L ’A B R - Ufficio catechistico nazionale · il colloquio tra Dio e l’uomo possa svolgersi...

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CAPITOLO 2 XLIII Convegno Nazionale dell’Apostolato Biblico LA PROSPETTIVA EDUCATIVA DELL ’A POSTOLATO B IBLICO . R IFLESSIONI , APPROFONDIMENTI , P ROPOSTE “Questa Parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore perché tu la metta in pratica” (Deut 30, 14) Roma 5-7 febbraio 2010

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CAPITOLO 2

XLIII Convegno Nazionaledell’Apostolato Biblico

LA PROSPETTIVA EDUCATIVA

DELL’APOSTOLATO BIBLICO.RIFLESSIONI, APPROFONDIMENTI,

PROPOSTE

“Questa Parola è molto vicina a te,è nella tua bocca e nel tuo cuore

perché tu la metta in pratica” (Deut 30, 14)

Roma5-7 febbraio 2010

Carissimi amici, eccoci ancora una volta in-sieme a lavorare, riflettere e pregare perchéil nostro servizio alla Bibbia ed alla Catechesisia sempre più efficace e innervato nelle re-altà diocesane e parrocchiali. Tutto questonoi lo facciamo tenendo sempre presenti ivolti delle persone che incontriamo. Il primoatteggiamento dunque, come ci insegna SanPaolo, è quello di ringraziare il Signore, per-ché moltiplica sempre il poco che siamo efacciamo, nel tanto con cui Lui, il Padre diogni consolazione, ci circonda.

Celebriamo in questo anno 2010 un anni-versario importante per la pastorale delleChiese in Italia ed anche per l’Apostolato bi-blico: è il 40° del “documento di base” (DB)“il Rinnovamento della catechesi”. La Chiesaitaliana, all’indomani e sotto la spinta delConcilio Vaticano II, si diede subito dellelinee guida per la catechesi da rinnovare:questo documento ha segnato “un momentostorico e decisivo per la fede cattolica delpopolo italiano” (Paolo VI).

Con una felice espressione, Mons. Lucio So-ravito, Vescovo di Rovigo-Adria, ha dettorecentemente che il Concilio è stato come il“grembo materno” del DB. Il DB è un do-cumento ecclesiale che fu elaborato con lacollaborazione di tutte le Chiese che sono in

SALUTO AI CONVEGNISTIDon Guido Benzi, Direttore UCN

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II - La sacra Scrittura, anima e “Libro” della catechesi

La Scrittura, vera parola di Dio, fonte eminente del mistero di Cristo105. La Scrittura è il documento preminente della predicazione della salvezza, in forza della sua divinaispirazione. Essa contiene la parola di Dio; perché ispirata, è veramente parola di Dio per sempre.Questa parola, che manifesta la condiscendenza e benignità di Dio, in quanto il suo linguaggio si èfatto simile al linguaggio dell’uomo, contiene la rivelazione del mistero di Cristo e, in esso, di tutto il

Italia. Nella fase di stesura del testo ognidiocesi è stata chiamata a esprimersi secon-do l’esperienza conciliare del dialogo, dellaricerca, del confronto dinamico. Il DB ha of-ferto alla catechesi ed alla pastorale italianauna visione rinnovata di Rivelazione diret-tamente mutuata dalla Dei Verbum: Dio siè manifestato agli uomini mediante eventie parole e si è consegnato a noi in Cristo,per chiamarci e ammetterci alla piena co-munione con sé (cf. RdC, c. 1). Di questarivelazione tutta la Chiesa è chiamata a farsiannunciatrice, attraverso molteplici espres-sioni, perché tutta la Chiesa è missionaria(cf. RdC, c. 2). Questo ci ha donato una vi-sione rinnovata di fede, intesa non solo co-me “adesione dell’intelligenza” alle veritàdel messaggio cristiano, ma prima di tuttocome adesione della mente e del cuore allapersona di Cristo, come accoglienza, dialogo,comunione e intimità con Dio in Cristo. Lacatechesi ha come finalità educare la “men-talità di fede”, iniziare alla vita ecclesiale,e integrare fede e vita (cf. RdC, c. 3). Centrovivo della catechesi è la conoscenza ed ac-coglienza della persona di Gesù per poterloseguire ed entrare in una comunione vitalecon lui e con la Santissima Trinità.Desidero rileggere con voi quanto il DB dicea chiare lettere (RdC, n.105-108):

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Mi pare che proprio per queste felici intui-zioni, oltre che per il nostro amore alla Pa-rola, possiamo ripensare al nostro servizioin favore di cristiani e non cristiani, catecu-meni adulti e piccoli, cercatori di Dio, gio-vani e famiglie.

In tal senso l’esortazione post sinodale chepapa Benedetto XVI ci consegnerà ci troveràgià pronti a vivere questa perenne consegnadella Bibbia alle persone.Passo a mettere sotto il vostro sguardo al-cune iniziative che in qualche modo sono

mistero di Dio. Alla Scrittura la Chiesa si riconduce per il suo insegnamento, la sua vita e il suo culto;perciò, la Scrittura ha sempre il primo posto nelle varie forme del ministero della parola, come in ogniattività pastorale. Ignorare la Scrittura, sarebbe ignorare Cristo.

I caratteri fondamentali della Scrittura

106. Perché la Scrittura sveli realmente la pienezza del mistero di Cristo, si devono tenere presenti isuoi caratteri fondamentali. Tali sono l’origine stessa della Scrittura, la quale esprime in linguaggioumano la genuina parola di Dio; la concretezza della rivelazione biblica, nella quale eventi e parolesono intimamente connessi e reciprocamente si integrano; la progressività della manifestazione di Dioe della sua iniziativa di salvezza; la profonda unità dei due testamenti; la tensione dell’antica alleanzaverso Gesù Cristo, nel quale si compiono tutte le attese e tutte le promesse; il rapporto continuo tra laScrittura e la vita della Chiesa, che la trasmette integra, la interpreta autorevolmente e la adempie,mentre riconosce in essa il suo fondamento e la sua regola.

Come va usata e interpretata la Scrittura

107. La Scrittura è il e Libro ”; non un sussidio, fosse pure il primo. Per comprenderne il messaggio,occorre anche conoscere i modi storicamente diversi di cui Dio si è servito per rivelarsi. L’interpretazionesicura può essere fatta solo tenendo presente l’unità di tutte le Scritture e ricorrendo alla fede e allamente della Chiesa, che sono manifeste nella sua Tradizione e nell’insegnamento vivo del magistero.Né va mai dimenticato che la Scrittura deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello Spirito Santo,che l’ha ispirata e fa ancora risuonare la viva voce del Vangelo nella Chiesa.

Che cosa attingere dalla Scrittura

108. La catechesi sceglie nella Scrittura, specialmente nei Vangeli e negli altri libri del nuovo testamento,i testi e i fatti, i personaggi, i temi e i simboli che maggiormente convergono in Cristo, quelli che ingenere sono più familiari alla liturgia. Dei fatti divini, esposti nella Scrittura, si deve ricercare la portatareligiosa, mettendo in evidenza come in essi Dio rivela Se stesso e il suo amore per gli uomini chevuole salvare. Questi fatti non possono essere usati solo come illustrazione o esempio, quasi fosserosemplici fatti umani. Nei personaggi, si deve vedere la scelta che Dio ha fatto perché divenissero suoicollaboratori, sia nel preparare la venuta del Salvatore, sia nel prolungarne la missione. Va messa inrisalto la loro corrispondenza alla sua chiamata, l’orientamento verso Cristo, l’atteggiamento religiosodi fronte a Dio. Le figure e i simboli vanno usati rispettando l’esegesi accolta nella Chiesa, per nonsvisare ciò che Dio rivela per mezzo di essi o per non correre il rischio di vederli dove non sono. Al-trettanto si deve dire riguardo ai generi letterari. Tutta la Scrittura è pervasa da un vivo senso di Dio,è ricca di sapienza per la vita dell’uomo e contiene mirabili tesori di preghiere. Accostarsi così allaScrittura, induce a poco a poco a impregnarsi del suo linguaggio e del suo spirito. È perciò necessarioche anche nella catechesi l’accostamento alla sacra Scrittura avvenga in clima di preghiera, affinchéil colloquio tra Dio e l’uomo possa svolgersi nella luce e nella grazia dello Spirito Santo.

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all’orizzonte del nostro lavoro. Dal 14 al 17giugno a Bologna avremo il Convegno an-nuale dei Direttori UCD e loro collaboratori:il titolo sarà “La questione educativanell’Iniziazione Cristiana per le nuovegenerazioni”; molti di voi saranno parte-cipi. All’interno dei lavori sarà interessantecapire come il mondo dell’Apostolato biblicopotrà interpellare l’ambito delle così dette“alleanze educative”, cioè come la propostadella Bibbia agli uomini e alle donne del no-stro tempo si intrecci (almeno stando al DB)all’azione educativa delle nostre comunità.Continuano anche con qualche novità i no-stri Corsi formativi per animatori biblici: ilCorso della Verna (coordinato da Don MarcoMani) dal 1 al 7 agosto ed il rinnovato Corso

Bibbia- Arte e Comunicazione (Coordinatoda P. Giacomo Perego) che da Crotone sisposta in Basilicata e sarà dall’11 al 15 lu-glio. Questi corsi già dicono delle “alleanze”:la Verna con l’ABI, la Basilicata con l’UfficioComunicazioni sociali.Colgo l’occasione per salutare il Prof. ValdoBertalot della Società Biblica. Grazie per lapresenza e per tutto il lavoro che svolge.Grazie ai membri del gruppo nazionale delSAB, all’ABI ed alla Redazione della rivistadi Parole di vita, che oggi è qui presente.Grazie a Don Carmelo Sciuto, aiutante distudio all’UCN, ed Andrea, Marta e Rosanna.Infine un grazie a Don Cesare Bissoli infa-ticabile “apostolo biblico”, maestro di zeloed anche di fede per tutti noi.

