Koiné - Dicembre 2013/Gennaio 2014

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Dicembre 2013/Gennaio 2014 Anno XXVIII, Numero 2 L’Editoriale Dario Morgante 3ª D Carissimi Mauroliciani, sono lieto di scrivere l’editoriale di quello che ritengo uno dei numeri più corposi del Koinè degli ultimi tempi. Ben due se- zioni speciali occupano le pri- me venti pagine, per poi dare spazio alle solite rubriche. In- nanzitutto ci siamo sentiti in dovere di riportare i risultati delle elezioni studentesche e l’intervista ai neo-rappresen- tanti d’istituto Emanuele Pa- leologo e Alessandro Denaro. A grande richiesta è stato de- dicato anche uno spazio per tutti i pareri (contrari e a favo- re) sull’occupazione. Il Koinè participerà inoltre a un con- corso sull’EUropa, in collabo- razione con la Gazzetta del Sud, che ci ha chiesto di far trattare questa tematica molto complessa, su cui, spesso, gli alunni sono disinformati. Que- sti due mesi sono stati più che mai frenetici: dopo la tanto di- Speciale Occupazione pag. 7 - 16 Speciale Elezioni pag. 4 - 5 Aristotele, Galilei e Bacone pag. 23 Periodico degli studenti del Liceo Classico “Maurolico” continua a pag. 3 E‘ un eco- nomicidio pag. 17

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Giornale libero e democratico degli studenti del Liceo Classico “Maurolico” di Messina.

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Dicembre 2013/Gennaio 2014 Anno XXVIII, Numero 2

L’EditorialeDario Morgante 3ª D

Carissimi Mauroliciani, sono lieto di scrivere l’editoriale di quello che ritengo uno dei numeri più corposi del Koinè degli ultimi tempi. Ben due se-zioni speciali occupano le pri-me venti pagine, per poi dare spazio alle solite rubriche. In-nanzitutto ci siamo sentiti in dovere di riportare i risultati delle elezioni studentesche e l’intervista ai neo-rappresen-tanti d’istituto Emanuele Pa-leologo e Alessandro Denaro. A grande richiesta è stato de-dicato anche uno spazio per tutti i pareri (contrari e a favo-re) sull’occupazione. Il Koinè participerà inoltre a un con-corso sull’EUropa, in collabo-razione con la Gazzetta del Sud, che ci ha chiesto di far trattare questa tematica molto complessa, su cui, spesso, gli alunni sono disinformati. Que-sti due mesi sono stati più che mai frenetici: dopo la tanto di-

Speciale Occupazionepag. 7 - 16

Speciale Elezionipag. 4 - 5

Aristotele,

Galilei e

Bacone

pag. 23

Periodico degli studenti del Liceo Classico “Maurolico”

continua a pag. 3

E‘ un eco-

nomicidio

pag. 17

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SommarioEditoriale pag. 3

ElezioniL’Italia meta dei profughi pag. 4Elezioni ai rappresentanti d’istituto pag. 5

OccupazionePerché occupare? pag. 7Un parere contrario... pag. 9Ecco come pretesto pag. 10Siamo una grande famiglia pag. 12Occupare per non stare zitti pag. 14L’autogestione al Liceo Galilei pag. 16

Politically (s)correctE‘ un economicidio pag. 17Messina e la lotta al diritto alla vita pag. 19Futuro pag. 20

ΚοινήIl giornale libero e democratico degli studenti del Liceo Classico “F. Maurolico”, dal 1986

AgriculturaAristotele, Galilei e Bacone pag. 23Libertà è... pag. 24Intervista ad Albus Silente pag. 25

Angolo della PoesiaCarceri pag. 27Europa pag. 28Homo Occupans pag. 29

Voci di CorridoioAAA Invasione Musicisti pag. 30

Spazio AUTIl Movimento AUT non esiste! pag. 31

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scussa occupazione, si è tornati alla solita vita scolastica con la paura di punizioni per aver “per-so” (a detta inizialmente dei pro-fessori) dei giorni di scuola. E mentre già l’idea di non poter effettuare viaggi d’istruzione era sempre più diffusa, ecco la sor-presa! Il collegio docenti (con numerose critiche da parte di numerosi professori) ha dichia-rato i giorni di occupazione co-me DIDATTICA ALTERNATIVA. Felici i ragazzi, un po’ meno for-se i docenti. Giorno 19, invece, è stato effettuato l’Open day e, avendolo vissuto in prima per-sona, mi sento di definirlo “un evento ottimamente riuscito”. Non poche le famiglie presenti, a sorpresa, forse, pensando al-l’attuale momento che sta attra-versando il Liceo Classico. E forse solo vivendo questa espe-rienza ci si rende conto delle infinite qualità che ha il nostro liceo e delle numero-sissime opportunità che offre. Al di là del carico di studio e del-l’impegno che il Regio Liceo richiede, biso-gna sottolineare più volte quante attività vengono svolte. E non mi riferisco solo ai numerosissimi corsi extra-curriculari, ma soprattutto ai labora-tori che da anni vin-cono premi su premi. Il teatro, il coro e lo stesso Koinè, che vantano una bacheca di tutto rispetto, de-vono essere l’emble-ma di questa scuola, fatta di studio, ma an-che di tanta tanta vo-

glia di fare. Ritengo essenziale difendere queste attivi-tà, che, a volte, vengono dimenticate dagli stessi stu-denti mauroliciani. Un progetto innovativo che invece partirà dall’anno prossimo è quello del Diario: l’idea è quella di fornire agli studenti un diario personalizzato con interviste, battute, vignette, inerenti al mondo del Maurolico. Una simpatica iniziativa dei rappresentanti che anche dal punto di vista economico sarà decisa-mente vantaggiosa (il diario infatti costerà circa 7/8 eu-ro). La festa d’istituto di giorno 24, invece, è stata co-me ogni anno il momento di di divertimento di ogni mauroliciano. Effettuatasi presso il Centro Multicultura-le Officina, si è svolta senza particolari problemi. Diver-titi i partecipanti (che lamentano soltanto la presenza di qualche esterno di troppo), un po’ meno i rappresen-tanti Alessandro Denaro e Emanuele Paleologo che hanno dovuto sborsare 200 euro in due, abbandonan-do così il progetto iniziale accordato col comitato (ov-vero quello di donare una parte del ricavato alla biblio-teca scolastica). Vorrei concludere questo editoriale lanciando un appello a tutti noi, studenti del Maurolico: bisogna amare questa scuola. Amiamola con tutti i suoi difetti, e, invece di disprezzarla, cerchiamo di mi-gliorarla. Cerchiamo di sentire nostra questa scuola non solo nei giorni di protesta. Cerchiamo dentro di noi l’identità mauroliciana e tiriamola fuori.

Κοινή

BILANCIO FESTA D’ISTITUTO

Affitto € 1500

Pulizie € 150

Buttafuori € 450

Tassa SIAE € 530

Personale loca-le

€ 430

Console € 350

Stampe € 30

€ 3490

SPESE INCASSI

Tavoli € 900

Guardaroba € 480

Entrate € 1870

€ 3250

€ 3490 -€ 3250 =€ 240 (perdita)

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Speciale Elezioni

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LICEO

GINNASIO

Elezioni Maurolico Vincono Emanuele Paleologo (START) e Alessandro Denaro (WE CARE)

Lista STARTEMANUELE PALEOLOGO 171

CHIARA CONTI NIBALI 95

MORAVIO ANDREA MANCUSO 65

VITTORIO SILVESTRO 32GIORGIA FARINELLA 15

FILIPPO BURZOMATI 10

ROSARIA SALVATICO 14

ROBERTO SINDONI 61

Lista WE CAREALESSANDRO DENARO 178FRANCESCO RAVESI 57

GIUSEPPE AGNELLO 63

ALESSIO D’ANNA 39

ROBERTA CATALIOTO 24 ANNA ANSELMO 19

ALBERTO GIANNETTO 17

DARIO MORGANTE 67

Lista OPEN YOUR MIND ELENA TERRIZZI 60GIUSEPPE GENOVESE 25MARICA MUFFOLETTO 31

DIEGO DE BENEDETTO 3

GREGORIO SCRIMA 17

MANUELA MASTROENI 9MARTINA COLLURA 3

LAURA LUPPINO 4

ISTITUTO

GIOVANNI IONATA 65 startALESSANDRA VERZERA 60CLAUDIA PREVITI 62 we careGABRIELE GULLETTA 49

ORGANO DI GARANZIA

MARCO RICCARDO 50 open your mindVALERIA PALMARA 21ALESSIO VETRANO 57 think differentZAIRA LANNI 23

SALVATORE VARRICA 50 we careCHARLOTTE GEMELLI 44

CLAUDIO MAZZOLA 21 startGIUSEPPE STARRANTINO 57

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Κοινή Speciale Elezioni

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Il Direttivo

Emanuele Paleologo e Alessandro Denaro rispondono alle domande del Koinè. 171 voti il primo, 178 il secondo sono più che mai l’espressione della democrazia mauroliciana. Ema-nuele Paleologo, eletto con la lista START, è stato già Rappresentante dell’organo di garanzia del liceo e quest’anno da capolista è riuscito ad ottenere il tanto ambito risultato. Per Ales-sandro Denaro, capolista della lista WE CARE, invece, è la seconda esperienza da rappre-sentante d’istituto, dopo l’elezione dell’anno scorso. Sentiamo che hanno da dirci!

Intervista doppia ai rappresentanti d’istituto

Per cominciare una domanda molto semplice... Come vivi la tua carica di rappresentante?E: Sicuramente sono soddisfatto del risultato ottenuto dalla mia lista, che è un gruppo fan-tastico e unito sotto tutti i punti di vista. Sia-mo stati la lista più votata e questo è un grandissimo motivo d’orgoglio, ma d’altra parte sviluppa in me un senso di responsabi-lità e una voglia di fare non indifferenti.A: Vorrei rispondere soltanto con tre parole: dedizione, impegno, ma soprattutto passio-ne per la nostra scuola. Questa esperienza mi ha reso una persona più competente e responsabile. Operare per il bene comune è la cosa più bella che ci sia. Quando i ragazzi mi fanno sentire la loro fiducia e il loro sup-porto mi sento la persona più realizzata e felice del mondo. Chi mi conosce lo sa , so-no un tipo affettivo, do tanto e apprezzo chi ricambia.

Quello delle elezioni è un periodo molto turbolento che causa inimicizie e scor-rettezze. Dicci qualcosa a riguardo e come hai vissuto tu questa esperienza.

E: E’ vero... Durante il periodo elettorale c’è sempre un rapporto di competizione fra i candidati. Ritengo che sia “normale”, ma l’importante è che non sfoci in una frenetica voglia di potere o fama. Per quanto riguarda me, posso dire di aver mantenuto un com-portamento corretto. Sono una persona temperata, ma che, se viene attaccata, sa rispondere.

A: Questa domanda mi piace molto. Le ele-zioni, soprattutto quest'anno, sono state un periodo molto stancante dal punto di vista psicologico. Purtroppo al Maurolico si parla tanto... Forse troppo. Chi diventa rappresen-tante al Maurolico deve essere pronto ad ogni critica. Così mi hanno insegnato e così é stato anche nel mio primo anno da rappre-sentante. Quest'anno però mi ha dato tante soddisfazioni. Ho condotto queste elezioni con un atteggiamento signorile, sfido chiun-que a negarlo, ho sempre parlato di unione al di là delle liste, ho combattuto tanto que-st'anno, ma adesso sono qui, sono stato eletto per il secondo anno di fila, sono (non me ne voglia Manu che si é comportato sempre egregiamente con me e con tutta la scuola) il più votato del Maurolico, quindi mi dispiace per chi ne ha dette tante su di me, ma anche stavolta il Maurolico mi ha scelto: è una vittoria contro ogni critica e diffamazio-ne.

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Speciale Elezioni Κοινή

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Parlaci dell’occupazione, pro e contro di questa esperienza.

E: L’occupazione è stata sicuramente un’esperienza di grande crescita dal punto di vista sia culturale sia umano. Quella di que-st’anno ha dato sicuramente un bilancio po-sitivo, ma ci tengo a precisare che un movi-mento di protesta non deve fermarsi a ciò, deve continuare soprattutto nell’individualità di ognuno. Spero che l’iniziativa di sensibiliz-zazione abbia portato risultati concreti e che questa occupazione abbia reso la popola-zione studentesca più consapevole e matu-ra.

A: Non dico tutti i pro, perché finirei dopo-domani (ride). Sicuramente una cosa su tut-te: spirito di comunità. L'occupazione rende compatta la scuola indipendentemente dal-l'età degli studenti, è questa la cosa meravi-gliosa, diamo tutti una mano indipendente-mente dal nostro ruolo nella scuola, diven-tiamo tutti una grande famiglia. Contro: sicu-ramente la distruzione psicofisica di chi co-me me ha dovuto portare sulle spalle tanti compiti e tante responsabilità. E’ il mio dove-re, in quanto credo che il gioco valga la can-dela. Tutti devono dare il massimo per un risultato così importante.Cosa vorresti migliorare nella nostra scuola?

E: Vorrei migliorare sicuramente il rapporto tra studenti e professori. La scuola deve formare le persone e credo che debba esse-re condannato quel meccanismo per cui gli alunni si sentono costantemente giudicati e sotto esame. Al giorno d’oggi l’obiettivo del-l’alunno medio è quello di portare a casa un numero, tralasciando il fatto che la scuola sia

una seconda casa, dove bisogna coltivare le proprie idee e non un esame quotidiano.

