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Secondo le antiche cronache, fu la bellezza della li- turgia che attirò l’attenzione degli emissari del prin- cipe Vladimir di Kiev a Costantinopoli nel X secolo. “Non sapevamo se eravamo in cielo o in terra”, dis- sero infatti dopo aver partecipato ad una celebrazione nella Basilica di Santa Sofia. Questo perché l’arte liturgica, nel culto Ortodosso, è una vera e propria espressione di preghiera, che a sua volta è un mezzo per raggiungere il destino finale dell’uomo, sempre consapevole della Rivelazione: in essa si cerca la trasfigurazione della nostra vita quo- tidiana, al fine di preparare la venuta del Regno cele- ste. Senza tenere questo in mente, è impossibile com- prendere l’essenza di tutta l’arte ortodossa orientale. La visita a Costantinopoli dei due emissari russi ebbe pertanto un tale impatto che nel 988 il Gran- duca di Kiev scelse di essere battezzato nella Chiesa Ortodossa. Gli inizi L’accettazione da parte della Russia della fede or- todossa di Bisanzio in lingua greca significò che ini- zialmente la pratica liturgica dovette inevitabilmente essere stata fortemente influenzata dalle pratiche gre- che, anche se i collegamenti con i Balcani fecero sì che il canto di chiesa subisse fin dall’inizio probabil- mente anche influenze slave; in ogni caso, il canto sacro prese rapidamente uno stile russo. Sorse infatti da questa miscela una specie particolare di canto neu- matico russo, chiamato Znammeny , dalla parola zna- mia, che significa segno o neuma. I più antichi manoscritti di notazione musicale ap- parvero alla fine dellXI secolo, anche se si sono rive- lati difficili da decifrare; tra l’altro ne restano assai pochi, principalmente a causa delle invasioni Tartare. Il continuo sviluppo della liturgia ha fatto sì che, men- tre inizialmente la notazione musicale era semplice- mente scritta sopra il testo, in un secondo tempo cominciarono ad apparire libri dedicati soltanto al canto (come lo Sticherarion , l’Octoechos (libro di otto toni), l’Heirrmologion , e le collezioni speciali per le feste e le liturgie della domenica, gli Obikhod ) Insieme al canto Znammeny si sviluppò un secondo tipo di notazione musicale, oggi chiamato Konda- karny , o Kondakarian , diverso dallo Znammeny sia graficamente che nel tipo di testo che accompagnava. Ciò che si evince dai pochi manoscritti rimasti è che il canto Kondakarian, altamente melismatico nello stile, è stato impiegato per lo svolgimento delle Kontakia, che erano lunghe omelie costruite da una prooemion o koukoulion (strofa), seguita da una serie di fino a ventiquattro oikoi , strofe che terminano con lo stesso ritornello della prima. Recenti ricerche indicano che questa notazione è stata modellata su quella utilizzata a Bisanzio nel corso dei secoli X e XI. Questo stile è però caduto in disuso nel corso del XIV secolo. Il XV secolo fu un periodo di grande espansione e di grande creatività nel campo del canto liturgico russo: Kiev perse gradualmente importanza, a causa dell’occupazione Mongola, mentre il centro della Forse alcuni fra voi ricorderanno come un anno fa intitola- vamo questo saluto di fine anno “Fateci cantare ancora!”: si trattava di una grido disperato di fronte alla mancanza di ri- chieste concertistiche (dovute certo in gran parte alla crisi economica, ma non solo!) che rischiava di “bloccare” l’entu- siasmo di noi e di tanti come noi che credono in un certo tipo di lavoro culturale. Oggi, certo per fortuna ma anche per un po’ di merito, non parleremmo più così: lungo quest’anno, infatti, abbiamo captato qualche importante segno di ripresa. Intanto abbiamo effettuato quattro concerti, tutti molto ap- prezzati dal pubblico, e fra l’altro non solamente in Cuneo, ma anche in giro per la Provincia. In secondo luogo sono arrivati nel coro una serie di nuovi ele- menti (soprattutto maschili) che fanno veramente ben sperare per il futuro del nostro sodalizio (non solo quantitativamente ma anche e soprattutto qualitativamente). Abbiamo poi “agganciato” qua e là nuovi rapporti amicali che potrebbero portare al nostro arco nuove “frecce” in vista delle celebrazioni per il nostro Settantennale (che sarà nel 2016, ma ci dobbiamo preparare in tempo!). Tutti segnali che, insieme alla consueta edizione annuale dei “Dopocena”, ci hanno portato più volte alla ribalta con molta grinta e molto successo anche culturale. Tanto da consentirci di dedicare questi mesi ad una ricerca accurata e impegnativa su un repertorio a noi da tempo congeniale, come quello della musica a cappella per il culto ortodosso. Siamo partiti infatti nel mese di settembre con un nutritissimo numero di partiture in mano, e probabilmente non ci basterà una serata sola, nel giugno 2014, a presentarle tutte: si tratta di un excursus storico che inizia dalle primissime testimo- nianze polifoniche del secolo XVI fino ai giorni nostri, pas- sando da grandi compositori che alla musica corale hanno dedicato la loro intera produzione come Diletskij, Bortnjan- skij, Kastalsky, L’vov o Chesnokov a nomi conosciuti al grande pubblico per il loro repertorio sinfonico come Glinka, Musorgskij, Rimskij - Korsakov, Stravinskij e gli stessi Chaj- kovskij e Rachmaninov; a completare il percorso, altri com- positori non molto eseguiti ma altrettanto ispirati nelle loro pagine corali come Gretchaninov, Arkangelskij e Ljadov, sino ai contemporanei Sviridov, Schnittke, Schukh e Pärt. Il tutto, ovviamente, in lingua originale. Un progetto di ampio respiro, che