L. Mezzadri - P. Vismara

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Luigi Mezzadri – Paola Vismara LA CHIESA TRA RINASCIMENTO E ILLUMINISMO Città Nuova, Roma, 2006 Biblioteca Civica di Varese ISBN 88-311-0340-7 INTRODUZIONE La Storia Moderna della Chiesa Cattolica si è sviluppata su tre equivoci: una visione eurocentrica, l'idea che l'espansionismo europeo generava modernità per i popoli 'conquistati' e che i mali dell'Italia derivassero dal non aver accolto anch'essi la Riforma luterana, cosa che ci avrebbe resi più capitalisti. PARTE PRIMA Una storia missionaria L'Europa del Quattrocento era piccola e le conoscenze del resto del pianeta limitate da leggende spesso infauste. La Chiesa di questo secolo si pose alla base di mutamenti storici. In primo luogo promosse le scoperte geografiche, in secondo luogo la cultura umanistica (furono tutti ecclesiastici i grandi umanisti del secolo); ciò si accompagnò ad un grande mecenatismo artistico. Tuttavia la Chiesa era attraversata ca contrasti interni, arrivismi; essere nel clero era più un prestigio che un0aspirazione. Si diffuse la corruzione. 1490 inizio evangelizzazione del Congo 1492 scoperta dell'America 1498 arrivo dei Portoghesi in India. Per Poliziano lo scopo delle scoperte geografiche era poter indottrinare i nuovi popoli facendoli così uscire dall'oscurantismo in cui vivevano. In realtà vi era anche lo scopo di fare colonialismo di rapina e commercio di schiavi. La cultura classica, la scolastica e la patristica non bastavano più a offrire risposte e neppure le lingue: i missionari dovettero imparare le lingue e adattarsi alle diverse culture per poter annunciare il Vangelo. La Chiesa da canto suo pareva sempre di più essere un principato Italiano litigioso ed avido; tuttavia vide nell'evangelizzazione dei nuovi popoli un modo per riscattare la propria immagine funestata. Ogni terra scoperta dalle potenze occidentali doveva essere riconosciuta dalla Santa sede per mezzo di una bolla; fra il 1415 e il 1500 ne furono emanate 69 di cui una nel 1493 che riconosceva alla Spagna anche le future terre scoperte purché non già sottoposte ad una altro principe cristiano e a patto che si provvedesse all'evangelizzazione. Nacque il patronato, ossia le potenze avevano l'autorità anche sulle chiese, sui vescovi e sulle bolle emesse dal clero locale. I missionari avevano la piena libertà operativa. Tre furono le principali zone di evangelizzazione: l'America Latina, l'Africa e poi l'India. AFRICA Nell'Africa Islamica, fallito l'intervento militare, l'azione missionaria fu volta alla liberazione dei prigionieri di guerra cristiani per mezzo di veri e propri episodi di corruzione. Vi erano poi un 14% di rinnegati ossia preti spretati, avventurieri, criminali, divenuti acerrimi persecutori dei cristiani. Nell'Africa Portoghese il re Alfonso (1506-1543) autentico cristiano, ebbe il suo da fare per cercare di fermare la tratta degli schiavi. Quest'ultima fu un'ecatombe demografica: in tutto furono commerciati 11.000.000 di schiavi negri e circa 8.000.000 morirono nei trasporti. I viaggi duravano dai 35 ai 50 giorni in condizioni pietose. I maggiori commercianti furono gli Inglesi. Più di un papa (Urbano VIII e Benedetto XIV) intervenne per limitare la tratta ma senza troppo successo: essi non avevano l'autorità per bloccarla. L'

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Riassunto de 'La Chiesa tra Rinascimento e Illuminismo'

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Luigi Mezzadri – Paola Vismara

LA CHIESA TRA RINASCIMENTO E ILLUMINISMO

Città Nuova, Roma, 2006

Biblioteca Civica di Varese ISBN 88-311-0340-7

INTRODUZIONE La Storia Moderna della Chiesa Cattolica si è sviluppata su tre equivoci: una visione

eurocentrica, l'idea che l'espansionismo europeo generava modernità per i popoli 'conquistati' e che i mali

dell'Italia derivassero dal non aver accolto anch'essi la Riforma luterana, cosa che ci avrebbe resi più capitalisti.

PARTE PRIMA Una storia missionaria L'Europa del Quattrocento era piccola e le conoscenze del

resto del pianeta limitate da leggende spesso infauste. La Chiesa di questo secolo si pose alla base di mutamenti

storici. In primo luogo promosse le scoperte geografiche, in secondo luogo la cultura umanistica (furono tutti

ecclesiastici i grandi umanisti del secolo); ciò si accompagnò ad un grande mecenatismo artistico. Tuttavia la

Chiesa era attraversata ca contrasti interni, arrivismi; essere nel clero era più un prestigio che un0aspirazione. Si

diffuse la corruzione. 1490 inizio evangelizzazione del Congo 1492 scoperta dell'America 1498 arrivo dei

Portoghesi in India. Per Poliziano lo scopo delle scoperte geografiche era poter indottrinare i nuovi popoli

facendoli così uscire dall'oscurantismo in cui vivevano. In realtà vi era anche lo scopo di fare colonialismo di

rapina e commercio di schiavi. La cultura classica, la scolastica e la patristica non bastavano più a offrire risposte

e neppure le lingue: i missionari dovettero imparare le lingue e adattarsi alle diverse culture per poter

annunciare il Vangelo. La Chiesa da canto suo pareva sempre di più essere un principato Italiano litigioso ed

avido; tuttavia vide nell'evangelizzazione dei nuovi popoli un modo per riscattare la propria immagine funestata.

Ogni terra scoperta dalle potenze occidentali doveva essere riconosciuta dalla Santa sede per mezzo di una bolla;

fra il 1415 e il 1500 ne furono emanate 69 di cui una nel 1493 che riconosceva alla Spagna anche le future terre

scoperte purché non già sottoposte ad una altro principe cristiano e a patto che si provvedesse

all'evangelizzazione. Nacque il patronato, ossia le potenze avevano l'autorità anche sulle chiese, sui vescovi e

sulle bolle emesse dal clero locale. I missionari avevano la piena libertà operativa. Tre furono le principali zone di

evangelizzazione: l'America Latina, l'Africa e poi l'India. AFRICA Nell'Africa Islamica, fallito l'intervento militare,

l'azione missionaria fu volta alla liberazione dei prigionieri di guerra cristiani per mezzo di veri e propri episodi

di corruzione. Vi erano poi un 14% di rinnegati ossia preti spretati, avventurieri, criminali, divenuti acerrimi

persecutori dei cristiani. Nell'Africa Portoghese il re Alfonso (1506-1543) autentico cristiano, ebbe il suo da fare

per cercare di fermare la tratta degli schiavi. Quest'ultima fu un'ecatombe demografica: in tutto furono

commerciati 11.000.000 di schiavi negri e circa 8.000.000 morirono nei trasporti. I viaggi duravano dai 35 ai 50

giorni in condizioni pietose. I maggiori commercianti furono gli Inglesi. Più di un papa (Urbano VIII e Benedetto

XIV) intervenne per limitare la tratta ma senza troppo successo: essi non avevano l'autorità per bloccarla. L'

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Etiopia era l'unico regno cristiano d'Africa (seppur monofisita). Per combattere l'offensiva islamica furono

invocati i portoghesi, assieme ai quali giunsero missionari gesuiti; uno di questi, Pedro Pàez si distinse per aver

imparato la lingua locale e cercato di assecondare la cultura e le tradizioni locali. Egli ottenne l'appoggio del re

locale. Quest'ultimo, morto in battaglia nel 1607, fu succeduto dal 33enne figlio il quale , dimostratosi

immediatamente favorevole ai gesuiti ma di carattere intransigente e lunatico, al limite del delirio di onnipotenza,

giungendo a desiderare un harem ben fornito come Salomone. Morto Pàez, gli successe Alfonso Mendez, buon

teologo ma ignorante di questioni etiopiche. Il suo carattere autoritario unito alle metodologie del re resero

insostenibili per la popolazione le nuove disposizioni di natura religiosa sino alla espulsione dei gesuiti dal suolo

etiope a seguito della morte del re (detto anche negus). Il giudizio che se ne può trarre è che l'azione gesuita in

Etiopia fu motivata da ragioni operative buone (merito loro fu la conoscenza che poi in Europa si avrà della

cultura della civiltà etiope) ma caratterizzata da un probabile travisamento del precetto di Loyola seconso cui era

buona cosa evangelizzare per primi i capi dei popoli e le classi dirigenti. AMERICA Nell'America Centro

Meridionale, dopo la scoperta effettuata nel 1492 le potenze europee provvidero ad una inesorabile conquista da

est verso ovest; vale la frase di Lope De Vega: «Al re un numero infinito di terre, a Dio un numero infinito di

anime». Riguardo alla conquista spagnola vi è chi sostiene che costoro furono sfruttatori e schiavisti, altri

esaltano l'opera compiuta poiché a loro avviso creò un popolo latino-americano, altri leggono in tutto questo il

tentativo della Chiesa cattolica di estendere la propria egemonia in tutto il mondo nel più completo disprezzo

delle culture indigene. Fatto proprio precedentemente il concetto di Patronato e la relativa bolla alessandrina del

1493, si capisce quanto il ruolo della Chiesa fosse ininfluente anzi, davanti alle difficoltà di civilizzazione che

venivano alla luce, i domenicani ottennero dal re Ferdinando delle Leggi di Burgos (1512) secondo cui 1) gli

Indios erano liberi 2) devono essere educati alla fede cattolica 3) i re possono ordinare che lavorino, purchè

ricevano un salario 4) i lavori devono essere proporzionati alla loro costituzione fisica 5) non si possono togliere

loro le ore di riposo 6) dovranno avere una casa e un piccolo appezzamento di terra proprio. Nel frattempo,

mentre in Spagna il dibattito era animato dalla legittimazione delle nuove conquiste, un tale Bartolomeo de Las

Casas formulò un nuovo modo di evangelizzare basato sulla buona e coerente immagine che il predicatore deve

offrire di se stesso, sulla dolcezza e sulla volontà di non scendere a compromessi. Tali nozioni furono accolte da

Paolo III nella bolla Sublimis Deus (1537). Il metodo consisteva nella cosidetta Tabula rasa, ossia si provvedeva,

con dolcezza e rispetto, a far comprendere agli indigeni quanto i loro riti tradizionali fossero sbagliati, dopo di

che si sarebbe provveduto alla vera evangelizzazione. Per fare ciò risultavano essere essenziali la conoscenza

della lingua (per cui vennero create grammatiche e dizionari in lingue locali) e l'ausilio di supporti catechistici in

lingue indigene. Furono formate anche le classi dirigenti per le quali i domenicani crearono numerose università.

Nacque l'esperienza delle così dette 'riduzioni', ossia villaggi isolati in cui gli indios vivevano separati dagli

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spagnoli affinché fossero preservati. Le Riduzioni volute nel 1609 da Padre Acquaviva dipendevano solo dal

viceré ed erano tenuti al pagamento solamente di un tributo. Al centro del villaggio vi era la plaza mayor con la

Chiesa ed il Municipo; l'istruzione era obbligatoria, grande importanza avevano il canto, le feste, il teatro ed ogni

espressione artistica; grande era la preparazione ai sacramenti e ad una vita religiosa coerente ed ordinata.

