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l a v e r i t à p e z z o p e r p e z z o diretto da Giovanni De Cicco ANNO IV NUMERO 16 - 1 Dicembre 2012

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1 dicembre 2012

AFRAGOLA – Finalmente, seppur con difficoltà e a tap-pe di lumaca, si inizia a fare chiarezza per uscire dal caos politico in vista delle prossi-me elezioni amministrative. E mi fa piacere, senza pre-sunzione, che il dibattito in-nescato da “Mosaico”, pro-

prio su queste pagine, abbia dato un contributo determinante alla dinamica politica. Anche se, prima di entrare nei ragionamenti sugli ultimi eventi (la cui cronaca e le cui reazioni si posso-no leggere a pagina 4 e 5), noto con dispiacere che l’unico interlocutore serio che non ha avuto di timore di schierare la propria penna e di con-frontarsi, al di là della valutazione su ciò che ha scritto, resta il segretario del Partito democrati-co Gennaro Espero. Mi aspettavo e continuo ad essere fiducioso, tanto non costa niente, che tutti coloro che millantano o credono di essere leader politici locali avessero maturato l’inte-resse e il dovere di prendere carta e penna, di perdere qualche ora della giornata per scrivere e pubblicare le loro riflessioni sugli argomenti sollevati in queste settimane da “Mosaico” e da “Dodicipagine”. Invece no. Dimostrazione pa-lese che ad Afragola c’è un deficit di classe di-rigente. “Mezze tacche” che pensano più ai tat-ticismi, più al lavoro nel sottobosco per tentare di guadagnarsi un posto al sole in quanto sono i primi a riconoscere i propri limiti quando si è costretti ad entrare nei ragionamenti, nei conte-nuti, nella fase della proposta politica, ammini-strativa e programmatica. Come si può aspirare a guidare una realtà bella, ambiziosa ma diffici-le e spinosa come Afragola senza avere un dise-gno di città da mettere sul tavolo, un progetto da presentare ai cittadini, agli altri partiti, a tutte le realtà sane del territorio?Al di là di questo aspetto, che mi è saltato agli occhi ed è giusto condividere con gli affezio-nati lettori dei miei editoriali, è opportuno fare una serie di riflessioni su quanto accaduto negli ultimi 15 giorni. Dicevo, finalmente si inizia a fare chiarezza. Con molta calma, con tanti ritar-di, con tante contraddizioni ancora in giro, ma almeno qualcosa si è mosso. Ed è giusto met-terlo in evidenza. Ho apprezzato, questa volta, le scelte del centrosinistra. O, almeno, dello zoccolo duro. “Rinascita”, la civica di Grillo-Petrellese-Cuccurese sembra aver chiuso defi-nitivamente le porte ad un’alleanza con l’Udc.

La “triade” non ha gradito l’impazzimento del-lo “scudocrociato” che da un lato ha firmato un documento con i partiti del centrosinistra, for-mando anche una delegazione per la composi-zione del programma, e contestualmente, non ci crederete ma è così, sempre l’Udc ha convoca-to un tavolo con le forze del centro moderato, che guardano a destra e a sinistra, per com-porre un’alleanza alternativa al centrodestra e al blocco Idv, Rinascita, Pd. Un’azione che nei manuali di politica non troverà precedenti nella storia Repubblicana ma potrebbe essere un punto di partenza per chi vuole studiare la psicanalisi applicata alla politica. “Rinascita” di fatto, ha fatto saltare il tavolo del centrosi-nistra con l’Udc. Obbligando il Pd a scegliere l’itinerario da percorrere. E Gennaro Espero, nell’editoriale su “Dodicipagine” ha chiarito, senza mezzi termini, che il rapporto con “Ri-nascita” è prioritario rispetto a chi continua a “battere” tutte le ipotesi di coalizione, indipen-dentemente dal programma, dall’ideologia e da-gli obiettivi da realizzare, pur di individuare il progetto vincente. L’unico aspetto che non ho condiviso dell’editoriale di Espero è il fatto che è troppo per gli addetti ai lavori e denota una mancanza di coraggio. Mi perdonerà il segre-tario del Pd, anche perché conosce la stima che ho sempre riposto in lui. Ma non può parlare di “straniero”, di “nani”, di “ballerine” e lancia-re altre accuse pesanti senza mettere i nomi e i cognomi dei suoi interlocutori. Senza far capire a chi si riferisce. Non è un bell’esempio e non aiuta i cittadini e i lettori a capire chiaramente come stanno le cose e chi sta perseguendo fini personali che nulla hanno da spartire con quel-li collettivi. Comunque sia, il dibattito ha fatto un passo avanti. Anche se gli interrogativi che ho posto su “Mosaico” sulle contraddizioni che emergono dall’azione del Pd e che sono emer-se in cinque anni di consiliatura, non sono stati affrontati dal segretario della sezione locale. Ed un chiarimento sarebbe opportuno per sgom-brare, come ho già scritto, il campo da pesanti equivoci. Soprattutto perché, ripeto, una sana politica gestisce le logiche imprenditoriali. Non si lascia condizionare da esse. Ed un centrosi-nistra forte, rinnovato nello schema, nei valori e nelle regole potrebbe rappresentare il motore propulsore dell’alternativa. Un altro equivoco da chiarire è nato dal mio precedente editoriale quando ho parlato dello schema “Tuccillo-Grillo-Cuccurese” che ha

partorito i “mostri” del passato: sia con l’espe-rienza di Pasquale Caccavale sia con quella di Santo Salzano. Il mio riferimento allo sciogli-mento per camorra, che ha concluso la consilia-tura precedente a quella di Nespoli, non voleva assolutamente significare un affondo alla “tria-de” per chissà quali commistioni. La città co-nosce Antonio Cuccurese e conosce Pasqua-le Grillo. Quindi, a nessun lettore è balzata in mente una “baggianata” del genere. Sanno tutti che Pasquale Grillo nelle “masserie” non ci è mai andato. Così come, allo stesso tempo, Do-menico Tuccillo dovrebbe capire che in politica si fa una scelta. L’impresa è una cosa, gli affari ne sono un’altra; la politica e l’interesse collet-tivo non c’entrano nulla con le speculazioni e gli affaristi. Insomma, o si sceglie di fare l’im-prenditore o il politico. I due aspetti non pos-sono collimare altrimenti si fa la fine di Enzo Nespoli. E’ un dato oggettivo e riscontrabile. E’ arrivato il momento che pure Tuccillo faccia chiarezza in merito a ciò. Ecco perché ho sem-pre parlato di due volti della stessa medaglia. E gli eventi mi hanno dato ragione. Quello che, però, volevo e intendo mettere in discussione è lo schema: Tuccillo-Grillo-Cuccurese, come schema, sul piano esclusivamente politico, lo dimostrano la storia dall’ultimo quindicennio, è stato un fallimento. E non può essere sem-plicemente riproposto. Fermo restando il gran-de e immenso contributo che singolarmente, i rappresentanti di Rinascita, hanno dato, posso-no ancora dare e sono obbligati a dare, neces-sariamente, alla crescita, alla programmazione ed allo sviluppo sano del territorio. Senza mai mettere in discussione la preparazione e la ca-ratura morale dei rappresentanti della civica, intendo solo spiegare che il vecchio schema non è riproponibile. Tutto qui. Dato certo: il centrosinistra riparte dal Partito democratico e da Rinascita con porte chiuse all’Udc. Mentre l’Italia dei valori è ormai orientata verso al-tri lidi. E questa è la novità più clamorosa. Il centrosinistra, quindi, senza ancora un chiaro segnale innovatore, che lo porti a superare gli schemi di sempre – come per esempio quello di apertura alle forze sane che rappresentano la vera alternativa a Nespoli e che in questi mesi di impazzimento generale hanno preferito restare fuori da tavoli inconsistenti sotto tutti i punti di vista – sarà destinato a leccarsi le ferite ancora una volta. Un progetto serio, tutto da scrivere e da formare, non può escludere, senza motivo e

2 L’editoriaLe

L’unica vera alternativa: passare dalla certezza di un passato fallimentare alla certezza di un futuro migliore…

Il punto di vista del direttore di “Mosaico”, Giovanni De Cicco, sulle novità degli ultimi giorni in vista delle elezioni. Si tenta di uscire dal caos seppur con tante

difficoltà e a tappe di lumaca. Ma si iniziano ad intravedere sprazzi di chiarezza

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di Giovanni de Cicco

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31 dicembre 2012

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seguendo una logica del tutto personale, chi sul campo è emerso con grande forza e si è imposto con azioni concrete e coerenti. E l’assenza dei rappresentanti del centrosinistra in aula quando si è discusso dell’abusivismo rappresenta un al-tro infortunio dal quale non si può prescindere. Ma come, su temi importanti come l’abusivismo edilizio, un fenomeno che rientra a pieno titolo nei bilanci della criminalità, il Pd sfugge al con-fronto ed ha persino paura di dire cosa pensa? Un segnale pericoloso e che denota il deficit in un centrosinistra con poche idee e pure confuse. Le energie ci sono. Manca il progetto. Tutti, in quest’ottica, si stanno interrogando su come si atteggeranno forze che al momento hanno deciso di rimanere alla finestra, come il Movimento per Afragola di Gennaro Giustino, la cui attività politica sul territorio e di consigliere comunale di opposizione al sistema Nespoli sono talmente evidenti e rappresentano dati talmente acclarati che non hanno bisogno di ulteriori parole. An-che per evitare di essere strumentalizzato. E lo stesso vale per le nuove realtà che si stanno af-fermando sul territorio, dal “Caffè letterario” di Marco Corcione e di Claudio Grillo al famoso “Terzo polo” di Montezemolo che in queste ore si sta organizzando ad Afragola con soggetti di peso ed espressione del mondo delle professio-ni. O, ancora quelle forze politico-culturali che si stanno stringendo attorno al ragionamento di Pasquale Russo. Forze politiche e sociali che hanno lavorato sodo e intendono partecipare ad un nuovo “progetto politico” serio, con regole e principi certi, obiettivi ambiziosi e sanciti, a supporto di una proposta programmatica omo-genea che possa rappresentare la ricetta che ga-rantisce ad Afragola il salto di qualità. Non solo la certezza di un passato, poco edificante almeno per quello recente, ma dia la certezza di un futu-ro migliore. E se ragioniamo in questi termini, Gennaro Espero mi darà ragione, ad oggi non c’è una proposta politica o un tavolo di una pos-sibile alleanza che sta ragionando su questi pre-supposti. E se diamo per acclarata la tesi esposta fino a questo punto, la sfida quale dev’essere? E’ proprio quella che nasce dalle ultime righe. Rendere possibile e attuabile, in fretta perché il tempo stringe, quello che ad oggi resta solo una linea di pensiero, un ragionamento che affasci-na tutti ma allo stesso tempo che si scontra con