I. Senso del Convegno

• Al saluto di Don Guido, aggiungo il miocordiale saluto a voi carissimi/e anima to -ri / animatrici di Apostolato Biblico nellenostre comunità. Il nostro annuale con-venire, anche dalla sua durata (sono 18volte per 18 anni), mostra insieme la suanecessità (non si ripeterebbero così a lun-go convegni come questi se non se ne av-vertisse il bisogno) e il vostro apprezza-mento, per il numero elevato di parteci-panti e la fedeltà di presenza di alcuni (al20° convegno dovremo dare un ricono-scimento ufficiale ai fedelissimi). Intantoci premuriamo di dare un cordiale benve-nuto ai nuovi convegnisti.

Come era scritto nel programma che è statoinviato, “da circa vent’anni in Italia l’Apo-stolato Biblico (AB) ha piantato le sue radicie come l’albero del Vangelo estende i suoirami raggiungendo con ampiezza diversa le227 diocesi italiane. Ringraziamo Dio per lacorsa della sua Parola in mezzo a noi!”.

• Entro questa preziosa tradizione italianadi AB, sentiamo il bisogno di rafforzareed estendere tale servizio. Ecco delinearsiil volto di questo 18° Convegno. È impor-tante cogliere subito la prospettiva che locaratterizza, gli obiettivi che vogliamoraggiungere.

Sempre riferendomi al testo del programmainviato, due aspetti intrecciati sono da con-siderare:– Noi del Servizio Nazionale dell’AB e tanti

altri animatori biblici nelle nostre comuni-

tà, avvertiamo la necessità di fare una ri-progettazione globale del servizio bibliconelle nostre chiese locali. Assieme a DeiVerbum, e come sua autorevole esplicita-zione, ci è di grande aiuto l’EsortazioneApostolica sinodale di Benedetto XVI:”LaParola di Dio nella vita della Chiesa” (Si-nodo 2008) di cui potremo disporre nel2010. Tale documento aprirà la strada alripensamento di cui si è detto, diventandoperciò oggetto tema specifico del Convegno19° nel 2011.

– Intanto ci prepariamo opportunamente agliimpegni non piccoli che l’Esortazione Apo-stolica ci darà, riflettendo sulle tante espe-rienze di comunicazione della Bibbia ogginel popolo di Dio, mettendo precisamentea fuoco “tre punti nevralgici relativi aicontenuti o ambiti di servizio, all’anima-tore, ai destinatari”. L’articolazione delConvegno è mirata a ciò.

– Ma qui subentra un secondo obiettivo: in-tendiamo fare questa riflessione tenendopresente sullo sfondo l’impegno educativoimmanente ad ogni valida evangelizza-zione. Ci sollecitano a ciò i prossimi Orien-tamenti pastorali della CEI per il decenniodedicati all’educazione. Ebbene l’incontrocon la Bibbia quale contributo può dare atale scopo, e dunque noi dell’AB cosa dob-biamo fare per essere educatori ed anima-tori, animatori da educatori ? Vi sarà unarelazione al proposito, ma soprattutto siapre una prospettiva di lavoro, specie coni giovani, ma anche per adulti e per bam-bini, cui forse siamo poco abituati!

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INTRODUZIONEDon Cesare Bissoli, Coordinatore SAB dell’UCN

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II. L’articolazione del Convegno

Comprende quattro tappe più una quinta

A. Stasera (venerdì) l’attenzione si concen-tra sulla prima parte, su un polo costi-tutivo dell’AB: comunicare la fede tramiteil Libro Sacro. Di qui il titolo “ La Bibbia nella comu-nicazione della fede”. Il percorso comprende due momenti:

1) La Bibbia nell’iniziazione cristiana (ore 16)(Don Paolo Sartor, responsabile per il Ca-tecumenato, Milano). È un tema che richiama l’attenzione deglianimatori biblici, forse desueti ad argo-menti come questi, a rendersi conto chela prima alfabetizzazione biblica può av-venire e deve avvenire tra i ragazzi dellacosiddetta ‘prima comunione e cresima’,ma che vale anche per catecumeni adulti,potendosi avvalere di un processo orga-nico in entrambi i casi. In tale camminosi possono rendere partecipi anche i ge-nitori.

2) La Parola di Dio come sfida educativa(ore 18)(Mons. Carlo Ghidelli, Arcivescovo diLanciano-Ortona, membro del SAB)Il titolo dice bene l’ottica della relazioneche si suddivide armonicamente in dueparti: La Bibbia educa,o il “processo edu-cativo come anima e metodo della Bib-bia”; educare alla Bibbia, o “Come edu-care alla lettura della Bibbia: metodi eambiti”. Per entrambe le relazioni ci vengono inmente esperienze concrete in cui abbiamocercato di realizzare quanto i relatori cihanno detto. Ascoltiamo, confrontiamocie poi dialoghiamo.

B. Sabato mattina affrontiamo la secondaparte: “L’animatore biblico”

3) L’animatore biblico: chi è, quali problemiincontra, cosa è chiamato a fare, ambitidi lavoro. La sua formazione (ore 9)(Fr. Enzo Biemmi - Presidente Equipe Eu-ropea di catechesi, Direttore dell’ISSR diVerona).Anche qui il titolo dice bene nella sua di-stribuzione dei contenuti quale sia laidentità del genuino animatore e il per-corso per arrivarvi. Qui entrano in scenai protagonisti dell’AB, gli animatori, cioènoi, che si pongono logicamente ancheprotagonisti del Convegno.

C. Sabato pomeriggio inizia la terza parte:“SAB e progettazione pastorale”

4) La Bibbia anima della pastorale dellapersona nei suoi ambiti di vita (ore 15)(Mons. Andrea Lonardo, direttore UfficioCatechistico Diocesano, Roma).È una relazione di sintesi che intendemostrare come il Libro Sacro giochi il suoruolo in una pastorale integrata, qui in-tesa come azione pastorale che ha percentro la persona concretamente vista neidiversi ambiti di vita. Essere animatoribiblici, rendersi capaci di tale processo eall’interno di esso, ed oltre l’abitualegruppo biblico.

5) I Laboratori per ambiti(ore 17), animatida un esperto, affrontano questo rap-porto della Bibbia con la pastorale inquattro aree che sono attuali per gli ani-matori e li richiamano a competenze spe-cifiche.

• Bibbia e LezionarioDon Angelo Lameri, docente di Liturgiaal PUL. coll. Ufficio Liturgico NazionaleCEI.

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• Bibbia e CatecumenatoDon Andrea Fontana, responsabile per ilCatecumenato, Torino.

• Gruppi Biblici Don Giovanni Giavini, biblista membrodel SAB nazionale).

• Bibbia e comunicazione.P. Walter Lobina ssp, SPICS, Roma.

D.Domenica mattina sarà considerata laquarta parte: “Parola di Dio e contem-poraneità”.È un tema che riguarda in particolare lacomunicazione della Parola di Dio nell’at-tuale contesto, così bisognoso del Vange-lo, così esigente nell’ascoltarlo e così nondi rado refrattario nel riceverlo.

6) Ascoltare e annunciare la Parola di Dioall’uomo di oggi.Don Matteo Armando, docente di TeologiaFondamentale alla PUG, Ass. naz. FUCI. In ogni convegno abbiamo avvertito chenon basta sapere Bibbia, ma occorre sa-per parlare con le persone, giovani e adul-te, di oggi, con i loro livelli di fede, dicultura, di domande.La relazione mira afare competenza.

III. Momenti qualificanti

A. Momento della preghiera

Abbiamo avvertito quanto sia necessarioed insieme desiderato, non solo conosce-

re, ma anche celebrare la Parola di Dio.Abbiamo quindi dei momenti di preghierache vorremmo accurati:

• venerdì: 19.30: Preghiera di Vespro (inaula)

• sabato mattina: 7.30 Eucaristia (in cap-pella)

• sabato sera 19.15:Lectio divina, a cura diP. Giacomo Perego ssp, membro del SAB

• domenica 11.30: Eucaristia domenicaleconclusiva (in cappella)

B. Momento dello scambio e fraternità

• Sabato 11-12.30: Vita dell’AB:iniziative,proposte, racconto di esperienze di ABÈ un forum aperto a tutti (previo accordocon il responsabile del Convegno).

• La voce della Societa’ Biblica italiana(Valdo Bertalot)

• Da sabato mattina: Piccola ‘mostra-mer-cato’ di materiale concernente l’AB (inaula)

• Risposta ai questionari

C. Momento logistico-finanziario

Presso la SegreteriaConcludo esprimendo un cordiale saluto aValdo Bertalot ed amici della Società Biblicaitaliana, da sempre ospiti graditi tra noi.

Ed ora procediamo in nomine Domini.