A: La mentalità di molti studenti, c’è biso-gno di meno critiche e più voglia di fare! Il resto verrà da sè.

Sdrammatizziamo: dicci la cosa che ti piace di più e quella che ti piace di meno del tuo collega.

E: Amo i suoi occhi... (ride). A parte gli scherzi, è una persona che riesce sempre a mantenere una certa tranquillità anche in si-tuazioni critiche (e ne abbiamo vissute molte insieme!). Non avrei desiderato sicuramente altra persona con la quale affrontare questo percorso. Ci conosciamo da tanto tempo ed è bello pensare che dopo parecchi anni pro-prio noi due rivestiamo questo compito così arduo, ma meraviglioso. L’unico difetto che ha è che dice troppe volte “fra”!

A: Manu mi piace come persona prima di tutto oltre che come rappresentante. Lo co-nosco da quando abbiamo 10 anni e, dico la verità, prima non era così. Adesso é spiglia-to, intraprendente e sfacciato quel poco che basta (ride). E’ portavoce del più importante movimento studentesco cittadino. Ne ho fat-te tante insieme sia con lui sia con Gigi . Se devo dire una cosa che più mi piace di lui, è sicuramente il il coraggio e la sfrontatezza degna di un leader. Che cosa mi piace di meno? Manu, fumi troppo! Mi ricordo quan-do giocavamo insieme a calcio dopo il cate-chismo, adesso non ce la fai più a correre. Smetti!

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Κοινή Speciale Occupazione

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Salvatore Varrica 2ª C

Giorno 3 Dicembre 2013, ore 11:39, il liceo classico “Francesco Maurolico” è uf-ficialmente occupato, con la buona maggioranza degli alunni presenti favorevoli.Il grande entusiasmo degli studenti è subito percettibile, quando, dopo vari colloqui con i pro-f e s s o r i (non molto d ’ a c c o r-do), i rap-p r e s e n-tanti d’isti-tuto an-nunciano c h e l a scuola è adesso in m a n o a i r a g a z z i . Così, do-p o u n p r i m o momento di festeg-giamenti, ci si mette al lavoro per col-laborare e contribuire all’or-ganizzazione delle giornate al fine di continuare la prote-sta il più a lungo possibile. Ma la domanda più ricorren-te, e che sorge in molti spontanea, è: “Perché si oc-cupa? A cosa serve occu-pare?”. L’occupazione dei locali scolastici viene attuata, quando si ritiene sia oppor-tuno dare un segnale forte di disappunto riguardo temati-

che ben precise e inerenti al sistema scolastico stesso. È una forma d i protesta estrema, dato che, occu-pando una scuola, potreb-bero essere presi in conside-razione provvedimenti giudi-ziari a carico degli occupan-ti. Quest’anno le scuole, la nostra tra le prime, ha opta-to con decisione di conti-

nuare questo movimento di protesta impossessandosi temporaneamente dei locali didattici. Perché? I principali motivi sono due: legge re-gionale per il diritto allo stu-dio e politica austera. La proposta di una legge regio-nale per il diritto allo studio, che noi ragazzi stiamo cer-cando di portare avanti in modo concreto, comprende l’abolizione, a partire dalla nostra regione, del numero

chiuso nelle università. Il numero chiuso consiste in un test, che premia un tipo di preparazione meccanica e nozionistica molto differente dal metodo di studio a cui siamo abituati nelle nostre scuole. Penso sia sbagliato dire che all’università ci pos-sa andare solo chi lo merita, perché la formazione univer-

s i t a r i a rientra a pieno tito-lo fra i di-r i t t i fon-damentali d i o g n i cittadino, essendo pure ga-r a n t i t o nella no-stra costi-tuzione. I diritti non sono un p r e m i o , una pre-s u n t a i d e a d i

“merito”, quindi ritengo sia necessario, dato anche il momento negativo che il no-stro Paese sta vivendo, ab-battere ogni barriera all’ac-cesso alle università. L’idea di noi ragazzi era fare una proposta di legge da pre-sentare all’assemblea regio-nale. Era stato chiesto al presidente della regione Sici-lia, Rosario Crocetta, di par-tecipare al corteo di giorno 2

Perché occupare?Facciamoci sentire

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Speciale Occupazione Κοινή

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Dicembre e al termine della manifestazione discutere riguardo la legge e stilare una bozza. Il presidente Crocetta, però, decise di non presentarsi senza pre-avviso e così l’indomani nu-merose scuole, tra le quali il Maurolico, occuparono.Il secondo motivo è la politi-ca austera, messa in atto negli ultimi anni. Mediante questa manovra, vengono effettuati tagli ai servizi pub-blici, tra cui la scuola, e chi paga alla fine siamo pure noi alunni. L’istruzione scolastica è un diritto sacrosanto, chiunque deve poter usufrui-re di essa per istruirsi e in-crementare la propria cultura generale, perché solo essa dà la piena consapevolezza dei propri diritti. Non è giu-sto che, alla fine, i più pena-lizzati siano sempre gli stu-denti, quando al potere ci sono sempre le stesse per-sone con stipendi esorbitanti e alla fine sempre poche idee. Tagliando la scuola si taglia l’istruzione, e come tutti noi sappiamo un popolo poco istruito è più facile da manovrare. In breve, queste sono le principali motivazioni per cui si è occupato. Tante, tantissime persone, ritengo-no che l’occupazione sia un pretesto per perdere ore di lezione, interrogazioni e al-lungare il periodo delle va-canze natalizie (d’altronde questa teoria, se così la si vuol chiamare, spesso e vo-

lentieri viene portata avanti pure da ragazzi che non en-trano a scuola, in vista di un’interrogazione). Partendo dal presupposto che è molto difficile occupare in un altro periodo dell’anno per svariati motivi, come le valutazioni bimestrali/trimestrali, è an-che vero che molte volte in passato, le scuole hanno occupato per motivi non molto inerenti al sistema scolastico, e questo va det-to. Però adesso siamo in un periodo difficile, per tutti, o quasi, e bisogna dare un segnale forte, bisogna re-sponsabilizzare i ragazzi e creare una coscienza critica in ognuno di loro.

“Come tutti noi sappiamo un po-polo poco istruito è più facile da manovrare”

Durante le occupazioni ven-gono affrontate tematiche di cui normalmente non si par-la mai a scuola, non a causa dei professori, ma perché non vengono proprio inserite nel programma scolastico. Così ci siamo dati da fare, tutti coloro che ci credeva-no, e sono stati organizzati incontri, dibattiti e assem-blee che hanno aperto la mente a noi ragazzi su ar-gomenti che prima ignora-vamo, ed è importante, im-

portantissimo, essere ben i s t r u i t i a n c h e s u questi.Perché riguardano noi, riguardano ciò che ci troveremo di fronte una volta usciti dal liceo e ciò che ac-cade tutt’ora intorno a noi, e non ritengo sia giusto che per essere informato su cer-te tematiche io debba per forza protestare, quando potrei studiare tutto ciò sui banchi di scuola, insieme alle altre materie. Ci sono anche quei ragazzi che du-rante le occupazioni a scuo-la ci vanno per divertirsi e trarne beneficio personale, non lo nego, ma nella mia umile opinione, credo davve-ro in un futuro diverso. An-che perché se non ci occu-piamo NOI del nostro futuro, chi dovrebbe occuparsene? E’ vero, forse occupando le scuole non riusciremo a cambiare un intero sistema, non ci riescono (o non ci vo-gliono riuscire?) nemmeno coloro che tirano i fili dai piani alti, e certamente non ci riusciremo noi da soli.Ma io continuo a sperare che qualcosa cambi, che qualche buon pensante ci senta da lassù e che ognu-no di noi inizi a pensare che tra 20 anni a guidare questo Paese saremo noi, e sarà compito nostro mettere in atto tutto ciò che ci stiamo ripromettendo ora, le batta-glie che stiamo iniziando.Adesso basta, facciamoci sentire!

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Κοινή Speciale Occupazione

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Domenico Pino 5ª F

Cari Mauroliciani, mi rivolgo a voi per farvi notare alcuni dettagli riguardo l'occupa-zione che ha coinvolto molti di voi nel mese di Di-c e m b r e . Prima di tutto vorrei esplici-tare il fatto che sono assolutamente con-trario a forme di pro-testa come l'occu-pazione, in quanto tali forme di protesta, promosse da una maggioranza, an-nientano la posizione di una minoranza. Mi spiego meglio: in una scuola come la nostra, con circa 600 studenti, è ne-cessario che solo 301 persone siano favorevoli all'occu-pazione perché le restanti 299 siano impossibi l itate ad astenersi dalla pro-testa. All'esterno, infatti, emerge che il Maurolico è occupa-to e non che una parte degli studenti del Maurolico ha oc-cupato la scuola. È pur vero che nel ca-so in questione i numeri non erano questi, ma una mi-noranza non esigua (più di un centinaio di perso-ne) assolutamente contraria ad interrompere l'attività di-dattica era presente. Ora queste persone sono state

di fatto impossibilitate nel proseguire regolarmente l'at-tività didattica, e la loro pre-senza e la loro posizione so-no state completamente ignorate dagli organizzatori di questa gloriosa occupa-zione. Ricordiamoci che

democrazia non significa solo assecondare la mag-gioranza, democrazia signifi-ca anche avere coscienza

delle minoranze e rispettarle. Nel caso in questione que-ste minoranze non sono sta-te né rispettate né prese in considerazione. Vorrei ricor-dare, a sostegno della mia tesi, che negli anni passati, quando c'era il sentore che

una protesta del ge-nere stesse per esplodere, un son-daggio era proposto agli studenti. Le domande erano: "Sei favorevole a una protesta" e "Che forma di pro-testa prefer isci". Stavolta il sondag-gio è stato proposto dopo avere occupa-to la scuola, e a quel punto è chiaro che gli occupanti fossero tutti favore-voli all'occupazione, in quanto vi stavano partecipando. Se-condo voi è stata una mossa coeren-te? C'è un altro in-terrogativo che mi piacerebbe proporre alle vostre menti: vi è servita veramente questa occupazio-ne? Perché obietti-v a m e n t e a m e sembra che, stavol-ta più di altre, l'oc-cupazione sia stata

fatta in un momento più che mai inopportuno. Non tocca a me sottolineare la delicatezza della situazio-ne che il Maurolico sta vi-

Occupazione 2013: un parere contrario

Foto di Nino Barone II B

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Speciale Occupazione Κοινή

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vendo e non tocca a me far-vi notare già con quanta dif-ficoltà quello che organiz-ziamo è organizzato, ma do-vreste tenere in considera-zione tutti questi elementi. Non avere tenuto presente per nulla i professori, poi, non è forse un gesto un po' arrogante e irrispettoso? E in tutta questa situazione, a noi studenti conviene davvero sprecare dieci giorni di scuo-la e rischiare di non riuscire a partire per Tarvisio, per Genova o peggio? Onesta-mente a me non sembra. "Ma non abbiamo sprecato dieci giorni di scuola, li ab-biamo usati al massimo" po-treste dire voi. Potreste farmi notare quante e quali confe-renze avete organizzato, che temi avete affrontato e co-me, quanto costruttiva sia stata questa occupazione. Potreste dire che siete final-mente riusciti a parlare di argomenti di cui spesso a scuola non si riesce a parla-re. È vero, ma per fare tutto ciò non esiste già l'aula AUT? Invece di impedire a un quarto degli studenti di

fare lezione e di andare avanti con il programma, non potevate organizzare queste conferenze nell'aula autogestita? A questo punto è ovvio che il fine dell'occu-pazione non era quello della crescita, perché saremmo riusciti a organizzare queste conferenze anche senza l’occupazione. È evidente che lo scopo non era nem-meno quello di avere visibilità

“A questo punto è ovvio che il fine dell'occupazione non era quello d e l l a c re s c i t a , perché saremo ri-usciti a organizza-re queste confe-renze anche senza l'occupazione”

a livello nazionale, perché sarebbe stato più sorpren-dente che una scuola non occupasse prima delle va-canze natalizie che il contra-

rio. A una mente inesperta e ignorante come la mia, sembrerebbe che lo scopo di questa occupazione sia stato primariamente il puro svago (chi non preferirebbe dieci giorni di vacanza, di divertimenti sfrenati in un luogo inusuale, alla normale routine quotidiana con le so-lite ore di studio?). Ad una mente più acuta e malvagia, invece, sembrerebbe che questa occupazione, coor-dinata a livello cittadino, sia stata una splendida occa-sione per dimostrare alla cit-tà le capacità organizzative del movimento AUT, che ne-gli ultimi mesi è -a mio per-sonalissimo avviso- degene-rato a livello provinciale.

Ma grazie al cielo non ci so-no menti tanto malvagie tra di noi, e a dire il vero non ce ne sono nemmeno di tanto acute. Questo articolo non serve a sminuire niente e nessuno, vorrei solo farvi notare alcuni dettagli appa-rentemente insulsi. Pensate-ci.