la realtà degli interessi del piccolo orticello di chi continua a ragionare esclusivamente su una squallida operazione numerica. Serve superare la superficialità. Serve superare le masturbazioni mentali prodotte negli ultimi mesi. A sinistra, nel centrosinistra e nel centro. La miopia dell’Udc, ad esempio, è ormai palese a tutti; è diventata a tratti “pacchiana” e l’invito a Noi Sud di Salva-tore Stabile, organico al progetto di Enzo Nespo-li, ad un presunto tavolo di alternativa, la dice lunga sulla “pazziella” che lo “scudocrociato” porta in giro per Afragola da settimane. Con la complicità di tanti personaggi in cerca di autore che gironzolano da una coalizione all’altra senza meta e senza fissa dimora. Allora ha fatto bene Salvatore Stabile a “deri-dere” i centristi nella stanza del sindaco appena dopo l’incontro tra tutte le forze che si defini-scono “moderate” ma alternative a Nespoli. Ma cosa si aspettava l’Udc? Che al tavolo politico Stabile potesse fare sponda e/o addirittura soste-nere la leadership e quindi la candidatura a sin-daco di un esponente dello “scudocrociato”? E questa sarebbe l’alternativa seria e di contenuto in fase di organizzazione? Siamo seri, torniamo seri perché senza serietà diventa difficile orga-nizzare qualcosa che sia innanzitutto credibile in un momento dove già la politica di per sé non è né credibile né gradita all’elettorato. Quindi, serve tutto tranne l’improvvisazione o i “giri di ballo” inutili, senza spessore, senza contenuti e pregni di un protagonismo personale che, nei fatti ed in Consiglio, con tutta la buona volontà, i diretti interessati non sono nemmeno riusciti a dimostrare. Si saranno pure impegnati, per cari-tà, ma i limiti sono emersi in tutta la loro gravità. E la storia non si cancella. I risultati sono stati pessimi. Quindi, un po’ di panchina farebbe bene a chi in pochi mesi è riuscito a girare tutto l’arco costituzionale senza successo. Il tram non può essere guidato da chi confonde la patente euro-pea, quella informatica, con la patente di guida. Sono cose distinte e separate. E chi non capisce questo aspetto elementare, ad esempio, non può aspirare a fare il presidente di una commissione d’esame presso una scuola guida. Allora, supe-rate quanto prodotto in questi mesi e privilegia-te il dialogo tra forze omogenee che non solo si pongono l’obiettivo di vincere ma pure di gover-nare. Sulla base di una compatibilità politica e programmatica testata sul campo in cinque lun-ghi anni di opposizione e di alternativa program-matica al sistema Nespoli. A proposito. E nel centrodestra? Dove sono i famosi dissidenti che dovevano organizzare il “purgatorio”? Domenico Polito, Biagio Castal-do, Aniello Baia, Angelo Boemio e così via? Sono a sostegno di Vincenzo Nespoli e ci reste-ranno. Devono, però, fare un favore a tutti quelli che incontrano quotidianamente. La smettessero di parlare male del sistema, del sindaco Vincenzo Nespoli, della giunta e delle regole che alimen-tano il sistema da 5 anni a questa parte. Quando lo fanno, offendono l’intelligenza e la dignità dell’interlocutore di turno. Elettore o addetto ai lavori che sia. E’ davvero un brutto teatrino. Dia-no anche loro un segnale di chiarezza. Calma e

sangue freddo. Nessuno pensi che io abbia perso la testa e all’improvviso inizi a trovare conver-genze col sindaco-senatore del Pdl. Lungi da me questa ipotesi. Continuiamo a rispondere ad una scala di valori nettamente diversa, contrapposta in tutti i suoi aspetti; però è giusto difenderlo soprattutto quando ad attaccarlo sono proprio quelli che hanno “mangiato”, mi si lasci passare il termine, nello stesso piatto del primo cittadino, alimentando un sistema che non condivido ed ho sempre condannato, e adesso vogliono sputarci pure dentro restando allo stesso tempo attaccati a quella scodella e a quelle prebende. A quelle regole e a quei valori. Restando parte attiva del sistema presente e colonne portanti della soprav-vivenza di quel contesto pure nell’imminente futuro. In poche parole, non possono continuare a restare dentro ottenendo favori e privilegi, e poi, appena si arriva nei corridoi del Palazzo o, peggio ancora, in pubblica piazza, prendere le distanze, con parole di condanna durissime, dal centrodestra di Nespoli e dall’amministrazione afragolese. Il loro atteggiamento è peggiore di quello assunto dal capo dell’amministrazione. Il quale ha fatto una scelta, magari da non condi-videre, ma ha fatto una scelta e la porta avanti mettendoci la faccia e rischiando in proprio. Il finto “pentitismo” è un fenomeno tutto locale e da condannare senza esitazioni. E’ il peggiore “girone” dell’inferno del sistema. Dov’è la chia-rezza? C’è eccome. Il centrodestra, così com’è attualmente al go-verno del Comune di Afragola, rappresenta il mostro da abbattere. Indipendentemente dalle evoluzioni intestine. Fedelissimi e finti “penti-ti”. Due gambe dello stesso corpo, della stessa mente. Indipendentemente dai nuovi partiti che sorgeranno, dalle sigle, dalle ideologie, da Ber-lusconi, da Meloni, da Alfano, dagli ex An, da Caldoro, o chissà da quale altra invenzione vuo-ta e senza senso. I nomi di chi ha governato questi cinque anni sono noti a tutti. La città si deve esprimere come se si votasse per un referendum. Se è contenta di come sono andate le cose, può votare la con-tinuità a Vincenzo Nespoli. Che abbia il nome del sindaco-senatore, di Antonio Pannone o di Pina Castiello, poco importa. Se, invece, si in-tende voltare pagina bisognerà puntare tutte le “fiches” sull’alternativa. Un’alternativa che oggi non esiste; un’alternati-va che ha difficoltà a decollare proprio perché si tratta di un progetto serio da costruire nel tempo ma che alle elezioni, e questa è una certezza, sarà presente col coraggio di sempre e con la consa-pevolezza di voler scrivere pagine importanti nell’interesse dei cittadini. Come si chiamerà? Adesso è presto per saperlo. Il cantiere è aper-to, le energie ci sono. Tocca ai partiti cambiare strada rispetto all’itinerario seguito negli ultimi mesi. Tocca ai partiti aprire una nuova fase. Non a chiacchiere ma nei fatti, nelle azioni, nei me-todi, nelle regole. La vera sfida è proprio questa. C’è solo da capire chi avrà la forza, il corag-gio, l’intelligenza e la capacità di raccoglierla, di organizzarla, di presentarla e di interpretarla. Come scrissi qualche settimana fa, Afragola aspetta i liberatori non nuovi oppressori.

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1 dicembre 2012

AFRAGOLA - E’ stata la settimana delle pri-marie nazionali del centrosinistra e dell’analisi scaturita dal risultato delle urne con incidenza sul peso e sull’evoluzione locale. Ma è anche la settimana che stravolge la politica afragolese in vista delle elezioni. La settimana che azzera tut-to quanto si è costruito fino ad oggi per tentare una nuova strada che sfoci in un’alternativa di governo al sistema Nespoli. Prima le primarie. I dati. Ad Afragola gli elettori sono ben 44mila. Quelli che hanno sottoscritto il manifesto d’intenti del centrosinistra si ferma-no a mille e settecento. Poco. Davvero poco ri-spetto alla mobilitazione registrata in tutt’Italia. E già questo dovrebbe far riflettere anche perché i partiti del centrosinistra, e parlo dell’apparato che conta e che vanta pure ruoli istituzionali, si sono mobilitati a sostegno dei singoli candidati in campo. Quasi come se fosse una conta inter-na, un “serrate le fila” per stabilire gli equilibri nel Pd e di conseguenza nella coalizione. I ri-sultati. Pierluigi Bersani è arrivato primo con 681 voti. Magro bottino. Altro risultato che non può provocare sorrisi sulla bocca dei dirigenti del Pd visto che Bruno Tabacci dell’Api ha raggiunto quota 593. Su Bersani c’era schie-rata non solo la nomenclatura del Pd, tutta in prima linea, (segretario di sezione, consiglieri comunali, vertici del partito, quasi tutti i Giova-ni democratici, l’ex deputato della Margherita nonché vicesegretario regionale del Pd, Mim-

