arti-gianale.Lasciata la sede di I-Place e ripresa la principale via delPadule, raggiungiamo il civico ��/D per immergerciin una delle più antiche e prestigiose tradizioni artigia-nali fiorentine: il mosaico. Qui i fratelli Alessio e Patri-zio Berti condividono da sempre la passione per l’in-tarsio in pietre dure, riproponendo con pazienza e mae-stria la rinascimentale arte. Si tratta di una tra le più af-fascinanti e preziose attività artigianali del panorama tra-dizionale, la cui realizzazione, dal disegno alla finale lu-cidatura, si basa sull’uso di strumenti antichi di secoli.Come il taglio delle pietre con l’archetto di legno e sme-riglio che, nato circa cinquecento anni fa, è ancora og-gi il miglior attrezzo per realizzare assemblaggi di pie-tra dura naturale e semidura. Questi elementi, sago-mati secondo un preciso disegno, in base a colori e ve-nature impressi dalla natura, formano una composi-zione pittorica piana con commettiture e intarsio fra l’u-no e l’altro pezzo. Il risultato sono una vastissima gam-ma di oggetti che vanno dai prestigiosi piani, agli obe-lischi, ai quadri e all’oggettistica di piccola e media di-mensione.Siamo ormai alla periferia di Scandicci. Poco distantela strada statale 6� tosco-romagnola che ripercorre l’as-se direzionale della via per Pisa, pur discostandosi leg-germente dal corso dell’Arno.A poca distanza, in località Granatieri, è ben ricono-scibile l’imponente stabilimento dellaMolteni Farma-ceutici che si sviluppa su un’area di ben diecimila me-

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una gita fuori porta nella piana fiorentina���

tri quadrati. Seppure le sue dimensioni la inseriscanooggi nel comparto prettamente industriale, identifi-candola come una delle aziende più all’avanguardia nelsettore della ricerca e della produzione farmaceutica, laMolteni si fregia di un passato prestigioso che affondale sue radici nell’antica tradizione farmaceutica fioren-tina. Nata nel ���� nel laboratorio dell’omonima far-macia nel centro storico di Firenze, la ditta Molteni èuna geniale intuizione dei fratelli Alfredo e Aurelio Alit-ti di Urbino. È dal retrobottega di quest’antica farma-cia che inizia il percorso, laborioso e appassionato, diquesti giovani intraprendenti. La loro storia è emble-matica dell’evoluzione dell’industria farmaceutica e del-la stessa medicina, perché la loro generazione ha coin-ciso con il maggiore e definitivo sviluppo scientifico etecnologico della storia del farmaco. L’idea innovativafu quella di riuscire a produrre fiale sterili per uso ipo-dermico, all’epoca assolutamente introvabili in Italia eche l’Alitti aveva avuto modo di conoscere e apprezza-

I-PlaceConceptStore

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re durante un viaggio in Francia. La coraggiosa impre-sa dei fratelli Alitti ebbe il pregio di riuscire a intro-durre in Italia la produzione di farmaci che fino ad al-lora erano nelle mani esclusive dei grandi nomi dellafarmaceutica internazionale.Tra le molte specialità medicinali nate dalla ricerca diquegli anni lo Steridrolo, un prodotto per la sterilizza-zione dell’acqua che fu utilizzato nella campagna d’A-frica, con successo dal momento che tra le truppe ita-liane non si registrarono né casi di tifo né infezioni in-testinali.Ormai le piccole dimensioni del laboratorio di Firen-ze non sono più sufficienti a soddisfare il grande pote-re produttivo della farmaceutica che, dopo una serie ditappe, si trasferisce qui alle porte di Scandicci.Il nostro percorso prosegue attraverso il circondario diScandicci, in direzione Lastra a Signa-Signa. Infinite lefrazioni e le piccole località prevalentemente agricole checi capita d’incontrare. Tutte meriterebbero una sostaapprofondita, soprattutto per visitare le numerosissimeemergenze storico-artistiche che le contraddistinguo-no e che spesso risultano troppo poco prese in consi-derazione dagli itinerari turistici tradizionali.Percorrendo le stradine che si snodano nella periferiaest di Scandicci, incontriamo il piccolo borgo di Mo-sciano con la bella chiesa di Sant’Andrea. Non distan-te dalla chiesa è la villa l’Arcipresso, dove nel ���� sog-giornò lo scrittore inglese David Herbert Lawrence che,vuole la tradizione, proprio qui concepì l’idea del cele-berrimo e discusso romanzo L’amante di Lady Chat-terley.Proseguendo in direzione di San Vincenzo a Torri, in lo-calità Roncigliano in particolare ci dirigiamo in quel-l’ampia vallata che si sviluppa tra San Martino alla Pal-ma e la bella villa Torrigiani. Seguendo il sentiero che

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parte dall’Hotel Sorgente Roveta per incamminarsi in di-rezione del bosco, si avrà l’occasione d’intravedere quelche rimane dell’antico stabilimento dell’acqua Roveta.Forse i meno giovani ricorderanno questa marca di ac-que minerali dalle innumerevoli ed efficacissime pro-prietà terapeutiche, che conobbe un grande successocommerciale nella seconda metà del Novecento. La fon-te, della cui esistenza si rintracciano testimonianze findal Settecento, veniva prevalentemente usata dai lavo-ratori agricoli della zona che qui venivano a dissetarsi, fin-ché una improvvisa dispersione delle acque la lasciò inabbandono per quasi due secoli. Fu il signor Enrico Scot-ti, coraggioso ed entusiasta imprenditore della zona, cheall’inizio del Novecento studiò e mise in pratica un com-plesso sistema di ricanalizzazione delle acque, aprì unafabbrica d’imbottigliamento e iniziò a commerciare l’ac-

���una gita fuori porta nella piana fiorentina

La chiesadi Mosciano

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qua di Roveta nel circondario e a Firenze. Tradizionevuole che fosse lo stesso Enrico a guidare il carretto chequotidianamente si muoveva verso i mercati dei dintor-ni. La grande fortuna del marchio iniziò tuttavia nel-l’immediato dopoguerra, quando le redini dell’attivitàgiunsero nelle mani del figlio di Enrico, Gino, il “sor Gi-no” come ancora molti amano ricordarlo. A lui va il gran-de merito di aver intuito quanto il suo prodotto potes-se trarre vantaggio dall’incremento dei consumi coinci-so con gli anni del boom economico. Sul finire degli an-ni Sessanta la Roveta era ormai una vera e propria in-dustria di successo, che impiegava un centinaio di ope-rai, producendo oltre all’acqua anche bibite. Qualcunocertamente ricorderà l’“aranciata Roveta”, resa famosadalla sua bottiglietta rotonda a forma di arancia, ma an-che il “chinotto”, la “cedrata” e la “President Cola”, ita-lianissima antagonista dell’ormai diffusa Coca Cola.Purtroppo l’acqua Roveta non sopravvisse a Gino Scot-ti e chiuse i battenti sul finire degli anni Settanta.Oggi l’antico stabilimento, pericolante e in stato dicompleto abbandono, non può essere considerato al-tro che un esempio di archeologia industriale tra i piùcuriosi di tutta la Toscana, con i lunghi nastri traspor-tatori, l’etichettatrice e la macchina per la pastorizza-zione dell’aranciata ancora visibili, seppure ricoperti diuno spesso strato di ruggine e polvere.L’Hotel della Sorgente Roveta, che il “sor Gino” vollecostruire nei pressi degli stabilimenti e che fu negli an-ni Sessanta luogo d’incontro elegante e mondano, do-tato dei maggiori comfort e ritiro favorito per la squa-dra di calcio della Fiorentina di quegli anni, è attivoancor oggi a testimonianza di questa fortunata e co-raggiosa attività familiare.Da qui si può scendere in direzione del pittoresco bor-go di San Martino alla Palma – dove, a poca distanza

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l’una dall’altra, si trovano le ville Torrigiani e Antino-ri – e proseguire verso le frazioni di San Michele a Tor-ri e San Vincenzo a Torri. Da queste parti, in prossi-mità della via del Lago, nascosto da un lungo e imper-vio sentiero immerso nel bosco, si trovano i resti delMulinaccio, un complesso risalente al xvii secolo com-posto da una diga, un ponte e un antico mulino.Risalendo invece verso la via Pisana, a metà strada tra ilterritorio di Scandicci e quello di Lastra, s’incontra l’a-bitato diViottolone, dove merita una sosta la splendidavilla di Castelpulci. La si raggiunge percorrendo un lun-go e pittoresco viale alberato, in posizione leggermentecollinare che le attribuisce un tono imponente e quasisfacciato. Nata come residenza estiva della famiglia Ric-cardi, la villa è nota anche per aver ospitato fino al ����i locali del manicomio provinciale. Qui soggiornò finoalla sua morte il poeta Dino Campana. Lasciata in statodi totale abbandono per almeno un trentennio, la villa

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La villa diCastelpulci,Scandicci

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è stata restaurata a partire dai primi anni del ����. Saràla sede del Centro Universitario Fiorentino della Moda.Siamo ormai alle porte di Lastra a Signa, le cui originisi rintracciano in epoca romana, quando nacque unampio insediamento militare posizionato in zona li-mitrofa a quel tratto dell’antica via Cassia che riporta-va in direzione di Pistoia.Circondato dalle imponenti mura quattrocentesche, ilcentro storico di Lastra si sviluppa attraverso due stra-de principali che, intersecandosi perpendicolarmente,formano il disegno di una “T”. La prima attraversa ilpaese da est a ovest, da Pisa a Firenze, come sembranovoler ricordare le relative porta Fiorentina e Porta Pi-sana; la seconda, attraversando il paese da nord a sud,si dirige verso la collina che ospita la chiesa di San Mar-tino a Gangalandi.Se la seconda parte del nome di questo piccolo e sug-gestivo comune richiama evidentemente alla vicina Si-

Le muradi Lastraa Signa

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gna, la prima parte riecheggia con forza una tradizio-nale attività manifatturiera della zona: la lavorazionedelle lastre di pietra.Forte dell’abbondanza di materia prima nella zona (siparla di almeno �� cave di pietra nel circondario), ilComune di Lastra ha ospitato nel corso degli anni ungran numero di scalpellini, addirittura cinquecento in-torno alla seconda metà dell’Ottocento.Il lavoro dello scalpellino – “lo scultore senza arte”, co-me si usava definirlo un tempo – è durissimo. La lavo-razione della pietra a mano libera con il solo ausilio dimartello e scalpello è infatti solo l’ultima parte di que-st’antica manifattura. Va prima staccata la roccia dallaparete della cava, lavoro che richiede enorme periziaper evitare di incrinare o rompere nel punto sbagliatola lastra necessaria. Questa va poi tagliata e levigata nel-la forma e nella misura giuste. Solo a questo punto sicomincia a lavorarla, piano piano, colpo dopo colpo.Nascono così un’infinità di elementi architettonici chefanno parte della nostra vita quotidiana, ma che spes-so per la fretta non ci soffermiamo a osservare. Gli an-tichi lastricati delle piazze cittadine per esempio (Fi-renze ne è piena) sono spesso realizzati con la scalpel-latura a mano. È facile distinguerli da quelli più mo-derni, fatti con martelli pneumatici e per questo rego-larissimi, identici l’uno con l’altro. Quelli fatti dagliscalpellini di un tempo sono asimmetrici, a volte im-precisi, raccontano di un lavoro metodico, fatto conpochi semplici strumenti. Ogni solco è testimone del-la martellata che lo ha prodotto, mai uguale al succes-sivo o al precedente, ma fedele alla mano che lo ha rea-lizzato e alla forza che ha voluto imprimergli.Come molti mestieri antichi e legati alla tradizione ru-rale, tuttavia, anche il lavoro dello scalpellino è andatopian piano scomparendo.

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A Lastra a Signa oggi resta testimone inossidabile diquesto lavoro solo il signor Tullio Naldi, classe ���6,che inLocalità Lisca continua a lavorare la pietra e rac-conta con una punta di dispiacere, ma con indubbioorgoglio, di essere rimasto l’ultimo degli scalpellini diLastra. Lui quest’arte l’ha imparata da suo nonno, quan-do nel ����, a soli �� anni, varcò per la prima voltal’ingresso di una cava di pietra.L’ha fatto tutta la vita, lo fa ancora. Certo oggi si cimentacon lavori meno impegnativi, cose più piccole comecolonnine e pilastri, anche se, stuzzicato dalla doman-da su cosa è in grado di realizzare, non esita a rispon-dere: «Beh, se mi chiedono un caminetto, di quelli bel-li grandi come si costruivano una volta, sa una cosa? Iolo faccio».Trovandoci a metà strada tra Lastra a Signa e Signa, inquell’ampia zona pianeggiante dei laghi di Signa, oggiconosciuta come Stato Libero dei Renai, segnaliamoun luogo a dir poco curioso dove trascorrere una sera-

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Gli strumentidello scalpellino

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ta in allegria e decisamente fuori dagli schemi.Se ci si aspetta una cena con tutti i crismi in puro stiletoscano, magari sorseggiando vino da enoteca e degu-stando pregiati antipasti al profumo di tartufo, certa-mente questo luogo sarà una delusione. Ma se una ge-nuina pasta al pomodoro accompagnata da semplicecarne alla griglia, consumate a tavola in compagnia deipadroni di casa possono bastarci, val la pena essere in-trodotti nel surreale mondo di Moscerino.Un po’ storditi dall’abbondanza di luci natalizie appe-se un po’ in ogni dove, affascinati magari dall’infinitae variegata collezione di cappelli appesi ai muri di ca-sa, forse perplessi dalla cortesia timida e un po’ silen-ziosa di Moscerino e consorte, l’inizio dello spettacoloè talmente inaspettato e travolgente da lasciarci com-pletamente spiazzati.Moscerino si alza all’improvviso dal tavolo per metter-si a suonare un numero imprecisato di strumenti, in-tonando le più divertenti e curiose canzoni della tradi-zione popolare fiorentina. Non stupitevi se dopo pocoanche gli altri commensali si lanceranno in entusiasti-ci cori. In un turbinio di allegria e confidenza, ci si ri-trova a ballare intorno ai tavoli, indossando a piacerela variegata collezione di cappelli che Moscerino met-te a disposizione dei suoi ospiti.I cappelli, sì, soprattutto quelli di paglia. Sono loro lavera e propria essenza di questo territorio. Signa, La-stra, Campi Bisenzio e i Comuni del circondario sonostati per tradizione la patria di questo intramontabileaccessorio.La lavorazione della paglia, che si sviluppò nella Pianatra Firenze e Pistoia nel corso dell’Ottocento, ha infat-ti rappresentato la principale e forse la più importanterisorsa economica di questa zona per oltre un secolo,andando a impiegare quasi centomila persone, in pre-

���una gita fuori porta nella piana fiorentina

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valenza donne, ma anche uomini. Un episodio para-digmatico di come le capacità naturali e umane di unterritorio che ne rappresentano l’unica e vera risorsaeconomica, siano poi in grado di svilupparsi e ampliarsigrazie alla costanza di pochi.La brillante intuizione di produrre varietà di frumen-to che non si limitassero al solo uso agricolo, ma che siprestassero anche a usi alternativi, soprattutto nel cam-po dell’abbigliamento e dell’accessorio, arriva in unmomento storico cruciale per lo sviluppo economicotoscano. Il grande fermento sociale e scientifico che cir-colava nell’Europa dell’epoca aveva infatti spinto i gran-duchi di Toscana a favorire un modello di sviluppo ba-sato su idee innovative e coraggiose. Nel ����, Dome-nico Michelacci iniziò a coltivare un grano speciale che,con particolari tecniche d’intreccio, andava a dar vitaa una materia nuova il cui uso era ancora tutto da in-ventare. Sostenuto dall’evoluzione tecnologica e da tec-

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La lavorazionedel cappellodi paglia

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niche di lavorazione apprese nella regione svizzera del-l’Argovia, il Michelacci diede vita proprio a Signa allasua personalissima Rivoluzione industriale.La diffusione della tecnica dell’intreccio, alla base del-l’industria del cappello, si diffuse a macchia d’olio intutta la Piana Fiorentina, invadendo gran parte dei Co-muni tra Firenze, Prato e Pistoia.Signa, capoluogo d’eccellenza di questo movimento diidee e produttività, è passato alla storia e rappresentatutt’oggi il più famoso distretto del mondo per la rea-lizzazione dei cappelli di paglia.Simbolo di sobria e raffinata eleganza, accessorio chicper lei e dandy per lui. A raccontare il suo intramonta-bile fascino icone di stile del mondo del cinema e del-lo spettacolo, ma anche rappresentanti delle grandi mo-narchie europee, come la Regina Elisabetta d’Inghil-terra, che della sua passione per i cappelli di paglia hafatto una moda condivisa da molti. Il fascino del cap-pello di paglia è intramontabile: oggi come ieri, va in-dossato con orgoglio e con la consapevolezza di vestireun pezzo di storia.E al Michelacci Signa ha voluto offrire il più grande deitributi, intitolandogli il Museo della Paglia e dell’In-treccio.Situato in via degli Alberti a Signa, il Museo Michelaccis’impegna fin dal ����, anno della sua apertura, nonsolo in un’attività conservativa ed espositiva, ma anchenella diffusione culturale, attraverso la creazione di unarchivio, di una biblioteca specializzata e di una colla-na di volumi che permettono agli studiosi di ap-profondire la conoscenza della storia e delle tecniche del-l’intreccio.Sebbene notevolmente ridimensionato rispetto agli an-ni della grande produzione, a Signa e in molti Comu-ni della zona sopravvivono ancor oggi manifatture che

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mantengono viva la produzione di questo intramonta-bile accessorio.Fra questi ricordiamo la famiglia Grevi, oggi giunta al-la quarta generazione, che dal ���� porta avanti conmaestria e savoir faire l’arte del cappello. Feltri,melou-sine e satinée, paglie esotiche come l’organza, il vellutoe le laizes di paglia. Questo e molto altro nel variegatocatalogo della produzione Grevimode, conosciuto inItalia e all’estero, grazie anche al bel negozio in PlaceDeville a Parigi.E se si parla di internazionalità dei cappelli di Signa, iraffinati cappelli “da cerimonia”, sono perfetti per unpomeriggio di polo ad Ascot.Ma la paglia non è solo per i cappelli. La ditta di Car-lo Beghè di San Mauro a Signa si distingue anche perl’ideazione e la produzione di borse da coordinare alcappello. Colori e modelli assortiti a seconda della sta-gione e delle richieste della clientela.E seguendo un filo di paglia, ci spostiamo in direzionedella Firenze-Mare per raggiungere Campi Bisenzio.Qui, in via Bruno Buozzi, troviamo la ditta della fa-

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Museo dellaPaglia.Vetrinacon antichicappelli

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una gita fuori porta nella piana fiorentina���

miglia Marzi. Nata all’inizio del Novecento, la dittaMarzi in circa un secolo di attività ha saputo introdurrei propri cappelli di paglia nel mondo del fashion inter-nazionale, pur mantenendosi fedele a un criterio pro-duttivo rigorosamente artigianale.Per chi si trova a passare da queste parti offriamo un pic-colo suggerimento gastronomico. Vale sicuramente lapena un assaggio della “Pecora alla Campigiana”, piattotipico della zona di cui non è assolutamente facile ripro-porre l’esatta ricetta. E in effetti, come spesso accade nel-le campagne toscane, attitudini e abitudini sono spessotradizione familiare di antica memoria e le pietanze cer-to non fanno eccezione. Le massaie di Campi, oggi co-me ieri, eseguono questo piatto con meticolosa perizia,ma usando dosi e quantità assolutamente a memoria.Niente bilance o misurini, ognuna aggiunge gli ingre-dienti così come ha imparato a farlo nella cucina della ma-dre o della nonna. Soffritto, spezie, vino rosso e sugo dipomodoro. Quanto e in che ordine non è dato saperlo.L’unica cosa da fare è gustarlo, ma con la consapevolez-za che ogni volta sarà un po’ diverso dalla precedente.Campi Bisenzio, antica città murata della RepubblicaFiorentina di cui ancora si evidenziano le tracce neglistralci di mura rimasti a decorare gli angoli della città,celebrata dal Boccaccio nella novella di Federigo degliAlberighi del Decamerone, è oggi un paesone di oltrequarantamila anime, particolarmente focalizzato nellagrande distribuzione, grazie alle grandi catene di iper-mercati che nella zona hanno trovato sede.La storia della sua evoluzione economica ricalca da vi-cino quella dei casi fino ad ora presi in considerazione.Forte sviluppo agricolo, piccole attività manifatturie-re, un artigianato dedito alla lavorazione di materiali po-veri, salvo poi specializzarsi nella seconda metà del No-vecento nei settori di paglia e pelletteria.

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Oggi sono pochissime, quasi inesistenti, le attività ar-tigianali che si sono mantenute nella zona. La mano-dopera è stata in gran parte assorbita dalle grandi cate-ne distributive che hanno portato allo spopolamentodelle campagne prima e all’abbandono delle attività tra-dizionali in un secondo momento.Ma il sapore della tradizione, il legame profondo conle origini contadine del Comune si respirano ancoraforti a Campi. Ne sono testimonianza le numerose e se-guitissime feste e sagre che si svolgono in vari periodidell’anno nella zona. Come la settembrina La MeglioGenia, vetrina delle tradizioni tipiche del territorio cam-pigiano con la Fiera del Bestiame, i giochi del Tiro alBarroccio e del Fangaio, il mercato dei prodotti tipicidella valle del Bisenzio per concludere con Campi a Ta-vola, la manifestazione benefica dedicata alle preliba-tezze della gastronomia locale.Una testimonianza molto interessante di antiche lavo-razioni artigianali la troviamo nella periferia di CampiBisenzio, procedendo in direzione Prato dove, in viaCentola al numero 6�, troviamo le antiche ceramicheartistiche del maestro Lauro Parrini.Le Ceramiche d’Arte Parrini, azienda a conduzione fa-miliare nata nel ��6�, riproduce ceramiche artisticheriproponendole con rigore e maestria con le antichetecniche artigianali. Il tornio, il calco, le decorazioni amano sono le attività quotidiane del maestro Parrini,diplomato all’Istituto d’Arte di Sesto Fiorentino, cheha dedicato tutta la sua vita all’arte della ceramica. For-te nelle sue opere l’impronta delle ceramiche di Mon-telupo, soprattutto nella scelta dei colori blu cobalto,verde, giallo.Piattini mignon, mattonelle, vassoi e ciotole realizzaticon la tecnica a calco, ovvero tramite la manipolazionedell’argilla refrattaria rossa fino a renderla dello spes-

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sore desiderato, pressate a mano su stampi in gesso equindi modellati e rifiniti con spugnatura, ma anchebrocche, vasi, orci e orcetti realizzati a tornio, tramitecioè l’uso della piattaforma che ruota e affida le formealla sola maestria delle mani dell’artigiano.È giunto il momento di rientrare a Firenze. Lo faccia-mo ripercorrendo a ritroso la via Barberinese, per gira-re allo svincolo sulla via dei Tredici Martiri. Attraver-sato l’abitato di San Piero a Ponti e ripresa la via SanCresci, facciamo un’ultima sosta a San Donnino.È questa la più grande tra le frazioni di Campi Bisen-zio, quella che la ricongiunge con Firenze e per questomotivo determinante nella strategia economica nel pas-sato.Agricoltura, mercato della paglia e della pelletteria: a SanDonnino si conferma quella che è stata negli anni l’e-voluzione economica della Piana Fiorentina.Tra le molte emergenze storico-artistiche da visitareuna volta giunti a San Donnino, oltre alla bella chiesa

Un modellodella dittaMarzi

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di Sant’Andrea e al suoMuseo d’arte sacra, consigliamouna sosta alMulino di San Moro. Lo troviamo quasi alconfine tra San Donnino e il Comune di Signa, postosulla confluenza del Fosso Macinante col Bisenzio.Si tratta di un luogo magico, che ci permette d’im-mergerci per un attimo nella vita campestre dell’epocapassata. Ultimo esemplare di mulino della zona, no-nostante uno stato di conservazione piuttosto preca-rio, il mulino di San Moro conserva quasi integro l’an-tico apparato per la macinazione.Per chi si trovasse a visitare la zona nel periodo di Car-nevale consigliamo la Sagra degli antichi sapori, ap-puntamento imperdibile con il meglio del meglio del-la tradizione gastronomica del contado fiorentino: fi-cattole, trippa e lampredotto, ribollita, cenci e frittel-le, il tutto da gustarsi in un’atmosfera allegra e trasci-nante come solo nelle vecchie feste paesane è dato tro-vare.Siamo giunti alla fine della nostra passeggiata. Percor-rendola fino in fondo, la via Pistoiese ci accompagna

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Il lavoroal tornio

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una gita fuori porta nella piana fiorentina���

fino a Firenze. Ad accoglierci è la cupola del Duomoche abbiamo lasciato poco fa. Tante, tantissime le ric-chezze e le bellezze di questo territorio che avremmo vo-luto raccontare e consigliare. Ne lasciamo facoltà al vi-sitatore, che si lasci trasportare dalla personale voglia discoprire: gironzolando da queste parti, sarà sicuramenteaccontentato.

La selezione delle aziende è stata realizzata a discrezionedegli autori e non può considerarsi in alcun modo esau-stiva rispetto alle aziende presenti nell’area citata. Si rin-graziano le aziende artigiane per la disponibilità a colla-borare durante la fase di ricerca.

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Glossarioe biografieCristina Corazzi

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

AbsideStruttura architettonica a pianta se-micircolare o poligonale, solitamenterivolta, nella chiesa cristiana, versooriente, a conclusione della navata cen-trale, o di quelle laterali, di una cappellao del coro.

AffrescoTecnica di pittura murale basata sul-l’incorporazione dei colori alla calcedell’intonaco, che offre straordinariadurevolezza dell’opera nel tempo. Ilsupporto murario asciutto e pulito èpreparato con un primo strato gros-solano d’intonaco (il rinzaffo) sul qua-le è steso uno strato più sottile, dettoarriccio. Sull’arriccio è tracciata conterra rossa la sinopia (v.). È quindi ste-so il intonachino, strato leggero di sab-bia fine mista a calce, sul quale l’arti-sta dipinge l’opera con colori mesco-lati con acqua. La caratteristica prin-cipale dell’affresco è la rapidità di ese-cuzione richiesta all’artista, che deveapplicare il colore sull’intonaco fre-sco, senza lasciarlo asciugare. Per que-sto motivo la porzione di superficie daaffrescare viene preparata quotidiana-mente (sono le cosiddette giornate), inrapporto al lavoro che si prevede diportare a termine.

Agnus DeiImmagine raffigurante un agnello cheporta la croce, che nella simbologiadell’arte ecclesiastica rappresenta Ge-sù Cristo nel suo ruolo di vittima sa-crificale per la redenzione dei peccatidell’umanità. L’immagine è basata sul-l’episodio narrato dai Vangeli, in cuiGesù, recatosi presso il Giordano perfarsi battezzare dal predicatore Gio-vanni, è salutato da questi con le pa-

role «Ecce Agnus Dei, ecce Qui tollitpeccatum mundi» («Ecco l’Agnello diDio, ecco Colui che toglie i peccatidel mondo»). V. anche Battesimo diCristo.

Alberti, Leon Battista(Genova ����-Roma ����)Architetto, scrittore, matematico eumanista, insieme al Brunelleschi èconsiderato il fondatore dell’architet-tura rinascimentale.

Albertinelli, Mariotto(Firenze ����-����)Si dedicò alla pittura nella bottega diCosimo Rosselli, insieme a Piero diCosimo e a Baccio della Porta (poi fra-te noto col nome di Fra Bartolomeo).In collaborazione con quest’ultimo,cui fu molto legato, lavorò nel Duomodi Volterra e a molte altre opere.

Alfa e omegaRispettivamente la prima e l’ultimalettera dell’alfabeto greco. Nel Cri-stianesimo le due lettere, associate,simboleggiano l’eternità di Dio, inizioe fine di ogni cosa. Queste lettere fu-rono usate già dai primi cristiani sualcuni monumenti.

Allori, Alessandro(Firenze ���6-�6��)Entrato da bambino nella bottega del-l’amico di famiglia Agnolo Bronzino,è per questo soprannominato “il Bron-zino”. Dopo aver lavorato con questinel Salone dei Duecento in PalazzoVecchio, Allori si recò a Roma. A Fi-renze si occupò, fra l’altro, della de-corazione dello Studiolo di FrancescoI in Palazzo Vecchio. Dal ���� di-venne pittore di corte.

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glossario e biografie���

Ampolla/ampollinaVasetto in vetro o metallo con corpoglobulare e collo sottile, talvolta dotatodi manico ad ansa e beccuccio, usatoper contenere l’acqua e il vino eucari-stici o gli oli sacri.

Andrea Pisano, Andrea d’Ugolino daPontedera, detto

(Pontedera ���� ca.-Orvieto ���� o����)Allievo di Giovanni Pisano. A Firen-ze scolpì alcune delle statue in marmodella facciata della Cattedrale di San-ta Maria del Fiore e fra il ���� e il���6 creò le due ante bronzee dellaporta nord del Battistero; qui usò, perprimo, la cornice mistilinea a quadri-lobo. Lavorò accanto a Giotto nelledecorazioni scultoree del campaniledi Santa Maria del Fiore, di cui di-venne sovrintendente dopo la mortedel maestro.

Antonio del Ceraiolo, Antonio di Ar-cangelo, detto

(Firenze, attivo agli inizi del xVI secolo)Vasari lo dichiara allievo di Ridolfodel Ghirlandaio e di Lorenzo di Cre-di. Nelle opere a lui attribuite sonorintracciabili influenze della pittura diFra Bartolomeo.

ArcoElemento architettonico strutturale alinea curva che si appoggia su due pie-dritti, su cui scarica il peso della strut-tura sovrastante. In base al tipo di ta-le curva (sesto, v.) è chiamato: a tuttosesto quando la curva è un semicerchio,a sesto ribassato se la distanza tra i duepunti estremi della curva (corda) è mi-nore del diametro; a sesto acuto se èformato dall’incrocio di due cerchi che

s’intersecano formando un vertice al-la sommità.

ArmeV. Stemma

BaccellaturaMotivo decorativo costituito da ele-menti convessi, a rilievo o a incavo(baccelli) ottenuti dalla stilizzazione diun baccello vegetale.

Baccio daMontelupo, Bartolomeo diGiovanni d’Astore dei Sinibaldi, detto

(Montelupo Fiorentino ��6�-Lucca���� ca.)Frequentò a Firenze la scuola d’arte delGiardino di San Marco. Prima suacommissione importante le statue interracotta del Compianto nella chiesadi San Domenico a Bologna. Tornatoa Firenze fu seguace di Savonarola. Suala statua in bronzo di San GiovanniEvangelista per il tabernacolo dell’Artedella Seta di Orsanmichele a Firenze.

Bartolomeo di Giovanni(Firenze seconda metà secolo xV)Allievo e collaboratore del Ghirlan-daio, contribuì a divulgarne l’arte. Glisi attribuiscono numerose altre ope-re, in genere di piccolo formato, cherivelano influssi da Filippino Lippi eBotticelli.

Bicci di Lorenzo(Firenze ��6� ca.-Arezzo ����)Figlio di Lorenzo di Bicci, nel ����eredita la bottega paterna, ricevendocommissioni di alto prestigio; tra que-ste l’esecuzione per i Medici del ciclodi affreschi conUomini Illustri nel pa-lazzo di via Larga, e quello con gliApo-stoli eseguito per la consacrazione del-la Cattedrale di Firenze nel ����. Le-

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

gato alla cultura del tardo Trecentofiorentino, si attarda sui modi del Go-tico fiorito.

Boschi, Fabrizio(Firenze ����-�6��)Nipote dei pittori Francesco e Alfon-so Boschi, imparentati con MatteoRosselli, eseguì alcune delle pitture ce-lebrative di Michelangelo nella CasaBuonarroti.

Botticelli, Sandro, Sandro Filipepi,detto

(Firenze ����-����)La sua opera pittorica testimonia unaprecoce sintesi tra la fluidità lineare diFilippo Lippi e la plastica saldezzacompositiva del Verrocchio, dei qua-li fu allievo. Il linguaggio sottilmenteintellettuale che caratterizza la sua pro-duzione degli anni ����-���� riflet-te la tendenza fantastica della Firenzeumanistica, volta alla trasfigurazionedella realtà in bellezza e in mito. Lasua successiva produzione esprime in-vece le limiti degli ideali umanisticinel contesto di una rinnovata spiri-tualità di matrice savonaroliana.

BroccatoTessuto di seta, lino o canapa, di com-plessa e lenta lavorazione, particolar-mente pregiato, caratterizzato da gran-di disegni operati, con intrecci che pro-ducono un caratteristico effetto a ri-lievo.

Bronzino (Agnolo di Cosimo, detto)(Monticelli di Firenze ����-Firenze����)Dopo un apprendistato presso Raf-faellino del Garbo passò nella bottegadel Pontormo, che ne influenzò la car-

riera pittorica. Appartenente alla cor-rente del Manierismo, è noto per es-sere stato un grande ritrattista e lavoròspesso e a lungo nell’ambito della cor-te dei Medici.