ci proponiamo di presentare attraverso contributi importanti di cui ancora non possiamo svelarvi nulla perché non ancora “consolidati”, ma che certo resterà come una pietra miliare non solo nella storia culturale della nostra città ma anche in quella dell’intera coralità italiana (siamo infatti gli unici, nell’intero Paese, a trattare questo re- pertorio con una tale esaustività). Anche per questo, vi presentiamo fin dalle pagine di questo numero di “Proposta Corale” la prima parte di un saggio del nostro Direttore dedicato proprio alla storia del canto polifo- nico per il culto russo ortodosso che certo non mancherà di interessare da vicino tutti coloro che desiderano ampliare le proprie conoscenze nel campo. Per l’intanto è ancora vivissima l’eco della nostra esecuzione di un altro “caposaldo” della coralità del Novecento come i “Carmina Burana” di Carl Orff, che grazie alla fattiva collabo- razione con il Conservatorio “Ghedini” siamo riusciti a stu- diare integralmente ed a proporre, insieme al suo coro ed al Coro Polifonico di Boves, con vivo successo al termine della kermesse di “Scrittorincittà”. Inoltre, come vedete a fianco proponiamo una ripresa del nostro “Concerto di Natale” dello scorso anno, questa volta nella Chiesa Parrocchiale di Cara- glio, la sera di domenica 15 dicembre e nella Chiesa Parroc- chiale di Dronero, la sera di domenica 5 gennaio: si intitolerà “Joy to the world”, appunto, e per chi si fosse perso l’ana- loga serata del 2012 (il titolo di allora era “In dulci jubilo”, ed eravamo ai “Tommasini” di Cuneo) l’occasione è di quelle da non perdere… Ma anche chi un anno fa c’era, e volesse riascoltarci, po- trebbe fare volentieri qualche chilometro! Speriamo, comunque, di rincontrarvi tutti in salute e pronti a trascorrere lietamente le festività di Natale e del nuovo anno 2014. A presto! Notiziario Semestrale dellʼAssociazione Culturale di Promozione Sociale “SOCIETAʼ CORALE CITTA DI CUNEO” Via G. B. Bongioanni, 42 - Cuneo Autorizzazione Tribunale di Cuneo n° 6/77 del 03.06.1977 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 n° 46) art. 1, c. 2 e 3, CB-NO/CUNEO SEM. 2 / 2013 - progr. N. 72 Il canto corale nel culto russo ortodosso (prima parte) • segue a pag. 2 ... La ricerca continua “Joy to the world” Concerto di Natale del Coro della Società Corale Città di Cuneo GIuseppe Cappotto, direttore Anche quest’anno il Coro della Società Corale Città di Cuneo, diretto da Giuseppe Cappotto, ha voluto muoversi nel solco della tradizione del “Concerto di Natale”: un’occasione unica per rincontrare amici e simpatizzanti e per offrire ad ogni tipo di pub- blico una serata di buona musica a cappella. Il programma che ha preparato per l’occasione è un vero e proprio caleidoscopio di suoni ed imma- gini, cercando i brani da cantare nei repertori più diversi per ispirazione, tecnica compositiva, prove- nienza geografica e temporale. Trovano così spazio nella serata brani celeberrimi tratti dalla tradizione popolare europea come i fran- cesi Les anges dans nos campagnes, Il est né, le divin enfant e Noël nouvelet, l’austriaco Stille Nacht ed il catalano El noi de la mare; e poi an- cora l’inglese God rest you merry, Gentlemen ed il lettone Ti Divam duorgi Laiki- Ma il Coro ha anche attinto al repertorio colto del Novecento, nelle opere cioè di grandi autori di mu- sica corale che hanno voluto dedicare espressa- mente alla festa più bella dell’anno brani di grande suggestione ed effetto: ecco quindi il festoso Lau- date del contemporaneo norvegese Knut Nystedt ed il grandioso Slava Jedinorodnij (“Gloria al- l’unigenito”) del russo Alexander Gretchaninov (1864 – 1956) e quindi Where riches is everla- stingly (“Dove la ricchezza è per sempre”) del- l’autore inglese, anch’egli vivente, Robert Chilcott, entusiasmante nei suoi ritmi di danza sudamericani. Vi sono poi, nella tradizione culturale europea, an- tichissime melodie che con il loro suono hanno at- traversato i secoli dal Medioevo ad oggi, ispirando trascrittori ed elaboratori di ogni tempo: è il caso di Es ist einr ros’entrsprungen (“E’ sbocciata una rosa”), scritta da Michael Praetorius nel Rina- scimento ed in questo caso rielaborata dallo sve- dese Sandström in una veste ad dir poco “visionaria” e sognante, e poi di Joy to the world e Gaudete, che dal lontano mondo anglosassone tornano a suggestionarci in due elaborazioni del di- rettore Cappotto. Un salto in America, poi, dove il Coro ha scovato due splendide elaborazioni di famosissimi Spirituals come Amazing Grace e Go, tell it on the moun- tains, una vera e proprio “primizia” per la compa- gine cuneese, di certo non abituata a questo genere di repertorio: il primo è scritto per le sole voci del coro femminile, mentre il secondo giustappone spesso i settori maschile e femminile in un alter- narsi di ritmi vivissimi. In ultimo, tre bellissime canzoni tratte dalla musica leggera, classici di ogni tempo: di José Feliciano verrà cantato un arrangiamento di Feliz Navidad, che tutti conoscono, poi ci sarà A Christmas love song, dalle raffinate armonie che ricordano da vi- cino i Musicals di Broadway, ed infine Behold that star, versione corale intima di un canto festoso scritto ancora in America nel secolo scorso. Un repertorio estremamente eterogeneo, quindi, che potrà sicuramente divertire e far sognare tutti coloro che vorranno andare ad ascoltarlo. Domenica 15 dicembre 2013 - Caraglio, Chiesa Parrocchiale M. V. Assunta (g.c.) Domenica 5 Gennaio 2014 - Dronero, Chiesa Parrocchiale (g.c.)