mo Tuccillo, aspirante candidato a sindaco) ma pure i rappresentanti del mondo dell’impresa che ruotano attorno ai “democrat”. Tutti insie-me hanno racimolato meno di cento voti in più rispetto all’ex sottosegretario di Casoria, Tom-maso Casillo, che è sceso in campo anche ad Afragola a supporto di Tabacci. Dimostrando un grande peso elettorale e di valere, da solo, quanto l’intera sezione del Pd. E nessuno tenti di “vendersi” i voti di Matteo Renzi, seppure il risultato sia molto limitato, che non va oltre le 248 preferenze. Terzo in classifica, sostenuto, in particolare, dalla società civile e da soggetti che non fanno parte del centrosinistra ma che guardano il progetto di rinnovamento messo in campo dal sindaco di Firenze con grandissima attenzione. Il classico voto d’opinione. L’Italia dei valori, infine, guidata dal segretario di se-zione Salvatore Iavarone, col mondo delle as-sociazioni e col sostegno, ovviamente, di Sel, hanno supportato Niki Vendola raggiungendo 168 voti. Complessivamente il risultato è de-ludente. Il ragionamento che emerge, in sinte-si, come detto, leggendo i dati, è che il Pd pesa quanto l’Api. La sezione di Bersani da un lato e Tommaso Casillo dall’altro, rappresentano due gambe che probabilmente ad Afragola, al di là di clamorosi colpi di scena, rischiano di non far nemmeno parte dello stesso progetto politico. Il Pd ha capito da queste consultazioni, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che non può rivendi-care una leadership per un generico e nemmeno ben individuato “diritto di superiorità naturale” rispetto agli alleati. Le leadership si costruisco-no sul campo ed ogni volta, alla resa dei conti, i “democrat” restano impantanati e vittime delle proprie contraddizioni emerse lungo gli anni e mai affrontate con serietà dal gruppo dirigente. Le primarie hanno acceso l’ennesima lampadi-na di allarme che sicuramente influirà in positi-vo sulle prossime mosse del Pd e sul dibattito interno. Entriamo nei contenuti delle mosse in vista del voto. Gli eventi sul piano politico locale mo-strano un quadro instabile ed in continua evolu-zione. Il centrosinistra ha “cacciato” l’Udc. Lo “scudocrociato” ha pagato il classico gioco del-le tre carte. Da un lato, come tutti ricorderanno, si è seduto al tavolo coi partiti del centrosini-stra condividendo il manifesto d’intenti e defi-nendo l’itinerario da percorrere con Rinascita, coi socialisti, con Italia popolare e con l’Italia dei valori: contestualmente una delegazione di

coalizione per scrivere il programma ed un ta-volo politico per l’individuazione del candidato a sindaco. Dall’altro lato, sempre l’Udc, ha con-vocato un altro tavolo politico, concorrenziale a quello del centrosinistra, mettendo insieme le forze del centro moderato per la realizzazione di un eventuale Terzo polo alternativo a Nespo-li ma pure al Pd e al Rinascita. Il risultato? La riunione convocata dal centrosinistra più l’Udc per la definizione del programma è saltata. Lo “scudocrociato” si è presentato all’appunta-mento ma ha trovato le porte sbarrate. “Non è possibile sedersi a più tavoli – spiega il segreta-rio della sezione del Pd Gennaro Espero – per raggiungere obiettivi non meglio identificati. Per carità, ognuno è libero di fare le proprie scelte, in maniera legittima, ma è inconcepi-bile sul piano politico che una forza decida di condividere un percorso con noi; partecipa col centrosinistra alla definizione del programma e alla definizione delle regole per scegliere il can-didato a sindaco e poi contestualmente mette su altre coalizioni. Un’incoerenza, un atteggia-mento inaffidabile ed incomprensibile che non potevamo e non possiamo accettare. A questo punto la nostra proposta è chiara. Ripartiamo dal centrosinistra puro: Pd, Rinascita, Idv, Par-tito socialista e Italia popolare. Definiamo la coalizione, le regole e il programma per aprirci a quelle forze liberal-moderate che, però, ab-biano dimostrato serietà, coerenza e affidabili-

4 Primarie flop: Bersani 100 voti sopra tabacci

L’idv rompe il centrosinistra, apre ai moderati e Fli lancia il tavolo

Il movimento civico di Cuccurrese-Grillo-Petrellese “caccia” l’Udc dal tavolo. Gennaro Espero (Pd): “Ripar-tiamo dal centrosinistra puro”. Salvatore Iavarone rompe gli schemi: “Dialogo privilegiato col centro. Abbia-mo condiviso un percorso di 5 anni”. Biagio Montefusco lancia la coalizione dell’alternativa. Enrico Esposito

(Adc): “Noi sud venda i panini con Nespoli. Bene il centro con l’Idv e l’Mpa. Porte aperte al Pd ma stiano lontani i finti oppositori di Rinascita”

afragola

di Giovanni de Cicco

enrico esposito

Gennaro espero

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tà. Al Pd e al centrosinistra interessa non solo vincere le elezioni ma puntiamo a vincere per governare Afragola, per dare un serio segnale di cambiamento dopo il fallimento della destra e per garantire al territorio sviluppo, legalità e un’amministrazione seria e competente”. Gli errori del recente passato sono serviti a correg-gere il tiro. Se davvero il centrosinistra riparte col piede giusto può diventare attrattore di forze centriste che non aderiscono al tavolo di centro e di movimenti della società civile. Pure perché i vertici di “Rinascita” hanno fatto sapere che “non condivideranno mai più un percorso con forze politiche che hanno dimostrato la loro inaffidabilità e abbiano condiviso il percorso di Vincenzo Nespoli nei cinque anni di governo”. Chiaro il riferimento all’Udc, la cui sezione è stata già da tempo commissariata. L’Italia dei valori, invece, si smarca dal ragionamento del Pd e di Rinascita. Le parole del segretario della sezione aprono gli orizzonti ad un’altra soluzio-ne, tutta ancora da costruire ma che potrebbe rompere gli schemi attualmente in campo. Una saetta che rischia di distruggere il centrosinistra. “E’ evidente – spiega Salvatore Iavarone – che il tavolo del centrosinistra da circa un mese si è impantanato e dalla manifestazione pubblica <L’alternativa c’è> non si sono più fatti passi in avanti. Questo immobilismo ci ha obbligati ad una profonda riflessione. Prendiamo atto de-gli eventi e delle posizioni del Pd e di Rinascita ma l’Idv ha un’idea diversa. Anche sul compor-tamento dell’Udc. Non voglio giustificarlo, ma lo capisco perché se un tavolo politico si im-pantana e non fa passi in avanti, è giusto che una forza si comporti di conseguenza e tenta di guardarsi attorno per costruire qualcosa di positivo. Ribadisco che l’Idv ha un canale pre-ferenziale con l’Udc ed a questo punto è giusto che emergano anche le compatibilità tra noi e quelle forze di centro moderato con le quali ab-biamo condiviso sul campo un percorso di op-posizione al sistema Nespoli e con le quali, sul piano programmatico, abbiamo trovato lungo il percorso numerose convergenze. Ecco perché da questo momento in poi, anche sul periodi-co che pubblichiamo, <Articolo 1>, parleremo solo di programma e sulla base delle proposte tenteremo di formare la coalizione. Ribadisco che il dialogo con le forze di centro per noi resta prioritario ed un canale privilegiato da seguire”. Un messaggio chiaro che fa a pugni con la nuova linea espressa dal Pd. Iavarone fa chiarezza anche sui “paletti” posti da “Rinasci-ta” in merito “all’alternativa dei puri”, formata da soggetti e da forze politiche che non hanno avuto punti di contatto col sistema Nespoli. “Non condivido questi ragionamenti e non mi piacciono – conclude Iavarone - perché se Ri-nascita si riferisce all’Udc sbaglia in quanto lo scudocrociato ormai è da due anni stabilmente all’opposizione di Nespoli. E poi sono stufo di guardare al passato perché se cadiamo in que-sta trappola in ogni partito e in ogni movimento ci sono delle ombre o degli aspetti che non van-no. Quindi, proprio per evitare questo mi inte-ressa guardare al futuro e non indietro”.

Sul fronte centrista, invece, si registra la prima novità. Come annunciato alcuni mesi fa da “Mo-sacio”, la sezione dell’Api è stata commissaria-ta. E le sorti del “fiorellino” fino al prossimo congresso cittadino saranno gestite da Vincenzo Carfora, l’attuale sindaco di Casoria. Il tavolo messo in piedi dall’Udc, dopo la prima riunio-ne, non ha fatto fortuna. E la scelta di invitare al confronto “Noi sud” di Salvatore Stabile, mo-vimento organico al centrodestra di Nespoli, è un segnale evidente che gli obiettivi non sono chiari e si vive alla giornata. Ecco allora che la posizione dell’Idv, come volevasi dimostrare, ha rotto gli argini, ha fatto saltare tutti i tavoli in essere e apre ad un nuovo orizzonte. Proprio quello che auspicava il leader di Futuro e libertà Biagio Montefusco. Infatti, il partito di Fini ad Afragola ha approfittato della situazione e in-tende dare un contributo determinante per tirare su un progetto serio di governo nuovo di zecca. Segno evidente che tutto quello che ha prodotto la politica fino ad oggi, nei singoli schieramenti, è stato fallimentare. “Stiamo già lavorando ad un nuovo tavolo – spiega Montefusco – perché adesso è arrivato il momento della chiarezza. I soggetti politici del territorio devono capire che c’è la necessità di fare una scelta definitiva e di portarla avanti con convinzione nel bene di Afragola. Fli è in prima linea affinché si for-mi un’aggregazione con le forze di centro (Fli, Udc, Adc, Afragola libera e Api) e l’Italia die valori. Col partito di Iavarone abbiamo condi-viso 5 anni di opposizione al sistema Nespoli, trovando sul campo convergenze programmati-che e di valori. E l’alternativa al sistema falli-mentare della destra locale deve partire proprio da questa esperienza. Iniziamo a lavorare al programma con una porta aperta al Pd che in qualsiasi momento potrà dare il proprio contri-buto con l’obiettivo di formare quell’alternati-va moderata e riformista di governo capace di portare Afragola fuori dal degrado ed in una nuova era di sviluppo e di progresso”. La soluzione prospettata da Montefusco (Fli) e Iavarone (Idv) viene arricchita dall’Adc di En-rico Esposito. “Voglio essere – spiega Esposito – ancora più chiaro, con lo stile che da sempre ci caratterizza. Sposo in pieno la proposta di Montefusco e di Iavarone con alcuni chiarimen-ti doverosi. Noi Sud continuasse il percorso con Nespoli ad imbottire panini, mentre il tavolo della coalizione nascente, così come prospetta-to da Fli, deve riunirsi immediatamente e scri-vere il programma non solo con l’Idv ma anche con la civica Movimento per Afragola. La porta resta aperta solo al Pd e non a chi come Rina-scita ha fatto finta in questi anni di opporsi al sistema Nespoli”. La sintesi. In atto c’è un tentativo: mettere attor-no ad un tavolo tutte le forze moderate, tranne Noi sud, con la presenza importante dell’Ita-lia dei valori e del Movimento per Afragola di Gennaro Giustino. Una proposta aperta al Pd ma con le porte chiuse a “Rinascita” che, a que-sto punto, rischierebbe un grave ed irrimediabi-le isolamento. Vanno avanti determinati, invece, Pasquale Grillo, Francesco Petrellese e Antonio

Cuccurese forti dell’asse stabilito col Partito de-mocratico. E non è poco.Nel centrodestra non c’è nulla da scrivere. Un capo, Vincenzo Nespoli, e tante pedine, alcu-ne considerate serbatoi di voti ed altre semplici comparse, che saranno utilizzate all’occorrenza dal sindaco-senatore. Come la dama. Afragola resta solo in attesa di capire quale sarà l’alterna-tiva al fallimento di cinque anni di governo tar-gati Vincenzo Nespoli. Al momento il succes-sore di Nespoli sembra essere lo stesso Nespoli. Ma questa è una storia già vista che per fortuna sarà diversa nell’epilogo rispetto a 5 anni fa.

