Jonathan Swift (1667 - 1745)vate dalla malattia erpetica.13 La malattia di Ménière preoccupa...

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Jonathan Swift (1667 - 1745) Swift ritratto da Charles Jervas. (National Gallery, Londra)

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Jonathan Swift(1667 - 1745)

Swift ritratto da Charles Jervas. (National Gallery, Londra)

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Guido Gandolfi

La sindrome vertiginosa di Jonathan Swift

Jonathan Swift, nato in Irlanda nell’anno 1667 da padre e madreinglesi, può essere considerato come uno dei maggiori scrittori dellaletteratura inglese del cosiddetto Augustan period; Joseph Addisonlo ha definito “il massimo genio di questo secolo”, mentre SamuelJohnson ha sottolineato la sua originalità di scrittore che non si è maiispirato a suoi predecessori antichi o moderni.

Nel testo Tale of a Tub che può essere definito una sorta di prefa-zione per le future sue opere, emerge la sua personalità intrisa dibruciante ironia e di grande orgoglio.6

Decano della Cattedrale di San Patrizio, caratterizza la sua operaper una tremenda satira sul genere umano, la quale è spesso crudelee violenta, addirittura ripugnante. Mette in luce l’ipocrisia non fa-cendo affidamento sulla bontà dei suoi simili.1 Nel suo famoso libroI viaggi di Gulliver traspare l’amarezza della sua satira in modoassai più accentuato rispetto ad altre sue opere, tanto da farlo giudi-care un pessimista. Per vero, il suo percorso letterario è l’espressio-ne dei principali valori dell’epoca in cui vive, nella quale all’approc-cio emotivo alla realtà veniva preferito un atteggiamento razionale.

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Si assiste ad una analisi approfondita del realismo e della natura del-l’uomo con l’obiettivo di dare un senso alle contraddizioni esistentia livello politico e sociale; alla luce di quanto esposto, la satira diSwift appare come una denuncia degli effetti disumanizzanti dellanatura umana, nel momento in cui essa non è filtrata dalla raziona-lità, e non soltanto l’espressione di un personale pessimismo.4

I viaggi di Gulliver, i racconti filosofici, il Dizionario filosofico, ilTrattato sulla Tolleranza di Voltaire, le Nozze di Figaro di Beau-marchais rappresentavano la contestazione dell’ordine e dei valoricostituiti, un’istanza polemica nei confronti dell’accettazione acriti-ca dei dettami della tradizione, l’esaltazione della ragione comeunica griglia interpretativa per analizzare il passato e per cambiareil presente.5

Ne I viaggi di Gulliver, l’obiettivo della satira è il narratore inprima persona in quanto non ci troviamo di fronte al resoconto di unviaggio, ma bensì ad una satira sulla irrazionalità dell’uomo e sullasituazione politica dell’Inghilterra settecentesca.4 Se nel secondolibro dei Viaggi, Swift evidenzia la futilità della ricerca scientifica,nel terzo libro si oppone conveemenza ai progetti dei “vir-tuosi”, gli scienziati gentiluo-mini, i cui approfondimentimeticolosi sulla vita animaleandavano oltre la sua com-prensione. L’Academy of La-gado appare come una parodiadella Royal Society. La satira,a quel punto del suo percorsoletterario, sfocia nel ridicolo enel disgusto.10

Per quanto riguarda il rap-porto tra lo scrittore irlandesee le forme morbose da lui la-mentate dobbiamo ringraziareT.G. Wilson ed il suo lavoro

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Figura 1. J. Swift in “Galleria dei ritratti”.(Bridgeman Art Library, Londra)

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Swift and the doctors13, in cui è possibile ricostruire il percorso pato-logico dello scrittore irlandese affetto da una sindrome vertiginosaparticolarmente invalidante.