L'organizzazione sociale ed economica garantiva la più assoluta uguaglianza ed un benessere esteso. Tuttavia, tra

il 1636 ed il 1638 gruppi di paolisti (cacciatori di schiavi) presero a perseguitare le riduzioni; dapprincipio fu

organizzato un esodo a sud, poi invece i gesuiti ottennero da Filippo IV di Spagna di potersi armare; il piccolo ma

potente esercito indios, dimostrato sul campo grande valore e fermezza, riuscirono a sconfiggere i paolisti nel

1641. Le riduzioni poterono dunque prosperare e venne creato un sistema di reclutamento permanente. Nel

1700 quei figli di puttana, atei bastardi di Illuministi, avendo in odio i gesuiti, presero a denigrare l'esperienza

delle riduzioni senza la minima cognizione di cosa stessero criticando (v.d comunisti). Nel Brasile

l'evangelizzazione fu alquanto saltuaria; anno di svolta fu il 1549 quando dal Portogallo sbarcarono i primi

gesuiti guidati da Manuel da Nòbrega. Essi impararono la lingua molto celermente e si dedicarono ad un'opera di

evangelizzazione basata sull'amichevole rapporto con la popolazione locale. Poco poterono fare per alleviare la

schiavitù; nel 1661 furono espulsi proprio perché accusati di non aver fatto nulla contro ciò. ASIA India Il

principale problema incontrato dai primi portoghesi giunti in loco fu il fatto che gli indiani conservassero ancora

un rigido sistema di caste ed una fede nestoriana; si provò dunque, a seguito del sinodo di Diamper (1599) a

imporre una netta rottura con le fedi ereticali. Nel 1653 un terzo dei così detti siriaci misero in atto una

secessione dalla Chiesa cattolica. Il loro limite fondamentale fu di aver confuso l'induismo con una protoforma di

cristianesimo; tuttavia essi si guardarono bene dall'applicare il metodo della tabula rasa, scelta saggia. Alla fine

del 1500 la confessione cristiana contò un aumento vertiginoso degli aderenti. Fu molto importante

l'adattamento alla mentalità indiana, in particolar modo nel fasto della liturgia; inoltre fu assai importante

comprendere la mentalità induista particolarmente per quanto riguardava le divisioni in caste; in questo, fu

campione Roberto De Nobili. Questi mirò ad avvicinare la classe dei Bramini (il non plus ultra della società

indiana) adottando tutte le precauzioni estetiche del caso. Alla fine del 1500 il grande Mogol promosse la

creazione di una religione sincretista contenente elementi islamici, cristiani ed induisti. Vi giunsero i migliori

gesuiti del tempo ma sotto Shah Jahan la cosa declinò fino al fanatico musulmano che sarà il successore. Cina Nel

1557 i portoghesi presero Macao e provvidero a occidentalizzarla sotto lo sguardo di disappunto della Cina.

Tuttavia il resto del paese era precluso al resto degli occidentali. Matteo Ricci di Macerata assieme al Ruggieri

agendo sotto copertura, giunsero sino a Pechino (1601). Egli si presentò alla corte come un saggio occidentale

esperto di varie discipline, espertissimo anche di Confucio; valorizzando il confucianesimo che considerava una

filosofia, cercò una frammistione col cattolicesimo (fra le due non vi era molto distanza). L'opera ebbe i suoi frutti

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ma non poche furono le difficoltà. Innanzitutto il clero locale stentava di imparare il latino. Papa Paolo Vvenne

incontro alle esigenze con una bolla del 1615 che rimase però lettera morta. Il secondo problema era su come

definire il concetto di Dio. In terzo luogo vi era l'opposizione degli intellettuali provinciali reazionari. Giappone

L'evangelizzazione del Giappone ebbe inizio per merito di San Francesco Saverio il quale si imbarcò da Lisbona

privo di competenze riguardo all'Oriente. Nel 1549 iniziò con un annuncio di tipo tradizionale ma si scontrò con

l'evidente evoluzione del popolo giapponese che poneva precise domande. Per questi ultimi fatti la povertà era

considerata un non-valore; dovette presentarsi come un uomo colto e dell'alta società, vestendo elegante e

offrendo all'imperatore oggetti curiosi. Persino il Papa, in un viaggio apostolico del 1579, si accorse di questa

evidenza, ossia che quella giapponese era una cultura profondamente verticistica, per cui era necessario che il

missionario acquisisse uno status sociale elevato. Oltretutto vi era la necessità di imparare lingua, usi e costumi

locali. Non faticarono molto per ottenere il benestare dell'imperatore. I gesuiti, come loro solito, adattarono un

catechismo e costituirono diverse comunità. Venne costituita nel 1587 la diocesi di Funai cui fu messo a capo per

primo Pedro Martins. Questi, ed in particolar modo il suo successore Luis Cerqueira, si occuparono

particolarmente della creazione di seminari e della formazione dei nuovi presbiteri, molti dei quali subirono il

martirio. Nel 1596 l'incagliamento e il successivo saccheggio di un galeone spagnolo da parte di un signorotto

locale causò un incidente diplomatico fra giapponesi e l'incazzato capitano della nave a seguito del quale

l'imperatore si scagliò contro i missionari crocifiggendone 26; nel 1614 si scatenò la caccia ai missionari e ai

cristiani. Negli anni successivi la persecuzione si inasprì con l'applicazione di nuovi crudeli metodi di tortura ed

esecuzione (era richiesta però la biura). Il clero buddista fu trasformato nel 1630 in una specie di polizia

religiosa. Nel 1639, in fine, lo shogun (imperatore) Iemitsu espulse tutti gli occidentali. Totale 4045 casi di

martirio attestato. Fino alla seconda metà del 1800 continuarono a sopravvivere piccole comunità cristiane prive

di pastore e pertanto privi di eucarestia.

Le riforme Cattolici ed Ortodossi, seppur condividano la stessa fede, sono da sempre separati su

diversi piani. La religione cattolica è sempre stata caratterizzata da un maggior dinamismo, da un grande

impegno apostolico e caritativo secondo il motto di San Bernardo per cui non progredire è regredire. Fin dal XIV

il dibattito sulla riforma fu in primo piano (Ecclesia semper reformanda); Il dibattito era sulla decadenza dei

costumi e non sui contenuti teologici. Le riforme possono essere in capite, cioè nelle strutture di vertice (Papa,

Collegio Cardinalizio, Curia Romana) o in membris, nella base (diocesi, ordini, congregazioni), disciplinare

(cambiare e adeguare i comportamenti), dottrinale (ritoccare le dottrine), esterne (quando vengono provocate dal

potere laico) o interne (se nascono da un bisogno profondo). Quando si parla di riforma occorre tener presente il

concetto di salvezza. Si cambia o si vuol cambiare per poter essere salvati. Di qui un'idea dell'uomo (concezione

antropologia).L'uomo è considerato in duplice senso. Da un lato lo si coglie come centro, cioè senza limiti, senza

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peccato, capace di ogni traguardo grazie alla religione e alla libertà. Dall'altro viene inteso come periferia

esterna , svuotato del peccato , incapace di bene. La prima concezione è tipica dell'Umanesimo, la seconda

dall'agostinismo. Sono dimensioni che si possono integrare nella visione cattolica. Portate all'estremismo

conducono al razionalismo-libertino o al fideismo pessimista. L'ambito della riforma è la Chiesa. Ci si salva nella

Chiesa e per mezzo della Chiesa, che annuncia la Parola, utilizza i segni sacramentali e vive la carità. Per l'uomo

del Rinascimento la Chiesa era un ostacolo , perché poneva la Rivelazione sopra la Ragione. Per l'uomo delle

riforme protestanti la chiesa era un ingombro, in quanto occorre un contatto diretto con la Parola. A questa

riduzione aveva contribuito l'evoluzione, o meglio l'involuzione, che si era avuta nel tardo Medioevo, quando, da

mistero e sacramento dell'incontro con Cristo, la Chiesa era venuta a ridursi a un puro fattore di appartenenza

sociale. Si viveva nella Chiesa ma non della Chiesa. Il bisogno di riforma era condiviso da tutti, ma di fatto

comportò diversi percorsi e progetti. Storicamente si sono avuti quattro progetti: 1) un progetto spiritualista, che

si ricollega al pensiero di Gioacchino da Fiore, secondo cui, a partire dal 1620, lo Spirito Santo sarebbe

intervenuto per rifondare la Chiesa, che sarebbe diventata una Ecclesia spiritualis; 2) Teologi come Wycleff e

Huss hanno criticato la 'vita' della Chiesa, cioè i comportamenti , le modalità di governo. La moralità e la

mancanza di povertà dei sacerdoti, il diniego del calice ai laici, sostenendo che essi rivelavano una grave infedeltà

al Vangelo. Da essi nacque pertanto un progetto scismatico, in quanto ritenevano la Chiesa non più riformabile. 3)

A Lutero, ma lo stesso si può dire di Calvino e degli altri esponenti delle Chiese protestanti, non bastava una

semplice revisione pastorale o morale. Il problema che li angosciava non era quello della 'vita' ma della 'dottrina'.

Di qui un progetto di riforma dottrinale, in quanto ci si doveva preoccupare non tanto dello stile di vita, ma del

contenuto del credo. E' questa la riforma 'protestante'. All'interno del movimento scatenato da Lutero, Zwingli e

Calvino ci sono notevoli diversità. Per questo motivo, più che parlare di 'riforma' al singolare, si dovrebbe parlare

di 'riforme'. 4) c'era infine il progetto cattolico di riforma. Esso partiva dal presupposto che Cristo mai avrebbe

abbandonato la sua Chiesa. Se pertanto i sui membri possono sbagliare, essa non può insegnare dottrine errate

ed ha al suo interno gli anticorpi per rigenerarsi. Questo fatto comportava un restauro della Chiesa, non un suo

rifiuto. Attraverso opportuni cambiamenti, attraverso un certo numero di modifiche , di 'ritorni', di adattamenti

nel campo disciplinare, morale, organizzativo, pastorale si doveva cambiare lo stile di vita, ma non si poteva

cambiare dottrina. Si doveva cioè tornare a vivere della Chiesa e a considerarla come sacramento dell'incontro

con Dio. Fu questo il fascio di riforme che culminò nella riforma tridentina.

Riforme cattoliche LA RIFORMA DAL BASSO Si trattò di una classica riforma dal basso, spontanea

ma assecondata e voluta anche dalle gerarchie; affinchè, infatti, una riforma abbia successo è necessaria 1) che

sia voluta e sentita come un'esigenza dalla base 2) che vi sia collaborazione e cooperazione fra vertice e base 3)

che sia spirituale 4) che sia progressiva, ossia non improvvisa 5) che si innesti con fedeltà alla tradizione 6) che

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sia uguale per il vertice e per la base. LE CONFRATERNITE Le confraternite sono associazioni di credenti (preti e

laici), erette per compiere opere di carità, o per l'incremento e l'esercizio della preghiera. Secondo il fine esse si

dividono in: confraternite di culto e confraternite di carità. Esse operarono in una triplice direzione: 1)

rinnovamento spirituale 2) attenzione ai poveri, immagine del Cristo 3) finalità apostoliche. Ricordiamo La

Confraternita del Divino Amore, che tra Genova e Roma fondarono 11 ospedali degli incurabili ed altrettanti

monasteri. LE DONNE nel processo di rinnovamento le donne giocarono un ruolo importante. Alcune, come

Domenica da Paradiso, ebbero l'ardire di predicare la Scrittura e di rivendicare la propria autonomia spirituale

financo a giungere a scrivere al Papa Paolo III. Altre, come Brigida di Svezia, fondarono comunità miste in cui la

donna non fosse relegata ad un ruolo subalterno. Ludovica Torelli fondò a Milano I Barnabiti e le Angeliche.