51 dicembre 2012

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AFRAGOLA – L’importante e inatteso suc-cesso di Tabacci dell’Api alle primarie del centrosinistra ad Afragola nasce da lontano, da un progetto politico che la vera classe diri-gente del “fiorellino” cerca da anni di radicare sul territorio. Sono partiti da Casoria e i frutti sono arrivati anche ad Afragola. Il progetto di chiama “Italia concreta” e vede tra i principali attori un afragolese molto conosciuto in città, Giuseppe Monaco, attualmente consigliere comunale a Casoria ed una lunga tradizione politica nel paese di Ruggiero il Normanno, a dal capogruppo consiliare di “Italia concreta” Orsino Esposito. Hanno lavorato sodo ed a fari spenti. Lo scrutinio è stato inesorabile: Bersani 681 preferenze e Tabacci 593. L’intera sezione del Pd a sostegno del proprio segretario e gli uomini di “Italia concreta” a raccogliere i frut-ti di una presenza quotidiana sul territorio al fianco dei cittadini. Un segnale chiaro in vista delle elezioni. L’Api c’è e intende farsi valere con nuova linfa, coerenza e presenza radicata. Giuseppe Monaco la punta di diamante. Vin-cenzo Carfora, sindaco di Casoria, commis-sario della sezione di Afragola. Ripartono dal successo di Tabacci. Dal successo di “Italia concreta”.

il successo di tabacci ad afragola? Merito di “italia concreta” guidata da Monaco e esposito

antonio Maria Cuccurese

Page 6: l a v e r i t à p e z z o p e r p e z z o diretto da ... 1 dicembre 2012pdf.pdfPetrellese-Cuccurese sembra aver chiuso defi-nitivamente le porte ad un’alleanza con l’Udc. La “triade”

17 novembre20126 Cattiva aMMinistrazione

Corte dei conti & concorsi: sprechi,inefficienze e tante strane coincidenze...

La magistratura contabile continua a far sentire il fiato sul collo agli amministratori. Sotto la lente d’ingrandi-mento la scelta della giunta di revocare un atto della commissione prefettizia sulla dismissione di un immobi-le che ospita gli uffici comunali. Alla fine il Comune ci rimette la pigione e pure il costo di lavori di ristruttu-razione. Le mobilità e quel sottile filo che lega la Camera di commercio di Napoli al Municipio di Afragola

afragola

di Felice LibertàAFRAGOLA – La “scure” della Corte dei conti mette in ansia l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Nespoli. Arriva un’altra tegola sull’esecutivo che si ritrova adesso a giustificare l’ennesima scelta antieconomica per l’Ente locale. Una scelta che mette in evidenza lo spreco di denaro pubblico, una costante che ha caratterizzato l’operato della coalizione di governo in tutti e cinque anni. La Corte di conti, mobilitata da una segnalazione dei consiglieri comunali Gennaro Giustino e Biagio Montefusco, ha chiesto al Municipio la copia di un verbale di una riunione e i nomi dei partecipanti per capire chi e per quali ragioni ha avallato la ristrutturazione dei locali comunali nel quartiere “Sacro cuore”. In sostanza, l’immobile in questione non è di proprietà del Municipio. L’Ente paga un fitto mensile. All’epoca della commissione straordinaria, il prefetto che guidava le sorti del paese sancì, atti alla mano, che quei locali fossero inagibili e quindi da dismettere. Decisione oculata revocata, a sorpresa, dalla giunta in carica che decise, al contrario, di pagare la pigione facendo finta che tutto fosse in regola. Guarda caso, dalla delibera dell’amministrazione risulta un assente d’eccezione: il sindaco-senatore Vincenzo Nespoli. Imprevisto: arriva sul posto l’Asl. Verifica e provvedimento obbligato: locali inagibili. A questo punto il Comune cosa fa? E’ costretto a mettere mano al portafogli per ristrutturare l’immobile. Oltre la pigione, spende più di 100mila euro per lavori di manutenzione straordinaria che, per legge, dovrebbero toccare ai proprietari dello stabile. Ma non è tutto. Con quella spesa la giunta ha ristrutturato solo alcuni locali mentre quelli al primo piano sono ancora inagibili e quindi inaccessibili. Danno e beffa. La Corte dei conti a caccia dei responsabili.La magistratura contabile ha, però, acceso i riflettori anche sul delicato settore delle Politiche sociali. Infatti, da settimane la Corte dei conti ha acquisito atti e provvedimenti alla base di impegni di spesa autorizzati dal dirigente Maddalena Tamarindo. Intanto le ombre che calano sui conti dell’Ente locale e sulle stanze della finanza municipale aumentano con un botta e risposta tra il presidente del consiglio

comunale, Biagio Castaldo, e il sindaco Enzo Nespoli a difesa del dirigente del settore Marco Chiauzzi. Il 22 novembre è proprio Castaldo che scrive a Marco Chiauzzi e per conoscenza al collegio del revisori dei conti del Comune. “I revisori, a seguito di comunicazione del segretario comunale – scrive Castaldo in una nota – hanno rappresentato che ancora una volta lei non ha trasmesso la documentazione probatoria relativa alla delibera di giunta comunale numero 92 del 17 settembre 2012, che come dovrebbe sapere è all’esame del consiglio comunale. La intimo, pertanto, a consegnare la documentazione richiesta con urgenza. Inoltre, il presidente dei revisori, ha comunicato che durante le sedute del Collegio è presente una dipendente comunale. La invito a comunicare alla suddetta dipendente a svolgere la sua attività lavorativa presso altro ufficio della Ragioneria, sino alla chiusura dei lavori del Collegio stesso”. Insomma, il presidente dell’Assise, prima bacchetta il dirigente Chiauzzi e poi solleva il caso clamoroso di una dipendente comunale che, stranamente, farebbe la “intralcio” ai revisori in nome e per conto chissà di chi durante le riunioni del Collegio. Quasi come se si volesse mettere i revisori a lavorare col fiato sul collo, con la pressione psicologica di sapere che sono sotto l’occhio vigile dell’amministrazione. Un episodio, se confermato, davvero inquietante. Alla missiva di Castaldo ha risposto addirittura il sindaco in persona. Il giorno dopo, siamo al 23 novembre 2012. Tre righe indirizzate solo ai revisori dei conti. “Il sindaco in applicazione dell’articolo 83, comma 4, del vigente regolamento di contabilità, delega la dottoressa Giuseppina Flagiello, in forza al settore Finanziario, Servizio di supporto, a rappresentarlo nelle riunioni del Collegio”. Dal 23 novembre la disposizione è chiara. Adesso lo sanno tutti cosa deve fare la Flagiello, in quella stanza, durante le riunioni del Collegio. Ma la figuraccia per quanto successo nelle precedenti riunioni non la si può “sanare”. Anzi, la delega del sindaco dimostra che alle passate riunioni la Flagiello era in quella stanza, non per caso, ma su ordine preciso col compito, probabilmente, di rappresentare

l’occhio vigile dell’amministrazione sull’operato e anche sui discorsi che facevano i revisori dei conti. La battuta nei corridoi del Palazzo è stata coniata: “Adesso Nespoli ha istituito in vista della campagna elettorale anche i servizi segreti afragolesi”. Ovviamente, nessuna colpa da attribuire alla Flagiello che, da dipendente comunale, si è messa solo a disposizione del Comune per svolgere con serietà il proprio lavoro. Appena il nome del “delegato” del sindaco è uscito allo scoperto la domanda è stata immediata. Ma chi è Giuseppina Flagiello? E’ un neo dipendente del Comune di Afragola arrivato in città poche settimane fa grazie ad una procedura di mobilità avviata dall’amministrazione. Un’iniziativa che ha portato al Municipio non solo Flagiello ma altri nuovi dipendenti tra cui il geometra Ciro D’Auria, inquadrato col profilo “C1” e già dislocato presso l’ufficio Ecologia con la “promessa” di un affidamento di mansioni superiori attraverso determina dirigenziale. L’opposizione ha già annunciato battaglia sull’argomento non solo perché ritiene che se “l’eventuale affidamento di mansioni superiori sia illegittimo ma pure perché è strano che si affidi ad uno “sconosciuto”, arrivato da poco presso l’Ente locale, incarichi di responsabilità in un settore spinoso e soprattutto finito nel mirino della Procura per la gestione dell’affaire della spazzatura”. “Ormai l’amministrazione – dichiara Gennaro Giustino del Movimento per Afragola – ha gettato la maschera. Non

