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Lenergia vitale, concezione orientale. Molti studi vengono fatti (anche in Cina) per riuscire a dare un supporto scientifico alla Medicina Cinese. Si sta tentando ripetutamente di inglobare nel sapere scientifico concetti che appartengono ad una tradizione del tutto differente. Non voglio dire che non si debbano fare studi comparativi, però ritengo e sostengo vivamente che queste ricerche dovrebbero rimanere delle analisi multiculturali rispettose, senza forzature ed egocentrismo culturale. Ogni cultura è una lente attraverso cui guardare il mondo. Se intendo capire come un cinese del passato vedesse gli avvenimenti del mondo, non posso continuare a rimanere fermo dietro le mie lenti, considerandole le uniche o le migliori, ma occorre che con modestia e rispetto mi ponga dietro di lui e cerchi di scorgere i colori che lui stesso vede. E scoprire quanto ho da imparare. In pragmatismo ed empirismo come quella della Cina antica, non avrebbe avuto alcun senso addurre conferme “scientifiche” dell’esistenza del Qì. Esso c’è, è efficace e si utilizza; nulla più. Tsuda, Maestro giapponese di Aikido, afferma: «Se l’esistenza del ki fosse provata con rigorosi strumenti scientifici, direi che non si tratta del ki. Il ki è un problema di “messa in situazione” e non di esistenza. È la ragione per cui è diffici le, o diciamo pure impossibile, sottoporre il ki a studi scientifici. Se la messa in situazione viene accettata ed effettuata in modo perfetto, c’è scorrere del ki». Noi consideriamo come utilizzabile solo ciò che ha subìto un lungo processo dimostrativo secondo i canoni della sperimentazione: misurare, analizzare, dividere, scomporre, denaturare e ripetere. Eppure il concetto di Qì accompagna la civiltà cinese fin dai suoi albori, è stato ampiamente utilizzato e con successo ma mai è stato dimostrato. Ciò che si decreta come “vero” non è altro che un’immagine del Vero, una delle sue manifestazioni. Non potremo cogliere l’essenza della Verità con un tale modo di procedere. Ci avviciniamo alla profonda saggezza del Buddismo: il mondo delle idee, della ragione o della razionalità non è altro che una fallace rappresentazione. È un inganno della mente. Lo spirito orientale ci insegna a cedere e ad ascoltare ciò che accade. La Meditazione è questo. Nell’abbandono totale, ci si immerge nei flussi del Cosmo, flussi di Energia. La vera conoscenza deriva dall’ascolto della Natura, dalle intuizioni folgoranti, dalle molteplici “illuminazioni” che scuotono l’animo. Tutto il resto è solo un gioco della ragione, un’illusione. Nella tradizione cinese, la figura dello sciamano rappresentava nel contempo una sorta di sacerdote ed anche di guaritore. Un individuo dotato di particolari influenze sulla Natura e sul corso degli eventi. Il Dao Shi (il Maestro del Dao) era colui che possedeva le conoscenze divine, il detentore dei riti ed infine delle Arti del Soffio. Un essere in comunicazione con il Cielo, la Terra e l’Umano. In grado di “muovere le Energie” attraverso il suo Spirito, Shen, ed il suo Potere Spirituale, Ling, agendo sui movimenti dell’Energia, Qì. Ma questo non è forse vero anche per la storia di molti altri popoli?

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L’energia vitale, concezione orientale.

Molti studi vengono fatti (anche in Cina) per riuscire a dare un supporto scientifico alla Medicina

Cinese. Si sta tentando ripetutamente di inglobare nel sapere scientifico concetti che appartengono

ad una tradizione del tutto differente.

Non voglio dire che non si debbano fare studi comparativi, però ritengo e sostengo vivamente che

queste ricerche dovrebbero rimanere delle analisi multiculturali rispettose, senza forzature ed

egocentrismo culturale. Ogni cultura è una lente attraverso cui guardare il mondo. Se intendo capire

come un cinese del passato vedesse gli avvenimenti del mondo, non posso continuare a rimanere

fermo dietro le mie lenti, considerandole le uniche o le migliori, ma occorre che con modestia e

rispetto mi ponga dietro di lui e cerchi di scorgere i colori che lui stesso vede. E scoprire quanto ho

da imparare.

In pragmatismo ed empirismo come quella della Cina antica, non avrebbe avuto alcun senso

addurre conferme “scientifiche” dell’esistenza del Qì. Esso c’è, è efficace e si utilizza; nulla più.

Tsuda, Maestro giapponese di Aikido, afferma: «Se l’esistenza del ki fosse provata con rigorosi

strumenti scientifici, direi che non si tratta del ki.

Il ki è un problema di “messa in situazione” e non di esistenza. È la ragione per cui è difficile, o

diciamo pure impossibile, sottoporre il ki a studi scientifici.

Se la messa in situazione viene accettata ed effettuata in modo perfetto, c’è scorrere del ki».

Noi consideriamo come utilizzabile solo ciò che ha subìto un lungo processo dimostrativo secondo i

canoni della sperimentazione: misurare, analizzare, dividere, scomporre, denaturare e ripetere.

Eppure il concetto di Qì accompagna la civiltà cinese fin dai suoi albori, è stato ampiamente

utilizzato – e con successo – ma mai è stato dimostrato.

Ciò che si decreta come “vero” non è altro che un’immagine del Vero, una delle sue manifestazioni.

Non potremo cogliere l’essenza della Verità con un tale modo di procedere.

Ci avviciniamo alla profonda saggezza del Buddismo: il mondo delle idee, della ragione o della

razionalità non è altro che una fallace rappresentazione. È un inganno della mente.

Lo spirito orientale ci insegna a cedere e ad ascoltare ciò che accade. La Meditazione è questo.

Nell’abbandono totale, ci si immerge nei flussi del Cosmo, flussi di Energia. La vera conoscenza

deriva dall’ascolto della Natura, dalle intuizioni folgoranti, dalle molteplici “illuminazioni” che

scuotono l’animo. Tutto il resto è solo un gioco della ragione, un’illusione.

Nella tradizione cinese, la figura dello sciamano rappresentava nel contempo una sorta di sacerdote

ed anche di guaritore. Un individuo dotato di particolari influenze sulla Natura e sul corso degli

eventi. Il Dao Shi (il Maestro del Dao) era colui che possedeva le conoscenze divine, il detentore

dei riti ed infine delle Arti del Soffio. Un essere in comunicazione con il Cielo, la Terra e l’Umano.

In grado di “muovere le Energie” attraverso il suo Spirito, Shen, ed il suo Potere Spirituale, Ling,

agendo sui movimenti dell’Energia, Qì.

Ma questo non è forse vero anche per la storia di molti altri popoli?

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La radice della magia e della religione sembra essere la medesima. Anche il vocabolo religione, in

fin dei conti sottende l’idea di legame universale, concetto basilare per l’Oriente e ben rappresentato

dalla funzione del Qì.

L’esistenza di una forza legante, presente in natura, è comune ad ogni cultura e fa parte di quel

bagaglio di conoscenze ataviche, proprie dell’essere umano in quanto tale.

I cinesi già dall’antichità, hanno sempre narrato con rimpianto di una sorta di epoca d’oro, in cui

tutti gli uomini vivevano in felicità, in salute e con un dialogo costante e pieno con la Natura, o il

Dao. In un secondo momento – si racconta – gli uomini persero tutto questo, si staccarono

dall’ordine delle cose, non rispettarono più le leggi del Cosmo e divennero ottusi ed infelici.