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Secondo le antiche cronache, fu la bellezza della li-turgia che attirò l’attenzione degli emissari del prin-cipe Vladimir di Kiev a Costantinopoli nel X secolo.“Non sapevamo se eravamo in cielo o in terra”, dis-sero infatti dopo aver partecipato ad una celebrazionenella Basilica di Santa Sofia.

Questo perché l’arte liturgica, nel culto Ortodosso,è una vera e propria espressione di preghiera, che asua volta è un mezzo per raggiungere il destino finaledell’uomo, sempre consapevole della Rivelazione: inessa si cerca la trasfigurazione della nostra vita quo-tidiana, al fine di preparare la venuta del Regno cele-ste.

Senza tenere questo in mente, è impossibile com-prendere l’essenza di tutta l’arte ortodossa orientale.

La visita a Costantinopoli dei due emissari russiebbe pertanto un tale impatto che nel 988 il Gran-duca di Kiev scelse di essere battezzato nella ChiesaOrtodossa.

Gli inizi

L’accettazione da parte della Russia della fede or-todossa di Bisanzio in lingua greca significò che ini-zialmente la pratica liturgica dovette inevitabilmenteessere stata fortemente influenzata dalle pratiche gre-che, anche se i collegamenti con i Balcani fecero sìche il canto di chiesa subisse fin dall’inizio probabil-mente anche influenze slave; in ogni caso, il cantosacro prese rapidamente uno stile russo. Sorse infattida questa miscela una specie particolare di canto neu-matico russo, chiamato Znammeny , dalla parola zna-

mia, che significa segno o neuma.I più antichi manoscritti di notazione musicale ap-

parvero alla fine dellXI secolo, anche se si sono rive-lati difficili da decifrare; tra l’altro ne restano assaipochi, principalmente a causa delle invasioni Tartare.Il continuo sviluppo della liturgia ha fatto sì che, men-tre inizialmente la notazione musicale era semplice-mente scritta sopra il testo, in un secondo tempocominciarono ad apparire libri dedicati soltanto alcanto (come lo Sticherarion , l’Octoechos (libro diotto toni), l’Heir rmologion, e le collezioni speciali perle feste e le liturgie della domenica, gli Obikhod)

Insieme al canto Znammeny si sviluppò un secondotipo di notazione musicale, oggi chiamato Konda-karny , o Kondakarian , diverso dallo Znammeny siagraficamente che nel tipo di testo che accompagnava.Ciò che si evince dai pochi manoscritti rimasti è cheil canto Kondakarian, altamente melismatico nello stile,è stato impiegato per lo svolgimento delle Kontakia,che erano lunghe omelie costruite da una prooemiono koukoulion (strofa), seguita da una serie di fino aventiquattro oikoi, strofe che terminano con lo stessoritornello della prima. Recenti ricerche indicano chequesta notazione è stata modellata su quella utilizzataa Bisanzio nel corso dei secoli X e XI. Questo stile èperò caduto in disuso nel corso del XIV secolo.

Il XV secolo fu un periodo di grande espansionee di grande creatività nel campo del canto liturgicorusso: Kiev perse gradualmente importanza, a causadell’occupazione Mongola, mentre il centro della

Forse alcuni fra voi ricorderanno come un anno fa intitola-vamo questo saluto di fine anno “Fateci cantare ancora!”: sitrattava di una grido disperato di fronte alla mancanza di ri-chieste concertistiche (dovute certo in gran parte alla crisieconomica, ma non solo!) che rischiava di “bloccare” l’entu-siasmo di noi e di tanti come noi che credono in un certo tipodi lavoro culturale.Oggi, certo per fortuna ma anche per un po’ di merito, nonparleremmo più così: lungo quest’anno, infatti, abbiamocaptato qualche importante segno di ripresa.Intanto abbiamo effettuato quattro concerti, tutti molto ap-prezzati dal pubblico, e fra l’altro non solamente in Cuneo, maanche in giro per la Provincia.In secondo luogo sono arrivati nel coro una serie di nuovi ele-menti (soprattutto maschili) che fanno veramente ben sperareper il futuro del nostro sodalizio (non solo quantitativamentema anche e soprattutto qualitativamente).Abbiamo poi “agganciato” qua e là nuovi rapporti amicali chepotrebbero portare al nostro arco nuove “frecce” in vista dellecelebrazioni per il nostro Settantennale (che sarà nel 2016,ma ci dobbiamo preparare in tempo!).Tutti segnali che, insieme alla consueta edizione annuale dei“Dopocena”, ci hanno portato più volte alla ribalta con moltagrinta e molto successo anche culturale. Tanto da consentircidi dedicare questi mesi ad una ricerca accurata e impegnativasu un repertorio a noi da tempo congeniale, come quello dellamusica a cappella per il culto ortodosso.Siamo partiti infatti nel mese di settembre con un nutritissimonumero di partiture in mano, e probabilmente non ci basteràuna serata sola, nel giugno 2014, a presentarle tutte: si trattadi un excursus storico che inizia dalle primissime testimo-nianze polifoniche del secolo XVI fino ai giorni nostri, pas-sando da grandi compositori che alla musica corale hannodedicato la loro intera produzione come Diletskij, Bortnjan-skij, Kastalsky, L’vov o Chesnokov a nomi conosciuti algrande pubblico per il loro repertorio sinfonico come Glinka,Musorgskij, Rimskij - Korsakov, Stravinskij e gli stessi Chaj-kovskij e Rachmaninov; a completare il percorso, altri com-positori non molto eseguiti ma altrettanto ispirati nelle loropagine corali come Gretchaninov, Arkangelskij e Ljadov, sinoai contemporanei Sviridov, Schnittke, Schukh e Pärt.Il tutto, ovviamente, in lingua originale.Un progetto di ampio respiro, che ci proponiamo di presentareattraverso contributi importanti di cui ancora non possiamosvelarvi nulla perché non ancora “consolidati”, ma che certoresterà come una pietra miliare non solo nella storia culturaledella nostra città ma anche in quella dell’intera coralità italiana(siamo infatti gli unici, nell’intero Paese, a trattare questo re-pertorio con una tale esaustività).Anche per questo, vi presentiamo fin dalle pagine di questonumero di “Proposta Corale” la prima parte di un saggio delnostro Direttore dedicato proprio alla storia del canto polifo-nico per il culto russo ortodosso che certo non mancherà diinteressare da vicino tutti coloro che desiderano ampliare leproprie conoscenze nel campo.Per l’intanto è ancora vivissima l’eco della nostra esecuzionedi un altro “caposaldo” della coralità del Novecento come i“Carmina Burana” di Carl Orff, che grazie alla fattiva collabo-razione con il Conservatorio “Ghedini” siamo riusciti a stu-diare integralmente ed a proporre, insieme al suo coro ed alCoro Polifonico di Boves, con vivo successo al termine dellakermesse di “Scrittorincittà”. Inoltre, come vedete a fiancoproponiamo una ripresa del nostro “Concerto di Natale” delloscorso anno, questa volta nella Chiesa Parrocchiale di Cara-glio, la sera di domenica 15 dicembre e nella Chiesa Parroc-chiale di Dronero, la sera di domenica 5 gennaio: si intitolerà“Joy to the world”, appunto, e per chi si fosse perso l’ana-loga serata del 2012 (il titolo di allora era “In dulci jubilo”, ederavamo ai “Tommasini” di Cuneo) l’occasione è di quelle danon perdere… Ma anche chi un anno fa c’era, e volesse riascoltarci, po-trebbe fare volentieri qualche chilometro!Speriamo, comunque, di rincontrarvi tutti in salute e pronti atrascorrere lietamente le festività di Natale e del nuovo anno2014. A presto!