Non è possibile eludere il fatto che la malattia di Ménière ha spes-so condizionato la sua qualità di vita; in un’epoca in cui fiorivanociarlatani, venditori ambulanti ed erboristi, bisogna dargli atto cheegli si rivolse sempre ai Medici del tempo, intrattenendo con loro unrapporto fiduciario sottolineato anche in alcuni suoi scritti.

Lamenta per gran parte della sua vita un quadro clinico caratteri-stico della malattia di Ménière bilaterale; nel mese di ottobre del1712 sottolinea come la sua sindrome vertiginosa abbia avuto unadurata di ventitré anni.

La prima crisi menierica codificata risale al 5 dicembre 1708; adessa seguono alti e bassi in un arco temporale che va dal 5 dicembreal 31 gennaio 1709.9 Il 31 ottobre 1710 una crisi menierica parecoinvolgere l’orecchio sinistro; nel Journal to Stella Swift riferiscedi una crisi vertiginosa che lo ha sorpreso al mattino, mentre si tro-

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Figura 2. Gulliver e i giganti in un dipinto di R. Redgrave. (Victoria&Albert Museum,Londra)

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vava seduto sul letto caratterizzata da una oggettività del sintomo (ilgirare della stanza), seguito successivamente da un discreto senso diprostrazione. In quell’occasione vede il dottor Cockburn, il qualepromette di reperire le pillole suggeritegli l’anno precedente in ag-giunta a dell’olio per le orecchie, da lui utilizzato su un altro pazien-te per questo tipo di sintomo.11

Il 20 novembre 1733 in Letters of Jonathan Swift to Charles Ford,esiste un accenno al fatto che i Dottori avevano avanzato l’ipotesi diuna correlazione tra il sintomo ipoacusia ed il sintomo vertigine;nella stessa occasione l’autore irlandese si rammarica del fatto che,anche se nel ricettario londinese erano presenti dei suggerimentiterapeutici per entrambi i sintomi, nessun medico glieli avesse pre-scritti.7

Dalla storia della medicina sappiamo come nel Settecento non vifosse ancora un corretto inquadramento patogenetico della malattiadi cui Swift ha sofferto pressoché fino alla fine della sua vita. DuVerney alla fine del ‘600 riteneva ancora che i canali semicircolarisvolgessero una funzione acustica, Vicq d’Azyr nel secolo successi-vo conferma questa ipotesi. Valsalva nel 1704 riferisce di zonaesonorae a livello liquido acquoso nel labirinto in grado di trasmette-re gli impulsi della staffa alle terminazioni nervose. Scarpa, dopoaver descritto i rapporti fra canali semicircolari membranosi e l’utri-colo, afferma che gli stimoli acustici elementari erano pertinenza deicanali semicircolari, mentre quelli più fini erano da attribuirsi allacoclea.3

L’identificazione ipotetica fra sensazione spaziale e localizzazionelabirintica è opera di Spallanzani (1793-1794)12, mentre Venturi(1796) affronta la problematica della correlazione tra udito e sensi-bilità spaziale. Fluorens riesce a dimostrare che i canali semicirco-lari non possiedono funzione acustica. Alla luce di esperimenti effet-tuati su animali, nei quali aveva provocato la sezione dei canali stes-si, osserva alterazioni dell’equilibrio e dei movimenti del capo edegli occhi.3 Saissy (1829) e Delean (1838) sono tra i primi a descri-vere la associazione sintomatologica fra vertigini, ipoacusia ed acu-feni8, ma solo Prospero Ménière nel 1861 la descrive in modo com-

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piuto. Facendo riferimento al Decano Swift ed alla sua forma mor-bosa, Wilde (1853) identifica la sua ipoacusia come una forma disordità cerebrale derivante da una malattia cronica del cervello o delsuo rivestimento, caratterizzata da vertigine, disturbi di stomaco eda un interessamento più in generale dello stato di salute e suggeri-sce da un punto di vista terapeutico un salasso alla nuca.3

E proprio da un punto di vista terapeutico Swift incontra le mag-giori delusioni.