Brunelleschi, Filippo(Firenze ����-���6)Uno dei grandi iniziatori del Rinasci-mento fiorentino. Formatosi comeorafo e scultore, vinse “ex aequo” conLorenzo Ghiberti il concorso per la se-conda porta del Battistero, poi com-missionata a Ghiberti. Studiò a Romaarchitettura e scultura con Donatello.Attivo nel cantiere di Santa Maria delFiore già dal ����, vinse il concorsodel ���� per la cupola, capolavoro co-struito mediante una tecnica che per-metteva di non impiegare centine.

Buffalmacco, Buonamico di Cristofa-no, detto

(Firenze, attivo fra il ���� e il ����)Descritto in due novelle di Boccacciocome uomo «sagace e accorto», e daGhiberti e Vasari come artista dotatodi libertà immaginativa e pittorica,Buffalmacco è rappresentante dellapittura gotica toscana; ritenuto l’au-tore di cicli di affreschi del Campo-santo di Pisa (Trionfo dellamorte,Giu-dizio finale e inferno, Tebaide).

CalvarioNomedella collinanegli immediatidin-torni di Gerusalemme su cui salì Gesùper esservi crocifisso. Il nome deriva dallatino, che traduce a sua volta il termi-ne aramaicoGûlgaltâ (da cui Golgota)che significa “luogo del cranio”.

CantoriaNelle chiese cristiane, parte sopraele-

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glossario e biografie���

vata riservata ai cantori. Si trova in ge-nere vicino all’organo, nella parte pre-sbiteriale o sulla parete dell’ingressoprincipale.

CapitelloParte superiore della colonna o del pi-lastro sul quale poggia l’architrave, ol’arco, avente funzione decorativa.

CartagloriaTermine che indica ciascuna delle treparti costituenti la celebrazione euca-ristica. Dal xVI secolo indica anche latabella appoggiata sull’altare durante laMessa come promemoria delle formu-le che il sacerdote deve pronunciare.

CartiglioElemento decorativo, disegnato oscolpito, che riproduce una pergame-na o un rotolo, disteso o avvolto, sulquale sono riportati passi biblici, iscri-zioni o stemmi.

CesellaturaFine lavoro di decorazione di un og-getto metallico, ottenuto tramite il ce-sello, piccolo scalpello d’acciaio conpunta arrotondata, provvisto di testavariamente sagomata a seconda dellaforma cercata, che, battuto con unmartelletto, imprime la superficie me-tallica senza inciderla.

CherubinoEssere angelico che ha l’incarico di vi-gilare l’ingresso dell’Eden.

CimasaDetta anche cima, sima o cimacio, èuna modanatura curva e sporgente, aforma di gola; nell’architettura classi-ca (greca o romana) la sima costitui-

va la parte terminale della cornice,spesso fornita di fori per lo scarico del-l’acqua piovana dai tetti. Nell’uso piùgenerale cimasa indica il complesso dimodanature a coronamento di un ele-mento architettonico.

Confortini, Jacopo(Firenze �6��-�6��)È da annoverare fra i secentisti tosca-ni che lasciarono nel disegno le operemigliori della loro arte. Di lui sononote tele e affreschi, fra i quali quellinel convento di Santa Trinita a Fi-renze, dove lavorò con Giovanni daSan Giovanni e Nicodemo Ferrucci.

Confortini, Matteo(Pisa ��6� ca.-�6��)Padre del più famoso Jacopo Confor-tini, originario di Pisa ma cittadino fio-rentino dal 1573, è forse esecutore trail �6�� e il �6�6 di alcuni tra i ritrattidelle cosidette “Bellezze di Artimino”,ritratti di gentildonne esposti nella vil-la di Artimino di Ferdinando I.

Conti, Francesco(Firenze �6��-��6�)Formatosi nella cerchia di Simone Pi-gnoni, si trasferì a Roma dove fu allie-vo di Giovanni Maria Morandi e Car-lo Maratta. Influenzato da Ricci, si spe-cializzò quasi esclusivamente in sog-getti sacri. Suoi committenti, per tut-ta la vita, furono i marchesi Riccardi.

CoronaV. Diadema.

Cresti (o Crespi) Domenico, detto ilPassignano

(Tavarnelle Val di Pesa ����-Firenze�6��)

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

Pittore del tardo Manierismo, compìil suo tirocinio a Firenze nella botte-ga di Girolamo Macchietti e Gio-vanni Battista Naldini. Lavorò nellaCattedrale di Santa Maria del Fiore aFirenze come assistente di FedericoZuccari, che poi seguì a Roma e a Ve-nezia.

Croce, croce astileOggetto che può essere realizzato invari materiali, formato da due assi in-crociati perpendicolarmente, divenu-to, con o senza Cristo Crocifisso, ilsimbolo più caratterizzante della reli-gione cristiana. La croce astile o pro-cessionale (o rogazionale), solitamentein metallo, è posta sulla sommità diun’asta e usata nelle processioni. È de-corata con motivi incisi o sbalzati suentrambi i lati (recto e verso) con mo-tivi figurati.

Crocetta apicalePiccola croce solitamente posta sullasommità del coperchio di teche o pis-sidi.

Cufico, carattereIl cufico è un antico stile calligraficodella lingua araba caratterizzato dalettere pesanti, dalle curve strette eminimali. Era particolarmente indi-cato per scrivere sulla pietra o sul me-tallo.

Daddi, Bernardo(Firenze 1290-1348)Scolaro e seguace di Giotto, Daddi fuuno dei pittori fiorentini più apprez-zati del tempo. Lavorò nelle chiese fio-rentine di Santa Croce e di Santa Ma-ria Novella. La sua pittura raffinata

sembra talvolta influenzata dalla piùaristocratica arte senese.

Dalmasio Scannabecchi(Bologna ���� ca.-���� ca.)Inizialmente influenzato dalle inno-vazioni giottesche, probabilmentegiunse a Firenze intorno agli anni Cin-quanta, come evidenziano gli affreschicon le Storie della vita di san Gregorioin Santa Maria Novella. Tra il ���� eil ��6� realizzò affreschi nella chiesadi San Francesco a Pistoia.

DiademaOrnamento realizzato in oro, argentoo altro metallo prezioso, spesso inca-stonato di gemme o pietre preziose,usato per cingere la testa, contrassegnodi nobiltà assoluta e usato prevalente-mente per adornare la Vergine Maria.

DoraturaTecnica usata per ricoprire d’oro, inpolvere o in foglia, supporti di metal-lo, legno, cuoio e altri materiali. Perla doratura del metallo, viene utiliz-zato il procedimento dell’amalgama,come indicato da Benvenuto Cellini:sulla superficie metallica è distesouniformemente un composto di oropuro e mercurio che evapora al con-tatto con il metallo opportunamenteriscaldato, permettendo così all’oro diaderire al supporto.

EvangelistiGli autori, secondo la tradizione, deiquattro Vangeli: Matteo, Marco, Lu-ca e Giovanni. Sono in genere rap-presentati intenti nella redazione op-pure in piedi, recanti il libro o il car-tiglio (v.) e il proprio attributo distin-tivo.

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glossario e biografie���

Fra Bartolomeo, Baccio della Porta,noto come

(Soffignano ����-Pian di Mugnone����).Allievo di Cosimo Rosselli, aprì bot-tega con Mariotto Albertinelli. Nel���� entrò nell’ordine dei Domeni-cani e dal ���� operò al convento diSan Marco. Le sue opere rivelano unafelice sintesi di influenze da Leonardoe Raffaello, anticipando però moduliche saranno del primo Manierismofiorentino.

FusioneTecnica per ottenere opere scultoreeattraverso una colata di metallo fusodentro uno stampo, realizzabile in pie-no (il metallo è colato dentro una for-ma vuota e la riempie completamente;si ottiene una scultura massiccia) o incavo (il metallo è colato in una formachiusa e fuso in strato molto sottile).

Gaddi, Agnolo(Firenze, notizie ��6�-���6)Figlio di Taddeo, la sua opera, dai to-ni garbati e fiabeschi, testimonia il dop-pio legame con lo schematismo giotte-sco da un lato e, dall’altro, con le nuo-ve suggestioni tardogotiche. Di lui siricordano importanti cicli di affreschi,compiuti insieme ad aiuti, tra i qualiLa leggenda della Croce e le Storie diAnacoreti in Santa Croce a Firenze.

Gentile da Fabriano, Gentile di Nic-colò di Giovanni di Massio, detto

(Fabriano ���� ca.-Roma ����)Tra i più importanti esponenti delGotico internazionale, si spostò fra icentri delle Marche e della Lombardia;dal ���� fu a Venezia. Nel ���� è do-cumentato a Firenze, dove eseguì l’A-

dorazione dei Magi per l’altare dellacappella Strozzi in Santa Trinita. AFirenze Gentile da Fabriano entrò indialogo con il nascente umanesimo einiziò una transizione tra il decorati-vismo tardogotico e l’essenzialità ri-nascimentale.

Ghiberti, Lorenzo(Firenze ����-����)Scultore, orafo, architetto, pittore escrittore d’arte, Ghiberti esordì comescultore al concorso per la secondaporta del Battistero di Firenze, cittànella quale svolse prevalentemente lasua attività, dando vita a una botteganella quale ebbe per aiuti anche Do-natello e Michelozzo. Ebbe un ruolofondamentale nella diffusione del lin-guaggio rinascimentale, grazie alla va-lutazione positiva della cultura tardo-gotica, corretta secondo i nuovi prin-cipi: nelle sue figure seppe fondere in-sieme le linee eleganti del gotico in-ternazionale con la bellezza dei nudiellenizzanti, inserendo le sue figure inscene costruite con una prospettivapiù intuita che reale.

Ghirlandaio, Domenico, DomenicoBigordi, detto

(Firenze ����-����)Tra i protagonisti del Rinascimento,è annoverato nella cosiddetta “terzagenerazione” del Rinascimento, comeil Verrocchio e il giovane Sandro Bot-ticelli. A capo di una nutrita bottega,è ricordato soprattutto per i grandi ci-cli affrescati, fra cui alcune scene del-la cappella Sistina a Roma e, a Firen-ze, la cappella Sassetti nella chiesa diSanta Trinita. Divenne di fatto il ri-trattista ufficiale dell’alta società fio-rentina.

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

Giovanni da Milano(Caversaccio ����-���� ca.-���� ca.)Fu, con Giottino, il più significativoinnovatore della scuola giottesca fio-rentina nella seconda metà del secolo.Operò una sintesi fra il gotico france-se e la pittura italiana.

GolgotaV. Calvario.

IntaglioTecnica di lavorazione a scavo di le-gno, gemme, avorio, marmo che sirealizza incidendo con strumenti me-tallici la traccia di un disegno apposi-tamente predisposto.

Jacopo del Sellaio, Jacopo di Arcan-gelo, detto

(Firenze ���� ca.-����)Allievo di Filippo Lippi, fu artista eclet-tico, influenzato dal coetaneo Botti-celli e da Domenico Ghirlandaio. Do-po gli inizi, suggestionati dall’opera diVerrocchio, collaborò con Botticelli eBartolomeo di Giovanni alla serie diNastagio degli Onesti. Garbato narra-tore nella decorazione di numerosi cas-soni, fu gradito alla committenza, pri-vata e religiosa, per l’esecuzione di pic-coli lavori devozionali.

Lamberti, Niccolò(Firenze ����-���� ca.)Lavorò a lungo nel cantiere della Cat-tedrale di Santa Maria del Fiore a Fi-renze, collaborando con Pietro di Gio-vanni Tedesco, Giovanni d’Ambro-gio e Jacopo di Piero Guidi. Nel ����si trasferì a Venezia, dove lo raggiun-se presto il figlio. Qui realizzò il coro-namento della facciata della basilicadi San Marco.

Lanceolate (foglie -)Letteralmente, a forma di lancia, ov-vero di forma ellittica allungata conestremità appuntite.

Lippi, Filippo(Firenze ���6 ca.-Spoleto ��6�)Seguace di Masaccio, che egli conobbepresso il convento del Carmine a Fi-renze, fu fortemente influenzatodaDo-natello.LavoròaFirenze ePadovae rea-lizzò, tra le sue opere maggiori, gli af-freschidella cappellamaggioredelDuo-mo di Prato dove seppe tradurre la ma-niera di Masaccio e dell’Angelico in ac-centi più profani, pur preludendo allalirica del suo scolaro Sandro Botticelli.

Lorenzo di Bicci(Firenze ���� ca.-����)

Rappresentante della corrente più tra-dizionalista della pittura fiorentinadella fine del xIV secolo, fu a capo diun’importante bottega che ebbe tra isuoi prosecutori il figlio Bicci e il ni-pote Neri di Bicci.

Lorenzo di Credi(Firenze ����-����)Allievo del Verrocchio, che lo nominòsuo erede, operò nella bottega di que-sti, insieme al Perugino e a Leonardo,fino alla morte del maestro, col qualecollaborò come scultore nelle operetarde. Come pittore lasciò il meglio disé nelle opere giovanili, nelle quali agliinflussi del Verrocchio unì morbidez-ze leonardesche e sottigliezze natura-listiche alla fiamminga. Divenuto se-guace del Savonarola, dopo il ���� re-spinse i soggetti profani.

Lorenzo Monaco, al secolo Piero diGiovanni

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glossario e biografie���

(Firenze ���� ca.-����-����)Pittore prossimo a Spinello Aretino eAgnolo Gaddi, nel ���� entra nel con-vento fiorentino di Santa Maria degliAngeli dove apprende l’arte della mi-niatura. Nella sua copiosa produzionedegli ultimi anni mantiene l’esattezzadel segno e l’amore per i colori squil-lanti derivati dalla pratica della minia-tura, collocandosi nella corrente delGotico internazionale.

LunettaSezione di muro limitata da un arco,posta generalmente sopra una porta ouna finestre, spesso ornata con rilievio dipinti. In pittura, la parte superio-re, arcuata, di una pala d’altare.

Maestro di Barberino(Firenze, attivo ����-���� ca.)Il nome convenzionale di Maestro diBarberino è derivato a questo ignotoartista dal polittico disperso (oggi di-viso tra il Museo Diocesano di Firen-ze e la Hatton Gallery di Newcastleupon Tyne), eseguito per la chiesa diSan Bartolomeo a Barberino Val d’El-sa. Collaborò con l’Orcagna nellachiesa Santa Maria Novella e, succes-sivamente, con Puccio di Simone. Ese-guì, affiancato dal giovane Pietro Nel-li, la maggior parte degli affreschi nel-la scarsella dell’Oratorio di Santa Ca-terina delle Ruote a Rimezzano, pres-so Bagno a Ripoli, e lavorò nella pie-ve di San Lorenzo a Signa. Nel ��6�dipinse un’Annunciazione nella chie-sa di Ognissanti a Firenze. Le operedel Maestro di Barberino rivelano ac-centi un po’ rustici e popolari, conun’evoluzione nel tempo indirizzata auna più marcata tenerezza negli at-teggiamenti.

Maestro di Signa(attivo nel secolo xV)Il nome è tratto dall’opera più im-portante e significativa di questa igno-ta personalità artistica, ovvero gli af-freschi, datati ��6�, raffiguranti le Sto-rie della beata Giovanna in San Gio-vanni Battista a Signa. Il pittore risul-ta attivo nella periferia fiorentina in-torno e dopo la metà del xV secolo, di-stinguendosi per uno stile schietto epopolaresco. Probabile allievo di Bic-ci di Lorenzo, cresciuto artisticamen-te a fianco di Neri di Bicci, sa coglie-re con eclettismo le novità rinasci-mentali portate da Beato Angelico eDomenico Veneziano.

Michele diRidolfo delGhirlandaio,Michele Tosini, detto

(Firenze ����-����)Allievo di Lorenzo di Credi e, dopo il����, di Ridolfo del Ghirlandaio, chegli consentì di usare il proprio cogno-me. Le sue opere giovanili sono in-fluenzate dalla pittura di Fra Bartolo-meo e di Andrea del Sarto; l’incontrocon Giorgio Vasari gli consentì poi dientrare in contatto con la cultura ma-nierista. Egli giunse così a dipinti incui unisce l’anatomia michelangiole-sca ai colori vivaci tipici della pitturadi Giorgio Vasari.

ModanaturaFascia sagomata in una cornice.

NavataLa parte di una chiesa delimitata dadue file longitudinali di colonne opilastri. Quando la chiesa non èscompartita in più navate si dice “adaula”.

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��6

NavicellaRecipiente liturgico di forma allun-gata, dotato di due valve apribili co-me coperchio nella parte superiore,destinato a contenere i grani d’incen-so, da far bruciare sui carboni nel tu-ribolo (v.).

Neri di Bicci(Firenze ����-���� ca.)Pittore nipote di Lorenzo di Bicci, ere-dita la bottega dal padre nel 1452. Purmantenendo uno stretto legame conil gusto gotico della bottega paternaelabora un personale stile eclettico chepalesa la rivisitazione dei grandi arti-sti del secondo Quattrocento fioren-tino.

NodoRigonfiamento nel fusto di un osten-sorio, di un calice, di un candeliere odi altro oggetto in metallo rialzato suuno stelo, che può avere diverse for-me: piriforme (allungato a pera), a va-so, ad anfora, a disco.

Olio (pittura a - )Tecnica di pittura su tavola o tela incui il colore è ottenuto mescolandopigmenti a oli vegetali grassi (di lino,di papavero, di noce) con l’aggiunta dioli essenziali (essenza di trementina),che rendono i colori meno vischiosi epiù trasparenti. Il colore è steso su unabase preparata precedentemente (im-primitura e, nel caso della tela, mesti-ca) con gesso e colla, e poi ricopertoda vernice trasparente a fini protettivie per ottenere una maggiore brillan-tezza. La tecnica, di origine antichis-sima, è perfezionata nel xV secolo dal-l’arte fiamminga e trova poi vasta dif-fusione nel resto d’Europa; permette

di ottenere una gran varietà di risul-tati, grazie all’ampia gamma dei pig-menti utilizzati e ai diversi possibilirapporti fra i vari strati di colore.

OstensorioSuppellettile liturgica, a forma di tem-pietto in epoca medievale e poi, daltardo xVI secolo, di sole raggiato, nel-la quale si racchiude l’ostia consacra-ta, per presentarla all’adorazione deifedeli, all’interno della chiesa o in oc-casione di processioni.

Pagani, Gregorio(Firenze ����-�6��)Figlio del pittore Francesco e allievodi Santi di Tito, entrò poi nella bot-tega di Ludovico Cardi (il Cigoli). Pit-tore del tardo Manierismo, lavorò nel-la chiesa di Santa Maria del Carminee per la cattedrale di Santa Maria delFiore. Tra i suoi allievi si annoveranoCristofano Allori e Matteo Rosselli.

Pala d’altareGrande tavola, dipinta o scolpita, si-tuata sull’altare; talvolta si compone dipiù pannelli. Si trova spesso inseritain una ricca cornice oppure nella strut-tura architettonica dell’altare stesso.La sua parte inferiore si chiama pre-della. V. Polittico.

PassignanoV. Cresti Domenico.

PalmettaElemento decorativo d’ispirazione ve-getale, costituito da un numero di-spari di foglie disposte a ventaglio.

PianetaVeste liturgica indossata dal vescovo

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glossario e biografie���

o dal sacerdote esclusivamente per ilrito della Messa, tagliata a goccia, aper-ta lateralmente e in alto per la testa, de-rivata dalla foggia del mantello daviaggio di uso tardo-romano, dettoappunto planeta. Presenta al centrodella parte posteriore e anteriore duediversi ornamenti, uno verticale, l’al-tro a forma di “tau”, definiti “colon-na” e “croce”.

PissideContenitore in metallo prezioso, do-rato all’interno e chiuso da un coper-chio, dove sono conservate le ostieconsacrate destinate alla sommini-strazione ai fedeli durante l’Eucare-stia. Viene coperta da un velo e custo-dita nel tabernacolo sopra l’altare.

Point-rentréTecnica di tessitura messa a punto daJean Revel che consiste nel tesserequalche trama di un colore in quelledel colore contiguo ottenendo un pas-saggio morbido e sfumato di toni.

PolitticoDipinto o rilievo formato di tre o piùpannelli uniti tra loro sia material-mente, da cerniere, o cornici, che con-cettualmente, attraverso i soggetti rap-presentati.

PresbiterioSpazio della chiesa intorno all’altare,riservato al clero officiante, spesso se-parato dal resto della navata median-te recinzione.

PulpitoNelle chiese cristiane, a partire dal Me-dioevo, la struttura in legno o in mar-mo posta nella navata centrale e prov-

vista di parapetto, dalla quale parlavail predicatore (mentre dall’ambone,che era meno elevato, erano declama-te le letture).

PunzoneBarretta di acciaio terminante con unalettera, un numero o una sigla o un se-gno particolare, da imprimere sulla su-perficie di un oggetto metallico per in-dicarne l’esecutore o l’appartenenza.

ReliquiaParte del corpo o oggetto appartenu-to a un santo, a Cristo o alla Verginee in quanto tale conservato ed espostoalla venerazione dei fedeli.

ReliquiarioContenitore di varie forme (a vaso, acofanetto, a scatola) e materiali, ge-neralmente riccamente ornato, desti-nato a conservare ed esporre ai fedelila reliquia (v.).

ResidenzaBaldacchino per l’esposizione del San-tissimo Sacramento sull’altare.

Revel, JeanJean Revel (�6��-����) nativo di Lio-ne, pittore di formazione, trasferì unricco patrimonio di forme e colori neltessuto. Ai fiori e alle foglie si accom-pagnarono frutti, piccoli animali eframmenti d’architetture rococo.

Ridolfo del Ghirlandaio(Firenze, ����-��6�)Figlio di Domenico Ghirlandaio, siformò nella bottega di Fra Bartolo-meo e si distinse nella creazione di ri-tratti, fra i quali, famoso, quello a Cri-stoforo Colombo.

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

RocailleTipo di decorazione rustica, realizza-ta mediante l’imitazione di elementinaturali quali incrostazioni di con-chiglie, rocce, grotte, stalattiti ecc. Agliinizi del xVIII secolo, grazie soprattut-to alle incisioni e ai disegni di Juste-Aurèle Meissonnier, l’uso di tali ele-menti, unitamente al gusto per l’a-simmetria, si estese ai vari settori del-l’architettura e delle arti minori con-tribuendo alla definizione dello stilerococò.

Rosselli, Matteo(Firenze ����-�6��)A nove anni entrò alla scuola di Gre-gorio Pagani; compì la sua formazio-ne studiando le opere di Andrea delSarto. Divenne il braccio destro delmaestro, che lo inviò anche a Roma,dove Matteo studiò le opere di Raf-faello e di Polidoro da Caravaggio. Al-la morte del Pagani, nel �6��, Ros-selli ne ereditò la bottega. Egli elaboròuno stile eclettico che rivela, oltre al-la lezione di Andrea del Sarto, influs-si del Cigoli e del Poccetti.

Salvestrini, Pietro(Castello ����-�6��?)Zio del più famoso Bartolomeo, al-lievo di Bernardino Poccetti, PietroSalvestrini fu a capo di un’affermatabottega di decoratori chiamati a lavo-rare nelle ville dei membri della cortegranducale. Una sua tavola si trovanella pieve di San Giovanni Battista aRemole e una simile a questa egli di-pinse per la Compagnia della Vergi-ne della chiesa di San Michele a Ca-stello; dal �6�� al �6�� affrescò le pa-reti e la volta del presbiterio dell’ora-torio della stessa Compagnia con la

sequenza dei dodici Apostoli e Scenedella vita della Madonna; l’opera fuprobabilmente interrotta a causa del-la peste, nella quale il Salvestrini morì.

San BartolomeoUno dei dodici apostoli. Secondoquanto narrato dalla Legenda Aurea(secolo xIII) fu missionario in Orien-te, spingendosi fino in India, dove fe-ce opera di conversione e di guarigio-ne di malati e ossessi. Convertita inArmenia l’intera famiglia reale, ven-ne fatto rapire dai sacerdoti pagani escorticato vivo con un grosso coltello,suo abituale attributo. Può talvolta es-sere raffigurato con in mano la suastessa pelle. Accanto al santo è spessorappresentato un demonio domato.

San BonaventuraNato a Bagnoregio nel ���� e mortoa Lione nel ����, è tra i massimi espo-nenti del francescanesimo, autore del-la Legenda Maior (vita di san France-sco) e del Lignum Vitae (meditazionisulla vita di Gesù Cristo). I più notiattributi iconografici sono il saio co-lor cinerino, col cordone alla cintola,e il libro aperto sulla mano destra. An-noverato fra i Dottori della Chiesa La-tina viene talvolta effigiato in abiti ve-scovili e cardinalizi.

San Carlo BorromeoNacque nel ���� nel castello di Aro-na sul lago Maggiore da una potentefamiglia. Fu uno dei protagonisti delConcilio di Trento. Consacrato ve-scovo nel ��6�, si prodigò nel soccorsoai malati durante l’epidemia di pesteche colpì Milano nel ���6. È raffigu-rato con i tratti somatici caratteristi-ci: fronte alta, naso aquilino e carna-

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glossario e biografie���

gione scura, spesso colto nell’atto diprodigarsi per la cura degli ammalati.

San CristoforoVenerato come santo sia dalla Chiesacattolica che dalla Chiesa ortodossa, se-condo la tradizione della Chiesa occi-dentale subì il martirio in Licia sottoDecionel���.LaLegendaAurea (secoloxIII), racconta di un uomo burbero, ungigante, che faceva il traghettatore. Unanotte gli si presentòun fanciulloper far-si portare al di là del fiume: il gigante sisarebbe piegato sotto il peso di quellacreatura, pur esile, ma alla fine riuscì araggiungere l’altra riva. Allora il fan-ciullo gli rivelò di essere Gesù e spiegòal traghettatore che questi aveva porta-to sulle sue spalle, insieme al Bambino,il peso del mondo intero. La raffigura-zione più diffusa è quella del santo gi-gante intento a traghettare da una rivaall’altra di un fiume un bimbo, cari-candolo sulle spalle.

San DonninoSecondo la tradizione visse nella cittàdi Fidenza, dove fu martirizzato nel���. Era un soldato al servizio del-l’imperatore Massimiano Erculeo, masarebbe stato destituito dal suo inca-rico a causa della sua conversione alCristianesimo. Perseguitato per ordi-ne dell’imperatore, fu raggiunto lun-go le rive del fiume Stirone, dove fudecapitato. La sua iconografia lo vederappresentato dopo la morte con il ca-po mozzato in mano come san Dio-nigi di Parigi.

San Francesco d’AssisiNato nel ���� o nel ���� ad Assisi, fi-glio di un ricco mercante, scelse unavita di assoluta povertà dedita all’aiu-

to degli altri e alla preghiera. Ritiratosia vita solitaria intorno al ���� com-pose il Cantico delle creature ed ebbe,in estasi, le stimmate a La Verna. Morìalla Porziuncola nel ���6. È abitual-mente rappresentato con il saio bru-no o grigio dei Francescani con allavita un cordone a tre nodi, simbolodei voti di povertà, castità, obbedien-za. È raffigurato come un uomo mi-nuto, con le stimmate alle mani, aipiedi e nel costato. Altri attributi: ilcrocifisso, il giglio simbolo di purez-za e, dalla Controriforma, il teschio.

San Francesco da PaolaNato a Paola (Cosenza) nel ���6 inuna famiglia di poveri contadini,Francesco rimase fedele al suo idealedi vita austera. Eremita, fondò l’Or-dine dei Minimi in Calabria, prescri-vendo ai suoi discepoli di vivere di ele-mosine, senza possedere nulla di pro-prio né mai toccare denaro, e di man-giare sempre soltanto cibi quaresima-li. Morì in Francia a Plessy, pressoTours, nel ����.

San GerolamoNato verso il ��� a Stridone, in Dal-mazia, Gerolamo (o Girolamo) fu ungrande erudito: sua è la “Vulgata”, pri-ma traduzione in latino della Bibbia.Fra le sue opere vi è anche il De VirisIllustribus, in cui traccia le biografiedi ��� autori cristiani o legati al Cri-stianesimo. Rappresentato spesso co-me un vecchio dalla barba bianca chi-no a scrivere, ha per simboli il librodella Vulgata, il cappello da cardina-le, il crocifisso e il teschio dei peni-tenti e il leone. È spesso rappresenta-to anche penitente nella grotta di Be-tlemme, dove visse da eremita.

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

San Giacomo (o san Jacopo) apostoloPescatore della Galilea, fratello diGiovanni evangelista, secondo le sa-cre scritture fu uno dei tre testimonidella trasfigurazione di Gesù. Proces-sato da Erode Agrippa e condannatoalla decapitazione, fu il primo degliapostoli a subire il martirio. Una leg-genda medievale vuole che Giacomosi fosse recato in Spagna per predica-re il Vangelo e che venisse sepolto aCompostela. Come apostolo è rap-presentato con la barbato e lunghi ca-pelli, divisi in due bande laterali, avolte con un bastone in mano; comepellegrino indossa un copricapo daviandante, un bastone con la bisacciaappesa e un mantello con una con-chiglia, suo attributo; come santo pro-tettore della Spagna, veste l’abito delpellegrino o l’armatura ed è raffigu-rato a cavallo.

San Giovanni BattistaUltimo profeta, primo santo e pre-cursore di Gesù Cristo. Istituì sulle ri-ve del Giordano il sacramento del bat-tesimo; battezzò anche Cristo e rico-nobbe in lui il Messia. Suoi attributisono l’agnello e la veste di pelli. Puòanche reggere la ciotola per l’acqua delbattesimo o un favo di miele. Comu-ne è la rappresentazione della sua te-sta mozzata portata su un vassoio daun’ancella o da Salomè che l’aveva vo-luta in pegno. Diffusa l’iconografiadel Battista bambino, detto “san Gio-vannino”, raffigurato con la Verginee Gesù Bambino.

San Giovanni da CapestranoNato a Capestrano (L’Aquila) nel���6, fu governatore di Perugia, do-ve fu imprigionato quando la città fu

conquistata dai Malatesta. In carceresi convertì e, liberato, prese i voti nelconvento francescano di Assisi. Svol-se il suo apostolato in Europa setten-trionale e orientale e partecipò all’as-sedio di Belgrado nel ���6, dove l’e-sercito ottomano fu messo in fuga.Morì nel ���6.

San Giovanni evangelistaIl più giovane tra gli apostoli, è con-siderato l’autore di uno dei quattroVangeli canonici e dell’Apocalisse, re-datto nell’isola di Patmos, dove si recòscampato alle persecuzioni dell’impe-ratore Domiziano (��-�6). L’agiogra-fia lo indica autore del miracolo dellaresurrezione di Drusiana e di quellodel veleno al quale sopravvisse tramu-tandolo in un serpente, frequente at-tributo del santo. Il simbolo che locontraddistingue è l’aquila.

San GiuseppeMarito di Maria e padre putativo diGesù. È solitamente raffigurato co-me vecchio canuto con barba e ba-stone; i suoi attributi sono la vergafiorita, strumento del suo mestiere, ela colomba. La figura di Giuseppe di-viene frequente ai tempi della Con-troriforma.

San Gregorio MagnoNato verso il ��� da famiglia aristo-cratica, si fece monaco e trasformò isuoi possedimenti in monasteri. Di-venuto papa col nome di Gregorio i(poi detto Gregorio Magno), fu am-ministratore energico. Introdusse ilcanto rituale in lingua latina. Morì nel6��. È annoverato fra i Dottori dellaChiesa.

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glossario e biografie���

San LorenzoLa graticola è il suo attributo e me-moria del suo martirio; viene rappre-sentato giovane, tonsurato e vestitocon la dalmatica. Primo diacono emartire della Chiesa romana, è raffi-gurato spesso in coppia con santo Ste-fano, primo diacono della comunitàcristiana di Gerusalemme al tempodegli apostoli.

San LucaAutore del terzo Vangelo e degli Attidegli apostoli. È in genere rappresen-tato intento alla scrittura e con un to-ro, simbolo del sacrificio del sacerdo-te Zaccaria, con cui si apre il suoVan-gelo. È talvolta rappresentato con ta-volozza e pennelli perché, secondo latradizione, eseguì un quadro raffigu-rante la Madonna.

San Luigi GonzagaFiglio del duca di Mantova, nacque aCastiglione delle Stiviere (Mantova)nel ��6�. Educato alle armi, decise in-vece, contro il volere del padre, diprendere i voti. Rinunciò quindi al ti-tolo e all’eredità ed entrò nel Collegioromano dei Gesuiti, dedicandosi agliumili. Si distinse durante l’epidemiadi peste che colpì Roma nel ����, nel-la quale, assistendo gli ammalati, ri-mase contagiato e morì, a soli �� an-ni, nel ����.