Diedero sempre più valore all’azione, ai riti, allo studio ed alla ricerca della verità – che così

facendo gli sfuggiva sempre più invece di essere più vicina. Ma la Verità non la si cerca, la si

ascolta: questa è la saggezza della scuola del Dao.

Ritengo d’obbligo, anche in virtù di un procedere veramente scientifico, porsi una domanda: se

fossero le spiegazioni razionali ad essere un modo di esorcizzare una verità inaccettabile per

gl’individui che hanno perso il dialogo con la Natura? Se fossero questi ultimi ad essere ciechi di

fronte a qualcosa che sfugge loro?

L’enorme valore della tradizione cinese risiede nel fatto che il sapere energetico è sistematizzato ed

elaborato come non mai, ed inoltre, tramite i precetti delle Tecniche di Lunga Vita e della Medicina

Classica, tutti possono trarre giovamento. Dal Dao Yin al Taiji all’Agopuntura, tutti possono vedere

i cambiamenti che hanno luogo ed arrivare a sentire la presenza del Soffio di Vita.

Certamente, chi è più sensibile e “portato” andrà oltre e potrà re-instaurare il dialogo con la Natura

e, magari – con gli insegnamenti spirituali e con l’abbandono alla Meditazione – potrà condividere

quella Verità trascendente che ai più sfugge.

In sostanza, la comprensione del Qì deve passare per quella “messa in situazione” a cui accennava il

Maestro Tsuda. Che è la stessa cosa della “messa in relazione” che più volte l’Eyssalet nomina nelle

sue opere e nei suoi discorsi e ancora (seppur in maniera differente) considerata da Einstein

fondamentale per la fisica. In qualunque modo e ad ogni grado, essa è dialogo: con sé stessi, con il

corpo, con gli altri e con il mondo. E il dialogo più genuino è uno scambio. Si fonda sull’apertura e

sulla fiducia reciproca.

Il mondo della Conoscenza Trascendentale è il mondo della Relazione. Ci si cala nella situazione

profondamente. Il mondo della conoscenza razionale è quello della messa a distanza degli eventi,

per “poterli osservare meglio”. Il distacco (la dualità) ne è il punto di partenza e così ne rimarrà

anche l’esito inesorabile.

Il termine cinese qi, in giapponese ki 氣 o anche ci in coreano (forma più antica) è il nome dato

all'energia "interna" del corpo umano ricorrente in tutte le aree soggette all'influenza culturale

cinese (Giappone, Corea) ma spazia da ambiti prettamente filosofici alle arti marziali o la medicina

tradizionale cinese fino alla geomanzia, idraulica, pittura, calligrafia e poetica. La pronuncia in

italiano è "ci".

In particolare il termine sinogiapponese 氣 ki è l'elemento centrale costitutivo del vocabolo

giapponese Aikidō 合気道 (scritto in kanji) od anche 合氣道 (usando la grafia non semplificata), di

cui il termine 氣 ki costituisce il concetto essenziale.

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Traslitterazione

Il termine ki è presente sia nella lingua giapponese che in quella cinese. Dato che queste lingue

condividono in parte il sistema di scrittura ma il giapponese utilizza pronunce adattate dei termini

cinesi, le traslitterazioni nell'alfabeto latino non sempre risultano univoche. La traslitterazione dal

giapponese è quindi ki, secondo il sistema Hepburn, mentre dal cinese esistono due possibili

traslitterazioni in uso: la prima segue il metodo Wade-Giles ed è ch'i, la seconda segue il metodo

Pinyin ed è qì.

Storia del ki

Il concetto orientale di ki è di difficile definizione.

In Giappone, tale termine è usato quotidianamente a partire dall'instaurarsi della cultura cinese. Il ki

esprime il concetto delle energie fondamentali dell'universo, di cui fanno parte la natura e le

funzioni della mente umana. Nell'antica Cina, poiché era visto come la forza che originava tutte le

funzioni fisiche e psicologiche, il concetto di ki venne ampiamente utilizzato nella medicina

tradizionale cinese, nelle arti marziali ed in molti altri aspetti della vita. Il concetto di ki fu utilizzato

per determinare il massimo livello della forza dei soldati, per scegliere in base a ciò il movimento

militare idoneo. In seguito, lo studio dei ki divenne una forma di pratica di predizione del destino,

mediante l'abilità dell'indovino di leggere il ki di un individuo.

Nella cultura tradizionale induista il termine con significato corrispondente è il vocabolo sanscrito

Prana.

Nella cultura tradizionale occidentale, il significato del termine latino spiritus di cui il vocabolo 氣

ki è termine equivalente, traduce la parola greca πνευμα (pneuma, il soffio vivificatore) da πνειν

(soffiare) e questa a sua volta traduce la voce ebraica rû:ăh (accento sulla u e suono gutturale

aspirato finale). La rû:ăh ebraica (che a differenza degli altri termini è invece un sostantivo

femminile), in relazione all'ambito della natura indicava il soffio del vento, in relazione all'ambito

di Dio significava la sua forza di creare la vita e di imprimere un senso alla storia, in relazione

all'ambito dell'Uomo ne indicava non solo il suo essere vivo, ma anche il suo respiro ed il suo alito.

Il ki nella filosofia

La possibile traduzione dell'ideogramma ki, è Essenza Individuale, cioè quella peculiare

caratteristica che distingue ogni essere da tutti gli altri. Secondo una interpretazione spirituale o

filosofica potremmo parlare di Anima, di Microcosmo, di Coscienza, di Psiche oppure più

concretamente di Personalità, Individualità, Carattere, Identità. Ciò che importa stabilire ora è

l'esistenza di una energia che muove dall'interno del nostro corpo (inteso come sistema

Mente/Corpo) e gli permette di interagire con la realtà. La cellula è l'unità fondamentale della

materia vivente, il suo cuore è il nucleo, il suo corpo è la membrana citoplasmatica. La membrana

plasmatica non è solamente una barriera passiva tra l'ambiente esterno e quello interno della cellula,

ma è capace di governare il passaggio delle sostanze che l'attraversano. Durante lo sviluppo

dell'organismo, sono le cellule che evolvendosi e specializzandosi formano i tessuti. La cellula

consiste quindi dei componenti essenziali, necessari al processo vitale, in grado di fornire a tutto

l'organismo energia e materiali di costruzione. Il complesso delle reazioni che generano energia è

detto respirazione interna, per distinguerlo dalla respirazione polmonare. Crescita, rinnovamento e

riparazione sono le caratteristiche fondamentali di ogni tipo di vita. Nell'essere umano esiste una

memoria di un passato antichissimo, un collegamento con i primordi della vita ed esistono

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misteriose e segrete, le istruzioni per edificare l'intera vita. Le cellule sanno perfettamente quello

che devono fare la crescita, la vita e la riproduzione. Questa conoscenza è una forma di energia, ed

è in questo senso che si intende il ki, come energia ancestrale, primordiale, come memoria,

saggezza e armonia interiori, collegamento a tutti gli esseri precedenti e conseguenti. Il ki è

l'essenza, il seme, il germe, il nucleo dove si condensa il significato della vita. Come la cellula

conosce il proprio scopo, sa chi è e cosa deve fare e lavora instancabilmente per essere sé stessa,

anche l'essere umano ha un preciso compito nella vita. Cercarlo, scoprirlo, comprenderlo e

realizzarlo è la chiave della felicità.