Molte di queste donne ebbero rapporti stretti con molti Papi. Angela Merici fondò Le Orsoline, le quali

esercitarono uno straordinario ruolo educativo e formativo. LA RIFORMA DEI RELIGIOSI Certosini e nuovi Ordini

Tra il 1300 ed il 1400 fu tutto un fiorire di nuovi ordini: nacquero i Certosini non che altri ordini fra i quali quello

dei Minimi che ebbe un'enorme diffusione nel corso del XVI secolo. Osservanze Esse ebbero come elemento

ispiratore il ritorno alle origini, cioè alla regola primitiva che doveva essere osservata. Si era convinti che il

rispetto di simili regole avrebbe condotto alla santità. Benedettini La riforma di Santa Giustina di Padova fu

l'esperienza più importante di osservanza fra i Benedettini voluta da Ludovico Barbo nel XV secolo per

rispondere al lassismo e alla corruzione morale dei propri monaci. Francescani La regola di San Francesco che

prescriveva povertà rigorosa e attività questuale cominciò a divenire ossimorica difronte all'opulenza delle

Chiese gotiche, dei manoscritti e dei conventi nelle comunità molto numerose. La riforma (Osservanza) fu: 1)

costituirsi di piccole fraternità 2) vita semi-eremitica3) rinunzia ai beni immobili, rendite, dispense. In un

secondo tempo 4) alternanza tra vita ritirata e apostolato 5) apertura allo studio (era l'epoca dell'Umanesimo).

Nel 1430 si ebbe una scissione fra osservanti e conservatori; con la bolla Ites Vos di Leone X vi fu l'indipendenza

degli osservanti che presero nome di Cappuccini . Nel 1625 i Cappuccini contavano 1260 conventi con 17000

membri; grazie alla loro coerenza con la povertà francescana e alla generosità in occasione di epidemie e

sventure essi divennero una delle forze trainanti della Chiesa rinnovata. Domenicani L'esponente della fazione

più integralista, riformista e rigorosa fu Girolamo Savonarola. Egli mischiò politica fiorentina con religione,

predicando una nuova forma di governo basata su una sorta di democrazia diretta e fu protagonista della prima

fase della Guerra d'Italia contro Carlo VIII quando, dopo la sconfitta, fu predicatore contro Piero de' Medici. Fu poi

giustiziato nel 1498 insieme ai suoi seguaci, i piagnoni. Devotio Moderna fu una forma di spiritualità (XV-XVI

sec) avversa alla speculazione fine a se stessa, molto pragmatica, individualistica e metodica. Chierici regolari il

nome definisce quei raggruppamenti di chierici e laici che vivono la vita in comune, in conformità a costituzioni,

che hanno oltre ai tre voti, anche un 'quarto voto' per scopi apostolici. Furono Teatini, Barnabiti, Gesuiti,

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Somaschi, Camilliani, Caracciolini. Si trattava di strutture centralizzate e assai dinamiche, dotate di propri

personali rendite economiche che consentivano ai chierici di agire apostolicamente nella maniera più libera

possibile (ma comunque attinente alla Regola). Sant'Ignazio e i gesuiti Ignazio fu uomo di cultura, universitario,

convinto che la riforma della Chiesa non passasse attraverso l'austerity ma attraverso un ritrovato slancio

evangelico, attraverso l'operosità ed il rifiuto della staticità. La compagnia che fondò, pertanto, fu

particolarmente dedita alla predicazione del Vangelo sia nei luoghi già cattolici ma anche, e soprattutto, nelle

terre non ancora convertite o che s'accostavano al protestantesimo, con l'uso della predicazione, della carità e

dell'istruzione gratuita. RIFORMA E CULTURA XIV e XV secolo assistettero ad un fiorire di università in tutta

Europa e di nuove disquisizioni in materia filosofico-religioso. In Spagna, in modo particolare, sorse un dibattito

che mirava a separarsi definitivamente dalla leziosità, dai particolarismi passati per volgersi ai grandi temi

d'attualità. Ma la grande rivoluzione fu la stampa. I testi religiosi costituivano il 45% della produzione (per lo più

Bibbie in latino o in volgare e testi dei grandi teologi e della patristica). IL RINASCIMENTO Questo fu anche il

periodo del Rinascimento, così definito già dal Vasari, dell'Umanesimo, della Filologia, della Pedagogia, con una

fisionomia urbana e fortemente signorile. Primo polo fu la Firenze medicea di Lorenzo il Magnifico, con

Brunelleschi, Michelangelo, Lippi, Botticelli, Verrocchio. Secondo polo fu la Roma papale con il grande

mecenatismo, la presenza di grandi artisti e grandi opere ma, per contro, l'assenteismo pastorale, il nepotismo, i

figli di Alessandro VI, la corruttela dilagante. Terzo polo fu la Venezia dei dogi, caratterizzata da una politica

estera fortemente espansiva e da un'arte che prenderà nome proprio di 'pittura veneziana'. L'Italia divenne

l'oggetto dei così detti 'viaggi di istruzione' che fecero della penisola una dei principali oggetti di ammirazione

per gli stranieri. Importante fu la figura di Erasmo da Rotterdam, agostiniano, rimasto folgorato durante un

viaggio in Italia. Propugnò la docta pietas basata sullo studio dei classici e sul ritorno alla patristica. Rifiutava

qualunque rito esteriore e qualunque opulenza. Ma fu più distruttore che costruttore. I VESCOVI Il vescovato era

concesso come beneficio dal sovrano e pertanto oggetto della sete di potere di molti casati importati all'estero

come in Italia. I vescovi quasi mai risiedevano del vescovato e arrivavano addirittura ad accumulare più di una

carica. COLLEGIO CARDINALIZIO stesso discorso, con la differenza che a volte il cardinalato veniva venduto. I

PAPI tra il 1417 e il 1565 si succedettero 19 papi di cui solo 3 stranieri. Paolo III fu il primo che attuò una seria

riforma a seguito dello sciagurato pontificato di Clemente VII (sacco di Roma). 1) rinnovò il collegio cardinalizio

con l'inserimento di cardinali del partito riformatore e di intellettuali quali il Bembo 2) favorì le nuove

congregazioni approvando svariati ordini religiosi 3) ripristinò l'Inquisizione 4) inaugurò il Concilio di Trento.

Riforme protestanti LUTERO Nel percorso formativo di Lutero di riconoscono tre svolte. La prima

svolta si ebbe tra il 1511 e il 1515 (esperienza della Torre) quando l'agostiniano cominciò a giudicare la giustizia

divina come troppo esigente, in quanto pone l'uomo davanti a prove che non è in grado di superare. Da qui si

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deriva la grazia per sola fide. La seconda svolta di ebbe nel 1517 quando Alberto di Brandeburgo, per ottenere il

terzo vescovato, si propose di accollarsi i debiti (14.000 ducati) di quel vescovato verso Roma. Egli aveva già dei

debiti verso Roma (10.000) e verso l'imperatore (2.000). Trovò una banca che gli finanziasse 29.000 fiorini ed il

papa, per metterlo in condizione di onorare il debito, gli concesse l'appalto della vendita delle indulgenze per 8

anni. Alberto, dunque, nominò due commissari che andassero a predicare l'indulgenza a pagamento fra cui Tetzel.

Lutero, assistito ad uno show di Tetzel si incavolò ed inviò ad Alberto le famose 95 tesi che, a sua insaputa, furono

anche stampate e distribuite. Egli propugnava la sola scriptura, il conseguente venir meno del sacramento del

presbiterato, l'abolizione di tutti i sacramenti fuorché due, l'abolizione dell'infallibilità papale, la già citata sola

fide. Nel 1520 fu scomunicato con una bolla di Leone X ma essa doveva essere ratificata da una dieta imperiale, la

quale di ebbe a Worms nel 1521. Lutero non abiurò. LA DIFFUSIONE DELLA RIFORMA Il successo fu dovuto alla

semplicità e alla chiarezza del messaggio. Fu avvantaggiato dal sentimento anti-romano e anti-autoritario che

pervadeva soprattutto i tedeschi. Inoltre fu appoggiato dalle classi dirigenti che vedevano nella Riforma

l'occasione per mettere le mani sui grandi beni ecclesiastici e per amministrare loro stessi le chiese locali. Infine

fu coadiuvato dall'uso della stampa e dalla diffusione dell'alfabetizzazione. DALLA RIFORMA ALLA RIVOLUZIONE

Lutero si trattenne alla Wartburg studiando, traducendo il Nuovo Testamento e scrivendo il commento al

Magnificat mentre i fatti degeneravano nella così detta guerra dei contadini, un moto di ribellione popolare

contro qualsiasi forma di autorità motivato da ragioni politiche e religiose all'un tempo. La cosa fu soffocata nel

sangue nel 1525 con oltre 100.000 morti e contribuì a creare una lega cattolica anti-protestante. IL

RAFFORZAMENTO DELLA RIFORMA E LA MORTE un estremo tentativo di riappacificazione ebbe luogo nel 1530

con la Confessione di Augusta che tuttavia fu un fallimento. Nel 1531 i protestanti si unirono nella Lega di

Smalcalda contro Carlo V il quale, dovendo affrontare il pericolo turco, procrastinò lo scontro. Gli interessi in

ballo erano per lo più politici. In quell'anno ebbe luogo lo scandalo di Filippo d'Assia il quale, già sposato, voleva

divorziare e maritarsi con una 17enne. Melantone e Lutero gli concessero una dispensa e la madre della fanciulla

la divulgò. Fu uno scandalo enorme anche presso i luterani. Lutero morì nel 1546 all'età di 63 anni. CALVINO,

nato a Noyon nel 1509, fu formato all'umanesimo e alla dottrina cattolica. Lo differenziava da Lutero il non essere

chierico e l'essere molto meno estremista. La sua riforma aveva come base la capillare diffusione del messaggio

in tutta la popolazione per mezzo di prediche e dottrina. Egli fu molto attento all'educazione dei giovani per i

quali scrisse un catechismo. Centro della sua predicazione fu Ginevra dove non manco di venire ai ferri corti con

l'autorità civile. Egli propugnava un'organizzazione della società basata sul rigido controllo della c ondotta

morale e religiosa dell'individuo. Quanto al credo, egli si differenziava da Lutero per la dottrina della

predestinazione e considerava utili le opere. ZWINGLI, svizzero di Zurigo, sostenne che la sola fede in Cristo e

non nella Chiesa dava salvezza. Nel dire ciò fu 'adottato' dalle autorità municipali che decise ben presto per la

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creazione di una chiesa di stato in città. Religione e patriottismo di frammisero sino alla definitiva rottura con

Roma e alla guerra che ne seguì, nella quale Zurigo venne sconfitta e lo stesso Zwingli cadde in battaglia. CHIESA

DI STATO INGLESE Il matrimonio fra Enrico VIII Tudor e Caterina d'Aragona non dava il sospirato figlio maschio

ma generò solamente Mary Tudor. Nel 1528, punzecchiato dalla passione per la giovane Anna Bolena che era

ritrosa a concedersi al re, questi nominò un parlamento dal quale poter ottenere l'annullamento del matrimonio

con Caterina d'Aragona ma dal quale si vide dare torto (persino da Lutero, Melantone, dal papa e da tutti i giuristi

più in vista del tempo). Così nel 1533 Enrico VIII nominò arcivescovo di Canterbury tal Cranmer il quale concesse

l'annullamento del matrimonio al re. Questi si sposò con Anna Bolena e inevitabile fu la scomunica di Clemente

VII. Come reazione Enrico fece approvare l'atto di supremazia con il quale si autonominò capo indiscusso della

chiesa inglese dal quale scaturirono violente persecuzioni verso i cattolici. Morto Enrico gli successe Edoardo VI,

di 9 anni, che fu posto sotto la tutela del duca di Domerset il quale inaugurò quel che fu definito come

'feudalesimo bastardo', ossia una forma di clamoroso clientelismo. Morto Edoardo VI gli successe Maria Tudor

(vd sopra), cattolica, che iniziò furiose repressioni contro i protestanti che gli valsero il soprannome di 'Maria la

sanguinaria'. Dopo di lei salì al trono Elisabetta I. RIFORMA RADICALE All'interno del movimento luterano non

mancarono frange che si distinguevano per la critica a Lutero. Affermavano, infatti, che se è sola scriptura perché

dover accettare il primato intellettuale di Lutero? Ognuno doveva credere e interpretare liberamente. Muntzer, ad

esempio, oltre che da questa asserzione, era caratterizzato da un maggior manicheismo e da una tendenza

all'estremismo. ANABATTISMO fu la corrente radicale che nacque a Zurigo nella cerchia di Zwingli. Oggetto della

contesa fu il dare il battesimo ai bambini, che essi deploravano, e l'abbandono dei beni terreni e quindi

dell'attivismo politico. Si affermava inoltre che solo gli esseri umani rigenerati appartenevano alla Chiesa, mentre

gli altri ai poteri temporali ANTITRINITARI italiani, negavano la natura divina di Cristo e per giunta affermavano

che Cristo morendo in croce da uomo non aveva salvato proprio nessuno. Negavano l'immortalità dell'anima ma

tuttavia furono il movimento e più pacifico e tollerante fra i protestanti.

