L EVOLUZIONE DELL OROLOGIO DIGITALE … · Al polso si lega un finto orologio di carta (stampato...

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E sul computer, che ore sono? Quei polsi virtuali con le lancette vere Fascia media, decolla il business online L’EVOLUZIONE DELL’OROLOGIO DIGITALE P er provare al polso tutti gli orologi T-Touch di Tissot basta avere un computer con webcam e collegarsi al sito della Casa. Senza andare in nego- zio. Con la nuova tecnologia tridi- mensionale a realtà aumentata di Tissot.ch è possibile vedere al computer il proprio polso virtua- le «vestito» dall’accessorio. E co- sì ogni cliente ha l’opportunità di «indossare» qualsiasi modello, creando una specie di proiezio- ne del braccio sullo schermo. In prova ci sono tutte le 42 referen- ze che compongono la collezio- ne, dal Sea-Touch lanciato l’an- no scorso al nuovo Sailing-Tou- ch, fino al T-Touch 2 appena pro- posto. Ma come funziona il siste- ma 3D? Al polso si lega un finto orologio di carta (stampato sem- plicemente dalla pagina Face- book) e lo si posiziona davanti al- la webcam. Fine. Il gioco è fatto: in pochi secondi il programma crea la proiezione tridimensiona- le dell’orologio legato al proprio polso. «La nostra è la prima azienda orologiera svizzera a utilizzare sul proprio sito web un’applica- zione di realtà aumentata — spie- ga François Thiébaud, presidente Tissot —. La sinergia tra tecnologia tattile e funzionalità AR rende unica questa esperienza. È il modo ideale per consentire a migliaia di consumatori di toccare con la mano la collezione Touch e provare le sue funziona- lità». In effetti la «prova virtuale» non si limita a visualiz- zare l’effetto estetico dell’ogget- to. Con il mouse è possibile atti- vare tutte le funzioni del qua- drante touch. Un clic (simulazio- ne di tocco) sul quadrante nello schermo attiva il meteo, un altro clic attiva la bussola oppure il ter- mometro. Manca solo che faccia le coccole. © RIPRODUZIONE RISERVATA TISSOT A nche l’orologio di lusso diventa a portata di clic. Bell & Ross è il primo gruppo di alta gamma a crede- re nell’e-commerce e da di- cembre vende online segna- tempo da 3-5 mila euro. «Sia- mo gli unici su Internet — spie- ga Roberto Passariello, diretto- re marketing e comunicazione dell’azienda — e pensiamo che il business online si svilup- perà in fretta». Insomma, su questo canale non ha competi- tor, perché «gli altri ci stanno ancora riflettendo». Per incre- mentare il giro d’affari ciberne- tico il brand ha appena lancia- to le versioni «leggere» del si- to, adatte alla navigazione con iPad e iPhone. Ma la spinta al- l’hi-tech non vuol dire penaliz- zare la distribuzione fisica. Grazie a un accordo con alcu- ni rivenditori, il consumatore ha la possibilità di fare un ordi- ne «misto»: sceglie il modello in Rete e lo ritira nel punto ven- dita più vicino al quale va una commissione. Per il momento l’e-commer- ce rappresenta il 5% dei ricavi e toccherà il 10% nei prossimi anni. «Nessuno sa cosa succe- derà con l’ingresso dell’iPad e lo sviluppo della tecnologia» aggiunge Passariello. Oggi il target di clienti online è diver- so da quello del negozio. Qui spiccano le donne: +20% di quote rosa per un marchio dal ca- rattere maschile non è male. «Le signore amano il commercio elettronico da fare di notte e la domenica, magari dopo aver mes- so a letto i figli piccoli. E poi online compra- no i vip che vogliono mantenere l’anonimato e non farsi vedere in boutique». I mo- delli più gettonati? I pezzi fem- minili in ceramica bianca o ne- ra e i classici. «L’orologio da 15mila euro non ha ancora mercato sul web». Ma è solo questione di tempo. P. Car. © RIPRODUZIONE RISERVATA BELL & ROSS di Paola Caruso di Umberto Torelli L a misurazione del tempo e il mondo digitale sono sempre andati a braccet- to. Un felice connubio iniziato negli Anni 50 con i primi compu- ter a valvole. Giganti elettronici che occupavano intere stanze, per farli funzionare occorreva l’energia di una piccola centrale termica. Ma con memoria e po- tenza di calcolo con i quali, a mala pena, oggi faremmo suo- nare un lettore Mp3. Quello che molti non sanno, è che la caden- za con cui venivano elaborate le singole operazioni elementari veniva scandita da un clock al quarzo. Con frequenza di lavo- ro di 100 KiloHertz. Negli anni 70 sono apparsi i primi personal computer, per intenderci i vari Apple, Atari e Commodore. Eb- bene, facevano «di