Notiziario SemestraledellʼAssociazione Culturale

di Promozione Sociale“SOCIETAʼ CORALE CITTA DI CUNEO”

Via G. B. Bongioanni, 42 - Cuneo

Autorizzazione Tribunale di Cuneo n° 6/77 del 03.06.1977Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003

(Conv. in L. 27.02.2004 n° 46) art. 1, c. 2 e 3, CB-NO/CUNEO

SEM. 2 / 2013 - progr. N. 72

Il canto corale nel cultorusso ortodosso (prima parte)

• segue a pag. 2

... La ricerca continua

“Joy to the world”Concerto di Natale del Coro della Società Corale Città di Cuneo

GIuseppe Cappotto, direttore

Anche quest’anno il Coro della Società Corale Cittàdi Cuneo, diretto da Giuseppe Cappotto, ha volutomuoversi nel solco della tradizione del “Concertodi Natale”: un’occasione unica per rincontrare amicie simpatizzanti e per offrire ad ogni tipo di pub-blico una serata di buona musica a cappella.Il programma che ha preparato per l’occasione èun vero e proprio caleidoscopio di suoni ed imma-gini, cercando i brani da cantare nei repertori piùdiversi per ispirazione, tecnica compositiva, prove-nienza geografica e temporale.Trovano così spazio nella serata brani celeberrimitratti dalla tradizione popolare europea come i fran-cesi Les anges dans nos campagnes, Il est né,le divin enfant e Noël nouvelet, l’austriaco StilleNacht ed il catalano El noi de la mare; e poi an-cora l’inglese God rest you merry, Gentlemen edil lettone Ti Divam duorgi Laiki-Ma il Coro ha anche attinto al repertorio colto delNovecento, nelle opere cioè di grandi autori di mu-sica corale che hanno voluto dedicare espressa-mente alla festa più bella dell’anno brani di grandesuggestione ed effetto: ecco quindi il festoso Lau-date del contemporaneo norvegese Knut Nystedted il grandioso Slava Jedinorodnij (“Gloria al-l’unigenito”) del russo Alexander Gretchaninov(1864 – 1956) e quindi Where riches is everla-stingly (“Dove la ricchezza è per sempre”) del-l’autore inglese, anch’egli vivente, Robert Chilcott,entusiasmante nei suoi ritmi di danza sudamericani.Vi sono poi, nella tradizione culturale europea, an-

tichissime melodie che con il loro suono hanno at-traversato i secoli dal Medioevo ad oggi, ispirandotrascrittori ed elaboratori di ogni tempo: è il casodi Es ist einr ros’entrsprungen (“E’ sbocciatauna rosa”), scritta da Michael Praetorius nel Rina-scimento ed in questo caso rielaborata dallo sve-dese Sandström in una veste ad dir poco“visionaria” e sognante, e poi di Joy to the worlde Gaudete, che dal lontano mondo anglosassonetornano a suggestionarci in due elaborazioni del di-rettore Cappotto.Un salto in America, poi, dove il Coro ha scovatodue splendide elaborazioni di famosissimi Spiritualscome Amazing Grace e Go, tell it on the moun-tains, una vera e proprio “primizia” per la compa-gine cuneese, di certo non abituata a questo generedi repertorio: il primo è scritto per le sole voci delcoro femminile, mentre il secondo giustapponespesso i settori maschile e femminile in un alter-narsi di ritmi vivissimi.In ultimo, tre bellissime canzoni tratte dalla musicaleggera, classici di ogni tempo: di José Felicianoverrà cantato un arrangiamento di Feliz Navidad,che tutti conoscono, poi ci sarà A Christmas lovesong, dalle raffinate armonie che ricordano da vi-cino i Musicals di Broadway, ed infine Behold thatstar, versione corale intima di un canto festososcritto ancora in America nel secolo scorso.Un repertorio estremamente eterogeneo, quindi,che potrà sicuramente divertire e far sognare tutticoloro che vorranno andare ad ascoltarlo.

Domenica 15 dicembre 2013 - Caraglio, Chiesa Parrocchiale M. V. Assunta (g.c.)Domenica 5 Gennaio 2014 - Dronero, Chiesa Parrocchiale (g.c.)

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vita russa si spostò a Mosca. Aumentòmano a mano anche il desiderio russo diindipendenza del Patriarcato Ecumenicodi Costantinopoli, dato che i Russi vede-vano se stessi come i naturali continuatoridell’impero bizantino. A causa del loro ri-fiuto di accettare il Concilio di Firenze,inoltre, i vescovi russi avevano nominato, apartire dal 1448, un proprio Metropolita:nel 1543, anno della caduta di Costantino-poli, la Chiesa russa era ormai autonomaa tutti gli effetti. (oltretutto, la Russia sem-brava l’unica nazione in grado di assumereil ruolo di leader nella cristianità orientale,dato che gran parte della Bulgaria, dellaSerbia e della Romania erano già state con-quistate dai Turchi).

L’espansione liturgica e artistica cheaveva accompagnato questa emancipa-zione, a cominciare dalla grande fiorituradi musicisti a Novgorod tra il 1480 e il1564, per poi proseguire alla Corte Impe-riale, quando Ivan IV (il “Terribile”) portòquesti cantanti a Mosca, tese a valorizzarele caratteristiche nazionali; per il canto li-turgico, questo significava che il repertoriodi neumi per i canti Znammeny divenne piùcopioso e cominciarono ad essere scrittidei veri e propri manuali (azbuki) che spie-gavano il sistema neumatico.

Il XVI secolo

Nel XVI secolo, il canto Znammeny rag-giunse la sua massima maturità; si sviluppòal punto che ciascuno degli otto toni in cuiera scritto aveva la sua propria espressionemusicale: ciascun tono era infatti costruitodalla giustapposizione di diversi motivimusicali propri, i popevki , di lunghezza edelaborazione variabili. Inoltre le melodie

Znammeny erano divise in tre gruppi in baseal loro posto nella liturgia: Il “Bolshoi ro-spev”, o “grande canto,” era usato nellefeste più importanti e nei momenti più im-portanti di tutte le Liturgie. Il “Maly rospev”,o “ canto minore”, veniva utilizzato du-rante le liturgie dei giorni feriali. I canti re-stanti costituirono una terza categoria,chiamata semplicemente “Znammeny ro-spev”, “canto neumatico”.