Federica Fusco 5ª E

Il momento di crisi che ca-ratterizza il nostro paese non è dovuto solo a fattori economici, ma i problemi più gravi sono legati a una crisi di valori. Manca la bussola al nostro paese, a i nostri poli-

tici, questo porta all’incapa-cità di scindere fra il bene e il male, porta alla rabbia e alle proteste sempre più violen-te. Noi giovani siamo trasci-nati a forza nel marasma e nella confusione che questi anni portano, anche noi ab-biamo sempre meno ideali e

siamo sempre più relegati nel nostro piccolo mondo fatto spesso e volentieri di divertimenti futili che ci la-sciano un sorriso sulle lab-bra solo per una mezz’ora per poi velocemente svanire. È necessario che riprendia-mo consapevolezza del no-

Ecco come protestoUn parere contrario all’occupazione

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Κοινή Speciale Occupazione

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stro essere giovani, dobbia-mo farci un’ossatura morale in grado di portare al nostro paese innanzitutto qualcosa in cui credere e per cui vive-re. Per questi motivi dob-biamo sfruttare tutte le op-portunità di miglioramento personali che la vita e que-sta sempre più “sbandata” società ci offre, prima fra tut-te: la scuola. La scuola è il luogo che, oggi come oggi, ci offre molteplici possibilità per crearci una cultura, i libri spesso visti come un ottimo soprammobile per i compu-ter o uno strumento di tortu-ra adoperato dai professori per “caricarci” di compiti so-no un tempio sacro conte-nente le idee di uomini e donne, che sapevano come stare al mondo e che a que-sto mondo hanno voluto la-sciare un contributo dive-nendo così i nostri maestri, in primis,di vita. Per questo motivo, innanzitutto, ritengo che una protesta come l’oc-cupazione non è da ritenersi valida. Per anni sino ad oggi si è andati a cercare qualco-sa di alternativo rispetto alla cultura che la scuola ci ha proposto, ritenendo questa solo un insieme di nozioni, ma anche questo metodo si è dimostrato fallimentare. È necessario essere originali, e per fare questo non dob-biamo “copiare” forme di protesta ormai desuete ma dobbiamo studiare, cresce-re. Se riteniamo che il nostro insegnante ci stia riempien-do con nozioni non occu-

piamo una scuola interrom-pendo l’attività didattica, compriamoci un libro. Se riteniamo che i politici stan-no uccidendo la scuola con le norme di “austerity”, non neghiamoci da soli il diritto allo studio, bensì mostriamo al mondo che noi ancora, per quanto a nessuno sem-bra importare, studiamo e facciamo lezione. Ma so-prattutto non possiamo es-sere ipocriti, perché in que-sta occupazione non vi era-no solo ragazzi che crede-vano veramente in ciò che facevano e che comunque cercavano di farlo al meglio, ma vi era anche molta ipo-crisia e arroganza. Infatti tutti coloro i quali si sono seduti ad ascoltare conferenze con una faccia interessata e allo stesso tempo però non so-no riusciti mai a seguire una lezione di scuola con atten-zione, solo perché poi dove-vano produrre qualcosa su ciò che vedevano hanno semplicemente dato sfoggio di ipocrisia e non hanno pro-testato contro nulla, anzi hanno fatto perdere di validi-tà ogni azione portata avanti da coloro i quali credevano in ciò che facevano. Allo stesso tempo coloro i quali per affermare il loro “rivolu-zionario” ideale e il loro “rivo-luzionario” spirito distruggo-no e urlano sopra le opinioni altrui dimostrano solo arro-ganza e contribuiscono alla distruzione di queste forme di protesta e alla credibilità che noi giovani dovremmo

avere nel nostro paese. Dunque ecco la forma di protesta che propongo, in un mondo di ignoranti, in un paese che sta affondando: occupiamo di pensieri i no-stri quaderni, spegniamo il rumore assordante delle te-levisione, compriamo un li-bro ed esprimiamo con co-raggio la nostra idea anche se questa è diversa da quel-la della maggior parte delle persone che ci circonda.

Voglio concludere con una frase di un vecchio signore che mi ha insegnato tanto anche se non l’ho mai cono-sciuto :“Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti. Cerca piutto-sto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, soppesale.”Immanuel Kant

“Ma soprattutto non possiamo esse-re ipocriti, perché in questa occupa-zione non vi erano solo ragazzi che credevano veramen-te in ciò che faceva-no e che comunque cercavano di farlo al meglio, ma vi era anche molta ipocri-sia e arroganza.”

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Agri-cultura Κοινή

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Antonio Bottari 3ª B

Finisce un ciclo, comincia una grande famiglia. Sulle nostre fredde scale del corti-le interno, luogo da noi ama-to, dove una semplice ri-creazione diventa un mo-mento magico nel quale rendiamo partecipi i presenti delle nostre “piccole vittorie e sconfitte scolastiche”, sca-le sulle quali sono state an-nunciate buone e brutte no-tizie stanno per darci un’en-nesima notizia. Circa 600 ragazzi riuniti sotto quelle scale, la forza motrice di questa scuola. Su quelle scale il dito rivolto al cielo del nostro rappresentante, Ales-sandro, che ormai sembra essere diventata la nostra stella polare. Su quelle scale la confortante figura di Ema-nuele pronto a difenderci a spada tratta se fosse stato necessario. Su quelle scale la tranquilla figura di Luigi, che sarebbe potuta diventa-re anche violenta per noi. Su quelle scale la fraterna figura di Pasquale (ma che ama farsi chiamare in modo mol-to confidenziale Paco), che non vede l’ora di vivere una grande avventura insieme alla sua “grande famiglia”. Su quelle scale c’erano tutti coloro che volevano far vale-re la nostra voce. Un’enor-me confusione. Il metallico

suono di un megafono a rompere lo s t ressan te rumore:«Ragazzi, sono le ore 11:39 del 3 dicembre e siamo venuti qui per dirvi… che il Maurolico è ufficial-mente occupato!». A quella frase echeggiò un grido di trionfo, di vittoria; era il mo-mento di farci sentire…quel-l’urlo era solo l’inizio. Le cause della nostra occupa-zione sono sostanzialmente due: Austerity e la proposta di una nuova legge regionale sullo studio. La prima do-manda che viene quasi spontanea è: che cosa è l’austerity? E' quell'insieme di misure economiche volte a tagliare la spesa pubblica di uno Stato e ad alzare la pressione fiscale sui cittadi-ni. Ma per poterci capire be-ne dobbiamo fare diversi passi indietro nella storia del nostro paese, tornando al 1981, fatidica data nella quale il governo democri-stiano (seguendo l'onda in-detta da Reagan negli USA e dalla Thatcher in Inghilterra per la quale bisognava ridur-re il potere dello Stato, per ampliare quello del mercato e dunque del Capitale finan-ziario) operò il divorzio tra il Tesoro e la Banca d'Italia. Prima di questa fatidica da-ta, tutti i Titoli di Stato (emessi dal Tesoro sul mer-cato, sono i fondi con i quali

si finanzia lo stato stesso) che, una volta emessi, rima-nevano invenduti, venivano comprati dalla Banca d'Italia ad un tasso d'interesse fisso da lei stessa imposto, ad esempio il 2%: in poche pa-role eravamo padroni della nostra sorte economica. Dopo quella fatidica data alla Banca d'Italia fu tolto l'ob-bligo legale di comprare i titoli di stato rimasti invendu-ti, poiché non acquistati (=fi-nanziati) da enti privati (ban-che e in generale enti in gra-do di acquistare titoli sul mercato). Questi titoli, però, dovevano essere venduti, poiché, se lo Stato emette un Titolo, una volta che qualcuno l'avrà finanziato, l'ammontare del finanzia-mento servirà allo Stato stesso per andare avanti, e verrà investito nei diversi set-tori pubblici o negli stipendi, pensioni e via dicendo. Dunque il Titolo di Stato DEVE essere venduto una volta emesso, e per questo fino al 1981 quelli rimasti in-venduti venivano obbligato-riamente comprati dalla no-stra stessa banca centrale, che li comprava a tassi di interesse (di guadagno) che decideva lei stessa. Da quel momento in poi le grandi banche mondiali contano automaticamente molto più del nostro Stato, poiché, se

Siamo una grande famigliaUna piccola riflessione su quei giorni di occupazione

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Κοινή Agri-cultura

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stabilivano di non fidarsi del nostro paese oltre un certo limite, non acquistavano il Titolo al basso interesse al quale noi l'avevamo emesso (2-3%, tasso al quale la Banca d'Italia se lo compra-va automaticamente prima del 1981), ma decidevano di non comprarlo e farlo rima-nere invenduto... a meno che gliel'avessimo venduto a interessi maggiori, per fargli fare guadagni maggiori: 7-8% e via dicendo.. come è attualmente. (lo Spread è proprio il differenziale tra i nostri tassi di interesse - alti per la nostra economia - e quelli tedeschi - bassi per la loro, poiché l'euro è stato coniato sul modello tedesco - ) . In sintesi, rimuovere l'obbligo legale di acquistare i Titoli emessi dal proprio Tesoro rimasti invenduti priva di ogni potere e di ogni so-vranità economica lo Stato, poiché se le grandi banche decidono di finanziarlo SO-LO all'8%, se noi prima po-tevano dire: “O 3% o ce lo compriamo noi” ora questo potere non ce l'abbiamo più. L'austerity è conseguente a questa situazione. Perché? Semplice, il fatto che oggi siamo costretti a comprare i titoli di stato a tassi d'inte-resse maggiori (per far gua-dagnare di più alle banche private) genera debito priva-to (contratto con le banche stesse, poiché non arriviamo

a pagare i tassi di interesse, entrando in una spirale di indebitamento), che viene pagato con i nostri soldi at-traverso le tasse, ed i tagli alla Scuola, agli stipendi, alle pensioni, a tutte quelle che sono le spese dello Stato. Dunque per garantire profitti privati, si socializzano e si collettivizzano i sacrifici, i ta-gli e le tasse. Per quanto riguarda la proposta di una nuova legge per lo studio, penso che sia la motivazione più vicina a noi. Approfittan-do del fatto che la Sicilia è una regione Italiana a statuto speciale, ossia che abbiamo la possibilità di proporre nuove leggi che riguardino la regione, possiamo richiedere una nuova legge per il diritto allo studio e quindi riuscire a togliere il numero chiuso nel-le università siciliane. L’arti-colo 34 della costituzione italiana recita: La scuola è aperta a tutti. Quindi noi ci battiamo per attuare vera-mente questo articolo. Inol-tre, il numero chiuso nelle università non è altro che un business che grandi case editrici e istituzione utilizzano a scopo di lucro. In breve ci battiamo per questo princi-palmente. Finite queste spiegazioni, volevo ritornare a parlare dell’occupazione all’interno della scuola. C’è gente che pensa che i ra-gazzi occupino solamente per perdere giorni di scuola;

in realtà, se devo proprio essere sincero, affermo di aver imparato di più durante questi 10 giorni di occupa-zione. Il nostro valido collet-tivo, infatti, ci dava la possi-bilità di partecipare a confe-renze tenute da professori universitari e gente valida che ci rendeva sempre più chiara la situazione in cui ci trovavamo. Ovviamente non mancavano le opportunità per giocare e scherzare tra di noi: tornei di burraco, sfi-late, l’apertura di un’aula musica, una d’arte e un’altra per lo studio (giusto per non rimanere indietro con il pro-gramma), le serate per balla-re insieme… e queste sono solo alcune. Ormai eravamo diventati una famiglia a tutti gli effetti. Sembrava un so-gno senza fine. Giorno 12 dicembre, ore 11:39. Quelle scale che 10 giorni prima ci avevano dato la bella notizia, stavano per rompere la ma-gia con quella freddezza con cui sono “vestite”. Ci salu-tiamo, tutti abbracciati, con le note di “Let her go”. Scappano le lacrime. Solca-no i nostri visi. Non era tutto finito, quello era solo la ram-pa di lancio che ci farà spic-care il volo verso una vita da guardare con occhi nuovi. Solo una frase riecheggia nella mia testa: GRAZIE MAUROLICO!

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Speciale Occupazione Κοινή

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Pasquale Andrea Calapso 5ª G

L'Italia è una semi-colonia nella quale vi sono più di un centinaio di basi Nato e U.S.A, a Niscemi, vicino al MUOS, l'antenna satellitare ultra-moderna voluta dagli americani e dalla suddetta NATO, il numero di leuce-mie, tumori e altre gravissi-me pato log ie aumenta esponenzialmente a causa delle radiazioni che questo gigantesco strumento di in-tercettazione e controllo emette costantemente. Alla scuola pubblica sono stati tagliati circa più di 10 miliardi di euro in 5 anni, causando enormi disagi didattici e ca-renze infrastrutturali da paesi del terzo mondo. La disoc-cupazione giovanile è al 49%, e, come se non ba-stasse, per poter accedere a corsi di studi universitari come quelli medici, bisogna fronteggiare il problema del numero chiuso, giustificato dal numero di iscritti ecces-sivo nelle Università italiane (problema fronteggiato dai francesi con una semplicis-sima mossa: l'espulsione dal corso di studi universitario dal momento in cui ti ritrovi fuoricorso dopo 2 anni dal-l'avvio degli studi), che privi-legia esclusivamente coloro che sono in grado di pagare i corsi di formazione privati o anche semplicemente caris-simi eserciziari fatti ad hoc per i test di ammissione; e tutti gli altri? A testa china, a subire, sopportare, perire.