Esegue svariati tipi di terapie suggerite in parte dai dottori, in partedagli amici; l’assunzione di acqua in grande quantità gli procuraedema agli arti inferiori, peggiorando ulteriormente la sintomatolo-gia vertiginosa;11 Lady Orkney gli suggerisce un preparato a base di

aloe che Swift ritiene utile. Il preparato denominato Hiera picra eracomposto da aloe, zafferano, miele ed altri ingredienti.11 Alla fine delmarzo 1711, lamenta un episodio particolarmente doloroso diHerpes zoster ad una spalla in seguito al quale appare particolar-mente sofferente.11 Successivamente egli lamenta la presenza di un

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Figura 3. La prima edizione de “I viaggi di Gulliver” del 1726.

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tremore ed una debolezza a carico della mano sinistra che SirWilliam Wilde attribuisce nel The Closing Years of Dean Swift’s Lifead un sintomo cerebrale correlato con sordità, vertigine e nausea,anche se poteva essere una conseguenza dell’attacco di HerpesZoster.14 Nella storia medica di Swift si reperisce molta confusione,compresa la favola che egli fosse malato di mente, giustificata dalfatto che numerosi scrittori laici manifestavano delle perplessità difronte alle sue affermazioni.13

La salute di Jonathan Swift pare essere stata buona fino ad etàavanzata, nonostante la ripetizione delle crisi menieriche da luiascritte a danni subiti nel tempo e nonostante le problematiche deri-vate dalla malattia erpetica.13 La malattia di Ménière preoccupanotevolmente Swift, spingendolo a discutere dei propri sintomi concoloro che, come nel caso di Sir George Beaumont, presentavano lostesso quadro sintomatologico. Si fa condizionare anche da alcunitipi di fobie caratteriali, quali il timore di patologie fulminanti e diepidemie terribili, quali la peste; il timore della peste appare giusti-ficato dal fatto di essere nato solo due anni dopo l’epidemia di pestea Londra.

Non si può negare che lo scrittore irlandese tendesse a non mini-mizzare l’importanza delle sue malattie. Ad esempio, nelle Lettersof Jonathan Swift to Charles Ford, riferisce di essere stato letteral-mente torturato per una settimana da un attacco di emorroidi internecon dolori, perdita di sangue ed impossibilità a prendere sonno.7

Intorno agli anni 1741 o 1742, pressappoco all’età di settantacin-que anni, comincia a lamentare perdita della memoria e a compor-tarsi in modo irrazionale. Lord Brain interpreta il quadro clinicocome afasia, correlata a tromboflebite del seno venoso petroso supe-riore e delle vene che drenano il lobo frontale, coinvolgendo dal latosinistro l’area di Broca.2

Forse, per i problemi patologici che lo assillarono per tutta la vita,ebbe rapporti con Medici e Fisiologi tra i più prestigiosi: Arbutnot,descritto come l’uomo migliore da lui conosciuto, era anche scritto-re politico particolarmente brillante che rivendicava il privilegio diaver inventato lo stereotipo di John Bull, personificazione dell’in-

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glese medio.13 Questo medico, a giudizio di Swift, è l’unico checerca di comprendere la sua patologia anche se non riesce a darglirimedi terapeutici efficaci. Nel periodo in cui abita a Londra ha con-tatti con fisiologi del calibro di Redcliff e Cockburn, mentre duran-te il soggiorno a Dublino frequenta Hellsham e Grattan. Swift ram-menta la gentilezza e la sollecitudine con cui Hellsham lo curò quan-do lui versò per alcuni mesi in condizioni disperate, scandite da sor-dità, vertigine, vomito profuso insopportabile e da perdita delle fun-zioni sfinteriche.7

All’età di settanta anni, Swift afferma con disillusione che, puravendo stimato nella sua vita molti Medici, con i quali aveva avutorapporti professionali, non ha mai ricevuto il minimo beneficio dailoro suggerimenti terapeutici e dalle loro prescrizioni.13

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