Il Concilio di Trento (1545-1563) Esso fu fortemente voluto e promosso a Carlo V il quale, re

cristianissimo, voleva assolutamente evitare una spaccatura politica nei suoi domini conseguente ad una

possibile riforma protestante, dal momento che l'unità religiosa significava unità politica (pace fra i cristiani e

guerra contro gli infedeli era il suo motto). LO SVOLGIMENTO DEL CONCILIO Il papa non svolse mai un ruolo

attivo all'interno del Concilio. All'inizio si ebbero due schieramenti: il primo desiderava che ci si occupasse solo

della dottrina, il secondo voleva occuparsi anche di riformare la Chiesa; si optò per una soluzione di

compromesso. Il primo periodo del Concilio (1545-1547) (Papa Paolo III) Dal momento che Lutero negava la

valenza della Tradizione, il Concilio affrontò in primis l'argomento ribadendo che Tradizione e Scrittura dovevano

essere gerarchicamente sotto la Buona Novella predicata da Cristo. Si provvide a definire che il Peccato Originale

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veniva cancellato dal Battesimo e restava unicamente la propensione al peccato; oltre a ciò veniva chiarito che

tramite la confessione il peccato non solo era perdonato, ma addirittura cancellato (chiara risposta alla dottrina

della giustificazione per mezzo di fede di Lutero). La Prima Fase ebbe fine quando un'epidemia di tifo fecero

spostare la sede a Bologna. Secondo Periodo (1551-1552) e Pace di Augusta (Papa Giulio III) furono definite le

dottrine della penitenza, dell'eucaristia e dell'estrema unzione. I lavori furono però scossi da alcuni avveniventi

nello scacchiere politico. La pace di Augusta (1555) aveva stabilito una pace perpetua fra luterani e cattolici.

Carlo V fu costretto ad accettare il ius reformandi e lo ius migrandi ossia il diritto secondo cui era il sovrano a

stabilire la religione dei sudditi i quali, se in disaccordo, avevano il diritto di emigrare. Carlo V abdicò in favore del

figlio Filippo II; il papa Paolo IV non ebbe abbastanza energia per gestire la situazione che si risolse in un gran

caos anche a causa dell'uso indiscriminato dell'Inquisizione. Terzo Periodo (1562-1563) (papa Pio IV) fu

inaugurato con l'imposizione dell'obbligo di residenza e visita per i vescovi. Fu vietato l'uso del volgare a messa,

proclamata la missione pastorale di vescovi e preti, istituiti i seminari, istituì il sacramento del matrimonio, i

registri parrocchiali, promossa l'educazione religiosa del volgo. Generalmente ne usciva una Chiesa che,

abbandonati i fasti e le pretese di potere temporale, tornava alla lavanda dei piedi, al servizio dell'uomo. Tuttavia

non fu sfiorata l'organizzazione ecclesiastica per evitare divisioni interne. Fu meglio disciplinato il clero ed la

liturgia minuziosamente regolamentata a scapito dei culti semi-pagani e popolareschi.

L'età del disciplinamento Il termine 'controriforma' è improprio e sbagliato dal momento che la

riforma della Chiesa non fu una reazione al Luteranesimo ma un moto spontaneo innescato dal protestantesimo ;

il termine, inoltre, fa erroneamente credere che la riforma sia stata imposta con la forza delle armi mentre in

realtà fu abbracciata spontaneamente dalle varie membra della Chiesa. Con il termine confessionalizzazione si

identifica lo scisma fra luterani, calvinisti e cattolici ed la conseguente definizione di ordini interni. Tale processo

ha comportato: 1) Definizioni di verità di fede chiare. 2) Rafforzamento del potere magisteriale. 3)

Disciplinamento e istituzionalizzazione del ruolo dell'uomo all'interno dell'organizzazione. 4) Controllo della

condotta del singolo. 5) Eliminazione delle minoranze concorrenti (vedi Editto di Nantes in Francia). 6) Uso dei

mezzi di propaganda ed educazione soprattutto nelle edites. 7) Integrazione delle chiese all'interno

dell'organismo statale. Da canto suo l'autorità civile sfruttò il controllo della religione per una maggiore

omogeneità della popolazione e per una maggiore disciplina. In seno alla confessionalizzazione viene da

considerare il così definito disciplinamento, inteso come la pretesa delle nuove confessioni religiose di imporre

una fitta e generalizzata moralizzazione dell'individuo e della società tutta. I PAPI E LA NUOVA CURIA ROMANA Il

dopo Trento fu caratterizzato da figure vescovili quali San Carlo Borromeo che agì come una longa manus del

concilio; vi è da ricordare che la maggior parte di lavoro fu svolta dagli ordini religiosi. Come conseguenza si ebbe

la centralizzazione del governo della chiesa, motivata da molteplici esigenze. 1) Nascita degli stati moderni con la

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loro pretesa di controllo sulle chiese nazionali 2) Conflitti fra cardinali e papa. Il processo di centralizzazione

portò con sé la creazione di Propaganda Fide con la quale il papa smetteva di delegare l'opera di evangelizzazione

al potere temporale per cominciare ad occuparsene personalmente. Fu effettuata anche una riforma volta

all'efficientamento delle istituzioni ed in particolar modo della curia romana. Il collegio cardinalizio, con

l'aumento da 24 a 70 membri perse importanza ed influenza. La chiesa fu anche impegnata in ambito militare

contro i Turchi e contro i Protestanti. La vittoria di Lepanto del 1571, clamorosa sul piano militare ma di poco

conto su quello strategico, segnò il trionfo del cattolicesimo. La flotta cristiana era composta da 207 galee, 67

galeazze veneziane e 30 velieri, 84.420 uomini e 1.850 cannoni. I Turchi erano in 88.000 con 220 galee, 60 fuste

ma soli 700 cannoni. Alla fine della giornata le perdite turche furono: 80 affondamenti, 117 arrembaggi, 40.000

perdite, 30.000 prigionieri. Quelli cristiani furono 15 affondamenti, 7.000 perdite, 10.000 schiavi cristiani

liberati. ORGANI DI GOVERNO essi necessitavano di una riassetto al fine di aumentare l'efficienza e la

competitività in un mondo sconquassato. La bolla Immensa Aeterni Dei (1578) di Sisto V le competenze della

curia romana furono ripartite fra 1)Dottrinale (Santa Inquisizione e Indice dei Libri Proibiti) 2)Pastorale

(Concistoro, Concilio, Riti, Regolari, Vescovi) 3)Giudiziaria (Segnatura Apostolica) 4) Governo temporale (tutti gli

affari che concernevano l'amministrazione civile di uno stato qualsiasi). Oltre a questi nuovi uffici sono da

ricordare due strumenti fondamentali per il controllo del territorio e per le relazioni internazionali: la

nunziatura, ossia l'ambasciata stabile in suolo straniero che consentiva un gran risparmio di denaro sulle

delegazioni, e le visite ad limina ossia le relazioni scritte o orali che regolarmente erano tenuti a fare i vescovi

delle loro diocesi. ORGANI DELLA DIFESA DOTTRINALE Il Sant'Uffizio fu creato come strumento di lotta

all'eresia ma ben presto fu sfruttato come mezzo di terrore per tenere in pugno il collegio cardinalizio. Esso fu

gestito principalmente da domenicani e francescani e fu estremamente all'avanguardia per quando riguarda la

procedura giudiziaria che prevedeva già l'avvocato difensore (addirittura quello d'ufficio), la preparazione della

difesa, la conoscenza preventiva degli atti processuali, la possibilità del perdono; le pene erano generalmente miti

se l'imputato era collaborativo e la tortura era ammessa solo con moderazione in caso in cui l'imputato di fronte

all'evidenza negasse o si rifiutasse di dire il nome dei complici; in ogni caso doveva confermare le sue

affermazioni sotto tortura dopo 24 ore. I condannati al rogo furono mai più dell'1,9% degli imputati giudicati

colpevoli. L'imprimatur era uno strumento di controllo preventivo sugli scritti grazie al quale un vescovo poteva

autorizzare con un nihil obstat la pubblicazione di un libro oppure no. L'indice dei libri proibiti serviva, invece, a

impedire la diffusione dei libri già editi; venivano messi al bando soprattutto le opere religiose di eretici e le

opere di magia e stregoneria, cabbale ebraiche, astrologia e le edizioni in volgare della Bibbia salvo

autorizzazione vescovile. STRUMENTI PER L'ANIMAZIONE SPIRITUALE In primo luogo vi fu da scegliere la

lingua: si optò per il latino dal momento che 'non è importante che i fedeli comprendano la preghiera,

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l'importante è che Dio la capisca' (Bellarmino). Fu innanzitutto riformato il breviario che era monotono, ricco di

testi apocrifi e troppo sostanzioso in termine di salmi e preghiere. Fu riformato il messale romano, ricondotto alla

versione del 1474. Si revisionò, inoltre, l'edizione in volgare (vulgata) della Bibbia alla quale mise mano

direttamente Sisto V e successivamente corretta sotto Clemente VIII nella definitiva edizione 'sisto-clementina'.