Questo non è un paese per giovani. Non è un paese per operai, per professori, per universitari, per studenti li-ceali. E' un paese per pe-scecani della finanza, è un paese per politici che fanno e dicono solo quel che con-viene e mentono ripetuta-mente e pubblicamente per perseguire i loro interessi, è un paese per ricchi impren-ditori, ladri d'alto borgo, truf-fatori ai danni dello Stato (e ormai anche il “nuovo che avanza” ha alle spalle qual-che condanna: proprio co-me Matteo Renzi, condan-nato in primo grado dalla Corte dei conti di Firenze) .Ma comunque, al di là del servilismo della nostra clas-se dirigente nei confronti dei gruppi imprenditoriali italiani che speculano sulle vite dei giovani (come coloro che gestiscono i corsi di forma-zione per i test d'ammissio-ne alle facoltà a numero chiuso), il servilismo della nostra classe dirigente (ed il nostro Presidente della Re-gione, sul caso MUOS ne è l'esempio lampante, in bar-ba ai bambini, alle mamme ed agli uomini malati di Ni-scemi; ma Rosario tranquil-lo, almeno adesso sai che Obama ti appoggia) nei con-fronti dell'imperialismo d'ol-treoceano, la nostra classe dirigente, politica ed eco-nomica, è servile anche nei confronti di altri gruppi di potere, più propriamente europei: Invito i lettori ad in-

formarsi sulla vera funzione del Fondo-Salva Stati (MES) un organo sovra-nazionale, intoccabile, ineleggibile, inat-taccabile giuridicamente e le cui decisioni sono insinda-cabili da parte dello Stato. Vi dirò io, cari mauroliciani, che i nostri due ultimi Presidenti del Consiglio, Mario Monti ed Enrico Letta, due demo-cristiani doc, fanno entrambi parte del misterioso gruppo Bilderberg; e sono stati en-trambi nominati dal nostro Presidente della Repubblica Giorgio (o Re Giorgio per gli amici, in seguito alle que-stioni relative alle famose intercettazioni sulla Trattativa Stato-Mafia, che lui ha fatto distruggere prima che venis-sero rese pubbliche), non sono stati eletti dal popolo ed anzi erano degli illustri sconosciuti per la stragran-de maggioranza degli italiani prima della loro nomina re-gia. Informatevi su cos'è il gruppo Bilderberg, o almeno su quello che si sa su que-sto gruppo di illustri signori; informatevi sul perché l'Italia non ha più una sovranità na-zionale e tantomeno mone-taria, e questo sin dal 1981, anno nel quale venne elimi-nato l'obbligo legale della Banca d'Italia di acquistare i titoli di Stato rimasti inven-duti, al tasso di interesse deciso dal governo italiano stesso. Mi spiego meglio. Come si finanzia uno Stato? Emette un Titolo di Stato sul mercato, ed enti privati, co-

Occupazione per non stare zittiQuando occupare significa alzare la testa

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Κοινή Speciale Occupazione

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me le grandi banche, lo ac-quistano ad un tasso di inte-resse deciso da chi lo emet-te, ossia dal Teso ro ne l caso dell'Ita-lia. Prima del 1981, se lo Stato italiano emetteva un Titolo (del va-lore immagi-nar io di 15 miliardi di lire), s i ap r i vano due strade: o qualcuno lo fi n a n z i a v a , dunque finan-ziava i 15 mi-liardi allo Sta-to e guadagnava su di essi un tasso di interesse deciso dal Tesoro stesso, per esempio 3%; se nessuno lo comprava , perché per esempio le grandi banche volevano guadagnare più del 3% sui nostri titoli di Stato, la Banca d'Italia aveva l'ob-bligo di acquistarlo al tasso di interesse deciso da noi, dunque ovviamente basso, e di conseguenza conve-niente per gli interessi nazio-nali; da quel momento in poi, eliminando l'obbligo le-gale di acquisto dei titoli di stato rimasti invenduti sul mercato, i tassi di interesse sui titoli stessi li decidono le banche, gli acquirenti: se nessuno acquista il nostro titolo di stato del valore di 15 miliardi di euro, poiché inve-ce di guadagnarci il 2% vo-gliono guadagnarci l'8%, la Banca d'Italia non è più ob-bligata per legge a comprar-

lo da sé, e dunque a difen-dere gli interessi nazionali, ma siamo obbligati a ven-

derlo ai tassi di interesse im-posti dagli acquirenti, e dunque estremamente con-venienti per loro, e sconve-nienti per noi. Questo è solo un quadro generale di una critica politica che ha moti-vato gli studenti di tutta Italia alla ribellione contro gruppi di potere che decidono i de-stini di milioni di vite all'inse-gna del loro profitto perso-nale; qui al Maurolico ab-biamo cercato di trattare tut-te queste tematiche nella maniera più comprensibile possibile, e parliamo il più spesso possibile di questi argomenti poiché ci sta a cuore il futuro di questo paese e dei suoi cittadini.. sicuramente più a cuore dei profitti di multinazionali, grandi banche private, e po-litici corrotti. Inoltre, abbiamo occupato, mentre il Fiscal Compact (che però non vi spiegherò io, vi invito ad in-

formarvi usando il web su questa assurda imposizione che ucciderà gli Stati euro-

pei e sta già condannando a morte il po-polo greco) era in Parla-mento, in at-tesa di appro-v a z i o n e d a parte del Se-nato. Eppure, i n q u e s t o sconfortante scenario, c'è chi risponde a l l a n o s t r a protesta di-cendo: "Oc-cupate sem-

pre e solo a Dicembre, per fare il ponte delle vacanze, ubriacarvi e drogarvi". Va bene, niente da sindacare alle vostre critiche da parte mia. Godetevi precarietà, disoccupazione e stipendi da fame. Godetevi questa nostra libertà di morire di fame, in questa oligarchia finanziaria che ancora hanno il coraggio di chiamare de-mocrazia.

“Godetevi precarietà, disoccupazione e sti-pendi da fame. Gode-tevi questa nostra li-bertà di morire di fame, in questa oli-garchia finanziaria che ancora hanno il coraggio di chiamare democrazia.”

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L’autogestione al Liceo G. GalileiYlenia Crupi 1ª A (sede Liceo G. Galilei - Spadafora)Ad un anno di distanza il Li-ceo Scientifico “Galileo Gali-lei”, sede associata dell’Isti-tuto d’istruzione Superiore “Francesco Maurolico” di Messina, ha operato nuo-vamente, da lunedì 9 Di-cembre 2013, in autogestio-ne. Quest’anno, però, la forma di protesta che si è protratta fino a giorno 13 Dicembre si è attuata senza un accordo con la dirigenza.

A spiegare le motivazioni di tale scelta che coinvolge tra la sede centrale di via Nuova Grangiara e il plesso scola-stico “Aristide Gabelli” di via Acquavena 466 studenti, sono stati i due rappresen-tanti d’Istituto, Pietro Pino (5B) e Giada Giacobbe (5E), e l’assessore alla Consulta, Serena Buccoliero (4 A): “ Abbiamo deciso di propor-re l’autogestione come for-

ma di protesta che potesse coinvolgere anche il corpo docente, ma purtroppo non abbiamo ottenuto un totale appoggio da parte di tutti gli insegnanti. La dirigenza si è dichiarata contraria poiché sostiene di non poter ap-poggiare una protesta che implichi una sospensione dell’attività didattica. La pre-side ci aveva proposto di passare la settimana svol-gendo le prime tre ore normalmente in classe e le

ultime due facendo attività alternative, ma abbiamo ri-fiutato.”

-“Quali sono le motivazioni di questa autogestione?”

“Oltre al fatto che esistono evidenti problemi interni all’ Istituto, contestiamo che la Provincia abbia tagliato fondi importanti. Inoltre abbiamo pensato di inserirci nel mo-vimento studentesco “Aut” ,

che si è fatto promotore del-la manifestazione pomeri-diana del 2 Dicembre, con-clusasi con un’assemblea in Piazza Duomo a Messina, alla quale sono stati invitati il magistrato Ingroia ed il Pre-sidente della Regione Cro-cetta. La nostra autogestio-ne – hanno ribadito - è an-che una risposta all’indiffe-renza mostrata dal Presiden-te Crocetta”

-“Quale è stata la vostra proposta di attività scolasti-ca?”

A partire da lunedì sono stati aperti dei laboratori su sva-riate discipline attraverso i quali ogni giorno sono state affrontate diverse tematiche finalizzate allo sviluppo di una coscienza critica ( Diritto e protesta, mafia, felicità, discriminazione, giovani e futuro). In questo modo ab-biamo intrapreso una didat-tica alternativa, un appren-dimento basato sul confron-t o . – “E per quanto riguarda la sicurezza?”

“Ci siamo attenuti al regola-mento d’Istituto. Abbiamo collocato diverse postazioni : 4 ragazzi all’ingresso, 7 al piano terra e 7 al primo pia-no per prevenire atteggia-menti nocivi come il fumo, garantire la sicurezza inter-na, evitare disordini.”

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È un economicidio! Paolo Barnard presenta a Giarre il programma ME-MMT e si concede al Koiné

Francesco Abbadessa 4ª CVincenzo Oliveri 4ª C

Accorato, preciso, mai diva-gatore e affabile. Così si presenta Paolo Barnard nel corso del convegno “È un economicidio!” tenutosi presso l’ITIS “E. Fermi” di Giarre e, mentre discute ri-guardo ai problemi del mo-dello economico europeo e alle conseguenti soluzioni, non cerca mai di evitare le domande difficili, i dubbi e le perplessità del pubblico pre-sente, rispondendo con una calma invidiabile. Giornalista freelance laureato in Psico-logia, ha dapprima lavorato come corrispondente estero per molti fra i maggiori quo-tidiani italiani tra cui La Stampa, Il Manifesto, Il Cor-riere della Sera, Il Mattino e La Repubblica per poi pas-sare alla RAI, in cui è appar-so per 14 anni partendo da Samarcanda nel 1991, in occasione della Prima Guer-ra del Golfo; è stato uno dei fondatori nel 1994 della tra-smissione Report, con la quale ha collaborato per dieci anni, per approdare poi a Rai Educational, da cui si è autosospeso in seguito al caso “Censura Legale”. Nel 2011 pubblica “il Più Grande Crimine”, per mezzo del quale riesce a diffondere in Italia il programma della MeMMT (Mosler Economics - Modern Money Theory), scuola di economia di stam-po Keynesiano e dal 2013 è ospite fisso nel programma televisivo La Gabbia, con-dotto da Gianluigi Paragone.

Lei ha parlato nel corso della conferenza non solo di golpe economico - finanziario, ma anche democratico e costi-tuzionale, crede siano una conseguenza l’uno dell’altro e in quali termini si è evoluta la situazione?

“L’elemento economico è la prima considerazione, è sta-to il disegno di un’egemonia economica che ha necessi-tato la distruzione della de-mocrazia. Perché, se aves-sero permesso ai parlamenti di rimanere sovrani, alla poli-tica di rimanere pienamente sovrana, ci sarebbe stato il pericolo che un paese, co-me ad esempio la Francia, che nel 2005 ha rigettato la costituzione europea, potes-se sfasciare il disegno. Dun-que la prima cosa da fare era distruggere la sovranità parlamentare e costituziona-le dei paesi dell’Eurozona, mediante i trattati, ma il tutto in funzione di un disegno economico che conducesse all’egemonia economica. Se tu vuoi accaparrarti la torta, devi mettere le manette ai parlamenti perché altrimenti potrebbero intervenire ed impedirti di rubarla. In ultima analisi, è un disegno di natu-ra unicamente economica che si trasmette alla politica impedendole di intervenire e rendendola serva. “

Il comportamento tenuto dalla BCE e degli organi economici europei nei con-fronti dell’Italia nell’ultimo scorcio del governo Berlu-sconi, anno 2011, viene da lei presentato come un ricat-to. Chi ne trae vantaggio?

“Il vantaggio era di questi tre potentati economici europei (gli speculatori finanziari, le industrie neo-mercantili te-desche, e i privatizzatori), che beneficiano comprando beni pubblici a pochissimo perché sono svalutati dalla crisi economica. L’idea fon-damentale era di fare accet-tare al governo italiano, già allora, i pacchetti di austeri-tà, quindi di impoverimento nazionale, per poi far fruttare queste tre classi di specula-tori, già durante il governo Berlusconi, prima ancora che lo facesse Monti. Nel momento in cui Berlusconi non ha avuto la forza politica di applicare le austerità lo hanno fatto fuori in un vero e proprio colpo di stato finan-ziario, costringendolo, con lo spingere la situazione dei titoli di stato italiana ad un livello insopportabile, a di-mettersi e hanno portato un uomo che ha accettato le austerità.”

Il presidente Napolitano in-sieme all’ex premier Mario Monti e all’ex ministro del lavoro e delle politiche socia-le Elsa Fornero viene da lei definito “Criminale”, avendo favorito le prima citate lobby di potere. In che modo ciò è avvenuto?

“Questi politici hanno porta-to all’interno del parlamento italiano e nella legge italiana, le leggi anti – cittadini, anti – democrazia, pro elite, che sono funzionali a queste lobby; per esempio la messa in atto del pareggio di bilan-cio, la riforma delle pensioni, l’aumento delle tasse. Co-

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storo sono dei funzionari, in sostanza concordi con la cerchia finanziaria in quanto uomini provenienti dalla stessa casta: la Fornero vie-ne dal mondo delle grandi assicurazioni private interna-zionali, Monti dalle banche (da Goldman Sachs in parti-colare). Dopo essere entrati nei governi, disegnano le misure che questi gruppi finanziari vogliono e, fini-to i l loro mandato, escono dal governo, rientrando nel sistema finanziario.”

In sintesi, dal suo punto di vista, l’Europa è tutto un complotto, tutto un progetto finalizzato al favoreggiamento di que-sti poteri forti, alla distru-zione della figura del cit-tadino indipendente, della sovranità degli sta-ti, non c’è nulla di buo-no. Ci saranno pure sta-te delle persone che ci hanno genuinamente creduto, noi ragazzi stessi, la nostra genera-zione, ai quali anche lei si rivolge; noi siamo di fatto figli dell’Europa, dei progetti Era-smus, Leonardo, i quali in definitiva contribuiscono alla nostra crescita. Ma qual è il confine fra il complottismo dei grandi poteri forti e il rea-le interesse della gente, ri-guardo a ciò che rappresen-ta l’Europa anche in senso ideale?