Alla fine del XVI secolo, si sviluppò unnuovo tipo di canto derivato dallo Znam-meny, chiamato Putevoy , che letteralmentesignifica “canto della strada”, o “canto delcammino”: aveva una nuova notazione eimpiegava una struttura ritmica più com-plessa. Insieme al Putevoy apparve ancoraun altro tipo di canto, questa volta al difuori del sistema degli otto toni degli Oc-toechos: questo canto ebbe il nome di De-mes tv enny , derivato da demestik, termineche indicava il maestro di cappella; il suoperiodo d’oro fu nel corso del XVII se-colo. La prima apparizione della parola de-mestvenny si trova in effetti in una cronacadel 1441, ma fu solo nel XVI secolo chequesto tipo di canto venne messo la primavolta per iscritto. Il sistema di costruzionemelodica del canto Demestvenny è in effettisimile a quella dello Znammeny, basato suipopevki, ma vi è una differenza fondamen-tale nel fatto che, come si è accennato, ilcanto Demestvenny non rientra nel sistemadegli Octoechos, il che significa che la suaportata melodica e modale può espandersimolto più liberamente. Inoltre, ancor piùche nel repertorio putevoy, vi è nel Deme-stvenny una tendenza alla complicazione rit-mica e l’uso di valori di note molto piùbrevi. La corrispondenza tra lo spirito, se

non la lettera, di questo repertorio e ilcanto precedente kondakarian è sorpren-dente, e veniva altrettanto probabilmenteeseguito da solisti.

Il XVI secolo: il canto della tradizione

Nel corso del XVI secolo apparvero trenuovi tipi di canto liturgico. In primoluogo i cant i d i Kie v , in sostanza unaforma molto semplificata di Znammeny, poii cosiddetto canti “bulgari“, molto artico-lati sia dal punto di vista melodico e che daquello ritmico e in terzo luogo quelli co-nosciuti come canti “gr ec i“, originari dellaRussia meridionale, e decisamente intrisi diinfluenze popolari. Il carattere melodicosemplice di tutti questi canti li rendevaideali per le armonizzazioni, ed in effettitutti e tre questi repertori sono ancora oggiin uso nella Chiesa Russa.

Lo sviluppo più sorprendente all’internodella tradizione Znammeny fu la comparsadella polifonia, cioè della s tr ochnoie penie(linea di canto). I primi brani di questa tra-dizione polifonica furono scritti nello stiledel “discanto” (in base al quale una lineamelodica veniva armonizzata da due voci,una sopra e una sotto) e vennero chiamatit r o ies tr ochnoie penie (tre linee di canto),ma il senso armonico in queste opere è,per gli standard occidentali, molto vago; inpiù non vi è alcun uso dell’imitazione o delcanone alla maniera dei compositori rina-scimentali occidentali, e nessuna gerarchiafra consonanze e dissonanze… Il termine“polifonia” qui sta semplicemente ad indi-care una divisione dell’unisono in più voci!

Questo tipo di “armonia” ha portato co-loro che originariamente hanno iniziato astudiare questo repertorio a perdere fidu-

cia nel frutto delle loro ricerche; la vici-nanza con i repertori popolari indigeni,tuttavia, ha contribuito ad approfondire dinuovo gli studi su queste musiche nei primianni di questo secolo (il livello di disso-nanza nel canto popolare della Georgia, adesempio, è spesso molto maggiore chequello di queste “polifonie”): dissonanzenon preparate, quinte parallele, settime, epersino none, fanno tutte parte di questostile di composizione.

Tra l’altro, le origini precise di questa po-lifonia antica continuano ad essere conte-state da fazioni pro e anti-occidentali, ma icollegamenti abbondanti tra Novgorod,fonte delle più antiche testimonianze su-perstiti, e l’Europa occidentale (la città eraun membro della Lega Anseatica, e avevauna chiesa cattolica romana), rendono im-possibile escludere l’influenza occidentale.

Di questa prima polifonia, ad esempio,Gardner dice che “è chiaro che la trama, ilmovimento della melodia e la sonoritàsono fondamentalmente diversi da quellidella polifonica occidentale del XVII se-colo. Particolarmente degna di nota è l’ab-bondanza di combinazioni dissonanti ed ilcarattere asimmetrico dei ritmi”. [Gardner2000] Tali osservazioni possono essere si-curamente condivise. Antonowycz appareun po’ troppo drastico, invece, quando de-scrive questa polifonia come “una cacofo-nia” [Antonowycz 1990], dato il grannumero degli spettacoli ed il successo delleregistrazioni effettuate negli ultimi anni daalcuni cori russi (e in particolare il meravi-glioso lavoro del Coro Patriarcale Russodiretto da Anatoly Grindenko).

…… (continua nel prossimo numero di “Pro-posta Corale”)

Il canto corale nel culto russo ortodosso

CANTARE IN CORO ALLUNGA LA VITACantare in coro fa vivere più alungo, riduce lo stress ed ha sul-l’organismo umano lo stesso ef-fetto benefico di una lunga sedutadi yoga.Chi canta abitualmente sa questecose, ma ora sono state scientifi-camente provate da una ricercacondotta dall’Università di Gote-borg. In Svezia.Gli scienziati hanno monitoratol’organismo di un gruppo di cori-sti ed hanno scoperto che i lorobattiti del cuore si sincronizza-vano già dopo le prime note.Cantare insieme produce un ef-fetto calmante molto simile aquello dello Yoga, dovuto al con-trollo della respirazione che ilcanto lirico, non amplificato damicrofoni, richiede. A differenzadi questo però, non obbliga ad as-sumere posizioni particolari, avolte non naturali per il corpoumano.Gli effetti di una buona ossigena-zione sono numerosi: si riduce lostress, ci si rilassa, si rafforza il si-stema immunitario, si attenua lafatica, migliora l’umore.Dunque cantando in coro si pos-sono ottenere gratis le stesse coseche le cliniche di ossigenoterapiapromettono a caro prezzo.