conto» gra- zie a un clock, la cui frequenza nel frattempo era salita a 1 Me- gaHertz, cioè un milione di pul- sazioni al secondo. Erano le ope- razioni elementari eseguite da primi microprocessori, come l’8080 progettato nel 1971 dal vi- centino Federico Faggin. Arrivò in Silicon Valley dopo che la sua idea fu ritenuta «rischiosa» dagli investitori del nostro paese. In- vece, una certa Intel gli diede fi- ducia e prese il via l’era del Pc. Alla base dei nuovi sistemi infor- matici un concetto rivoluziona- rio: un unico processore pro- grammabile per compiere ope- razioni differenti. «Purché — co- me spiega Faggin — sincronizza- te da un orologio interno che ne registrava la giusta sequenza temporale». Ancora una volta le vibrazioni di un microscopico quarzo, racchiuso in una piastri- na metallica, scandivano l’ora del computer. Buffo ricordare che sul moni- tor non compariva alcuna indi- cazione di tempo. Bisognerà aspettare Mr. Bill Gates con la sua trovata, nonché fortuna eco- nomica, di gestire il computer attraverso un sistema operativo chiamato Dos (disk operating sy- stem). L’utente poteva digitare la stringa di caratteri «c:>time». In risposta sulla riga inferiore dello schermo tutto nero, com- pariva in lingua inglese «Cur- rent time: 11.39.24,07». Era il pri- mo esempio di interfaccia uo- mo-macchina. L’umano chiede- va e il computer, a modo suo, ri- spondeva con l’ora esatta. Un cambiamento si è avuto negli anni 90, con l’arrivo di Windows 95. Il software che in- troduceva i concetti di menu e interfaccia grafica. Le istruzioni su schermo nero si trasformaro- no in un riquadro tutto blu. Do- ve compariva un orologio analo- gico con lancette in movimento. Un grande passo avanti. E poi, per la prima volta, era disponibi- le un programma che teneva conto dei fusi orari e del cambio automatico dell’ora legale. Due importanti caratteristiche che non ci hanno più abbandonato. Da allora il Pc si è adeguato con rapidità a esigenze e mode. Con i software Vista, e adesso Win- dows 7, l’ora si visualizza cam- biando forma e tipo di orologio: da quello per cucina al piccolo cucù. Ma anche curiose imita- zioni di modelli griffati, con la personalizzazione del desktop. Fino ad arrivare a complessi si- stemi che indicano l’ora sidera- le, quella regolata sulla rotazio- ne della Terra rispetto alle stelle fisse. Dunque sulle coordinate locali (la longitudine), calcolate in modo automatico dal Pc ri- spetto al meridiano di Gre- enwich. Nell’era digitale non poteva- no mancare proposte per calco- lare il tempo con nuove modali- tà. È il caso «dell’internet time» che serviva ad indicare il mede- simo orario sul web, indipen- dente da fusi orari e longitudi- ne, in modo che due utenti (po- niamo, in Usa e in Giappone) potessero darsi appuntamento in rete in modo inequivocabile. Introdotto nel 1998 dalla Swa- tch come originale sistema deci- male, alternativo a quello sessa- gesimale. Così al posto di ore e minuti, il giorno di 24 ore è stato diviso in 1000 unità elementari chiamate «beats». Swatch pro- gettò diversi orologi che oltre al- l’ora tradizionale visualizzava- no l’internet time. Anche pro- duttori di telefonini come Erics- son misero sul mercato alcune serie con integrato nel display il tempo digitale. Tuttavia l’idea Swatch, nel corso del nuovo mil- lennio, non ha incontrato i favo- ri del grande pubblico. Ed è fini- ta nel dimenticatoio. Il metodo inventato dai babilonesi tre mi- la anni fa, di suddividere le ore in 60 minuti da 60 secondi ha il sopravvento sul beats digitali. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal quarzo che scandiva le operazioni di calcolo negli Anni 50 fino ai quadranti virtuali dei sistemi operativi. Ma il «beat» non sconfigge i Babilonesi Pc, webcam e «realtà aumentata» per «provare» i modelli T-Touch Dall’e-commerce il 5% degli affari sugli orologi tra 3 e 5 mila euro ROYAL OAK OFFSHORE GRAND PRIX CRONOGRAFO Per poter beneficiare della garanzia, i prodotti Audemars Piguet devono essere acquistati esclusivamente presso i concessionari ufficiali Audemars Piguet. Per informazioni e richiesta di catalogo, scrivere a: Audemars Piguet Italia S.P.A. - 20125 Milano Via Melchiorre Gioia, 168 - Tel. 02/66.98.51.17 - Fax 02/66.98.52.05 - www.audemarspiguet.com - [email protected] Corriere Orologi - Corriere della Sera - Giovedì 27 Maggio 2010 - 31

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E sul computer, che ore sono?

