Jigme Rinpoche - Architetti Della Propria Vita

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  • 8/14/2019 Jigme Rinpoche - Architetti Della Propria Vita

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    Abbiamo visto come la meditazionesia il cuore del sentiero versol'illuminazione. Sebbene ottenerel'illuminazione possa non esserel'obiettivo di tutti, quelli di noi che

    desiderano fare come ilTathagatha[1] decideranno dipercorrere il sentiero versol'illuminazione; per noi, lameditazione necessaria.

    Altri invece preferiranno condurre unavita normale, ma potrebberodesiderare di migliorare la lorocondizione. In un modo o nell'altro

    verranno a conoscenza della naturadella mente e alla fine guidati allaBuddhit. Alcuni di noi voglionosmettere di soffrire. Dal momentoche la premessa dell'interoinsegnamento del Buddha che lasofferenza la causa o radice di ognicosa, sia che la nostra motivazionesia raggiungere la Buddit o smetteredi soffrire, il percorso lo stesso.

    Alcuni credono che il Dharma oinsegnamenti siano altruistici e cheperci escludano quelle persone chevogliono interessarsi solo di sstesse. Indipendentemente dal fattoche il punto di partenza sia l'egoismoo meno, quando cominciamo apraticare il Dharma cominciamo avedere le cose come sono veramente.Ad un certo punto capiremo che

    niente possibile quando non siamointeressati al benessere degli altri.Qualunque sia la motivazioneall'inizio, la pratica rivelerinevitabilmente che gli altri sonod'importanza vitale e la nostramotivazione cambier naturalmente.

    Architetti della

    propria vita

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    Ad un livello pratico, la prima cosa rendersi conto che ogni persona dotata della natura di Buddha, unachiara consapevolezza in grado diconoscere l'intero universo. Pensiamo

    da un lato: "Cercher di sperimentarequesta consapevolezza libero dallasofferenza", e poi dall'altro: "Vivo inun mondo fatto di felicit e disofferenza". Dobbiamo comprendereche tutto sofferenza. Persino lafelicit causa di sofferenza perch lafelicit ha una fine. Aprite unqualunque libro sulle "Quattro NobiliVerit". Non enuncia che tutto

    sofferenza? Abbiamo bisogno dicomprendere questo assiomafondamentale in modo da essereconsapevoli che la felicit sofferenza. Abbiamo bisogno diessere consapevoli che la nostramente il Tathagatha, e di vederequesto mondo di sofferenza coscom', di comprenderlo chiaramente.

    In secondo luogo, esaminiamol'ignoranza. Qualcuno la consideracome un demone, ma l'ignoranza non una forza demoniaca n una qualcheenergia esterna pronta a distruggerci.Sebbene non sia maligna, tuttaviavero che essa alla radice di ognisofferenza. Quando l'ignoranzadiminuisce, diminuisce la sofferenza.Per esempio, se la gamba mi duole e il

    dolore non smette, io potreiincominciare ad immaginare chepotrebbe essere un cancro. Sequalcuno mi dice che c' unascheggia, tutta la mia sofferenzamentale immediatamente scompare.

    Posso dunque tendere verso il dolore,ma se non riesco a vedere la cosa conchiarezza, le mie azioni potrebberoessere inappropriate e

    anzi danneggiarmi. Cos la maggiorparte delle volte un incidente pu

    essere banale, ma se non lo vediamoper quello che veramente , puessere molto pericoloso. Combatterel'ignoranza non come iniziare unaguerra: semplicemente aprire i

    nostri occhi per osservare le piccolecose che, se non riconosciute,potrebbero diventare problematiche epericolose per gli altri e per noi stessi.

    Abbiamo la tendenza a volere tuttosubito. Dopo aver ascoltato gliinsegnamenti, pensiamo di avere lechiavi, ma in qualche modo questenon funzionano. Allora pu succedere

    che rinunciamo senza riflettere suinostri sforzi e sulle informazioniricevute. Per esempio, nel caso dellascheggia, pur sapendo che lasituazione non avrebbe potutopeggiorare, per qualche tempo avrei inogni caso provato dolore. Perciabbiamo bisogno di sviluppareun'attitudine ad essere rilassatimentre facciamo ci che

    necessario. Pu volerci del tempo, magradualmente il miglioramento verr. Ilpericolo qui la tensione chesperimentiamo mentre aspettiamo unrisultato. Infatti, questa ansietblocca o rallenta lo sviluppo.Qualunque cosa facciamo vienemeglio se fatta in modo rilassato. Seabbiamo fretta, ci vorr pi tempo.