Già nel 2004 erano state elencatenumerose terapie musicali adot-tate negli ospedali e nelle case diriposo per anziani, grazie alle qualila demenza senile poteva esserecombattuta.Inoltre uno studio condotto dalla

Yale University aveva dimostratoche nelle cittadine che avevano uncoro, l’età media della popola-zione era più elevata.Ci sono poi benefici di caratterepsicologico: la personalità indivi-duale viene annullata, chi fa sen-

tire troppo la propria voce vieneripreso. I migliori cori sono quellinei quali non emergono mai vocisingole e il canto è un insieme ar-monioso ed omogeneo. Stare nelgruppo ti protegge e ti rilassa, cisono naturalmente anche delle ri-

valità ma nel complesso il gruppoche si crea nel coro è omogeneo esolidale.Forse per questo c’è uno strettolegame tra l’abitudine a cantare in-sieme e la coesione dei cittadini diun Paese: dove si canta molto,come ad esempio in Inghilterra edIrlanda, l’identità nazionale è piùforte, dove lo si fa poco e magariin dialetti diversi, come in Italia,prevalgono gli interessi indivi-duali.Cantare insieme è una scuola divita: s’impara il gioco di squadra eche ogni voce è necessaria manessuna indispensabile. Bisognaimparare a respirare corretta-mente, a sostenere il respiro coldiaframma, altrimenti la voce nonarriva, anche i logopedisti consi-gliano di cantare. S’impara a co-noscere i propri mezzi e a nongiudicare il tuo vicino per quelloche fa nella vita ma per come ac-cetta la condivisione del canto. Non si può mancare alle prove, sideve essere coerenti con l’impe-gno assunto, ne va del risultato dellavoro del gruppo. E allora, visti gli stupefacenti ef-fetti positivi, ti va di venire a can-tare con noi?

Bruna Mellano

Dalla prima pagina

Voci tra fiordi e laghi, Cuneo 09-06-'13

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Quando si dice “avere la musicanel sangue”, è facile pensare aigrandi musicisti.Come non nominare il celeber-rimo Johann Sebastian Bach, figlio,nipote e bisnipote di musicisti.Basta scorrere a ritroso l’albero ge-nealogico dei Bach, per capire cheavevano una marcia in più rispettoagli altri; tanto che nella Turingiadel ‘600, il nome “bach” era di-ventato sinonimo di “musicista” (eancora adesso, in alcuni dialetti te-deschi, il termine “bach” significa“musicista”)!Oppure si potrebbe pensare aWolfgang Amadeus Mozart, figliodi un compositore, maestro dicappella e insegnante di musica.Ma basta con la Germania! (luogoche ha dato i natali ad alcuni fra imigliori musicisti del mondo) Unpo’ di sano patriottismo! Vogliamoparlare di Giacomo Puccini? Figliodi quattro generazioni di maestri dicappella presso il duomo di Lucca(il nepotismo non sembra essereuna novità dell’ultimo secolo…).Insomma: avere alle spalle genera-zioni e generazioni di musicistisembra avere influenze (molto)positive. Esistono tuttavia notevolieccezioni: non dimentichiamo cheil sommo Giuseppe Verdi erafiglio di un’oste e di una filatrice!Ma il musicista di cui andiamo aparlare, non fa eccezione: con-ferma la regola.Parliamo di Carl Orff. Figlio di unpianista (ma anche violinista, violi-sta e amante degli archi in genere)e di una pianista. Abituato fin dapiccolissimo ad ascoltare in casa lamusica dei grandi compositori del-l’epoca e del passato, non mancavadi partecipare ai numerosi concertidella vivace Monaco di Baviera deiprimi del ‘900.Purtroppo, dire Carl Orff equivalea dire Carmina Burana. Dico pur-troppo perché come spessocapita, l’opinione pubblica identi-fica un autore con un solo titolo(così dire Alessandro Manzoniequivale a dire I Promessi Sposi edire Edvard Munch equivale al’Urlo).E questo è sicuramente un pec-cato, principalmente per due or-dini di motivi: in primis, perchénon è detto che l’opera più nota siaanche l’opera più bella di un au-tore. Non me ne voglia il grandepittore basco, ma Guernica nonpuò certo essere consideratal’opera più “bella” di Pablo Pi-casso!In secundis, perché gli eventi cheportano un’opera alla notorietà,spesso sono del tutto casuali.Ma non direi che questo sia stato ilcaso dei Carmina Burana: forse essaè realmente l’opera più bella diOrff (anche se consiglio viva-mente di ascoltare i Catulli Carminae il Trionfo di Afrodite,tanto impetuosi quanto i Carmina).Lo stesso possiamo dire perquanto riguarda la sua notorietà,essa non è certamente casuale, maha un nome, anzi, un titolo benpreciso: O fortuna.Ebbene sì: se Orff equivale a direCarmina Burana, quest’ultima equi-

vale a dire O fortuna (anzi: OoooooFortunaaaa!!!). È impossibile direquanto abbia influito sulla noto-rietà dei Carmina Buranal’enfasi e la potenza che trasmettel’incipit di questa opera, ma qua-lunque spettatore, di fronte al corourlante e alle percussioni impaz-zite, sa darsi una risposta.Chissà se questo è lo stesso pen-siero che ha attraversato la mentedelle quasi 600 persone che la seradel 17 Novembre hanno assistitoal concerto organizzato dal Con-servatorio di Cuneo presso il tea-tro Toselli.Nell’ambito della nota manifesta-zione culturale Scrittorincittà, èstato realizzato questo concertoche ha visto per la prima volta al-cuni fra gli enti musicali più presti-giosi della città, uniti per formareun organico che il capoluogo pie-montese non aveva mai visto: piùdi cento coristi si sono uniti perdare forma al doppio coro neces-sario per cantare i Carmina Buranadi Carl Orff, nella versione dell’au-tore per soli, coro di voci miste,coro di fanciulli, due pianoforti epercussioni.Il coro della Società Corale Città diCuneo, il coro misto ed il coro divoci bianche del Conservatorio

“G.F. Ghedini” di Cuneo, il coroPolifonico di Boves. Queste le for-mazioni corali che hanno dato vitaall’organico vocale. E come se ciònon bastasse, numerosissimi sonostati i coristi aggiunti, ossia coloroche pur non facendo parte di nes-suna delle formazioni di cui sopra,si sono studiati a casa le parti ehanno partecipato alle prove co-muni.Gli strumentisti sono stati scelti frai migliori studenti del conservato-rio, così come Alessandra Torrani,soprano solista, che ha dato il me-glio di sé tenendo alto il nomedella classe di canto lirico.Il tenore solista, Corrado Margutti,è invece stato scelto fra i profes-sori del conservatorio e ha dimo-strato di sapersi adattareegregiamente al difficilissimoruolo che gli si richiedeva.Il baritono solista era l’alessan-drino Alessio Borsari, l’unico nonappartenente al conservatorio diCuneo. Pur avendo cantato unaparte di non facile esecuzione epur essendo all’inizio di una car-riera che gli auguriamo brillante, haeseguito con grande sicurezza l’in-tera opera.Dulcis in fundo, il direttore: Mas-simo Peiretti, che ha guidato l’in-