San MarcoAutore del secondo Vangelo, che se-condo la tradizione scrisse a Roma, fumartirizzato al tempo di Nerone e lesue reliquie furono trasportate a Ve-nezia nel Ix secolo. Suo attributo è illeone perché il suo Vangelo esordiscecon la figura di Giovanni Battista che

grida nel deserto con voce potente co-me quella di un leone.

San MartinoUfficiale romano nato intorno al ��6-��� in Ungheria, ancora giovane uscìdall’esercito e divenne eremita; nel��� fu eletto vescovo di Tours. Vienerappresentato come soldato a cavallo,con mantello e spada, o come vesco-vo, con pastorale e libro, con un’ocae talvolta con una coppa, simboli cherichiamano la sua leggenda: non vo-lendo accettare per umiltà la carica divescovo, si sarebbe nascosto in una stiaper le oche, ma tradito dagli schia-mazzi degli animali venne riportato incittà per l’investitura.

San MatteoIl suoVangelo risale alla seconda metàdel I secolo. Sul suo martirio non vi so-no notizie certe. Il suo simbolo è unangelo, che talvolta compare di fian-co a lui nell’atto di dettargli il testo,perché il suo Vangelo inizia con l’In-carnazione. Suoi consueti attributi: unlibro, la penna e talvolta un’accetta,strumento del suo martirio; se è raffi-gurato come apostolo ha in mano unasacca di denari, in ricordo dell’attivitàdi gabelliere esercitata presso i Roma-ni a Cafarnao.

San MaurizioNato a Tebe nel III secolo, Mauriziosecondo le agiografie era un generaledell’Impero Romano a capo di una le-gione composta da cristiani inviata inGallia dall’imperatore Diocleziano perassistere Massimiano. Quando Mas-simiano ordinò di perseguitare alcu-ne popolazioni locali convertite al Cri-stianesimo, molti legionari si rifiuta-

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

rono: Massimiano prima li punì conla “decimazione” (cioè l’uccisione me-diante decapitazione di un decimo deisoldati) e poi, dopo ulteriori rifiuti,ordinò che tutti i restanti componen-ti della legione venissero massacratisul posto. Il luogo dell’eccidio è at-tualmente Saint Maurice-en-Valais,in Svizzera.

San Michele ArcangeloIl suo nome significa “chi è comeDio”. Intorno ai passi biblici del Li-bro di Daniele, dove compare comeprincipe celeste e protettore di Israe-le, si è formata una folta letteraturache lo ha descritto come una figuramaestosa che ha il potere di riscatta-re le anime dannate dell’inferno. Nel-l’Apocalisse è l’artefice della caduta de-gli angeli ribelli e vincitore della bat-taglia contro il diavolo. Il suo culto,di probabile origine orientale, si dif-fuse in Occidente nel tardo V secolo.È raffigurato solitamente vestito diun’armatura, con in mano una lanciao una spada; sotto i piedi calpesta Sa-tana in sembianze di drago. Nel Giu-dizio Universale è solitamente raffi-gurato intento a pesare le anime deimorti; suo consueto attributo è la bi-lancia.

San Nicola da BariVissuto probabilmente tra IV e V se-colo, fu vescovo di Myra in Asia Mi-nore. Tra i santi più venerati della cri-stianità, secondo uno degli episodidella sua leggenda avrebbe salvato dal-la cattiva sorte tre fanciulle, troppopovere per trovare marito, recando lo-ro una palla (o un sacco) d’oro comedote. Le tre palle d’oro sono pertantoattributo del santo.

San Pietro d’AlcantaraPietro d’Alcántara, al secolo Juan Ga-ravita (����-��6�), era figlio del go-vernatore della regione. Studiò all’U-niversità di Salamanca e, terminati glistudi, entrò tra i Francescani del con-vento di più stretta osservanza diManxaretes. Da una sua riforma in-trodotta nella famiglia francescana eb-be origine il ramo degli Scalzi.

San Pietro martirePredicatore dell’Ordine domenicano.Nato a Verona verso il ���� da fami-gli eretica catara, fu tenace oppositoredelle eresie, e della catara in particola-re. A Firenze fondò la “Sacra Milizia”che si oppose alle truppe spontanee deicatari. Dalla Società di Santa Maria eb-be origine l’attuale Venerabile Arci-confraternita della Misericordia di Fi-renze. Nel ���� Fra Pietro, mentre sirecava a piedi da Como a Milano, fuucciso con una roncola e nelle raffigu-razioni appare spesso trafitto da unaroncola infilzata nella testa.

San Prisco MartireSecondo una tradizione popolare, sanPrisco sarebbe stato seguace di san Pie-tro e il primo vescovo di Capua, lìmartirizzato. Non essendovi però al-cuna prova certa dell’esistenza di unPrisco capuano, alcuni studiosi han-no identificato il santo festeggiato il1° settembre con san Prisco di Noce-ra, ricordato da San Paolino.

San RoccoRocco de la Croix (Montpellier ����ca.-Voghera ���6 ca.), dopo aver do-nato tutti i suoi averi ai poveri pere-grinò lungamente per l’Italia dedican-dosi a opere di carità e di assistenza agli

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glossario e biografie���

ammalati e promuovendo conversio-ni. Suoi attributi sono il cane (simbo-lo di fedeltà alla chiamata divina), lazucca, il sanrocchino, la conchiglia e ilbastone (simboli del pellegrinaggio aSantiago), la piaga (ricordo della pesteche egli contrasse a Piacenza), il panee la croce sul lato del cuore.

San SebastianoÈ tradizionalmente raffigurato legatoa una colonna o a un albero, trafitto danumerose frecce, in ricordo dell’ese-cuzione della condanna a morte cuiriuscì a sopravvivere; ai suoi piedi puòessere raffigurata l’armatura da solda-to. È invocato contro la peste, il cuimorbo è rappresentato dalle frecce.

San SerafinoNacque da famiglia povera nel 1540a Montegranaro nelle Marche. Entra-to nell’Ordine dei Frati Minori Cap-puccini peregrinò per tutti i conven-ti delle Marche: ai rimproveri dei con-fratelli oppose bontà, povertà, umiltà,purezza e mortificazione. Morì nel�6��.

San TommasoAssai diffusa, a partire dal xIII secolo,è la rappresentazione della sua incre-dulità riguardo alla resurrezione diCristo. I Vangeli apocrifi ricordanoanche l’incredulità riguardo l’Assun-zione della Vergine, a conferma dellaquale il santo invocò una prova. LaMadonna avrebbe allora gettato dalcielo una cintola, che Tommaso rac-colse. Generalmente è raffigurato co-me un giovane sbarbato, con l’attri-buto della squadra da disegno, la cin-tola della Vergine, la lancia o il pu-gnale, strumenti del suo martirio.

San ZaccariaPadre di Giovanni Battista. Nel Van-gelo di Luca si racconta che Zaccaria,sacerdote, ebbe la visione dell’arcan-gelo Gabriele che gli annunciò la pros-sima nascita di un figlio. Poiché Zac-caria era incredulo (egli e sua moglieElisabetta erano già anziani), Gabrie-le lo fece diventare muto fino all’a-dempimento del suo annuncio. Suoiattributi l’incensiere e il libro.

Sant’AgataNacque nei primi decenni del III se-colo a Catania da famiglia nobile e siconsacrò giovanissima a Dio, dive-nendo probabilmente diaconessa. Dilei s’invaghì il proconsole Quinzianoche, rifiutato, la fece incarcerare: quile fu amputata una mammella ma, se-condo la tradizione, fu visitata da sanPietro che sanò le sue ferite. Allora fumartirizzata con i carboni ardenti.Sant’Agata è spesso rappresentata conla tunica bianca e il pallio rosso cheindica la sua condizione di diacones-sa; secondo alcune leggende il velo,originariamente bianco, sarebbe di-venuto rosso a contatto con i carboniaccesi e secondo altre sarebbe stata unadonna a coprire Agata con il velo. Ilvelo, custodito con la maggior partedelle reliquie a Catania, è ritenuto mi-racoloso contro terremoti, eruzioni,pestilenze.

Sant’AgostinoNacque a Tagaste (Algeria) nel 354,dove studiò filosofia. Quindi giunsea Milano, dove conobbe sant’Am-brogio. Si convertì al Cristianesimodopo un travaglio interiore che de-scrisse nelle Confessioni. TornatoinAfrica, divenne vescovo di Ippona. La

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

Chiesa lo annovera tra i quattro mas-simi Dottori della Chiesa. Solita-mente rappresentato con la barba scu-ra, con mitria e pastorale, suoi attri-buti sono un volume, la colomba del-l’ispirazione divina, il cuore di fuocosimbolo del suo fervore religioso. Tal-volta è ritratto con il petto trafitto dafrecce, simboleggianti il rimorso perla sua vita dissipata prima della con-versione.

Sant’AlessioVissuto nel V secolo, nacque da fami-glia patrizia. Secondo la tradizione si-riaca, il giovane fuggì la sera delle noz-ze per recarsi a Edessa, dove visse damendicante e morì. La variante gre-co-romana introduce il ritorno a Ro-ma, dove Alessio visse sempre da men-dico fino a che papa Innocenzo ne sco-prì l’identità e la comunicò ai genito-ri, che si recarono al capezzale del fi-glio ormai morente: scena questa spes-so raffigurata nell’arte.

Sant’AmbrogioNacque a Treviri intorno al ��� emorì a Milano nel ���. Vescovo,scrittore e uomo politico, fu una del-le personalità più importanti nellaChiesa del IV secolo. È annoveratotra i quattro massimi Dottori dellaChiesa. Assieme a san Carlo Borro-meo e san Galdino è patrono di Mi-lano, di cui fu vescovo dal ��� finoalla morte; ivi sono conservate le suespoglie, all’interno della basilica a luidedicata.

Sant’AndreaPescatore della Galilea, fratello di Pie-tro, fu il primo discepolo di Cristo,quindi apostolo e martire. Nel Nuo-

vo Testamento è citato negli episodidella pesca miracolosa e della molti-plicazione dei pani. Fu condannatoad essere flagellato e crocifisso a duepali incrociati. L’iconografia lo ritraeanziano con una folta barba bianca el’attributo della croce o, più raramen-te, con un pesce, a ricordare il suo an-tico lavoro.

Sant’Antonio abateNato a Coma, in Egitto, verso la metàdel iii secolo, intorno ai vent’anni siritirò nel deserto; morì, ultracentena-rio, nel ��6. Rappresentato con la ve-ste da eremita, suo ricorrente attribu-to è un bastone con la terminazione aT (“tau”), antico simbolo egizio d’im-mortalità che allude però anche allacroce, divenuto nel Medioevo simbo-lo distintivo dell’ordine degli ospita-lieri di sant’Antonio; il diavolo spes-so presente ai suoi piedi è simbolo del-la vittoria sulle tentazioni che mina-rono il suo eremitaggio; il maiale chelo accompagna richiama la consuetu-dine dei monaci medievali di allevareun porcellino per i poveri.

Sant’ApolloniaIl martirio di sant’Apollonia, databi-le intorno al ��� circa, avvenne nellacittà di Alessandria d’Egitto. Apollo-nia era un’anziana donna cristiananon sposata che aveva aiutato i cri-stiani e fatto opera di apostolato; cat-turata, secondo la tradizione popola-re le furono divelti i denti con le te-naglie. Venne poi preparato un granfuoco per bruciarla, a meno che essanon avesse pronunciato bestemmie.Apollonia si lanciò allora tra le fiam-me, dove trovò la morte. Sant’Apol-lonia è raffigurata di solito come una

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glossario e biografie���

giovane vergine che tiene in mano lapalma del martirio e una tenaglia chestringe un dente.

Sant’Ignazio di Loyola(Azpeitia ����-Roma ���6)Nato in terra basca, era stato avviatoalla vita del cavaliere; durante una con-valescenza, però, si convertì: nell’ab-bazia benedettina di Montserrat sispogliò degli abiti cavallereschi e fecevoto di castità. Quindi, per oltre unanno condusse vita di preghiera e dipenitenza presso il fiume Cardoner aManresa, dove decise di fondare unaCompagnia di consacrati. Da solo inuna grotta prese a scrivere una serie dimeditazioni che formarono poi i ce-lebri Esercizi Spirituali. Attributi disant’Ignazio: abito talare nero, cuoretrapassato da spine, libro, mono-gramma di Cristo IHS e il motto “Om-nia ad maiorem dei gloriam”.

Sant’Ursula (o Orsola)Vissuta probabilmente nel IV secolo,secondo la leggenda era la bellissimafiglia di un re bretone, chiesta in spo-sa dal principe pagano Ereo. Ursula,che si era consacrata a Dio, dopo averottenuto un rinvio delle nozze, alloscadere di questo partì con undicimi-la compagne dall’Inghilterra e rag-giunse in pellegrinaggio Roma, dovefu accolta dal papa. Di ritorno in pa-tria transitò per Colonia, nel frattem-po conquistata da Attila: qui le undi-cimila vergini furono trucidate daibarbari e Ursula, che rifiutò di dive-nire sposa del re unno, fu uccisa a col-pi di freccia.

Santa Caterina d’AlessandriaLa sua leggenda la ricorda donna no-

bile, erudita e bella che convinse del-la verità del Cristianesimo i filosofialessandrini fatti venire a Roma dal-l’imperatore Massenzio (IV secolo) perconfutarla. Tipici attributi sono laruota chiodata, strumento del suomartirio, la spada, la corona, la pal-ma, l’anello e il libro; frequente anchela raffigurazione del suo matrimoniomistico con Cristo.

Santa Caterina da SienaCaterina Benincasa (Siena ����-����) si rifiuta di prendere marito ediviene, giovanissima, terziaria do-menicana. Entrata nelle Mantellate,condusse una vita di penitenza e di ca-rità. Portata al misticismo, ricevette lestimmate, che però rimasero invisibi-li agli occhi di tutti. Solitamente è raf-figurata con l’abito del proprio ordi-ne, ovvero in abito bianco e il mantellonero. Attributi della santa sono l’a-nello e il giglio.

Santa Margherita d’AntiochiaL’esistenza del suo personaggio sto-rico è stata messa in dubbio dallaChiesa ufficiale. Secondo la leggen-da Margherita, figlia di un sacerdotepagano, rifiutatasi di sposare un fun-zionario del governo di Antiochia,venne per questo rinchiusa in carce-re. Qui le apparve il diavolo sotto lesembianze di un dragone il qualetentò di divorarla, ma venne trafittocon la croce dalla santa. Bruciata vi-va e immersa in una botte d’acquadalla quale riemerse illesa, la giovanetrovò la morte solo mediante la de-capitazione. È solitamente raffigura-ta giovane, con in mano la croce omentre emerge dal ventre del dragoe lo sottomette.

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi��6

Santa Maria MadalenaFin dal Medioevo, e soprattutto dopola Controriforma, è una delle santepiù venerate della cristianità e l’esem-pio della penitente. Tra i suoi attri-buti compare il vaso di unguento usa-to per cospargere i piedi di Gesù do-po la lavanda; è raffigurata con lun-ghi capelli rossi, in due modi: primadella conversione riccamente vestita eacconciata; dopo, in abiti stracciati,con un mantello ai piedi e/o avvoltanei suoi stessi capelli. Altri attributi diquesta seconda versione: il teschio, ilcrocifisso, una frusta, la corona di spi-ne, gli occhi pieni di lacrime.

Santo StefanoEbreo di nascita, morto nel �6 d.C.,Stefano fu il primo dei sette diaconiscelti dagli apostoli per aiutarli nelladiffusione della fede. Santo Stefano èil protomartire. È ritratto giovane; suoattributo sono le pietre con le qualisubì la lapidazione per aver accusatogli ebrei di aver assassinato il Messia.

SbalzoTecnica di lavorazione dei metalli pre-ziosi, consistente nell’incisione a bu-lino e cesello di motivi sulla parte po-steriore del metallo ridotto a una la-stra molto sottile, così da ottenere sul-la parte dritta figure a rilievo.

SestoApertura dell’arco (v.).

SinopiaDisegno preparatorio dell’affresco, so-stituito dal Quattrocento dallo spol-vero e poi dal cartone (v. affresco).

StemmaInsieme di figure e simboli che costi-

tuiscono il marchio distintivo e uffi-cialmente riconosciuto di una città, diun ente o di una famiglia nobiliare.

TabernacoloEdicola chiusa da uno sportello, postasull’altare, in cui è conservata la pissi-de. Si intende anche una nicchia o unapiccola cappella, posta lungo una stra-da o inserita nello spessore di un mu-ro, contenente un’immagine sacra.

TecaPiccolo astuccio destinato a custodi-re una reliquia oppure l’ostia consa-crata da portare ai fedeli ammalati oinfermi, o ancora scatoletta metallicadove si conserva la lunetta dell’osten-sorio (v.)

Tempera (pittura a -)Tecnica di pittura che prevede di scio-gliere i colori in acqua e di usare co-me legante con il supporto, adegua-tamente preparato con l’imprimitura,sostanze organiche agglutinanti nonoliose, quali emulsione di uovo, latte,lattice di fico, gomma, cera. Il sup-porto può variare dalla pietra al me-tallo alla carta, ma è solitamente legnodi pioppo. Comparsa in Europa allafine del xII secolo, conosce grande dif-fusione fino all’avvento della pittura aolio (v.).

TritticoDipinto composto di tre tavole unitefra loro da una cerniera.

TuriboloRecipiente metallico contenente i car-boni sui quali brucia l’incenso duran-te le sacre funzioni, costituito da unacoppa con coperchio traforato, così dafar uscire il fumo profumato.

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EnglishVersion

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

Museum of Sacred Art ofSan Martino a Gangalandi

Maria Pia Zaccheddu

Leaving the state road that passesthrough Lastra a Signa, and headingsouth for Gangalandi, after a short butsteep ascent, you arrive at the churchdedicated to Saint Martin whose place-name is connected to the Gualandi fam-ily. In fact, Gian Gualandi bought theSan Martino hillock in the ��th or ��th

century and the phonetic alteration in-to Gangalandi came from a contractionof the words by the common people.This family of Lombard origin, politi-cally linked to the Cadolingi countswho resided in Fucecchio and Pistoia,were invested with the title of nobilityby Otto I on � August �6� and arethought to have built a castle there. Thisassumption was taken up again byEmanuele Repetti and Gravina, per-haps on the basis of a letter cited by Neridi Bicci in Le Ricordanze where he as-serts that he possessed “Una chasa permio abitare a Chastello a Ghanghalan-di” (A house for me to live in at the Cas-tle of Ghanghalandi). Gravina also addsthat the castle was destroyed in ���6by the troops of Castruccio Castracanidegli Antelminelli and underlines theplace’s strategic importance as a key cen-ter of trade between Romagna, north-ern Italy, and Pisa and the sea to thewest. Its existence in the territory is firstdocumented in ����, after the ����destruction of Monte Orlando Castle,when a certain Bernardo of the Adimari

family, of Frank origins, that had thepatronage of the church, donated someland to the rectory of San Martino, forthe maintenance of the church that atthat time was already the seat of a Col-lege or Chapter of canons and was calleda priory. The presence of a College sug-gests that the church had existed therefor at least one century, backdating theconstruction of the building to aroundthe year ����. A document dated ����says it had several suffragan churches, afact not to be underestimated as it wasthe reason for the confrontation withthe Parish Church of San Lorenzo inSigna. The Church of San Martino infact was originally an integral part ofthe country parish of the Church of SanLorenzo and this led to endless disputesbetween the two ecclesiastics, endingup with threats of excommunicationon the part of Signa. These disputesended in ���� when, due to the col-lapse of the bridge linking the two banksof the Arno, Gangalandi was grantedthe privilege of a baptismal font, yet notthe title of “parish”. The importance ofthe Church of San Martino is also con-firmed by the various key events cen-tered around it, such as the signing ofthe treaty forming an offensive and de-fensive alliance called theLegabetweenmany Ghibelline communities of theplain, established by the peoples of SanMartino a Gangalandi, Santo Stefanoa Calcinaia, Santi Michele e Lucia aMonte Orlando, and San Pietro in Sel-va. The treaty was signed in ��6� withTano de’ Gangalandi also being one ofthe witnesses. From ��th-century doc-uments, it is known that the Societas

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english version���

Beatae VirginisMariae communis Gan-galandi, the first confraternity of thefive dedicated to the Virgin Mary inGangalandi, was active already begin-ning in ����. The confraternities wereinspired by the work of “Messer PietrodaVerona” (Master Peter of Verona), aDominican and steadfast opponent ofthe Cathar heresy. He had been sent toFlorence by Pope Innocent iv in ����,and founded the first Confraternity ofSanta Maria della Misericordia in Flo-rence whose aim was to bring relief tothe people.In ���� the priory of San Martino wasmade a provostship by order of thearchbishop of Florence Francesco Gae-tano Incontri. In ���� Cardinal Al-fonso Maria Mistrangelo granted it thetitle of parish, but the reforming spiritof Cardinal Elia della Costa suppressedthe parish in favor of the provostship.In the second half of the ��th century,an important page was written by PietroLeopoldo of Lorraine-Austria (Vienna����-����), son of Maria Teresa ofAustria and Francesco I of Lorraine,Grand Duke of Tuscany between ��6�and ���� and Emperor of the Holy Ro-man Empire and King of Italy until����. Pietro Leopoldo implementedthemotu proprio reform that led to theabolition of religious orders, religiousconfraternities, and lay congregations.The policy of suppression was also re-peated by Napoleon after the Frenchempire annexed Tuscany, with the aimof reining in public debt as well as fi-nancing the costly French military cam-paigns. With the Hapsburg-Lorrainerestoration in Florence (����), the sales

from the Napoleonic period were notchallenged, except in particular cases.Information on the ��th century is mea-ger except for the last decades when theancient disputes between the Church ofSan Giovanni Battista in Signa and theChurch of San Martino re-emerged andthe fact that in ���� the latter was raisedto a parish church. Subsequent majorarchitectural changes took place underthe parish priest Mario Nistri who, inthe years between the ����s and ����s– under the auspices of the competentauthorities – undertook a restorationwhich radically transformed the interi-or and eliminated the altars to the sidesof the Alberti apse, as they altered thepurity of its architectural lines.The church’s current architecturalarrangement has a portico on the sidefacing the road that is extended also onthe north side with a series of archessupported by slender columns withIonic capitals. Under the portico aresome coats-of-arms of noble familieswho, like the Gangalandi, were patronsof some of the altars. Currently, the ex-terior is devoid of fresco decorations,but as was common in the ��th and ��th

centuries, there was a fresco depictingSaint Christopher Carrying the ChristChild on his Shoulders. The image ofthis saint was common in early me-dieval churches as a symbol and re-minder to the faithful who attended sa-cred functions. Saint Christopher, infact, represents someone who, underthe weight of the Child, begins thesearch for the true knowledge of God.He also represents, in the symbolic actof fording a river, one who has been

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi�6�

freed from sin through baptism. In poorcondition due to its exposure to the el-ements, but still fascinating in its ar-chaic construction, this fresco, for rea-sons of conservation, is today locatedinside the building along the left wall,between the first and second altars.The church interior is aisle-less, com-posed of a wide nave with an east-fac-ing apse designed by Leon Battista Al-berti. We know that in the years be-tween ���� and ���� the architectreached a decision to pursue a careerin the church, as explained inDe com-modis. He became the secretary to thePatriarch of Grado and, when the pa-triarch moved to Rome, he was ap-pointed prior of San Martino in Gan-galandi by Pope Eugene iv in ����, acharge he would hold until his deathin ����. As such, he oversaw the prio-ry’s assets alternating periods in whichhe had many commitments that boundhim to the papal court. The design ofthe apse was one of the purest exam-ples of Renaissance art and it was com-pleted only after the death of the ar-chitect who was also the patron. Theplan develops in a perfect half-circlewith six pilasters supporting an entab-lature beneath which runs the inscrip-tion “opa d mariae vir populi d mar-tini ad gangalando faciundu cu-ravit”, which is capped at both endsby the Alberti family coat-of-arms. Itsclean and simple lines are highlightedby the gray sandstone, creating a high-ly sophisticated play between luministand spatial effects.On the right as soon as you enter is theTempietto with its baptismal font, an

exquisite ��th-century work, frescoedby Neri di Bicci and his workshop,with the hand of the Master of Signastanding out. In ���� the siege by theimperial armies of Charles v, as theyadvanced towards Rome, caused a firein the church that destroyed the altars,presumably still made of wood. In���� theOperai dellaConfraternita del-la Vergine asked the people for help inreconstructing the altar on which theimage of the Madonna was to beplaced. Gian Bruno Ravenni believedthe work was the painting ofMary andChild between Saint Lawrence and theGuardian Angel attributed to Antoniodel Ceraiolo, which today is found onthe second altar to the right.The architectural and decorative ele-ments of the building underwent fur-ther alterations in the second half ofthe �6th century with the constructionof two altars, removed in ���� follow-ing the prevailing purist trend of thetime, that were placed to the sides ofthe apse designed by Alberti. The twoaltars were endowed with paintings de-picting theNativity and the Adorationof theMagi attributed to Matteo Con-fortini, now in the parish church mu-seum. The ��th-century renovationsand the addition of the side altars inthe �6th and ��th centuries contributedto the destruction of the medieval fres-co wall decorations, of which only afew fragments now remain, and thatwere recovered following the ����restoration. Attributable to the ��6�sor ����s, they areEpisodes from the Lifeof Saint Domninus, a Roman soldierwho served Emperor Maximian Her-

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culius and was martyred for his Chris-tian faith. The historical passion ofDomninus took place in Fidenza, inRomagna, where his relics are todayand where he is believed to have suf-fered his martyrdom by beheading.The populace appealed to him to becured of rabies, as illustrated by the sto-ry according to which the saint cureda rabid man by giving him blessed wa-ter and invoking the name of the Lord.He was also the patron of travelers andpilgrims. The fragments, in fact, showa wayfarer being attacked by a dog andsome soldiers on horseback who, pre-sumably, are going to behead the kneel-ing saint whose feet are visible. Thefrescoes preserved here display the pres-ence of the naturalistic elements im-ported to Florence by Giovanni da Mi-lano and that could be ascribed to theMaster of Barberino who also workedin the Oratory of Santa Caterina delleRuote in Bagno a Ripoli between ��6�and ����. The altar that follows wascommissioned by Sebastiano di Gio-vanni Maria of the Gangalandi countsin �6�� on which Ravezzi placed apainting by Jacopo del Sellaio, a worknow found in the museum. There, onecan admire the Annunciation byDomenico Cresti known as Il Passig-nano (Tavarnelle Val di Pesa ���� -Florence �6��). The �6�6 pastoral vis-it mentions a Gangalandi family altar,next to the Tempietto, with a panelpainting depicting Saints Margaret,Catherine of Alexandria, Catherine ofSiena,MaryMagdalene andAgatha, at-tributed to Pietro Salvestrini by Rosan-na Caterina Proto Pisani. On the third

altar is a canvas signed and dated �6��by Matteo Rosselli that depicts theVir-gin between Saints Charles Borromeo,Bartholomew, Francis and a Bishop.Moved from its original position in thecenter of the floor in the nave and lo-cated on the left wall is the tombstoneof Agnolo Pandolfini (��6�-���6)whose family was originally from LeSigne. The humanist, a friend of Cosi-mo the Elder, lived in the Torre delPonte a Signa and wanted to be buriedin the Church of San Martino so muchso as to have had his tombstone madein the ����s when he was still alive.On the left wall, in an elevated posi-tion, is the ���� stone chancel, paidfor by the Compagnia della SantissimaAnnunziata that had to ensure themaintenance of the organ, which canstill be admired in the beautiful �6th-century wooden choir. On the count-er-façade is a splendid altar from ����,a gift of the Cappiardi family; it con-tains a painting by Francesco Conti,an artist well known at the time. It rep-resents the Transit of Saint Joseph(����-����) and is characterized by askilled modulation of light and a strongsense of compositional structure.

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A Visit to the Church

Maria Pia Zaccheddu and Silvia Gigli

The visit to the Church of San Marti-no a Gangalandi starts from the ar-cade on the front, under which aresome gravestones of the members ofthe local noble families. The visit thencontinues inside the complex, fromthe right wall of the large single aisleending in the apse designed by LeonBattista Alberti.

Portico in front of the church

�. tuscan productionVaccari Tombstone��th centurycarved marble, ��×�� cminscriptions: s. (…) v/acchari//This marble gravestone, the oldestamong those to have come down to us,has the Vaccari family coat of armscarved below the inscription. Theheraldic emblem depicts the head of abull, with a rather crude and schemat-ic technique. The inscription is char-acterized by an uncertain and irregu-lar use of Gothic letters, tracing thiswork back to a local production, dat-ing from the ��th century.

�. tuscan productionTombstone of Corso D’Aringo��th centurycarved pietra serena, ��×�� cminscriptions: the epigraph, with goth-ic letters, reads: s. chorso di.ri/ng-

ho.gellio //.This tombstone commemorates Cor-so D’Aringo Gellio, the father of theAringo di Corso who, on behalf of theCompagnia della Vergine Maria, leasedthe church from Leon Battista Albertiin the ����s. The coat-of-arms has theimage of a falcon in a shield with twoplant shoots branching out from thelower end.

�. tuscan productionGuerrazzi Tombstone��6�carved pietra serena, ���� cminscriptions: under the coat-of-arms:s. lorenzo/e andrea.di g/veraz-zo.��6�//.This tombstone in memory of Andreaand Lorenzo, members of the Guer-razzi family, has a carving of their coat-of-arms: a lion rampant inside a trian-gular shield with two acanthus branch-es at the sides. Beneath the coat-of-armsis an inscription bearing the date of��6�.

�. tuscan productionDandi Tombstone�6th centurycarved pietra serena, ���� cminscriptions: under the coat-of-arms,the name dandiAt the center of this tombstone is theDandi coat-of-arms, consisting of ashield decorated with stylized rosettesand volutes. Above, in a party perchevron field, there is a lion rampantand below, the inscription in capital let-ters.

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Inside the ChurchEntrance (to the right)

�. florentine productionHoly water font with the Serafini coat-of-arms�6th centurycarved white marble, ��� cm (height)The holy water font, a work commis-sioned by the Serafini family, has, alongthe outside edge of the basin, two bas-reliefs depicting the coats-of-armsof thehouse: a seraph inside a shield adornedat the sides with wavy ribbons. Thebasin rests on a balustrade-molded shaftand is characterized, both in the upperpart and on the vase-shaped knot, bybroad pod-like motifs. This type of dec-oration, togetherwith thepeculiar struc-ture of the shaft, helps to date the workwithin the first half of the �6th century.

Right wallBaptistery Tempietto

6. florentine sculptorBaptismal font����carved white marble, ��� cm (height);��� cm (diameter); panels ��×�� cmInscriptions: on the upper edge of thebasinabove thepanels, inGothic letters:questa. fonte.ànno./facto.fare.gli-operai./della.compagnia.della.vergine.mariaanno.m/ccccxxiii//.As recorded in the inscription on thebaptismal font, it was commissioned bytheOperaidellaCompagniadellaVergineMaria. The work is made up of an oc-tagonal basin resting on a large raisedfoot.Theeight sidesof thebasinaredec-

orated with multifoil panels surround-ing bas-reliefs depicting: theAgnusDei,Saint James the Greater, theVirgin withChild inHer arms, SaintMartinGivingHisMantle to the Beggar, theBaptism ofChrist, SaintMichael the Archangel andfinally, a foliage cross and a cherub’shead in the center of a wreath of leaves.Abandof four-petalled flowers, perhapsonce adorned with multicolored glasspaste, runs along the bottom of thebasin. Despite having stylistic charac-teristics in the Ghiberti style, the pieceis the work of a local artist trained in thelate Gothic style. In the panel with theBaptism of Christ, the artist seems to re-peat verbatim the same subject carriedout by Andrea Pisano in ���� for thedoor of the Baptistery. The same Goth-ic style is seen in the other panels whosefigures, in rigid frontal poses, are setagainst neutral backgrounds.

�. bicci di lorenzo (Florence ��6�-Arezzo ����) and workshopSaint Martin Gives His Mantle to theBeggar; Annunciation;Christ in Majesty among Angel Musi-cians; Four Evangelistsand Four Doctors of the Church.����frescoes;Sinopie:Baptism of Christ and Presentation inthe Temple or The Last Supper (?)

�. bernardo daddi(Florence ca. ���� - ca. ����)Saint John the Baptistdated ���6tempera on wooden panel, ����� cm

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Property of the Italian State; assignedto the church in ���� by the Office forFine ArtsThe precious panel attributed toBernardo Daddi depicts John the Bap-tist with the banner of Christ. Thebackground shines with gold, while acarpet of flowers anticipates the newInternational Gothic taste. It is pre-sumed to have come from the Churchof Orsanmichele in Florence.