VISITE E SINODI Il Concilio aveva imposto ai vescovi la visita annuale della propria diocesi, parrocchie, conventi,

opere pie, ma anche quello di riunire una volta all'anno un sinodo diocesano e ogni tre uno provinciale col

compito di ratificare e promulgare le decisioni prese dal vescovo. Fu stabilito che i parroci fossero obbligati a

predicare la domenica e l'istituzione della messa di precetto ogni Domenica. Alcuno peccati gravi potevano,

infine, essere assolti solo da un vescovo. PREDICAZIONE Erano in uso due forme di predicazione: la predicazione

solenne e quella missionaria. La prima consisteva in uno spettacolo vero e proprio in cui un personaggio

istrionicamente faceva bella mostra di capacità oratoriali ma di pochissimi contenuti dottrinali. Essa fu in seguito

definita da papa Innocenzo XI una 'peste'. La seconda invece era svolta con criterio dottrinale e metodologico da

ordini religiosi preposti che aveva come scopo la rievangelizzazione di terre e luoghi già cattolici, allo scopo di

infervorare, convertire e depurare le pratiche religiose da rminescenze pagane. Venivano sfruttate anche

processioni di flagellanti i quali avevano un grande impatto visivo sugli spettatori. I QUADRI DEL

RINNOVAMENTO: VESCOVI, SACERDOTI E RELIGIOSI fino a Trento la carica di Vescovo era unicamente onorifica

e non comportava un impegno attivo; ma dopo Trento la variazione del significato portò ad una generazione di

grandi vescovi riformatori fra i quali è bene ricordare San Carlo Borromeo, uomo pio, austero e grande campione

della 'controriforma'. Per quanto concerne i preti, vi è da ricordare che essi erano numerosissimi (1 prete ogni 81

abitanti a Roma); importante fu l'istituzione di moltissimi seminari. Riguardo ai religiosi 3 sono le mete verso cui

volgeva la società religiosa dell'epoca 1)la preghiera divenne più privata e più contemplativa 2)aumentò il senso

di appartenenza alla Chiesa 3)fu sdoganato il bisogno di evangelizzare le Indie. RELIGIOSE Anch'esse

numerosissime ma precluse all'apostolato poiché la mentalità dell'epoca ed il Concilio stesso prevedeva per loro

unicamente la clausura. Spesso prendevano questa via sotto l'azione di una coercizione familiare. Non

mancarono casi in cui si cercò di impiegare le donne come 'religiose' e non come 'suore di clausura' ma ebbero

molto insuccesso.

Chiesa e Stato ITALIA In Italia i rapporti fra la riforma tridentina e gli stati non fu conflittuale, salvo

l'episodio veneziano: la Serenissima, gelosa delle proprie prerogative, non accettava che in ambito religioso

avesse voce in capitolo solamente la Chiesa. SPAGNA Filippo II aveva come chiodo fisso il mantenere l'unità

religiosa dei propri domini e per tale ragione difese anche contro Roma l'Inquisizione Spagnola che considerava

aggressiva al punto giusto dal momento che temeva la mollezza romana. FRANCIA Con il Parigi Val Bene una

Messa di Enrico IV si chiudeva in Francia il periodo sanguinoso delle guerre di religione; l'editto di Nantes del

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1598 consentiva la libera pratica religiosa ai calvinisti. Essi, pur essendo numerosi a quell'epoca, diminuirono

vistosamente dei decenni seguenti a causa della predicazione e dell'accresciuta fede cattolica. Tuttavia gli eventi

rafforzarono il potere del re e si istituì il Diritto Divino del sovrano che aveva voce in capito addirittura per

imporre una religione unica; la deriva giunse agli Stati generali del 1614 dove venne chiesto dal Terzo Stato la

reintroduzione di pene medioevali per bestemmiatori e dissidenti religiosi creando un clima di intolleranza

religiosa piuttosto diffuso. QUESTIONI APERTE Scienza e fede: il caso Galilei La grande questione dibattuta con i

suoi avversari fu Aristotele. Fino a quel momento si credeva che le conoscenze fossero due: quelle empiriche e

quelle filosofiche. Delle due, quella che era considerata veramente degna di nota era la seconda; Galileo ebbe

l'ardire di sostenere il contrario e di entrare in contrasto col mondo accademico, per istituzione conservatore. Nel

1595 quando apparve una supernova l'ideale aristotelico di immutabilità del cielo parve cedere; ad esso Galileo

aggiunse le sue teorie riguardo al fatto che molti pianeti ruotassero intorno al sole piuttosto che intorno alla

Terra e lo dimostro tramite il cannocchiale, nuovo strumento, giungendo a redigere il Sidereus Nuncius che gli

valse la cattedra a Pisa. Attaccò il sistema tolemaico che oramai non poteva più spiegare le rivelazioni da lui fatte

sul moto degli astri. Ma il vero nodo fu riguardo il rapporto scienza-fede: desiderava infatti che la scienza

dimostrasse l'empirismo mentre la fede ciò che riguardava la religione; affermava che le scritture non

contenevano verità scientifiche assolute ma che parlassero per metafore. Quando nel 1614 si recò a Roma il papa

lo sottopose al Sant'Uffizio. Ammonito privatamente, per ben 7 anni Galileo non parlò più del sistema

copernicano. Ma nel 1630 diede alle stampe Il dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo opera volta a

sostenere la tesi del moto terreste, spiegazione plausibile al fenomeno delle maree. Opera volta ad un pubblico di

non dotti. L'imprimatur gli fu concesso ma a patto che fossero apportate delle correzioni e fosse stampato a

Roma. Galileo non lo corresse e lo stampò a Firenze a causa della peste che imperversava a Roma. Nel 1632

Urbano VIII, divenuto stanco ed irritabile si infuriò e revocò l'autorizzazione per Galileo. Nel 1633 fu convocato a

Sant'Uffizio, processato, costretto all'abiura e condannato; il libro fu messo all'Indice. Santi e santità il periodo

successivo il tridentino fu caratterizzato anche da un gran numero di canonizzazioni; in modo particolare

venivano proclamati santi i fondatori di congregazioni e ordini religiosi. Tale scelta aveva un carattere

principalmente politico, dal momento che era volta alla venerazione dei fedeli, all'aumento del numero dei

religiosi, a scopi meramente educativi dei fedeli, all'aumento del senso di appartenenza alla Chiesa, in un

momento storico in cui tale bisogno era assai sentito. Il processo di canonizzazione funzionava esattamente come

un qualsiasi processo civile, cpn tanto di avvocato del diavolo; non fu più richiesto il miracolo come parte

integrante dell'essere santi, ma come prova del fatto di esserlo. Fede e arte il periodo che va dal sacco di roma

(1527) e la fine del secolo è detto 'manierismo'; quello che va dal 1600 al 1680 è detto 'barocco'. Per rispondere

alle spinte iconoclaste di tipo calvinista presenti soprattutto in Francia, il Concilio dovette redigere un decreto

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che affermasse la legittimità del culto dei santi qualora fossero fedeli all'archetipo; l'arte, dunque, stando a questo

decreto, dovendo rispondere ad un istinto didattico si doveva conformare agli ideali di verità e morigeratezza,

contrari, quindi, ad ogni personalismo o al voler far cose curiose proprio della declinazione manieristica.

Nell'architettura si preferirono costruzioni semplici e funzionali ma anche estremamente decorate (barocche),

contrapposte ad ogni fasto goticheggiante. Il modello fu quello della 'chiesa gesuitica'. Quanto alla pittura, la

maggior influenza che ebbe la Controriforma fu per quel che riguarda le immagini ed i soggetti, principalmente

ultime cene, cene di Emmaus, immagini di santi, martirii e tutto ciò che potesse rinvigorire la pietà dei fedeli. In

musica venne rifiutata la polifonia fiamminga, eccessivamente elaborata a scapito della comprensione del testo

liturgico a favore di polifonie a non più di 8 voci di cui furono campioni indiscussi Palestrina, De Victoria,

Monteverdi, ma anche organisti quali Frescobaldi.

PARTE SECONDA La Chiesa nel Sei-Settecento IL CATTOLICESIMO DI TUTTI: TRA DEVOZIONE E

SOCIALITA'. Per lungo tempo gli studiosi hanno erroneamente considerato il culto popolare alla stregua di una

superstizione; in realtà essa era propria anche dei ceti più alti ed era pare del culto nella sua globalità, era, cioè,

una forma che nascondeva una forte devozione. Pertanto è sbagliato considerarlo un culto di serie B. LE

PRATICHE RELIGIOSE si articolavano per lo più in processioni propiziatorie e in occasione di eventi nefasti. Ad

essi si univa un diffuso culto delle reliquie che non fu affatto osteggiato dal Concilio ma anzi, era considerato uno

strumento efficace per unire la Chiesa anche nelle sue più remote località. Il principio della confessionalizzazione

comportava una certa forma di conformismo, indotto anche e soprattutto dall'intreccio fra potere civile e

religioso che imponeva, ad esempio, per legge di fare la comunione una volta l'anno nel periodo pasquale a pena.

LA SPIRITUALITA' SALESIANA molto importante fu l'apporto dato da San Francesco di Sales il quale sostenne

nella sua opera detta Filotea la possibilità anche per i laici di aspirare alla santità tramite l'accettazione del

mondo e delle sue leggi e la vita attiva all'interno della comunità (Opus Dei). A Francesco di Sales si ispira la

Compagnia del SS Sacramento, composta da laici, i quali intendevano agire all'interno della società per cambiare

la società, i costumi e la morale. Furono ampiamente osteggiati da un mondo principalmente accademico che non

vedeva di buon occhio l'impegno dei laici nella vita sociale e religiosa. Detto anche cattolicesimo dinamico. LE

CONFRATERNITE sono forme di socialità cattolica in cui gruppi di laici si riuniscono per la preghiera, per la

meditazione e svolgono fra di loro (ma anche al di fuori di loro) assistenza morale e spirituale. Costituite su un

ordine gerarchico interno, manifesto anche nelle processioni da loro organizzate in cui si vestivano diversamente

a seconda dello status, esse sono rappresentazione dell'ordine sociale stesso. Generarono non poche rivalità con i

preti i quali non vedevano di buon occhio una forma di potere che esulava dalle loro competenze. Tuttavia, al di là

di queste scaramucce, furono apertamente liberalizzate e incentivate dalla Chiesa. Vi furono anche confraternite

femminili. CATTOLICESIMO AL FEMMINILE Non è possibile negare che la figura femminile all'interno della

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Chiesa sia sempre stata condizionata a seconda della mentalità contemporanea. Tuttavai due fatti molto

importanti contribuirono all'emancipazione della figura femminile: il libero consenso al matrimonio e quello alla

monacazione, per porre un freno ai matrimoni di comodo e alle monacazioni forzate. Per Vincenzo de' Paoli il

rifiuto ad una di queste due cose non costituiva infrazione al 4 comandamento (onora il padre e la madre) ma una

liceità consentita. Tuttavia l'applicazione pratica di queste nozioni fu scandita da rallentamenti vistosi a causa

della connivenza di molti prelati e delle così dette strategie familiari messe in atto da molte famiglie altolocate e

benestanti che costituivano uno dei cardini su cui ruotava il potere. Riguardo propriamente alla vita familiare, a

far da contrappeso ad una visione fortemente maschilista e misogina intervenne Francesco di Sales il quale

considerava il matrimonio un potenziale strumento di santificazione, essendo esso voluto da Cristo recatosi alle

nozze di Cana. La donna all'interno della famiglia fu sempre più vista come un ruolo di evangelizzazione

(matriarcato cattolico) dal momento che esse potevano agire favorevolmente sul coniuge e sulla prole, mitigando

gli istinti più propriamente maschili ed educando i figli al cattolicesimo, dato che esse passavano più tempo con

essi e si occupavano del loro allevamento. Prova ne è l'aumento dell'attenzione rivolta all'istruzione non solo

religiosa da impartire alle fanciulle da marito. Molti furono i casi di intellettuali donne. Tutta questa

emancipazione femminile era anche dovuta al culto mariano che ridava importanza alla figura femminile. RITI E

DEVOZIONI Il battesimo ricopre un ruolo fondamentale all'interno dei riti cattolici; esso doveva essere sommini-

strato entro 3 giorni dalla nascita per via della credenza nel limbo. Alta però era ancora la mortalità infantile

perinatale. Importante era anche la devozione eucaristica, contrapposta alla negazione della dottrina della

trnsustanziazione dei luterani, manifesta in esposizioni eucaristiche e riti delle quarantore, di origine italiana. Si

diffuse l'usanza della Prima Comunione in età prettamente giovanile e dell'istruzione catechistica in vista del

sacramento. Si diffonde anche la Via Crucis e la devozione al Sacro Cuore. La messa era celebrata sempre in latino

che, se da un lato diminuiva il potere di comprensione, dall'altro restituiva un senso di mistero. La lettura

individuale della bibbia non era molto diffusa ma neppure disincentivata; molte erano le pubblicazioni e i parroci,

con il miglioramento del loro livello di istruzione seguito all'istituzione dei seminari, provvedevano alla pubblica

lettura e commento di passi biblici. Tuttavia non si pensi ad un quadro idilliaco: superstizioni, riti pre-tridentini

continuarono a resistere pervicacemente all'azione controriformistica.