Ki è quindi la Forza Vitale che scorre in ogni organismo vivente. In Sanscrito è conosciuta come

Prana, nella Medicina tradizionale cinese si chiama Chi, e circola negli organi interni e nei

meridiani generando i principali processi fisiologici come la respirazione, la digestione, la

circolazione sanguigna e linfatica, la secrezione e l'escrezione. Nelle arti marziali indica la capacità

di concentrare e dirigere il potere personale durante il combattimento, (Kumite). Le pratiche

yogiche di respirazione o Pranayama mettono in condizione di accumulare l'energia all'interno del

corpo, attraverso la meditazione, i mudrā, i mantra possiamo interagire con il nostro equilibrio

psicofisico.

Il ki (qì) nelle arti marziali

«Nella pratica, quando il tuo avversario sferra un colpo, devi già essere in movimento. Dopo che

l'hai visto muoversi, è già troppo tardi ed un falso movimento da parte tua è fuori luogo, perché il

colpo del tuo avversario è quasi mortale. Muoversi simultaneamente con il colpo; si deve sentire

l'intenzione dell'avversario. Ma, in realtà, non è questione di usare la mente, ci si deve muovere

naturalmente, senza pensarci. Quando raggiungerai questo stato, riuscirai a muoverti

simultaneamente con l'ordine. Se pensi troppo all'inizio del colpo dell'avversario, non ti renderai

conto dei suoi movimenti. Solo quando la tua mente è tranquilla come una pozza d'acqua e sei

fisicamente all'erta, potrai renderti conto dei movimenti dell'avversario e della sua respirazione

naturale. In questo stato sentirai i cambiamenti di sentimento del tuo avversario»

(Morihei Ueshiba - Fondatore della disciplina dell'Aikidō)

Il ki 氣 di cui si tratta nella disciplina giapponese dell'Aikido, è rappresentato dall'ideogramma

giapponese 氣 che, nei caratteri della scrittura kanji, raffigura il vapore che sale dal riso in cottura.

Nella disciplina dell'Aikido significa spirito, ma non nel significato che tale termine ha nella

religione, bensì nel significato del vocabolo latino "spiritus", cioè soffio vitale ed energia vitale.

Il riso, nella tradizione giapponese, rappresenta il fondamento della nutrizione e quindi l'elemento

del sostentamento in vita ed il vapore rappresenta l'energia sotto forma eterea e quindi quella

particolare energia cosmica che spira ed aleggia in natura e che per l'Uomo è vitale. Il 氣 ki è

dunque anche l'energia cosmica che sostiene ogni cosa.

Nella disciplina dell'Aikido e più in generale nelle arti marziali giapponesi ed orientali, l'essere

umano è vivo finché è percorso dal 氣 ki dell'universo e lo veicola scambiandolo con la natura

circostante: privato del 氣 ki l'essere umano cessa di vivere e fisicamente si dissolve. Nella

concezione delle arti marziali orientali, l'essere umano è pieno di vita, di coraggio, di energie fisiche

ed interiori finché veicola il 氣 ki in modo vigoroso attraverso il proprio corpo e lo scambio con la

natura circostante è abbondante; quando invece nel suo corpo la carica vitale del 氣 ki è carente,

l'essere umano langue, è debole, codardo, rinunciatario.

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Nella pratica della disciplina dell'Aikido 会氣道, ci si impegna per imparare a riempire il corpo con

il 氣 ki ed a veicolarlo energicamente; pertanto nell'Aikido 会氣道 è necessario comprendere bene

la profonda natura del 氣 ki ed imparare a riconoscerne le manifestazioni e gli effetti, i quali vanno

sotto il nome di Kokyu.

Per estensione di significato il 氣 ki può essere associato a quella che i fisici del XVIII e XIX secolo

chiamavano vis viva (forza viva), ovvero una sorta di fluido attraverso il quale l'energia ha la

possibilità di trasferirsi da un oggetto materiale ad un altro. Secondo le antiche credenze, attraverso

la respirazione il ki si accumula e riempie tutte le parti del corpo, ma viene emanato solo quando

corpo e mente sono sereni e distesi.

Nell'aikidō o nel taijiquan ogni gesto è un movimento di energia, nel Jūdō, nel ju jitsu non è

importante la forza muscolare quanto l'abilità di gestire e direzionare il ki.

Secondo una trattazione scientifica corrispondente alla mentalità occidentale, il ki potrebbe essere

inteso come l'energia interna di un corpo.

La questione dell'armonia del ki (o Ai-Ki) è un concetto orientale di una certa complessità. Si noti

innanzitutto che tale questione è assolutamente diversa da quella di una mente (nel senso di

Kokoro) salda e lucida, anche se entrambe si riconducono allo stesso principio: il miglior impiego

dell'energia. Tale principio, enunciato e fermamente sostenuto da Kanō Jigorō (Ki-Ai) fu

concretamente realizzato da Morihei Ueshiba con la creazione dell'Aikido (termine composto dai

vocaboli Ai-Ki-Do, ciascuno dei quali ha un suo proprio significato che, unito agli altri, genera un

significato più complesso). Questa disciplina realizza l'Ai-Ki nella vita interiore dell'uomo e nella

sua manifestazione esteriore: questa esteriorizzazione è denominata nella lingua giapponese con il

termine Kokyu. La realizzazione dell'Ai-Ki è infatti la manifestazione di uno stato di totale

controllo del corpo che vive ed agisce in perfetta armonia con le leggi naturali e cosmiche. Tuttavia,

sebbene questo stato sia raggiungibile sotto il controllo dell'esercizio della volontarietà in modo

relativamente facile, il requisito fondamentale dell'Ai-Ki è l'assoluta spontaneità ed istintualità dei

propri movimenti, per quanto precisi essi siano. Le azioni passano dallo stato di consapevolezza

volontaria a quello di libera istintualità e perciò si dice che la mente (sempre nel senso di Kokoro) è

ricettiva e conforme ad adattarsi alle situazioni.

Nella disciplina dell'Aikido con il termine "istintualità" s'intende quell'istintività non naturale, cioè

che nessuno possiede in modo innato e spontaneo, ma che un'abitudine frutto di un allenamento

particolare può far penetrare nei meccanismi istintivi naturali e consolidarli ad essi, radicandoli

nell'istinto naturale come se questi fossero stati conferiti insieme alla nascita. Per fare un esempio:

sono reazioni istintuali le complesse reazioni istantanee fra di loro combinate ed armonicamente

sincronizzate quali le azioni contemporaneamente esercitate su freno, frizione, cambio, acceleratore,

volante, che quando siamo alla guida di un autoveicolo poniamo in essere in situazioni d'emergenza

senza pensare ai gesti che compiamo, mentre il ritrarre istantaneamente la mano senza pensare e

premeditare il gesto che si compie quando questa è scottata da una fiamma, questo è invece un gesto

istintivo.

Secondo la tradizione orientale e specificamente delle arti marziali giapponesi, esistono tre sedi

naturali in cui il 氣 ki si localizza che nella lingua giapponese sono denominate "tanden" 丹田, le

quali non sono però delle vere e proprie sedi fisiche, materiali, corporee, ma sono dei punti virtuali

dove viene localizzata la cosiddetta "presenza mentale" del praticante e precisamente: il "Kikai

Tanden" 気海丹田, la sede viscerale, il "Chudan Tanden" 中段丹田, la sede mediana ed il "Jodan

Tanden" 上段丹田, la sede superiore.

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Il ki 氣 è l'energia vitale che percorre i centri vitali e li rende funzionali e capaci di svolgere il loro

compito essenziale per il mantenimento in vita dell'essere umano.