The Baptistery Tempietto

The collapse of the only bridge linkingthe two banks of the Arno river betweenSigna and Lastra in 1278 brought abouta fundamental innovation for theChurch of San Martino: a baptismalfont. Obtained with a special privilegefrom Cardinal Giovanni, awarded thetitle of Saint Theodore, papal legate inTuscany, he allowed the priory of Gan-galandi to free it self from its subservienceto the Parish Church of San GiovanniBattista, irritated by the acts of rebellionof its suffragan church. In fact, it shouldbe noted that the river not only acted asa physical divide between its two shores,but also as a civil and a religious one, andthe intolerance repeatedly shown by theSanMartino priests had led to the threatof excommunication by the parish priestsof Signa. The disputes ceased with theconcession of the baptismal font to SanMartino as it could,with greater strengthand authority, legitimately continue togovern the parishes located on the leftbank of the Arno. In the countryside, thefont was one of the most coveted privi-leges and, as such, was reserved only tothose parish churches that gathered oth-er smaller churches under their authori-ty, over which they could exercise a rigidorder.However, in this specific case, SanMartino did not have the privilege of be-coming a parish church, and perhaps thiswas the very stimulus, a desire for revenge,that drove the congregation of Ganga-landi, almost two centuries later, to builda baptistery worthy of a city church. Lo-cated on the right of the nave, just insidethe church, the structure is imposing for

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its substantial size and the richness of itsfresco decorations. It consists of anaedicule with two spans, it rests on oc-tagonal pillars, their capitals decoratedwith acanthus leaves. The slendercolumns support the Tempietto with tworibbed vaults, whereas the upper part ofthe building is supported by round arch-es, creating an open effect of space ex-panding upward. The entire structure isdecoratedwith frescoes. On thewall thatrests against the counter-façade, there isthe key episode from the life of SaintMar-tin, bishop of Tours, patron saint of thechurch and the village of Lastra. It is theSharing of the Cloak, given to an ema-ciated and semi-naked beggar. Betweenthe 14th and 15th centuries, the saint wasparticularly well known and beloved,and his iconography was widespread forthe example of sharing his property it gaveto the faithful. In the lower part – un-usual in terms of its position – the artistdealt with the theme of the Annuncia-tion: the Virgin on the left and the an-gel to the right. The girl holds a book inher hand andwatches the angel as he an-nounces the word of God to whichMaryrespondswith a simple andunconditionalassent. A procession of angel musicianswrapped in brightly colored robes adornsthe part of the tempietto that faces theapse. The celestial images, slender andethereal, are intent on glorifying the Lordwrapped in the light emanating from themandorla surrounded by cherubs and ser-aphs, according to the Vision of Ezekiel.The youthful face of Christ, like his sit-ting position and the book in his handwith the letters alpha and omega, offeran iconography linked to the serene and

devotional religious vision at the end ofthe 14th century. In the lower section, be-tween the pendentives, two saints standout. One, unidentifiable due to theabraded paint, wears a dalmatic andholds a book in his left hand. The otheris Saint Apollonia, holding the tongs(symbol of her martyrdom) used to re-move her teeth and the plate to hold them.The decoration of the tempietto contin-ues on the ribs of the first bay where thefour Doctors of the Church are depicted:Saint Augustine, Bishop ofHippo, todayin Algeria; Pope Gregory the Great, en-lightened by the dove of the Holy Spirit;Saint Jerome with a cardinal’s hat; andSaint Ambrose the bishop who, accord-ing to some sources, had stopped inMal-mantile along the road to Milan. In thesecond bay the Evangelists Mark, John,Luke and Matthew are represented. Aframe decorated with squares and plantrinceaux with lozenges and cherub’sheadswithin hexagonal shapes highlightsthe members of the arches.The work was commissioned by the Op-erai della Societas Beatae VirginisMari-ae communis Gangalandi, around 1433,to Bicci di Lorenzo and his workshop,paid with three pieces of land. But thepainter did not bother to finish the jobandwent to Arezzo in themonth of June1444, to begin the preparations for thefrescoes in the Church of San Francesco.For this he was forced to pay a penalty offifteen lire per year and entrust the workto the workshop. In Procacci’s 1976 es-say, based on documents found in the Flo-rence State Archives under the titleDec-imario ���6-���� (tithe book), thework of the pupils is also supported by a

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stylistic analysis that found, especially inthe faces of the Madonna and some an-gels, signs of the hand of the Master ofSigna. The frescoes covered with white-wash, were uncovered in 1891 and re-stored according to the canons of the time,that is, with much repainting. In 1982 arestoration operation led by ProfessorCaterina Proto Pisani restored the orig-inal decorative structure of the work. Athorough investigation revealed the pres-ence of two preparatory sinopie on thewall of the counter-façade leading to thesupposition that there had been a plan todecorate thewalls currently devoid of anypaintings. The readability of these frag-ments is quite difficult and we presumethat they depict the Baptism of Christ,a theme related to the tempietto, and ei-ther the Presentation of Jesus in theTemple or, according to other interpre-tations, The Last Supper, but it is notpossible to expand more on the latter.At the center of the loggia stands the slab-marble baptismal font, commissioned in1423 by theOperai dellaCompagnia del-la Vergine. The font was attributed byGuido Carocci to Brunelleschi, whileSantelli considers it a work by Ghiberti,but there is no documentation to supportthese hypotheses. Based on an investiga-tion of the style, it seems to be the workof an artist fromGhiberti’s circle in Flo-rence, such asMichele da Firenze orNic-colò Lamberti.

Maria Pia Zaccheddu

�. pietro salvestrini(Castello ����-�6��?)Saints Apollonia, Mary Magdalene,Catherine of Siena,Catherine of Alexan-dria and Margaret of Antiochearly ��th centuryOil on canvas, ��6×��� cmThe painting depicts in the center SaintCatherine of Siena in nun’s habitamidst Saints Apollonia, Mary Mag-dalene, Catherine of Alexandria andMargaret of Antioch. It has been con-sidered peculiar by many because of thesplendor of the costumes and for thisreason, referable to the school ofBronzino. The panel has been attrib-uted by Rosanna Proto Pisani to PietroSalvestrini da Castello, an artist partic-ularly esteemed by his contemporariesfor his skills as an exegetic researcher ofgrotesques in Florence in the earlydecades of the ��th century. He was ap-prenticed to Poccetti’s workshop (Flo-rence ����-�6��), but his mannerseems to show traces of the influencesof other great artists, notably that ofAlessandro Allori (Florence ���6-�6��), the favorite disciple of Agnolodi Cosimo, better known as Bronzino(Florence ����-����). The five virtu-ous women are neatly arranged in anidealized space, removed from theirearthly context, and shaped by the useof a light without chiaroscuro contraststhat smoothes the shapes replicating thecanons typical of Allori. A recentrestoration has revealed that the panelwas enlarged along one side, probablyso as to adapt it to the size of the altar,which was erected after the completiondate of the painting. Before the ��th-

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century restoration, the work wascrowned by the panel depicting theDecollation of John the Baptist betweenCharles Borromeo and Francis of Paola,a work of the Florentine school, nowhoused in the Museum.

��. antonio del ceraiolo(Active in Florence in the early �6th

century)Madonna with Child between SaintLawrence and a Guardian Angel����-����temperaonwoodenpanel, ������cmInscriptions: the guardian angel holdsa scroll with the writing: custos fa-miliarisThe altar piece, divided into three pan-els, is unified by a frame most proba-bly from the ��th century. It presentssome very peculiar aspects of spatial or-ganization in the landscape scenerywith a clear difference of level, and withthe pedestal on which the Virgin standsunfinished.Berenson assigned the work to Micheledi Ridolfo del Ghirlandaio, whereasFederico Zeri ascribed it to his pupil,Antonio del Ceraiolo. Based on the in-formation of Giorgio Vasari, thepainter had spent a long time in theworkshop of Lorenzo di Credi beforeestablishing himself with Ridolfo delGhirlandaio. The triptych depicts theMadonna with Child in the center,Saint Stephen in the panel to the right,and theGuardian Angel to the left. Asregards the amount of chiaroscuro,which highlights the monumental pro-files of the figures, Ceraiolo seems tohave drawn from the repertoires of

Lorenzo di Credi and Ghirlandaio,while the simplicity of compositionand rigorous sobriety of the line wereinspired by Fra Bartolomeo and Mar-iotto Albertinelli. The iconographicpeculiarity, due to the presence of anangel instead of the more usual imageof a saint, suggests that it is an altar-piece for private worship.

��. florentine productionPulpit�6th centurypartially gilded carved stone;�������� cminscriptions: within the rayed sun: IHSThe pulpit is made up of five recededpanels: two smaller lateral ones andthree larger front ones, separated bymolded frames. The three panels aredecorated, on the right, with a goldencross placed within a quatrefoil; in thecenter, by the monogram with thename of Christ; and on the left, with agold star. For its linearity and refinedstyle, this work appears very similar tothe pulpit, dated ����, found in thenearby church of Santo Stefano a Cal-cinaia.

��. tuscan productionTombstonesecond half of the ��th centurypietra serena sandstone; ����� cminscriptions: questi. casati. anno.fondato la /compagnia dellavergine maria di san/ martino. a.gangalandi. il. casato. de dandi deconti de gangalandi. /canci. dini.guerrazzi. bitossi. serafini./ cal-vani. bachalari. cartoni. donnini./

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balderotti. vachai. boscherini.minghi./ cianchi. marinesi. sbraci.radini. papini./ ferranti. romboli.filippini. ristori. peschi./ dorandi.bernardi. vantini. marmeggi./churradi. raffaello di salvadoref(u) battista d(i) francesco. e chinon e’ de detti/casati non possaavere uffizzi//The inscription on this plaque bears thenames of the thirty-six families of theGangalandi congregation that were thefounders of the lay company calledCompagnia della VergineMaria. It wasprobably placed there during the ��6�visit of the Archbishop of Florence An-tonio Altoviti, or during that of Alessan-dro de’ Medici in ����. The currentslab is presumably a reconstruction inmemory of the ��th-century one, whichdated back to the time when theCom-pagnia was founded.

��. matteo rosselli(Florence ����-�6��)Madonna Reading with Saints Francisof Assisi,Martin, Bartholomew,Charles�6��oil on canvas, �6���� cmsigned: matteo rosselli / mdcxvIn the upper part of the altarpiece, theVirgin is depicted as she is reading, seat-ed on a blanket of clouds surroundedby a light outlined by the small, chub-by faces of cherubs. To the sides, twoangels are holding a red drapery, re-vealing the heavenly apparition to thefour saints.Although signed and dated, the paint-ing does not appear to be at the level ofthe hand of Matteo Rosselli, an impor-

tant exponent of late Florentine Man-nerism. This artist began his appren-ticeship at the age of nine years in theworkshopofGregorioPagani, towhomheremained tieduntil themaster’sdeathin �6��. The balanced and harmoniouscomposition, even without departingfrom the typical severity of the Tuscanstructure, is tempered by a richer andwarmer chromatic range, possibly theresult of a stay in Venice, between �6��and�6��.Rosselli’s stylewas influencedby such important artistic figures as An-drea del Sarto, as seen in the two cur-tain-bearing putti. This influence is un-derstandable when you consider that,during his apprenticeship, on Sundaysand feast days the young Matteo usual-ly went to the Scalzi Cloister so as tocopy the frescoes by this master.

Apse

��. tuscan productionMain altardated ��66stone; ���×���×��� cminscriptions: an.m.ccclxvi.questo.altare.fecie/simone. di chino. perrimedio delanima.sua./ e de suoi.mortiThis kind of altar, not very frequent inthis area, is inspired by early Christianprototypes. It belongs to the group ofaltars known as “block tables” becauseof their having the shape of a stout rec-tangle made up of large stones. Themensa above has a molded denticulateframe. The essential volumes, the reg-ular precision of the surface divisionand the total lack of decorative ele-

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ments – there is only a central cross un-der the gothic inscription – make it dis-tinctive.

��. circle of baccio da montelupoCrucifixBeginning of the �6th centuryCarved and painted wood; �� cm(height)inscriptions: in the cartouche are thepainted letters i.n.r.i.The sculpture replaced a large-sizedwooden crucifix attributed to Baccioda Montelupo and that is now kept inthe Church of Sant’Anna al Ponte aSigna. The Gangalandi Christ alsoseems to belong to Baccio’s circle. TheRedeemer figure, in full relief, has onefoot placed upon the other and a slighttwisting to the right of the legs and bust.The anatomic rendering of the musclesis well outlined both in the legs, theopen arms, and the chest. The face isnot disfigured by excruciating expres-sions of pain but, on the contrary, re-veals a dignified serenity that bestowsa harmonious beauty to the features.

�6. tuscan productionTabernacleSecond half of the ��th centuryCarved stone, carvedwood;6����cm

Northern wall (left)

��. florentine productionStone choir and organ case����Carved pietra forte sandstone,carved, gilded and painted wood;6�������� cm

inscriptions: on the two tablets underthe Choir: avendo la co(m)pag(ni)ad(el)la nu(ntia)ta fat(t)o q(uest)oorg(a)no a l(a)ude de dio s(i)ob(li)gava a tenerlo a sue spese so-nante/ / a di x d’ott(o)b(re)mdlxxxviii t(em)p(or)e pr(i)orisfra(ncis)ci de lisiisThe front part of the choir balcony isdivided into four molded squares de-limited by five square pilasters in re-lief. The same number of brackets,ending with a drop-shaped decorativeelement, serve as supports for this well-proportioned structure typical of thelate �6th century.The organ case is decorated with can-delabra friezes in the square pilastersand with cherub heads and relief veg-etable festoons in the capitals and thearchitrave.

��. florentine schoolSaint ChristopherSecond half of the ��th centuryDetached fresco; ca. �6�×��� cmThe fresco was initially on the wall nearthe entrance door of the Church. Inthe Middle Ages it was customary todecorate the façades of churches neara river or a road with an image ofChristopher, the patron saint of way-farers. The work is delimited by a framemade of rosettes set within diamondshapes and the saint, following the tra-ditional iconography, ferries the smallJesus. The astounded expression of theface, the figures’ precise frontal poses,and a generally older style show thatthe anonymous artist was influencedby Orcagna’s painting.

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��. florentine schoolEpisodes from theLife of SaintDomninus�th decade of the ��th century fresco;���×��� cmThe work is a fragment of a large pic-torial cycle. In the upper part of thepainting is a frieze with foliage volutesdelimiting a denticulate frame brokenup by a panel with lozenges. The partof the fresco which has come down tousprobably illustrates twoepisodes fromthe life of Saint Domninus. In the pan-el on the right, a young man being at-tacked by a dog is depicted, referring tothe episode of healing rabies. In the sec-ond scene a kneeling figure refers to themoment of the martyrdom of the saintwhowasbeheaded. Initially these sceneshad been ascribed to a Pisan sphere, toBuffalmacco’s circle, because of thepoints in common with the frescoes oftheSpiniChapel in theBadia aSettimo.Lateron, thenameof theMasterofBar-berino has been advanced because of hishaving worked with Spinello Aretinoand Pietro Nelli in the Oratory of San-ta Caterina in Bagno a Ripoli. Thescenes with the episodes from the life ofSaint Domninus are characterized by acareful, realistic rendering, as seen in theknights’ beards, the architectural ele-ments and the details of the figures’robes which seem to refer to the natu-ralistic current of the northern schoolstyle brought to Tuscany by Giovannida Milano and Dalmasio.

��.domenicocresti(orCrespi)knownas passignano(Florence ����-�6��)Annunciation

ca. �6��oil on canvas; ���×��� cmfrom the Oratory of the Compagniadella SS. AnnunziataThe painting depicts the moment thedivine messenger announces the Re-deemer’s birth to the Virgin. The workhas been attributed to Domenico Crestiknown as Passignano. He was a very fa-mous painter both in Tuscany and inRome. He started his apprenticeshipworking with two masters from Vasari’scircle: Girolamo Macchietti and Gio-vanni Battista Nandini. However, theartist that mainly influenced his earlytraining was Federico Zuccari, who hadcome to Florence in ���� to completethe decoration of the Santa Maria delFiore cupola. The upper part of thepainting is taken up by a glory of put-ti, sitting on soft clouds, and bycherubs. The dove of the Holy Ghost,pervaded with a warm and mellowgolden light, shows a delicate and at-mospheric style of Venetian origin. Thetwo figures in the foreground, follow-ing a predilection for a clear and sim-ple composition, are set in a bare andessential environment. The direct nar-ration, together with a certain delicacyin treating the more spiritual aspects offaith, responded to the principles of theCounter-Reformation.

��. workshop of lorenzo ghibertiTombstone of Agnolo Pandolfinidated ����carved white Carrara marble, veinedwith grey; ����� cmThe white marble tombstone depictsthe deceased, lying on a brocade bed

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covering, dressed in a huke, and wear-ing the hat of a prior on his head. Thehead lies on a finely incised pillow. Tothe sides of the deceased, at his shoul-ders, we can still see the profile of twocoats-of-arms whose heraldic devices,because of abrasion, are not legible.Various sources, both biographic anddocumentary, identify the deceased asthe humanist Agnolo Pandolfini(����-���6). The artist of this tomb-stone drew inspiration from LorenzoGhiberti’s style, representing the de-ceased in a natural pose.

Counter façade

��. francesco conti(Florence �6��-��6�)Transit of Saint Joseph����oil on canvas; ���×��� cmThe altar-piece, which tells of the dra-matic event of Saint Joseph’s death, isorganized on various spatial levels. Onthe foreground stands the benedicto-ry Christ with two chubby little angelson the left, one of them pointing to thedying man. In the background is theVirgin sitting beside the bed with herhands together on her lap and nearby,the thin figure of the dying SaintJoseph tended by angels. In the upperpart is the image of God the Father.The painting has been attributed bySilvia Meloni Trkulja to FrancescoConti, a Florentine painter who hadbegan his apprenticeship in the circleof Simone Pignoni but completed histraining in Rome as a student of Gio-vanni Maria Morandi and Carlo

Maratta. The subsequent influence ofSebastiano Ricci led him to abandonRoman classicism and to develop a re-fined color technique based on a richchromatic range and a thorough mod-ulation of light. His works, character-ized by bright, lively colors and intensechiaroscuro effects, bear witness to themarked luminist qualities of this bril-liant and prolific Tuscan artist.

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Visit to the museum

Maria Pia Zaccheddu and Silvia Gigli

San Martino a Gangalandi was, in���6, the first museum of sacred art es-tablished in the Florentine territory ina synergie collaboration with the State,Church authorities, and the Ente Cas-sa di Risparmio di Firenze, which fi-nanced the project. The building, ad-joining the Church, is set against theimposing bell-tower and used to be theseat of theSocietasBeataeVirginisMari-ae communis Gangalandi, founded inthe ��th or beginning of the ��th cen-tury, following the intense reformingactivity set in motion in Florence bySaint Peter Martyr (Verona ����-Seveso ����) of the Dominican Order.He was a tireless advocate of theCatholic religion against the Catharheresy. During his stay in Florence inthe Convent of Santa Maria Novella in����, he founded what today is theVenerable Archconfraternity of theMisericordia of Florence, the first of itskind. The building has been reorgan-ized according to the new exhibitionneeds and works from both the Churchof San Martino and its suffraganchurches are found on the two floors.

Ground floorAmong the most noteworthy works isthe painting by Lorenzo Monaco de-picting theMadonna ofHumility fromthe first decade of the ��th century.Next to it is a triptych attributed to

Lorenzo di Bicci (documented in Flo-rence, ����-����) and to his son Bic-ci di Lorenzo (Florence ����-Arezzo����), superlative artists in Florenceduring the first decade of Renaissance.TheMadonna andChildby Jacopo delSellaio, with its realistic Renaissancesetting created with the interior details,is an extremely important work whichhas been recently restored (����).

Right wall

�. jacopo del sellaio(Florence ca. ����-����)Madonna and Childca. ����oil on panel; ��×��� cminscriptions: ave gratia plena domi-nusfrom the Church of San Martino aGangalandiJacopo di Arcangelo, known as Jacopodel Sellaio – namely son of a saddler,or sellaio in Italian, after his father’s job– is mentioned by Vasari as a pupil ofFilippo Lippi. Later on, Jacopo was in-fluenced by the works of Verrocchio,of Botticelli – who was nearly his sameage and was, like him, a pupil of Filip-po Lippi – and by Domenico delGhirlandaio. It cannot however be ex-cluded that the short stay of Piero del-la Francesca, in Florence for the firsttime in 1439, may have had an influ-ence on the harmonious balance of hiscompositions as well as on the geo-metrical rendering of the gentle facesof his Madonnas. After Filippo Lippi’sdeath, occurred in 1469, Jacopo begana close collaboration with Botticelli on

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important works such as the series ofNastagio degli Onesti, scenes inspiredby the tales from Boccaccio’s De-cameron, today at the Prado Museumin Madrid and in the Watney collec-tion in London. His acquaintance withthe work of Bartolomeo di Giovanni isconsidered, instead, the reason for theinfluence on Jacopo of another im-portant exponent of the Florentineartistic world of the Renaissance,Domenico Ghirlandaio. The panel,housed in the Diocesan Museum ofSan Martino a Gangalandi, depicts, inits central part, the Madonna withChild, in her arms. The domestic at-mosphere is underlined by the de-scription of the place: a room, a win-dow behind the mother and son, andsome flowers in a zaffre vase placed ona cupboard. The context is tightlylinked to that search for realism whichso much aroused the interest of Ren-aissance painters who approached thedivine through the representation ofeveryday life and the careful renderingof details, making this a fundamentalelement of the new art. That same re-alism that results in the loving gestureof the Child towards his Mother, seenin her motherly aspect and no longeras a hieratic sacred image. In this caseit is worth noticing how this work isone of the most intimate and delicateamongst Jacopo’s works. Executed be-tween the end of the seventh decadeand the beginning of the eighth, thiswork was undoubtedly inspired by Fil-ippo Lippi’s Madonna housed in thePalazzo Medici Riccardi in Florence.The Virgin Mary, in fact, represented

half-length, is holding the little Jesus inher arms, and they are both depictedinside a stone window frame. The com-positional serenity along with the for-mal abstraction of the face of the Vir-gin attest to the pursuit for a clear andlucid geometry, which isolates theMother, taking her into another worldwhere her only thought is the love forher Son. The composition opens in-stead onto the outer world through thelimpid and lively eyes of the Child whoturns to the onlookers involving themin this subtle play of cross-references.This panel is to be historically referredto the Church of San Martino for thepresence, on the right side of the orig-inal frame, of the armorial bearings ofthe Gangalandi family, and particu-larly for the presence to the left of thecoat of arms of the Davanzati or Ric-ciattani or Riccialbani families, withwhom the house had become relatedthrough marriage. In the lower part ofthe frame, between the two blazons, isthe inscription “Ave Gratia PlenaDominus”, while its architecturalstructure is enriched with two goldenfluted pilasters surmounted byCorinthian capitals supporting an ar-chitrave with painted rinceaux andgolden acanthus leaves. The scallopedlunette represents the image of Godthe Benedictory Father, enveloped ina red robe, holding a book with the let-ters Alfa and Omega. In the back-ground a morning sky flooded with thefirst light of dawn colours the clouds adelicate pink, whereas the upper partof the sky is still stained with the deepblue of the night which withdraws as

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the light advances. All these detailsmake us think this work was intendedfor a private home, since it can only befully enjoyed from close up and more-over, having a devotional altarpiece inthe house was a widespread customamong the wealthiest families until thefirst half of the last century. The recentrestoration of this work, sponsored bythe Italian State, has allowed the re-covery of a part of the original details.The square pilaster placed to the leftof the Madonna has in fact been re-turned to its integrity thus allowing therecovery of the rigour which is a featureof the works by this master. Therestoration has also revealed thepainter’s construction technique asseen in the softening of the white un-dercoat by using madder lake to reducethe brightness of the colours and shapethe bodies giving them volume. Overthis base the painter spread some glaz-ing that in the complexions is almostentirely lost with the exception of thevermilion cheeks of the Child and afew portions of the tapering hands ofthe young Mother. Hands which aredescribed with the utmost care in thedrawing, in the plastic value, in the de-tails of the jewels. Furthermore, if youlook carefully, the work reveals nu-merous details which were once madeprecious with gold such as the stamp-ing on the vest of the child, on the bor-der of the Madonna’s vest sleeves witha flower in evidence and letters in Kuf-ic style. Also on the child’s wrist aretraces of the old gilding which createda link with the oblique brush-strokesof a delicate pink colour which were

meant to highlight the transparent vestworn by the Child underneath thelinen robe. Not much of the haloes hassurvived either; on them some tracesare visible which attest to an accurateand masterly stamping. On the left sideof the composition is a foreshortenedwindow with the view of a cypress tree,a plant typical of the Tuscan country-side, and the azure and sloping rocks,which are reminiscent, also for thestrongly foreshortened window, of theMadonna of Tarquinia by Filippo Lip-pi. The first one who ascribed the workto Jacopo del Sellaio was Berenson in1909 and this attribution has neverbeen questioned by other critics. Thiswork shows Filippo Lippi’s obvious in-fluence both in the use of the incisiveline of the contour and in the strongplasticism balanced by the light whichhits the protruding parts of the humanfigure. Filippo’s influence gradually di-minished after the master’s death oc-curred in ��6�, through the direct col-laboration with Botticelli and the useof a light which timidly pervades theentire composition, whereas the artistdrew on Domenico Ghirlandaio as re-gards the detailed and realistic render-ing of the place.

Frontal wall

�. florentineworkshop(centralpart)florentine production (cyma andbase)Multiple reliquary mid-��th centu-ry/���6 ebony, poplar, carved andgilded wood, gilded bronze and cero-plastics; ����� cm inscriptions: all

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around the bas-relief with the image ofChrist at the Column the following let-ters can be seen: piu … v pon. max. av…From the Chapel of Palazzo PittiThese two good-quality “monstrance”reliquaries show that the cyma and shaftdate from a different time in respect tothe central structure. The first two ele-ments were commissioned by the parishpriest Marco Romoli in ���6, whereasthe part containing the relics dates fromthe ��th century. The central casketsmodelled in wax contain two bas-re-liefs representing respectively theChristat the Column,with the symbols of thepassion and two angel torch-holders,and Saint Veronica showing the HolyShroud. The surrounding small casketscontaining relics of saints form two oc-tagonal cornices bordered with ebony.The provenance of these objects, at-tested by a document in the parishArchives, is noteworthy. The documentmentions a sorting out of relics carriedout in the Palazzo Pitti in ����, someof which were donated to the arch-bishop Martini so that he could dis-tribute them to the churches of the Dio-cese.

Northern wall

�. lorenzo monaco (Florence ca.���� - ����-����) ca. ����-����Madonna ofHumility tempera on pan-el; ���� cmfrom the Church of San Romolo a Set-timoDon Lorenzo, whose real name wasPiero, a Florentine by birth and ap-

prenticeship, entered as a novice theCamaldolese convent of Santa Mariadegli Angeli, on December 19th, 1390.In 1402, with his secular name Piero diGiovanni, he figured as a member ofthe guild of painters and was docu-mented as living at San Bartolo al Cor-so. The exceptional case of residingoutside the convent was presumablydue to a special dispensation he ob-tained as a result of the fame he en-joyed as a painter in that first part ofthe new century. The artistic evolutionof the painter starts from his reinter-pretation of Giotto, sensitive to the vol-umes of bodies and spaces, and fromthe colours of Spinello Aretino and Ag-nolo Gaddi, imbued with reflectionsand luminist references. With Starni-na’s arrival in Florence from Spain andhis spread of international Gothic,shapes and colours became further re-fined; whereas from Ghiberti, busyworking on the Baptistery Door of theParadise, Lorenzo drew those formalchanges which then led him to an artconscious of perspective and to devel-op a synergy between the sinuous line,full colour and shining gold. That wasthe century of sumptuous clothes andbackgrounds rich in brocades and ori-ental carpets, of “courtly” representa-tions that in Lorenzo are always char-acterized by an intense devotional vein.It was precisely in this atmosphere thatthe painting of the Madonna of Hu-mility – housed in the Diocesan Mu-seum of Gangalandi – was created. Itssubject ranks it with those works whichspread at the end of the 14th centurymainly in Tuscany and Veneto. Loren-

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zo, imbued with or faithful to his du-ty deriving from the ecclesiastical habit,did not follow that sophisticated, sec-ular and courtly connotation, typical ofinternational Gothic, avoiding exces-sively precious analytic descriptions ofplaces rich in floral details which mighthave distracted the faithful from con-templating the divine. Here the painteris entirely respectful of the syntheticconstructive vigour typical of Tuscanart deeming it more appropriate tostick to the previous century’s iconog-raphy, as in the 1370 Madonna byOrcagna, now at the National Galleryof Art in Washington, or in theMadon-naof the Church of Santa Maria a Pan-zano, where an unknown Florentinepainter, treating the same subject,places the Mother within a perspec-tively delimited space, seated on a cush-ion set on a dark marble floor and be-hind her a sophisticated red drape topartially cover a gilded background.The same setting is also common tothe Madonna of Gangalandi in theoverall refinement revealed by the vi-olet robe of the Madonna embellishedwith little gold roses, in the halo withits elaborate stamp and in the contrastbetween the delicacy of the Madonna’ssmall face and the imposing mass ofher body enveloped in a lapis lazulimantle which pervades the entire workwith its suggestive power radiatingfrom the luminous robe of Jesus thatemphasizes the sinuosity of the Child’sbody. The position of his arm, on hisMother’s neck, indicates instead a fa-miliarity and an intimacy which goesbeyond the seriousness of their looks

directed towards the faithful. Lorenzoseemed particularly interested in thissubject which he treated also in theMadonna of the Collegiate Church ofEmpoli, a work which has in commonwith the aforementioned one the facialfeatures and the monumental figureand for which a dating to the first fiveyears of the 15th century has been putforward. The twoMadonnas share thesame spatiality, even though the line,in theMadonnaof Gangalandi, has be-come sinuous in the stylized renderingof the Child, in the mantle borderedwith gold, in the inclination of theMother’s head, elements which all in-dicate a dating between 1405 and 1410.It was precisely in this period that thepainter turned to small format paint-ing in which he could better expressharmony, elegance and that intimatefamiliarity that we also find in the“Berenson Madonna”, where the entirecomposition acquires a bashful, mildtone, sweet to the point of melancholyand is imbued with symbolic elements,such as the red robes of Jesus and theVirgin which highlight the humanityof the earthly mission of the son ofGod: the relation of the Word to hu-man suffering. According to Freulerthis iconography was born in Siena inthe 14th century and was brought toFlorence by Silvestro dei Gherarducci,a monk in the convent of Santa Mariadegli Angeli. The sweetness of the sub-ject spread extensively around theeighth decade of the 14th century andwas also reiterated by Orcagna in theMadonna of Humility, now at the Na-tional Gallery of Art in Washington –

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which however shows the archaic ele-ments of the angels at the sides of thecentral scene – as well as by Starnina inhis 1405 painting of the Madonna atthe Milan Diocesan Museum. Origi-nally the work was in the Church ofSan Romolo a Settimo where it waspresumably part of the private collec-tion of the rector Leonardo di NiccolòArdinghelli, a member of the familythat, in 1398-1399, had entrusted Loren-zo Monaco with the painting on pan-el, now scattered in various museums,for the Church of Santa Maria delCarmine.In 1969 the decision was made to movethe painting, for security reasons, tothe Church of San Martino a Ganga-landi, that was subsequently placed inthe Museum, where it well representsthe Gothic taste prevailing in Florenceat the turn of the 14th century.

�. bicci di lorenzo (Florence ��6�-Arezzo ����) The Virgin, Ascended toHeaven, Bestowing her Girdle on SaintThomas, between the Saints Nicholas ofBari, Andrew, John the Baptist and An-thony the Abbot ca. ���� tempera onpanel; ����� cm; inscriptions: on thecartouche held by John the Baptist: ec-ce agnus deifrom the Church of Santa Maria aCastagnoloThe polyptych had been dismemberedinto various parts, at least until it wasrestored in ����, when the two sidepanels were rejoined to the central partwith the ��th-century cuspidate framestill in use. In the centre Mary is de-picted, held by angels, in the act of

handing the girdle to Saint Thomaswho is kneeling in the foreground be-fore her. In the left section are: SaintNicholas of Bari, wearing a red pluvialfinely decorated with highlighting andgold flowers – the saint can be easilyidentified also thanks to his attribute,the gold spheres placed at his feet – andSaintAndrew enveloped in a wide greencloak. To the right are Saint John theBaptist, with the attribute of the cross,and Saint Anthony the Abbot, with abook and a staff. The panel, owing tocertain characteristics, such as the rich-ness of the stamping with botanical-flo-ral motifs, the haloes of the Virgin andsaints, and the skilful chromatic ren-dering, has been considered the workof the family-run workshop of artistsheaded by Lorenzo di Bicci (Florenceca. ����-����). Initially the polyptychhad been ascribed to Lorenzo with thecollaboration of his son Bicci but, re-cently, some critics have deemed itmore appropriate to attribute it solelyto the son owing to its careful spatialorganization. However the panel is tobe considered as belonging to the in-ternational Gothic current and showsthe influence of painters such as Loren-zo Monaco and Gentile da Fabriano.