Educazione cristiana: finalità e mezzi Uno dei principali mezzi utilizzati dalla Controrif.orma fu

l'educazione dei fanciulli. CATECHIZZARE E ISTRUIRE lo strumento principe dell'educazione dei fanciulli fu

appunto il catechismo, un testo nel quale erano raccolte tutte le fondamentali verità di fede; la forma, in uso sino

al Vaticano II, consisteva in una serie di domande e risposte da impararsi a memoria, cosicché potessero essere

utili anche agli analfabeti. Importante fu l'apporto dato dall'istruzione cristiana, fatta di scuole e università di

ispirazione religiosa fortemente volute già da Carlo Borromeo. Essa pertanto fu diffusa ed amministrata

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principalmente da enti regolari religiosi, per inerzia da parte del potere civile. Figura di riferimento fu Jean-

Baptiste de La Salle il quale con i suoi Fratelli delle Scuole Cristiane fondò numerosissime scuole autofinanziate

rivolte ai poveri. Per quanto concerne l'educazione delle ragazze se ne occupavano le orsoline. L'educazione era

considerata una forma di carità. PREDICARE si distinguono due forme di predicazione: quella svolta da oratori di

professione, vana, ampollosa, più un esercizio di retorica che altro, e quella svolta dai preti semplici in lingua

volgare. I LIBRI DI PIETA' essi sono dei testi, per lo più di piccole dimensioni e caratterizzate da una forte

maneggevolezza, che sono utili al fedele per la meditazione personale, per la preparazione al sacramento

eucaristico, per seguire la messa. Il Seicento è l'epoca in cui questa produzione ebbe un exploit importante.

La missione oltre le frontiere d'Europa Già a fine XV secolo papa Alessandro VI aveva istituito con

due bolle il così detto sistema del 'patronato', la delegata data ai sovrani in materia di evangelizzazione delle

nuove terre. Tuttavia bene presto ci si accorse che l'ingerenza dei poteri temporali degli affari di fede nelle nuove

terre era un gravame insopportabile per un papato controriformistico che tentava in tutti i modi di affermare la

propria indipendenza dai poteri temporali. A tal scopo nel 1622 papa Gregorio XV istituì Propaganda Fide, un

organismo curiale appositamente ideato ed istituito per provvedere all'evangelizzazione dei nuovi popoli motu

proprio. Essa si occupò principalmente di due settori strategici: acquisizione di informazioni dalle zone

interessate e formazione del clero da mandare in loco. Problema fondamentale fu costituito dalla lingua per la

quale spesso mancavano insegnanti. Non mancarono episodi di insubordinazione fra i missionari che accettavano

mal volentieri gli ordini romani, ancorati al vecchio modo di fare per il quale essi avevano la piena libertà

d'iniziativa alla stregua dei primi gesuiti. I GESUITI E LE RIDUZIONI L'esperienza delle riduzioni soprattutto il

Brasile e Paraguay continuò e fu florido. Motivo di contrasto era l'assoluta autosufficienza che i gesuiti si

ostinavano a mostrare nei confronti del mondo esterno. PROPAGANDA FIDE E L'ASIA Per ovviare all'ingerenza

soprattutto del governo portoghese, il papa istituì i così detti vicari apostolici, ossia vescovi privi di vescovato che

si recavano nelle varie aree geografiche in vece del papa ed in sua rappresentanza. Non possedendo un vescovato

essi non erano dipendenti dal potere imperiale ma, essendo all'un tempo vescovi, potevano esercitare tutte le

prerogative del loro status. Non mancarono ovviamente opposizioni. IL METODO DELL'ACCOMODAMENTO per

alcune culture non era possibile venir lì con usi e costumi europei a predicare il Vangelo poiché non ci si sarebbe

fatti accettare, anzi. Fu così che già nel Cinquecento moltissimi missionari talentuosi agirono 'sotto copertura',

ossia mischiandosi a tal punto con la cultura locale da farsi accettare come saggi. È il caso dell'India dove molti

missionari erano considerati al pari dei bramini, o del Giappone dove il già citato Matteo Ricci divenne astronomo

di corte. LA QUESTIONE DEI RITI CINESI E MALABARICI Non mancarono dibattiti riguardo l'attività missionaria

stessa. Oggetto del contendere fu la presenza di riti popolari, di tradizioni, di superstizioni nei popoli da

evangelizzare. Se da un lato Propaganda Fide li condannava in toto, il Sant'Uffizio dall'altro accettava quei riti che

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non fossero di tipo religioso e idolatrico e accettava gli altri come espressione di una tradizione locale tollerabile.

Negli ambienti più in vista della cultura (culturona) soprattutto in ambito francese, però, si diffuse un dibattito

circa i metodi attuati dai gesuiti per diffondere il messaggio cristiano. Molti sostenevano, infatti, soprattutto alla

Sorbona, che non fosse bene 'snaturare' il messaggio compromettendosi con le culture e le tradizioni locali come

erano soliti fare proprio i gesuiti. In molti sostenevano che il messaggio cristiano dovesse essere impartito così

com'era genuinamente, senza alcuna forma di mediazioni. Ovviamente questo sterile dibattito era condotto dai

soliti francesi incompetenti di qualsiasi materia che miravano più che altro a criticare i gesuiti, motivati da un

illogico odio nei loro confronti.

Rievangelizzare l'Europa? Sembra paradossale asserire che nella stessa Europa dell'epoca esistesse

il reale bisogno di evangelizzazione alla stregua delle Indie. Eppure era così, in particolare nelle regioni rurali ed

in quelle ad influenza protestante. Per esse si mosse addirittura Propaganda Fide che organizzò di concerto con i

gesuiti un fitto intervento di riqualificazione religiosa delle aree interessate. Per esse si parla di 'missioni interne'

o 'missioni popolari' e se ne ha memoria unicamente per le periodiche relazioni che i missionari facevano delle

loro operazioni. Tali relazioni, seppur valenti su un piano storiografico, risentono di una autoapologetica tipica di

chi vuole esaltare l'azione e le gesta da lui compiute. In molte aree rurali il problema consisteva in una devastante

ignoranza delle più basilari conoscenze religiose, in altre da pratiche religiose non conformi ai canoni tridentini,

in altri in una commistione fra elementi protestanti e cattolici. Si parla dunque di una vera e propria riconquista

delle campagne basata su una predicazione fitta e persuasiva e l'uso di cerimonie religiose molto suggestive,

come i culti eucaristici e quelli dei flagellatori. Molta importanza venne data al sacramento della confessione, dal

momento che per la gente era preferibile confessarsi presso un missionario di passaggio che presso il parroco

presso comare del paese. Tutto fu volto verso una cristianizzazione dei costumi veicolata anche grazie all'uso non

solo della parola, ma anche di spettacoli teatrali di ispirazione religiosa. La catechesi era effettuata sia con i

consueti mezzi, sia per mezzo di canti già profani con testo scritto allo scopo di far memorizzare verità

teologiche; esempio ne è 'tu scendi dalle stelle' di Alfonso de' Liguori. Se ne ebbe come risultato un forte aumento

della devozione e del pietismo che caratterizzerà la spiritualità religiosa sino al XX secolo.

Arte, fede e devozione Il Seicento si configura dunque come il secolo del Barocco, ossia l'arte fastosa,

ricca di decorazione e di complessità formale, propria di un'epoca che mirava alla massima glorificazione di Dio.

Tutto, dalla musica all'arte figurativa, doveva aiutare il fedele nell'aumentare la sua devozione ed il suo pietismo,

a farlo sentire parte di qualcosa di grande e a glorificare Dio come un essere inconoscibile e grande. ROMA

CAPUT MUNDI Paradigma di quest'arte e della volontà di grandezza fu la Basilica di San Pietro, un edificio che

all'epoca come oggi è di mostruosa grandezza e bellezza; situato in una congerie di case ammassate l'una affianco

all'altra, essa si apre allo spettatore in maniera imprevista lasciandolo stupefatto. Il colonnato del Bernini che si

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apre come a voler abbracciare tutta la cristianità, la grandezza degli interni e quella cattedra con il baldacchino

bronzeo fanno di questo luogo un esempio di ciò che voleva apparire Roma e la Chiesa ai suoi fedeli ed anche a

coloro che non lo erano. Alcuni papi fra i quali Alessandro VII si occuparono di abbellire assai la città ed indissero

giubilei per far affluire le genti ad ammirare lo splendore e la forza dirompente di un papato che dopo lo scossone

luterano si era ripreso ed era forte come non mai. LUOGHI DI CULTO E RAFFIGURAZIONI SACRE Gli altari diventa

uno dei fulcri della controriforma artistica: essi infatti sono i luoghi su cui si svolge la celebrazione eucaristica

che i luterani avversavano in quanto sostenevano l'inesistenza della presenza di Cristo nell'ostia. Così, l'altare

diviene il luogo su cui ribadire con vigoria una verità negata. Crescono, infatti, i culti eucaristici: viene istituito il

Corpus Domini e le Quarantore. Si diffondono le raffigurazioni dei santi, della Madonna e dei martiri utilizzati

quali modelli da seguire e di diffondono nuovamente le piccole immagini di culto che erano state molto in voga

nel Medioevo. Celebri saranno anche i luoghi di pellegrinaggio, non più grandi e lontani luoghi, ma più vicini e

meno conosciuti: il che farà della pratica del pellegrinaggio una pratica più intima e meno collettivo-rituale.

CONTRO IL BAROCCO: DAI GIANSENISTI AI SOVRANI I soliti francesi però non vedevano di buon occhio tutto

questo fasto; la Francia, infatti, fu terra di diffusione del giansenismo, dottrina religiosa che ricercava una

maggiore spiritualità e rifiutava quasi interamente le manifestazioni di pietismo e fastosità tipiche della Chiesa

seicentesca. Ne nacque una disputa circa le immagini sacre, in modo particolare quelle più popolari facenti

riferimento ai Vangeli apocrifi, la raffigurazione di Dio e della Trinità, deprecata dai giansenisti. Intervenne il

papa in persona, Benedetto XIV, a protezione della bontà di tali raffigurazioni. Ma fu dopo il Concilio di Pistoia che

l'intento di abolire determinate declinazioni del culto barocco vennero codificate e i sovrani illuminati

(soprattutto austriaci) se ne fecero il braccio armato. Questi ultimi avevano come scopo ultimo il combattere

tutto ciò che era, a loro avviso, eccessivamente estetico.