“Beh io ti posso rispondere così; tu dici di essere figlio dell’Europa, dei progetti Erasmus, ecc., quindi c’è anche del buono. Questa Europa ha creato il 42 % di disoccupazione giovanile; tu, così, che futuro hai?! Lascia perdere l’Erasmus. Capisci

come è il gioco?! Loro crea-no una struttura che dà via dei pezzettini di cioccolata, perché non possono avere la faccia di mettere in atto un golpe in modo manifesto. Ti danno un’apparenza di de-mocrazia, dei regalini: finan-ziamenti europei all’agricol-tura, per l’energia rinnovabi-le, per l’istruzione. Ti danno 10 pezzi di cioccolata e nel

frattempo ti rubano miliardi. E allora il pubblico, che non è consapevole della rapina perché non conosce i siste-mi monetari e finanziari, ve-de che in fondo in Europa c’è qualcosa di buono: le sentenze a favore delle cop-pie di fatto o le leggi contro la discriminazione razziale, che sono briciole cosmeti-che dietro alle quali rubano almeno cento volte di quan-to danno.”

La nostra stessa scuola, il liceo Maurolico, è uno degli istituti più rinomati della pro-vincia; buona parte delle no-stre dotazioni scolastiche sono state fornite dai finan-ziamenti stanziati dall’UE.

Anche questa è una di quelle briciole?

“Certo. Guarda come è conciata la Sicilia, l’istruzio-ne, le università. Voi studenti come noi in passato abbia-mo manifestato in più occa-sioni, contro la riforma Gel-mini, ecc. Sono anni che portiamo avanti questo tipo di protesta. Ed è chiaro che

queste briciole che re-galano al mondo dei giovani e dell’istruzione, rispetto a quello che po-trebbe fare uno stato impostato secondo il modello proposto dalla ME-MMT, che potrebbe creare un mondo di istruzione ideale, univer-sale, finanziato, tecno-logico, senza limiti di spesa. Perché il miglio-ramento del mondo del-l’istruzione comporta un incremento del PIL. Non vi fate impressionare. Non mi si può venire a dire che il mondo del-l’istruzione funzioni: ab-biamo una catastrofe

universitaria, i licei non han-no mezzi, vengono organiz-zate manifestazioni dapper-tutto. “

Come facciamo a coinvolge-re i nostri coetanei ad infor-marsi su un tema così scot-tante ed allo stesso tempo attuale?

“Facendo semplicemente un ragionamento che faccia leva sulla loro intelligenza, nella fattispecie incitandoli a chiedersi qual è la reale si-tuazione nella quale versia-mo. “State bene? Siete soddisfatti? Non vedete che c’è qualcosa che non va? Incitateli.”

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Messina e lotta per il diritto alla vitaIn un mondo civile può esserci la pena di morte?

Giulia Graziano 4ª C

Pena di morte significa ven-detta, omicidio, ingiustizia: vie che Art ha deciso di non percorrere, vie che tentano ogni uomo per natura, vie che distolgono gli animi dal raggiungimento della pace e della giustizia. Voglio rac-contarvi la storia di un uo-mo, che nella sua semplicità e nella sua umanità rappre-senta un esempio per tutti noi e che merita di essere ascoltata, al di là della no-stra posizione riguardo alla pena di morte. Una storia che commuove, che sor-prende, che sottolinea come la grandezza possa emerge-re anche nel dolore. Arthur Laffin è un cittadino ameri-cano, vive e lavora a Was-hington DC, in una piccola comunità cristiana che si occupa di aiutare senza tet-to e poveri. 14 anni fa un evento tragico ha cambiato per sempre la sua vita: ha p e r s o s u o f r a t e l l o . All'uscita di un supermerca-to Paul è stato assassinato dalla pugnalata di un senza tetto con problemi mentali, Dennis Soutar, che spesso aveva frequentato la mensa per poveri dove la stessa vittima prestava servizio. L'uomo è stato giudicato incapace di intendere e di volere ed è stato condanna-to a scontare sessant'anni in un ospedale psichiatrico giudiziario. Se il verdetto

fosse stato diverso, se non fosse stata riconosciuta la sua malattia psichica, Den-nis sarebbe stato condanna-to alla pena di morte. Art ha pregato per Dennis e ha in-contrato la famiglia dell'as-sassino, sostenendo che "il miglior modo per onorare suo fratello fosse prevenire la violenza, e non replicarla". "Killing Dennis Soutar will never bring my brother back" ("Uccidere Dennis Soutar non riporterà in vita mio fratello"): Art ha provato dolore, rabbia, rancore, si é chiesto perché proprio a suo fratello, perché in quel mo-mento, ma ha trovato la for-za di superare tutto ciò, di continuare a lottare per qualcosa in cui crede, l'abo-lizione della pena di morte, anche nel momento in cui avrebbe potuto abbandona-re il suo progetto, rinunciare ai suoi ideali e cedere al-l'istinto. Anche il Connecti-cut, lo stato in cui vive, ap-pena un anno fa si è aggiun-to alla lista dei paesi aboli-z i o n i s t i . L'incontro con Arthur Laffin, che ha visto protagonista quest'uomo e la sua storia, si è tenuto giovedì 21 No-vembre presso la facoltà di giurisprudenza dell'università di Messina, in occasione dell'anniversario della prima ufficiale abolizione della pe-na di morte: il 30 novembre 1786, nel Granducato di To-

scana. Proprio la nostra pe-nisola fu la culla di un rinno-vamento giuridico e sociale di tale portata, grazie a per-sonaggi come Cesare Bec-caria, autore de Dei delitti e delle pene, e il granduca Pietro Leopoldo. L'Italia, inoltre, abolì la condanna capitale nel 1889, e tuttavia questa fu reintrodotta duran-te le guerre mondiali e il re-gime fascista, fino a quando, dalla Costituzione (1946) e dal codice penale militare (1947) fu assolutamente vie-tata (art.27). Ma la situazione non è simile in tutto il mon-do, al giorno d'oggi:

-140 stati non applicano più la pena di morte (nella legge o nella pratica); -58 paesi non l'hanno anco-ra abolita;negli USA: -32 applicano ancora la pe-na capitale; -1355 condannati sono stati giustiziati dal 1976; -507 tra questi solo in Texas; -143 condannati sono stati rilasciati per innocenza dal 1973; -3108 condannati si trovano attualmente nel braccio della morte.

L'ITALIA È CONTRO LA PENA DI MORTE.MESSINA È UNA DELLE 1600 "CITTÀ PER LA VITA".E TU?

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FuturoEmanuela Ruggeri 1ª B

Una parola, sei lettere che ormai sono entrate a far par-te del nostro linguaggio co-mune, facendo rabbrividire tutti coloro che fra qualche anno si affacceranno all’im-pegnativo, duro e spesso cupo mondo del lavoro. Da bambini aspiravamo ad es-sere principesse e supereroi, poi le nostre fantasie preve-devano mestieri im-portanti ma più rea-listici fin quando, crescendo, g l i eventi di cronaca, di economia, la politi-ca, le stragi ci por-tano a rimpiangere gli anni della cosid-detta spensieratez-za. Quel futuro ap-pagante a cui guar-davamo con fiducia e che fino a poco tempo fa ci sembra-va pura realtà ci ac-corgiamo che era solamente un’illusio-ne bella e buona: la carenza di lavoro e di risorse, anche per il solo sostentamento, sono ormai problemi troppo diffusi che sembrano irrisol-vibili. Essi, inoltre, si manife-stano con frequenza sempre maggiore fino a creare un vero e proprio squarcio al-l’interno della popolazione e, in casi estremi, assistiamo a suicidi, a numerosi atti di-sperati e drammatici. Sono ormai troppi i lavoratori che si ritrovano in cassa integra-

zione o licenziati; la maggior parte di loro ha una famiglia a cui non può dare i beni necessari per la sopravvi-venza. Si, esatto, sopravvi-venza: questo è un termine che mi ricorda l’uomo primi-tivo che viveva seguendo solo “l’istinto di conservazio-ne” ed è così strano essere costretta ad utilizzarlo oggi nel nostro mondo evoluto. Posso solo immaginare cosa

si debba provare a dovere dire ai propri figli, probabil-mente cresciuti nell’agiatez-za, che non ci si può più permettere cose essenziali perché non ci sono più soldi, perché un giorno, di punto in bianco, si è stati licenziati. La situazione attuale ci porta a temere che il futuro che si prefigura per la nostra ge-nerazione non sarà certo migliore, anzi … probabil-mente tenderà a peggiorare. Immagino un paese che ver-rà governato da persone

impreparate a svolgere de-terminate cariche (non che ora sia meglio!) e ciò sarà frutto dei tagli che oggi si operano pesantemente sul-la scuola, sulla formazione, sul nostro domani. Immagi-no una popolazione costitui-ta prevalentemente da an-ziani, perché oggi le famiglie non possono permettersi di crescere più figli, per cui il tasso di disoccupazione sa-

rà sempre più eleva-to . Probabilmente stiamo vivendo un periodo in cui è diffi-cile non essere ne-gativi ma mi rifiuto di rinunciare alla spe-ranza che la situa-zione cambi. Anzi, no, non s i deve “sperare” ma biso-gna agire oggi per non farci rubare il nostro domani. Se è vero che “Il futuro siamo noi” (e nessun a l t r o ) , a b b i a m o

un’enorme potenzialità tra le mani che potrebbe splen-dere tra le numerose ombre di questi tempi: poter cam-biare tutto a partire da noi differenziando i nostri pen-sieri e comportamenti da quelli che oggi costituiscono quella cultura generale che ha portato a questo degra-do. Sono convinta che è an-cora possibile dipingere un quadro ancora bianco di ciò che vogliamo, per prendere il volo verso il nostro futuro!

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Brunella D’Andrea 4ª E

Per inaugurare il nuovo se-colo due grandi pensatori quali Galileo Galilei e Francis Bacon decidono entrambi di recarsi in Grecia, terra-ma-dre della scienza antica. En-trambi si trovano ovviamente a visitare il Liceo di Aristote-le, l’uno pieno di ammirazio-ne nei confronti di un grande punto di riferimento e mo-dello per il metodo d’indagi-ne dell’età moderna, l’altro passivamente guidato da un turistico imperativo di “dover visitare”.Bacone, soffermatosi di fronte ad una statua del pensatore antico: «Il marmo di quest’opera, così raffina-to, ben lavorato, così pret-tamente inutile, riflette bene anche il tuo pensiero, Aristo-tele, che passasti la vita a costruire fantasie, superbo nel tuo pensiero, a dare adi-to a parodie di scienza. Filo-sofia, parole al vento, di questo ti occupasti; della costruzione di un’enorme e ben lavorata statua di mar-mo, piacevole alla vista, ma arida, priva della minima utili-tà nell’immediato. Essa non cresce, resta ferma in Gre-cia, ove menti utopiche quali Platone ed Aristotele, ap-punto, hanno permesso, ahimè, la costruzione di un pensiero fisso, fermo alla passiva imitazione dell’errore

che guarda al verticale tra-scendente, ignorando o trat-tando superfic ia lmente l’orizzontale immanente, to-gliendo tempo alla vera scienza e alla tecnica che costituiscono l’origine del progresso, l’essenza del pensiero utile, e che si ba-sano sul processo induttivo moderno, su esperimenti e osservazioni tecniche, non su un Aristotelico, superficia-le guardare e dedurre, privo di certezza, privo di osser-vazioni, di esperimento e, soprattutto, di gradualità e metodo. Eppure, Aristotele, sei paradossalmente consi-derato autorità assoluta.»Galileo ascolta ed immagina: ‘’Statua di Aristotele: «Fred-do, fermo, inutile il mio marmo, tu dici. Eppure si muove. E, se non parlassero le labbra di questa statua in mia difesa, lo farebbe un al-tro, ancora oggi nel 1600, citando il mio amato pensie-ro che tu dici effimero. Pove-r’uomo, che osa affermare che io non abbia indagato abbastanza il reale, quando, al contrario, mi occupai pro-priamente dei principi primi del reale stesso tramite la Filosofia, fondamento della scienza che, sola, non arri-verebbe all’essenza delle cose. Cos’è un grande uo-mo, degno di essere chia-mato tale, se non colui che si dedica alla Filosofia Prima,

all’ontologia, che indaga i principi primi dell’essere tramite un processo logico di cui, tra l’altro, tu ancora disponi, tu, che così critichi, ma da cui, da ipocrita, trai spunto.Sono passati due millenni da quando io per primo feci uso della logica, dei sillogismi nella mia analisi del reale, dell’essere fisico. Se non avessi messo a disposizione il mio pensiero, che tu dici infantile (che infante prodi-gio!), cosa ne sarebbe di te, adesso? Probabi lmente avresti paura di un neonato metodo scientifico, insicuro, privo di basi, abbozzato, rozzo e, consumeresti una vita vuota. Tu dici arida la Filosofia, io dico arida la scienza che su di essa non si basa. Osi rimproverare a me la mancanza di osserva-zioni scientifiche, di esperi-menti; giudichi il mio guar-dare e dedurre, superficiale e “privo di certezza”; ma co-sa sono i tuoi esperimenti senza quell’impostazione di pensiero che io per primo ho condotto in questa terra? Come osi riempirti la bocca con il termine “induttivo”, riferendolo a qualcosa di appartenente a te, alla tua generazione, quando io per primo teorizzai un metodo di pensiero che dal particulare arriva all’universale? Più prudenza, per favore.»