enzo nespoli

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è possibile che l’ufficio Ecologia, oggetto di numerose indagini penali, che ha visto susseguirsi in poco tempo svariati dirigenti, possa essere affidato in maniera d’altronde illegittima ad un soggetto che ignora tutto quanto è accaduto, sta accadendo e dovrà accadere. Se davvero l’amministrazione, così come si vocifera nei corridoi del Palazzo, intende attuare questo pericoloso disegno c’è da stare molto attenti anche alla luce del fatto che l’ufficio Ecologia nei fatti è stato letteralmente smantellato. Non a caso Aniello Castaldo, funzionario del servizio, si è preso un lungo periodo di malattia, cosa che ha fatto anche l’avvocato Claudio Turturiello sempre in forza all’ufficio Ecologia. Per arrivare allo spostamento dell’avvocato Lucio D’Apolito dall’ufficio Ecologia all’ufficio gare e contratti. Ricordiamo che sul tavolo c’è la gara da 70milioni di euro già bocciata una volta dall’Autorità di vigilanza che con una delibera ha chiaramente spiegato il tentativo di costruire su misura un vestito che calzasse a pennello sulle spalle di una determinata impresa. Un mosaico che, se ricomposto nei dettagli, fa emergere uno spaccato inquietante”. Sempre sul versante del personale, dopo le procedure di mobilità, sta accadendo quello che da tanto tempo gli esponenti dell’opposizione sussurrano nei corridoi. Sullo sfondo i concorsi pubblici. Un altro mosaico da ricostruire che, analizzato nei particolari, lascia molti dubbi e sospetti per le tante coincidenze sull’asse Afragola-Napoli-Afragola. La giunta bandisce i concorsi per l’assunzione di nuovo personale, vigili urbani e dirigenti. Prima delle selezioni, attraverso il regolamento dei Servizi e degli uffici, l’amministrazione prevede la possibilità per altre pubbliche amministrazioni di attingere dalle graduatorie finali dei concorsi in fase di svolgimento ad Afragola. Le selezioni si chiudono ed escono i risultati con tanto di graduatorie. Vincitori e idonei. Ovviamente, i vincitori sono stati assunti al Municipio mentre per gli idonei, in queste ore, (6 idonei vigili urbani e un idoneo dirigente), arriva il superenalotto. Grazie alla clausola inserita dall’amministrazione locale nel Regolamento dei servizi, la Camera di commercio li convoca per un’eventuale assunzione da regolarizzare entro il 31 dicembre. Tutto legittimo. Per carità. Come detto, fa pensare quello che è successo sull’asse Afragola-Napoli-Afragola. Troppe coincidenze. La prima. Sapete alla Camera di commercio chi svolge il ruolo di segretario generale? Mario Esti. Conosciuto, guarda caso ad Afragola, perché ha svolto nel 2008 e nel 2009 la funzione di segretario

generale del Comune di Afragola guidato da Enzo Nespoli. Non solo. Esti resta comunque a lavorare presso l’Ente locale, e lo fa tutt’oggi, in qualità di presidente del nucleo di valutazione. Per intenderci, quello che riconosce i premi produzione e le competenze a quei dirigenti che, sul campo, sono stati bocciati e censurati dall’Autorità di vigilanza sugli appalti e sui contratti pubblici, nonché dalla Corte dei conti. Torniamo ai concorsi. Chi sono gli idonei convocati dalla Camera di commercio? Innanzitutto, la seconda in graduatoria del concorso di dirigente, avvocato Ilaria Desiderio. In caso di accettazione dell’incarico, indovinate chi diventa la prima idonea in graduatoria ad Afragola? Maria Pedalino, già dirigente del Comune con un contratto a tempo determinato. Proprio Pedalino che, altra coincidenza notoria al Municipio, è particolarmente “legata” a Mario Esti. Non è finita qui. Infatti, le procedure di mobilità per coprire un posto di dirigente al Comune di Afragola, guarda caso, con un profilo non meglio identificato, altra anomalia, sono fallite. Quel posto è rimasto vacante. Adesso toccherà alla giunta, ignara di tutto, autorizzare l’assunzione del nuovo dirigente. Indovinate se questo “valzer” va in porto a chi tocca l’assunzione a tempo interminato? A Maria Pedalino. Nulla da dire. Questi sono semplicemente i fatti. Lo diceva Andreotti: “ A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina”. Infine, nessuno lo dimentichi, il 21 novembre si è discusso davanti al Tribunale amministrativo regionale il ricorso presentato dalla “Smart project”, azienda che curava la gestione dei parcheggi a pagamento in città ma il cui contratto è

stato revocato dal comandante della polizia municipale dopo un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Napoli, contro il provvedimento ostativo emesso dall’ufficio Territoriale di governo. La relazione è stata eseguita da Fabio Donadolo coadiuvato da Cesare Mastrocola e da Carlo Dell’Olio. Nelle prossime ore è attesa la decisione che potrebbe, in un senso o nell’altro, fare definitivamente chiarezza su una “querelle” che vede protagonisti gli imprenditori, la Prefettura, le forze dell’ordine e il Municipio. La magistratura farà definitivamente chiarezza e chiuderà, comunque vada, uno dei capitoli più brutti della storia amministrativa e politica locale.

717 novembre 2012

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Gennaro Giustino

effettuano lavori e dimenticano di ripristinare lo stato dei

luoghi: di chi la colpa?AFRAGOLA - Piazza Municipio: c’è un bar proprio al lato del Comune. Punto di ri-trovo di politici, consiglieri comunali, as-sessori, dirigenti e amministratori. Quello nella fotografia è il marciapiede davanti al locale commerciale. Una ditta ha espletato i lavori e non ha messo al loro posto i “sanpietrini”, lasciando il mar-ciapiede in pessime condizioni. Di chi la colpa? A chi tocca intervenire? Se un cittadino inciampa e si rompe una gamba, a chi spetta pagare il danno? Tutti vedono ma nessuno interviene. Altra vergogna tutta afragolese...

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91 dicembre 2012

Frattamaggiore

di Lino espositoFRATTAMAGGIORE - Domenica 25 No-vembre il centrosinistra a Frattamaggiore, come tutto il resto dell’ Italia, si è mobilitato per le primarie consultazioni popolari finaliz-zate ad individuare il candidato Premier del centrosinistra alle prossime elezioni Politiche. Bisogna da subito sottolineare lo sforzo orga-nizzativo che questa kermesse ha richiesto; infatti organizzare in breve tempo una struttu-ra simile a quella elettorale e permettere senza problemi ad un numero considerevole di cit-tadini di esprimere il proprio voto non è sem-plice. In questo contesto bisogna dare merito a coloro che si sono adoperati per la buona riuscita dell’evento ed in particolare all’in-stancabile e puntuale Sossio Farina, da sem-pre “deus ex macchina” dell’organizzazione del Partito democratico di Frattamaggiore. Sin dall’apertura dell’unico seggio presente in città ed allestito presso la sede del Parti-to democratico locale, ci si è potuto rendere conto del clima di partecipazione dei cittadini e dell’impegno profuso dagli addetti ai lavori per far si che a queste primarie ci fosse una congrua partecipazione di elettori ed infatti il risultato finale è stato di 1060 votanti.Alla fine dello scrutinio a Frattamaggiore si sono registrati i seguenti risultati: Bersani 420 preferenze con una percentuale del 39,7 per cento, quasi un pari merito tra Vendola e Ren-zi rispettivamente con 236 e 237 voti e con percentuale del 22,4 per cento; il candidato Tabacci totalizza 155 voti con la percentuale del 14,7 per cento; ultima la Puppato con otto preferenze. E’ giusto dare a Cesare quello che è di Cesa-re e sottolineare la vittoria di Bersani anche se con una percentuale che si pone di cinque punti percentuali al di sotto del 44,9 per cen-to di media nazionale. Va comunque posto in rilievo che fra i sostenitori di Bersani, la par-te del leone in termini di impegno e sostegno l’ha fatta il primo cittadino Francesco Russo, il quale palesemente ha messo in moto la sua macchina elettorale permettendo al segretario nazionale del Pd di ottenere un buon risulta-to e confermando ancora una volta, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che il Partito de-mocratico a Frattamaggiore è “Russo dipen-dente”. L’antagonista numero uno di Pierluigi Ber-sani in queste primarie, ossia il primo citta-

dino di Firenze Matteo Renzi, ha ricevuto il sostegno di Rocco Del Prete il quale insieme ad altri giovani già nelle settimane precedenti alla consultazione si era impegnato, attraverso l’allestimento di gazebo in piazza, a pubbli-cizzarne il programma innovativo e la “voglia di nuovo” introdotta dalla “ideologia renzia-na”. Certo è che il 22,4 per cento finale otte-nuto a Frattamaggiore dal sindaco di Firenze, risultato che si colloca 12 punti percentuali al di sotto della media nazionale, non da meri-to a quell’entusiasmo spontaneo dettato dalla voglia di nuovo che ha indotto le persone a esprimere la propria preferenza verso Renzi.L’altra faccia del campo progressista, inve-ce, è stata rappresentata dalla candidatura del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendo-la. L’appuntamento delle primarie per il par-tito di Sinistra Ecologia e Libertà di Fratta-maggiore, in un certo senso, ha rappresentato il primo vero test per verificarne lo stato di salute a seguito delle adesioni del consiglie-re comunale Domenico Di Marzo e dell’ex segretario dei Democratici di Sinistra Pino Grassia. E i risultati sono evidenti. Il 22,4 per cento dei consensi a livello locale rispetto ad una percentuale del 15,6 per cento a livello nazionale costituisce senza ombra di dubbio un più che ottimo risultato, in quanto stiamo parlando di ben sette punti percentuali al di sopra della media nazionale; questo a dimo-strazione che il rilancio della sinistra a Fratta-maggiore è possibile ed anzi ha già imboccato la strada giusta. Un risultato sorprendente è stato quello del rutelliano Bruno Tabacci con 155 preferenze ed una percentuale del 14,7 per cento di gran lunga superiore rispetto alla media nazionale del 1,4 per cento. Tutto ciò a conferma dell’ottimo lavoro svolto da Tom-maso Casillo a Casoria, con una percentuale del 62 per cento, e nei paesi limitrofi.Le considerazioni che possono essere fatte a margine ed andando a leggere dietro i risul-tati numerici delle primarie del centrosinistra a Frattamaggiore sono le seguenti: il Partito democratico è sempre più alla deriva e senza un’unità di intenti, che può arrivare esclusiva-mente dal fattivo impegno del sindaco Russo, perderà il ruolo di leadership avuto in que-sti anni. Insomma, solo grazie alla struttura del primo cittadino Bersani, e quindi il Pd, è riuscito a portare a casa un dignitoso risulta-

to. E quest’analisi indiscutibile deve indurre i “resti” dei “democrat” ad un’attenta rifles-sione. A questo quadro si contrappone il lusinghie-ro risultato di Sinistra Ecologia e Libertà che conferma il buon lavoro svolto sia sul territo-rio che in campo amministrativo dal gruppo dirigente, da qui le considerazioni del Consi-gliere Comunale di Sel Domenico Di Marzo: “Mi sento di ringraziare tutti i miei concitta-dini che hanno espresso in queste primarie la propria preferenza per Sel e per il Presidente Nichi Vendola questo a conferma del fatto che il gruppo dirigente locale sta lavorando bene e con serenità andando a intercettare tutti quei cittadini che avevano voglia di sinistra ed veicolando le idee e principi classici della sinistra. La nostra forza è quella di rivolgere l’attenzione ai cittadini e alle problematiche che quotidianamente investono la nostra cit-tà e questo sarà il canovaccio che ci guiderà verso i prossimi appuntamenti elettorali. L’a-nalisi dei dati degli altri candidati conferma che l’essermi posizionato in un area del centro sinistra che fa politica guardando alle istanze della collettività e non al palazzo è stata una giusta decisione”.