Introduzione

Affronto il tema che mi è stato affidato(l’animatore biblico e la sua formazione) apartire dalla mia esperienza di animazionebiblica, sia diretta, sia di coordinamento. Èin forza di questa esperienza che mi è statochiesto, credo, di dare questo apporto.Per tredici anni ho coordinato una propostadi ascolto della Parola di Dio nella diocesi diVerona, nata a suo tempo come Scuola dellaParola in senso classico (ascolto di una spie-gazione approfondita di un testo biblico daparte di un esperto in contesto di preghiera)e poi profondamente trasformata nel suometodo, pur avendo continuato a mantenereil nome improprio di “Scuola della Parola”.Si è trattato, di fatto, di un percorso di 13anni di lettura partecipata della Parola diDio nell’ambito della catechesi degli adulti.Questa precisazione è importante: situa su-

bito l’animatore biblico nel contesto del piùampio compito catechistico.Su questo percorso c’è una buona documen-tazione, sia perché sono stati pubblicati diecidei tredici itinerari, sia perché è stata oggettodi analisi di due tesi, una di licenza in teo-logia e una di dottorato1.Quello che dirò è frutto di convinzioni ma-turate coniugando pratica e riflessione, con-vinzioni che hanno portato contemporanea-mente a mettere a punto un metodo parti-colare di lettura della Parola con gli adulti edi conseguenza a configurare una particolare“figura” di animatore biblico.Non è mia intenzione presentare “la figura”dell’animatore. Ciò sarebbe perlomeno in-genuo. La diversità dei metodi, dei destina-tari e dei tempi del processo di fede (dal-l’initium fidei all’habitus fidei) ci invita aduscire dal singolare (l’animatore) e orientaa pensare figure differenti di animatori pertempi differenti di annuncio e per persone

L’ANIMATORE BIBLICO E LA SUA FORMAZIONEFratel Enzo Biemmi, Preside ISSR di Verona e Presidente dell’Équipe Europea dei Catecheti

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1 La “scuola della Parola di Verona” ha avuto e continua ad avere in Italia e all’estero una certa attenzione, pertre motivi principali:a) Una serie di articoli e di pubblicazioni che l’hanno fatta conoscere a livello divulgativo e scientifico. Inparticolare segnaliamo la tesi di dottorato di FALAVEGNA EZIO, Il «servizio della Parola». Dall’esperienza alla ri-flessione teologica, Edizioni Messaggero Padova, 2008; AMBROSI MARIANO, L’école de la Parole de Dieu. Unespace fraternel d’”interlocution” dans le doyenné de Desenzano del Garda, Diocèse de Vérone, Italie, tesi diLicenza in teologia presentata all’Istituto Superiore di Pastorale Catechistica, Institut Catholique di Parigi, gennaio2004.b) La pubblicazione dei dieci itinerari della Scuola della Parola, a cura delle Edizioni Dehoniane di Bologna:1. Abbiamo incontrato Gesù, EDB, 1994; 2. «Siate perfetti come il Padre vostro». Le esigenze della vitacristiana nel discorso della montagna, EDB, 1995; 3. Parabole di vita. Il volto di Dio Padre raccontato daGesù a tutti i «piccoli» che accolgono il suo Regno, EDB, 1996; 4. La novità del Vangelo. Gesù buona notiziadel Regno di Dio, EDB, 1997; 5. Vivere da figli. La preghiera del Padre nostro, EDB, 1998; 6. Sulla via delCrocifisso. Seguire Gesù fino alla croce, EDB, 2000; 7. Davvero il Signore è risorto, EDB, 2000; 8. Nella forzadello Spirito. Lo Spirito Santo anima e sostiene la vita della Chiesa, EDB, 1998; 9. Una Chiesa che serve, EDB,2001; 10. Ecco, io faccio nuove tutte le cose. L’Apocalisse: un libro per leggere la storia alla luce della Pasqua,EDB, 1999.c) L’esperienza è già stata presentata ed analizzata nel Convegno internazionale promosso dall’ISPC di Parigi,tenutosi dal 23 al 26 febbraio 2005 sul tema “Catechesi degli adulti e maturazione della fede”, all’interno di unforum di 12 esperienze internazionali.2 «Le Sacre Scritture sono la “testimonianza” in forma scritta della parola divina, sono il memoriale canonico,

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diversamente collocate nel processo dellafede.Presenterò pertanto “una figura” di anima-tore, quella che ho sentito spontaneo preci-sare nell’ambito della catechesi biblica e apartire dalla quale ho proposto degli itineraridi formazione di animatori biblici.

1. L’incontro con la Parola di Dio

Mi pare importante, per impostare corretta-mente la figura e il ruolo dell’animatore, ri-chiamare brevemente il processo di comu-nicazione della Parola di Dio e di ascolto diquesta parola. Infatti, è a servizio di questoduplice processo che si pone la figura del-l’animatore biblico.

– La parola di Dio non è in senso proprio,lo sappiamo, un testo scritto. La parola diDio nella sua pienezza è una persona, Ge-sù Cristo. È lui il Verbo fatto carne rivoltoa noi. La parola di Dio è la sua vita, ilsuo ministero, la sua morte e risurrezione,la sua presenza che dona continuamentelo Spirito. È in Gesù che Dio si è reso deltutto disponibile a ogni uomo, come pa-rola, entrando così nel circuito della co-municazione umana.

– Questa parola di Dio piena e definitiva,che è Gesù Signore, nel dono dello Spiritoha suscitato accoglienza e fede (discepo-lato), in mezzo a resistenze e rifiuti, haprovocato testimonianza e annuncio e ha

prodotto la nascita della Chiesa. Il Gesùannunciatore della parola di Dio è diven-tato così l’annunciato: allo stesso tempooggetto dell’annuncio è Colui che continuaa proporsi attraverso gli annunciatori(soggetto).

– Questo annuncio di Gesù Signore, in unterzo momento, attraverso un dono chenoi chiamiamo ispirazione, ha preso unaforma privilegiata nel testo scritto, è di-ventato Scrittura.Sono, questi, tre aspetti fondamentali ri-chiamati anche dal messaggio finale delSinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio2.

– Questo movimento di discesa (l’autoco-municazione di Dio che si fa Parola in Cri-sto, che suscita testimonianza, che diven-ta testo scritto) è chiamato a diventaremovimento di ascesa nel nostro ascolto enella nostra lettura (dal testo scritto, allatestimonianza ed esperienza di fede cheil testo contiene, alla persona di Gesù Si-gnore che tramite la Scrittura si rende anoi disponibile). Noi leggiamo la parola diDio come testo scritto per incontrare laParola che è Gesù Signore, e disporci allarelazione con la sua persona grazie alloSpirito.

Mi pare che questi brevi richiami costituisca-no le coordinate per collocare correttamenteil servizio dell’animazione biblica e per deli-neare la figura dell’animatore.Possiamo allora definire sinteticamentel’obiettivo dell’animazione biblica: si tratta

storico e letterario attestante l’evento della Rivelazione creatrice e salvatrice. La Parola di Dio precede, dunque,ed eccede la Bibbia, che pure è “ispirata da Dio “ e contiene la parola divina efficace (cf. 2 Tm 3, 16). È perquesto che la nostra fede non ha al centro solo un libro, ma una storia di salvezza e, come vedremo, unapersona, Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne, uomo, storia» (Messaggio al Popolo di Dio della XII AssembleaGenerale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, n. 3).

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di introdurre a una relazione, quella con ilSignore Gesù, passando attraverso il testo.Tale accesso alla relazione con il Signore Ge-sù tramite l’ascolto della Scrittura deve av-venire nella modalità propria della parolaumana. Così infatti Dio si è comunicato a noiin Cristo, nella modalità della parola umana.

Quale è il valore della parola umana? La pa-rola umana è quel miracolo in forza del qualenoi possiamo portare all’esterno di noi qual-cosa che è dentro di noi e in qualche modosiamo noi. Con la parola noi mettiamo noistessi all’esterno di noi, in modo che un al-tro, se ritiene, se vuole, può appropriarseneportandolo dentro di sé (ascolto). La parolaautentica è questo miracolo in base al qualenoi possiamo diventare presenti a un altroattraverso una forma che dice una disponi-bilità senza invadenza.La parola di Dio è proprio questo miracoloattuato da Lui nei nostri confronti: Dio si èsempre fatto presente così a noi, come parolaprofondamente umana, cioè senza invaderee senza negarsi. Egli continua a comunicarsia noi, tramite la Scrittura e tutti i segni dellasua presenza, come “parola”, rendendosicioè disponibile senza imporsi. Perché Egliè il Dio mai invadente, però veramente di-sponibile. Non è un Dio che invade la terra,né uno che se ne sta nei cieli: è proprio ade-guato all’uomo, perché è il Dio della parola,cioè entra in rapporto rispettoso con le nostrelibertà.La Scrittura è il luogo privilegiato, anche senon esaustivo, del suo comunicarsi, e sem-pre nel modo detto sopra. Si propone e nonsi impone.Quindi, potremmo dire che la finalità ultimadell’animazione biblica sia di stabilire un

processo di “interlocuzione”, cioè di comu-nicazione autentica tra i soggetti implicati eil testo biblico in modo da favorire una re-lazione nella libertà.

2. La figura dell’animatore biblico:uno stile che è metodo

Si configura così il servizio dell’animatorebiblico: egli aiuta a mettere in atto uno spa-zio comunicativo che permette di entrare inrelazione con il Dio di Gesù Cristo nella mo-dalità della parola umana.Per dare contorni più precisi a questo servi-zio, che è al contempo stile e processo (cioèatteggiamento e metodo), possiamo riferircibrevemente a un testo biblico noto, partico-larmente caro alla catechesi. Si tratta del-l’incontro di Filippo con l’eunuco (At 8, 26-40). Non si tratta qui di fare l’esegesi deltesto, ma solamente di richiamarne il dina-mismo che lo attraversa, concentrandoci sul-la figura di Filippo3.

È abbastanza agevole riconoscere nel testotre passaggi fondamentali, riassumibili in trecoppie di verbi.a) Accogliere e lasciarsi accogliere. Questa

prima fase del racconto presenta un in-contro di reciproca accoglienza tra Filippo(l’evangelizzatore) e l’eunuco (l’adulto inricerca). C’è una serie di verbi significa-tivi: incontrare, correre vicino, sentire,salire sul carro e sedersi vicino. È qui in-dicata una delicata e profonda progres-sione di entrata in relazione con la per-sona. In questa prima parte (che è giàannuncio), Filippo è passivo: non parla.Si limita ad avvicinarsi e ad ascoltare,

3 Si veda lo stimolante commento di BARBI AUGUSTO, L’icona dell’evangelizzatore Filippo, in C’è spazio per laParola che salva, «Esperienza e Teologia» n. 18, gennaio-giugno 2004, 101-111.

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cioè ad entrare in relazione vera. L’unicaparola sua è una domanda stimolo, cheprovoca nella persona una presa di co-scienza e una domanda di aiuto: «e comepotrei comprendere, se nessuno mi gui-da?». Filippo pone delle domande all’eu-nuco, suo interlocutore, perché il bisognodi ricerca e di illuminazione si approfon-disca. Egli stesso poi accetta gli interro-gativi dell’eunuco e vi risponde, offrendola propria parola.