ARISTOTELE, GALILEI E BACONE…Un dialogo impossibile?

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Galilei: «Come dar torto a tali parole, caro contempora-neo. Nonostante ammiri, io per primo, i l progresso scientifico moderno, la tec-nica, l’invenzione, è pur vero che essi non si devono basare esclusivamente su un esperimento scientifico, ma è ne-cessario che manten-gano dialetticamente complementare la Filo-sofia che, come disse Aristotele, è fonda-mento della scienza e che, come la Teologia, si basa sulla Verità. Inoltre, chi ci permise di conquistare questo nos t ro pa t r imon io scientifico se non il metodo tramandatoci da Aristotele, di cui io stesso mi dico segua-ce e da cui acquisii quel modo di fare scienza basato sul si l logismo perfetto, cioè sulla matematica, senza la quale, in effetti, og-gi, non disporrei del metodo sperimentale ipotetico/de-duttivo?Caro Francesco, a te dico: Cosa sarebbe la scienza sperimentale da sola se non la si affiancasse ad esperi-menti mentali di tipo mate-matico che tu tanto trascuri? Tramite il mio metodo co-stringo la natura a risponde-re ad un capitolato di do-mande, cosa che anche tu fai e che io apprezzo molto per questo, ma il mio fine è

arrivare ad una legge. Di fat-ti, a cosa serve rispondere alle domande se le risposte non vengono applicate ad una legge più grande di tipo matematico? Ed ancora:

che ne sarebbe della scien-za, interessata all’utile, se non fosse animata a monte dall’amore disinteressato del sapere? Non rischierebbe di trascurare aprioristicamente cose che all’inizio magari inutili si riveleranno poi di grande importanza per l’umanità? Mi distinguo da te, invece, Aristotele, Mae-stro mio, pur avendolo potu-to apprendere proprio grazie a te, nel dare più spazio agli ‘’esperimenti’’, che costrin-gono la natura a rispondere

alle mie domande, sì che sensate esperienze e neces-sarie dimostrazioni proceda-no all’unisono. Empiria e Raziocinio dialetticamente insieme. Non abbattere il

modello Aristotelico, Francesco, non siamo dei nani sulle spalle dei giganti? Critica piutto-sto i suoi seguaci che, passivamente, imitano e non mettono in di-scussione dei precetti scientifici che, per quanto prodigiosi, ri-salgono a duemila anni fa e quindi non si av-valgono delle nuove scoperte.»Bacone nota lo sguar-do dell’uomo che lo fissa da un po’ e ri-cambia:” Buongiorno, sono Francis Bacon, provengo da Londra”.Galilei: “E’ un piacere fare la tua conoscenza . Sono Galileo Galilei, vengo da Pisa”.

Ah, se le statue potessero parlare …

“Per inaugurare il nuovo secolo due grandi pen-satori quali Gali-l e o G a l i l e i e Francis Bacon d e c i d o n o e n-trambi di recarsi in Grecia, terra-m a d r e d e l l a scienza antica.”

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Libertà è...Analisi sul significato della parola”libertà”

Futura Venuto 1ª B

Ho deciso di scrivere que-st’articolo dopo varie espe-rienze personali, quindi prin-cipalmente sarà più un ana-lisi personale che un articolo di cronaca. Spesso mi ritro-vo a pensare a vari concetti e idee, ultimamente a quello di libertà. Molto spesso que-sta parola viene fraintesa, ci consideriamo liberi quando sfuggiamo alle regole, quan-do viviamo con le nostre re-gole, incuranti di ciò che ac-cade attorno. Se ognuno la pensasse in questo modo, non si potrebbe certo vivere degnamente. Eppure acca-de molto spesso. Per me è un fraintendimento della pa-rola e in un certo senso an-che il suo contrario. Per es-

sere liberi bisogna rendere liberi anche gli altri. Citando Abbè Pierre ‘’Per essere li-beri bisogna innanzitutto sa-per rispettare gli altri’’. Que-sto per l’appunto non signi-fica pensare solo alla propria felicità, ma anche a quella di coloro che ci circondano. Ho appena citato la parola felicità. Secondo me è stret-tamente collegata alla liber-tà. Si può essere liberi ma non felici e felici ma non libe-ri, tuttavia sono una la causa dell’altra. Ognuno può sen-tirsi libero svolgendo attività tra le più svariate e strane: fanno parte del proprio es-sere. Spesso però, accade che in un gruppo di teena-ger , chi pratica qualcosa di diverso e particolare o sem-

plicemente la pensa in un altro modo, viene giudicato male e purtroppo il bisogno di non rimanere soli porta anche a rinunciare a ciò che ci rende liberi. Anche essere schiavi di una moda, del giudizio altrui, ma anche di una sostanza, significa non essere liberi. La libertà è un diritto che nessuno ci può togliere e che appartiene a tutti indistintamente, è un modo per convivere in pace con se stessi e con il resto del mondo, esponendo le proprie idee ed accettando quelle degli altri. La libertà non appartiene ad un essere soltanto, ma è un rapporto reciproco, parte costituente di una comunità.

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Le cadute della vitaPiccole riflessioni sui momenti bui della nostra esistenza

Giorgio Cardile 2ª C

Tutti nella nostra vita siamo caduti almeno una volta. Mi riferisco sia alle cadute che si fanno da piccoli quando si impara a camminare, sia a quelle quando provi ad an-dare in bicicletta senza rotel-le, e anche a quelle che ci buttano giù, ma dentro.

Vi è mai capitato di sentirvi come se steste cadendo in un pozzo senza fondo, oscuro e inquietante, e, mentre cadete, di guardare tutti i vostri cari dall'alto, mentre i loro volti, il loro ca-lore, si allontanano? Una volta caduti in fondo non è facile uscirne, anzi, c'è chi ci muore lí dentro. Ma in qual-che modo vi arrampicate sulle fredde e umide mura che vi circondano, e dopo infiniti sforzi ne uscite vivi, o quasi. Ma come vi sentite, se quando uscite non c'è

più nessuno ad aspettarvi? Come se tutti si fossero scordati di voi, come se fo-ste diventati una moda pas-seggera, o uno di quei regali di Natale tanto desiderati che poi dopo pochi mesi vengono dimenticati in un buio cassetto di una scriva-

n i a . A

quel punto vi rendete conto che il mondo, o meglio il vo-stro mondo, può andare avanti anche senza la vostra presenza, e forse adesso tutti gli altri stanno anche meglio senza voi. 'Una preoccupazione in meno' penserete. E probabilmente avete ragione. Non possia-mo pretendere di essere eternamente nella mente e nei pensieri di qualcuno, pretendere che quella per-sona ci appartenga e che sia legata unicamente a noi tramite un legame indissolu-

bile. Per quanto noi possia-mo amare una persona al punto di volerla proteggere dai pericol i del mondo esterno, di anteporre la sua-felicità alla nostra, sappiate che facendolo non fate né il suo bene né il vostro. Lei ha bisogno di sbagliare, ha bi-sogno di sentirsi libera, non di avere sempre un angelo

c u s t o d e a c c a n t o che le dica cosa fare e d o v e a n d a r e , p e r c h é p r i m a o poi quel-l ' a n g e l o d i v e n t a indes ide-rato, e per q u a n d o potessero e s s e r e

nobili i tuoi intenti, hai fallito miseramente, e quella per-sona adesso ti trova noioso, seccante, quasi la tua vista la turba. E tutto ciò che ti è rimasto di positivo da darle è sparire dalla sua vita, e ma-gari andare a rintanarsi in quel pozzo, che pensandoci, non era poi così male.

“Tutti nella nostra vita siamo caduti almeno una volta.”

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Paola Puleio 2ª A

Cari lettori, sono oggi in compagnia di un grande preside che ha segnato l’infanzia di noi fan-ciulli credo più di ogni altro insegnante... Sì, è proprio lui, il professore nonché pre-side della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Albus Silente! L’ex preside di Hogwarts ha gentilmente richiesto tramite posta bab-bana un’udienza con voi Mauroliciani per disquisire su come le nostre scuole siano simili. COME POTEVAMO RIFIUTARE? Ebbene siamo qui con il prof. Silente, ov-viamente non è possibile ai non maghi incontrarlo di persona e nemmeno con il mezzo del camino visto che purtroppo la scuola non ne è provvista e nessun camino comune possiede questa funzione; pertanto egli sta per prendere forma nella tv del laboratorio di audiovisio-ni.

Che onore, preside! Come potevamo rifiutare la sua proposta? Le dispiace se registro la nostra discus-sione in modo da far sape-re anche a coloro che non sono qui cosa sta acca-dendo?

Cara signorina, è per me un piacere poter disquisire con lei! Se è utile certo usi pure quelle cose che chiamate registratori! Strani aggeggi quelli dei Babbani...

Finalmente il mondo magi-co ha deciso di comunicare con noi Babbani! Ma c’è

una cosa che tutti si stanno chiedendo in questo mo-mento: come mai lei, presi-de, ex direttore della più grande e più nota scuola di magia, ha deciso di contat-tarci? Cerchi di compren-dere quello che voglio dirle: non sto affatto insinuando che la sua richiesta di co-municare con noi ci sia sgradita, anzi... Ma è un po’, come dire... Strano che un mago del suo livello contatti dei ragazzi non do-tati di poteri... Noi siamo abituati prevalentemente a coloro che si fingono maghi compiendo pratiche inutili e chiedendo denaro in cam-bio...

Penso anch’io che quella dei fattucchieri sia una brutta razza... Ma che dire: esisto-no e bisogna rassegnarsi, senza ovviamente venir tratti in inganno da tali plagi... Come dissi già al caro signor Potter, è inutile rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vive-re. Rispondendo alla sua domanda dico che il liceo classico “F. Maurolico” e la Scuola di Magia e Stregone-ria di Hogwarts sono uguali, o perlomeno simili!

Bene, ma perché crede questo? Insomma da voi si studiano materie come er-bologia, pozioni, dove c’è o meglio c’era quel gran-d’uomo di Piton a insegna-re trasfigurazione... Materie nemmeno contemplate in un qualsiasi liceo umano o meglio babbano... Sotto quali aspetti lei ritiene che siano simili?

Oh cara... Sotto infinite sfaccettature le nostre scuo-le si assomigliano! Vedi ad esempio dal punto di vista degli studenti: essi scelgono di venire nelle nostre scuole per ricevere una buona istruzione, fronteggiano delle difficoltà che sono per voi i compiti in classe o gli esami invece per noi i duelli e a vol-te L’Oscuro Signore... Impa-rano a ragionare e a prepa-rarsi alla vita... Per non par-lare poi della categoria dei professori che si dimostrano uniti nelle difficoltà, come successe a noi quando Vol-demort ci attaccò! E i nostri fantasmi che sono come i vostri bilelli, o come si dice!

Bidelli a dire il vero...

Sì loro... Che si dimostrano sempre a fianco dei ragazzi!

Effettivamente ci sono al-cuni punti in comune tra le nostre scuole, ma credo che questi siano standard comuni per qualsiasi istitu-to, sia esso il Maurolico o un liceo scientifico, un in-dustriale... Non vedo il per-ché notare queste similitu-dini proprio con il nostro liceo! Non intenda la mia come scortesia, e mi scusi se non riesco a capire il fi-ne di questa conversazio-ne.

Oh signorina, non credo af-fatto che lei sia scortese ed effettivamente è una cosa grandiosa quella che vi sto proponendo, non tutti la ca-piranno!

...

Intervista ad Albus SilenteUn incontro “magico”

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Insomma, vorrei che le no-stre scuole si unissero per creare un unico grande isti-tuto dotato di classi magiche e normali, dove ogni ragazzo potrebbe imparare! ovvia-mente ognuno con i suoi professori... Lo prenda co-me uno scambio culturale! Ho scelto proprio la vostra come scuola perché è molto antica. Si vede che è un edi-ficio costruito come i Bab-bani facevano una volta! po-trebbe resistere a qualunque attacco magico...So che è una proposta par-ticolare, ma immagini: sa-remmo tutti alleati contro i nemici di entrambe le cate-gorie! potrebbe essere straordinario!

Quindi ci sta chiedendo una sorta di alleanza? Credo che dovrebbe parlare di questo con la nostra presi-de, non con noi! non pensi che non siamo lusingati

dalla sua proposta, ma co-me ha detto proprio lei è insolita... Non posso far al-tro che riferirlo a chi di do-vere... Sa non è compito degli studenti stabilire al-leanze tra i vari mondi!

Oh... Mi rincresce molto! Cercherò di incontrare allo-ra chi si occupa di ciò! Scusi per il tempo che le ho fatto perdere cara!

Si figuri, mi rincresce molto ma la redazione del koiné non...

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN, DRIIIIIIIIIIIIN, DRIIIIIIIIIIIN...

Di immortales! Era la sve-glia... COME LA SVEGLIA? e la televisione, Silente, l’al-leanza?! Erano le sette del mattino e il mio tram sarebbe partito alle sette e dieci...

Non ebbi il tempo di riflette-re, ma appena fui alla ferma-ta razionalizzai che era solo un sogno... Un sogno lucido per l’esat-tezza, dove il “sognante” decide cosa fare durante il momento onirico! Ma che pazzia!

A chi potevo raccontare una cosa così incredibile se non a voi? Sarebbe stato co-munque fantastico incontra-re un mago che addirittura voleva allearsi con noi! In effetti però si respira un’aria strana a scuola... Salendo quelle scale ogni tanto pen-so a chi le ha percorse pri-ma di me: quanti professori, ragazzi, persone che sono diventate qualcuno e perso-ne che sono state dimenti-cate... Sorge spontanea una domanda: sarà anche la no-stra scuola un po’ magica nel suo contesto? Una Hogwarts babbana?