    Nel tentativo di ridurre la nostra

    sofferenza, non dobbiamo escludere lealtre persone. Esse sono essenziali peril nostro successo perch attraverso diloro incrementiamo la potenza dellanostra consapevolezza. Quandomeditiamo abbiamo una mente pichiara, ma quandoterminiamo la nostra pratica eaffrontiamo gli altri, scopriamo chenon siamo migliorati poi cos tanto.

    La meditazione ci rende pi sensibilialle persone che ci circondano.

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    Quando siamo soli non c' problema,ma, quando siamo di fronte ad altrepersone, le nostre emozioni vengono a

    galla. E' nelle nostre esperienze con glialtri che troviamo combustibile per ilnostro sviluppo. Se vogliamo avererisultati duraturi dobbiamoraggiungere un equilibrio tra lo starecon gli altri e la nostra solitudine.L'attitudine a svilupparsi e' costituita daun ragionevole bilanciamento trareazione e accettazione. Non c' unostandard prestabilito. Ci svilupperemo

    grazie all'interazione con altrepersone, ma necessario che ognuno dinoi trovi i propri limiti.

    La chiave sta nell'essere consapevoli inmodo da poter vedere le cosechiaramente e senza bisogno di punti divista preconcetti che offuscano soltantola percezione. Vogliamo riconoscereche cosa sta realmente succedendo.

    Ogni volta che guardiamo, troviamo "l'attaccamento dell'ego". Questo ilprimo guizzo della nostraconsapevolezza. Tutti noi abbiamoquesta prima reazione: "Io percepisco".Alla base di ogni esperienza c'l'attaccamento dell'ego che la radicedella sofferenza.

    Quando si scopre questoattaccamento c' una tendenza a

    combatterlo. Il punto non dicombatterlo, ma di riconoscerlo,percependolo direttamente oindirettamente: "Io voglio", che desiderio, o "io non voglio", chemostra la nostra avversione, o "non

    mi interessa", che mostra la nostraignoranza. Tutte le emozioni sonodovute all'attaccamento dell'ego, unamodalit dualistica di percezione, "io" e"gli altri". Ci produce moltasofferenza, tuttavia non possiamo

    liberarcene agitando una bacchettamagica. E' interessante osservarel'attaccamento dell'ego in ogniesperienza e cominciare a lavorarecon esso.

    Il termine "emozioni perturbatrici" semplicemente un'etichetta. Infatti,quando esaminiamo queste emozionivediamo eventi mentali, immagini,sensazioni, ecc... e non sappiamo acosa esse corrispondano. Prendiamo,per esempio, lo studio della botanica.Prima otteniamo la comprensionedella connessione tra fiori e frutti, di

    come crescono e della sequenzacorrispondente alle stagioni. Nellostesso modo, prima raggiungiamo laconsapevolezza e poi la comprensionedelle "emozioni perturbatrici" e"dell'attaccamento dell'ego".Generalmente, investighiamo o ciponiamo delle domande solo quandoqualcosa andato storto o quandonon siamo fel i ci.

    Quando siamo felici non facciamoniente. Alla base della nostraconsapevolezza c' l'attaccamentodell'ego, "Cosa mi piace, cosa non mipiace, non mi interessa, ecc.". Pi nesappiamo di noi stessi, maggioripossibilit abbiamo di piacerci e diaccettarci. L'attaccamento dell'ego anche la radice dell'orgoglio, dellagelosia e delle altre emozioni

    perturbatrici. Lentamente,gradualmente, comprenderemo chel'attaccamento dell'ego pervade tutte

    le nostre esperienze. Vedremo lanostra gelosia e il nostro orgoglio.Nell'esempio della botanica comevedere il seme o il germoglio. Sevogliamo sbarazzarci della pianta,facciamo prima liberandoci delgermoglio.

    La mente sempre un processocontinuo, un continuum. Questo

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    processo continuo non pu essereadeguatamente descritto con leparole. La mente procede sulle"orme" derivate dalle abitudini.Quando lasciamo andare alla deriva la

    nostra consapevolezza ci troviamo aseguire le nostre tendenze abituali chenon sono altro che il nostro "ego" allavoro. Abbiamo sviluppato questetendenze dalle esperienze passate.Abbiamo bisogno di capire che quandonon siamo vigili tendiamo a scivolarenella gelosia o nell'orgoglio o nellealtre emozioni che ci sono abituali.

    Possiamo ridurre queste tendenzemodificando le nostre reazioni inmodo da renderle pi equilibrate, epossiamo lentamente cominciare adattuare qualche cambiamento allenostre abitudini. Possiamo coltivarel'apertura mentale e la benevolenzase abbiamo prima riconosciuto lenostre tendenze abituali.