tera formazione sin dalla primaprova, sapendo miscelare con per-fezione la professionalità e uma-nità che deve possedere ogni buondirettore (indimenticabili le suebattute spiritose durante le provein conservatorio).Last but not least, i direttori dellesingole formazioni vocali, ossia ilM° Giuseppe Cappotto per il corodella Società Corale Città diCuneo, la prof.ssa Elena Camo-letto per il coro di voci bianche delConservatorio e il M° Flavio Bec-chis il coro Polifonico di Boves.Di fronte a tutto questo muoversidi persone e organizzazioni, unadomanda sorge spontanea: chissàquanto sarà costato!? La risposta èpiù facile che mai: quasi niente.Nel senso che se escludiamo icosti inevitabili (e pur sempre mi-nimi), scopriamo che nessuno deipartecipanti ha ricevuto compensie che chi poteva fare qualcosa l’hafatto gratuitamente.Questo è certamente lo spirito chedeve stare alla base della musica edè anche lo spirito che alimenta ma-nifestazioni come Scrittorincittà;ma è anche un campanello d’al-larme che suona nelle orecchie dimolti musicisti. Questo il ragiona-mento che ormai è all’ordine del

giorno: “Fare un concerto? Sì,certo: se non costa nulla!”.Peccato che tutto abbia un costo:l’istruzione musicale, gli strumenti,le strutture atte ad ospitare i con-certi, gli spostamenti, ecc.In questo caso la musica, ma lacultura in generale, oggi più chemai, ha bisogno di essere soste-nuta, sia dagli enti pubblici che daiprivati.Se vogliamo avere il piacere di sen-tire il miglior pianista russo, il piùgrande violinista giapponese o lapiù famosa soprano americana,non possiamo pretendere di farloa costo zero! E se non vogliamoche la buona musica diventi un mi-raggio ascoltabile solo dalle cassedi una vecchia radio a bassafrequenza, dobbiamo sostenerla.Non farlo, significa non aver ca-pito uno dei principi che sono allabase della cultura: più ce n’è nelpresente, più ce ne sarà nel futuro!Il rischio è quello di instaurare ilrapporto inverso: deleterio e vi-zioso.E che non ci si permetta di dire:“È inutile organizzare i concerti,intanto poi la gente non parte-cipa!”. Ciò è sbagliato per due mo-tivi: innanzitutto, come può lagente andare ai concerti, se questinon ci sono!? E poi: avete provatoa prendere un biglietto per i Car-mina Burana? Dopo poche ore siera già registrato il TUTTOESAURITO!Al di là delle riflessioni sul futurodella musica, il coro della SocietàCorale Città di Cuneo, si è diver-tito un mondo nel partecipare aquesto progetto e penso che ognicorista sia tornato a casa con qual-cosa in più rispetto a quando, unanno fa, questa esperienza è ini-ziata.La Società Corale Città di Cuneofa cultura e soprattutto musica dasempre, e sempre continuerà afarla!Concludo permettendomi di daredue umili consigli.Il primo riguarda il fatto di cantarein coro. Chi l’ha provato, già lo sa:l’esperienza corale è qualcosa diunico e misterioso. Ormai lo di-cono anche i medici: cantare fabene e farlo in coro è ancor me-glio. Se qualche sera vi resta un po’di tempo libero, guardatevi in-torno e vedete se c’è un coro chefa il caso vostro: provate e non vene pentirete!Il secondo consiglio riguarda lapartecipazione ai concerti. Si sentespesso dire: “Non vado ai concertiperché non sono un appassionatodi musica”, ma alla domanda “Seimai andato ad un concerto?”,spesso la risposta è “No!”. Eb-bene, il consiglio è questo: la pros-sima volta che leggerete sulgiornale del tal concerto nel talgiorno, anche se non siete deigrandi appassionati di musica,prendetevi la serata libera ed an-dateci. Se è un concerto gratuitomeglio, se c’è da pagare un bi-glietto, rinunciate ad una pizza, eanche in questo caso, vi assicuro,non ve ne pentirete!

Luca Dutto

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Le armonie della vita

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Carmina Burana, Teatro Toselli,17-11-'13

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Quando è nato mio figlio, ho ripresoa cantare. Nulla di serio, le soliteninne nanne, qualche melodia delpassato, e qualche brano studiatocon la Corale femminile Gran Madredi Dio di Fano, da ragazzina. A pensarci bene, la voglia di riavvi-cinarmi alla musica è riapparsa pocoprima della sua nascita, durante lagravidanza, quando decisi di pren-dere a noleggio un vecchio piano-forte e di rispolverare qualchespartito. La musica è stata da sempre miacompagna di viaggio, da quando, dapiccola, mio padre suonava la chi-tarra e metteva a tutto volume braniun tantino diversi da quelli delloZecchino d’oro, come quelli diLouis Armstrong, Pat Metheny, EricClapton, Pink Floyd, Sting. Con ilsogno di studiare pianoforte al Con-servatorio Rossini di Pesaro come imiei cugini - sogno che non si avveròmai - tardi, rispetto all’età consigliata,cominciai a prendere lezioni privata-mente, due giorni alla settimana acasa di una pianista, per alcuni anni;e intanto suonavo giorno e notte ecantavo nella corale della chiesa, conla fortuna di incontrare sempre deivalidissimi Maestri che mi trasmiserotanto e spronarono a continuare glistudi. Tra varie vicissitudini, mi trasferiidalle Marche in Piemonte e gli im-pegni lavorativi mi allontanaronodalla musica: avevo smesso di can-tare e non possedevo nemmeno unpianoforte. Poi, conobbi la Corale Città diCuneo, un coro polifonico di alto li-vello che provava due volte a setti-mana a due passi dalla miaabitazione. Armata di forza e corag-gio, e con un pizzico di incoscienza,quando ancora il mio Edoardo avevasolo tre mesi, mi presentai in sedeper una prova voce. Era il novembredel 2012 e la Corale stava prepa-rando il concerto di Natale già dal-l’estate precedente. Ascoltai queicanti con grande stima e ammira-zione, cercando di seguire con gliocchi la partitura. Quella sera nonfeci la prova voce e non entrai subitoa far parte del coro, ma tornai dinuovo a gennaio: l’emozione si fa-ceva sentire, ma per fortuna ero incompagnia di un altro aspirante co-rista e il Maestro ci propose dei vo-calizzi insieme, all’unisono. E fu così che fui ammessa tra i con-tralti secondi. Per me era tutto nuovoo quasi, a parte le note, quelle me lericordavo ancora abbastanza. Si stavastudiando per il concerto Voci difiordi e laghi, melodie a me scono-sciute e nuovi fonemi da pronun-ciare. La scelta dei brani era davvero