Questo primo tratto del testo ci suggeri-sce certo una serie di atteggiamenti, maanche la prima fase di un metodo. L’in-contro con un testo della Scrittura ri-chiede un tempo di incontro reciproco,di reciproca ospitalità tra gli ascoltatori.Il termine “ospite” nella lingua italianae in molte lingue è ambivalente: dice alcontempo ospitare e lasciarsi ospitare.Non può esserci lettura fruttuosa di untesto senza fare spazio, rispetto al testo,ai saperi preliminari e ai vissuti (con iloro dubbi e i loro interrogativi) dei pro-tagonisti della lettura. La relazione frut-tuosa con il testo avviene dentro unarelazione autentica tra animatore e adultiascoltatori. Proprio perché già segnatadalle proprie rappresentazioni e dalleproprie esperienze (sia dell’animatoreche dell’adulto) la lettura di un testo co-mincia dal legittimare e provocarel’espressione delle proprie precompren-sioni e dei propri vissuti rispetto al testostesso.

b) Far entrare e riscoprire insieme. La se-conda tappa del racconto presenta l’en-trata nel senso del testo. Il racconto diLuca si limita a dirci, con un versettomolto denso (v. 35), che Filippo, a partiredal testo di Isaia del servo sofferente, pre-

se la parola e «gli evangelizzò Gesù».Non sappiamo quale aspetto del messag-gio di Gesù Filippo abbia detto all’eunuco.Ma il testo di Isaia sul Servo sofferente,ci fa capire che egli è andato diritto alcuore dell’annuncio cristiano, il misterodi morte e di risurrezione del Signore.Inoltre c’è un dettaglio importante: il ri-ferimento alla vita recisa e alla discen-denza: «ma la sua discendenza chi potràmai descriverla? Poiché è stata recisadalla terra la sua vita».

L’evento di Cristo, annunciato in questaprospettiva, non poteva non suonare co-me significativo per la vita dell’eunuco.Anch’egli era un disprezzato ed un emar-ginato socialmente per la sua condizionedi mutilazione fisica, privato di discen-denza. Nella situazione di povertà radi-cale dell’eunuco, Filippo gli annuncia Ge-sù come la buona notizia nella sua situa-zione concreta.

Conta però essere coscienti che, perchéquesto avvenga, perché cioè accada cheun testo della Scrittura sia percepito co-me buona notizia per l’ascoltatore, ènecessario che chi fa incontrare il testosia già stato raggiunto dal testo chepresenta (non stia fuori dal testo).L’unica possibilità perché il Signore Ge-sù sia percepito come salvatore dal-l’ascoltatore è che colui che lo presentasia già stato salvato dal testo e che silasci salvare mentre annuncia. C’è dun-que un legame indissolubile tra i tresoggetti: il Signore Gesù, l’ascoltatore,l’annunciatore. Questo elemento è for-temente confermato dai versetti se-guenti: «Proseguendo lungo la strada,giunsero dove c’era dell’acqua e l’eu-nuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua;

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che cosa impedisce che io sia battez-zato?». Fece fermare il carro e sceserotutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunu-co, ed egli lo battezzò» (vv. 36-38). Ladoppia enfatizzazione del v. 38 («tuttie due»; «Filippo e l’eunuco») dice tuttala reciproca implicazione, pur nella dif-ferenza di ruolo («e Filippo lo battez-zò»). Non si può starsene fuori da unpercorso di accompagnamento nella fe-de e dalla lettura di un testo biblico.

c) Lasciar partire e continuare il viaggio.L’ultimo passaggio del testo ci informache lo Spirito rapisce Filippo e lo portalontano, mentre l’eunuco prosegue congioia la sua strada.Quest’ultimo aspetto è di fondamentaleimportanza. Segnala il carattere di me-diazione di ogni accompagnamento e lanecessità di lasciare pieno spazio al-l’azione dello Spirito e al cammino per-sonale dei soggetti. L’accompagnamentomira a restituire le persone all’azionedello Spirito, il quale è l’unico esegetacompetente, e a restituirle alla loro au-tonomia.Una delle conseguenze importanti a li-vello di animazione biblica sta nel fattoche occorre prevedere una terza fase di“presenza/assenza” nella quale le perso-ne possano rielaborare, in termini di co-noscenze e di vissuti, in maniera auto-noma anche se assistita, il loro percorsopersonale di credenti. Quello che in ge-nere noi chiamiamo attualizzazione deltesto, non può quindi essere fatto esclu-sivamente dall’animatore, ma deve esserefatto insieme, perché lo Spirito in ognunoporta risultati differenti, secondo la suaricchezza e la libertà delle persone impli-cate. Come i vissuti iniziali non sonouguali, così i risultati finali.

4. La specificità del metodo dianimazione biblica nella catechesirispetto ad altre modalitàdi incontro con la Scrittura

Quanto detto fino a qui lascia intuire con-temporaneamente uno stile di animazione,degli atteggiamenti e un metodo particolaredi lettura della Parola di Dio come Scrittura.Appare chiaro che questa modalità di cate-chesi biblica si differenzia sia da una letturaspirituale della parola (la lectio divina) siada una lettura esegetica, propria in partico-lare di quelli che chiamiamo in genere igruppi biblici.- La lectio divina ha una sua metodologianota, che gode di una lunga tradizione e au-torevolezza nella Chiesa. Si presenta come“lettura spirituale”, una lettura per il nutri-mento della propria fede che suppone già unaadesione alla Parola e un buon allenamentospirituale. Può essere di carattere personaleo anche comunitario. Richiede la presenza diuna guida o l’assimilazione di un metodo dilettura con le sue quattro parti conosciute(lectio, meditatio, contemplatio, oratio).- La lettura invece di tipo esegetico, moltocara a tanti laici, è finalizzata a una cono-scenza approfondita dei testi biblici e richiedel’accompagnamento di un esperto nella Sa-cra Scrittura o di buoni materiali esegetici(commentari). Questa forma di lettura bibli-ca mira ad indagare il testo nella sua strut-tura e nella sua forma letteraria, secondo idifferenti metodi di esegesi biblica.- La modalità di lettura della Parola di Dioche ho presentato sopra può essere definitainvece una forma di lettura catechistica del-la Scrittura. Si tratta cioè di quella letturache avviene dentro percorsi di catechesi, chesi tratti di primo annuncio o di catechesi diapprofondimento per persone già credenti.

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La prospettiva educativa dell’apostolato biblico124

Questa precisazione è importante, sia perdistinguerla da altre forme di lettura biblica,sia per ricordarci che la proposta catechisticaha sempre al suo centro l’incontro con laparola di Dio, ma non si riduce a questa.D’altronde il testo di Filippo e dell’eunuco losottolinea: la catechesi parte dalla situazioneconcreta delle persone, le fa incontrare conla Parola di Dio, le porta alla celebrazionedei sacramenti e all’incontro con la comunitàcristiana, e infine le accompagna a una vitasecondo lo Spirito. Un percorso catechisticodi solo incontro con la Parola senza l’espe-rienza liturgica nella comunità e senza laconversione di vita rimarrebbe incompiuto4.Rispetto a una lettura esegetica o una letturaspirituale, la lettura catechistica della Parolaha una sua specificità. La catechesi è tuttapermeata dalla Parola, secondo l’afferma-zione di San Girolamo, ripresa dal Docu-mento Base della catechesi (n. 105): «Igno-rare le Scritture è ignorare Cristo». Nello stes-so tempo la lettura della Bibbia in catechesisi specifica come lettura “dialogale”, “dialo-gica” o “correlativa”. La sua specificità è dimettere tutta la persona in contatto con tuttala Parola, cioè di mettere la Bibbia alla provadella vita. È dunque questa continua “con-taminazione” con l’esperienza umana e cul-turale degli ascoltatori che costituisce il pro-prium della lettura catechistica e l’apportoche essa può dare alle altre forme di lettura.

Il metodo sopra esposto di lettura catechi-stica della Parola è nato nell’ambito di formedi catechesi degli adulti nel tentativo di evi-tare i limiti che si registravano nella forma

più diffusa di lettura biblica nella catechesidegli adulti, quella dei “centri di ascolto”nelle case o “gruppi del vangelo”. I limiti era-no di due tipi: o forme di “lettura specchio”della Parola, vale a dire di confronto istintivorispetto a un testo (cosa ci dice questo branodel vangelo?); o forme di lettura dove siascoltava l’animatore (più o meno preparato)che spiegava il testo e poi chiedeva di reagire.Nel primo caso l’animatore è semplicementeun coordinatore, un regolatore del traffico(spesso si riduce a un partecipante). Nel se-condo caso l’animatore cerca di ricoprire ilruolo dell’esperto, non avendo tuttavia in ge-nere la competenza per poterlo fare. Ne con-segue spesso una spiegazione superficiale deltesto e un atteggiamento passivo da parte deimembri del gruppo.

5. Una lettura assistita e partecipatadella Parola: l’animatore comeaccompagnatore

Rispetto a questi due limiti il metodo sopraesposto, pur non essendo una ricetta magica,allena a quella che possiamo chiamare “unalettura partecipata e assistita della Parola”.

Una lettura assistita e partecipata della Pa-rola è quella che coniuga l’ascolto rispettosodel testo e l’iniziativa del soggetto adultolaico non solo come “consumatore di senso”(un senso che l’esperto, in genere prete, co-munica rispetto a un testo della Parola diDio), ma come “produttore di senso”, cioècome soggetto battezzato che accogliendo il

4 Queste tre forme di lettura della Scrittura (esegetica, spirituale e catechistica) non esauriscono le modalità dilettura della Parola presenti nella Chiesa. In particolare possiamo segnalare una lettura estetica della Parola,quella operata attraverso la via della bellezza e i linguaggi non primariamente cognitivi. Possiamo pensare all’artepittorica (miniera inesauribile di lettura biblica), alla letteratura, alla poesia, al teatro. La lettura catechistica dellaScrittura si avvale spesso di queste letture che privilegiano modalità espressive non razionali.