Il Maestro Shingeru Egami (Shotokai) in un passaggio del suo libro Karate-Do Nyumon dice:

Il problema della mente è profondo. La sua elevazione ad uno stato superiore, l'allargamento e la

purificazione di se stessi, sono le ultime cose da conseguire per mezzo della pratica. Si devono

allenare mente e corpo, perché diversamente la pratica non ha senso. Tentando di pulire la vostra

mente dalle impurità della vita quotidiana, per mezzo del contatto spirituale con gli altri. La mente

ed il corpo sono simili a due ruote di un carro, nessuna delle due ha il predominio. Questa è la

pratica autentica. Ottenere qualcosa di valore spirituale nella vita è vera pratica. Entrando in

contatto fisico con gli altri, si entrerà anche in contatto spirituale. Nella vita quotidiana bisogna

arrivare a conoscere le nostre relazioni con gli altri, come ognuno di noi influisca sugli altri e

come le idee si possano scambiare. Si devono rispettare gli altri e pensare bene di loro. Le persone

devono essere mentalmente aperte e rispettose del benessere e della felicità altrui. In un

combattimento, quando riuscirete a trascendere dalla semplice pratica, riuscirete ad essere una

cosa sola con il vostro avversario.

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Un Introduzione al Concetto di Qi nella Medicina Tradizionale Cinese

Indubbiamente, ci vuole molto più di un breve articolo per chiarire il concetto di Qi, che è un termine che

copre fenomeni considerati molto diversi fra di loro in Occidente. Nel tentativo di definirlo in modo

comprensibile alle culture occidentali, Qi è spesso tradotto come “aria”, “energia vitale”, “forza

elettromagnetica” ed altro ancora. Il termine Qi, inoltre, è usato per descrivere vari fenomeni corporei e della

natura. Vista però, la sua fondamentale importanza nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC), è importante

cercare di darne dei contorni più precisi, almeno nel contesto della MTC stessa.

Nella concezione filosofica millenaria ove si radicano i principi della MTC, tutto ciò che esiste è costituito di

Qi. Nella sue forme più “condensate”, Qi diventa materia; più concentrato è, più solida è la materia. Per

esempio, un sasso è una forma molto “condensata” di Qi mentre il terriccio è una forma leggermente meno

concentrata. I liquidi sono forme di Qi ancora meno “condensate” e i gas sono forme meno concentrate

ancora. I fenomeni prettamente energetici (tipo l’energia elettromagnetica) sono forme molto rarefatte di Qi

mentre lo “Shen” (“spirito”) e il pensiero sono forme ancora più rarefatte.

Sotto questo punto di vista, il concetto di Qi quale costituente di tutto, non a caso ricorda i concetti della

fisica quantistica dove, in fondo, l’energia è alla base di tutto. Ma quando si parla di Qi nel contesto della

MTC, il Qi è trattato come la forza motrice delle funzioni degli organi (“Qi del Rene”, “Qi del Fegato”,

ecc.), ed allo stesso tempo, è considerato ciò che nutre e sostiene tutti i tessuti del corpo. Inoltre, nella MTC,

il Qi è spesso trattato quasi alla stregua di un fluido corporeo.

Per capire questa apparente incoerenza, sarà meglio partire dalla parola stessa nella lingua cinese. Nei

caratteri tradizionali, la parola “Qi” ( ) è formato dal carattere “mi” (riso) ( ) dentro una pentola

stilizzata con due linee sopra che rappresentano il vapore prodotto dalla cottura. Il concetto di aria o gas è

inerente nel vapore stesso così come il vapore può anche rappresentare l’energia liberata nella cottura del

riso. Inoltre, l’uso del carattere “mi”, che simboleggia il cibo base della dieta cinese, porta la mente a pensare

a qualcosa di nutriente.

Nel corpo umano, la circolazione libera e non ostruita del Qi nel corpo è alla base della salute. Secondo la

MTC, lo stato naturale dell’uomo è uno stato di salute. Se c’è una corretta e libera circolazione di Qi nel

corpo, questo stato di salute perdura ma se la libera circolazione viene ostacolata, si creano le condizioni per

la nascita di patologie più o meno serie. Tanto per fare un esempio, un ematoma è considerato un blocco di

Sangue e Qi secondo la MTC, mentre un raffreddore è un invasione di patogeni esterni che sono riusciti a

superare lo strato di Qi Difensivo (Wei Qi) che proteggi il corpo (è evidente il paragone fra Wei Qi e sistema

immunitaria).

Tra l’altro, fra i non addetti ai lavori, sembra che ci sia una concezione comune che il Qi circola solo nei

meridiani dell’agopuntura, mentre in effetti, circola ovunque nel corpo e in tutti i tessuti. C’è un detto nella

MTC che recita “il Qi è la madre del Sangue e il Sangue governa il Qi”. Visto che tutto risulta fatto di Qi è

facile capire perché il Qi è considerato la madre del Sangue. A sua volta, il Sangue trasporta il Qi ovunque

circola, aiutando il Qi ad arrivare dappertutto nel corpo.

In un prossimo articolo, parleremo di come il corpo produce il Qi necessario per vivere e quanto lo stile di

vita di ognuno può influire sul questo processo.

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I Tre Tesori

Secondo la teoria taoista alla nascita ci vengono donati tre tesori che rimarranno con noi fino al

giorno della nostra morte. Di questi tre tesori dovremmo prendercene cura in modo da farli

spandere, nel corso della nostra vita. Essi sono chiaramente differenti gli uni dagli altri corpi, ma

completamente interdipendenti e strettamente connessi con la vita umana. Insieme coprono i tre

piani fondamentali della vita umana: fisico, energetico e mentale.

La tua forza e l’equilibrio interiore dipende dalla salute e longevità umana.

Quindi, secondo la teoria taoista, questi tre tesori sono:

Jing: l’essenza della vita, questo concetto comprende tutti i fluidi che circolano nel nostro corpo e

vengono trasportati dal sangue e gli ormoni secreti dalle varie ghiandole che compongono il sistema

endocrino, sperma e ovuli, e fluidi pesanti come linfa, lubrificanti che circolano nelle articolazioni

(liquido sinoviale), le lacrime, il sudore e l’urina.

Shen: lo spirito della vita, racchiude tutte le nostre facoltà mentali, tra i quali includono il pensiero

razionale, l’intuizione, lo spirito, l’attenzione e l’ego. Il pensiero cinese tradizionale distingue

quattro aspetti principali: lo spirito: Hum, l’anima umana, connessa con lo yang e il cielo. Bo:

l’anima animale associata allo ying e la terra. Yi: il pensiero e la coscienza. Jin: intento e forza di

volontà. A differenza del dualismo occidentale che considera lo spirito come entità indipendente,

situato al di sopra e al di là del corpo, il taoismo ritiene che lo spirito sia sano, come conseguenza

del buon andamento degli altri due tesori.

QI o CHI : L’energia della vita è la forza vitale essenziale che anima tutte le forme di vita

nell’universo. Il QI è invisibile, silenzioso, senza forma, ma permea ogni cosa. Questo è

l’ideogramma che lo identifica per gli orientali: “il vapore che sale dalla pentola dove si sta

cuocendo il riso.”

Il Chi o energia vitale

Questa energia vitale dell’universo si manifesta in modi diversi. Essa si manifesta nella somma

totale di tutte le energie del cosmo, tra cui la gravità, il magnetismo, l’elettricità, l’energia solare, le

onde radio, etc.

E si manifesta anche come energia bionica che alimenta tutti gli organismi viventi. Il “QI” o “CHI”

è per l’organismo vivente, ciò che l’elettricità fornisce a qualsiasi dispositivo elettrico, e senza di

essa non sarebbe possibile il loro funzionamento.