Erudizione e cultura la necessità dei luterani era quella di dimostrare la continuità fra il proprio culto

e quello delle origini. Per questo si può dire che la storiografia cristiana nacque proprio con la riforma

protestante. LA STORIOGRAFIA CONTROVERSISTICA Alla metà del Cinquecento vennero editi le Centurie di

Brandeburgo, un'opera organizzata per secoli che si prefiggeva di dimostrare che la storia della Chiesa dal

medioevo sino a Lutero era stata caratterizzata da una progressiva decadenza e da una scontro fra l'Anticristo (la

Chiesa) e la Chiesa vera. Opera evidentemente faziosa e peraltro priva delle più elementari nozioni estrapolabili

dalla ricca pratica filologica umanistica. Prima di tale documento ebbero (guarda caso) maggior fortuna gli

Annales Ecclesiarum del cardinale Cesare Boronio i quali invece, dimostrano maggiore utilizzo critico delle fonti.

L'ERUDIZIONE NEL XVII SECOLO Importanza notevole ebbe la pubblicazione degli Acta Sanctorum alla metà del

Seicento, un'opera di straordinario valore letterario e di fine abilità critico-filologica che trattava delle vite dei

santi disposte secondo il calendario. Il XVII secolo si caratterizzò in generale per una grande fioritura della

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storiografia cristiana. ERUDIZIONE, STORIA E CULTURA: DAL SEI AL SETTECENTO questa fase è dominata dalla

figura quasi ingombrante di Ludovico Antonio Muratori, uno dei più fini storiografi che si possano enumerare in

questo periodo. Egli fu autore di uno sterminato numero di opere di storiografia fra le quali è bene citare gli

Annali per la loro tipicità. Muratori non desiderava fare una storiografia utile all'apologetica ma dire 'il vero'. Con

lui si perse momentaneamente da faziosità nello studio della storia (ora principalmente in mano ai comunisti)

per volgere verso un uso razionale delle fonti. Inoltre, al sua era un'opera concreta, si occupava, ossia, di cose utili

per il lettore e non di ampollose disquisizioni retoriche fini a se stesse. Dopo di lui, tuttavia, il rinvigorimento

delle tesi gianseniste riportò ad un uso indiscriminato della storiografia usata per dimostrare la valenza delle

tesi.

Clero secolare e secolare IDEALI E REALTA' NEL CLERO SECOLARE La cellula della vita religiosa era

costituita dalla parrocchia nella quale erano amministrati il precetto pasquale e la maggior parte dei riti. I

cimiteri non erano visti come luoghi santi e spesso erano dei pascoli. FORMARE I SACERDOTI Di importanza

capitale fu la formazione dei sacerdoti; essa fu presa in gran considerazione durante il Concilio di Trento, tant'è

che vennero istituiti i seminari; tuttavia, il costo dell'istruzione sacerdotale e la sua non proprio capillare

diffusione posero il problema di come rendere agevole l'accesso agli studi per gli aspiranti sacerdoti. In questo

grande operatività ebbero congregazioni ed ordini appositamente preposti alla formazione del clero. Pierre de

Beèrulle fondò un oratorio allo scopo di formare spiritualmente i sacerdoti; dopo l'approvazione papale, queste

case si diffusero sino a contare il numero di settanta. Vincenzo de' Paoli, invece, si occupò prettamente dei ritiri

spirituali per gli ordinandi. In generale però l'opera di formazione e di uniformità fu condotta daile così definite

'conferenze ecclesiastiche' ossia un surrogato dei sinodi, in cui periodicamente il clero locale veniva convocato

allo scopo di discutere di argomenti scottanti e di aggiornarsi sulle nuove disposizioni. In occasione di questi

eventi venivano spesso redatti libri che erano utilizzati per proseguire anche oltre la formazione del clero. Il

risultato fu una uniformità nei costumi e nella formazione del clero. IL CLERO ALL'OPERA l'aumento del livello

qualitativo dei sacerdoti portò con sé anche un miglioramento del servizio reso da questi ultimi; in modo

particolare è da notarsi quanto il clero secolare si fosse accostato alla predicazione, arte che fino ad allora era

riservato unicamente a gesuiti ben formati. Dopo il Concilio, inoltre, ai parroci fu chiesto di redigere le anagrafi

(movimenti della popolazione). Non mancavano tuttavia episodi di scarsa attenzione alla funzione svolta ma

diciamo molto meno del XVI secolo. SACERDOTI O FUNZIONARI? Nel corso del XVIII secolo soprattutto nella

Lombardia Austriaca e nell'Austria stessa si diffuse la convinzione soprattutto nei così detti 'monarchi illuminati'

che la fede ed il Clero dovessero svolgere principalmente un'opera di moralizzazione della società civile; per tale

ragione, il clero fu sottoposto al vincolo statale e la loro formazione impartita dal potere civile. Si diffuse

l'immagine di un 'buon sacerdote' dedito più a creare buoni cittadini laboriosi e rispettosi della legge e ossequiosi

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dell'autorità che buoni cristiani. Molti parroci furono conniventi per opportunismo, altri addirittura perché erano

persuasi della bontà di simili nozioni. I VESCOVI il corpo episcopale restò sempre di estrazione nobiliare ma

progressivamente caratterizzato da una maggiore disciplina nel rispetto degli ordini impartiti dal Concilio. Uno

fra questi era l'obbligo di residenza che venne digerito anche se con non poche difficoltà; infatti, per lungo tempo

si fece ricorso alle dispense emanate dalla Congregazione Curiale preposta. Altro strumento fu la visita pastorae

che avveniva quasi annualmente ed era seguita da decreti atti a correggere nell'immediato ciò che veniva

riconosciuto scomposto; in occasione di queste visite i vescovi redigevano relazioni sempre più minuziose e si

diffuse la pratica di archiviarle con cura per ragioni che non è necessario specificare. Alla metà del Seicento fu

ripresa poi la pratica del sinodo che consentiva di incontrare tutti i parroci della diocesi e di tenerli sotto

controllo. I REGOLARI TRA CRESCITA E DECLINO Nell'ambito della Controriforma il ruolo svolto dagli ordini

regolari fu assai importante e sfruttato dalle classi dirigenti ecclesiastiche. Tuttavia, alla metà del XVII secolo si

dovette ricorrere ad un riordino e ad una potatura: papa Innocenzo X promulgò una bolla nel 1652 allo scopo di

chiudere i conventi troppo piccoli e poco attinenti alla regola, ma tale bolla si riferiva alla sola Italia e non al resto

d'Europa che ne rimase esente. Uno dei motivi di 'contrasto' fra ordini religiosi e vescovi fu il fatto che simili

ordini o congregazioni non dipendevano giuridicamente dall'autorità del vescovo ma del solo priore e del papa.

Sorgono nuovi ordini volti alla predicazione e all'evangelizzazione interna ma soprattutto ordini femminili di

laiche che si occupavano dell'assistenza ospedaliera e dell'istruzione grazie ai quali si assistette ad un

miglioramento del livello di alfabetizzazione femminile. Alla metà del Settecento si diffuse, soprattutto fra gli

illuministi francesi, la convinzione che la vita monastica fosse un male da estirpare. Il motivo stava nella

convinzione che tutto dovessero essere soggetto all'autorità del sovrano e gli ordini religiosi non lo erano, dal

momento che rispondevano al papa soltanto. Fra i sovrani si diffuse la convinzione che fosse necessario per

prima cosa limitare le monacazioni ed in secondo luogo ricondurre gli ordini religiosi sotto il controllo statale: è

il caso di Giuseppe II d'Austria che in poco tempo confiscò e chiuse numerosissimi conventi e mise la gestione dei

rimanenti nelle mani dello Stato, nonostante il papa si fosse recato in visita personalmente per scongiurare tale

eventualità. In realtà vi erano dietro motivi anche e soprattutto economici legati agli obblighi in denaro che i

sovrani dell'epoca avevano nei confronti di Roma e alla penuria costante di denaro nelle casse viennesi. La

campagna denigratoria contro gli ordini religiosi era basata su due principali argomentazioni: che essi non

fossero 'utili' dal momento che erano descritti come un luogo di ozio legittimato ed un ostacolo alla biologia, in

un periodo in cui la potenza di un popolo era misurata in termini di popolazioni e militari, e che gli ordini presi

dai fedeli fossero contrari alle leggi naturali dell'uomo.

I gesuiti GLI INIZI DELL'AGGRESSIONE: PORTOGALLO FRANCIA, SPAGNA nel 1759 i gesuiti venne

espulsi in massa per un motivo prettamente coloniale: essi, con le loro riduzioni in Uruguay, protessero gli indios

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dallo sfratto e la cosa degenerò in un vero e proprio conflitto fra riduzioni e portoghesi. In Francia la chiesa

locale, sull'influsso giansenista e rigorista, già non vedeva di buon occhio i gesuiti considerati 'romani' in terra

gallica; il casus belli fu la bancarotta di un gesuita e il rifiuto da parte dell'ordine di saldare i conti in sospeso

lasciati dall'uomo. Nel 1764 si passò allo scioglimento della compagnia e alla chiusura e alla statalizzazione di

tutti i monasteri. Nel 1767 Anche nella cattolicissima Spagna si provvide all'espulsione notturna di tutti i gesuiti.

I motivi di un simile accanimento ingrato in tutta Europa furono sostanzialmente3: 1)il ruolo svolto dall'ordine

nel campo dell'insegnamento, soprattutto delle élites, che osteggiava la diffusione dell'Illuminismo 2)la

lapalissiana potenza economica dell'ordine che faceva gola alle esauste casse statali prosciugate dalle Guerre che

imperversavano e da una pessima gestione finanziaria 3)la tenace difesa del legame con Roma e la conseguente

autonomia dell'ordine in un contesto in cui i sovrani desideravano assoggettare tutto ciò che fosse possibile alla

loro autorità. Nel 1814 la compagnia venne ricostituita e prosperò alla faccia di quei farabutti atei bastardi

comunisti che furono i giansenisti e gli illuministi.

Religione e morale ORIENTAMENTI TEOLOGICI Probabilismo: dottrina teologica che consentiva al

fedele, in caso di dubbio, di decidere in funzione della propria coscienza e di decidere per la scelta meno

probabile. ProbabiLIOrismo: contrario di probabilismo, chiedeva di scegliere per la scelta più plausibile. Lassismo

e tuziorismo: il primo considerava più importante la libertà di coscienza rispetto alla Legge, il secondo il

contrario. UNA MORALE RIGORISTA Soprattutto in area francese, come si è detto, si sviluppò un dibattito acceso

contrario al probabilismo e auspicante un ritorno alla chiesa della tradizione passata, rifiutando il concetto che i

costumi vadano cercati nel mondo contemporaneo e che i padri della Chiesa spesso non avessero a che fare con

realtà inedite. Grande problema fu riguardo il prestito ad interesse, comunque definito ad usura

indipendentemente dalle condizioni contrattuali: esso era condannato dalla teologia tradizionale ma diveniva

sempre di più uno strumento fondamentale del progresso economico. FUGGIRE IL MONDO O VIVERE NEL

MONDO fu dalla metà del Seicento che si diffuse soprattutto nelle classi elitarie la convinzione che la virtù

religiosa si ottenesse solamente rifuggendo e odiando il mondo. All'opposto vi era Francesco di Sales, già citato

per la sua particolare concezione per cui sono la vita attiva all'interno della società civile conduce alla perfezione

del cristiano (opus dei). Sulla stessa lunghezza d'onda stava la Compagnia del Santissimo Sacramento.