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La prospettiva educativa dell’apostolato biblico 125

testo rispettosamente ne coglie significatiinediti e usufruibili da altri.

Questi due obiettivi di fondo (lettura rispet-tosa e lettura partecipata) costituiscono lecondizioni per promuovere nella comunitàecclesiale un rapporto sano e adulto tra untesto biblico ispirato e la comunità che lolegge.Perché questo avvenga occorre mettere inatto un duplice esodo: a) c’è un esodo dellettore verso la Parola. Occorre uscire versoil testo, che chiede di essere ascoltato nellasua alterità/distanza da noi. b) Un esodo deltesto verso il lettore: il testo svela il suo“mondo”, cioè la capacità di vita di cui èportatore, e quindi va verso il lettore. Nellamisura in cui noi lo ospitiamo, si rivela pernoi terra ospitale.Tutto questo è possibile grazie a due fattori:il metodo di lettura del testo (che va dalcontesto, alla struttura del testo, al suo senso[il mondo del testo] al suo significato) e ilprocesso partecipativo, che favorisce unareazione iniziale istintiva, obbliga a metteretra parentesi le proprie rappresentazioni nellafase dell’analisi e invita all’attualizzazionepersonale e comunitaria.Avviene così, al dire dei partecipanti, che iltesto parli in maniera nuova da quella abi-tuale. Il che significa: viene compreso inmaniera nuova, ma viene anche generatoin maniera nuova, perché l’esperienza di chilo legge e il dono dello Spirito presente nellettore (la comunità) fa sì che il testo possaesplicitare significati finora inediti5.Per questo servizio di “interlocuzione” tratesto e lettori, cioè di entrata progressiva inrelazione con il Signore Gesù attraverso iltesto, la figura dell’animatore non si presen-

ta né prevalentemente come guida o leaderspirituale, né prevalentemente come espertobiblico. Lo possiamo definire come accom-pagnatore, come compagno di viaggio, perrichiamare simbolicamente la figura di Filip-po. La sua funzione, assicurata dal rispettodi un metodo di accompagnamento, consistenel far reagire i partecipanti rispetto al testo(attraverso molteplici modalità), portare aduna approfondimento corretto mettendo adisposizione dei buoni commenti al testostesso, favorire la riappropriazione, la rie-spressione e l’attualizzazione da parte degliadulti partecipanti.Questa figura di “animatore biblico” è pra-ticabile da laici e laiche adulti senza neces-sità di competenze specialistiche. Come di-mostra l’esperienza, superati i primi timori,diventa per gli animatori biblici uno stile cheli fa crescere e dona loro il gusto di lavorarecon gli adulti sui testi della Scrittura in am-bito catechistico.

6. La formazione dell’animatorebiblico nell’ambito della catechesi

Se per essere animatori biblici nello stiledell’accompagnamento non si richiede di es-sere degli specialisti, si domanda tuttaviauna formazione specifica. Questa si qualificaper quattro dimensioni, quelle proprie per laformazione dei catechisti con una specificaattenzione alla Parola di Dio.Si tratta della competenza biblico/teologica,culturale, pedagogica e spirituale.

a) Prima di tutto la competenza biblica eteologica. Questa competenza non ri-chiede delle grandi qualità intellettuali o

5 Per un approfondimento sugli aspetti prettamente metodologici e didattici di lettura di un testo della Scritturasi veda BIEMMI ENZO, Accompagnare gli adulti nella fede, LD.

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La prospettiva educativa dell’apostolato biblico126

una formazione specialistica, ma neces-sita comunque di un minimo di cono-scenze di base riguardanti la Bibbia e icontenuti fondamentali della fede, per sa-per distinguere l’essenziale dall’accesso-rio, per poter mettere in rapporto le dif-ferenti affermazioni della fede e i diversiaspetti della vita cristiana. In concreto,l’animatore biblico deve essere capace dileggere le Scritture in modo corretto, dicomprendere il dinamismo della storiadella salvezza, di comprendere e saperspiegare le affermazioni fondamentali delCredo. Dovrà anche acquistare il sensodell’appartenenza alla Chiesa, nelle suedimensioni comunitaria, liturgica, sacra-mentale, etica e di impegno nel mondo.Non è pensabile una sola competenza bi-blica slegata da una formazione di baseteologica e dalla conoscenza del patrimo-nio della tradizione della fede. Il legamecon la comunità ecclesiale e la sua tradi-zione diventa garanzia di lettura correttadella Parola, perché è la comunità cristia-na il luogo nel quale la Bibbia viene letta,pregata e vissuta.

b) La competenza culturale. La compe-tenza biblico/teologica da sola non basta.Occorre che essa sia accompagnata dauna conoscenza del contesto socio-cultu-rale nel quale si attua la lettura catechi-stica della Scrittura. Si tratta della sensi-bilità culturale e della conoscenza degliadulti di oggi: il loro ambiente di vita, laloro storia, le loro domande, i loro riferi-menti, i loro gusti, le loro aspirazioni.Questo chiede all’animatore biblico di es-sere inserito nella vita quotidiana, di in-teressarsi a quello a cui si interessano idestinatari del messaggio cristiano, fa-cendosi presente nelle loro conversazioni,come Gesù con i discepoli di Emmaus

(«Di cosa parlavate nel cammino?») o diFilippo con l’eunuco («Capisci quello cheleggi?»).Ci si aspetta che l’animatore biblico facciascoprire la Scrittura non in manieraastratta o separata dalla vita, ma facen-dola risuonare nel cuore della vita, nelledomande e aspirazioni fondamentali delledonne e degli uomini di oggi. La man-canza di sensibilità culturale provoca unisolamento della Bibbia stessa.

c) La competenza pedagogica. L’anima-tore biblico è anche e soprattutto un pe-dagogo. La sua arte è di introdurre allacomprensione di un testo attraverso unprocesso pedagogico pensato e organiz-zato. L’animatore biblico è in grado digestire i processi e non solo i contenuti.È importante che l’animatore possa ri-correre a una serie differenziata di mo-dalità pedagogiche e didattiche. A secon-da dei casi, egli sarà un insegnante chetrasmette un sapere, un animatore chesuscita la parola, un facilitatore di ap-prendimenti attraverso l’accostamentocorretto ai testi. Lo stile globale pedago-gico sarà sempre quello del compagno diviaggio, un fratello/sorella testimone, me-diatore di una relazione con il Signore,una relazione che dall’incontro con il te-sto biblico porta alla comunità e da questaalla vita quotidiana illuminata e orientatadalla Parola di Dio.

d) La competenza spirituale. Ma c’è unaquarta competenza determinante: quellaspirituale. Essa non designa solo la con-suetudine per l’animatore biblico di nu-trirsi della Parola, ma specificamente l’at-titudine a condurre l’attività di animazio-ne biblica e catechistica secondo uno stileevangelico e sotto l’azione dello Spirito

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La prospettiva educativa dell’apostolato biblico 127

Santo. È essenziale che l’animazione bi-blica e la persona dell’animatore sianopervase da spirito evangelico. Questo si-gnifica che gli animatori biblici nella ca-techesi non vivono solamente la spiri-tualità comune dei cristiani (la fede, lasperanza e la carità), ma che coltivanodegli atteggiamenti spirituali specifici,propri dell’attività catechistica di ascoltodella Parola, nella logica della comunica-zione umana: ascolto dell’altro, rispettodella libertà, fiducia nella persona, pa-zienza, spirito di servizio e di aiuto reci-proco. Non c’è catechesi biblica se questanon diventa un luogo di esperienza con-creta del Vangelo e di accoglienza delloSpirito Santo.

Conclusione

Sant Agostino, nel suo De catechizandis ru-dibus, fa un esempio illuminante. Rispon-dendo al catechista Deogratias, che si la-menta di un senso di fastidio e inutilità adover ripetere sempre le stesse cose, così ri-sponde:

«Se ci dà fastidio il ripetere continuamentecome a dei bambini cose trite e ritrite, ve-diamo di adattarle con amore, paterno e ma-terno e fraterno, ai nostri uditori e in questaunione di cuori finiranno per sembrare nuo-ve anche a noi. Quando ci si vuol bene, e

tra chi parla e ascolta c’è una comunioneprofonda, si vive quasi gli uni negli altri, echi ascolta si identifica in chi parla e chiparla in chi ascolta. Non è vero che quandomostriamo a qualcuno il panorama di unacittà o di un paesaggio, che a noi è abitualee non ci impressiona più, è come se lo ve-dessimo per la prima volta anche noi? E ciòtanto più quanto più siamo amici; perchél’amicizia ci fa sentire dal di dentro quel cheprovano i nostri amici».

Questo testo risponde all’esperienza di mol-ti animatori biblici. Un testo letto insiemetra adulti, quando avviene in uno spaziodi relazione umana autentica e quando vie-ne stabilita con il testo una relazione divero ascolto, diventa nuovo non solo pergli ascoltatori, ma prima di tutto per l’ani-matore.

Quando ci si interroga sulla figura dell’ani-matore biblico e sul metodo di questa ani-mazione, la prova della qualità della loro fi-gura sta nel fatto che a un certo momentonon si sa più chi evangelizza chi, chi educachi, chi istruisce chi. E questa modalità dianimazione fa sì che questo servizio eccle-siale alla Parola non stanchi mai. Preparan-do per gli altri la mensa della Parola, l’ani-matore biblico prepara un banchetto per sé.Riscopre la Parola come perennemente nuo-va, con rinnovato stupore, grazie all’amoreche ha per la Scrittura e per coloro che ac-compagna nella lettura.