�. tuscan production Bench ��th

century carved and painted wood;�������� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe bench is a sober artefact crafted ina local workshop and was conceivedmore to meet practical needs than aes-thetic ones.

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6. circle of lorenzo monacoAnnouncing Angel and Our Lady of theAnnunciationend of the ��th century-beginning ofthe ��th centurytempera on panel; ���� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe two small panels, scalloped with apointed arch, were probably the cuspsof a dismembered polyptych, now lost.Inside the vaults, delimited by a seriesof small multifoil arches and support-ed by thin spiral little columns, the slen-der profiles of Gabriel and of the Vir-gin stand out. Initially, these two paint-ings were attributed by Guido Caroc-ci to the circle of Agnolo Gaddi; lateron, Berenson ascribed them to Loren-zo Monaco. Lately, after the restorationcarried out in ����, critics have cometo consider them the result of the ac-tivity of an illuminator belonging to thecircle of Lorenzo Monaco. In supportof this hypothesis are the chromatic re-finement and the elegance of the lines,without frills, which delineate imagespervaded with deep mysticism.

�. florentine workshopProcessional Cross��th centurygilded and silvered copper; gildedbronze; ���� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

�. tuscan productionMonstrance Baldachin��th centurycarved and painted wood; ��� cm

(height)Puttowood, gold leaf; clouds in silver; 6� cm(height)

�. florentine workshopMonstrance����embossed silver; �� cm (height)inscriptions: on the knot: josephboretti curio ded. o.m. a.n. ����from the Church of Santo Stefano aCalcinaiaStamps: a Lion seated on an “F” in anoval attests to the quality of the silver.The monstrance is the result of thecombination of stylistically differingelements which make it a typical prod-uct of the ��th century, inspired by anevident propensity towards variety.The circular casket is framed by a se-ries of semiprecious stones and an em-bossed ring of clouds and cherubs’heads resting at the centre of the rays.The whole is supported by an angelstanding on a knot consisting of smallleaves regularly arranged. The shapedbase resting on feet decorated with ramheads contains a small bas-relief withthe motif of the pelican sacrificing itslife for its brood.

��. florentine painterDecollation of John the Baptist betweenSaints Francis of Paola andCharles Bor-romeoca. �6��oil on panel; ����� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe painting shows an archaic layout

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both in its composition as a triptychand in the structure of the central scenedepicting the decollation of John theBaptist: the elaboration, limpid withits few yet essential figures, togetherwith the simplicity of the setting res-olutely connote every important de-tail. The theatrical layout of the scenecalls to mind Caravaggio, but the man-nerism which characterizes each andevery figure is reminiscent of FabrizioBoschi and Filippo Paladini. The lat-ter’s style in particular is related to theDecollation of John the Baptist in theChurch of San Jacopo in Campo Cor-bolini.

First floorLiturgical objects are found on the up-per floor, which are no longer used be-cause of their preciousness and fragility.Along the exterior wall are two impos-ing paintings attributed to MatteoConfortini, father to the more famousJacopo.

From left

��. matteo confortini (?)(Active in the second half of the �6th

century)Nativitylast quarter of the �6th centuryoil on canvas, ������ cmfrom the Church of San Martino inGangalandiThe artist of this canvas appears tohave adopted the usual iconographicregister for the representation of thebirth of the Redeemer. In the fore-

ground, the Child is lying on a bed ofstraw and is pervaded with a clear, di-vine light that illuminates the faces ofthe figures gathered around Him andwhich, in a special way, highlights thefigure of the adoring Mother, where-as Saint Joseph sits in the shadows, ap-parently deeply absorbed in thought.Fascinated by the celestial scene, someshepherds are watching; on the rightin front of the manger, others seem, inall probability, to be talking about thehappy event. On the left in the back-ground, another, smaller event is seen,the announcement to the shepherds.Rich with the individualized, careful-ly defined faces of the many charac-ters, the work is placed within the latemannerist tradition also for its com-positional structure. On the basis ofsome documents, this altarpiece –along with its Adoration of the Magicounterpart – corresponds to one ofthe two mentioned in the ���� pas-toral visit, that were included on thealtars erected in ��6� by GiovanniMaria Cecchi and dedicated to theNativity and the Epiphany. Althoughthe inscription on the old canvas lin-ing indeed assigned the two works toJacopo Confortini (who was born in�6��), for both stylistic and chrono-logical reasons, it seems more logicalto attribute them to the head of thisfamily of artists, in other words, toMatteo (documented in Florence be-tween ���� and �6��). This artisticfigure – of whom unfortunately, littleis still known – is assumed to havebeen trained in the workshops of Flo-rence.

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��. matteo confortini (?)(Active in the second half of the �6th

century)Adoration of the Magisecond half of the �6th centuryoil on canvas, ���×��� cmfrom the Church of San Martino inGangalandiAs in the Nativity, the artist also hereshows that he remained faithful to thetraditional iconography: the Epiphanyis depicted with the small figure of theRedeemer in the foreground with oneof the kings from the East paying hom-age to him. In addition to the Re-deemer’s parents and the other twokings, the composition is populated byplebeian figures, depicted in variousposes as they move about. This char-acteristic, along with the strongly de-fined faces, places it within the latemannerist current. The still-life motif,represented by a basket of eggs anddoves located to the left at the feet ofthe adoring Virgin, is significant. Alsofor this painting, stylistically very sim-ilar to that of theNativity, the name ofMatteo di Benedetto di FrancescoConfortini has been suggested.

First display case along the wall

��. tuscan workshopMultiple ReliquaryMid-��th centurySilvered brass lamina, gilded wood,���� cmFrom the Church of San Martino inGangalandiAlthough made using a modest metallike brass and having a rather common

typology, this object reveals altogeth-er remarkable workmanship. It is ofthe “monstrance” type, it rests on agilded and molded wood pedestal, andthe base, decorated with botanical mo-tifs of small acanthus leaves and witha shell in the center, consists of twocurls resting on quadrangular feet. Thesame type of clearly Baroque orna-mentation, characterized by a pre-dominance of volutes, curls, foliage el-ements, also encompasses the displaywindow, which houses an oval casketsurmounted by a cherub’s face in thecenter. The same small cross at the topshares the same formal layout, focusedon the exuberance and the wealth ofdecorative elements.

��. florentine workshopReliquary of Saint Martin����embossed silver lamina, gilded wood,6�.��6 cmfrom the Church of San Martino inGangalandiThe reliquary in embossed silver lam-ina rests on a wooden support. Therichly decorated base ends with ornatefeet and plant decorations. In the cen-tral part, above a shell decorated withflowers and leaves, is the coat-of-armsof the Cappiardi family that had pa-tronage of the counter-facade altar withtheDeath of Saint Joseph. The shaft ofthe reliquary has a foliage decoration,while the display window is enrichedby delicately chiseled cherub faces. Thereliquary was a gift to the church fromLeonardo Cappiardi, as seen from theinscription engraved on the feet. The

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object is mentioned in a pastoral visitby Archbishop Martini in ���6.

��. florentine workshopReliquary of the Virgin’s Milk����embossed silver and gilded copper,��×�� cmfrom the Church of San Martino inGangalandiThe silver reliquary rests on a triangu-lar base decorated with shells and acan-thus leaves. The long, thin shaft is dec-orated with cherub heads that are alsofound again in the end part. The cas-ket, containing a relic of the milk of theVirgin Mary, has volutes and cherubheads that draw on ��th-century worksin terms of the elongated shape. On thebase, the inscription bears the name ofthe patron, Francesco Naldi, and thedate of ����.

�6. florentine workshopReliquary of the wimple of the Madon-na and the cloak of Saint Joseph���� (?)engraved and embossed silver lamina,gilded wood, ���� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe reliquary has some similarities tothe casket of Saint Martin both for itsshape as a monstrance and its decora-tive richness. On the base is the Cap-piardi coat-of-arms with a cartoucheshield and a red field with three argentpoles. Richly chased with leaves, shellsand volutes, it has a cross at the top. Itis likely that this work was also com-missioned by Leonardo in the years be-

tween ����, the date of the previousreliquary, and ����, the year the altarwas placed in the church.

��. tuscan workshopReliquary of Saints Ignatius, Francis andLouisMid-��th centuryembossed silver lamina, gilded wood,��×�� cmfrom the Church of San Martino inGangalandiThis monstrance-type reliquary in sil-ver lamina has a display window cov-ered with an abundance of thick “ro-caille” decoration made of shells andplant rinceaux that also extend to thesmall cross on the top. The shaft cor-responds to the baroque style of the ob-ject with the same decorative elements,and so does the base that rests on vo-luted feet. The receptacle contains therelics of Saints Ignatius, Francis, andLouis. Overall, the workmanship ofthis object is rather simple, repeatingand simplifying ��th-century proto-types of a superior quality.

Second display case along the wall

��. tuscan productionReliquary of Saint Andrew��th centurycarved, gilded and lacquered wood,���� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe typology of this work takes us tothe first half of the ��th century becauseof the combination of different ty-pologies from earlier centuries and the

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use of gold alternating with white lac-quer.

��. tuscan productionReliquary of the Holy Crossearly ��th centurycarved and gilded wood, ���� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThis monstrance-shaped reliquary restson a beveled step with curls. The shaftconsists of lanceolate leaves enclosedby a ring that supports the casket sur-rounded by finely carved flowers andleaves. The casket contains a fragmentof the Holy Cross. The decorativestructure refers to ��th-century ele-ments although the lanceolate-leaf dec-oration is from the ��th century.

��. tuscan productionMultiple ReliquaryMid-��th centurycarved and gilded wood, �6�� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan productionMultiple Reliquarysecond half of the ��th centurycarved and gilded wood, ��.��� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan productionsecond half of the ��th centuryReliquary of the BlessedVirginMary andSaint JosephCarved and gilded wood, ���6 cmFrom the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan productionReliquary of Saint AugustineMid-��th centurycarved and gilded wood, ��.��� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan productionReliquary of Saint James the Apostleend of the ��th centurycarved and gilded wood, ����.� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

Third display case

��. tuscan productionReliquary of the head of one of the com-panions of Saint Mauricelast quarter of the ��th centurycarved and gilded wood, ��×�� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThis urn-shaped reliquary presents aschematic revival of decorative elementstypical of the Louis xvi style. It is char-acterizedbyadecorationofgarlandsandvolutes and it rests on a linear rectan-gular base through two curled feet. Thecyma has the same “undulating” mo-tifs, on which rises a globe attached tothe small cross at the top, with the ad-dition of two stylized palm leaves thatrefer to the martyrdom of the saint. Theskull enclosed within the casket is thehead of one of Saint Maurice’s com-panions as also stated by the inscription.

�6. tuscan productionReliquary of Saint Priscus, Martyrlast quarter of the ��th century

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carved, painted and gilded wood,�6×�� cmfromtheChurchofSanMartinoaGan-galandiIt is in the shape of an arm as it was in-tended to hold the bones of SaintPriscus’s upper limb. The wooden ar-tifact, painted a flesh-color, has an elon-gated receptacle in the center, set in agilded wooden frame. The base, rest-ing on a coiled foot, consists of a semi-cylindrical structure painted blue, andcrossed all around by gilded festoons.This kind of capital, that serves as a base,is connected to the arm above througha ring with decorative motifs. This isthe popular version of ��th-century ex-emplars, kept in Florentine basilicas,distinguished by a much higher artis-tic value, both for the material used, sil-ver, and for the higher quality of theworkmanship and techniques used.

��. tuscan productionReliquary of Pope Pius V’s slipperlast quarter of the ��th centurycarved and gilded wood, ��×�� cm(without cross)from the Church of San Martino aGangalandiThis type of box reliquary rests on a basethat consists of two feet and is decorat-ed with a cherub’s head in the center,from which the symmetrical volutes ex-tend. The motif of small celestial facesis repeated in relief on the sides of thecasket, and is accompanied by plant gar-lands. The cyma, closed at the sides bytwo volutes on which the foliage fes-toons rest, has a medallion with vari-ous relics in the middle and a linear cross

on the top that was added later. Theurn preserves the holy relic of a slipperof Pope Pius v. The decorative motifspopular throughout the ��th centuryare stylized and re-used in this object.

Fourth display case along the wall

��. tuscan workshopMonstrancesecond half of the ��th centurysilvered brass, silvered and gilded cop-per; �6�6.� cm; rays �� cm (diameter)from the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan workshopMonstrancesecond half of the ��th centuryembossedsilverandgildedcopper (base);Silvered brass and gilded copper (shaft);silverandgildedcopper (rays)��×��cmrays �6 cm (diameter)fromtheChurchofSanMartinoaGan-galandiThe monstrance stands on a triangularfoot, decorated with cartouches definedby volutes, and resting on three gildedcurled feet. The pear-shaped knot, bor-dered by small botanical and floral fes-toons,displays three small cherubheads.The shaft has a decoration of lanceolateand acanthus leaves in the upper con-nection. The object is embellished bothwith colored stones that outline the bor-der of the host case as well as with acrown of clouds, interspersed withcherubs’ heads, that rests on the large,gilded copper rays. This object, of goodquality, presents elements, especiallydecorative ones, taken from the artistic

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style predominant in Florence betweenthe ��th and ��th centuries.

��. tuscan workshopMonstrancefirst decades of the ��th centuryembossed silver, ��.���.� cm; rays�� cm (diameter)from the Church of San Martino aGangalandi

Fifth display case along the wall

��. tuscan productionMultiple reliquariessecond half of the ��th centurycarved and gilded wood, 6��� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThis set of multiple, monstrance-typereliquaries have a base with two curledfeet resting on a beveled step. The dec-oration of the shaped foot, made up ofelegant plant motifs and curl-volutes,with open-worked sides, falls into thetypically rococo style. The same orna-mental elements extend to the shaft onwhich the casket is inserted. The latteris divided into five receptacles and dec-orated with curl-spirals and rays. Thecyma consists of a cross which standson a globe and is decorated by the softcurves of the two lateral rinceaux. Theshaped casket at the center houses therelics of Saint Peter of Alcantara sur-rounded by the remains of SaintsSeraphin, Alexius and Catherine. Inthe other reliquary are the bones ofSaint Roch surrounded by the relics ofSaints Zechariah, Bonaventure, Johnof Capestrano, and Ursula. The gen-

eral structure of these liturgical arti-facts is clearly Baroque, but the visualabsence of weight and bulk, as a resultof the use of elegant and delicate “ro-caille” motifs, suggest a date within themid-��th century.

��. tuscan productionReliquary of the Holy CrossMid-��th centurycarved and gilded wood, ��.��� cmBase, �.����� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiLike the majority of extant reliquaries,also this one belongs to the monstrancetypology. Its shapehas fine,dainty lines,thanks to theuseof exquisitely��th-cen-tury decorative styles. Intended to con-tain relics of the Holy Cross, it rests ona shaped, double plinth. The base ismade up of two acanthus-leaf feet,which run along the shaft as far as thevase-shaped knot on which the displaywindow with the casket stands. The lat-ter is surrounded by volutes of open-worked leaves and flowers, and rays cov-ered by a canopy. Symbols of the Pas-sion of Christ, the sponge and the spear,crossed over each other, come out fromthe back of the reliquary.

Sixth display case along the wall

��. tuscan workshopCartegloria (set of three altar cards)third quarter of the ��th centuryembossed silver lamina and gilded cop-per;���� cm (center one), ���� cm(side ones)

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english version���

from the Church of San Martino inGangalandiIn the larger, central altar card, we findthe inscribed readings of: the Gloria andthe Offertory on the left, the Conse-cration in the center, and the Credo andthe Peace on the right. The two, small-er ones, set to either side of the largerone, have the Psalm for the washing ofhands, and the incipit of the Gospel ac-cording to John. This particular typol-ogy was used to read the holy scripturesduring the Mass. The objects are in em-bossed silver lamina on a wooden core.All three rest on gilded feet in the shapeof a lion’s paw; around the windowframed by a border of stylized palms,they have a magnificent late baroquedecoration made of plant volutes, flo-ral-botanical festoons, and cartouches.The same ornamental motifs are foundwith a smooth cartouche in the lowerpart, while the top of the altar cards hasa sort of large molded cornice on whicha small vase stands in the center flankedat the sides by botanical garlands. Thisset of artifacts, remarkable for the evi-dent skill with which different materi-als were used and worked together, fitschronologically into a completely ��th-century context, not only for the layoutbut also for the presence of Louis xvstyle decorative elements.

��. tuscan workshopReliquary of the CrossMid-��th centuryembossed and engraved cast silver, gild-ed copper, ��� cmfrom the Church of Santo Stefano aCalcinaia

Seventh display case along the wall

��. Tuscan productionMultiple reliquariessecond half of the ��th centuryCarved, gilded and painted wood;�6�6 cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThis set of carved and painted woodenreliquaries develop vertically and rest ona pedestal painted in a faux green mar-ble. The base, consisting of two curledfeet, displays the head of a cherub in thecentral part. The casket is highlightedby a frame composed of patterns of vo-lutes and leaves, ending at the top withtwo wreaths hanging at the sides. Thetop of the two reliquaries is character-ized by the presence of a shell in the cen-ter on which a small globe stands, withthe now customary apical cross. The re-ceptacle contains the remains of vari-ous saints, as attested by the inscriptionson the cartouches. The value of theseitems derives from the skilful use of suchdecorative elements as curls and leavesin a true ��th-century style.

�6. tuscan productionMid-��th centuryMultiple reliquarycarved and gilded wood, �6�� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

Eighth and ninth display cases

��. french production (lyon)Chasubles (set of two)����-����

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brocade in polychrome silk and silverthread, golden braid, ���×�� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThese two chasubles, made from thesame piece of cloth, are items of greatvalue for both the refinement and theelegance of their manufacture, as wellas the mastery of the techniques used.Common to both vestments is theivory background worked in thin hor-izontal lines with plant sprigs carriedout in silver thread, they differ for thedifferent composition of scallopsformed by multi-colored flowers thatrange from pinkish-red to purple, yel-low and blue, and by jagged leaves invarious ever-changing shades of green.In one of the two chasubles, these flo-ral decorations take on a structure thatvaguely resembles a diamond shapewith a common decorative pattern in-side, a rosy fountain framed by flowersand leaves, topped by a sort of dome inblue and silver with a pinkish plume.The other item has scallops on the fab-ric that move in a looser way and whosearchitectonic structure is formed by thesides of the above-mentioned foun-tains, i.e., a small tower set above a lowwall outlined in pink and silver thread.The original ribbons are woven in goldthread. The beauty of these articles isbased on a clever play of colors: the verystrong colors that make up thechiaroscuro of the flowers are inter-spersed with monochrome fields of sil-ver. The former are recreated in theirvarious shades, thanks to the refinedpoint rentré technique invented in Ly-on by Jean Revel in the ����s.

First standing display case

��. tuscan workshopChaliceFirst half of the ��th century embossedand chiseled silver; ��.�×��.� cmfrom the Church of Santo Stefano aCalcinaiaThis elegant liturgical object is the old-est example and is datable to the firsthalf of the ��th century. It was donat-ed in ���� by Niccola Orsito toGiuseppe Boretti, the prior of Calci-naia, as also stated in the inscriptionunder the base. The chalice rests on acircular foot decorated on the outer bor-der with a wreath and on the inner oneby “foliage” elements also present at thetwo connection points of the stem. Alarge part of the surfaces – the base, thevase-shaped knot and the outside of thecup – appears “agitated” by the undu-lating lines of the decorative elements,constituted mainly by cherub heads,rinceaux, volutes and floral motives.

��. tuscan productionChalicedated ����silvered bronze; gilded copper (cup);��.��� cmfrom the Vannella Oratory (Settig-nano); Church of San Martino a Gan-galandi

��. ugolino francioni (active in Flo-rence ����-����)Chalice��6�embossedandchiseledsilver;��.�×��cmstamps: on the border of the base “U.

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english version���

F.” written within an ovalfrom the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan workshopChaliceFirst half of the ��th centuryCast silvered bronze; partly gilded sil-ver; ��.��� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan workshopChalice with the Nerli coat-of-armsSecond or third decade of the ��th cen-tury.Embossed and chiseled silver; �6×��.�cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe chalice has a noteworthy structur-al elegance and a decorative complexi-ty marked by exquisite rococo-style el-ements that make the work ascribableto a good Florentine workshop operat-ing in the ����s. The object rests on acircular beveled foot ornamented withplant motifs, cherub heads and scrollswith emblems relating to the Passionof Christ: the nails, dice, and tunic. Thelower connection of the stem is madeup of small leaves and a pear-shapedknot which, as regards the decorativesystem, is similar to the lower part of thechalice, with the exception of the in-troduction of the other symbols of mar-tyrdom – the whips, spear, and sponge– within the scrolls.On the knot we al-so note the presence of a noble coat-of-arms, probably that of the Nerli fami-ly, formed by a gules and argent pale

crossed by a golden fesse, that empha-sizes the profound relationship betweenthis family and the Church of San Mar-tino. The outside of the cup repeats thesame decoration that is found all acrossthe surface of the object.

��. tuscan workshopChaliceSecond or third decade of the ��th cen-turyIncised, embossed and gilded silver;�6.���.� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe workmanship of this chalice israther detailed, giving it a formal rich-ness and refinement that ascribe it tothe height of the rococo style. Our chal-ice rests on a circular-shaped foot cov-ered by a multiform decorative systemwith volutes, plant motifs, and scrollscontaining the symbols of the Passionof Christ: the thorn crown, hammer,tongs, column, and whips. The sameornamentation is found on the knotwhich is not vase-shaped anymore but,besides the Eucharistic symbols ofwheat ears and bunches of grapes, dis-plays also the ladder, rooster, andlantern. Finally, on the outside of thecup, we find floral motifs and leavesthat encircle scrolls with the dice, nails,spear, and sponge.

��. florentine workshopChalice����-����Incised and embossed silver, gilded sil-ver lamina; �6��.� cminscriptions: dono del marchese ip-

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polito doniCoatofarmsof theOrderof theKnightsof Saint Stephenstamps: on the border of the base andon the outside of the cup, Marzocco/F,written within an oval;from the Church of Santo Stefano aCalcinaiaNot only do such typically artistic char-acteristics as the style of the decorativeelements contribute to defining this asa chalice from the ��th century, but al-so the stamp with the Marzocco sittingon the letter “F”, used by the Floren-tine mint starting in ���� until the��6�s. The work rises on a circular footadorned with a ribbon of tender acan-thus leaves that also cover the lowerpart of the egg-shaped knot and theoutside of the cup which is emphasizedby a rope-like decoration. The tulip-shaped cup is in gilded silver. It was agift of Marchese Ippolito Doni to theChurch of Santo Stefano a Calcinaia,as attested by the presence, on the low-er part of the stem, of the emblem withthe lion rampant, crossed by a fess withthree crescents, resting on a cross ofMalta, with a marquess crown on top,as well as a scroll and an inscriptionconfirming its identity.

��. tuscan workshopChaliceSecond or third decade of the ��th cen-turyincised and embossed silver; ���� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe inscription o.p.a. on the base in-forms us that this chalice originally be-

longed to the Opera di San Martino aGangalandi. The elegant object rests ona circular foot decorated with small gar-lands of flowers and leaves as well asmedallions with the symbols of the Pas-sion: ladder and cross, spear andsponge. The same decorative register isfound on the pear-shaped knot whosescrolls, alternating with floral festoons,depict the emblems of the ladder,whips, and column. The other symbols,nails, dice and the money purse, linkedto Christ’s martyrdom, fill the surfaceon the outside of the cup together withthe usual volutes and traditional plantmotifs of flowers and leaves. The ��th-century style, especially evident in theornamentation, has covered and trans-formed a traditional structure such asthe vase-shaped knot, contaminating itwith swirls and plant elements.

�6. tuscan workshopPyxFirst decades of the ��th centuryIncisedandembossedsilver;����.�cmfrom the Church of Santo Stefano aCalcinaiaThe pyx rests on a circular foot cov-ered with a profusion of acanthus leavesand volutes in relief that border theplain, egg-shaped medallions. Thesame decorative motifs, from the ��th-century repertoire but treated with analready ��th-century delicacy, arefound again on the pear-shaped knot,on the outside of the cup and on thelid crowned by a small cross that is tre-foil at the ends. This object of excellentand careful workmanship displays ar-morial bearings framed by a magnifi-

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cent scroll on the cup. The coat of armshas two eight-point stars, one aboveand one below, crossed by a transver-sal fesse with a rose and a tulip. It isvery likely the shield of the Papi fami-ly considering that, on a cope donatedto the same church by Giuseppe Papi,there is a coat of arms very similar tothe one on the pyx.

��. tuscan workshopPyxfirst decades of the ��th century Chis-eled and embossed silver; �6�� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiThe circular base is delimited by a bor-der decorated with a ribbon having podshapes and cherub heads in relief al-ternating with sinuate acanthus leaves.On the knot we find the by now usu-al angelic faces protruding from thesurface and alternating here with scrollsdepicting the symbols of the Passion.Fluffy clouds decorate the outside ofthe cup, while on the lid, crowned bya small cross with trefoil ends, the samedecorative system of the foot is repeat-ed: pod-shaped decorations, foliage el-ements and small winged heads.

Second standing display case

��. workshop of the codacci familyTray����-����Embossed silver; ��.��� cmstamps: on the back, codacci writtenwithin a rectanglefrom the Church of San Martino aGangalandi

��. roman workshopAmpullaelast quarter of the ��th centurychiseled and embossed silver; ��×6.�cmstamps on the outside border of eachampulla inside an oval and an illegiblestampfrom the Church of San Martino aGangalandiThese objects of exceptional workman-ship were designed to hold the waterand wine necessary to prepare the chal-ice during the mass. One of the acornsplaced on the top of these liturgical ves-sels is gilded, precisely so as to distin-guish the ampulla for the water fromthe one for the wine. The prominentdecorative elements on the surface ofthe ampullae are the various typologiesof leaves: from the small leaves on thelid and the circular foot and the lance-olate ones on the area crossed by fur-rows under the neck and in the lowerpart, to the fat ones in the central part.The latter alternate with scrolls deco-rated with shells and garlands of flow-ers. The refined way in which the plantelements of the decoration have beennaturalistically rendered and such es-sential and stylized details as the lance-olate leaves and the furrowson theneck,suggest a dating from the last quarter ofthe ��th century. The stamp, with thenumber ��, found on the border of thefoot of each object, links them to thePapal States and indicated, at least un-til ����, objects of a quality inferior tothe carlino, the standard of elevenounces per pound used to certify thefineness of the silver.

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��. florentine workshopCrownEnd of the ��th century - beginning ofthe ��th centuryembossed silver; � cm (height)Silver crown to be placed on the headof a small-sized sculpture such as aMadonna or a Baby Jesus.

��. florentine workshopMadonna and Child����Embossed silver lamina, ebony andgilded wood with silver appliqués;��×�� cminscriptions: on the scroll at the base isthe inscription: anno ����-ex subu-cula b.m.from the Church of San Martino aGangalandiIn this typology of statue reliquaries –very similar to some models carried outby such Flemish artists as the Vambrèfamily, active in the Lucca area – therelic is kept in the base on which thesculpture stands. The statue representsthe Madonna holding the Baby Jesusin her right arm while her outstretchedleft hand is believed to have held arosary. The quadrangular ebonypedestal – supported by a gilded wood-en stand decorated at the corners withsilver flowers – displays the reliquaryin the center. This object is probablyby a local artist who, despite havingworked Mary’s garments in a rathercold and perfunctory way, shows ahigher skill in the rendering of the face.The latter, characterized by an oval andharmonious profile, draws inspirationfrom the illustrious exemplars of Tus-

can goldsmiths from the early ��th cen-tury and in particular from the sculp-tures by Massimiliano Soldani Benzi.

��. florentine productionIncense-boatdatable between ���� and ��6�chiseledandembossedsilver;�����.�cmstamps: on the border of the base andon the swirl of the lid Marzocco/Fwithin an oval;from the Church of San Martino aGangalandi

��. florentine workshopThurible����-����chiseled and embossed silver; ��×� cmstamps: on the base, on the lid and han-dle Marzocco/F within an ovalfrom the Church of San Martino aGangalandiThis thurible belongs to a formal ��th-century style because of the decorativeelements and especially for the lance-olate-leaf motif that covers a large partof the surface. The object rests on a cir-cular foot decorated with a band of pal-mettes, while the hemispheric cup ofthe brazier and the cupola display thetypically ��th-century element of styl-ized lanceolate leaves.The upper part is divided into threefretwork bands, two of which have liliedmotifs while the other one is decorat-ed with elliptical elements. On the foot,we find a stamp used from ���� to����, with the image of a lion sittingin profile on the dotted letter “F”, con-firming the lawful fineness of silver.

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��. tuscan workshopJugFirst half of the ��th century embossedand silvered brass;�6�.� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan workshopAlms box��th centuryEmbossed, incised and silvered brass;�� cm (diameter)from the Church of San Martino aGangalandi

�6. gaetano guadagni(active in Florence ����-���6)Incense-boat����embossed silver; �×�.�×��.� cmstamps: on the border of the footGuadagni written within a lozenge,the initials gg are within a lozenge;from the Church of Sant’Ilario a Set-timoThis typology of liturgical object wasused to contain incense. Our exemplar,dated ���� on one of the medallionson the lid, seems to have been carriedout in the Florentine workshop of theGuadagni family, as attested by thestamp with the name Guadagni placedon the border of the foot. Togetherwith those of the Scheggi and the Co-dacci, their workshop was one of themost renowned during the first half ofthe ��th century. More precisely,thanks to a second mark with the let-ters “gg” on the incense-boat, we canattribute it to Gaetano Guadagni, one

of the many members of the family,who was active between ���� and���6, serving not only the most im-portant Tuscan churches but also thegrand duke. The incense-boat rests ona circular foot entirely decorated witha band of palmettes while both the low-er part, with lanceolate leaves, and thelid, with the two refined medallionsenclosed by a frame of volutes andleaves, reveal a typically neoclassicallayout, especially in the choice of thedecorative typology.

Third standing display case

��. tuscan workshopLamps with a triple suspension (set ofthree)Second half of the ��th century em-bossed silver lamina; ���� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

��. tuscan productionProcessional crossmid-��th centuryincised and chiseled gilded copper,(cross); cast gilded bronze (the Christ);���� cmfrom the Church of Santa Maria aCastagnoloThe fundamental indication for dat-ing this object to the height of the����s is the figure of the crucifiedChrist that, depicted asPatiens, showsa very developed anatomical defini-tion in the rendering of the pectoralmuscles and the ribs. Moreover, thelesser traction of the muscles confersan appearance of serenity on the

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Christ facing the dramatic momentof death.This cross seems to follow an iconog-raphy which was very widespread inthe ����s, where the figure of Christis represented together with images ofthe people present on Calvary. On thetransversal arms, next to Jesus, are thehalf-length figures of Mary and theapostle John. Still on the front, but onthe quatrefoil panels of the vertical arm,the iconography is completed with theimage of the Benedictory Eternal Fa-ther above, while below is the Magda-lene. The Christological symbol of thepelican is seen behind the bent head,and on the extension ending in roundelements are the sun and the moon.The surface of the cross is decoratedwith volutes and rosettes. In the pan-els on the back are the four Evangelistsflanked by their respective icono-graphic symbols. Below, we see the fig-ure of Saint Andrew as the titular saintof the ancient local Church of San-t’Andrea a Castagnolo.

��. tuscan productionChrist on the cross�6th centurybronze; �� cm (height)from the Church of San Martino aGangalandi

6�. tuscan workshopIncense-boat��th centurySilvered copper and bronze;��.��.���.� cmfrom the Church of San Martino aGangalandi

6�. tuscan workshopProcessional cross��th-��th centurychiseled and incised gilded copper(cross); cast bronze (the Christ); ��×��cmfrom the Church of San Romolo a Set-timoIt is the oldest exemplar and is refer-able to the ����s or the early years ofthe ����s. On the front, the Christ inrelief seems to be inspired by AndreaPisano: the head tilted to one side, thehair falling on the chest, the hollowedsides and stomach, the bent knees, thelong and draped loincloth falling onone side, the wide open arms, and thefeet, one on top of the other. On thebackground of the cross, there is acounter-cross that highlights theiconographic and compositional rela-tionship with the two mourners, Gol-gotha and the Benedictory Father atthe ends of the arms, and the decora-tive motifs of stylized geometrical el-ements. On the back of the four qua-trefoil panels, the Evangelists are de-picted in their zoomorphic forms:Saint John with an eagle head, SaintLuke with a bull’s, Saint Mark with alion’s face, and finally Saint Matthewwith a human head. In the center isthe Mystical Lamb, while a botanicaldecoration with large shoots is on theknurled surface of the background.The formal schematism, seen espe-cially in the figure of the Christ, andthe somewhat simplicity of the work,ascribe this exemplar to the late Goth-ic period.