due vincitori: il sindaco russo e il neo gruppo dirigente di sel

I risultati delle consultazioni elettorali interne al centrosinistra hanno rappresentato un test importante per la politica locale alla luce dell’evoluzione del quadro post-elettorale. Il Pd senza il primo cittadino non esiste

mentre l’adesione alla sinistra di esponenti di spicco come il consigliere Domenico Di Marzo e l’ex leader dei Ds Pino Grassia ha prodotto “l’effetto Vendola”

risultati e analisi delle primarie

Il sindaco Francesco Russo

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1 dicembre 201210Cardito

CARDITO – L’Housing sociale, la nuova frontiera dalla speculazione edilizia a Cardi-to. Dopo la vergogna che ha combinato sulla zona edificabile e quella sulla zona “Saic”, la “cricca” che ha devastato il paese negli ulti-mi dieci anni, attraverso un accordo attuale e trasversale tra una parte della maggioranza e una parte dell’opposizione, prepara il nuovo assalto al territorio. I dettagli emergeranno nelle prossime settimane, atti alla mano, ma chi conosce a fondo i movimenti della “regia del cemento” ha già capito che si sta predisponendo un nuovo dise-gno affaristico. Quale? Vogliono sfruttare i vantaggi offerti dalla legge che istituisce “Housing so-ciale”. Basta leggere il testo della legge regionale numero 19 del 28 dicembre 2009 e le modifiche ap-portate dalle leggi regionali del 5 gennaio 2011: “Misure urgenti per il rilancio economico, la riqualifi-cazione del patrimonio esistente, per la prevenzione del rischio si-smico e per la semplificazione am-ministrativa”. All’articolo 1, tra gli obiettivi della legge ce ne sono due che saranno sfruttati dagli specula-tori di Cardito: la lettera “a” che prevede il “contrasto della crisi economica e alla tutela dei livelli occupazionali attraverso il rilancio delle attività edilizie” e la lettera “c” che prevede “di incrementare, in risposta anche ai bisogni abi-tativi delle famiglie in condizioni di partico-lare disagio economico sociale il patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica e privata anche attraverso la riqualificazione di aree ur-bane degradate”. Attenzione. Non si tratta di benefattori. Ma di gente che intende utilizzare l’impianto normativo, di per sé positivo, per mettere a segno una serie di business. Punto primo: riqualificare aree urbane degradate. Sapete cosa significa per gli speculatori di Cardito? Costruire un “cartello”, il solito del decennio, acquistare a prezzi stracciati capan-noni realizzati abusivamente e le cui pratiche di condono, guarda caso, negli ultimi anni sono state trafugate dagli armadietti dell’uffi-cio Tecnico comunale, con la garanzia, che già

hanno avuto dal Municipio, di trasformazione dell’area, che diventerà edificabile, e del rila-scio della concessione in tempi record. Tant’è che prima pure di ottenere la licenza hanno già venduto gli appartamenti sulla carta. Pro-prio perché la “regia affaristica” ha un legame stretto con l’amministrazione locale e coper-ture tra i banchi dell’opposizione. Un patto di ferro nel nome di nuovi affari. Ed il paese, già al collasso, senza strutture e servizi, si ritrove-rà all’improvviso con nuove case, un altro svi-

luppo “verticale” da ghetto di periferia. Tutto qui? Nemmeno per sogno. “Housing sociale”. Interventi edilizi per favorire le famiglie disa-giate nell’acquisto di una casa. Innanzitutto servirebbe una convenzione col Comune che avrebbe il compito di sancire anche il prezzo di favore da attribuire alla vendita del 30 per cento di quelle abitazioni. Sempre nell’ottica dell’Housing sociale. Fumo negli occhi. Ed inoltre la convenzione tra gli imprenditori e l’Ente locale, così come prevede la legge, dovrebbe contenere degli standard indispen-sabili per consumare il business. C’è scritto tutto all’articolo 3 del decreto ministeriale del 2 aprile 1968. “Rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e gli

spazi pubblici o riservati alle attività colletti-ve, a verde pubblico o a parcheggi”. “Per gli insediamenti residenziali – scrive la legge – i rapporti massimi sono fissati in misura tale da assicurare per ogni abitante, insediato o da in-sediare, la dotazione minima, inderogabile, di mq 18 per spazi pubblici o riservati alle attivi-tà collettive, a verde pubblico o a parcheggio, con esclusione degli spazi destinati alle sedi viarie. Tale quantità complessiva va ripartita, di norma, nel modo appresso indicato. Mq

4,50di aree per l’istruzione: asili nido, scuole materne e scuole dell’obbligo, mq 2,00 di aree per attrezza-ture di interesse comune: religiose, culturali, socia-li, assistenziali, sanitarie, amministrative. Mq 9,00 di aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, effettiva-mente utilizzabili per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade. Mq 2,50 di aree per par-cheggi”. Questi sono gli standard. Ovviamente, per gli affaristi di Cardito è arabo. Per loro conta solo una cosa: realizzare le case e venderle al miglior offe-rente. E l’edilizia sociale? Chissenefrega. E gli stan-dard da rispettare? Sareb-

bero un ostacolo insormontabile che mette a rischio il business. Ma ricordate quanto scritto all’inizio dell’articolo in merito al patto tra gli affaristi e ampi settori della locale classe diri-gente, parte della maggioranza, parte dell’am-ministrazione e parte dell’opposizione? Det-to, fatto. Adesso tocca a loro. Tra qualche giorno, udite udite, spunterà una proposta da portare in consiglio comunale. Che, per chi non conosce i fatti, apparirà come un prov-vedimento insensato, scollegato dalla realtà: la monetizzazione degli standard. Si andrà in aula, si monetizzeranno gli standard così l’o-perazione sarà conclusa. Gli imprenditori che hanno acquistato i capannoni e nel frattempo venduto già le case sulla carta, nonostante

alzare l’argine contro i condizionamenti

ecco come preparano il nuovo assalto al territorio

Vogliono cancellare dal Puc la zona “167”, edilizia economica e popolare, per favorire interventi di finta “Housing sociale” su capannoni abusivi, le cui pratiche di condono sono state trafugate dagli armadietti

dell’Utc, portati avanti dal solito “cartello” che da decenni devasta il territorio con la “copertura” della politica. Nei prossimi giorni arriverà in Consiglio la monetizzazione degli standard.

E il cerchio si chiuderà. Dov’è l’opposizione? di Giovanni de Cicco

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111 dicembre 2012

Cardito

non ci sia agli atti una concessione edilizia, potranno ricevere la licenza in tempi record ed aggirare pure l’ostacolo dei vincoli imposti dalla legge per bilanciare il cemento versato in città con la costruzione di strutture pub-bliche versando qualche euro al Municipio. Oltre il cemento non avranno altri oneri. Ver-seranno qualche euro nelle casse del Comu-ne e vivranno tutti felici e contenti. Come se quei soldi incassati dall’Ente locale bastassero a limitare i disagi causati dalla mancanza di scuole, dall’assenza di strutture sociali, dalla mancanza di parcheggi. Questo è un’idea di città proprie di realtà inquinate e colonizzate dal malaffare. Questa è l’antitesi del progetto di governo che il centrosinistra ha presentato in campagna elettorale. Quando nei prossimi giorni, comunque, spun-terà la proposta di portare in aula la mone-tizzazione degli standard nessuno potrà dire “non sapevo” e tutti gli addetti ai lavori avran-no le idee chiare sul disegno della “cricca del cemento”. Toccherà al Consiglio esprimersi e decidere quale fase aprire: di confronto o di scontro sullo sviluppo del paese. Il disegno è chiaro, studiato a tavolino, nei dettagli. E su questo tema i cittadini valuteranno pure l’at-teggiamento dell’opposizione perché c’è il ri-schio che il centrodestra possa dare “forfait” sull’argomento chissà per quali ragioni strane e ancora tutte da approfondire. Poi, c’è un’altra valutazione da fare. Come possono avere la faccia di portare in aula “l’Housing sociale” e parlare di edilizia eco-

nomica e popolare quando nel Puc, almeno nella bozza agli atti, hanno cancellato la zona 167, edilizia economica e popolare, per tra-sformarla in parco agricolo? Cosa diranno ai titolari di quei suoi che per anni hanno pre-ferito non edificare nulla, rispettare la legge ed attendere l’iter burocratico? Prenderanno i vani della 167 per salvare gli affari della “cric-ca” consumati nella “B1” e nella zona “Saic”, calpesteranno i diritti di chi ha acquistato a peso d’oro un suolo edificabile, lo trasforme-ranno in parco agricolo, mentre sfrutteranno l’escamotage dell’edilizia sociale per alimen-tare nuovi affari nel centro città sempre del solito ristretto “gruppetto di imprenditori” che finanzia la politica ed ha già devastato nell’ultimo decennio il paese asservendo alle loro esigenze l’edilizia legale, trasformandola in illegale, mentre negli anni passati l’hanno sventrato con l’abusivismo edilizio. Un pericolo da scongiurare che si profila pro-prio alle porte della discussione sul Puc. Il sindaco Giuseppe Cirillo non ha ancora capi-to che per affrontare con urgenza il problema del Piano urbanistico comunale, non solo per risolvere gli affari del decennio, ma soprattut-to per disegnare la Cardito del futuro, serve condivisione e partecipazione. Serve serenità e coinvolgimento. Elementi che non riusci-ranno mai a manifestarsi in paese se parte del-la maggioranza e dell’amministrazione, con la complicità di una parte delle opposizioni, pensano di continuare a macinare affari sca-ricando tonnellate di cemento fregandosene