Quei polsi virtualicon le lancette vere

Fascia media, decollail business online

L’EVOLUZIONE DELL’OROLOGIO DIGITALE

P er provare al polso tutti gliorologi T-Touch di Tissotbasta avere un computer

con webcam e collegarsi al sitodella Casa. Senza andare in nego-zio. Con la nuova tecnologia tridi-mensionale a realtà aumentatadi Tissot.ch è possibile vedere alcomputer il proprio polso virtua-le «vestito» dall’accessorio. E co-sì ogni cliente ha l’opportunità di

«indossare» qualsiasi modello,creando una specie di proiezio-ne del braccio sullo schermo. Inprova ci sono tutte le 42 referen-ze che compongono la collezio-ne, dal Sea-Touch lanciato l’an-no scorso al nuovo Sailing-Tou-ch, fino al T-Touch 2 appena pro-posto. Ma come funziona il siste-ma 3D? Al polso si lega un fintoorologio di carta (stampato sem-

plicemente dalla pagina Face-book) e lo si posiziona davanti al-la webcam. Fine. Il gioco è fatto:in pochi secondi il programmacrea la proiezione tridimensiona-le dell’orologio legato al propriopolso.

«La nostra è la prima aziendaorologiera svizzera a utilizzaresul proprio sito web un’applica-zione di realtà aumentata — spie-

ga François Thiébaud,presidente Tissot —. Lasinergia tra tecnologiatattile e funzionalità ARrende unica questaesperienza. È il modoideale per consentire amigliaia di consumatoridi toccare con la manola collezione Touch eprovare le sue funziona-lità». In effetti la «prova

virtuale» non si limita a visualiz-zare l’effetto estetico dell’ogget-to. Con il mouse è possibile atti-vare tutte le funzioni del qua-drante touch. Un clic (simulazio-ne di tocco) sul quadrante nelloschermo attiva il meteo, un altroclic attiva la bussola oppure il ter-mometro. Manca solo che facciale coccole.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TISSOT

Anche l’orologio di lussodiventa a portata di clic.Bell & Ross è il primo

gruppo di alta gamma a crede-re nell’e-commerce e da di-cembre vende online segna-tempo da 3-5 mila euro. «Sia-mo gli unici su Internet — spie-ga Roberto Passariello, diretto-re marketing e comunicazionedell’azienda — e pensiamoche il business online si svilup-perà in fretta». Insomma, suquesto canale non ha competi-

tor, perché «gli altri ci stannoancora riflettendo». Per incre-mentare il giro d’affari ciberne-tico il brand ha appena lancia-to le versioni «leggere» del si-to, adatte alla navigazione coniPad e iPhone. Ma la spinta al-l’hi-tech non vuol dire penaliz-zare la distribuzione fisica.Grazie a un accordo con alcu-ni rivenditori, il consumatore

ha la possibilità di fare un ordi-ne «misto»: sceglie il modelloin Rete e lo ritira nel punto ven-dita più vicino al quale va unacommissione.

Per il momento l’e-commer-ce rappresenta il 5% dei ricavie toccherà il 10% nei prossimianni. «Nessuno sa cosa succe-derà con l’ingresso dell’iPad elo sviluppo della tecnologia»aggiunge Passariello. Oggi iltarget di clienti online è diver-so da quello del negozio. Qui

spiccano le donne:+20% di quote rosaper un marchio dal ca-rattere maschile nonè male. «Le signoreamano il commercioelettronico da fare dinotte e la domenica,magari dopo aver mes-so a letto i figli piccoli.E poi online compra-no i vip che vogliono

mantenere l’anonimato e non

farsi vedere in boutique». I mo-

delli più gettonati? I pezzi fem-

minili in ceramica bianca o ne-

ra e i classici. «L’orologio da

15mila euro non ha ancora

mercato sul web». Ma è solo

questione di tempo.