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Angolo della Poesia

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Carceri

Pallide luci in mezzo ai vignetisono le tracce dei tanti poetisono i ricordi nascosti dal verdesono le carceri in mezzo alle siepi.E chiuderanno a chiave le porteriscuoteranno ciò che è dovutoe lasceranno marcire in un angolochi reca canti da sconosciuto,e obbligheranno morti di ferrodietro le sbarre degli edificima non chiuderanno i loro pensierifuochi di luce tra carboni spenti.E impiccheranno in tutte le piazzele idee di pace e libertàma chi ad osservare starà senza fiatovedrà dissolversi la cittàcome covoni in mezzo ad un prato.E bruceranno le carceri duree costruiranno case e giardininon più camerate in mezzo alle siepisolo i ricordi dei vecchi poeti.

Gregorio Scrima 2ªC

L’Angolo della Poesia

Foto di Gabriele Nicosia

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Angolo della Poesia

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Europa

Scruta nel tramonto dell’umanitàl’amaro ciclodella dolce vita.Pondera ed operarimembrandole parole, le azionicon le qualii tuoi avi fabbricaronodella tua nuova casa,le chiavi.Agisci nella presenteincertezzasotto lo sguardodell’impotente antenatodavanti agli occhiscaltri della tuadiscendenza.L’Europa è il tuo giardino,o cucciolo d’uomo,figlio del Mediterraneo,che ti inerpicastisull’Olimpo persalutare l’Universo.Sei cittadino del mondoallevato da Nazioni sorelle,che ostacolile ingiuste stragiper una pace perpetuanella fucina delle idee.Non ci arrestaronole guerre di espansione,né quelle di religione;non ci fermerà adessola guerra per le ultimegocce di petrolio. Dimostriamocicapacidi apprenderedalla storiavalori eterni,

di impararedalla filosofiaa vestircidelle ali del futuro,di trasmetterecon la letteraturae con le artisentimenti, passioni,ingenuo stupore,sincera meravigliaper la vita semplicee straordinaria,di comunicarescoperte scientificheper il benessere comune.Ricominciamo ad amarele diverse fisionomie, i colori chiari e scurigiacché il cuoreche si commuoveper le aurore boreali,per un arcobaleno,per un paesaggio dipinto,per le note di una sinfonia,per una morbida curva di marmo,per una mera parolanel silente vuoto cosmicoè il medesimo.

Andrea Santoro 5ª F

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Κοινή Angolo della Poesia

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Homo Occupans

Foissi un v’u rissi mai nudduma pì fari l’incontrici si po’ viriri pururopu a scùala,u sacciuvennu ddulurusisuprattutto picchìri soliton’inniemu a casaa sturiari tutti chiusi…Oimmai addiventò nà tradizìuani,tutti riciunuchi sìanza chiistali picciotti un pozzunuaddiviintari omini,infatti sicunnuquaicchi teoriacu si fa sulu ddù junnatir’occupazìuaniarrieista un metro e ventio un capiscicchiù l’italiano,c’è puru un casor’un picciottuc’un s’arricuiddavacchiù cu erama sapìava pì cu vutari a l’elezìuanir’a prossima primavera.A paitte u babbìosi po’ occupariquannu c’è nàraggiuni giuista no picchì accaittaruun quatru ìdumila anni fachi cuista, ma àsturiastivu a storia?Si proteista quannu

un ti peimmettunumanch’ i ciataripicchì si proteistie t’u fannu farisignifica c’àtò richiestaun ni fa dannu!Pì capiri chi staicuippendu u sistemaa sentiri a gentichi ti rici vuciannu“Basta addiviintaistiun problema!”Ma ricu ioun si po’ fariautogestìuani?Accussì si sturìae ci s’insignachiddu chista succirìannusìanza ca iccamu vuciaccussì, pì “farci sentire” nà simana ogni annu.Pì riri chi semu crisciutiunn’avemu bisognur’occupazìuani o ri manifeistazìuanipì foizza!N’abbaista sturiari sìanza soista!Baista chiacchiarari!Aunn’è a serietà?L’aviti a finiricu sti minchiati,scinniti ristu tagatà!

Andrea Santoro 5ª F

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Voci di Corridoio

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Paola Puleio 2ª A

Oh, ma che gioia... Cammi-niamo per i corridoi e sen-tiamo musica... Entriamo in aula magna e sentiamo mu-sica... Ormai abbiamo anche il piacere di suonare grazie all’aula adibita agli strumen-tisti durante l’occupazione, che giustamente si chiama “aula musica”. E sapete qual è la cosa bella??? HANNO CAPITO FINALMENTE CHE NON CI VUOLE LA MUSICA CLASSICA PER ATTIRARCI! Già perché in effetti per i ra-gazzi con i polsini degli AC DC, le felpe stile “la musica sono io”, i jeans e le conver-se, la musica non si ascolta stando fermi immobili e os-servado un tizio in giacca e cravatta che si “esibisce”... Apprezziamo dal profondo le soavi sinfonie di Beethoven e di Chopin... Ma a noi roc-chettari tutti chitarra e batte-ria, che vediamo un piano-forte come uno strumento da improvvisazione, dove bisogna sentire il cuore che batte all’unisono con ciò che si suona e con il nostro caro

piede sinistro che è meglio di un metronomo e che bat-te il tempo, sinceramente piace esternare noi stessi suonando o ascoltando la musica. La cosa bella è, cari lettori, che per due giornate la nostra scuola è stata inondata da quello che la musica supplica di rendergli: le nostre emozioni!Mai vista in due anni un’aula magna tanto piena di gen-te... Non come lo scorso anno, di persone prossime all’altra vita, ma bensì di fan-ciulli aitanti che finalmente hanno visto pianoforti e chi-tarre, bassi e violoncelli che, in sintonia tra loro, ci face-vano percepire le stesse emozioni dei loro strumenti-sti. Ebbene la nostra amata scuola ha visto come prota-gonisti di due pomeriggi passati in compagnia della musica, una jazz band com-posta da voce, piano, chitar-ra e basso con l’intervento di un sax. Tra gli strumentisti ha preso parte nell’esecu-zione dei brani rivisitati in chiave jazz dei Beatles e di molte altre canzoni la pro-

fessoressa Ersilia Dolci, do-cente di lettere nel nostro istituto, al pianoforte. Tra il pubblico era palese la par-tecipazione di tutto l’uditorio, coinvolto e trascinato dalla ritmata musica; il secondo pomeriggio vede invece pro-tagonista un’altra pianista, Gilta Buttà, accompagnata al violoncello da suo marito, Pincio (chiamato affettuo-samente così dalla donna): i due si sono divertiti suonan-do melodie note a tutti, mol-te tratte dalle colonne sono-re dei film di Tornatore, con il quale la pianista ha lavorato per un lungo per iodo. Quando il programma del concerto era stato eseguito, il pubblico ha richiesto nu-merosi bis, e i bravissimi musicisti hanno soddisfatto a pieno la richiesta dei pre-senti, spaziando anche nella musica classica, hanno chiesto però il permesso quindi glielo possiamo con-sentire, su!Senza alcun dubbio l’ascol-tare buona musica, così come il suonarla, è una grande ricchezza, e noi ra-gazzi, grazie alle offerte che la nostra scuola ci propone gratuitamente all’interno dei locali scolastici, possiamo avvalercene e ampliare il no-stro bagaglio culturale, che man mano spazia sempre di più in ogni categoria. Speriamo che i prossimi concerti in programma ci coinvolgano come successo in quelli che hanno fatto da colonna sonora al primo quadrimestre che ahimè o per fortuna, in base ai punti di vista, sta per volgere al termine.

AAA Invasione musicistiMaurolico e Musica

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Κοινή Spazio AUT

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Francesco Abbadessa 4ª CGiulia Graziano 4ª C

“Solo le persone superficiali non giudicano dalle appa-renze”

Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”

Aut, fin dalla sua nascita, ha fatto molto parlare di sé. Un progetto che, sebbene in un primo momento sia stato supportato da un numero piuttosto esiguo di studenti, in breve tempo si è trasfor-mato in un vero e proprio fenomeno di massa, che ha coinvolto buona parte degli istituti superiori di Messina e provincia. Considerando dunque la sua evoluzione nel corso di quest’anno, gli am-biti in cui ha operato, gli ideali sui quali si poggia e gli obbiettivi che si è prefissata, ci siamo chiesti: “Cosa è stata prima e cosa è adesso realmente Aut?”. Per rispon-dere ad un così complesso quesito, ci siamo rivolti a Sonny Foschino, presidente nazionale dell’associazione “Peppino Impastato” e ispi-ratore di Aut.

“Quale è stato il tuo ruolo nel corso della nascita, formazione e vita del progetto di Aula Aut Mau-rolico?”

“Tutto è nato dall’occupa-

zione dell’anno scorso, nel corso della quale l’associa-zione “Peppino Impastato” ha sempre portato avanti dei progetti scolastici, dove si apporta un contributo so-stanziale su quella che è la storia dell’antimafia. Nasce al Maurolic,o perché il 29 Novembre dell’anno scorso tenni una conferenza sulla trattativa stato mafia che ebbe particolare successo. Per questo motivo dopo le vacanze, fui ricontattato da un gruppo di studenti della vostra scuola che mi dissero di voler dar vita a qualcosa di duraturo. Il progetto partì il 30 Aprile con la conferenza da me tenuta. Il mio era ed è tuttora un ruolo di indirizzo e di collante che deve cercare di mettere d’accordo tutte le componenti della società che man mano si avvicinano a questa corrente di pensie-ro. Non ci sono vertici nel-l’Aula Aut, ci sono dei porta-voce.”

“In più occasioni nel cor-so del progetto di Aula Aut, che implicitamente si presenta come apolitico, sono stati fatti chiari rife-rimenti di natura politica, in merito in particolare alla vita privata dell’ex premier Berlusconi e in secondo luogo, in data 23 Luglio 2012, è stato linka-to un vecchio articolo

inerente la vicenda di Al-fano allora segretario del PDL e della sua parteci-pazione al matrimonio di un boss mafioso. A tuo parere non ravvisi una presa di posizione se non chiara perlomeno em-brionale?”

“Nelle conferenze in cui la tematica affrontata era la trattativa stato - mafia, i pri-mi incontri hanno in effetti potuto dare una parvenza che il progetto potesse es-sere schierato con la sini-stra, ma in realtà non è così, perché all’interno dell’Aula Aut e di Aut in generale non c’è gente che abbia avuto trascorsi politici, per un’ov-via ragione: proponendosi come un’alternativa rispetto a tutto quello che è stato creato fino a questo mo-mento, è problematico attin-gere da quelle ideologie pre-costituite che ci siamo ritro-vati innanzi; per tale ragione non è tanto il volere apparire come un movimento schie-rato a sinistra, ma voler es-sere critici nei riguardi di quelle che sono le malefatte della politica partitica e pre-costituita che ci ha precedu-to. Ci sono state occasioni in cui abbiamo preso le di-stanze da vari personaggi del panorama politico sicilia-no, provinciale e cittadino, tuttavia non abbiamo mai

Il Movimento AUT non esiste!Il percorso di un progetto scolastico diventato una corrente di pensiero

“Il mio era ed è tuttora un ruolo di indirizzo e di collan-te che deve cercare di mettere d’accordo tutte le compo-nenti della società che man mano si avvicinano a questa corrente di pensiero.”

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guardato allo schieramento, ma all’operato. Aut è un progetto politico, ma non un progetto partitico, perché noi ritroviamo nella parola “politica” il senso originario; nelle πόλεις la politica era condotta con la metodologia Aut: con le agorà, le pubbli-che assemblee aperte a tut-ti. Aut è un progetto alterna-tivo rispetto a tutto quello che c’era prima. Rinchiuder-si all’interno di una segrete-ria è qualcosa che limita; quando le idee sono libere e sono disinteressate, pulite, non vi è la paura da parte di chi le esprime di farsi sentire dagli altri.”

“Qual è stato e qual è il rapporto fra il progetto Aula Aut e l’amministra-zione Accorinti? L’attuale sindaco da una mano ai giovani? I problemi che sono sorti in occasione del concerto organizzato nell’ambito della “Tre giorni per Borsellino” ine-renti il mancato sostegno da parte delle istituzioni comunali, la mancata presenza del sindaco e la

vicenda del ragazzo cac-ciato dall’ufficio del pa-trimonio, hanno in qual-che modo inficiato il rap-porto con il primo cittadi-no e l’amministra-zione ed in generale han-no cambiato la vostra opinione sulle suddette?”

“Inizialmente quello con Ac-corinti è stato un rapporto di col laborazione, tenendo presente il passato da attivi-sta del neo – eletto sindaco. Tale rapporto si è di fatto incrinato in occasione dei fatti della “Tre giornate per Borsellino”, durante la quale, sia nel corso della fase or-ganizzativa, come l’assenza del punto luce e la denuncia informale portata avanti da un ragazzo di Aut, sia nella corso dello svolgimento ef-fettivo dell’evento, abbiamo notato da parte di palazzo Zanca una totale chiusura, tanto è vero che nessun rappresentante dell’ammini-strazione Accorinti si è pre-sentato la sera del concerto. Il nostro rapporto ora è idil-liaco perché in occasione di un evento svoltosi a Barcel-

lona P.G. grazie all’intervento di personaggi come Sonia Alfano e Antonio Ingroia, immed ia tamen te dopo l’uscita dell’articolo de “I ra-gazzi di aula Aut abbando-nati da palazzo Zanca”, il primo cittadino ha chiesto di ricominciare dal principio affinché queste situazioni non si potessero più ripete-re, tanto che si è pensato di creare un progetto che cre-do partirà da Gennaio: un open night di palazzo Zanca ogni mese dove poter fare aggregazione.”