    Con la pratica, impareremo col tempo avedere sempre pi chiaramente come,a causa dell'attaccamento dell'ego, lamente reagisce con l'orgoglio, lagelosia, l'avidit e cos via. Nellenostre relazioni con gli altri ciaspettiamo sempre qualcosa. Questo estremamente importante da capire,perch le nostre aspettative, quandonon sono

    soddisfatte, causano conflitti. Nelnostro ambiente familiare e di lavoro disolito abbiamo molte aspettative.Spesso sosteniamo di agire per ilbene degli altri, mentre in realtcoltiviamo aspettative checondurranno a frustrazione. "Miaspettavo di pi... .Adesso sonofrustrato. Pensavo di aver ragione. Mihanno deluso. O io avevo torto, o loro

    non ci sono arrivati".

    Dovremmo renderci conto che ognipersona cos, in ogni luogo, compresinoi stessi. E' usuale pensare cos,nonostante tutto bisogna esserneconsapevoli. E' utile e necessario

    riuscire a vedere questa attitudine conun po' di senso dell'umorismo. Non siimmagini che ci sia una "soluzione dipronto intervento" per modificarla. Ilriflesso abituale cambier in qualchemodo dopo che lo avremo riconosciuto,ma non possiamo forzare il verificarsidel cambiamento. Fin dall'infanzia ci sempre stato detto: "Non beneessere orgogliosi, non bene essere

    gelosi, ecc..".

    Ci che non ci stato detto chequeste emozioni, la rabbia, l'orgoglio, lagelosia ecc., sono generalmente cicon cui la nostra mente preoccupata.La stessa mente sperimenta sia lagenerosit sia l'avidit. In realt, nonc' "male" contro "bene", ma piuttostoun errore di etichettatura. Ecco perch

    cos importante vedere e capire. Lachiave non rifiutare queste emozioni,ma riconoscerle. Ci che appare comeorgoglio pu essere cambiatonell'energia dell'azione. Man manoche viene riconosciuta, essa sitrasforma in qualit. La gelosia puessere trasformata nella qualit dellaperseveranza, conducendoci aBodhicitta [2], all'illuminazione. La

    rabbia sorge quando qualcosa vastorto, la stessa rabbia potrebbeessere una qualit di luciditmentale, in grado di aiutare acorreggere una situazione e percipotrebbe essere molto utile.Riconoscere le proprie emozioni nonsignifica combatterle o disfarsene.Non c' niente da rifiutare, ci sonosolo energie differenti da usare inmodi potenzialmente benefici.Divenendo consapevoli possibilecambiare l'espressione dell'energia danegativa a positiva.

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    Il Buddha disse: "Io posso darvi imezzi per la liberazione ma non possoliberarvi. Posso darvi gli strumenti perraggiungere la meta". Egli inoltreinsegn che non possibile liberare s

    stessi senza gli "altri". L'illuminazioneultima si ottiene solo attraversobodhicitta. Non possiamo sviluppare lequalit quando siamo isolati perch persuperare l'attaccamento dell'ego ilnostro successo dipende dal contattocon gli altri. Possiamo coglierel'occasione di avvantaggiarci dellenostre emozioni quando sorgono, permodificarle e cambiare le nostre

    tendenze abituali. Bodhicitta, ogentilezza amorevole , l'antidoto dautilizzare per determinare icambiamenti.

    Non c' altra via. Abbiamo bisogno dimetterci nei panni degli altri, essereconsapevoli che sono infelici ecomprendere che la nostra stessafelicit dipende dalla loro. Ci

    significa inoltre che la nostra visionecomprende tutti i punti di vista cos

    che la nostra visione di qualunquesituazione diventa pi completa equindi pi precisa. Il risultatoimmediato dell'applicazione dibodhicitta che smettiamo dirifiutare la nostra responsabilit intutto ci che accade.

    Come sviluppare la necessariavigilanza e integrarla nella nostraesperienza? La meta percepire lavera natura dei fenomeni della nostramente, sia interni che esterni.Lentamente e gradualmentesviluppiamo il modo in cui viviamo lenostre vite e ci eleviamo seguendo lelinee guida contenute negliinsegnamenti. Poi arriveremo ad unafase in cui possiamo prendere ilcontrollo della nostra esistenza.Intraprendiamo un sentiero spirituale

    che tiene conto di tutte le implicazionidella legge di causa ed effetto. Ciimpegniamo ad essere consapevoli dici che positivo e negativo durante ilsentiero verso l'illuminazione. A meno

    che non ci ritiriamo in solitudine,continueremo a propendere versoazioni negative. Comunque se siamovigili possiamo vedere attraverso tuttele negativit. Avremo cosun'opportunit di lavorare con lenostre percezioni negative attraversola nostra pratica e di trasformarle inqualit utili.