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6�. tuscan workshopProcessional cross�6th-��th centurybronze; ���� cmfrom the Church of San Martino aGangalandiIn this crucifix, the figure of the Christpresents an elongated and refined bodystructure, in the wake of late manner-ist models. The graceful silhouette,with a short and folded loincloth, ischaracterized by a less hollowedanatomical rendering in comparisonto the two previous crosses, while theslightly parted legs and the feet, one ontop of the other, are the same. On thefront, the trefoil panels at the ends de-pict the half-length images of the Evan-gelists as well as their iconographicsymbols, marked by wide draped gar-ments. On the extension we again findimages of the sun and the moon. Thebackground of the arms is plain with-out decorative motifs. Under the SaintJohn at the top, there is a scroll with theinscription inri, surrounded by a pro-fusion of decorative motifs.

From Florenceto the Sacred Art Museumof Gangalandi

Renato Stopani

The itinerary from Florence to the mu-seum of San Martino a Gangalandistarts in the Via Pisana, a road that formedieval Florence was mainly a com-mercial thoroughfare. Together withthe Arno River, which at the time wasa rather important river way, it servedto channel the flow of trade with thebig centres in the Florentine country-side located in the Lower Valdarno, aswell as that towards the port of Pisa. Itwas not by chance that in the mid-��th

century the majority of professionalcarriers (the so-called “vetturali” orcarters) working in the Florentine Re-public were concentrated in the townsand villages lying along this route (suchas Monticelli, Legnaia, Settimo, Las-tra a Signa, etc.).The Via Pisana’s medieval route musthave generally followed that of the Ro-man road to Pisa, the “Via Quinctia”.With the exception of the ���� dis-covery of a milestone, near Montelupo,which, among other things, served togive a name to this road thanks to theinscription it bears (t.quintius. t.f. /flaminius / cos / pisas x), no surfacetraces remain of the materials charac-teristic of Roman roads, as they havedisappeared over the centuries, partic-ularly as a result of the floods andcourse changes of the River Arno.In its turn the modern road (Strada

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Statale n. 6� Tosco-romagnola, or Tus-can-Romagna State Road no. 6�) fol-lows the direction of the medieval roadto Pisa, which however was probablycharacterized by a route stretchingmore at the foot of the hills, not fol-lowing so closely the course of the ArnoRiver. However, the succession of vil-lages, many of which have the typicalelongated configuration of the road-villages, clearly attests to the fact thatthe modern route substantially coin-cides with the medieval route of thisroad which, as Repetti states, still inthe ��th century was “the busiest of allthe post roads, both in terms of thegoods and carriages travelling on it, andfor its comfortable, wide and well-maintained road surface, as well as forthe numerous villages, hamlets andlands it crosses” (E. Repetti,Dizionariogeografico fisico storico della Toscana,Firenze ����-����, vol. v, pag. ���).The area between Florence and Scan-dicci, once rich in olive groves, is todaypractically entirely urbanized: the “or-ti feraci” or fertile fields described inthe old guides have been built over al-most everywhere. As a result of this,State Road no. 6� – which used toavoid the villages along the medieval“Via Pisana” as it runs parallel to thelatter but in the open country – stretch-es today among blocks of flats, indus-trial settlements and shopping centres.Following the old route, it is still pos-sible to spot evidence of the old road:the structure of the villages with theircharacteristic little houses lined upalong the road; the ancient tabernacles(such as the ��th-century one on the

bridge over the Greve or the one fromthe ��th century on the road to San Bar-tolo a Cintoia), not to mention thebridge over the Greve itself, and the lit-tle parish churches of the various vil-lages situated along the road (SanPietro a Monticelli, Sant’Arcangelo aLegnaia, San Quirico, San Lorenzo aGreve), which often house remarkableworks of art.The hills on the left of the Via Pisanahave instead only been marginallytouched by the urban development ofFlorence and Scandicci. Their agrari-an landscape is the one typical of theFlorentine hills, with olive groves andvineyards, farm houses, great farm vil-las such as “L’Acciaiolo”, “Le Torri”,the majestic Villa Torrigiani, and thespectacular Villa di Castelpulci.Past the villages of San Lorenzo a Greveand Casellina, where the old Pisanaroad joins State Road no. 6�, at Pis-cetto, two short detours to the rightlead to the Parish Church of San Giu-liano a Settimo and the Abbey of SanSalvatore a Settimo. The former is oneof the oldest rural churches in the Flo-rentine countryside, and recorded asfar back as the �th century. It has pre-served its Romanesque structure witha nave and two aisles ending in threeapses, but its interior was renovated inthe ��th century with pietra serena ar-chitectural mouldings.Nearby stands the complex of the Ba-dia a Settimo or Settimo Abbey; found-ed by the Benedictines in the early ��th

century, it passed to the Vallombrosanorder in ��6� and later (���6) to theCistercian congregation which held it

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until Leopoldo’s suppressions in ����.We owe the Cistercians the general lay-out of the abbey which, besides thechurch, includes a series of monasticbuildings gathered around two clois-ters and enclosed by ��th- and ��th-cen-tury fortifications. The church’s aspectis the result of a reconstruction whichincorporated the structures of the pre-existing ��th-century building, that arestill visible in some of the walls. It con-sists of a nave and two aisles with awooden truss ceiling. The choir datesinstead from a ��th-century renovation.Underneath the presbytery is a crypt,which is in turn a remnant from the��th-century construction, as is thetomb of the countesses Gasdia and Cil-la – an inlaid sepulchre in white andserpentine marble, with a pedimentand an inscription which dates it to���6. Particularly important amongthe other buildings by which themonastery was formed are the largecloister and the wide chapter houseconsisting of a nave and two aisles andwith columns opening into the crossvaults of the ceiling.Going on, after passing through Viot-tolone, the road reaches Lastra a Signa,whose older core still shows the systemof fortifications from the early ��th cen-tury which fenced in the town, makingit a sort of advanced bastion of Florence.We enter the town through the so-called “Portone di Baccio”, as the maingate is referred to, dominated by a hightower. Of great interest, inside, is theHospital of Sant’Antonio, a large build-ing with ��th-century structure, atwhose base stands a loggia with seven

arches, partly walled-up, resting on oc-tagonal columns in pietra serena withfoliated capitals. Three vast cross-vault-ed rooms open onto the loggia: in them,wayfarers and pilgrims were given shel-ter. In one of the rooms on the upperfloor, on the architrave of a ��th-centuryfireplace, a coat of arms of the SilkGuild recalls the institution which pro-moted the construction of the build-ing. Even though the single elementsof the hospital are reminiscent of Goth-ic style, the proportions and the or-ganization of the spaces mirror an al-ready Renaissance vision, which in-duced scholars to think it was an earlywork by Brunelleschi, whose activity ismoreover documented, not only in Las-tra a Signa where he restored the citywalls, but also in nearby Malmantile,where in ���� he built the fortifiedwalls intervalled with towers, which stillenclose the small town.Both before and after Lastra a Signa,the road runs across an “urbanizedcountryside”, where residential build-ings and numerous small industries al-ternate with the surviving cultivatedareas. This is one of the most denselypopulated areas in Tuscany, an aspectshared also by the stretch of State Roadno. 6� as far as Ponte a Signa, Signaand beyond. Together with Signa, thetwo aforementioned towns form theso-called “Signe”, which by now canbe practically considered part of theFlorentine conurbation.Ponte a Signa is the urban conglomer-ation which rose in the vicinity of thebridge (ponte in Italian) which, span-ning the Arno, leads to the castle of

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Signa, that consists of an upper part– standing on top of a little hill andshowing numerous remains of the for-tifications which used to fence in thetown – and of a lower part where standsthe ��th-century Parish Church of SanGiovanni Battista, also referred to asdella Beata, since it houses the body ofthe Blessed (beata in Italian) Giovan-na of Signa. The church has a nave andtwo aisles separated by pillars and hasa presbytery frescoed with a cycle ofpaintings with Episodes from the Lifeof the Blessed Giovanna. Nearby is theOratory of San Lorenzo – the originalparish church of Signa – whose interi-or contains a precious ��th-century pul-pit in large inlaid marble slabs.

An outing acrossthe Florentine Plain

Benedetta Zini

To those who were born and live in thesurroundings of Florence, hearing of anitinerary in the direction of Scandicci,Lastra a Signa, Signa, Campi Bisenzioand San Donnino – that is to say mostof the municipalities on the so-calledFlorentine Plain – may indeed soundstrange. If in fact until the first half ofthe last century the distance betweenFlorence and the towns in the Plain wassuch as to justify a true tour, today theweb of urban fabrics has become sothick that it is very hard to identify theboundary lines between them.The tour that we suggest here is not tobe considered a true itinerary, butrather an outing which follows the me-dieval road that led from Florence toPisa, running along the Arno course todelineate a semicircle that takes us backto Florence on the Via Pistoiese.Once crossed the Arno at the Ponte al-la Vittoria bridge, going the length ofthe extremely busy Viale Talenti andturning left into Via Foggini to thentake Viale Nenni, we have almostreached Scandicci. We are �-6 kilo-metres north-west from the historiccentre of Florence. Behind us the Duo-mo cupola with the Fiesole hill in thebackground can be clearly seen.Scandicci, with over fifty thousand in-habitants, is today a big town boastinga very ancient history and a dynamicpresent with an eye to the future, par-

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ticularly thanks to the extensive in-dustrial and manufacturing develop-ment it underwent beginning in the��6�’s.Till that time, that is to say up to theimmediate post-war period, Scandicciwas a large village at the gates of Flo-rence, situated on a mainly agricultur-al and woody area and enclosed to thesouth by the hill of Scandicci alto.Inhabited by a community devoted toagricultural activities and small tradeespecially with Florence, Scandicci andits district, over the centuries, have un-doubtedly benefited from their strate-gic geographical location. Being situ-ated along the commercial road to Pisa,the town has developed as a result oftrade and manufacturing activities,even though agriculture has preserveda pre-eminent role. There were variousartisan activities, even if, as it often hap-pens in Tuscan agricultural areas, andespecially in the surroundings of Flo-rence, they were often related to theproduction of every day objects, usedmainly in farming.Stone, wood, iron and straw were thematerials used in the small and some-times tiny family-run artisan workshopsthat were located in the town and thenumerous villages in its district.It is however in the post-war periodand owing to the progressive depopu-lation of the countryside that the in-dustrial and manufacturing activitieswere actually launched in the area.Going back to our itinerary, before wearrive in Scandicci, leaving for a whileViale Nenni at the intersection withthe Via Pisana and taking the small

lanes heading back to Soffiano, we sug-gest a first, quick stop at the confec-tionery Pasticceria Giorgio.Active since ����, the Pasticceria Gior-gio is one of the best-known andbeloved confectioneries of the Floren-tines. You must absolutely taste therenowned cake called “Schiacciata al-la Fiorentina”, that is here proposed ina rich version with a custard filling. Al-so known as “Stiacciata Unta” (unta inItalian means fatty) as lard is one of itsingredients, the Schiacciata allaFiorentina is the typical cake of theCarnival period. Strictly rectangular,thin, scented with citrus, it must be ex-tremely soft to be considered well-made. Pellegrino Artusi in hisLa scien-za in cucina e l’arte del mangiar bene of���� relates that, as regards the Stiac-ciata Unta: “The dose of this stiaccia-ta as well as the recipe for the manto-vana cake were given to me by thatgood chap, already mentioned before,that was Antonio Mattei from Prato,and I said good, because he had a ge-nius for his art and he was an honestand extremely industrious man; butthis dear friend of mine, who alwaysmentioned the baker Cisti of MasterGiovanni Boccaccio, died in the year����, leaving me very, very sorrowful.Not always are letters and sciences nec-essary to win public esteem; even a veryhumble art, accompanied by a kindheart and carried out with skilfulnessand dignity, can make us worthy of ourfellow men’s respect and love”.A less traditional cake which howeveryou must not absolutely miss is themillefoglie, a layered cake made of puff

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pastry and cream, made unique by therenowned custard whose secret recipeGiorgio is said to have revealed only tohis closest collaborators, asking every-one else to leave the room when he pre-pares it.Refreshed by this pleasant stop, we goback onto Via di Scandicci which, af-ter skirting the new hospital of SanGiovanni di Dio in Torre Galli and af-ter crossing the bridge over the Greve,takes us directly onto Via Roma. Turn-ing immediately right onto Via deiRossi, we takeViaPantin and head forthe Castello dell’Acciaiolo, an ancientmilitary fortalice of the ��th centuryowned by the Rucellai family, that in���6 was purchased by Roberto di Do-nato Acciaioli, hence the castle name“Acciaiolo”.Restored in ���� thanks to a substan-tial financial contribution from theMunicipality of Scandicci and numer-ous public and private sponsors, thecastle is today an extremely importantpoint of reference for the whole town.An imposing monument perfectly fit-ting in the fabric of the historic centreof the town and surrounded by a�6,��� square-metre park, the Castel-lo dell’Acciaolo was turned by the mu-nicipal administration into a culturalcentre, also involved in technologicaldevelopment and training.It is not by chance if thePolimoda, thatis the most prestigious training centrein the fashion sector on a national andinternational scale, in ���� decided toopen at the Acciaiolo a branch devot-ed to footwear and accessories.Prototypes, research, innovation, de-

sign and experimentation are the dai-ly activities which involve the approx-imately eighty students, both Italianand foreign, who every day cross thethreshold of the Acciaiolo. Such stu-dents attend four workshops that in-troduce them to the secrets of the besttradition of artisan footwear. Not on-ly from a theoretical point of view butinvolving also and above all practicalexperience with leather, hides, fabricsas well as synthetic and innovative ma-terials of all kinds. A highly qualifyingexperience, which among other thingsinvolves also a fruitful exchange be-tween the students and the numerousfirms and industries scattered in thearea.If in fact the Quinto Censimento gen-erale della Popolazione del Regno, orFifth general Census of the Populationof the [Italian] Kingdom, dated ����,described a population mainly devot-ed to agriculture, with a fairly good de-velopment in the woodworking sectorand numerous secondary productiveactivities related to agricultural servic-es with wheelwrights, straw workers,blacksmiths and stone-cutters, todayleather working is the activity that bestcharacterizes the economic develop-ment of Scandicci and its surroundings.And speaking about leather working,it is surely worth mentioning the AltaScuola di Pelletteria, or High School ofLeather Working, founded in ����which has rapidly become a point ofreference for professional training inthis sector as well as a place for the ex-change of ideas and competencesamong those working in the field.

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Therefore, not only does the schoolaim at professional training in the field,but also at improving the whole sectorto make it more competitive on the in-ternational market.The young students of the Alta Scuo-la di Pelletteria are offered training fo-cused on creativity, manual ability andindividual skills, which ranges from theartisan tradition to technological andcomputerized innovation.Run by the San Colombano associa-tion, the Scuola di Alta Pelletteria proj-ect has among its main partners thecna and Confartigianato trade associ-ations, the Municipalities of Scandic-ci and Pontassieve, Gucci and thePolimoda. A fundamental role both inorganizing and supporting the schoolactivities has been played by the Con-sorzioCentopercento Italiano, on whosepremises the school is located. The pri-mary objective of the Consortium,headed by Andrea Calistri, is the con-servation of the ancient manufactur-ing traditions which are based on thehuman value of work and produceunique and quality objects. The prod-ucts which come out of the firms partof the Consortium are exclusively Ital-ian, guaranteed, made in conformitywith the work rules and of very highquality. The consortium has alwaysbeen engaged in the promotion of the“made in Italy” artisanal products, bysupporting artisan culture, fightingcounterfeited production, and elabo-rating medium- and long-term mar-keting strategies. Among the former itis worth mentioning I-Place, the exhi-bition and commercial space of the

member firms of the Consorzio Cen-topercento Italiano. The �,��� square-metre exhibition space is surely wortha visit; here you can find, besides leathergoods, also other types of products suchas wines and delicacies, cosmetics,household objects and fancy goods,clothes and the most refined costumejewellery. A true concept store, wherematerials and crafts mingle althoughundergoing the same rigorous selec-tion as regards production criteria,quality and respect of the artisan tra-dition.After leaving the seat of I-Place and go-ing back to the main street of Via delPadule, we arrive at number ��/D todrop into one of the most ancient andprestigious artisan traditions: Floren-tine mosaic. Here in the firm, Alessio ePatrizio Berti, the two brothers share apassion for inlays in semi-preciousstones, patiently and masterly carryingon this art which dates from the Ren-aissance. It is one of the most fascinat-ing and precious activities among tra-ditional crafts, whose creative process,from the design to the final polishing,is based on the use of centuries old tools.As is the case with the stone cutting car-ried out with a saw made of a chestnutbow and a soft steel wire, with emeryas an abrasive, a tool that was inventedfive hundred years ago and is still todaythe best one to create assemblages ofnatural semi-precious and semi-softstones. Such elements, shaped follow-ing a precise design, according to theirnatural colours and veins, form a flatpictorial composition with juncturesand inlays between one piece and an-

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other. The result of this is a very widegamut of objects ranging from presti-gious table tops, obelisks, and picturesto small- and medium-size fancy goods.We have by now reached the outskirtsof Scandicci, a short distance from StateRoad 6�, also referred to as tosco-ro-magnola, which follows the directionof the Via Pisana, even though slightlydiverging from the course of the Arno.In nearby Granatieri, the imposingplant of Molteni Farmaceutici standsout stretching over an area of ten thou-sand square meters.Even if its size makes it part of a pure-ly industrial sector, identifying it as oneof the firms that are well to the fore-front in the field of pharmaceutical re-search and production, Molteni canboast a prestigious past rooted in theancient Florentine pharmaceutical tra-dition. Established in ���� in the lab-oratory of the pharmacy of the samename located in the historic centre ofFlorence, the Molteni company was agenial idea of the brothers Alfredo andAurelio Alitti from Urbino. It was inthe back-shop of this old pharmacy thatthe two enterprising young men start-ed their labouring and successful ad-venture. Their story is representative ofthe evolution of pharmaceutical in-dustry and of medicine itself, since theirgeneration witnessed the most impor-tant and decisive scientific and tech-nological developments in the historyof drugs. They had the innovative ideato produce sterile vials for hypodermicuse, which at the time were absolutelyunavailable in Italy and that Alitti hadcome to know and appreciate during a

trip to France. The bold venture of theAlitti brothers had the merit of intro-ducing into Italy the production ofmedicines which had been until thenexclusively made by the great names ofinternational pharmaceutics industry.Among the many pharmaceutical spe-cialities resulting from the research ofthat time was Steridrolo, or sterhydrol,a product for sterilizing water that wassuccessfully used in the Africa cam-paign with no reported cases of typhusor intestinal infections among the Ital-ian troops.By then the small size of the laborato-ry in Florence was no longer fit for thegreat production potential of the phar-maceutical company that, after chang-ing seats various times, moved here, inthe suburbs of Scandicci.Our outing then goes on in the sur-roundings of Scandicci, in the direc-tion of Lastra a Signa-Signa. We comeacross countless villages and mainlyagricultural hamlets. They would alldeserve a longer visit, especially to ap-preciate the numerous historical andartistic works that they possess and thatare not often taken into due consider-ation in traditional tourist itineraries.Going along the little roads windingin the eastern suburbs of Scandicci, wereach the small village of Mosciano,with the beautiful church of Sant’An-drea. In the vicinity of the churchstands the Villa L’Arcipresso, where in���� the English writer David Her-bert Lawrence stayed. Tradition has itthat he conceived right here the ideaof the renowned and controversial nov-el Lady Chatterley’s Lover.

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Continuing in the direction of San Vin-cenzo a Torri, precisely in Roncigliano,we head for the extensive valley stretch-ing between San Martino alla Palmaand the beautiful Villa Torrigiani. Fol-lowing the path which starts at the Ho-tel Sorgente Roveta and heads for thewood, we have the occasion to see theremains of the Antico Stabilimento del-l’AcquaRovetaor ancient establishmentof the Roveta water.Perhaps those over a certain age mayremember this brand of mineral waterwith innumerable and most effectivetherapeutic properties, which was verysuccessful in the second half of the ��th

century. The source, documented as farback as the ��th century, was mostlyused by local farmers who came here toquench their thirst, till when, owing toa sudden water dispersion, it fell into astate of neglect for almost two centuries.It was Mr. Enrico Scotti, a courageousand enthusiastic local entrepreneur,who, in the early ��th century, devisedand put into practice a complex watercanalization system, opened a bottlingfactory and began to sell the Roveta wa-ter both locally and in Florence. Tra-dition has it that it was Enrico himselfwho daily drove a cart to the marketsin the area. The great success of thebrand however began immediately af-ter the Second World War, when En-rico’s son, Gino, or “sor Gino” as manystill love to remember him, took over.He had the great merit of foreseeingthat its product could benefit from therise in consumption which took placein the boom years. Towards the end ofthe ��6�’s the Roveta was already a tru-

ly successful industry that employedabout one hundred workers, produc-ing sodas as well as bottling water. Someof you will certainly remember the“aranciata Roveta” or Roveta or-angeade, which became famous for itssmall round bottle in the shape of an or-ange, but also the “chinotto” soda, the“cedrata” soda , or citron juice, and the“President Cola” the all-Italian rival ofthe, by then, widespread Coca Cola.Unfortunately the Roveta water didnot outlive Gino Scotti and the facto-ry shut down towards the end of the����’s.Today the old plant, tumbledown andin a state of total neglect, cannot butbe considered as one of the most curi-ous examples of industrial architecturein the whole of Tuscany; the convey-er belt, the labelling machine and themachine for pasteurizing orangeade arestill there, even though covered with athick layer of rust and dust.The Hotel della Sorgente Roveta, that“sor Gino” built near the works andthat in the ��6�’s was an elegant andmondainmeeting point equipped withthe best comforts and, in those days,favourite training retreat of theFiorentina football team, is open stilltoday and attests to the successful andbold undertaking by the family. Fromhere we can go down towards the pic-turesque village of San Martino allaPalma – where, a short distance away,are the Villa Torrigiani and the VillaAntinori – and head on for San Michelea Torri and San Vincenzo a Torri.Nearhere, in the vicinity of the Via del La-go, hidden by a long and winding path

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in the wood, stand the remains of theMulinaccio, a complex dating back tothe ��th century which consists of adam, a bridge and an old mill.Instead, going up towards the ViaPisana, half-way between the districtsof Scandicci and Lastra, we find Viot-tolone, whose splendid Villa diCastelpulci is really worth a visit. Wereach the villa – located on a slight hillthat gives it an imposing and almostdaring appearance – on a long and pic-turesque avenue lined with trees. Orig-inally the summer residence of the Ric-cardi family, the villa is famous also forhousing the premises of the provinciallunatic asylum until ����. Here the po-et Dino Campana was sent and stayeduntil he died. After being left in a stateof total neglect for at least thirty years,the villa underwent a restoration thatstarted in the first years of ����. It willbe the seat for theCentro UniversitarioFiorentino della Moda, or FlorentineUniversity Centre of Fashion.We have almost reachedLastra aSigna,whose origins date back to Romantimes, when a large military camp wasestablished in the vicinity of that stretchof the ancient Via Cassia that led backto Pistoia.Enclosed in the imposing ��th-centu-ry walls, the historic centre of Lastra aSigna develops around two main streetsthat, intersecting perpendicularly, forma “T”. The former runs east-west, thatis oriented from Florence to Pisa, asthe respective gates, Porta Fiorentinaand Porta Pisana seem to suggest;whereas the latter, a north-south street,leads to the hill on which stands the

Church of San Martino a Gangalandi.If the second part of the name of thissmall and striking village obviously callsto mind nearby Signa, the first partstrongly is a reminder of a traditionallocal manufacturing activity: the work-ing of stone slabs (lastre in Italian).Owing to the abundance of such a rawmaterial in the area (there are at least�� stone quarries in the surroundings)the Municipal District of Lastra haswelcomed over the years a large num-ber of stone-cutters, that reached fivehundred around the second half of the��th century.The work of a stone-cutter – “a sculp-tor without art”, as once he used to bedefined – is extremely hard. The work-ing of stone carried out using only ahammer and a chisel is in fact only thelast phase of this age-old manufactur-ing process. First they detach the rockfrom the quarry wall, a job which re-quires an enormous skill so as to avoidcracking or breaking the slab at thewrong point. Then the slab is cut intothe required shape and size, and finallypolished.Only at thispoint is itworked,very slowly and stroke by stroke.This is how an infinite number of ar-chitectural elements are created – partof our daily life that, out of haste, weoften do not seem to notice. The an-cient stone pavements of the townsquares, for instance, (Florence aboundsin them) were often dressed by hand.It is very easy to distinguish them frommore modern ones, carried out usinghammer drills and therefore extremelyregular, whose slabs are identical to eachother. Those made by ancient stone-

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cutters are instead asymmetrical, attimes irregular, and tell of a methodi-cal work, carried out with a few simpletools. Each groove shows the hammerblow which produced it, always differ-ent from the previous or the followingone, and yet faithful to the hand thatmade it and to the strength expressedby that hand.Like many other ancient trades relat-ed to rural tradition, the job of thestone-cutter has also slowly been dis-appearing.In Lastra a Signa the only survivingrepresentative of this job is Mr. TullioNaldi, born in ���6, who in La Liscacontinues to work the stone and tellsus, with a touch of regret, but with un-doubted pride, that he is the last of thestone-cutters in Lastra. He learned thisart from his grandfather, when in ����,at the age of only ��, he entered a stonequarry for the first time.He has been doing that all his life. Ofcourse today he only makes less de-manding works, smaller things such aslittle columns and pillars, even if, prod-ded by the question on what he is stillable to do, he does not hesitate to an-swer: “Well, if they asked me for a fire-place, a big one like the ones they oncemade, do you know what? I’d do it.”Being half-way between Lastra a Signaand Signa, in that extensive flat area ofthe Signa lakes, today known as StatoLibero dei Renai, we would like topoint out a curious place, to say theleast, where you can spend a cheerfulevening, definitely outside the norms.For those who expect a truly Tuscan-style dinner, maybe enjoyed while sip-

ping vintage wine and tasting refinedhors d’oeuvres flavoured with truffle,this place will certainly be disappoint-ing. For those instead who are just con-tent with eating, together with thelandlord and landlady, a dish of gen-uine pasta with tomato sauce followedby plain grilled meat, it is certainlyworth being introduced into the sur-real world ofMoscerino.A bit dazed by the abundance ofChristmas lights hung practicallyeverywhere, maybe also fascinated bythe numerous and varied collection ofhats on the house walls, perhaps per-plexed by the timid and a bit silentcourtesy of Moscerino and his wife, weare left completely bewildered by thebeginning of the unexpected and over-whelming show.All of a sudden Moscerino gets up fromthe table and begins playing an unde-fined number of instruments, strikingup the most amusing and curious songsof Florentine folk music. Do not be as-tonished if shortly after also the othertable-companions will launch into en-thusiastic choruses. In a whirl of cheer-fulness and familiarity, you will findyourself dancing around the tables andwearing the hats from the varied col-lection that Moscerino puts at hisguests’ disposal.Hats, yes indeed, especially those madeof straw, that are the true essence ofthis area. Signa, Lastra, Campi Bisen-zio and the towns in the surroundingshave been the traditional home of thisclassic accessory.Straw working that developed on thePlain between Florence and Pistoia

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during the ��th century, actually rep-resented the main and maybe most im-portant economic resource of this areafor over a century, as it employed near-ly one hundred-thousand people,mostly women, but men as well. A par-adigmatic episode of how natural re-sources and human skills that are theonly true economic resource of an area,can later be developed and improvedthanks to the commitment of a few.The brilliant idea of cultivating vari-eties of wheat not only for agriculturaluse, but also for other uses, especially inthe field of clothing and accessories,came in a historical moment that wascrucial to the economic developmentof Tuscany. The great social and sci-entific ferment that spread over Europeat the time had in fact induced thegrand dukes of Tuscany to encouragea development model based on inno-vative and bold ideas. In ����,Domenico Michelacci began to grow aspecial variety of wheat that, throughparticular plaiting techniques, gave riseto a new material whose use was still tobe invented. Thanks to technologicalevolution and to the working tech-niques he had learnt in the Swiss Can-ton of Aargau, Michelacci started hisown personal Industrial Revolutionright in Signa.The plaiting technique, at the base ofthe hat manufacturing industry, spreadlike wildfire over the Florentine Plain,conquering a large part of the munic-ipalities between Florence, Prato andPistoia.Signa, chief town par excellence of thisflow of ideas and productivity, has gone

down in history for straw hats and isstill the most famous district in theworld.Symbol of a sober and refined elegance,a chic accessory for her and a dandy onefor him. Its everlasting charm has beenattested by show biz icons of style, aswell as members of the great EuropeanRoyal Houses, such as Elizabeth IIQueen of England, who made her pas-sion for straw hats into a fashion sharedby many. The charm of straw hats iseternal: today like yesterday, it must beworn with pride and the awareness ofwearing a piece of history.Therefore Signa decided to pay thegreatest homage to Michelacci by giv-ing his name to theMuseo della Pagliae dell’Intreccioor Museum of Straw andStraw Plaiting.Located in Via degli Alberti in Signa,since ���� the Museo Michelacci hasbeen active not only in the conserva-tion and exhibition, but also in dis-seminating the culture, through thecreation of an archive, of a specializedlibrary and of a series of volumeswhich enable scholars to study in-depth the history and techniques ofstraw plaiting.Even though considerably reduced innumber as compared to those in theyears of the extensive production, therestill exist in Signa and many munici-palities of the area, factories that keepthe production of this classic accesso-ry alive.Among them we shall mention theGrevi family, that today have reachedtheir fifth generation and, since ����,has been carrying on with great skill

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and savoir-faire the art of straw mak-ing. Felts,melousine and satinée, exot-ic straws such as the organza, velvet,and laizes of straw. This and muchmore is part of the varied catalogue ofthe Grevimode production, known inItaly and abroad, also thanks to thebeautiful shop in Place Deville in Paris.And as to the international character ofthe hats from Signa, the refined formalhats are perfect for a polo afternoon inAscot.But straw is not only used to make hats.The Carlo Beghè firm of San Mauro aSigna stands out for designing and pro-ducing also bags matching hats.Colours and models change accordingto the season and the customers’ re-quests.Following a straw thread we move inthe direction of the Firenze-MareHighway to reach Campi Bisenzio.Here, in Via Bruno Buozzi, we find thefirm of the Marzi family. Founded atthe beginning of the ��th century, theMarzi firm, in about a century of ac-tivity, managed to introduce its hatsinto the world of international fash-ion, although keeping faithful to itsstrictly artisanal production methods.To those who happen to pass hereaboutwe give a little gastronomic suggestion.It is certainly worth tasting the “Peco-ra alla Campigiana”, or sheep muttonin the Campi way, a typical local dishwhose exact recipe is hard to describe.In fact, as it often happens in the Tus-can countryside, attitudes and customsare often part of a long-gone family tra-dition and food is no exception. Thehousewives of Campi, today like yes-

terday, cook this dish with meticulousskill, but using doses and quantities ab-solutely from memory. No scales orstandard measures, each of them addsthe ingredients as they have learnt todo in their mother’s or grandmother’skitchen. Onions and herbs lightly friedin oil, spices, red wine and tomatosauce. How much of each and in whatorder we are not to know. We can buttaste it, with the awareness that eachtime it will be slightly different fromthe previous one.Campi Bisenzio is an ancient walledtown of the Florentine Republic as stillattested by the remains of the walls leftto decorate the corners of the town.This town, celebrated by Boccaccio inthe Decameron tale of Federigo degliAlberghi, is today a small town of overforty-thousand inhabitants, especiallythriving on large-scale retail trade, ow-ing to the great string of hypermarketsthat have opened in the area.The story of its economic evolutionclosely resembles that of the cases weconsidered before. Great agriculturaldevelopment, small manufacturing ac-tivities, a handicraft based on poor ma-terials which, in the second half of the��th century, specialized in the sectorof straw and leather working.Today there are but few artisan activi-ties in the area, they have practically al-most disappeared. Labour has been inlarge part absorbed by large-scale retailtrade that first led to the depopulationof the countryside and later to the aban-donment of traditional activities.But the taste of tradition, the deep tiewith the rural origins of the munici-

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pality can still be strongly perceived inCampi as attested by the numerous andsuccessful festivals and feasts that areheld in the area at different times of theyear. As the September festival calledLa Meglio Genia, showcasing the typ-ical traditions of the Campi area withthe Cattle Fair, the Tiro al Barroccioand Fangaio games, the market of thetypical products of the Bisenzio Valleyto end up with Campi a Tavola, thebenefit event with local delicacies.We find a very interesting representa-tive of an ancient craft in the suburbsof Campi Bisenzio, in the direction ofPrato where, at number 6� in Via Cen-tola, the master Lauro Parrini has hisfirm of artistic ceramics.The Ceramiche d’Arte Parrini, a fami-ly-run business established in ��6�,makes reproductions of artistic ceram-ics crafted rigorously and masterly fol-lowing ancient artisan techniques. Theuse of potter’s wheel, the cast and hand-made decorations are the daily activi-ties of the master Parrini, graduated atthe Art Institute of Sesto Fiorentino,who devoted all his life to the art of ce-ramic. The influence of the ceramicsof Montelupo is strongly visible in hisworks, especially in the choice ofcolours : cobalt blue, green and yellow.Miniature saucers, tiles and bowls cre-ated by using the cast technique – thatit to say by manipulating red fireclayuntil it acquires the proper thickness –pressed by hand onto plaster casts andthen moulded and finished with spong-ing, but also jugs, flowerpots, pitchersand oil jars made with a potter’s wheel– that is by using a rotating platform,

leaving the shape of the objects entire-ly to the masterly hands of the artisan.Now the time has come to return toFlorence which we reach going backon the Via Barberinese, to then turn atthe junction onto the Via dei TrediciMartiri. Past the village of San Piero aPonti and back onto the Via SanCresci, we make our last stop in SanDonnino.This is the second largest town in themunicipality of Campi Bisenzio, theone which connects it with Florenceand as such having a decisive role inthe economic strategy of the past.Agriculture, straw and leather market:San Donnino confirms what has beenthe economic evolution of the Floren-tine Plain over the years.Among the historical and artistic mon-uments to be visited in San Donnino,besides the beautiful Church of San-t’Andrea and the relatedSacredArtMu-seum, we suggest a stop at a mill calledMulino di SanMoro. Located almost atthe border between San Donnino andthe municipality of Signa, at the con-fluence of the Fosso Macinante streamwith the Bisenzio. This is indeed amagic place, which plunges us into therural life of the past. The last survivingmill in the area, notwithstanding arather precarious state of conservation,the San Moro mill still has almost in-tact grinding machinery. For thosewho happen to visit the area duringCarnival time we recommend a stop atthe Sagra degli antichi sapori, or Festi-val of ancient foods, an event not to bemissed with the cream of the gastro-nomic tradition of the Florentine

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Glossary and Biographies

Agnus DeiAn image depicting a lamb carryinga cross, and that in the symbology ofsacred art represents Jesus Christ inhis role as the sacrificial victim forthe redemption of mankind’s sins.The image is based on the episodenarrated by theGospels, where Jesus,who had gone to the Jordan to bebaptized by the preacher John, is wel-comed by the latter with the words“Ecce Agnus Dei, ecce Qui tollit pec-catum mundi” that is “Here is theLamb of God who takes away thesins of the world”.