dello sviluppo, della vivibilità, dell’assenza di scuole e di infrastrutture capaci di sostenere un aumento indiscriminato della popolazione. Affarismo e conflitti di interesse che potreb-bero aprire una brutta partita in città perché negli armadietti dell’Utc c’è davvero materia-le che “scotta” e che potrebbe mandare in tilt l’intero sistema politico-imprenditoriale. La partita in gioco è molto alta e c’è la necessità di capire se saranno maggiori gli anticorpi capaci di respingere l’offensiva dei condizio-namenti esterni sull’attività del Municipio, giunta e Consiglio, oppure se le istituzioni sa-ranno talmente deboli o colluse da svendere il territorio ad un’imprenditoria deviata che continua a fare leva su una commistione di in-teressi di più ambienti che nulla hanno a che vedere con l’interesse collettivo. Anche per-ché la “copertura” garantita dal Comune ad un solo ristretto gruppetto di imprenditori falsa la libera concorrenza, così come avvenuto negli anni scorsi, e consente di pilotare gli affari in un’unica direzione. E questo non è legale. La parte sana della città, la parte sana del-la maggioranza, dell’amministrazione, del Consiglio, dell’opposizione, hanno il dovere di alzare l’argine e di respingere l’offensiva. Nell’interesse esclusivo di Cardito. Ultima chicca: vogliono portare in aula an-che il Ruec, regolamento urbanistico edilizio comunale, per dare il via libera ai sottotetti. Questo, tutto questo, prima del Puc. Come detto, un nuovo assalto al territorio. Di fronte al quale bisogna reagire.

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“HoUsinG” deLL’aFFare

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1 dicembre 201212 reportage dal rione “slai”

degrado, delinquenza e abbandono: un’altra sfida persa dall’amministrazione

I residenti sono sul piede di guerra e l’assenza dal territorio di chi ha preso i voti alle elezioni e non si è fatto più vedere ha creato ulteriori malumori. Il campo da basket è inagibile; devastato dalla furia vandalica. E lo stesso vale per la villa comunale. Strade e marciapiedi invasi da spazzatura e erbacce

mentre i vigili da queste parti non si vedono mai…

Cardito

di rosamaria Cinquegrana

CARDITO - Uno spettacolo indegno si apre davanti agli occhi di chi attraversa la zona residenziale della “Slai”. Una condizione di degrado sociale e abbandono degli spazi pubblici ha sopraffatto l’intero quartiere. La sporcizia e l’incuria sono diventate la norma. Eppure, il problema non è sorto ieri. È stato detto davvero tutto riguardo alla gestione inappropriata del territorio; le parole si sono letteralmente sprecate. Sono i fatti che ancora mancano. Anche l’attuale amministrazione, in campagna elettorale, ha avanzato delle interessanti proposte adatte alla risoluzione dei problemi del parco, riscuotendo, tra l’altro, un considerevole consenso popolare. A sei mesi dalle elezioni, tuttavia, la difficile condizione cui è soggetta la zona non è cambiata. Un vero peccato, soprattutto se si tiene conto del fatto che l’antico latifondo su cui sorge adesso la “Slai”, un tempo proprietà della Badia di Aversa, avrebbe dovuto far parte di un più ampio progetto di riqualificazione del territorio. E in parte è stato così. I numerosi parchi residenziali costruiti sul posto ne sono un esempio. Per il resto, quell’area ha assimilato, a tutti gli effetti, le caratteristiche di un ghetto di periferia, in cui i residenti percepiscono inevitabilmente la lontananza delle istituzioni e dal centro città. Del resto, è impossibile dar loro torto. Il disagio dei cittadini nei confronti del quartiere, dovuto in buona parte al lassismo dell’Ente locale, è evidente. La piccola villa comunale, cui è possibile accedere per la principale via Donadio, un tempo era l’oasi esclusiva della città, un luogo privilegiato dove le famiglie trascorrevano parte dei loro momenti liberi. Oggi il polmone verde di Cardito, seppur ricco di potenzialità, è in balìa degli eventi, ostaggio dell’incuria dell’uomo e spesso diventa un rifugio per tossicodipendenti e malintenzionati. La vista dell’erba alta, delle panchine vandalizzate, delle giostre abbandonate e dismesse è sconfortante. Nelle zone centrali del parco, purtroppo, la

situazione non è diversa. Via Biagio Castiello è la fotografia del degrado che opprime l’intero quartiere. A cominciare dal campetto da basket, che infrange le più elementari norme di sicurezza a causa della pavimentazione sconnessa e i canestri inesistenti. E che dire dei rifiuti urbani lasciati marcire davanti ai cancelli delle abitazioni, dei marciapiedi dissestati e “invasi” dall’erba che rappresentano un vero pericolo per i pedoni; delle aiuole incolte, dei rami sporgenti degli alberi che invadono alcune carreggiate? E i due lotti di terreno completamente abbandonati a se stessi? Quello in via Dalla Chiesa dovrebbe essere utilizzato come campetto di calcio, ma a tutt’oggi, insieme all’altro di via La Torre, rappresenta un pericolo per la sicurezza

pubblica per le sue inferriate arrugginite e il muro che ne delimita il perimetro, in molti tratti, fatiscente. E poi c’è l’area del mercato che, sistematicamente, ogni martedì diventa una vera e propria discarica a cielo aperto perché l’assenza di un controllo serio e costante non impedisce ai commercianti di abbandonare indiscriminatamente gli scarti della loro giornata

lavorativa sul suolo comunale. I rifiuti e la cattiva manutenzione delle aree pubbliche, quindi, sono alcune delle piaghe che maggiormente preoccupano gli abitanti della Slai. Numerosi i residenti che lamentano una raccolta superficiale della spazzatura. I residenti sono da anni sul piede di guerra ma non hanno mai trovato al Municipio interlocutori validi. E con la nuova amministrazione la storia si ripete. Tante promesse, tante chiacchiere, ma di atti concreti nemmeno l’ombra. “Addirittura – spiega Alberto Ferrara, un residente

della Slai - capita che le pattumiere non vengano svuotate affatto. L’assenza cronica di operatori ecologici, a stento uno per l’intero quartiere,

non favorisce, inoltre, una quotidiana pulizia delle strade”. Al coro di protesta dei residenti si aggiunge quello dei commercianti della zona che, oltre alla sporcizia onnipresente, lamentano un generale senso d’insicurezza che pervade il quartiere. Secondo la proprietaria di “Un libro per amico”, la libreria in via Bonavolontà, “la bassa vivibilità della Slai dipende soprattutto dalla carenza di amministratori locali competenti che hanno saputo promettere ‘mari e monti’ pur di ottenere un voto dopodiché hanno completamente dimenticato le esigenze del territorio”. In merito alla questione della sicurezza, anche alcune clienti abituali della libreria hanno “alzato” la voce: “Dopo le 18 è praticamente impossibile camminare per

strada per il timore di essere rapinate da bande di microdelinquenza che hanno eletto a ‘covo’ delle loro malefatte proprio il campetto da basket di via Castiello”. La microdelinquenza, appunto. La “Slai” uno dei punti più caldi, se non il più caldo, sotto questo punto di vista. Scippi, rapine, furti, sono all’ordine del giorno. Baby-delinquenti provenienti dal “Parco Verde” di Caivano e dal rione “Salicelle” di Afragola a bordo di potenti scooter. Mettono a segno il colpo e se ne tornano in tranquillità nei loro bunker in attesa di tornare alla “carica”. Indisturbati. Da queste parti i vigili non si vedono mai. Eppure, ci sarebbe bisogno di una pattuglia che monitorasse l’area di frontiera tutti i giorni. Negli anni scorsi, addirittura, il Municipio promise l’installazione di telecamere, un servizio di videosorveglianza collegato con le forze dell’ordine. Un’altra bufala. Un’altra promessa mancata. La pazienza degli abitanti della zona, insomma, è arrivata a un livello limite e potrebbe scoppiare da un momento all’altro con manifestazioni eclatanti.

Page 13: l a v e r i t à p e z z o p e r p e z z o diretto da ... 1 dicembre 2012pdf.pdfPetrellese-Cuccurese sembra aver chiuso defi-nitivamente le porte ad un’alleanza con l’Udc. La “triade”