All’interno del sistema umano il “QI” assume distinte forme:

A) QI congenita di energia primordiale (yuan QI).

E ‘l’esplosione originaria di pura energia, che si verifica al momento del concepimento e infonde la

vita del feto che si trova nel grembo materno. Questa energia comincia a logorarsi dalla nascita, ma

la possiamo far crescere e tonificare attraverso una buona alimentazione, una corretta respirazione,

vita sessuale e altre discipline orientali.

B) QI assorbito dall’aria che respiriamo (yang QI)

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C) QI assorbito dalla terra

Questa energia viene prodotta dal corpo dal processo digestivo e viene estratto dal cibo e acqua.

Quando il QI della terra estratto da cibo e acqua incontra il QI del cielo, estratto dall’aria, entrambi

si mescolano nel flusso sanguigno per formare questo assortimento unico di energia vitale che dà

vita al corpo.

Quando il QI circola?

Questa energia si muove attraverso il corpo nello stesso modo che l’elettricità, seguendo circuiti ben

definiti. Nella medicina tradizionale cinese questi circuiti sono chiamati meridiani e formano una

rete di canali invisibili che portano QI ai tessuti di tutto il corpo.

Ci sono dodici meridiani principali, ciascuno di essi associato ad un organo o una funzione

importante di vita, altri meridiani minori e quelli chiamati esotici. Quando il flusso di energia di

questi meridiani non è più fluido diventa stagnante, producendo situazioni di vuoto energetico o di

pienezza della stessa, questa mancanza di equilibrio energetico è la causa delle malattie.

Le terapie che guariscono.

Ci sono diverse terapie orientali con nomi diversi e tecniche, ma tutte hanno un denominatore

comune QI o CHI e tutti tendono a riequilibrare l’energia del corpo, stimolando l’auto-guarigione:

Lo Shiatsu – un massaggio che utilizza la pressione delle dita su punti specifici effettuati,

situati sui meridiani attraverso i quali scorre l’energia.

Il QI Gong – trasporta l’energia attraverso la respirazione dirigendola ove necessario, in più

aumenta e tonifica muscoli e tendini.

Il Tai Chi Chuan – cerca di ristabilire l’equilibrio perduto attraverso movimenti specifici che

lubrificano le articolazioni e rinforzando muscoli e tendini.

Quindi, secondo il taoismo alla nascita ci vengono forniti questi tre tesori, e come abbiamo detto,

questa energia (che ci viene fornita) inizia a decorrere dal giorno in cui nasciamo, e se la

trascuriamo essa si squilibra e il nostro organismo si ammala. Ma la medicina orientale, ci fornisce

un’ampia varietà di discipline per ritrovare l’equilibrio perduto e aiutare a stimolare il nostro corpo

a guarire se stesso. Questo significa sostanzialmente che la soluzione dipende solo da noi stessi.

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Ma cos’è il Tai chi?

Si tratta di un arte tradizionale Cinese, di un metodo, che studia ed insegna come coltivare l’energia

interna del corpo attraverso specifici esercizi la cui pratica migliora la salute e rinforza il fisico armonizzando i tre fattori principali ovvero: respiro, postura e pensiero.

Nato più di 4000 anni fa come pratica d’uso popolare per curare o comunque limitare le malattie

fortificando il corpo; si pensi che già nel “Libro dei Mutamenti” del 1122 a.c. si menzionavano alcune

informazioni sui cicli del “Qi”, per questo motivo la pratica del Qigong è considerata uno dei più importanti elementi del patrimonio culturale della Cina.

Il Qi Gong, successivamente fu assimilato dalle dottrine Taoiste e Buddiste che lo interpretarono ed

integrarono secondo i loro principi filosofici affinando le tecniche ed ottimizzandone i benefici. Nel

tempo, il qigong, da pratica popolare divenne disciplina occulta, riservata a pochi iniziati e quindi

diffusa pochissimo e mantenuta segreta per anni. Il resto del popolo, in questo frangente, si limitava alla

conoscenza di qualche esercizio superficiale e di qualche tecnica legata al campo della Medicina

Tradizionale e Agopuntura. Questa situazione è rimasta invariata fino a gli anni 70/80 circa, momento in

cui iniziò una forte espansione sia in Cina sia nel resto del mondo a seguito di una diffusione di

numerosi testi, pubblicazioni e corsi d’insegnamento. Tutt’ora comunque questa disciplina è gelosamente conservata dagli orientali che ne fanno gran pratica con profonda devozione e spiritualità.

Video che mostra la potenza del dominio sull’energia Qi

Teniamo a mettere in chiaro che il Qigong non è una pratica esoterica e non si basa su nessun tipo di

elemento soprannaturale o magico, come purtroppo molti cercano di dare ad intendere attraverso corsi

che si basano su scarse nozioni superficiali in materia integrate da pratiche new age o riti mistici che

non hanno alcun riscontro oggettivo e soprattutto che non hanno nulla a che vedere con il Qigong.

Quindi prendiamo le distanze da coloro che, attraverso questa pratica, riuscirebbero a fare numeri alla

Uri Geller ma che soprattutto speculano sulle persone ingenue e inquinano l’informazione a tal punto che in alcune biblioteche capita di trovare i libri di Qigong nel reparto “Esoterismo, Magia e Tarocchi”.

“QI” o SHENG QI viene distribuita dal vento e raccolta dall’acqua.

Possiamo misurare e sentire la qualità dell’aria ma per l’energia “CHI” non abbiamo un organo

sensoriale. Sentiamo l’energia “CHI” intuitivamente. Per esempio ci sono posti o ambienti dove

sentiamo che sono da evitare. E ci sono posti dove ci sentiamo molto bene. Questa è forse la spiegazione più semplice per descrivere l’energia “QI”.

Nel Feng Shui c’è un detto che dice : è l’energia del posto che ci sceglie, non siamo noi a scegliere il

posto.

CHI “il soffio vitale della natura” è significante anche per la nostra energia vitale.

Tutti gli esseri viventi ricevono nel momento della propria procreazione tutto per essere completi,

l’essenza e lo spirito. “QI”, l’essenza, è la sostanza innata di ognuno, che scorre nei meridiani (vie

energetiche) del nostro corpo. Nel corso di una vita l’essenza si sviluppa sempre di più e diventa spirito.

Tutte le funzioni e i movimenti fra questi due poli vengono chiamati “QI”. L’essenza , lo spirito e “QI” sono significanti per i tre tesori.

Nel nostro corpo l’energia “QI” può essere nutrita con un’equilibrata alimentazione e arricchità o

regolatà con la respirazione e la meditazione. Se questo non accade in tempo, l’essenza viene consumata e l’uomo vive letteralmente della sua sostanza.

Finché l’energia può scorrere libera c’è armonia e salute, se il flusso è bloccato si creano venti, tempeste e altri cataclismi nella natura e sul nostro corpo i rispettivi dolori e malattie .

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Secondo la medicina tradizionale cinese TCM ci sono diversi fattori che se accadono in abbondanza,

possono provocare malattie. Ad esempio: il vento, il calore, il freddo, l’umudità e la siccità.

I medici tradizionali cinesi si occupano di mantenere il flusso energetico “QI”, libero nel corpo con l’aiuto dell’agopuntura.

Ci sono anche altre pratiche chiamate “Qi Gong”, che significa il lavoro con l’energia “QI”, per attivare

questo flusso energetico vitale “QI” come: Shiatsu, Reiki, Tai Ji, Yoga, Meditazione etc..