“Secondo te è una casua-lità il fatto che negli arti-coli scritti riguardo al progetto Aula Aut venga prima nominata l’asso-ciazione “patrocinante” Peppino Impastato, della quale tu sei presidente, e solo dopo il progetto Aut?”

La denominazione “Aula Aut” passerà addirittura a terza, perché bisogna tenere conto di un contesto nel quale ci sono organizzazioni precostituite. L’aula Aut si è mossa burocraticamente

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con l’associazione “Peppino Impastato”, ma nel contem-po è nato qualcosa che è più grande di tutte e due: Aut come corrente di pen-siero, che adesso ha il suo ufficio stampa; prima infatti la stampa divulgava secon-do quelle modalità, perché i comunicati venivano emessi dall’ufficio stampa dell’asso-ciazione “Peppino Impasta-to”, cui referente e autore è Claudio Panebianco. Nulla di strano perché è naturale che sia così, in quanto Aut ripor-ta il nome della radio di Peppino Impastato.

“Il 29 settembre nasce il Movimento Aut, che si definisce <<Coordina-mento di studenti e di au-le autogestite messinesi, organizzato sotto forma di sindacato studentesco, in collaborazione con l'Associazione Peppino Impastato e con l'Unione degli Studenti.>> Questa è però a nostro avviso una definizione poco chiara. In effetti il movi-mento Aut cos’è?”

“Dimenticate questa defini-zione. Non esiste più. Due giorni fa è stata la prima vol-ta che ho visto le info della pagina e mi sono vergogna-to, in quanto lì viene descrit-ta la cosa più brutta che c’è all’interno di Aut, cioè il sin-dacato studentesco; ma questo non era lontanamen-te fra i nostri pensieri. Nella fase embrionale della forma-zione del movimento, il qua-le aveva raccolto fra le sue fasce gente proveniente da moltissime altre realtà, di si-nistra, destra, estrema sini-stra ed estrema destra, ci fu un gruppo di ragazzi che

propose la collaborazione con l’UDS. Io sono sempre stato contrario sia a questa collaborazione, sia a quella con altre realtà precostituite, perché in Aut vedo qualcosa di leggermente diverso, qualcosa che cammina con le sue gambe, a sé stante, che è di tutti e appartiene a tutti. Aut non è un sindacato studentesco, non è stato in passato e non è tuttora divi-so come un sindacato stu-dentesco, tanto è vero che ho indirizzato un’e–mail al gestore della pagina dicen-dogli che avremmo dovuto o modificare radicalmente la pagina o chiuderla.”

“Quindi in questo fran-gente ci sono delle con-traddizioni evidenti fra la versione ufficiale e ciò che tu dici sia realmente Aut.

“Verissimo. Infatti Aut è un’ideologia, una corrente di pensiero. Il movimento Aut non esiste. La nuova pagina sarà A – U – T.”

“Partendo da questo pun-to, se Aut è un movimen-to studentesco …”

“No, non è più nemmeno un movimento studentesco, ma lo è nella misura in cui è composto anche da studen-ti, in quanto la protesta in una città non riguarda sem-plicemente un ambito come quello studentesco. So che è difficile da comprendere, ma per capire bisogna vivere questa realtà.”

“Le occupazioni di Mau-rolico, Bisazza, Caio Dui-lio, Seguenza, Basile, Marconi e Verona Trento

sono stata organizzate e proposte dal movimento o dalle scuole? C’è un nesso fra questo discor-so e le firme che almeno al Maurolico sono state raccolte solo quando la preside le ha richieste, a fronte anche del fatto che la tradizione studentesca democratica imponeva un’approvazione prima in sede di consiglio studen-tesco e poi mediante una raccolta firme generale di ogni singolo studente della scuola?”

“Le occupazioni sono state condotte dagli studenti delle scuole; infatti quando si è detto di voler occupare io mi sono schierato a spada trat-ta contro l’occupazione. Vi ho partecipato solo perché sono stato invitato a tenere delle conferenze. Il problema è che le mie conferenze al Maurolico sono un po’ stra-ne: io arrivo, parlo, dall’inizio alla fine non ci sono mai domande, tutto chiaro e via. Non so come sollecitarli. In altre scuole come il Basile, la situazione è stata differente, in quanto più che una confe-renza è stato un dibattito. E questo non è paradossale ma naturale, perché al Mau-rolico, i ragazzi vedono tutto impostato sempre da punto di vista scolastico: per esempio vengono il prof. universitario, il cardiologo e tengono una conferenza. Io penso che il Maurolico que-st’anno, se avesse voluto fare dell’occupazione la pro-pria battaglia, che dal mio punto di vista, così come è stata organizzata, sarebbe stata totalmente inutile, avrebbe dovuto occupare il

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23 dicembre. L’occupazione infatti è una forma di prote-sta vecchia. Una metodolo-gia di protesta stanca. Sicu-r a m e n t e non potrei m a i d i r e che l ’oc-cupazione del Basile quest’an-no sia sta-ta inutile; quella del Maurolico invece ha i suoi pro e i suoi con-tro: c’è un bellissimo spirito or-ganizzati-vo, infatti v o i d e l Maurolico siete colo-ro i quali r i e s c o n o più di tutti ad o rga-nizzare un g ran nu-m e r o d i conferenze che è un vantaggio, ma anche uno svan-t a g g i o p e r c h é , s e b b e n e s ia stato utile l’anno scorso, riproporre la stessa metodologia ad un anno di distanza, non è stata proprio una tecnica vincente; lo stesso Maurolico doveva pensare durante e dopo l‘occupazione a qualcosa di più incisivo e di impatto.”

“Durante i banchetti in-

formativi del 15 novembre sono state portate avanti a nome del Movimento Aut, nozioni e teorie poli-

tiche ed economiche an-ti-nazionali e secessioni-ste, anche a livello euro-peo. Come ti relazioni ri-spetto a questo?”

“La Sicilia nel corso della storia ha sempre avuto bi-sogno di un padrone. Per quanto riguarda l’unità d’Ita-lia, penso che sia arrivato il

momento di dire che sia sta-ta la più grande porcata del-la storia del nostro paese, in termini economici, politici,

s o c i a l i , b a s t a guardare l’eccidio di Bronte.”

“È stata formu-lata una legge regionale per il diritto allo stu-d i o , c h e d o-vrebbe essere valida per tutti gli studenti, in quanto da voce alle necessità e ai problemi de-gli stessi, ma che al contem-po non è stata presentata al-l’avallo e alla d i s c u s s i o n e dell’intera po-polazione stu-dentesca seb-bene i l testo della legge o p e r l o m e n o i suoi punti fon-damentali sa-rebbero dovuti essere presen-tati al presiden-te della regione nel corso della manifestazione di giorno 2 Di-cembre, che ha

dato inizio alle forme di protesta in tutta la città.”

“Al governatore non avrem-mo presentato la legge, ma i punti, i cui titoli sono molto generali. La legge regionale al diritto allo studio non esi-ste ancora; verrà stilata con la più grande invenzione del-

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la democrazia partecipata: verrà creato un social forum, probabilmente proprio su facebook, un gruppo aperto sul quale ogni studente po-trà proporre un articolo, che verrà subito messo sotto referendum.”

Punti della legge:

1. <Sostituzione della re-ligione cattolica nelle scuole> “Perché elimina-re proprio l’ora di religio-ne cattolica, consideran-do che è facoltativa?”

“Crediamo sia opportuno che nessuno studente sia indottrinato all’interno della scuola; così come non si fa l’ora di politica, perché si dovrebbe fare quella di reli-gione? Anche se è facoltati-va, quest’ora si potrebbe trasformare in ecumenismo. È l’indottrinamento che non va bene. Bisogna dare la possibilità di studiare storia delle religioni.”

2. <Introduzione del nu-mero aperto nelle univer-sità> “L’applicazione del numero chiuso solo in Si-cilia avrà effetti didatti-camente e economica-mente vantaggiosi?

“Il diritto allo studio non può essere assolutamente nega-to a nessuno; ci sono delle organizzazioni private che vengono pagate da chi vuo-le entrare in università e quegli stessi ragazzi vengo-no aiutati e motivati durante i test di ammissione. Ciò si-gnifica che non vi è più una condizione che possa tutela-re le pari opportunità, in quanto il numero chiuso è a

mio avviso una norma as-solutamente incostituzionale. D’altra parte, se la Sicilia eliminasse il numero chiuso dalle università, immaginate quanti studenti del nord ver-rebbero qui a studiare, ri-mettendo in moto le eco-nomie di tutte le nostre cit-tà.”

3. <Adozione nelle scuole di libri di testo di autori Siciliani> “Procedendo in tal senso, non si andreb-be ad accentuare il diva-rio concettuale fra Nord e Sud?”

“Noi non puntiamo ad allon-tanare la Sicilia dall’Italia; noi aspiriamo a superare la que-stione meridionale. È un progetto ambizioso. Po-tremmo parlare di unità solo se noi adottassimo libri di testo di autori del nord, e quelli del nord adottassero libri di testo di autori del sud. Io mi riferisco in particolar modo ai libri di storia e geo-grafia, a partire dalle scuole elementari. Noi non voglia-mo studiare con la cultura del sud ma con libri di autori del sud.”

4. <Eliminare il divario di fondi scolastici nord – sud> Realtà assoluta e riconosciuta da tutti.

5.“Disposizioni transitorie e finali” alias varie ed eventuali, da aggiungere a seguito dell’approva-zione nel forum.

“Qual è il tuo ruolo all’in-terno del movimento? Tenendo in considerazio-ne le polemiche scatena-

tesi nei tuoi confronti da parte di ex alunni e rap-presentanti di alcuni isti-tuti coinvolti dall’ondata di Aut? Pensi che la tua posizione all’interno di una associazione studen-tesca, che prende le mosse da un’iniziativa unicamente liceale, sia lecita? Come rispondi a queste voci critiche? Perché un universitario dovrebbe condurre o par-tecipare alle manifesta-zioni e ad ogni forma di protesta che nasce e si sviluppa in seno alla scuola secondaria?”

“Ma io non ho né condotto né partecipato a nessuna protesta. Ti rispondo con un’altra domanda: secondo te perché il 60 % dei firma-tari di quella lettera, hanno firmato la smentita il giorno successivo? E il restante 40 % l’ho incontrato il pomerig-gio stesso e oggi usciamo insieme? Per me è stato bel-lissimo quello che hanno fatto, perché ognuno è libe-ro di dire quello che vuole, basta che ciò che dice si poggi su delle fondamenta.

“Il diritto allo studio non può essere assoluta-mente negato a nessuno...”

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Voci di Corridoio Κοινή

Discipulus Dixit

1ª A:Prof.: Who has got good news?

Alunno: True...

Ipse Dixit

Prof. Caleca:I Celti erano conosciuti come abili calzolai. Come si chiamava il più famoso

calzolaio dei Celti? "Neros Giardinos".

Prof. De Francesco: La prof. X è una Hitler in gonnella,

con una spruzzata di Stalin e un po’ di Mussolini qua e là...

Prof.ssa Federico:"Sfangato" non è un termine partico-larmente elegante; piuttosto che nel-la Treccani lo trovereste nella "Treg-

gatti"

3ª D:Prof: “Se alfa è 0 come sarà la

circonferenza?”Alunno: “Rotonda!”

Alunno 1 esce dalla classe per “cer-care un fazzolettino”...

Alunno 2: “Questa è pazzia!”.Prof.ssa Mazza:

“Ma quale pazzia! Chistu è pascolo abusivo!”

Prof.ssa Federico:“Durante la campagna d'Egitto, un soldato francese scoprì la stele di

Rosetta, che non è la signora Roset-ta della porta accanto”

Parlando dei Romani...Prof. De Francesco: ... e quelli po-tevano dire: “ammazza ch’è toga la

mia toga!”

Prof. De Francesco: “Mentre i Galli erano profondamente

credenti, le galline erano atee...”

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La RedazioneIl DirettivoFrancesco Abbadessa 4ª CFederica Fusco 5ª E Dario Morgante 3ª DFrancesco Ravesi 5ª EMario Restuccia 5ª F

I Redattori

Emanuela Ruggieri 1ª BFutura Venuto 1ª BAntonio Bottari 3ª B Paola Puleio 2ª AGiorgio Cardile 2ª CGregorio Scrima (Europa) 2ª CSalvatore Varrica 2ª C Giulia Graziano 4ª CVincenzo Oliveri 4ª CGiulia Carnevale (Europa) 5ª C Brunella D’Andrea 4ª EValentina Foti (Europa) 4ª FDomenico Pino 5ª FAndrea Santoro 5ª FPasquale Andrea Calapso 5ª GYlenia Crupi 1ª A (Spadafora)

Vignettisti e fotografiNino Barone 2ª BVincenzo Calderonio 2ª CValentina Foti 4ª FDomenico Pino 5ª FGabriele Nicosia

La testata dell’a.s. 2013/2014 è stata realizzata da Domenico Pino 5ª F

Stampato presso Società Cooperativa Spignolo a.r.l. - Via Maffei 8, Messina ME - Tel. 090 717340 - Fax 090 6415659

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Vincenzo Calderonio 3ª C

Valentina Foti 4ª F