Il punto di partenza

Ormai siamo tutti convinti che “diventarecristiani” in età adulta non è semplice-mente la risposta agli interrogativi esi-stenziali della persona, provocati da si-tuazioni di disagio o di fragilità umana; néè soltanto la conclusione di un ragio-namento sui sensi nascosti nella creazioneo nella storia. Bensì sappiamo che “diven-tare cristiani” è frutto dell’azione di Dio,il Padre, attraverso lo Spirito santo, nellepieghe nascoste delle nostre esperienze quo-tidiane, più o meno straordinarie: un’azionesimile alle situazioni percorse dalle genera-zioni dei nostri Padri, di cui la Bibbia ci rac-conta la storia, la sapienza, la fede; e so-prattutto alla storia di Gesù, morto e risorto,che attraversa con la sua “novità” divinal’umanità degli apostoli e dei discepoli, comeci racconta il Nuovo Testamento.

Molti nostri contemporanei spesso trovanoostacoli e fanno fatica a riconoscere l’azio-ne del Dio di Gesù Cristo nella loro storia per-sonale: alcuni lo fanno, grazie alla testimo-nianza di credenti, singoli o comunità sparsenel mondo; per altri “i loro occhi sono impeditia riconoscerlo”, benché “il Signore in personasi avvicini e cammini con loro” (Lc 24, 15-16). Altri ancora sono ripiombati in concezionidel mondo e della vita paganeggianti, “scam-biando la verità con la menzogna e hannoadorato e servito le creature anziché il Crea-tore… non ritenendo di dover conoscere Dioadeguatamente” (Rm 1, 25.28).

È necessario, dunque, nel catecumenatoriproporre la storia degli uomini cre-denti e dei discepoli di Gesù per imparareda loro a riacquistare il medesimo sguardodi fede per aiutare i cercatori di Dio, coscientio inconsapevoli, a riconoscere il misteriosolavoro dello Spirito santo in loro per accom-pagnarli a diventare “credenti”. Tale accom-pagnamento si può fare attraverso un lungocammino in cui, come Gesù, ci avviciniamoa loro e camminiamo con loro, “a comin-ciare da Mosé e da tutti i profeti, spiegandoloro in tutte le Scritture ciò che si riferiscea Lui” (Lc 24, 27). Come Filippo, l’evange-lizzatore itinerante, gli uomini di oggi ci “in-vitano a salire sul carro e a sedere accantoa loro” di modo che “prendendo la parolae partendo da quel passo della Scrittura,annunciamo loro Gesù” (At 8, 31-35). Lun-go il cammino la Bibbia diventa la guida, lachiave di interpretazione credente delle vite,la cartina di tornasole per riconoscere le me-raviglie che Dio continua a operare oggi co-me ieri. La storia di salvezza continua nonsolo nella storia dell’umanità contempora-nea, ma anche nella storia di salvezza inminiatura che ogni figlio di Dio, fatto a suaimmagine e somiglianza, scrive nella suaesistenza.

La strada da percorrere

Per cui c’è una strada obbligata per chi ac-compagna un catecumeno: è la strada del“raccontarsi”. Che cosa significa? Significa

Ufficio Catechistico Nazionale Notiziario n. 3

La prospettiva educativa dell’apostolato biblico128

LABORATORIO “BIBBIA E CATECUMENATO”

COMUNICAZIONE

Don Andrea Fontana, Membro Gruppo Nazionale Apostolato Biblico dell’UCN

Notiziario n. 3 Ufficio Catechistico Nazionale

La prospettiva educativa dell’apostolato biblico 129

che, rimandando ad una formazione cristia-na più sistematica ogni progresso nella fededopo la celebrazione dei Sacramenti, noidobbiamo mettere a proprio agio il catecu-meno affinché si apra a raccontare se stessoper poterlo aiutare con la Bibbia in mano ariconoscere nei fatti e nelle esperienze lapresenza del Signore (“il Signore è vicino,è alle porte”, Mc 13, 29). È questo il “latte”necessario a far crescere in loro la visionedi fede o, se preferite, a pensare la vita dacristiani: ci ricorda Paolo che ai Corinzi egli“ha dato da bere latte, non cibo solido,perché non ne erano ancora capaci” (1Cor3,2); come anche la lettera agli Ebrei, “aveteancora bisogno che qualcuno vi insegni iprimi elementi delle parole di Dio e siete bi-sognosi di latte e non di cibo solido” (Eb5, 12). Così anche la lettera di Pietro esortaa lasciarsi rigenerare non da un seme cor-ruttibile, come i nostri sistemi teologici o ca-techistici, ma “per mezzo della parola diDio… come bambini appena nati desiderateavidamente il genuino latte spirituale, gra-zie al quale voi possiate crescere verso lasalvezza” (1Pt 2,2).Chi è accompagnato e chi accompagna siscambia, dunque, nella fraternità il raccontodella propria vita cercando attraverso la ri-sonanza di essa con la Parola di Dio nellaBibbia la presenza nascosta di Dio, gli appelliche a ciascuno Egli rivolge, il senso ultimodegli eventi accaduti ogni giorno, i doni delsuo amore gratuito…In questo lavoro si impara a vedere lavita con gli occhi della fede, come il ciecoche gradatamente ricupera la vista; non su-bito, perché diventare cristiano non è unmiracolo immediato… cf l’episodio del primocieco in Mc a Betsaida (Mc 8, 22-26): “vedocome degli alberi che camminano”; Gesùinterviene nuovamente finché “egli ci videchiaramente, fu guarito e da lontano ve-

deva distintamente ogni cosa”. Aprire gliocchi sulla profondità della vita, con il suomisterioso intreccio di scelte umane e di gra-tuità divina significa essere “iniziati” a pen-sare da cristiani.Il passo successivo sarà quello del secondocieco di Mc, all’uscita di Gerico (Mc 10, 46-52): ci rendiamo conto di essere “mendi-canti, seduti lungo la strada” della vita.Abbiamo bisogno di vivere una vita nuo-va per essere felici. Gesù ci sta passandodavanti nel cammino del catecumenato: èl’uomo giusto. A lui ci appelliamo, sperandoche la comunità cristiana a cui ci rivolgiamonon ci zittisca, come molti fanno quel giornoall’uscita da Gerico. “Gesù, abbi pietà dime!”. E quando, proseguendo il cammino,scopriamo che in realtà è Gesù a chiamarcialla fede, non un semplice ragionamento ola casualità della vita, noi “gettiamo via ilmantello, balziamo in piedi e veniamo daGesù”. Non siamo noi che cerchiamo Gesù:è lui che ha cercato noi, prima ancora cheincontrassimo la parrocchia o qualche cri-stiano. Ed ora Gesù ci domanda: “Che cosavuoi che io faccia per te?” . La nostra fedein lui salverà la nostra vita, noi impariamoa “seguirlo lungo la strada” diventando suoidiscepoli. Da catecumeni a cristiani, discepolidi Gesù, insieme ad altri discepoli che per-corrono le strade del mondo.Come si vede abbiamo usato il vangelo diMarco, il vangelo del catecumeno; abbiamotracciato un percorso graduale e progressivo,a tappe, come ci insegna la tradizione ec-clesiale antica; un cammino in cui si mescolal’azione dei cristiani accompagnatori checondividono la propria storia, dei catecumeniche si lasciano coinvolgere, di Gesù stessoche opera ancora meraviglie nel cuore ditutti. È il meccanismo della Traditio-Redditioalla base del catecumenato. Traditio di checosa? Non di un pacchetto di verità, ma di

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La prospettiva educativa dell’apostolato biblico130

una vita raccontata dalla Bibbia che ognunodeve far diventare propria esperienza incompagnia di Gesù. In questo senso la Tra-ditio si trasformerà un giorno in Redditio,cioè in restituzione di una fede che spingea seguire Gesù fino in fondo. Le vite dellaBibbia si incontreranno così con le no-stre vite, la sua storia con la nostra sto-ria. Noi diventeremo cristiani, gettando viai nostri mantelli che finora ci hanno appe-santito il passo e impedito di balzare in piediper seguire Gesù.

Il percorso catecumenale, dunque, consisteprimariamente in un’esperienza di ascoltodella Parola: per questo anche nei riti delcammino si mette in luce questa convin-zione. Ad esempio, la celebrazione dell’in-gresso dei simpatizzanti nella chiesa prevedela “consegna dei vangeli”, invito eloquentead ascoltare la parola di vita e a conformaread essa la propria esistenza”1. Si suggerisceinoltre di “proporre con gradualità la par-tecipazione dei nuovi credenti alla primaparte della celebrazione eucaristica dome-nicale” e di predisporre “particolari cele-brazioni della Parola, tenute normalmentedi domenica”. Così, “grazie a queste cele-brazioni, i catecumeni possono approfon-dire ulteriormente la parola di Dio, scoprirenuovi aspetti e forme della preghiera, essereintrodotti attraverso opportune spiegazioni

alla comprensione dei segni, azioni e tempidel mistero liturgico, venire progressiva-mente iniziati al culto della comunità ec-clesiale ed essere gradualmente formati asantificare la domenica”2.

I sussidi da proporre

Perciò, io non ho altri sussidi da proporrea chi compie il percorso catecumenale se nonla Bibbia: ho cercato di farlo con gli adulti3,ho cercato di farlo con i giovani e gli adultiche chiedono la Cresima4, ho cercato di farloanche con i ragazzi del catechismo e le lorofamiglie5. In tutti questi itinerari ho cercatodi mettere insieme la vita e la Parola, lastoria e la fede, l’incontro con Gesù e l’iden-tificazione con la comunità cristiana. Non sose ci sono riuscito. Ma ritengo che per ela-borare sussidi non si possa fare altro chequesto6. Anche se nessun sussidio potràmai sostituire la fede viva di coloro cheaccompagnano i catecumeni.

Per questo, indubbiamente ognuno di noi,formato nello studio della Bibbia, saprà co-struirsi itinerari adatti ad ogni catecumeno,ad ogni situazione umana, ad ogni espe-rienza ecclesiale. Possiamo invece ora aprireil nostro dialogo, seguendo più o meno latraccia che vi propongo.