Il flusso energetico “QI” che è presente anche intorno a noi viene analizzato e influenzato dagli esperti

di Feng Shui per garantire un massimo di buona qualità energetica per noi stessi e per i nostri ambienti.

La geomanzia cinese Feng Shui lavora come l’agopuntura per i nostri ambienti è come “la medicina dell’habitat”.

Partendo dalla riflessione, che un edificio è costituito come l’uomo dall’energia vitale “QI”, ed è

soggetto a cambiamenti e influenze energetiche, può essere seguita una relazione immediata tra l’uomo e l’edificio.

Gli scenziati cinesi considerano una casa come un “organismo vivente” paragonabile al corpo umano.

Una casa ha bisogno di un buon influsso energetico, per avere un buon Feng Shui.

Questa scienza fa vedere, che anche noi, con la creazione dei nostri spazi vitali, influiamo direttamente la nostra qualità di vita.

Con l’aiuto del Feng Shui riusciamo a portare in ottima relazione cielo e terra, per favorire la nostra vita

Curiosità:

In giapponese si scrive Ki, per noi italiani la pronuncia è “CI” ma in rete si legge spesso anche

“CHI”. In particolare il termine sinogiapponese Ki è l’elemento centrale costitutivo del vocabolo

giapponese Aikido (scritto in kanji) od anche usando la grafia non semplificata, di cui il termine Ki

costituisce il concetto essenziale.

“il ch’i al mattino è fresco, a mezzogiorno è stanco, a sera è esaurito, un abile generale evita chi ha

un ch’i fresco ed attacca chi ha ormai un ch’i stanco ed esaurito. Questa è l’arte di padroneggiare il

chi’i” – Sun Tsu.

Perchè nella medicina cinese si parla di riequilibrio energetico?

Abbiamo parlato di riequilibrio energetico ma forse è meglio fare un salto indietro prima di andare

oltre e riprendere il concetto di “ENERGIA”. Vi propongo quindi una breve lettura su come il

mondo moderno ha cercato di spiegare cos’è “l’energia vitale” , la stessa energia che già

conoscevano gli antichi e che chiamavano “qi” o “prana” o “pneuma”, a seconda della cultura di

provenienza.

Per comprendere come agiscano le diverse terapie alternative è innanzitutto necessario assimilare il

concetto secondo il quale ogni cosa vivente è infusa di energia, o forza vitale.

Non è possibile vedere né toccare tale energia ma, come l’aria che si respira, è indispensabile per la

vita. Se per molti occidentali è difficile accettare l’idea che esista qualcosa al di là della materialità,

per le popolazioni orientali si tratta di una nozione scontata. Più di tremila anni fa, i Yoghin indiani

parlavano già di un’energia universale, il “prana”, intesa come costituente basilare e fonte di ogni

forma di vita. Il prana, o soffio vitale, è in ogni cosa e porta con sé la vita.

Il taoismo, l’antica filosofia cinese sorta verso il terzo millennio a.C., si fonda sullo stesso concetto,

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secondo il quale l’universo è un organismo vivente infuso e permeato di un’energia ritmica e

vibrazionale, chiamata “chi” o “qi”. Il concetto di un’energia che pervade ogni cosa non è poi così

mistico come può sembrare. La fisica moderna comincia a dare credito a ciò che i saggi

dell’antichità già supponevano migliaia di secoli fa.

Agli inizi del XVIII secolo, Newton e colleghi si resero conto di quanto fosse superato pensare alle

cose come semplici oggetti solidi. Con la scoperta dell’atomo, i fisici capirono di avere trovato la

struttura portante dell’universo. Indagando più a fondo, scoprirono che gli atomi sono a loro volta

composti da minuscole particelle in costante movimento e che il loro comporta mento è diverso da

quello che si supponeva. Nel 1905, con la pubblicazione della Teoria della Relatività, Albert

Einstein distrusse i principi della visione del mondo dei newtoniani e ipotizzò la possibilità che

materia ed energia fossero intercambiabili. Le particelle possono essere create dall’energia e la

materia non è nient’altro che energia rallentata o “cristallizzata”.

Qualche anno dopo, Max Planck scoprì che la luce e le altre forme di radiazioni elettromagnetiche

sono emesse sotto forma di pacchetti di energia, da lui battezzati Quanti. Tali Quanti di luce, o

pacchetti di energia, sono stati accettati come particelle sebbene, stranamente, si comportino anche

come onde piuttosto che particelle individuali.

Stando alle ultime teorie “super-string” (le prime delle quali videro la luce negli anni sessanta), tali

particelle fondamentali, in realtà non sono affatto particelle, ma assomigliano più a frammenti di

corde infinitamente sottili. Secondo la “teoria delle corde”, quelli che in precedenza venivano

immaginati come puntini di luce vengono ora raffigurati come onde che si muovono lungo la corda

(come onde su una corda in vibrazione di un aquilone). Ciò significa che a livello basilare ogni cosa

sembrerebbe scintillare, o muoversi continuamente in onde di luce.

Il mondo di oggetti apparentemente solidi è quindi in realtà composto da strutture a onde e da campi

di energia che interagiscono costantemente. Alcuni scienziati concepiscono oggi l’universo come

una sorta di immensa ragnatela di strutture inseparabili di energia.

Nel 1964 il fisico John S. Bell propose quello che è ora conosciuto come il teorema di Bell, secondo

il quale le particelle subatomiche sono collegate le une alle altre, per cui ciò che accade a una

particella accade anche a tutte le altre.

Il defunto David Bohm, professore di fisica teoretica al Birkbeck College di Londra, dopo aver

dedicato quarant’anni allo studio della fisica e della filosofia, giunse alla conclusione che l’universo

è una totalità interconnessa. Se non fosse morto improvvisamente nel 1993, avrebbe ricevuto il

premio Nobel per le ricerche condotte. Nel libro Wholeness and the Implicate Order, Bohm afferma

che è la mente umana a vedere le cose separate e indipendenti le une dalle altre, perché nella realtà è

esattamente il contrario.

L’uomo divide e dispone le cose in diversi cassetti mentali per rendere più gestibile il mondo che lo

circonda. Vedere ogni cosa separata dalle altre è una pura illusione che conduce a un’infinita

confusione interiore.

Non rendendosi conto che questa frammentazione è esclusivamente opera dell’uomo, l’umanità è

sempre stata alla ricerca della totalità.

Quanto affermato dona credibilità alle filosofie antiche, secondo le quali non è possibile godere di

un senso di benessere generale se i diversi aspetti della personalità (mente, corpo e spirito) non sono

in equilibrio fra loro. E' possibile trovare tale equilibrio vivendo in armonia con la natura e, nel caso

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in cui l’individuo dovesse perdere tale stato di equilibrio, la natura gli fornirà i rimedi per ritrovare

la propria interezza.

Per secoli i mistici hanno parlato dell’aura, un corpo etereo che circonda quello fisico. Per i

pitagorici (intorno al 500 a.C.) si trattava di un corpo luminoso, la cui luce era in grado di produrre

svariati effetti sull’organismo umano, inclusa la cura delle malattie.

Agli inizi del XII secolo, due famosi studiosi, Boirac e Liebeault, affermarono che gli esseri umani

possiedono un’energia in grado di provocare un’interazione fra due individui, anche quando questi

ultimi non si trovano vicini l’uno all’altro.