Giansenismi Si tratta di un fenomeno multiforme dai contorni abbastanza fumosi; alcuni studiosi e

persino i contemporanei sostennero provocatoriamente che esso non esistesse. LE ORIGINI DEL GIANSENISMO E

PRIME CONDANNE esso nacque all'interno delle diatribe in merito al rapporto grazia divina-libero arbitrio e al

confine vigente fra la volontà di salvezza di Dio e le opere umane, argomento evidentemente caro a Lutero e a

Calvino. Trento ribadì la visione cattolica senza scalfirne le verità fondamentali, asserendo che l'uomo ha la

liberta (libero arbitrio) di scegliere fra bene e male, ma uomo avvisato mezzo salvato: la grazia di Dio è solo per

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chi si comporta come Egli vuole. Nel 1640 fu pubblicato l'Augustianus di Giansenio, olandese, opera molto

complessa e di ampio respiro. L'idea di fondo era fortemente pessimistica: 1)alcuni uomini tendo a compiere la

volontà di Dio ma non ci riescono perché manca loro la Grazia 2)è errato dire che Cristo sia morto per tutti gli

uomini. Nel 1642 giunse la condanna da parte di Urbano VIII e nel 1643 quella di Innocenzo X. GLI SVILUPPI:

MORALE ED ECCLESIOLOGIA era ovvio che la morale giansenista si sarebbe presto scontrata con quella gesuitica

e ne sarebbe nato un conflitto aspro e non privo di colpi bassi; infatti, la morale giansenista, proprio perché

credeva che non tutti gli uomini fossero illuminati dalla grazia divina e pertanto propensi alla perfezione

richiesta da Dio, si basava su una rigidità quasi selettiva che si concretizzava per esempio nella convinzione che

per la confessione con bastasse l'attrizione, ossia il timore delle conseguenze dei proprio peccati, ma soprattutto

servisse la contrizione, ossia un autentico dolore dei propri crimini. Ciò conduceva a procrastinare l'assoluzione e

a non concedere la comunione. Questa rigidità selettiva era imposta anche da una visione di Dio più vicina a

quella dell'Antico Testamento che al Nuovo, un Dio temibile e vendicativo. I gesuiti, che invece adottavano un

approccio più morbido allo scopo di condurre più persone possibili sulla retta via, non potevano non diventare lo

spauracchio dei giansenisti: Blaise Pascal nelle Lettere Provinciali se ne fece un sol boccone. Quanto alla

concezione ecclesiologica pare facile dedurre come la concepissero: essi volevano una chiesa più radicata nelle

tradizioni antiche, gelosa delle antiche prerogative, una Chiesa che aveva come modello quello medioevale; essi,

infatti, consideravano alla stregua dello strame la modernità considerata l'anticamera dell'inferno, volendo una

Chiesa monolitica esclusiva dei pochi chiamati alla salvezza. LA CHIESA E ISOVRANI CONTRO I GIANSENISTI i

motivi di attrito fra il nazionalismo del clero francese e Roma non si fecero attendere: nel 1713 con la bolla

Unigenitus papa Clemente XI condannò le teorie di Pasquier Quesnel, uno dei massimi esponenti della fazione

giansenista; dal momento che costui mischiava in parti diseguali politica e morale religiosa, la condanna fu anche

rivolta implicitamente alle mire secessioniste di una minima parte del clero che si sentì minacciata, la quale non

mancò di trovare validi appoggi fra gli illuministi. L'EVOLUZIONE SETTECENTESCA di particolare peso fu lo

Scisma di Utrecht consumatosi nell'anno 1722 a seguito della nomina dell'arcivescovo di Utrecht da parte del

capitolo in piena autonomia rispetto a Roma. DAL SINODO DI PISTOIA ALLA AUCTOREM FIDEI Il giansenismo

italiano ebbe uno stretto rapporto con i sovrani locali. Ne è un esempio lampante il Sinodo di Pistoia del 1786,

convocato dal vescovo di Pistoia e Prato Scipione de' Ricci con l'appoggio del granduca di toscana Pietro

Leopoldo, fratello di Giuseppe II d'Austria e suo successore all'impero col nome di Leopoldo II. Il sinodo, di chiari

intenti scismatici, era volto ad affermare l'autorità dei sovrani in materia religiosa, essendo essi voluti da Dio.

Tuttavia, si addentrò anche in problemi piuttosto controversi, quali il matrimonio; secondo il de' Ricci il

matrimonio non doveva essere considerato tanto un sacramento quanto un contratto civile, pertanto esente

dall'autorità religiosa ma unicamente dipendente da quella civile. La condanna a tutte le 85 proposizioni del

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sinodo arrivò nel 1794 con la bolla Auctorem Fidei.

Spiritualità e mistica SPIRITUALITA' ED ANTROPOLOGIA Il Seicento religioso francese è stato

definito 'secolo di sant'Agostino' da Agostino di Ippona teologo vissuto a cavallo fra il IV e il V secolo dopocristo.

Le sue tesi erano molto prossime al giansenismo, tant'è che i giansenisti ne fecero una vera e propria bibbia.

L'uomo per Agostino è un uomo che, impegnato nelle bassezze della miseria umana, non può da solo aspirare alla

santità; solo la Grazia lo potrà aiutare. Ne consegue un forte disinteresse se non un disprezzo per le cose del

mondo. Di contro, si sviluppa una dottrina, stavolta basata su Tommaso d'Aquino, che vedeva un rapporto

armonico fra naturale e sovrannaturale; ne consegue che, a fronte del pessimismo agostiniano vi è un ottimismo

aquiniano. MISTICI Il Seicento fu anche l'anno della grande diffusione della pratica dell'ascesi e del misticismo,

con un grande aumento della produzione libraria in questo senso. Fecero grande successo ancora una volta gli

Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola. La pratica del misticismo si diffuse soprattutto in ambito monastico

femminile. IL QUIETISMO si trattava di una pratica religiosa basata sul totale abbandono dell'anima a Dio in una

sorta di connubio perfetto. Questo significava che il totale abbandono dell'anima a Dio esentava il proprietario

dell'anima da qualsiasi preoccupazione terrena persino le opere. Ovviamente una simile dottrina minava gli

ideali di attivismo, e gerarchizzazione della Chiesa post-tridentina. Trattandosi di una religione fortemente

individualistica, essa presuppone il venir meno della mediazione sacerdotale. Il capo di questo obbrobrio fu

Miguel de Molinos.

Gallicanesimo e giurisdizionalismo GALLICANESIMO si tratta di una corrente di pensiero peculiare

della Francia che rivendicava per la Chiesa francese autonomia quasi assoluta, motivata da una forma di rancore

per Roma. Tale autonomia si concretizzava in una delega da offrirsi al potere civile in materia di fede. Nel corso

del XVIII secolo esso venne a coincidere con l'assolutismo monarchico tanto da generare attriti fra l'autorità

sovrana e il papato. GIURISDIZIONALISMO, FEBRONIANESIMO, GIUSEPPINISMO Il gallicanesimo è di per sé una

forma di giurisdizionalismo, da intendersi come la pretesa da parte dei sovrani di assoggettare il potere

ecclesiastico a quello civile. Essi, infatti, miravano creare proprie chiese nazionali funzionali alle loro politiche e

capaci di influenzare 'positivamente' la morale e l'opinione pubblica. Per febronianesimo si intende la dottrina di

tal Febronio, pseudonimo di un vescovo, che è sinonimo di episcopalismo, ossia la convinzione che il primato del

papa fosse solo onorifica e che si dovesse effettuare un decentramento delle prerogative e dei poteri verso i

vescovi. A differenza delle chiese nazionali, questa teoria manteneva l'unità indiscussa della Chiesa ma

assecondava le istanze nazionalistiche dei singoli stati. Il giuseppinismo è una forma di giurisdizionalismo

estremistica che prende nome da Giuseppe II imperatore d'Austria. Il suo giurisdizionalismo era caratterizzato

dalla pretesa non solo di assoggettare la chiesa locale ma anche di riformarla. In primo luogo egli accentuò una

politica già intrapresa dalla madre ma di concerto con i vescovi (mentre lui lo fece d'autorità) ossia limitare il

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numero dei conventi e dei regolari: procedette alla soppressione e all'incameramento dei beni di molti conventi; i

profitti dovevano servire per una cassa di sostentamento del clero che tuttavia non servì ad altro che a finanziare

le spese militari. I preti divennero dei veri e propri funzionari statali. Intese prendere il controllo del clero a

partire dalla formazione, chiudendo tutti i seminari (soprattutto nella Lombardia austriaca) e istituendone pochi

e statali. Soppresse le confraternite e impose leggi per limitare processioni e le manifestazioni esteriori di

devozioni. Tutto fu improntato ad un forte utilitarismo.

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I pontefici (1644-1799)

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Una religione in mutamento: il Settecento L'APOLOGETICA Furono ancora una volta quei cacchio di

francesi ad essere la culla di alcune correnti di pensiero in ambito religioso: da un lato vi erano libertini, ribelli

che non accettavano la morale religiosa e anzi la criticavano aspramente, e deisti, ossia coloro che erano convinti

che una religione valeva l'altra dal momento che erano tutte parto della mente umana, dall'altra vi erano gli

apologeti che invece difendevano a spada tratta la religione cattolica e criticavano i giansenisti per essere stati gli

apripista di una corrente filoprotestante; a loro volta erano accusati d lassismo dai giansenisti. LA BATTAGLIA

INTORNO ALLE DEVOZIONI in questo contesto si iscrive anche la diatriba circa l'utilità e la validità delle

devozioni popolari. In molti criticavano i presunti eccessi di un culto eccessivamente esteriore rifacendosi al

Muratori che metteva in guardia circa gli eccessi. Essi erano fautori di una religiosità più interiore e intima, meno

incentrata su culti che erano generalmente da loro indicati col termine 'superstizioni'. CHIESA E ILLUMINISMO

Gli Illuministi, i soliti primi della classe, sostenevano una forma di deismo che non negava l'esistenza di Dio, ma la

relegavano ad una esistenza che non interagisce mai con le vicende umane. Come prevedibile, erano contrari ai

culti esterni e alle devozioni ed erano convinti che la morale cattolica dovesse essere soppiantata dal lume della

ragione a cui tutti i fedeli avrebbero dovuto fare riferimento. Contro di essi Clemente XIII emise una bolla allo

scopo di limitare la pubblicazione di libri con simili contenuti.

Il cattolicesimo come maggioranza e come minoranza La religione era considerata dai sovrani una

prerogativa essenziale per l'unità dei propri domini tanto che uno stato multiconfessionale era giudicato uno

stato debole. L'EUROPA NELLE GUERRE DI RELIGIONE Al termine della Guerra dei Trent'anni, furono intavolati i

trattati di pace che sfoceranno nella pace di Westfalia del 1648 che si può dire determini un momento di svolta

nella storia della Chiesa cattolica: è infatti iil momento in cui gli stati europei disconoscono il principio dell'unità

religiosa uguale unità politica e definitivamente archiviano il primato papale sulle chiese nazionali, aprendo le

porte alla confessionalizzazione. Tuttavia persiste ancora forte l'esistenza di una Europa cristiana tanto che è

degli anni successivi la pace di Utrecht del 1713 la così detta Riconquista religiosa dell'Europa centrale. GLI

STRUMENTI: COSTRUZIONE DEL CONSENSO E REPRESSIONE Vi è da precisare che a parte l'Inquisizione Roma

sottoposta al diretto controllo pontificio, gli altri sant'Uffizi erano dipendenti dai sovrani. L'alto numero di

condanne inferte dall'Inquisizione spagnola fu il frutto di un eccesso di zelo da parte dei sovrani cattolici, non

della chiesa. Persistettero sino al Settecento inoltrato le cacce alle streghe e alle stregonerie soprattutto in

Germania e Svizzera.