1 CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE, L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, Roma1997, n.64.2 Ivi, n.68.3 “Itinerario catecumenale con gli adulti” (A. FONTANA, Elledici): 58 schede bibliche per imparare a pensare ea vivere da cristiani.4 “Celebrare la Cresima in età adulta” (A. FONTANA, EDB): itinerario catecumenale e biblico in occasione dellaCresima.5 “Progetto Emmaus” (A. FONTANA - M. CUSINO, Elledici): 5 voll. (Guide + Schede), con un “Numero Zero” percapire il percorso e un volume “Accompagnare le famiglie nell’itinerario catecumenale con i figli”.6 Criterio di valutazione di ogni sussidio sarà per noi proprio il modo con cui propongono un accostamentocorretto e progressivo al testo biblico, senza interpretazioni arbitrarie o accostamenti puramente formali.

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La prospettiva educativa dell’apostolato biblico 131

Traccia per lo scambio fraterno nel gruppo

1. Abbiamo qualche esperienza di accompagnamento da raccontare e su cui rifletterenell’ambito del catecumenato o in ambiti simili? Proviamo a metterle in comune.

2. A quali principi-guida possiamo fare ricorso per utilizzare correttamente la Bibbia nel-l’ambito del catecumenato degli adulti nelle nostre parrocchie?

3. Quali difficoltà si presentano nelle nostre comunità quando si deve utilizzare la Bibbiaper accompagnare i catecumeni alla fede?

4. Quali proposte bibliche possiamo elaborare affinché la nostre comunità siano orientatemeglio nell’accompagnare i catecumeni?

1. Dalla storia…..

1.1 Gli antecedenti giudaiciLa liturgia sinagogale del sabato conoscevauna lettura ampia e solenne della Torah, let-ta su rotoli di pergamena, conservati in unluogo particolare (una specie di tabernaco-lo), il centro ideale della sinagoga e dell’at-tenzione dell’assemblea. Alla lettura della Torah seguiva la letturadell’haftarah, una pericope tratta dal librodei profeti (che nella divisione giudaica dellaBibbia comprende anche i libri storici di Gio-suè, Giudici, 1-2 Samuele e 1-2 Re). Le letture erano poi seguite da una tradu-zione in lingua volgare e potevano essereconcluse da un discorso o da un’omelia.Il sistema ebraico si basava sulla lectio con-tinua della Torah, i cui criteri non sempreerano uniformi: il Talmud babilonese pre-

scriveva la lettura dell’intero Pentateuco nelcorso di un anno, seguendo l’ordine del te-sto; la pratica palestinese invece variava aseconda delle sinagoghe.In genere poi le pericopi profetiche eranoassociate in accordo tematico con quelle del-la Torah in modo da generare una sorta dilettura tematica dello stesso Pentateuco.Infine non dobbiamo dimenticare che findalle origini nella liturgia sinagogale era si-gnificativo il ruolo assegnato agli inni, allepreghiere, alla grande preghiera delle 18 be-nedizioni, al canto dei Salmi.

1.2 I primi secoliCome si può cogliere dalla prima Apologiadi Giustino1, le letture bibliche costituivanoil primo elemento della celebrazione eucari-stica. Esse dovevano comprendere i libridell’AT venuti alla Chiesa con la tradizione

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La prospettiva educativa dell’apostolato biblico132

LA PROCLAMAZIONE LITURGICADELLA PAROLA DI DIO

TRA LECTIO CONTINUA E ANNO LITURGICO:I LEZIONARI

Don Angelo Lameri, Collaboratore Ufficio Liturgico Nazionale della CEI

1 Riportiamo il brano del cap. 67 che fornisce un’idea abbastanza precisa della struttura della celebrazione eu-caristica ai tempi di Giustino : «E nel giorno chiamato del sole ci raccogliamo in uno stesso luogo, dalla cittàe dalla campagna, e si fa la lettura delle Memorie degli Apostoli e degli scritti dei Profeti, sin che il tempo lopermette. Quando il lettore ha terminato, il preposto tiene un discorso per ammonire ed esortare all’imitazionedi questi buoni esempi. Di poi tutti insieme ci leviamo e innalziamo preghiere ; indi, cessate le preci, si reca,come si è detto, pane e vino e acqua  ; e il capo della comunità nella stessa maniera eleva preghiere e rin-graziamenti con tutte le sue forze e il popolo acclama, dicendo  : Amen  ! Quindi si fa la distribuzione e laspartizione a ciascuno degli elementi consacrati e se ne manda per mezzo dei diaconi anche ai non presenti.I facoltosi e volenterosi spontaneamente danno ciò che vogliono ; e il raccolto è consegnato al capo, il qualene sovviene gli orfani, le vedove, i bisognosi per malattie o altro, i detenuti e i forestieri capitati. Egli soccorre,in una parola, chiunque si trovi nel bisogno» .

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giudaica, i quattro Vangeli e le lettere apo-stoliche. Alla metà del II secolo questi librigodevano ormai di una indiscussa autoritàcanonica presso tutte le chiese.

1.3 Gli sviluppi successiviLa norma primitiva seguita nella Chiesa fuquella di leggere nelle domeniche e ferie or-dinarie, in parecchie puntate a beneplacitodel vescovo, i libri del canone scritturale, exordine, cioè dal principio del libro fino allafine, senza interruzione. Era la così dettalectio continua. Ben presto però, nella tra-dizione cristiana, caratterizzata dall’unicacelebrazione del mistero pasquale di Cristonella domenica – giorno del Signore –, sisviluppa progressivamente un ciclo liturgico,che dalla celebrazione solenne di una Pa-squa annuale (fine del II secolo), conducealla formazione di un “anno liturgico”.Si avvertì quindi l’opportunità di riservarela lettura di taluni libri o di certe loro parti-colari pericopi a quei tempi liturgici o a quellesolennità con le quali avevano un rapportopiù o meno diretto. Pasqua, Pentecoste, epiù tardi Natale, Epifania, le ferie delle Tem-pora, gli Scrutini battesimali, certe domeni-che di Quaresima, furono senza dubbio iprimi a ricevere un abbozzo di lezionarioproprio. Le esigenze dettate dall’anno litur-gico portano ad una interruzione della lectiocontinua annuale a favore di un ciclo pro-prio per ogni tempo (soprattutto Quaresima,Pasqua, Natale).

1.4 Quale il senso di tale evoluzione?Riteniamo che il fatto più rilevante nella sto-ria dell’evoluzione dei lezionari e dei conse-guenti criteri adottati nella scelta dei branibiblici proposti, sia stato il passaggio dallalectio continua della Scrittura ad una letturaispirata a criteri tematici in sintonia con levarie feste e tempi dell’anno liturgico.

2. L’attuale Lezionario: i criteri

2.1 Criteri generali per la struttura delLezionario

È giunto ora il momento di esaminare diret-tamente la proposta del Lezionario nella di-stribuzione della lettura della Parola di Diolungo l’anno liturgico.Per comprendere le scelte operate e per nonazzardare interpretazioni arbitrarie, è neces-sario prima di tutto conoscere i criteri chehanno guidato la struttura del Lezionario eche le Premesse esplicitano all’inizio del ca-pitolo quinto: «Per raggiungere lo scopodell’Ordinamento delle letture della Messa,ne sono state scelte e disposte le parti inmodo da tener conto sia della successionedei tempi liturgici, sia dei principi erme-neutici che gli studi esegetici contempora-nei hanno consentito di determinare e for-mulare. Si è quindi ritenuto opportuno ri-portare qui i principi a cui ci si è attenutinella strutturazione dell’Ordinamento delleletture della Messa» (OLM, 64).

2.2 La scelta dei testi

Le domeniche e i giorni festivi utilizzano itesti ritenuti di maggior rilievo, in modo dapresentare ai fedeli in un congruo spazio ditempo le parti più importanti della Parola diDio (OLM, 65). Si è inoltre conservata l’an-tica tradizione liturgica di assegnare alcunilibri della sacra Scrittura a determinati tempidell’anno liturgico: gli Atti degli Apostoli neltempo pasquale (secondo la tradizione siaoccidentale che orientale), il Vangelo di Gio-vanni nelle ultime settimane di Quaresimae nel tempo pasquale, la prima parte delprofeta Isaia nel tempo di Avvento, la primalettera di Giovanni nel tempo natalizio(OLM, 74).

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Nelle domeniche e nelle solennità sono statievitati testi particolarmente difficili2, altri ri-tenuti tali sono stati armonizzati con un’altralettura in modo da renderli maggiormentecomprensibili, grazie all’accostamento pro-posto (OLM, 76).Secondo la tradizione presente in molte li-turgie si sono operate anche omissioni di al-cuni versetti3, soprattutto per semplificareproblematiche troppo complesse e per con-servare più facilmente l’attenzione del-l’ascoltatore nei brani troppo prolissi (OLM,77). Sempre a proposito della lunghezza del-le pericopi si afferma infine che il criterio èsempre quello pastorale, dell’attenzione al-l’assemblea, per cui nelle parti narrative, disolito più attentamente ascoltate dai fedeli,si è mantenuta una certa estensione, mentresi è optato per l’essenzialità nelle parti dot-trinali, data la profondità del loro contenuto(OLM, 75).

2.3 Il Lezionario domenicale e festivoSi caratterizza per la presenza di tre letture:Antico Testamento, Apostolo, Vangelo: «Conquesta distribuzione si pone nel debito ri-lievo l’unità dei due Testamenti e della sto-ria della salvezza, incentrata in Cristo enel suo mistero pasquale» (OLM, 66)4.Per una lettura più abbondante e più variadella Parola di Dio si è costruito un ciclotriennale, in modo che i medesimi testi ri-corrono solo ogni tre anni, indicati con A -B - C (OLM, 66). Per la distribuzione delle

letture nelle domeniche e nelle feste si sonotenuti presenti due principi:a) due forme di concordanza:– quella “naturale”, presente nella sacra

Scrittura stessa, per cui insegnamenti efatti riferiti nei testi del Nuovo Testamentohanno riferimento con fatti e insegnamentidell’Antico Testamento: «È stato soprat-tutto questo il criterio che ha determinato,nell’attuale ordinamento delle letture, lascelta dei testi dell’Antico Testamento: te-sti cioè che si accordino con quelli delNuovo Testamento proclamati nella me-desima Messa, e specialmente con il Van-gelo» (OLM, 67).