131 dicembre 2012

Crispano

CRISPANO - Un altro smacco per l’ammini-strazione comunale guidata dal sindaco Carlo Esposito. L’opposizione al sistema, formata da otto consiglieri comunali (Enzo Cennamo, Car-lo La Sala, renato Di Micco, Roberto di Micco, Pietro Cennamo, Antonio Granata, Mariangela Trasparente e Giuseppe Nocera), ha presentato un ordine del giorno per chiedere la modifica dello statuto che consenta al sindaco la possi-bilità di nominare gli assessori esterni e un in-vito al primo cittadino a comporre la prossima giunta con soli 4 assessori in linea con le dispo-sizioni legislative che a Crispano andranno in vigore dopo le nuove elezioni. Se ne discuterà in aula e il sistema sarà, ancora una volta, mes-so di fronte alle proprie contraddizioni. Infatti, gli assessori esterni da dieci anni rappresenta-no il cavallo di battaglia del centrosinistra ad ogni campagna elettorale amministrativa. Nel programma di Carlo Esposito c’è scritto a chia-re lettere: modifica dello statuto per la nomina degli assessori esterni. E lo stesso “verbo” lo ha da anni coniugato pure l’ex gruppo di Rifon-dazione comunista, oggi “Libera democrazia” rappresentato in amministrazione dal consiglie-re-assessore Nunzio Cennamo. Seguendo la lo-gica politica, la proposta dovrebbe passare con voto bipartisan. Invece no. La prima reazione l’ha registrata il capogruppo dell’opposizione Carlo La Sala: ha incontrato il primo cittadino Carlo Esposito che stizzito gli ha detto: “Di as-sessori ne faccio sette”. E della modifica dello statuto non ne vuole proprio sapere. E allora, perché lo ha inserito nel programma elettorale del centrosinistra e perché adesso non vuole mantenere una promessa che proprio Esposito ha fatto ai cittadini di Crispano? Eppure, con la possibilità di nominare gli assessori ester-ni al civico consesso, ci sarebbe l’opportunità di impegnare nell’esecutivo persone dotate di competenza e professionalità. Allargando la partecipazione e il tasso qualitativo della locale classe dirigente. Perché Carlo Esposito si oppo-ne? La risposta a questi interrogativi la fornisce il consigliere indipendente, ma di opposizione, Renato Di Micco. “Si oppone – spiega Di Mic-co – perché il sindaco sa bene che i consiglieri del centrosinistra si candidano per ottenere pol-trone e quindi stipendi mensili, non per risol-vere i problemi della collettività. I cittadini si devono rendere conto che dando il loro voto a questi soggetti li aiutano semplicemente a pren-

dere un posto di lavoro utilizzando le cariche istituzionali. E di questo passo i problemi non si risolveranno mai e Crispano non farà mai il salto di qualità. L’amministrazione non garan-tisce nemmeno l’ordinario, il paese è fermo, lo sviluppo immobilizzato. Ecco perché sareb-be opportuno non solo modificare lo statuto e coinvolgere nell’amministrazione gente pre-parata e che possa portare nuovo entusiasmo e nuove competenze per affrontare le sfide che ci aspettano per il futuro ed evitare che Crispano continui ad essere in tema di amministrazione il fanalino di coda della provincia di Napoli. Se gli assessori sono all’altezza del compito, ne basterebbero 4, così come ha previsto la legge che sarà applicata a Crispano dopo le prossime elezioni e che nei paesi limitrofi è già in vigore con ottimi risultati e risparmio di risorse. Ma il centrosinistra non lo accetterà mai perché come ho detto è composto da gente che si candida per lo stipendio. Quindi, ogni discorso positi-vo per la comunità diventa un attentato al loro privilegio. Lancio, infine, - conclude Renato Di Micco – un’ulteriore proposta: eliminare anche l’indennità di vicesindaco. A cosa serve in un piccolo paese come Crispano? Riduciamo i nu-meri degli assessori, risparmiamo sulle inden-nità ed investiamo quei soldi in attività sociali e culturali. Queste proposte le porteremo avanti in Consiglio nell’esclusiuvo interesse della po-polazione”. Sul fronte interno al Pd si registra una “querel-le” davvero simpatica e che dimostra, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, il livello e la qualità della classe dirigente che governa il paese. Ele-zioni primarie. L’apparato di Carlo Esposito è schierato tutto con Bersani. Si stacca l’assessore Luigi Capasso. Il quale forma il “comitato Ren-zi”. Carlo Esposito salta dalla sedia e teme che un successo della componente guidata dall’as-sessore “dissidente” possa arrogargli il diritto, in sede di rimpasto dell’esecutivo, di rivendica-re la sua riconferma. Cosa sgradita al sindaco. Così Esposito corre ai ripari. Ed incarica una sua fedelissima, Raffaelle Crispino, di creare un contraltare a Capasso. Crispino forma un altro “comitato Renzi”. Si tratta esclusivamente di tattica e strategia che nulla ha a che fare con lo spirito delle primarie e con la dialettica politica. E sapete da cosa si evince con chiarezza? Dal risultato ottenuto da Renzi in paese. Due comi-tati, un assessore-consigliere comunale mobili-

tato per mettere insieme 57 preferenze. Ci sono o ci fanno?“Dall’opposizione al sistema – spiega Enzo Cennamo, leader del movimento Progetto Cri-spano – emergono anche proposte concrete per migliorare la vita istituzionale del Comune e ottimizzare le risorse garantendo più qualità e competenza nell’organico della locale classe dirigente. L’ambizioso progetto di governo del centrosinistra si è dissolto ed è stato sacrificato sull’altare degli interessi personali e di parte. La dimostrazione palese è data dal fatto che l’opposizione consiliare ha firmato compatta un ordine del giorno il cui contenuto costituisce un pilastro sancito dal programma del centrosini-stra. In aula il sindaco e i resti del centrosinistra saranno costretti a votare contro la proposta e quindi a votare contro il programma del centro-sinistra solo per tutelare posizioni di comodo. Ecco perché c’è la necessità di partire da questa opposizione, valorizzando soprattutto chi in cit-tà e senza ruoli istituzionali intende rimboccarsi le maniche per garantire al paese, insieme a noi, un nuovo progetto di governo ambizioso e di qualità, affinché alle prossime elezioni si for-mi sul campo un’alternativa di persone oneste e che vogliono bene alla propria terra. Crispano avrà la forza, il coraggio e l’onestà di ribellarsi ad un sistema clientelare e pregno di affarismo che ha garantito al paese solo degrado e abban-dono”.

Le contraddizioni del sistema esposito

il centrosinistra costretto in aula a bocciare il suo programma

L’opposizione firma compatta, con otto consiglieri comunali, un ordine del giorno che chiede la ridu-zione a 4 assessori e la modifica dello statuto che consenta al sindaco di nominare gli assessori esterni.

Come dice il programma del centrosinistra. Che, però, si oppone. Renato Di Micco: “La gente deve sapere che vota soggetti che si candidano per garantirsi un posto di lavoro ed uno stipendio”

di Lino esposito

Carlo Esposito

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15CaLCio naPoLi

Sicuramente quella vista a Cagliari non è stata una delle migliori partite disputate quest’anno dal Napoli, ma potrebbe diven-tare quella più importante della stagione. Gli azzurri escono dall’Is Arenas con una conferma in più: quella di esse-re una squa-dra che ha nel gruppo una grande forza. Questi ragazzi hanno messo in campo tutto il loro cuore ed hanno dimo-strato che que-sto Napoli non è solo Edinson Cavani. Giocare in un “palazzet-to” come quel-lo di Quartu Sant’Elena, con un tifo esplo-sivo contro, senza Cavani e portare a casa l’intera posta in palio ci fa capire la reale consistenza di questa squadra. Una delle note liete della serata è stata sicuramente la difesa: dopo le brutte uscite delle ultime giornate, final-mente trova la giusta quadratura e la grinta che sembrava aver perso. Gamberini, ormai titolare inamovibile, garantisce energia e concretezza. Ritroviamo finalmente Britos, dopo i tanti infortuni torna in campo e su-bito si rende protagonista, disputando una gara maiuscola e dominando nelle palle aeree. Sempre superba la prestazione del capitano Cannavaro. A centrocampo trovia-mo qualche nota stonata: ancora sottotono Maggio, sembra spento e manca di brillan-tezza; male anche Zuniga che non sembra incidere più come all’inizio del campionato. Fondamentale il trio elvetico di centrocam-po che riesce anche a sopperire alla serata poco felice degli esterni azzurri. In attacco Insigne e Hamsik si sacrificano per sostituire al meglio le pesanti assenze di Cavani e Pan-

dev. Bravo e sfortunato il talento di Fratta-maggiore mentre è bravo e cinico lo slovacco Hamsik che a metà del secondo tempo batte Agazzi con un destro a giro. Poco prima del gol azzurro Mazzarri aveva fatto entrare il

cileno Vargas. Dalla gara di giovedì contro l’Aik Solna sembra rinato, entra con convin-zione e cattiveria e gioca una buona gara, sfiorando anche per ben due volte il gol. Si-curamente un plauso speciale va a Walter Mazzarri capace di valorizzare al massimo questo gruppo, riuscendo a colmare i vuoti lasciati dagli assenti di lusso. Intanto i ra-gazzi già lavorano per la gara delle 12.30 di domenica contro il Pescara, con la consape-volezza che la Juventus e distante solo due punti e dovrà sfidare il Torino sabato sera nel derby della Mole. Certamente il Pesca-ra che viene al San Paolo non può essere un ostacolo per la rincorsa alla vetta: sia per la qualità dei giocatori in rosa, sia per le mo-tivazioni che muovono gli azzurri. Ormai l’assalto alla vetta è partito e fino a Natale per il Napoli ci saranno quattro finali contro Pescara, Inter, Bologna e Siena, dopodiché si capirà quale saranno le reali ambizioni di questa squadra e dove ci sarà bisogno di in-

tervenire nel mercato di gennaio.

Cagliari (4-3-1-2): Agazzi 6,5; Pisano 5, Ros-settini 6 (38’ st Ibarbo 5,5), Ariaudo 6, Ave-lar 6,5; Ekdal 5,5, Conti 6, Nainggolan 6,5;

Thiago Ribeiro 5,5 (39’ st Ceppelini sv); Sau 5, Nenè 5 (43’ st Dessena sv). A disp.: Avramov, Del Fabbro, Perico, Ca-sarini, Eriksson. All.: Pulga-LopezNapoli (3-5-2): De Sanctis 6,5; Gambe-rini 6,5, Cannavaro 7, Britos 7; Maggio 5,5 (20’ st Mesto 6), Behrami 6,5, Inler 6, Dzemaili 6 (23’ st Vargas 6), Zuni-ga 5,5; Hamsik 7,5, Insigne 6,5 (38’ st Dossena sv). A disp.: Rosati, Colombo, Grava, Fernandez, Aronica, Uvini, Do-nadel, El Kaddouri.

All.: MazzarriMarcatori: 28’ st Hamsik

Edito da “Associazione Mediterraneo e Città” sede legale Corso Meridionale, 69 - Afragola (Na)

Direttore responsabile : Giovanni De [email protected]

Periodico di attualità, cronaca, politica, approfondimento e sport.

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Chiuso in tipografia il 17 novembre 2012

l a v e r i t à p e z z o p e r p e z z o diretto da Giovanni De Cicco

aut. del trib. Napoli N. 54 del 13/07/2009

Concreto, cinico e vincenteLa rimonta parte dall’is arenas

di antonio auricchio

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