Nel XIX secolo, il Barone Karl von Reichenbach dedicò trent’anni della propria vita a fare

esperimenti su di un campo da lui battezzato forza “odica”; ma fu soltanto nel 1911 che cominciò a

farsi strada la nozione di campo di energia umana.

Utilizzando schermi e filtri colorati, il medico William Kilner descrisse l’aura come una nebbia

luminosa che circonda il corpo e che è caratterizzata da tre zone distinte. Le sue ricerche lo

condussero ad affermare che l’aura varia da individuo a individuo, dipendendo da variabili quali

l’età, il sesso, la capacità intellettiva e lo stato di salute. Poiché alcune malattie si evidenziano come

irregolarità nell’ aura, Kilner sviluppò un sistema di diagnosi basato sul colore, la struttura, il

volume e l’aspetto generale di questo corpo etereo. Nello stesso periodo, il dottor Wilhelm Reich ,

psicologo umanista e discepolo di Sigmund Freud, si interessò a un’energia universale, da lui

chiamata “orgone”. Studiò il rapporto esistente fra i disturbi nel flusso dell’orgone all’interno del

corpo umano e la malattia psicologica e fisica e giunse alla conclusione che quando forti stati

d’animo, come la rabbia, la frustrazione, la tristezza e persino il piacere, non vengono espressi,

l’energia che avrebbe dovuto essere liberata si ritrova intrappolata nel corpo, provocando così una

diminuzione del livello di vitalità. Verso la metà del XX secolo, il dottor George De La Warr e il

dottor Ruth Drown inventarono nuovi strumenti per rilevare le sottili vibrazioni emesse dai tessuti

del corpo umano. Il dottor De La Warr creò inoltre il Radionics, un sistema di rilevazione, diagnosi

e cura a distanza che utilizzava il campo di energia biologica umano.

La scienza medica oggi riconosce, nel corpo, l’esistenza di un debole campo elettromagnetico

generato dall’attività delle onde cerebrali e dagli impulsi nervosi e dai diversi organi vitali

all'interno del corpo. Recentemente, un gruppo di scienziati sovietici dell’A.S. Popov’s

Bioinformatic Institute ha scoperto che gli organismi viventi emettono vibrazioni di energia ad una

frequenza che varia dai trecento ai duemila nanometri (nms). Tale energia è stata battezzata bio-

campo o bioplasma.

Nelle discipline orientali si sente spesso parlare di “qi” (o ki) che solitamente viene tradotto come

“energia”, oppure “soffio”, ma tali significati conferiscono al concetto solo un’idea generale e vaga

poiché, come spesso accade con i termini cinesi, le traduzioni costituiscono delle limitazioni,

perdendo così parte del vero e più complesso significato che a loro appartiene.

Non a caso infatti la cultura orientale si è sempre affidata agli ideogrammi che, attraverso

rappresentazioni stilizzate, sono in grado di trasmettere concetti più profondi di quanto non

farebbe una singola parola.

Anche nel caso del qi, possiamo partire proprio dal suo ideogramma per cercare di avere una

visione più ampia:

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L’immagine è costituita da due parti (detti radicali): il primo in basso a sinistra rappresenta un

chicco di riso cotto, mentre il secondo più in alto a destra, indica i vapori che salgono verso l'alto.

L’idea che ne deriva è dunque quella di una forma di energia invisibile e impalpabile (vapore)

che si sprigiona da una forma materiale e densa (riso), grazie ad un’azione di trasformazione. Le

trasformazioni possono però condurre anche ad una condensazione di tale energia, divenendo a loro

volta materia.

Per la cultura orientale l’universo, e così l’uomo, non è altro che qi che si manifesta sotto diverse

forme, alcune invisibili, altre manifeste.

Zhang Zai, un grande filosofo vissuto in Cina nei primi decenni dell’anno 1000, descrisse così gli

infiniti mutamenti del qi: “Il Grande Vuoto consiste di qi. Il qi si condensa trasformandosi nella

miriade delle cose; le cose inevitabilmente si disintegrano e tornano al Grande Vuoto (…). Ogni

nascita è condensazione, ogni morte è dispersione. Nella nascita non c’è guadagno, nella morte

non c’è perdita (…). Il qi in dispersione è sostanza, e così anche nella condensazione…”.

Ch’i. Scoprire l’energia vitale con il t’ai chi Copertina flessibile, Waysun Liao

Il qi svolge tantissimi ruoli...

Ne deriva dunque che per la Medicina Cinese il qi espleta tante funzioni diverse, non perché vi

siano diversi qi, ma perché questo assume ruoli e funzioni differenti in base a ciò che è chiamato a

fare. Tra le più importanti troviamo le seguenti:

Attività di riscaldamento: regola la temperatura corporea per mantenere attivi i processi metabolici e la circolazione del sangue (un deficit in questo senso si può manifestare come freddolosità, rallentamenti circolatori, ristagni, ecc.)

Attività di trattenimento: grazie al qi gli organi e i visceri rimango nella loro sede, così come il sangue è trattenuto all’interno dei vasi (se tale funzione viene a meno, o è debole, possono derivarne emorragie, prolassi, aborti, ecc.)

Attività di attivazione: attraverso l'azione del qi il cuore è stimolato a battere, la digestione e la peristalsi svolgono la loro funzione di trasformazione e discesa, è possibile respirare, masticare, camminare, svilupparci, ma anche pensare e avere progetti

Attività di difesa: in questo contesto il qi ci fornisce la protezione contro i patogeni e allo stesso tempo li espelle; l’indebolimento dunque determinerà la malattia, o prolungati tempi di guarigione, ricadute frequenti, salute cagionevole, ecc…

Attività di trasformazione: è sempre grazie al qi che abbiamo la capacità di trasformare l’aria in una sostanza che ci permette di respirare, oppure la capacità digestiva che trasforma gli alimenti e i liquidi in tanti elementi biodisponibili per il nostro corpo e il nostro sostentamento.

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Dal qi quindi dipendono tutte le attività dell'organismo e le modalità con cui si muove sono

fondamentali per mantenerci vitali e attivi: l’energia di tutti gli organi, i visceri, delle funzioni del

corpo, ma anche le energie che investiamo a livello mentale ed emozionale, devono coordinarsi in

maniera fluida e armonica, pena un’alterazione di tutte le attività: ristagni, ostruzioni, eccessiva

discesa o risalita, movimenti controcorrente, hanno conseguenze più o meno nocive per il nostro

benessere e la nostra salute fisica e mentale.

Nell’uomo inoltre il qi ha due origini: la parte innata o originaria (yuanqi) che ci viene trasmessa

nel momento del concepimento e costituisce un’essenza pura e vitale che rappresenta la radice e la

fonte a partire dalla quale si sviluppano tutte le varie funzioni del qi e le nostre sostanze/risorse più

importanti; poi vi è la parte acquisita legata al nostro nutrimento (yingqi) e all’aria che respiriamo

(guqi): esse subiscono delle trasformazioni prima di poter essere utilizzate dal nostro corpo, ma

sono fondamentali per sostenerci e più sono di buona qualità, meglio è per la nostra vitalità.

Il concetto di qi quindi è davvero molto vasto e sarebbe necessario spendere molte più parole in

merito per poterlo intendere e comprendere: ciò che la medicina orientale ci insegna è che il

concetto di “energia” o “soffio” è decisamente più esteso e profondo rispetto al significato con cui

vengono identificati in Occidente e rappresenta un elemento così fondamentale che tutti gli

strumenti utilizzati in Medicina Cinese (agopuntura, moxa, auricoloterapia, dietetica, qigong…) non

sono altro che metodi che lavorano in funzione del qi e del suo equilibrio poiché è da come si

muove, si trasforma e si manifesta questa fonte che tutto dipende: salute o malattia, veglia o sonno,

buonumore o depressione, longevità o declino.