interessante e lo studio stimolante,passo passo, battuta per battuta,sotto la guida del Maestro Cappotto.Ero facilitata perché a casa, non la-vorando ancora, avevo il tempo diriascoltare i brani e di riprodurre lamia parte al pianoforte. Gianfranco,il segretario, a distanza di un mesedal mio arrivo, mi chiese un bilanciopersonale della mia esperienza in Co-rale fino ad allora: lo studio dei braniera di certo impegnativo e non eroabituata a prepararne diversi con-temporaneamente, ma gli dissi chenon avrei gettato la spugna. La data del mio primo concerto conla Corale Città di Cuneo arrivò,prima a Fossano e poi a Cuneo,presso la Chiesa del Cuore Immaco-lato di Maria. Un grande successo dipubblico per i diciotto brani presen-tati , un repertorio in lingua originaledi compositori norvegesi, svedesi efinlandesi degli ultimi due secoli. Perme fu una grande emozione, purnon scorgendo tra il pubblico alcunvisto familiare, osservare la Chiesagremita di gente e ascoltare i loro ap-plausi.Nel frattempo, portammo avanti lostudio dei Carmina Burana di CarlOrff in collaborazione con il Con-servatorio Ghedini di Cuneo: final-mente ebbi la possibilità di studiaremusica in un ambiente intriso di sto-ria e cultura, insieme a coristi, allievie Maestri del Conservatorio. Il miosogno di bambina si stava avverando,almeno in parte. Dopo numeroseprove e la preoccupazione di nonriuscire ad emettere correttamentequelle note così acute per un con-tralto grave come me, il concerto,tenutosi al Teatro Toselli di Cuneo ediretto dal Maestro Peiretti, fu dav-vero un’esperienza entusiasmante egratificante. Non avevo mai cantatosul palco di un teatro importante, enemmeno con più di cento coristitutti insieme. Fra poco festeggerò il mio primoanno in Corale: ora, fortunatamente,la musica è tornata a far parte dellamia vita, e anche molto insistente-mente, tanto che mio marito, a volte,mi scongiura di smetterla di cantare.Persino Edo, che ormai ha sedicimesi, ha fatto di Unicornis captivatur- non me ne voglia il quasi mio coe-taneo compositore Ola Gjeilo - una“canzoncina” orecchiabile che di-mostra di apprezzare quanto le fila-strocche di Peppa Pig. E insieme allamusica, sono entrate nella mia vitanuovi volti, nuove persone, nuoveamicizie, ed è una gioia, ad ogniprova, incontrarci, scambiarci bat-tute e, soprattutto, condividere in-sieme la nostra grande passione.

Federica Giuliani

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Direttore responsabile: Mario CorderoRedazione: Rosanna Bosca - Giuseppe CappottoLuca Dutto - Bruna Mellano – Federica Giuliani

Gian Franco Potenza - Giorgia SaladiniFoto: Mario Giachino - Guido Cravero

Società Corale Città di CuneoVia Bongioanni, 42 - CUNEO

email: [email protected]://www.coralecittacuneo.org

Tipolitografia: ARTIGIANA GRAFICA Via Schiaparelli, 4 bis - CN

Un anno in Corale

Attività musicali realizzate nell’anno 2013

La società corale cerca nuovi coristiPer “arricchire” e anche “rinnovare” le sezioni, si rende necessario l´inserimento nel coro dinuove voci, soprattutto maschili: chi fosse interessato, può liberamente inviare una mail allacasella di posta della Corale ([email protected]) o telefonare al sig. GianFranco, se-gretario della Società (349 7391817), per concordare un appuntamento durante una delle dueprove serali settimanali (martedì e venerdì) per verificare le proprie capacità vocali e intona-tive, in modo da essere immediatamente inserito nei ranghi del coro.

- SE VUOI CANTARE CON NOI, E’ IL TUO MOMENTO! -

Venerdì 31 Maggio: Fossano, Palazzo Righini

VOCI TRA FIORDI E LAGHIPolifonie sacre tra fine ottocento e oggi da Svezia, Norvegia e Finlandiaper coro misto a cappella

Giuseppe Cappotto, direttore

Domenica 9 Giugno: Cuneo, Chiesa del Cuore Immacolato

VOCI TRA FIORDI E LAGHIPolifonie sacre tra fine ottocento e oggi da Svezia, Norvegia e Finlandiaper coro misto a cappella

Giuseppe Cappotto, direttore

Domenica 17 Novembre: Cuneo, Teatro Toselli

CARMINA BURANA di Carl OrffCoro della Società Corale Città di Cuneo - coro del Conservatorio

“Ghedini” di Cuneo e delle voci bianche - coro Polifonico di Boves (Cn)

Massimo Peiretti, direttore

Domenica 15 dicembre 2013: Caraglio - Chiesa ParrocchialeDomenica 5 gennaio 2014: Dronero - Chiesa Parrocchiale

JOY TO THE WORLDConcerto di Natale 2013 del Coro della Società Corale Città di Cuneo

con brani celeberrimi tratti dalla tradizione natalizia europea e d’oltre oceano

Giuseppe Cappotto, direttore

Giovedì 2 Maggio: Cuneo, Sala San Giovanni

ONEHAND JACK di e con:

Marta Mattalia, la cantante ciecaFlavio Pietrino Catte, il narratoreMarco Mammo Inaudi, il contrabbassista senza una mano

Giovedì 16 Maggio: Cuneo, Sala San Giovanni

MOZART: a 222 anni dalla morteQuartetto d’archi del Conservatorio G. Verdi di Torino

Bruno Raspini, Giulia Subba, violiniRaffaele Totaro, violaOscar Doglio, violoncello

Ensemble KALOPHONIA

Donatella Botasso, Maria Rosaria Giraudi, Giorgia Saladini, sopraniClara Giordano, Federica Meinardi, Rossana Parola, contraltiLivio Cavallo, Fabrizio Cravero, Enrico Ferrione, tenoriNicola Campanella, Manuel Frontera, Silvano Giacometti, bassi

Giovedì 23 Maggio: Cuneo, Sala San Giovanni

C’ENTRA MARCO POLO di e con: LIZZIWEIL

Elisa Aragno, flautoManuela Mondino, violoncello e coriLaura Vertamy, testi, arrangiamenti, voce e chitarra acustica

La redazioneaugura a tutti i lettori un feliceNatale ed unprospero 2014