P. Car.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

BELL & ROSS

✹ di Paola Caruso

✹ di Umberto Torelli

L a misurazione del tempoe il mondo digitale sonosempre andati a braccet-

to. Un felice connubio iniziatonegli Anni 50 con i primi compu-ter a valvole. Giganti elettroniciche occupavano intere stanze,per farli funzionare occorreval’energia di una piccola centraletermica. Ma con memoria e po-tenza di calcolo con i quali, amala pena, oggi faremmo suo-nare un lettore Mp3. Quello chemolti non sanno, è che la caden-za con cui venivano elaborate lesingole operazioni elementariveniva scandita da un clock alquarzo. Con frequenza di lavo-ro di 100 KiloHertz. Negli anni70 sono apparsi i primi personalcomputer, per intenderci i variApple, Atari e Commodore. Eb-bene, facevano «di conto» gra-zie a un clock, la cui frequenzanel frattempo era salita a 1 Me-gaHertz, cioè un milione di pul-sazioni al secondo. Erano le ope-razioni elementari eseguite daprimi microprocessori, comel’8080 progettato nel 1971 dal vi-centino Federico Faggin. Arrivòin Silicon Valley dopo che la suaidea fu ritenuta «rischiosa» dagliinvestitori del nostro paese. In-vece, una certa Intel gli diede fi-ducia e prese il via l’era del Pc.Alla base dei nuovi sistemi infor-matici un concetto rivoluziona-rio: un unico processore pro-grammabile per compiere ope-razioni differenti. «Purché — co-me spiega Faggin — sincronizza-te da un orologio interno che neregistrava la giusta sequenzatemporale». Ancora una volta levibrazioni di un microscopicoquarzo, racchiuso in una piastri-na metallica, scandivano l’oradel computer.

Buffo ricordare che sul moni-tor non compariva alcuna indi-

cazione di tempo. Bisogneràaspettare Mr. Bill Gates con lasua trovata, nonché fortuna eco-nomica, di gestire il computerattraverso un sistema operativochiamato Dos (disk operating sy-stem). L’utente poteva digitarela stringa di caratteri «c:>time».In risposta sulla riga inferioredello schermo tutto nero, com-pariva in lingua inglese «Cur-rent time: 11.39.24,07». Era il pri-mo esempio di interfaccia uo-mo-macchina. L’umano chiede-va e il computer, a modo suo, ri-spondeva con l’ora esatta.

Un cambiamento si è avutonegli anni 90, con l’arrivo diWindows 95. Il software che in-troduceva i concetti di menu einterfaccia grafica. Le istruzioni

su schermo nero si trasformaro-no in un riquadro tutto blu. Do-ve compariva un orologio analo-gico con lancette in movimento.Un grande passo avanti. E poi,per la prima volta, era disponibi-le un programma che teneva

conto dei fusi orari e del cambioautomatico dell’ora legale. Dueimportanti caratteristiche chenon ci hanno più abbandonato.Da allora il Pc si è adeguato conrapidità a esigenze e mode. Coni software Vista, e adesso Win-

dows 7, l’ora si visualizza cam-biando forma e tipo di orologio:da quello per cucina al piccolocucù. Ma anche curiose imita-zioni di modelli griffati, con lapersonalizzazione del desktop.Fino ad arrivare a complessi si-

stemi che indicano l’ora sidera-le, quella regolata sulla rotazio-ne della Terra rispetto alle stellefisse. Dunque sulle coordinatelocali (la longitudine), calcolatein modo automatico dal Pc ri-spetto al meridiano di Gre-enwich.

Nell’era digitale non poteva-no mancare proposte per calco-lare il tempo con nuove modali-tà. È il caso «dell’internet time»che serviva ad indicare il mede-simo orario sul web, indipen-dente da fusi orari e longitudi-ne, in modo che due utenti (po-niamo, in Usa e in Giappone)potessero darsi appuntamentoin rete in modo inequivocabile.Introdotto nel 1998 dalla Swa-tch come originale sistema deci-

male, alternativo a quello sessa-gesimale. Così al posto di ore eminuti, il giorno di 24 ore è statodiviso in 1000 unità elementarichiamate «beats». Swatch pro-gettò diversi orologi che oltre al-l’ora tradizionale visualizzava-no l’internet time. Anche pro-duttori di telefonini come Erics-son misero sul mercato alcuneserie con integrato nel display iltempo digitale. Tuttavia l’ideaSwatch, nel corso del nuovo mil-lennio, non ha incontrato i favo-ri del grande pubblico. Ed è fini-ta nel dimenticatoio. Il metodoinventato dai babilonesi tre mi-la anni fa, di suddividere le orein 60 minuti da 60 secondi ha ilsopravvento sul beats digitali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dal quarzo che scandiva le operazioni di calcolo negli Anni 50 fino ai quadrantivirtuali dei sistemi operativi. Ma il «beat» non sconfigge i Babilonesi

Pc, webcam e«realtà aumentata»per «provare»i modelli T-Touch

Dall’e-commerceil 5% degli affarisugli orologi tra3 e 5 mila euro

ROYAL OAK OFFSHORE GRAND PRIXCRONOGRAFO

Per poter beneficiare della garanzia, i prodotti Audemars Piguet devono essere acquistati esclusivamente presso i concessionariufficiali Audemars Piguet. Per informazioni e richiesta di catalogo, scrivere a: Audemars Piguet Italia S.P.A. - 20125 Milano ViaMelchiorre Gioia, 168 - Tel. 02/66.98.51.17 - Fax 02/66.98.52.05 - www.audemarspiguet.com - [email protected]

Corriere Orologi - Corriere della Sera - Giovedì 27 Maggio 2010 - 31