– quella definita “concordanza tematica” frale letture, applicata in Avvento, Quaresimae Tempo Pasquale.

b) Lettura semicontinuatipica delle domeniche del Tempo Ordinario,alle quali non si è ritenuto opportuno esten-dere il criterio dell’unità tematica. Un ricorsocostante al criterio dell’unità tematica perfacilitare l’istruzione omiletica infatti sarebbe«in contrasto con la concezione esattadell’azione liturgica, che è sempre celebra-zione del mistero di Cristo e che per suatradizione nativa ricorre alla Parola di Dionon in forza di sollecitazioni razionali o dimotivi di natura contingente, ma con ilpreciso intento di annunziare il Vangelo edi portare i credenti alla conoscenza di tut-ta la verità» (OLM, 68).

2 Testi difficili sono definiti quelli che «presentano problemi oggettivi di non lieve portata sul piano letterario,critico ed esegetico» ; ciò non consentirebbe ai fedeli di comprenderli, anche se viene auspicata una adeguataformazione cristiana da parte dei fedeli e una significativa preparazione biblica dei pastori (OLM, 76).3 In questo caso però si dichiara di voler salvaguardare l’essenziale integrità del testo e di non effettuare omissioniarbitrarie che sviserebbero il pensiero e lo stile del libro sacro (OLM, 75).4 La regolare reintroduzione della lettura veterotestamentaria è una novità della riforma conciliare. Infatti, conl’inizio del sec. VI si abbandonò gradualmente la lettura dell’Antico Testamento. Tale abbandono segnò la perditadella profondità della coscienza storica dell’unico disegno divino di salvezza, le cui fasi sono la preparazionedell’Antico Testamento e l’attuazione piena in Cristo.

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2.4 L’ordinamento feriale

Ad ogni Messa sono state assegnate dueletture: Antico Testamento o Apostolo e Van-gelo.Per la Quaresima, l’Avvento e i tempi di Na-tale e Pasqua è stato predisposto un unicociclo di letture, che sottolinea le caratteristi-che proprie di ciascun tempo, applicando i

due criteri della lettura semicontinua e dellaconcordanza tematica.Nel Tempo Ordinario la prima lettura segueun ciclo biennale, il Vangelo un ciclo annuale(OLM, 69). Infine i cicli festivo e ferialesono tra loro completamente autonomi(OLM, 65). [cf. A. LAMERI,

L’anno liturgico come itinerario biblico,Queriniana, Brescia 1998]

“Gruppi”: si tratta di più persone, tante opoche, che, con una certa stabilità, si riuni-scono; persone omogenee o disomogeneeper età, sesso, cultura, provenienza sociale,magari anche per religione o chiesa. La sta-bilità può variare: da un minimo di qualchemese a un anno o più anni. Anche la fre-quenza del riunirsi: settimanale, quindicina-le, mensile. Si può considerare gruppo anchequello che si riunisce, magari anche soloannualmente, per settimane o 4 giorni resi-denziali.

“Biblici”: gruppi che si riuniscono per qualcheascolto della Bibbia insieme; ascolto di variotipo, ma sempre con una certa continuità.All’ascolto della Bibbia – scopo prioritario –può aggiungersi talvolta qualche altra attivitàdi gruppo (viaggi biblici, raduni agapici, in-serimenti in attività parrocchiali…).Gruppi di questo tipo possono essere moltodiversi, anche perché…l’Italia è lunga. Ioattingerò dalle mie conoscenze e dalla miaesperienza ormai mezzo-secolare, ma benvengano poi confronti, completamenti e sug-gerimenti teorico-pratici dai partecipanti allaboratorio.

1) Per sé potremmo considerare GB anchequelli degli studenti di Bibbia in Semi-nari, Facoltà teologiche, Istituti di scienzereligiose (assai numerosi), Università cat-toliche o statali o private; ma qui possia-mo forse prescinderne, pur ricordandoche da queste istituzioni dovrebbero pro-venire anche guide preparate per GB po-polari e per altre attività simili.

2) Potremmo invece considerare nostri GBquelli delle Scuole di teologia per laici, piùo meno diffuse, se nei loro programmicomprendono anche qualche prolungato eserio corso biblico. Per esempio, nell’annopaolino varie di esse dedicarono notevoleattenzione a san Paolo: introduzione e let-tura più o meno completa di sue lettere,ascolto di qualche tematica; personalmentevidi un enorme interesse dei partecipanti(anziani e giovani) anche a lettere comequella ai Romani, letta al completo.

3) Accanto a queste ultime scuole meritanointeresse da parte nostra i corsi biblicinelle ormai consolidate Università dellaIII età. Qui, specialmente anziani (manon solo), formano GB, che anche peranni, sempre che la direzione lo prevedao lo accolga, leggono con una notevolecontinuità e serietà la Bibbia, sotto la gui-da di qualche esperto/a. Personalmentene seguo 4 e constato enorme interessenei partecipanti (forse riparano il vuotodel ’68, avvertono la crisi di fede delpost-moderno, rimediano a una fede trop-po tradizionale o devozionale, cercanosperanza per il futuro, o semplicementevolevano riempire il tempo libero e tro-vare aiuto per rispondere ai nipotini piùbiblicamente aggiornati…). Ovviamenteil linguaggio del “professore” deve essereadeguato all’età psico-fisica e religiosadegli attempati alunni/e, con pazientedialogo e potrà orchestrare con saggezzai metodi dell’approccio ai testi sacri (pri-vilegiando però quello scolastico?).

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PER IL LABORATORIO SUI GRUPPI BIBLICIGiovanni Giavini, Membro Gruppo Nazionale Apostolato Biblico dell’UCN

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4) GB sono certamente quelli di chi, con unacerta continuità e in forma comunitaria,si dedicano alla Lectio divina. Pur conmetodi diversi (martiniani, francescani,benedettini, carismatici…) e magari soloapplicandosi ai Vangeli (delle feste odell’anno liturgico) tendono soprattuttoalla lettura “spirituale-attualizzante” deitesti sacri, con più o meno scarsa atten-zione ai loro aspetti letterari e storici. Inquesti GB abbonda la preghiera, la me-ditazione, la ripresa nella vita personaleo di gruppo o di parrocchia o di associa-zione o di congregazione.

5) “Gruppi di ascolto”, numerosissimi inItalia, possono assomigliare per metodoai precedenti o ai seguenti; spesso si ca-ratterizzano perché avvengono in caseprivate e sono aperti a tutti (anche aigiovani?); a volte godono di una forma-zione e sussidiazione diocesana (come aMilano, Firenze, Venezia e altrove) o par-rocchiale o di associazione, a volte invecesembrano lasciati al…fai da te, con rischievidenti. Per ovviarvi sembra opportunala presenza di animatori preparati bibli-camente e pedagogicamente e/o, appun-to, qualche forma di seria sussidiazione.

6) Altri GB invece dedicano maggiore at-tenzione innanzitutto agli aspetti letteraridei testi sacri, al loro contesto storico ori-ginario, ai loro rapporti con religioni, miti,ideologie, culture dei millenni passati econtemporanei alla Bibbia. Cioè, ovvia-mente in modo adeguato ai partecipanti,però privilegiando l’ermeneutica scola-stico-scientifica; pur senza escludere, an-zi includendo anche momenti di riflessio-ne, di meditazione, di preghiera, di at-tualizzazione. Può sembrare difficile e ari-do tenere un discorso innanzitutto sco-

lastico, ma la mia esperienza lo nega de-cisamente, anzi posso dire che così hoottenuto anche di formare…biblisti/e inerba. GB di questo tipo possono essereparrocchiali, interparrocchiali, cittadini,diocesani (come per esempio il corso chetengo a catechiste casalinghe della miadiocesi per 15 venerdi mattina, da quasi20 anni; 100 all’inizio, ora 60), a sca-denze diverse, o residenziali (altro esem-pio: una 4 gg sulla Lettera ai Romani,con vivissimo interesse da parte dei 40partecipanti, di ogni età e professione; lostesso interesse, per la stessa lettera, vidiin un corso di esercizi; per parecchi anni,da direttore dell’ufficio di curia per cate-chisti e insegnanti di religione, organizzaiogni anno settimane residenziali biblicheper loro, con viva partecipazione perso-nale e di gruppo). Certamente esistonoaltre attività in Italia di questo tipo e lepotremo confrontare.

7- GB per ragazzi? Conosco solo l’iniziativasorta da qualche anno nella mia diocesidi una Tre giorni residenziale biblica perloro. Con la guida di biblisti e di espertiin didattica i ragazzi (qualche anno uncentinaio) vengono guidati alla lettura diqualche pagina biblica adatta per loro, cheessi poi attualizzano con giochi, disegni,costruzioni, mimi, canti. ecc. Forse attivitàsimili si possono reperire in gruppi di bam-bini e ragazzi del catechismo in parroc-chia. – Forse meriterebbero una parolaanche le classi, dalle scuole materne allesuperiori, dove l’insegnante di religionededica notevole attenzione alla Bibbia:programmi scolastici e manuali nuovi già(!) la prevedono; ai quali si aggiungonoanche sussidi di vario tipo (come quellodi “Media educational” dell’idr PasqualeTroja).

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Su tutte queste realtà di GB il labora-torio potrebbe procedere con questelinee:1) completare il quadro;2) riflettere su valori e limiti dei GB;3) cercare le condizioni per iniziarli e con-

durli;4) individuare i caratteri di chi li deve gui-

dare;

5) progettare un programma;

6) pensare a quali sussidi ricorrere;

7) cercare vie per tenersi in rapporto frater-no con altri settori della vita di chiesa:liturgia e pietà popolare, catechesi par-rocchiali o diocesane, scuole, vita di ca-rità, associazioni e movimenti, clero evescovi…