AisleIn a church, the space flanking andparallel to the nave (see entry); usu-ally separated from it by columns orpillars.

Alberti, Leon Battista(Genoa ����-Rome ����)Architect, writer, mathematician andhumanist, he is considered withBrunelleschi the founder of Renais-sance architecture.

Albertinelli, Mariotto(Florence ����-����)He devoted himself to painting inthe workshop of Cosimo Rosselli,together with Piero di Cosimo andBaccio della Porta (who then becamea friar known as Fra Bartolomeo).Together with the latter, with whomhe had a close relation, he worked inthe Volterra Cathedral and on manyother works.

Alpha andOmegaRespectively the first and last lettersof the Greek alphabet. In the Chris-tian faith the two letters, together,

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countryside: ficattole, tripe and lam-predotto, ribollita (vegetable soup withbread), cenci (fried biscuits) and frit-telle or pancakes, all of which to be en-joyed in the cheerful and infectious at-mosphere that today has survived on-ly in the old-style country festivals.We are now at the end of our outing.We go the length of the Via Pistoiesewhich leads us back to Florence. TheDuomo cupola, that we left just a shorttime ago, welcomes us. Numerous, orbetter countless, are the riches andbeau-ties of this territory which we wouldhave liked to describe and suggest. Weleave it to the travellers’ initiative, so thateveryone can be carried away by theirown personal desire to discover: roam-ingabouthere, they will certainlybe sat-isfied.

The selection of businesses has beenmadeat the discretion of the authors and can-not in any case be considered exhaustiveas regards the firms present in the areadescribed. We wish to thank the artisanfirms for their collaboration during theresearch phase.

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symbolize the eternityofGod, thebe-ginning and the end of all things.Such letters were already used by theearlyChristiansonsomemonuments.

Allori, Alessandro(Florence ���6-�6��)Apprenticed as a child to the work-shop of his family’s friend AgnoloBronzino, he was therefore called “ilBronzino”. After he worked with thelatter in the Salone dei Duecento inthe Palazzo Vecchio, Allori went toRome. In Florence, among otherthings, he attended to the decorationof the Studiolo of Francesco i in thePalazzo Vecchio. In ���� he becamecourt painter.

Altar card, see Cartagloria.Altar-piece

Large work of art, either painted orsculpted, situated on the altar; some-times it is composed of more thanone panel. It is often inserted in arich frame, or in the architecturalstructure of the altar itself. Its lowerpart is called predella.

See Polyptych.Ampulla/Ampullina

A small vessel, either of glass or met-al, with a globular body and a nar-row neck, which is at times provid-ed with an ear-shaped handle and aspout. It is used to contain the wineand the water for the Eucharist, orholy oils.

Andrea Pisano, born Andrea d’Ugoli-no da Pontedera,(Pontedera ca. ����-Orvieto ���� or����)A pupil of Giovanni Pisano. In Flo-rence he sculpted some of the marblestatues on the façade of the Cathedralof Santa Maria del Fiore and between

���� and ���6 he created the twonorth bronze doors of the Baptistery;here he was the first to use the mixti-linear quatrefoil cornice. He workedwith Giotto on the sculptural deco-rations of the bell tower of SantaMaria del Fiore, of which he becamesupervisor after the master’s death.

Antonio del Ceraiolo, born Antoniodi Arcangelo(Florence, active in the early �6th

century)Vasari states he was a pupil of Ridol-fo del Ghirlandaio and Lorenzo diCredi. The works ascribed to himshow influences from Fra Bar-tolomeo’s painting.

Apex crossSmall cross usually placed on top ofthe lid of caskets or pyxides.

ApseArchitectural structure with either asemicircular or a polygonal plan, sit-uated at the end of the nave, an aisle,a chapel or the choir of a church. InChristian churches, it is usually ori-ented towards the east.

ArchA curved construction which spansan opening and rests on two piers,which support the load of the abovestructure. According to the differentshapes of the curve, it is called: roundarch (see entry) when the curve issemicircular; depressed arch whenthe distance between the two endsof the curve (chord) is less than thediameter; pointed or ogival archwhen it is formed by two intersect-ing reversed curves, the lower con-cave and the upper convex.

Armorial bearings or Coat of armsA group of figures and symbols

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which form the distinctive marks,officially recognized, of an organiza-tion, a town, or a noble family.

Baccio da Montelupo, born Bar-tolomeo di Giovanni d’Astore deiSinibaldi(Montelupo Fiorentino ��6�-Luc-ca ca. ����)He attended the art school of theGarden of San Marco, in Florence.His first important commission wasfor the terracotta statues of theLamentation in the Church of SanDomenico in Bologna. After his re-turn to Florence he became a fol-lower of Savonarola. We also owehim the bronze statue of Saint Johnthe Evangelist for the tabernacle ofthe Silk Guild in Orsanmichele inFlorence.

Bartolomeo di Giovanni(Florence second half of the ��th cen-tury)A pupil and collaborator of Ghir-landaio, he contributed to spreadinghis style. He is attributed numerousworks, generally of a small size,which show influences from Filip-pino Lippi and Botticelli.

Bicci di Lorenzo(Florence ca. ��6�-Arezzo ����)The son of Lorenzo di Bicci, in ����he inherited his father’s workshopand was commissioned highly pres-tigious works; among which the cy-cle of frescoes with IllustriousMen inthe Palazzo in Via Larga for theMedici family, and the cycle withTheApostles he executed for the conse-cration of the Florence Cathedral in����. Tied to the late-��th-centuryFlorentine culture, he indulged in theflamboyant Gothic style.

Boschi, Fabrizio(Florence ����-�6��)Nephew of the painters Francescoand Alfonso Boschi, related to Mat-teo Rosselli, he executed some paint-ings celebrating Michelangelo in theBuonarroti House.

Botticelli Sandro, born Sandro Fil-ipepi(Florence ����-����)His pictorial work attests to a pre-cocious synthesis between the linearfluidity of Filippo Lippi and the plas-tic compositional strength of Ver-rocchio who was his master. Thesubtly intellectual language whichcharacterizes his works from theyears ����-���� reflects the fantas-tic trend of humanistic Florence aim-ing at the transfiguration of realityinto beauty and myth. His laterworks express instead the limits ofthe humanistic ideals within the con-text of a renewed spirituality drawnfrom Savonarola’s ideas.

BrocadeA particularly precious fabric made ofsilk, linen or hemp, obtained througha complex and slow weaving tech-nique, decorated with large damaskpatterns, with interlaced threads cre-ating a characteristic raised effect.

Bronzino ( born Agnolo di Cosimo)(Monticelli di Firenze ����-Flo-rence ����)After being apprenticed to the work-shop of Raffaellino del Garbo hemoved to that of Pontormo who in-fluenced his career as a painter. Anexponent of Mannerism, he is fa-mous for having been a great por-traitist; he worked often and long forthe Medici court.

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Brunelleschi, Filippo(Florence ����-���6)One of the great initiators of the Flo-rentine Renaissance. Apprenticed asa goldsmith and a sculptor, he wonequally with Lorenzo Ghiberti, thecompetition for the second door ofthe Baptistery, even though the com-mission was given to Ghiberti. InRome he studied architecture andsculpture under Donatello. Active inthe construction of Santa Maria delFiore as far back as ����, he won the���� competition for the dome, anarchitectural masterpiece built fol-lowing a technique which did not re-quire the use of a supporting struc-ture.

Buffalmacco, born Buonamico diCristofano(Florence, active between ���� and����)Described in two tales by Boccaccioas a “shrewd and perspicacious”man, and defined by Ghiberti andVasari as an artist gifted with imag-inative and pictorial freedom, Buf-falmacco is an exponent of the Goth-ic Tuscan painting; he is deemed tohave been the author of the cycles offrescoes in the Camposanto in Pisa(Triumph ofDeath, Final Judgement,Hell, Thebais).

CalvaryThe name given to the hill just out-side Jerusalem’s walls where Jesuswas crucified. The name Calvary de-rives from the Latin Calvariae locuswhich is in turn the translation ofthe Aramaic termGûlgaltâ (whenceGolgotha the other name of thesite)which means “place of theskull”.

CapitalThe upper part of a column or of apillar on which either the architraveor the arch rests. It has a decorativefunction.

Cartagloria or Altar cardTerm which refers to each of thethree parts which form the Eu-charistic celebration. Since the �6th

century it has also denoted the cardthat is used on the altar during theMass as a memorandum for thepriest of the formulas that he has torepeat aloud.

Cartouche see Scroll ornamentCasket

A small case that contains a relic orthe consecrated host to be taken tothe sick or invalid, or else the smallmetal box where the luna of themon-strance (see entry) is kept.

CastingThe process used to create sculptur-al works through the pouring ofmolten metal into a mould. To ob-tain a solid sculpture, the metal ispoured into an open mould until thelatter is completely filled; whereas ina hollow casting the metal is pouredinto a closed mould in a very thinlayer.

Chasuble see Planet.Cherub

Angelic being entrusted with the taskof watching over the entrance intoEden.

ChiselingRefined decoration technique car-ried out on metal objects by meansof a chisel, namely a small steel im-plement with a bevelled edge havingdifferent shapes to create differentpatterns, that, when hit with a small

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hammer marks the metal surfacewithout cutting it.

Choir loftIn Christian churches, the raisedplatform reserved for singers. It isgenerally situated near the organ, ei-ther in the presbytery or on the wallof the main entrance.

Coat of arms see Armorial bearingsConfortini, Jacopo

(Florence �6��-�6��)He is to be counted among the ��th-century artists who were at their bestin drawing. Among his artistic pro-duction are canvases and frescoes, in-cluding those in the Convent of San-ta Trinita in Florence, where heworked with Giovanni da San Gio-vanni and Nicodemo Ferrucci.

Confortini, Matteo(Pisa ca. ��6�-�6��)Father of the more famous JacopoConfortini, born in Pisa but a Flo-rentine citizen from ����, he wasprobably the executor between �6��and �6�6 of some of the so-called“Beauties of Artimino”, portraits ofnoblewomen on display in Ferdi-nando i’s Villa of Artimino.

Conti, Francesco(Florence �6��-��6�)Apprenticed within the circle of Si-mone Pignoni, he moved to Romewhere he was a pupil of GiovanniMaria Morandi and Carlo Maratta.Influenced by Ricci, he specializedalmost exclusively in sacred subjects.His patrons, throughout his life,were the Riccardi marquises.

Cresti (or Crespi) Domenico, knownas Passignano(Tavarnelle Val di Pesa ����-Flo-rence �6��)

A late Manneristic painter, he wasapprenticed to the Florentine work-shop of Girolamo Macchietti andGiovanni Battista Naldini. In theFlorence Cathedral of Santa Mariadel Fiore he worked as an assistant ofFederico Zuccari, whom he later fol-lowed to Rome and Venice.

CrossAn object which can be made of var-iousmaterials, formedbytwoaxescut-ting one another at right angles. It hasbecome with or without the ChristCrucified, themostdistinctive symbolof Christianity. The processional cross(also called rogation cross), usuallymade of metal, is carried on top of alongstaffduringreligiousprocessions.It is decorated with incised and em-bossed figures on both sides, respec-tively called the recto and the verso.

CrownSeeDiadem.

Curve (of an arch)The width of an arch (see entry).

CymaFrom the Greek word kíma, namelywave, it is a curved and projectingmoulding. In classical architecture(Greek or Roman) it was the outeredge of a cornice, often provided withholes to discharge rainwater from theroof.

CymatiumThe crowning moulding of a classi-cal cornice, especially when it has theform of a cyma.

Daddi, Bernardo(Florence ����-����)A pupil and follower of Giotto, Dad-di was one of the most appreciatedFlorentine painters over time. Heworked in the Florentine churches of

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Santa Croce and Santa Maria Novel-la. His refined painting shows, attimes, the influence of the more aris-tocratic Sienese art.

Dalmasio Scannabecchi(Bologna ca. ����-ca. ����)Initially influenced by Giotto’s in-novations, he probably arrived inFlorence around the ����’s, as at-tested by the frescoes with the Storiesfrom the Life of Saint Gregory in theChurch of Santa Maria Novella. Be-tween ���� and ��6� he paintedsome frescoes in the Church of SanFrancesco in Pistoia.

DiademAn ornament made of gold, silver orother precious metals, often jewelled,worn round the head as a symbol ofhonour, especially royalty, and there-fore used in sacred art particularly toadorn the Virgin Mary.

EmbossingTechniqueofdecorationused forpre-cious materials which consists in en-graving ornaments with a burin andchisel on the back of the metal re-duced to a very thin lamina in orderto obtain raised figures on the front.

EvangelistsAccording to tradition, Matthew,Mark, Luke and John, were the au-thors of the four Gospels. They aregenerally represented in the act ofwriting or else standing while holdingthe book or the scroll (see scroll orna-ment)and their distinctive attributes.

Fra Bartolomeo, born Baccio dellaPorta(Soffignano ����-Pian di Mugnone����)A pupil of Cosimo Rosselli, hefounded a workshop together with

Mariotto Albertinelli. In ���� hejoined the Dominican Order and be-ginning in ���� he worked at theConvent of San Marco. His worksshow a successful synthesis of Leonar-do’s and Raffaello’s influences, al-though they also anticipate stylisticelements which would be typical ofthe early Florentine Mannerism.

FrescoMural painting technique whichconsists in incorporating the colourswith the lime from which plaster ismade, and that makes the work ofart extraordinarily durable over time.The wall support, dry and clean, isprepared with an initial coat of roughplaster (the rendering) on which athinner one, called brown coating, isspread. Finally the plaster finish – athin layer of fine sand and lime – isapplied, on which the artist, usingwater-based colours, actually paints.When painting a fresco the artist isrequired to rapidly execute it, that isto apply the colours on fresh plasterbefore it dries. Consequently the areato be frescoed is prepared daily (it isthe so-called day’s work), accordingto the amount of work which can beactually carried out in one day.

Gaddi, Agnolo(Florence, historical information��6�-���6)Son of Taddeo, his works, charac-terized by graceful and fabuloustones, attest to the double link withGiotto’s schematism on one hand,and, on the other, with the new late-Gothic trends. Noteworthy are theimportant cycles of frescoes he car-ried out in collaboration with otherartists, among which The Legend of

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the Cross and the Stories of AnchoriteHermits in the Florentine Church ofSanta Croce are to be mentioned.

Gentile da Fabriano, born Gentile diNiccolò di Giovanni di Massio(Fabriano ca. ����-Rome ����)Among the most important expo-nents of International Gothic, he wasactive in towns in the Marches andLombardy regions; from ���� he wasin Venice. In ���� he is document-ed in Florence, where he executed theAdoration of the Magi for the altar ofthe Strozzi Chapel in Santa Trinita.Here too he became acquainted withthe rising philosophy of humanismand started a transition between thelate-Gothic decorativism and theRenaissance essentiality.

Ghiberti, Lorenzo(Florence ����-����)Sculptor, goldsmith, architect,painterand writer, Ghiberti began his careeras a sculptor with the competition forthe second door of the Baptistery ofFlorence, thecitywherehemainlycar-ried out his activity. Here he found-ed a workshop where he had amonghis assistants even Donatello andMichelozzo. He had a fundamentalrole in the spread of the Renaissancelanguage, thanks tohis appreciationoflate-Gothic culture, which he adapt-ed to the new principles: he mergedthe elegant lines of InternationalGothic with the beauty of the Hell-enizing nudes in his figures, placingthem in settings whose perspective ismore intuited than real.

Ghirlandaio,Domenico,bornDomeni-co Bigordi(Florence ����-����)Among the protagonists of the Ren-

aissance,hebelongs, togetherwithVer-rocchio and the young Sandro Botti-celli, totheso-called“thirdgeneration”of that artistic movement. At the headofa largeworkshop,he is rememberedespecially for the great cycles of fres-coes, among which are some scenes inthe Sistine Chapel in Rome, and theSassetti Chapel in the Church of San-ta Trinita in Florence. He became theofficial portraitist of Florentine highsociety.

GildingA technique used to apply gold, ei-ther in leaf or in dust, on various sup-ports such as metal, wood, leather orother materials. For gilding metal thefollowing procedure, described byBenvenuto Cellini, is used: one be-gins by evenly spreading the metalsurface with an amalgam of puregold and mercury which evaporateswhen it comes in contact with thesuitably heated metal, thus causingthe gold to adhere to the support.

Giovanni da Milano(Caversaccio ca. ����-����-ca. ����)Along with Grottino, he was themost important innovator of the Flo-rentine school of Giotto in the sec-ond half of the ��th century. He cre-ated the synthesis between FrenchGothic and Italian painting.

Golgotha see CalvaryIncense-boat

An elongated liturgical vessel, hav-ing two movable valves on its upperpart as a lid, used to hold the incensegrains eventually burnt on the coalsof the thurible (see entry).

IntaglioThe process or art of engraving orcarving in a hard material, such as

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wood, gems, marble or ivory, bymeans of metal instruments follow-ing a pre-established design.

Jacopo del Sellaio, born Jacopo di Ar-cangelo(Florence ca.����-����)A pupil of Filippo Lippi, he was aneclectic artist, influenced by his con-temporary Botticelli and DomenicoGhirlandaio. After his early phase,when he was influenced by Verroc-chio, he collaborated with Botticelliand Bartolomeo di Giovanni on theseries ofNastagio degliOnesti depict-ing scenes inspired by the tales fromBoccaccio’s Decameron. He grace-fully decorated numerous chests andwas sought-after both by private andreligious patrons who commissionedhim small devotional works.

KnotBulge in the stem of a monstrance,a chalice, a candlestick or any otherstemmed metal object, which maybe in the shape of a vase, amphora,disc or else pyriform.

Kufic charactersKufic is an early form of Arabic scriptcharacterized by bold letters, withsmall, narrow curves. It was specifi-cally used to write on stone or metal.

Lamberti, Niccolò(Florence ca. ����-����)He worked for a long time on theconstruction of the FlorentineCathedral of Santa Maria del Fiore,in collaboration with Pietro di Gio-vanni Tedesco, Giovanni d’Ambro-gio and Jacopo di Piero Guidi. In���� he moved to Venice, where hisson soon joined him. There he car-ried out the crowning of the façadeof the Basilica of San Marco.

Lanceolate leavesLiterally, lance-shaped, namely inthe shape of an elongated ellipse withpointed ends.

Lippi, Filippo(Florence ca. ���6-Spoleto ��6�)A follower of Masaccio – whom hemet at the Carmine Convent in Flo-rence – he was strongly influencedby Donatello. He worked both inFlorence and in Padua. Among hismajor works let us mention the fres-coes in the main chapel of the PratoCathedral where he was able to trans-late the styles of Masaccio and FraAngelico into a more profane tone,while anticipating the lyricism of hispupil Sandro Botticelli.

Lorenzo di Bicci(Florence ca. ����-����)Exponent of the most traditionalistcurrent of Florentine painting fromthe end of the ��th century, he wasat the head of an important work-shop whose activity was carried on byhis son Bicci and his grandson Neridi Bicci.

Lorenzo di Credi(Florence ����-����)A pupil of Verrocchio who madehim his heir. He worked in the lat-ter’s workshop, together with Pe-rugino and Leonardo, until thedeath of his master with whom hecollaborated as a sculptor on his lateworks. As a painter he was at his bestin his early works, where Verroc-chio’s influence is mingled withLeonardo’s softness and Flemishnaturalistic subtleties. After ����,having become a follower ofSavonarola, he refused to depict pro-fane subjects.

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Lorenzo Monaco, born Piero di Gio-vanni(Florence ca. ����-����/����)A painter close in style to SpinelloAretino and Agnolo Gaddi, in ����he entered the Florentine Convent ofSanta Maria degli Angeli where helearnt the art of illumination. In hisprolific late production he main-tained the accuracy of the line and hislove for bright colours which derivedfrom his experience as a miniaturist,thus taking his place in the Interna-tional Gothic current.

LunetteA crescent-shaped or semicirculararea on a wall, generally placed abovea door or a window, often decoratedwith paintings or reliefs. In paintingthe same term is used to refer to theupper curved part of an altarpiece.

Master of Barberino(Florence, active ca. ����-����)The conventional name Master ofBarberino was given to this unknownartist for the dispersed polyptych (to-day scattered in the Museo Dioce-sano of Florence and the HattonGallery of Newcastle upon Tyne), heexecuted for the Church of San Bar-tolomeo in Barberino Val d’Elsa. Hecollaborated with Orcagna in theChurch of Santa Maria Novella and,later on, with Puccio di Simone. Hepainted, with the assistance of theyoung Pietro Nelli, most of the fres-coes in the quadrangular apse of theOratory of Santa Caterina delleRuote in Rimezzano, near Bagno aRipoli, and worked in the ParishChurch of San Lorenzo in Signa. In��6� he painted an Annunciation inthe Church of Ognissanti in Flo-

rence. The works by the Master ofBarberino show slightly rustic andpopular tones, changing over timetowards a more marked tendernessin the figures.

Master of Signa(active in the ��th century)The unknown artist’s name derivesfrom his most important and re-markable work, that is the frescoes,dated ��6�, representing the Storiesfrom the Life of the Blessed Giovannain the Church of San Giovanni Bat-tista in Signa. Such a painter is doc-umented as being active in the Flo-rentine area around and after themid-��th century, distinguishinghimself for a genuine and popularstyle. Presumably a pupil of Bicci diLorenzo, and artistically formedalongside with Neri di Bicci, heeclectically availed himself of theRenaissance novelties brought aboutby Fra Angelico and DomenicoVeneziano.

Michele di Ridolfo del Ghirlandaio,born Michele Tosini(Florence ����-����)A pupil of Lorenzo di Credi and, af-ter ����, of Ridolfo del Ghirlandaiowho let him use his own surname.His early works are influenced by FraBartolomeo’s and Andrea del Sarto’spainting; his encounter with GiorgioVasari allowed him to become ac-quainted with the Manneristic cul-ture. Therefore his mature paintingsmingle Michelangelo’s anatomywith the bright colours typical ofGiorgio Vasari’s painting.

MonstranceA liturgical furnishing in which theconsecrated host is kept to expose it

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to the adoration of the faithful in-side the church or during religiousprocessions. In the Middle Ages itwas in the shape of a tempietto andthen, beginning in the late �6th cen-tury, of a rayed sun.

Monstrance baldachinA baldachin placed on the altar inwhich the Holy Sacrament is ex-posed to the faithful.

MouldingA shaped decoration of a cornice.

NaveThe middle aisle (see entry) of achurch. When the church has onlya nave without aisles, it is called aisle-less church.

Neri di Bicci(Florence ����-ca. ����)A painter who was the grandson ofLorenzo di Bicci and inherited theworkshop from his father in ����.Despite his tight relation to theGothic style of his father’s workshop,he devised a personal, eclectic stylethat shows a re-examination of thegreat artists from the second half ofthe Florentine ��th century.

Oil paintingA technique of painting, either oncanvas or on a wooden panel, wherecolours are obtained by mixing pig-ments with thick vegetable oils (suchas linseed, poppy-seed or walnut) towhich essential oils (turpentine) areadded so as to make the colours lessviscous and more transparent. Thecolour is first spread on a base (prim-ing and, as to the canvas on a groundmixture) previously prepared withgypsum and glue, and then coatedwith a transparent varnish both toprotect it and to make it shinier. This

very ancient technique was improvedin the ��th century in Flemish art andthen spread throughout the rest ofEurope; it makes it possible to ob-tain an extraordinary variety of re-sults, thanks to the wide range of pig-ments used and to the possible ef-fects between the various layers ofcolour.

Pagani, Gregorio(Florence ����-�6��)The son of the painter Francesco Pa-gani and a pupil of Santi di Tito, helater joined the workshop of Lu-dovico Cardi (better known asCigoli). A late-Mannerist painter, heworked in the Church of SantaMaria del Carmine and for theCathedral of Santa Maria del Fiore.Among his pupils were CristofanoAllori and Matteo Rosselli.

PalmetteA decorative element derived froma palm leaf, consisting of an oddnumber of fanwise leaves.

Passignano see Cresti Domenico.Planet or Chasuble

Loose sleeveless tear-shaped liturgi-cal vestment, open at the sides andalso at the top for the head, worn bybishops and priests during Mass. Itis derived from the ancient late-Ro-man traveling cloak which was ac-tually called planeta. In the front andback central areas it has two differ-ent ornaments, a vertical one and theother tau-shaped, called respective-ly “column” and “cross”.

Pod-shaped decorationOrnamental motif made up of a se-ries of convex elements, either con-vex, in relief or concave, similar tolegume pods.

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Point-rentréA technique perfected by Jean Rev-el which consists in weaving amongthe wefts of a colour, some threadsof another colour chromaticallyclosed to the former in order to ob-tain a smooth and soft tone shift.

PolyptychA painting or relief formed by threeor more panels joined together bothmaterially, by hinges or frames, andconceptually, through the subjectsrepresented.

PresbyteryThe space of the church around thealtar, reserved for the officiating ec-clesiastics, often separated from therest of the nave by an enclosure.

Processional cross see Cross.Pulpit

Beginning in the Middle Ages, thewooden or marble structure placedin the nave of Christian churches andhaving a parapet, from where thepreacher addressed the believers,whereas the ambo, which was low-er, was used for reading out the HolyScriptures.

PunchSteel rod that has a letter, a number,a cipher or a particular design on oneend to be stamped on the surface ofa metal object either to denote itsmaker or its owner.

PyxA vessel made of precious metal, gild-ed on the inside and covered by a lid,in which the consecrated Eucharisthosts for the faithful are kept. It iscovered by a veil and kept in the tab-ernacle on the altar.

RelicA part of the body or belongings of

a saint, Christ or the Virgin Marywhich is ipso facto carefully pre-served and exposed as an object ofveneration to the faithful.

ReliquaryA generally richly decorated recep-tacle, in various materials and shapes(e.g., a vase, a casket or a box), wherea relic (see entry) is kept and dis-played to the faithful.

Revel, JeanJean Revel (�6��-����), born in Ly-on, studied as a painter and thereforeapplied the rich legacy of shapes andcolours to fabric. Among the patternsthat he created as well as flowers andleaves were fruits, little animals andfragments of Rococo architecture.

Ridolfo del Ghirlandaio(Florence, ����-��6�)The son of Domenico Ghirlandaio,he was apprenticed to the workshopof Fra Bartolomeo and distinguishedhimself for the creation of portraits,including the famous one of Christo-pher Columbus.

RocailleRustic type of decoration, made byimitating natural elements such as in-crustations of shells, rocks, caves, sta-lactites, and so on. At the beginningof the ��th century, especially thanksto the engravings and drawings byJuste-Aurèle Meissonnier, the use ofsuch elements, together with the tastefor asymmetry, spread to the differ-ent sectors both of architecture andof minor arts, contributing to the def-inition of the Rococo style.

Rosselli, Matteo(Florence ����-�6��)At the age of nine he entered theschool of Gregorio Pagani; he com-

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pleted his artistic formation studyingthe works by Andrea del Sarto. Hebecame the right-hand of his masterwho also sent him to Rome, where hestudied the works by Raffaello andPolidoro da Caravaggio. In �6��, up-on Pagani’s death, Rosselli inheritedthe workshop. He created an eclec-tic style which, besides being remi-niscent of Andrea del Sarto, showsalso the influences of Cigoli and Poc-cetti.

Saint AgathaShe was born in Catania in the firstdecades of the �rd century A.D. intoa noble family and at an early age sheentirely devoted herself to God, prob-ably becoming a deaconess. Procon-sul Quinctianus became infatuatedwith her but as she refused him hesent her to prison: there she had oneof her breasts amputated, but tradi-tion has it that during the night SaintPeter visited her and healed herwounds. Finally she was martyredwith burning coals. Saint Agatha isoften depicted with a white tunic anda red pallium which indicates her roleas a deaconess. According to somelegends the veil, which was original-ly white, turned red on contact withthe burning coals, whereas in othersit was a woman who covered Agathawith the veil. The veil, kept like mostof her relics in Catania, is consideredto be miraculous against earthquakes,eruptions and other calamities.

Saint AlexiusBorn into a patrician family, he livedin the �th century. According to Syr-ian tradition, the young man fled onthe eve of his wedding to reachEdessa, where he lived as a mendi-

cant and died. In the Greek-Romanversion of his legend Alexius re-turned to Rome where he lived as amendicant until Pope Innocent dis-covered his real identity and report-ed the fact to his parents, who visit-ed their son at the point of death: ascene often represented in art.

Saint Aloysius GonzagaThe son of the duke of Mantua, hewas born in Castiglione delle Stiviere(Mantua) in ��6�. Despite receiv-ing a military education, he decid-ed, against his father’s will, to takethe vows. Therefore he renouncedhis title and heritance and joined theRoman College of the Jesuits, de-voting himself to the humbles. Hedistinguished himself during theplague epidemic which broke out inRome in ���� for attending to thesick, but he was infected and died, atthe age of only ��, in ����.

Saint AmbroseBorn in Treviri around ���, he diedin Milan in ���. A bishop, writerand politician, he was one of themost important figures of the �th-century Church. He is one of thefour major Doctors of the Church.Together with Saint Charles Bor-romeo and Saint Galdinus, he is thepatron of Milan, where he was bish-op from ��� till he died. His mortalremains are found in that city in thebasilica dedicated to him.

Saint AndrewA fisherman from Galilee and thebrother of Peter. He was the first dis-ciple of Christ and later on an apos-tle and a martyr. In the New Testa-ment he is mentioned in the episodeof the miraculous catch and in the

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miracle of the loaves and fishes. Forhis apostolate he was condemned tobe flagellated and crucified on twocrossed poles. The iconography rep-resents him as an old man with a thickwhite beard and his attribute: thecross; more rarely he is depicted witha fish as a symbol of his former job.

Saint Anthony the AbbotHe was born in Coma, Egypt, to-wards the middle of the �rd century.When he was about twenty he retiredto the desert; he died in ��6 A.D.when he was over a hundred yearsold. Represented in hermit’s clothes,his recurrent attribute is a pilgrim’sstick with a T (“tau”) shaped endingwhich was an ancient Egyptian sym-bol of immortality that hints also atthe cross and which became in theMiddle Ages a distinctive symbol ofthe Hospital order of Saint Antho-ny; the devil, often depicted at hisfeet, is the symbol of his victory overthe temptations that constantly un-dermined his retreat; the pig that ac-companies him recalls the habit ofmedieval monks to raise pigs for thepoor.

Saint ApolloniaThe martyrdom of Saint Apolloniatook place in the Egyptian city ofAlexandria around ���. Apolloniawas an elderly Christian spinster whohad helped the Christians and car-ried out her apostolic mission. Pop-ular tradition has it that after beingcaptured she had her teeth violentlypulled out with tongs. Then a bigfire was prepared to burn her, unlessshe blasphemed. Apollonia thenflung herself into the flames, whereshe died. Saint Apollonia is usually

represented as a young virgin hold-ing a martyr’s palm and tongs witha tooth in them.