Nell’Aikidō e nel Tàijíquán, ogni gesto è originato dal movimento dell’energia (che a sua volta è

attivato dall’intenzione), così anche nel Karate, nel Jūdō e nel Jū Jitsu non è importante la forza

muscolare quanto l’abilità di gestire e direzionare il Ki (o il Qi).

Tra le Arti Marziali orientali, quelle che forse si sono dedicate maggiormente allo studio del Ki (o

del Qi) sono l’Aikidō giapponese e il Tàijíquán cinese.

La prima tra le due arti citate, l’Aikidō, deve il suo nome alla fusione di tre caratteri sino-

giapponesi:

合 (Ai) il cui significato è “armonia” e nel contempo anche con “congiungimento” e

“unione”

氣 (Ki) il cui significato è assimilabile a “soffio vitale” o “energia vitale“

道 (Dō) che letteralmente significa “ciò che conduce” nel senso di “percorso”, “via”,

“cammino” (non solo fisico ma anche spirituale)

Fondendoli assieme si ottiene il termine 合氣道 (Ai-ki-dō) che significa: “disciplina che conduce

all’unione e all’armonia con l’energia vitale e lo spirito dell’Universo”.

Allo stesso modo, oltre 3000 anni fa la cultura cinese ebbe una stupefacente intuizione (confermata

oggi anche dalla scienza moderna), ovvero: che la materia e l’energia sono la stessa cosa. La

materia si può trasformare in energia e l’energia può condensarsi in materia. Il nostro corpo è

formato quindi da materia ed energia e a sua volta l’energia può assume differenti forme di

aggregazione; basti pensare a Jing, Qi e Shen.

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Il carattere più usato per Ki (o per Qi) è questo: 氣. Secondo il Shuo Wen Jie Zi (dizionario di

etimologia cinese), le tre linee in cima al carattere dell’ideogramma Qi indicano vapore, 气 mentre

in basso troviamo il carattere che indica riso, 米. Quindi Qi significa letteralmente: “il vapore che

si leva cuocendo il riso”.

Il Qi può allora essere definito come l’energia prodotta quando polarità complementari e opposte

vengono portate all’armonia. L’energia vitale, il Qi, si crea quando gli opposti vengono

armonizzati: fuoco e acqua, cielo (il vapore) e terra (il riso), ecc.

Qi è la grande forza che sottende la vita, è la vita stessa. Qi è la vibrazione dell’Universo, è l’intero

Universo nel suo manifestarsi. Tutto intorno a noi è manifestazione del Qi. Noi stessi siamo

espressione del Qi.

Se tutto il creato è permeato da questa energia universale, ogni cosa, animata o inanimata che sia, è

per noi fonte di scambio e trasformazione del Qi. Motivo per cui, ad esempio, dopo una passeggiata

in mezzo alla natura ci sentiamo rigenerati nel corpo, nella mente e nello spirito.

Fonti del Qi

Abbiamo visto come la parola cinese Qi sia un termine generico per indicare l’energia vitale. Tre

sono le fonti principali di Qi per l’uomo: il respiro, il cibo e la costituzione della persona.

L’aria, cioè la respirazione o Da Qi (a volte detta anche “Grande Qi”) e il cibo o Gu Qi

(letteralmente il “Qi dei cereali”) si uniscono per dare origine al “Qi del petto” o Zong Qi.

Mentre cibo e aria sono parte del Qi acquisito, la terza fonte principale di Qi è ereditaria. In

cinese il termine per questa forma di Qi innato (noi occidentali diremmo genetico) è Yuan Qi

(letteralmente Qi originario). Il Qi originario è responsabile della costituzione fisica e della naturale

tendenza verso la malattia o la salute.

Il Qi originario è in parte un “regalo” dell’Universo e in larga misura un prodotto della salute

dei genitori e delle attenzioni che essi dedicano al bambino ancora nell’utero. Se la madre si

nutre in modo salutare, ha una buona igiene e vive in un ambiente non inquinato, il bambino che

porta in grembo sarà nelle condizioni migliori per avere una vita sana. L’uomo e la donna hanno

eguale responsabilità nella creazione del Qi originario.

La quantità di Qi ereditato è immutabile: non possiamo tornare al tempo del concepimento per

incrementarlo; possiamo tuttavia sostenerlo con la meditazione, la pratica marziale e lo sviluppo

della spiritualità. Inoltre, anche la natura è una fonte inesauribile di Qi originario.

Categorie di Qi

Il concetto di Qi ha un ruolo così centrale nella medicina cinese, che in pratica tutti gli stati di salute

o malattia possono venire descritti da una sua forma. Alcuni autori cinesi di opere sulle Arti

Marziali hanno scritto interi volumi sul tipo di Qi necessario per sferrare in maniera efficace

pugni, calci, parate, schivate, spinte, ecc.

Come detto, secondo i cinesi, vi sono molti “tipi” di Qi che influiscono sul nostro corpo e sulla

nostra mente. Tuttavia, rimane un unico Qi che semplicemente si manifesta in forme diverse, in

base alla forma che assume in diversi punti del corpo. In base alla funzione svolta e alla sua origine

assume “etichette differenti”.

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Per capire qualcosa di più sul Qi, è necessario conoscernee le categorie principali:

Yuan Qi – Qi originario (ereditato da antenati e universo)

Da Qi – Qi dell’aria (proviene dalla respirazione), costituente di Zong Qi

Gu Qi – Qi del cibo (proviene dall’alimentazione), costituente di Zong Qi

Zong Qi – Qi del petto (regola respiro, battito cardiaco, ecc)

Zhen Qi – Qi complessivo, somma di Ying Qi e Wei Qi

Ying Qi – Qi nutritivo che scorre all’interno dei meridiani

Wei Qi – Qi protettivo, barriera energetica contro i patogeni

Nei Qi – Qi interno (tutto il Qi interno al corpo)

Wai Qi – Qi esterno (o Qi emesso dal corpo)

Dan Tian: i serbatoi del Qi

Il Dan Tian (in cinese Dāntián, 丹田 e in giapponese Tanden, 丹田) è il centro energetico più

importante del corpo e uno dei termini più usati nella letteratura marziale. Situato nel basso ventre,

a metà tra l’ombelico e l’osso pubico, è sia il centro di gravità che il centro energetico del corpo. Il

Dan Tian immagazzina il Qi, come un serbatoio, ma funge anche da pompa, spingendo

l’energia in tutto il corpo.

Dan Tian significa, letteralmente, “campo dell’elisir” o “campo del cinabro”. Per la letteratura

alchimista Taoista si tratta del punto in cui trovare l’elisir di saggezza e lunga vita.

Ci sono, in verità, tre centri energetici principali nel nostro corpo. Il Dan Tian inferiore, nel basso

ventre, è associato alla sessualità e immagazzina Qi ed energia sessuale, il Jing. Il Dan Tian

mediano, al livello del plesso solare, immagazzina il Qi ed è correlato con la respirazione e con la

salute degli organi interni. Infine, il Dan Tian superiore, tra le sopracciglia (al livello del “terzo

occhio”), è la sede dello Shen, l’energia della coscienza, ed è in relazione con il cervello.

Solitamente però, se non diversamente specificato, il temine Dan Tian si riferisce a quello inferiore,

il più importante. Ogni movimento del marzialista ha origine (o dovrebbe originare) da lì.