    Essendo consapevoli, non soloviviamo con meno sofferenza, mastiamo anche compiendo ogni sforzoper raggiungere l'illuminazione.Abbiamo inoltre bisogno di essere ingrado di percepire la vera naturadella mente. Vi una consapevolezzapervadente che soggiace a tutte lecoscienze sensoriali eall'attaccamento dell'ego chiamata

    alaya vinyana o tathagatagarba. Noioscuriamo questa consapevolezzapervadente sia con le nostretendenze abituali che con la nostramodalit dualistica di percezione.Possiamo soltanto lavorare su noistessi, ma sfortunatamente, nonabbiamo accesso a questi livelli diconsapevolezza. E' precisamentenell'alaya vinyana che sono

    accumulate le impronte karmiche.

    Gli effetti delle azioni negativegenerano sofferenza e, allo stessotempo, accrescono i due veli delletendenze abituali e delle modalitdistorte di percezione. Le azionipositive, invece, aumentano i nostriprogressi sul sentierodell'illuminazione e forniscono il costanto necessario sollievo dallasofferenza immediata.

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    della compassione di Chenrezig. Essarafforza le impressioni positive nellacoscienza consapevolezza che a lorovolta condizioneranno la nostrapercezione dell'universo.

    Man mano che progrediamo nelsentiero la pratica dell'etica diventasempre pi importante. Come gispiegato, l'etica non un insieme diregole esterne ma si basa sull'esserevigili dato il nostro bisogno disorvegliare con attenzione quello chestiamo facendo. Avendo compresoquesto circa il karma, potremmo aver

    paura di sbagliare. Che succede senon riusciamo a percepire la

    negativit di un'azione e pensiamoinvece che sia positiva? Le dieciazioni negative che coinvolgono i trelivelli di corpo, parola e mente sonoun'utile guida:

    Mente: invidia, malevolenza,

    visioni errate

    Parola: mentire, calunniare,parlare con astio, futilmente(per es. sugli errori degli altri)

    Corpo: uccidere, rubare

    (prendere ci che non ci vienedato), danneggiaresessualmente gli altri

    Abbiamo la tendenza a chiedere allama: "Questo buono o no?". Se

    guardiamo abbastanza da vicino esiamo onesti, non abbiamoveramente bisogno di chiederlo.L'etica ci porter a vedere le cosecome sono realmente e, quindi a "farbene". Possiamo usare il nostrodiscernimento e qualche volta,quando non siamo sicuri, ricorrerealle regole esterne. All'apparenza,l'etica pu non sembrare importante,

    ma le conseguenze possono esseregravi.

    Piccole azioni, positive o negative,possono portare a risultati imprevisti.Siamo responsabili per le nostreazioni e non vogliamo dare per scontatole piccole cose che possiamo fare.

    Possiamo proteggere persino la pipiccola vita. La nostra generosit ciaprir alle dieci azioni positive.Possiamo trattenere qualcuno dalcompiere azioni sbagliate. Possiamoimpegnarci a compiere piccole azionipositive ed evitare di compiere piccoleazioni negative, sempre consapevoliche tutte le azioni avranno delleconseguenze.

    Agendo in modo positivo diminuiamol'agitazione delle nostre menti. Questoa sua volta faciliter il compimento diulteriori azioni positive che porterannoad una maggior pace mentale. Tutto conseguente, positivo o negativo, edobbiamo incoraggiare noi stessi adagire positivamente. Possiamo notarecome il sentiero spirituale pervadaogni aspetto della nostra vita: non c'

    un tempo per la pratica ed un altroper non praticare. E' essenziale chesiamo consapevoli del modo in cuicomunichiamo con gli altri. Sepossibile, possiamo cercare di esseregentili con la consapevolezza.Possiamo praticare le dueaccumulazioni: compiere azionipositive che portano a buoni risultati eavere lucidit di mente con una

    consapevolezza sempre presente.Quest'ultima richiede la nostravigilanza costante. Entrambe leaccumulazioni sono importanti e sonocorrelate. Se notiamo che siamo pioccupati in un'accumulazione,possiamo espandere il nostro tempo ela nostra energia nell'altra.

    Ci sono due qualit relative al sentierospirituale che trascendono la razionalit

    della vita ordinaria, la fede e la fiducia;entrambe sono al di l dellacomprensione intellettuale. Possiamo

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    pazienza, diligenza, concentrazione esaggezza