Saint AugustineHe was born in ���, in the town ofThagaste in Algeria, where he stud-ied philosophy. Then he went to Mi-lan where he met Saint Ambrose. Af-ter a long interior struggle, which hedescribed in his Confessions, he wasconverted to Christianity. After hisreturn to Africa, he became bishopof Hippo. He is one of the four ma-jor Doctors of the Church. He is ha-bitually represented with a darkbeard, a mitre and a pastoral staff.His attributes are a volume, the doveof the divine inspiration, a piercedheart - the symbol of his religious fer-vour. At times he is portrayed withhis chest pierced by arrows, symbol-izing his remorse over the dissipatedlife he led before his conversion.

Saint BartholomewOne of the twelve apostles. Accord-ing to the Golden Legend (��th cen-tury), he was a missionary in the Ori-ent, going as far as India, where hepreached, converted and healed thesick and the possessed. In Armeniathe pagan priests, since the saint hadconvinced the entire royal family toembrace Christianity, first had himkidnapped, and then flayed alivewith a large knife, his habitual at-tribute. Sometimes he can be de-picted with his own skin in hishands. A subdued demon is oftenrepresented next to the saint.

Saint BonaventureBorn in Bagnoregio in ����, he diedin Lyons in ����. He is countedamong the great exponents of Fran-

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ciscanism, author of the LegendaMaior (the life of Saint Francis) andthe Lignum Vitae (meditations onthe life of Jesus Christ). His mostrenowned iconographic attributesare an ash-coloured habit with astring at his waist, and an open bookin his right hand. He was countedamong the Doctors of the LatinChurch, and is sometimes portrayedin his bishop’s or cardinal’s robes.

Saint Catherine of AlexandriaHer legend describes her as a beau-tiful, erudite noblewoman who suc-ceeded in convincing of Christiani-ty’s truth the Alexandrian philoso-phers who had been summoned toRome by the Emperor Maxentius(�th century) to prove it wrong. Hertypical attributes are a spiked wheel– the instrument of her martyrdom –a sword, a crown, a palm, a ring anda book; her mystic marriage withChrist is frequently depicted, too.

Saint Catherine of SienaBorn Caterina Benincasa (Siena����-����), she refused to get mar-ried and became, very young, a Do-minican tertiary nun. After shejoined the Dominican tertiary nunsshe led a life of penitence and char-ity. Inclined to mysticism, she re-ceived the stigmata, which howeverwere invisible to the eyes of the oth-ers. She is usually represented in herown order’s habit, that is in a whitehabit and a black mantle. The saint’sattributes are a ring and a lily.

Saint Charles BorromeoBorn in ���� in the castle of Aronaon Lake Maggiore into a powerfulfamily. He was one of the chief pro-tagonists of the Council of Trent.

Consecrated bishop in ��6�, he didall he could to help the sick duringthe plague epidemic which broke outin Milan in ���6. He is portrayedwith his very own features: a highforehead, an aquiline nose and a darkcomplexion; he is often depicted inthe act of taking unremittingly careof the sick.

Saint ChristopherWorshipped as a saint both by theCatholic and the Orthodox Church-es, according to the former he wasmartyred in Lycia under Decius in��� A.D. The Golden Legend (��th

century) describes him as a surly man,a giant, who was a ferryman. Onenight a young boy went to him to becarried to the other side of the river:legend has it that the giant bent un-der the weight of that little creature,finally succeeding in reaching the op-posite bank. Then, the young boy re-vealed he was Jesus and explainedhim that he had carried, along withthe Child, the weight of the entireworld on his shoulders. The mostwidespread representation is that ofthe giant saint intent on carrying achild on his shoulders across a river.

Saint DomninusAccording to tradition he lived in thetown of Fidenza, where he was mar-tyred in ��� a.d. He was a soldier inthe service of the emperor Maximi-anus Herculius, but was dismissedfrom his office owing to his conver-sion to Christianity. Persecuted byorder of the emperor, he was cap-tured along the banks of the RiverStirone and was beheaded. Hisiconography represents him after hisdeath while holding his severed head

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like Saint Dionysus of Paris.Saint Francis of Assisi

Born in ���� or ���� in Assisi, theson of a rich merchant, after havingreceived the divine call, he began alife of absolute poverty dedicated tohelping others and to praying. Onceretired to solitary life, around ����he wrote the Canticle of the Sun orPraise of the Creatures and received,in ecstasy, the stigmata at La Verna.He died in Porziuncola. He is usu-ally represented with the brown orgrey habit of the Franciscan order,tied at the waist by a string with threeknots which are the symbols of thevows of poverty, chastity and obedi-ence. He is portrayed as a small man,with stigmata on his hands, feet andchest. Other attributes of his are acrucifix, a lily, symbol of purity, andalso, from the Counter-Reformationon, a skull.

Saint Francis of PaolaBorn in Paola (Cosenza) in ���6 in-to a poor family of peasants, Francisremained faithful to his ideal of anaustere life. A hermit, he founded theOrder of Minim Friars in Calabria,prescribing his disciples to live onalms, to possess nothing of their own,never to touch money, and to eat on-ly Lenten foods. He died in Francein Plessy, near Tours, in ����.

Saint Gregory the GreatBorn around ��� A.D. into an aris-tocratic family, he became a monkand used his possessions to buildmonasteries. He became pope withthe name of Gregory i (later calledGregory the Great), he administeredhis office with decision. He intro-duced the ritual singing in Latin. He

died in 6�� A.D. He is one of theDoctors of the Church.

Saint Ignatius of Loyola(Azpeitia ����-Rome ���6)Born in the Basque country, he wasa knight; he converted while recov-ering from an illness. In the Bene-dictine abbey of Montserrat, heabandoned his military life and madea vow of chastity. Then, for over ayear, he led a life of prayer and pen-itence near the River Cardoner inManresa, where he decided to founda religious Company. All alone in acave he began to write a series ofmeditations which then formed hisfamous Spiritual Exercises. Thesaint’s attributes are: a black habit, aheart pierced with thorns, a book,Christ’s monogram ihs and the mot-to “Omnia ad maiorem dei gloriam”.

Saint James the ApostleThe brother of John the Evangelist,he was a fisherman of Galilee. Ac-cording to the Holy Scriptures hewas one of the three apostles chosenby Jesus to bear witness to his Trans-figuration. He was tried by HerodAgrippa and condemned to be be-headed, hence becoming the firstapostle to suffer martyrdom. A me-dieval legend has it that James wentto Spain to preach the Gospel andthat he was buried in Santiago deCompostela. As an apostle he is rep-resented with a beard and long hair,parted in the middle, sometimesholding a stick. As a pilgrim he is de-picted wearing a traveller’s hat, acloak with a shell – his attribute –and holding a stick with a hangingknapsack. As a knight, or as the pa-tron saint of Spain, he wears either

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pilgrim’s clothes or a suit of armourand is depicted on a horse.

Saint JeromeBorn approximately in ��� A.D. inStridone, a town in Dalmatia, he wasa great scholar. To him we owe thefirst Latin translation of the Bible,called Vulgate. Among his works wefind also the De Viris Illustribus,where he wrote the biographies of��� authors either Christian or any-way connected to Christian faith. Heis often represented as an elderly manwith a white beard intent on writ-ing. His symbols are: the Vulgate,the cardinal’s hat, the crucifix andthe penitents’ skull as well as a lion.Another common depiction portrayshim as a penitent in Bethlehem’scave, where he lived as a hermit.

Saint John the BaptistThe last prophet, the first saint andthe forerunner of Jesus Christ. Heinstituted the sacrament of baptismon the banks of the Jordan; he alsobaptized Christ and recognized himas the Messiah. His attributes are ahide garment and a lamb. He may al-so be depicted holding a bowl for thebaptismal water or a honeycomb.Another common depiction repre-sents his cut-off head being carriedon a tray by a maidservant or by Sa-lome who had wanted it out of re-venge. The iconography of SaintJohn the Baptist as a child, also calledthe Infant Saint John portrayed withthe Virgin Mary and Baby Jesus isalso widespread.

Saint John of CapestranoBorn in Capestrano (L’Aquila) in���6, he was governor of Perugia,where he was imprisoned when the

town was conquered by the Malat-esta family. During his imprison-ment he was converted and, once hewas set free, he took his vows in theFranciscan convent of Assisi. He car-ried out his apostolate in Northernand Eastern Europe and in ���6,took part in the siege of Belgradewhere the Ottoman army was forcedto flee. He died in ���6.

Saint John the EvangelistThe youngest among the apostles, heis consideredoneof the evangelists (seeentry) andalso theauthorof theApoc-alypse, which he probably wrote dur-ing his exile on the Isle of Patmoswhere he had gone after surviving theemperor Domitian’s persecutions(��-�6 A.D.). According to his ha-giography he performed the miraclesofDrusiana’s resurrectionandtheoneof the venom, which he survived bytransforming it into a snake, a com-mon attribute of this saint. The sym-bol which indicates him is the eagle.

Saint JosephMary’s husband and putative fatherof Jesus, he is usually portrayed as awhite-haired old man with a beardand a staff; his attributes are a blos-soming stick and a dove. The repre-sentation of Saint Joseph becamevery frequent at the time of theCounter-Reformation.

Saint LawrenceThe gridiron is his attribute as wellas a reminder of his martyrdom; heis depicted as a young tonsured mandressed in a dalmatic. The first dea-con and a martyr of the RomanChurch, he is often represented to-gether with Saint Stephen, the firstdeacon of the Christian community

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in Jerusalem at the time of the apos-tles.

Saint LukeThe author of the third Gospel andof the Acts of the Apostles. He is usu-ally depicted while writing and witha bull, symbol of the sacrifice of thepriest Zachariah which opens hisGospel. He is sometimes representedwith a palette and brushes because,according to tradition he carried outa painting representing the Virgin.

Saint Margaret of AntiochHer existence has often been ques-tioned by the official Church. Ac-cording to the legend, Marguerite,the daughter of a pagan priest, hav-ing refused to marry a governmentofficer from Antioch, was shut up inprison. There the devil appeared toher as a dragon and tried to devourher but it was run through with thesaint’s cross. She was sent to the stakeand then plunged into a barrel of wa-ter from where she emerged again un-scathed. She met her death only whenshe was beheaded. She is habituallyrepresented as a young woman, hold-ing a cross or while she emerges fromthe dragon’s belly and subdues it.

Saint MarkAuthor of the secondGospel, that tra-dition has it was written in Rome,he was martyred at the time of Nero;his relics were later carried to Veniceduring the �th century. His attributeis the lion as his Gospel commenceswith the figure of John the Baptistcrying in the desert with a voice aspowerful as a lion’s roar.

Saint MartinA Roman officer, born around��6/��� in Hungary. When he was

still young he retired from the armyand became a hermit. In ��� he be-came the bishop of Tours. He is rep-resented either as a soldier on horse-back, with a cloak and a sword, or asa bishop, with the pastoral staff anda book, with a goose and at times witha cup, symbols which all refer toepisodes of his legend. Tradition hasit that as he did not want to accept,out of humility, the office of bishop,he hid in a goose-pen but, betrayedby the geese’s gaggling, he was takenback to town for his investiture.

Saint Mary MagdaleneSince the Middle Ages, and espe-cially after the Counter-Reforma-tion, she has been one of the mostworshipped female saints of Christi-anity and the model of a penitent.Among her attributes is a jar ofunguent that she used on Jesus’ feetafter washing them. She is portrayedwith long red hair, principally in twoways: richly dressed and adorned, be-fore her conversion, whereas after it,in ragged clothes, with a cloak at herfeet and/or wrapped in her own hair.Other attributes of the latter versionare a skull, a crucifix, a whip, a crownof thorns, and her eyes full of tears.

Saint MatthewHis Gospel dates back to the secondhalf of the �st century. There are his-torical sources about his martyrdom.His symbol is an angel that, at times,is portrayed next to him in the act ofdictating the text of his writing, sincehis Gospel begins with the Incarna-tion. His habitual attributes are: abook, a quill pen and sometimes ahatchet, the instrument of his mar-tyrdom. When represented as an

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apostle he holds a bag full of denarii,a symbol of his previous occupationas a tax collector for the Romans inCapernaum.

Saint MauriceBorn in Thebes in the �rd century,Maurice according to hagiographieswas a general of the Roman Empireat the head of a legion of Christianssent to Gaul by the emperor Dio-cletian to assist Maximianus. WhenMaximianus ordered the persecutionof local populations that had con-verted to Christianity, many le-gionaries refused to do so: thus Max-imianus punished them with “deci-mation” (from the Latin decimusthat means tenth) or by beheading atenth of the soldiers. After further re-fusals by the soldiers, Maximianushad all the remaining members of thelegion massacred there. The place ofthe carnage was where today is SaintMaurice-en-Valais, in Switzerland.

Saint Michael the ArchangelHis name means “he who is likeGod”. A vast literature has been pro-duced about the biblical passages ofthe Book of Daniel, where he is por-trayed as a celestial prince and pro-tector of Israel, and in all those writ-ings he is described as a majestic fig-ure having the power to redeem thedamned souls of hell. In the Apoca-lypse he is responsible for the fall ofthe rebellious angels and also thewinner of the fight against the dev-il. His cult, which was probably oforiental origin, began to spread inthe Western world in the late �th cen-tury. He is habitually representedwearing a suit of armour, holding ei-ther a spear or a sword, and crush-

ing Satan, represented as a dragon,underfoot. In the Last Judgement heis generally portrayed while weigh-ing the souls of the dead; thereforescales are his usual attribute.

Saint Nicholas of BariHe was the bishop of Myra in AsiaMinor and probably lived betweenthe �th and �th centuries.He is one of the most worshippedsaints of Christianity. According toone of the episodes of his legend, hesaved from bad fortune three girlstoo poor to find a husband, bringingthem a ball (or a bag) of gold as theirdowry. Hence the three golden ballsare the saint’s attribute.

Saint Peter of AlcantaraPeter of Alcántara, born Juan Gar-avita (����-��6�), was the son of theregion’s governor. He studied at theUniversity of Salamanca and, oncehe finished his studies, he enteredthe Franciscan convent of stricter ob-servance in Manxaretes. He broughtabout a reform in the Franciscan or-der which gave rise to the DiscalcedFriars.

Saint Peter theMartyrA preacher of the Dominican Order.Born in Verona around ���� into aheretic Catharist family, he was atenacious opponent of heresy in gen-eral, and Catharists in particular. InFlorence he founded the “SacredMilitia” which opposed the unor-ganized troops of the Catharists. Thepresent-day Venerable Archconfra-ternityof theMisericordiaofFlorencewas derived from the Society of SaintMary. In ����, while he was walkingfrom Como to Milan, Brother Peterwas killed with a hatchet and there-

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english version���

fore he is customarily portrayed withhis skull split by a hatchet.

Saint Priscus the MartyrPopular tradition has it that SaintPriscus was a follower of Saint Peterand the first bishop of Capua, theplace of his martyrdom. However asthere are no historical sources on theexistence of a Priscus of Capua, somescholars have identified the saint, cel-ebrated on September �st, with SaintPriscus of Nocera, mentioned bySaint Paolino.

Saint RochRoche de la Croix (Montepellier ca.����-Voghera ca. ���6), after do-nating all his possessions to the poor,wandered around Italy devotinghimself to charitable works, the as-sistance of the sick and conversions.His attributes are a dog (the symbolof faithfulness to the divine call), apumpkin, pilgrim’s attire, a shelland a staff (symbols of his pilgrim-age to Santiago de Compostela), asore (a reminder of the plague hecontracted in Piacenza), a loaf ofbread and the cross in his left hand.

Saint SebastianHe is traditionally portrayed tied toa column or a tree, pierced with nu-merous arrows, in remembrance ofhis execution following a death sen-tence which he succeeded in surviv-ing; he can be portrayed with a suitof armor at his feet. He is consideredthe protector of athletes, archers, up-holsterers and traffic policemen, andis invoked against the plague, a dis-ease represented by arrows.

Saint SeraphinBorn in ���� into a poor family inMontegranaro, in The Marches. Af-

ter joining the Order of the FriarsMinor Capuchin he wandered fromconvent to convent in The March-es: he opposed goodness, poverty,humility, purity and mortificationto his religious brothers’ reprimands.He died in �6��.

Saint StephenA Jew by birth, he died in �6 A.D.Stephen was the first of the seven dea-cons chosen by the apostles to helpthem spread the faith. Saint Stephenis the protomartyr. He is portrayed asa young man and his attribute are thestones used for the lapidation towhich he was condemned for his ac-cusing the Hebrews of having killedthe Messiah.

Saint ThomasThe representation of his increduli-ty at the resurrection of Christ spreadwidely beginning in the ��th centu-ry. The Apocrypha also record his in-credulity at the Assumption of theVirgin, for which he demanded proofin confirmation of the event. There-fore the Madonna threw a girdle fromHeaven that Thomas picked up.Generally, he is depicted as a beard-less young man, with the attribute ofa set square, the Virgin’s girdle, anda spear or a dagger that were the in-struments of his martyrdom.

Saint UrsulaShe probably lived in the �th centu-ry. According to the legend, she wasthe beautiful daughter of a Bretonking, whom the heathen prince Ereowanted to marry. Ursula, who hadconsecrated herself to God, after suc-ceeding in putting off her wedding,shortly before, left for England with��,��� virginal handmaidens to then

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reach Rome, where the Pope re-ceived her. On her way back to herhome country she passed fromCologne, which meanwhile hadbeen conquered by Attila: here the��,��� virgins were slaughtered bythe Barbarians and Ursula, who re-fused to become the Hun king’s wife,was shot with arrows.

Saint ZachariahThe father of John the Baptist. TheGospel according to Saint Luke re-counts that Zachariah, a priest, hada vision of the archangel Gabriel whoannounced him he would soon havea son. Since Zachariah was incredu-lous (he and his wife were alreadyold), Gabriel made him mute untilhis announcement came true. Hisattributes are a thurible and a book.

Salvestrini, Pietro(Castello ����-�6��?)The uncle of the more famous Bar-tolomeo and a pupil of BernardinoPoccetti, Pietro Salvestrini ran an es-tablished workshop of decoratorswho worked in the villas of themembers of the grand ducal court.One of his panels is in the ParishChurch of San Giovanni Battista aRemole, and he painted a similarone for the Company of the Virginof the Church of San Michele inCastello; from �6�� to �6�� he fres-coed the walls and vault in the pres-bytery of the oratory of the sameCompany with the series of thetwelveApostles andEpisodes from theLife of the Virgin; such a work wasprobably interrupted because of the

plague which caused Salvestrini’sdeath.

SinopiaThe preparatory drawing for a fres-co which, beginning in the ��th cen-tury, would be substituted first, bythe pouncing, and then, by the car-toon (see fresco).

TabernacleAn aedicule closed by a door placedon the altar, in which the pyx is kept.The same term may also refer to aniche or a small chapel, placed alonga road or inserted into a wall andcontaining a holy image.

Tempera paintingA painting technique which involvesdissolving pigments in water and us-ing various non-oily agglutinant sub-stances (such as egg emulsion, milkrubber and fig latex, or wax) as abinder on the support previouslycoated with aprimer. Tempera paint-ing supports can also be made ofstone, metal or paper, but they aregenerally made of poplar wood. Thistechnique, born in Europe at the endof the ��th century, was widely useduntil the spread of oil painting (seeentry).

ThuribleA metal receptacle containing thecoals on which the incense is burntduring church ceremonies. It con-sists of a cup with a perforated lid, sothat the perfumed smoke can comeout.

TriptychA painting consisting of three pan-els hinged together.

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Apparati /References

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La chiesa di San Martino a Gangalandi

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Bibliografia essenziale / Short bibliography

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Page 231: l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

Algeria 41, 165

Arezzo 41, 165Chiesa di San Francesco 41, 165

Badia a SettimoBadia di San Salvatore a Settimo 10, 106,

107, 108, 170, 194

Bagno a RipoliOratorio di Santa Caterina delle Ruote

30, 53, 161, 170

Bosco ai FratiChiesa e convento di San Bonaventura

a Bosco ai Frati 9

CalcinaiaChiesa di Santo Stefano a Calcinaia 24,

47, 70, 85, 88, 90, 91, 158, 167, 178,185, 186, 188

Campi Bisenzio 111, 127, 130, 131, 132,133, 196, 203, 205, 206

Casellina 106, 194

Castello 44, 166

EmpoliCollegiata di Sant’Andrea 65, 176

Fidenza 29, 161,

Firenze 105, 159Archivio di Stato 41, 165Museo del Bargello 9

Basilica di Santa Maria del Fiore 53, 111,135, 207

Basilica di Santa Maria Novella 10, 142,145, 212, 215

Battistero 37, 139, 140, 143, 163, 175, 208,210, 213

Chiesa di Orsanmichele 37, 139, 164, 209Chiesa di San Jacopo in Campo

Corbolini 71, 179Chiesa di San Pietro a Monticelli 106, 194Chiesa di San Quirico a Legnaia 106, 194Chiesa di Sant’Arcangelo a Legnaia 106, 194Chiesa di Santa Felicita 9Chiesa di Santa Maria del Carmine 9,

66, 146, 177, 217Chiostro dello Scalzo 48, 168Convento del Carmine 144, 214Convento di Santa Maria Novella 57, 172Duomo, v. Basilica di Santa Maria delFiore

Galleria degli Uffizi 9Legnaia 103, 193Monticelli 103, 193Palazzo Medici Riccardi 60, 173Palazzo Pitti 62, 63, 175Ponte alla Vittoria 111, 196Soffiano 112, 196

Fucecchio 9, 23, 158

Gangalandi, v. San Martino aGangalandi

Indice dei luoghi / Index of places

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il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

ImprunetaMuseo del Tesoro di Santa Maria

dell’Impruneta 13

Ippona 41

Lastra a Signa 19, 23, 103, 109, 111, 120,124, 126, 158, 195, 196, 200, 202, 203

Chiesa di San Romolo a Settimo v. SanRomolo

Chiesa di Sant’Andrea 98, 192Chiesa di Sant’Ilario a Settimo 96, 191Chiesa di Santa Maria a Castagnolo 66,

97, 177, 191Chiesa di Santo Stefano a Calcinaia v.Calcinaia

Porta Fiorentina 124, 202Porta Pisana 124, 202Portone di Baccio 108, 195Spedale di Sant’Antonio 108, 109, 195

Legnaia, v. Firenze

Lione 86, 87, 147, 148, 185, 186, 220

Londracollezione Watney 59, 173

MadridMuseo del Prado 59, 173

Malmantile 41, 110, 195Chiesa di San Pietro in Selva 24, 158

Milano 41, 66, 148, 152, 165, 177, 219,221

Montelupo 104, 132, 193, 206

Monticelli, v. Firenze

Mosciano 10, 121, 200Chiesa di Sant’Andrea 120, 200

PanzanoChiesa di Santa Maria 65, 176

Piana Fiorentina 24, 111, 127, 129, 133,158, 196, 203, 204

Pisa 2233, 103, 105, 111, 112, 118, 124, 141,158, 193, 194, 196, 197, 202, 211

Camposanto 140, 210

Pistoia 14, 23, 124, 127, 129, 158, 202,203, 204

Chiesa di San Francesco 142, 212

Pontassieve 117, 199

Ponte a Signa 31, 109, 161, 195Chiesa di Sant’Anna al Ponte a Signa

51, 169

Prato 14, 113, 129, 132, 197, 204, 206Duomo 144, 215

Roma 28, 53, 56, 138, 140, 141, 142, 143,148, 151, 155, 202

Romagna 23, 158, 161

Roncigliano 120, 201

San Bartolo a Cintoia 106, 194

San Donnino 111, 133, 134, 196, 206Chiesa di Sant’Andrea 10, 15, 134, 206Mulino di San Moro 134, 206Museo di Arte Sacra 11, 15, 134, 206

San Lorenzo a GreveChiesa di San Lorenzo a Greve 106, 194

San Martino a Gangalandi 23, 158

Monte Orlando 24, 158Museo di Arte Sacra di San Martino a

Page 233: l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

indice dei luoghi / INDEX OF PLACES

���

Gangalandi 7, 11, 13, 15, 19, 57, 103,158, 173, 193

Pieve di San Martino a Gangalandi 19,22-26, 28, 31, 33, 38, 57, 59, 60, 66, 6870, 73-84, 86-89, 91-99, 158-161, 164,172, 177-193, 202

San Martino alla Palma 120, 122, 201Chiesa di San Martino alla Palma 10,

105Mulinaccio 123, 202Villa Torrigiani 107, 123, 201Villa Antinori 123, 201

San Mauro a Signa 113300, 205

San Michele a Torri 123, 201

San Piero a Ponti 133, 206

San RomoloChiesa di San Romolo a Settimo 63, 66,

98, 175, 177, 192

San Vincenzo a Torri 123, 201

Scandicci 105, 106, 111, 112, 114, 116, 117,118, 120, 123, 194, 196, 197, 198, 200,202

Castello dell’Acciaiolo 8, 10, 104, 106,113, 114, 115, 116, 194, 198

Granatieri (località) 118, 200Pieve di San Giuliano a Settimo 106,

194Piscetto (località) 106, 194Scandicci Alto 112, 197Villa l’Arcipresso 120, 200

SettignanoOratorio del Vannella 88, 186

Settimo 103, 193

Siena 66, 176

Signa 38, 109, 111, 120, 126, 127, 129,130, 134, 158, 164, 195, 196, 200, 202,203, 204, 205, 206

Castello 109, 196Museo della Paglia e dell’Intreccio

“Domenico Michelacci” 129, 204Oratorio di San Lorenzo 110, 196Pieve di San Giovanni Battista 26, 38,

145, 159, 164, 216Pieve di San Lorenzo 24, 145, 158, 215 v.

anche Oratorio di San LorenzoVilla Castelletti 110

Spagna 63, 150, 175, 222

Stato Libero dei Renai 126, 203

Toscana 25, 38, 53, 109, 112, 159, 164,170, 175, 195, 201, 204

Tours 149, 151, 165, 222, 224

Valdarno inferiore 103, 193

Veneto 63, 175

Viottolone 108, 123, 195, 202Villa di Castelpulci 123, 202

WashingtonNational Gallery of Art 65, 176

Page 234: l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

Alberti Leon Battista 19, 27, 32, 33, 34,72, 138, 159, 160, 162, 207

Albertinelli Mariotto 46, 138, 143, 167,207, 212

Allori Alessandro 44, 45, 138, 166, 208Allori Cristofano 146, 217Andrea del Sarto, Andrea d’Agnolo,

detto 48, 145, 148, 168, 216, 218Andrea del Verrocchio, Andrea di

Michele Cioni, detto 59, 140, 143,144, 172, 213, 215

Andrea Pisano 37, 98, 139, 163, 192, 208Antonio del Ceraiolo 28, 45, 46, 139,

160, 167, 208Baccio da Montelupo, Bartolomeo di

Giovanni d’Astore dei Sinibaldi,detto 49, 139, 169

Baccio da Montelupo (ambito di) 49, 51, 169Bartolomeo di Giovanni 139, 144, 173,

209, 214Bicci di Lorenzo 29, 37, 41, 58, 66, 67,

139, 144, 163, 165, 177, 209, 215, 216Bicci di Lorenzo (bottega di) 37, 163Boschi, Fabrizio 71, 140, 179, 209Botticelli Sandro, Sandro Filipepi, detto

59, 62, 139, 140, 144, 172, 174, 209,213, 214, 215

Bronzino, Agnolo di Cosimo, detto il138, 140, 166, 208, 210

Bronzino (scuola del) 44, 166Brunelleschi Filippo 43, 109, 138, 140,

166, 195, 207, 210

Buffalmacco, Buonamico di Cristofano,detto 140, 170

Caravaggio, Michelangelo Merisi, detto71, 179

Carocci Guido 43, 69, 166, 178Codacci (bottega dei) 92, 97, 189Confortini Jacopo 74, 141, 179, 211Confortini Matteo 29, 72, 73, 74, 141,

179, 180, 211Conti Francesco 31, 55, 56, 141, 161, 171, 211Cresti (o Crespi) Domenico, v. PassignanoDaddi Bernardo 37, 142, 163, 164, 212Dalmasio Scannabecchi 53, 142, 170, 212Fra Bartolomeo, Baccio della Porta,

noto come 46, 138, 139, 143, 167, 207,212, 216, 218

Gaddi, Agnolo 63, 69, 143, 145, 175, 178,213, 215

Gentile da Fabriano, Gentile di Niccolòdi Giovanni di Massio, detto 68, 143,177, 213

Ghiberti Lorenzo 37, 43, 55, 63, 140,143, 163, 166, 170, 171, 175, 210, 213

Ghirlandaio Domenico, DomenicoBigordi, detto 11, 15, 46, 59, 62, 139, 143,144, 147, 167, 172, 173, 174, 213, 214, 218

Ghirlandaio (famiglia dei) 8, 10Giotto, o Giotto di Bondone 63, 139,

142, 175, 208, 212Giotto (scuola di) 144, 213, 214Giovanni da Milano 30, 53, 144, 161,

170, 214

Indice degli artisti / Index of artists

���

Page 235: l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

Giovanni Pisano 139, 208Guadagni Gaetano 96, 97, 191Guadagni (bottega dei) 97, 191Jacopo del Sellaio, Jacopo di Arcangelo,

detto 30, 58, 59, 62, 144, 161, 172, 174,214

Lamberti Niccolò 43, 144, 166, 214Lippi, Filippo 59, 60, 62, 144, 172, 173,

174, 209, 214Lippi Filippino, Filippo Lippi, detto

139, 209Lorenzo di Bicci 57, 67, 139, 144, 146,

172, 177, 209, 215, 216Lorenzo di Credi 46, 144, 145, 167, 208,

215, 216Lorenzo Monaco, al secolo Piero di

Giovanni 5, 57, 63, 65, 66, 144, 172,175, 177, 215

Lorenzo Monaco (ambito di) 68, 69, 178Macchietti Girolamo 53, 142, 170, 211Maestro di Barberino 30, 145, 161, 170, 215Maestro di Signa 28, 43, 145, 160, 166, 215Maratta Carlo 56, 141, 171, 211Michele da Firenze 43, 166Michele di Ridolfo del Ghirlandaio 46,

145, 167, 216Morandi Giovanni Maria 56, 141, 171, 211Naldini Giovanni Battista 142, 211Nelli Pietro 53, 145, 170, 215Neri di Bicci 23, 28, 144, 145, 146, 158,

160, 215, 216

Neri di Bicci (bottega di) 28, 160Orcagna, Nardo di Cione, detto 52, 65,

66, 169, 176, 215Pagani Gregorio 47, 146, 148, 168, 217, 218Paladini Filippo 179, 240Passignano, Domenico Cresti (o

Crespi), detto il 30, 53, 141, 146, 161,170, 211, 217

Piero della Francesca 59, 172Pignoni Simone 56, 141, 171, 211Poccetti Bernardino, Bernardino

Barbatelli, detto 44, 148, 166, 218, 227Polidoro da Caravaggio 148, 218Puccio di Simone 145, 215Revel Jean 87, 147, 186, 218Ricci Sebastiano 56, 141, 171, 211Ridolfo del Ghirlandaio 139, 145, 147,

167, 208, 216, 218Rosselli Cosimo 138, 143, 207Rosselli Matteo 31, 47, 140, 146, 148,

161, 168, 209, 217, 218Salvestrini Pietro 31, 44, 148, 161, 166, 227Scheggi (bottega degli) 97, 191Soldani Benzi Massimiliano 95, 190Spinello Aretino 53, 63, 145, 170, 175, 215Starnina Gherardo 63, 66, 177Vambrè (famiglia) 95, 190Vasari Giorgio 46, 53, 59, 139, 140, 145,

170, 172, 208, 210, 216Verrocchio, v. Andrea del VerrocchioZuccari Federico 53, 142, 170, 211

��6il museo di arte sacra di san martino a gangalandi

Page 236: l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

Presentazioni� di Michele Gremigni� di Antonio Paolucci

�� di Alessandra Marino�� di Enrico Rossi�� di Carlo Nannetti e Marco Capaccioli�� di Don Renzo Ventisette

Il Museo di Arte Sacra di San Martinoa Gangalandi

�� San Martino a Gangalandidi Maria Pia Zaccheddu

�� Visita alla Chiesadi Maria Pia Zaccheddu e Silvia Gigli

�� Visita al Museodi Maria Pia Zaccheddu e Silvia Gigli

�� • Piano terreno�� • Primo piano

Itinerari��� Da Firenze al Museo di Arte Sacra di San

Martino a Gangalandidi Renato Stopani

��� Una gita fuori porta nella Piana Fiorentinadi Benedetta Zini

Indice

Page 237: l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

il museo di arte sacra di san martino a gangalandi���

��� Glossario

��� English Version

Apparati / References��� Bibliografia essenziale / Short bibliography��� Indice dei luoghi / Index of places��� Indice degli artisti / Index of artists

Page 238: l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi
Page 239: l Museo di Arte Sacra di San Martino a Gangalandi

Finito di stampare in Firenzepresso la tipografia editrice Polistampa

Novembre 2010