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IX Convegno Legautonomie “L’attuazione del federalismo fiscale e la carta delle autonomie” Viareggio, 6 ottobre 2010 La finanza pubblica alla luce dei decreti attuativi del federalismo fiscale Alberto Zanardi Università di Bologna ed Econpubblica- Università Bocconi

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IX Convegno Legautonomie“L’attuazione del federalismo fiscale e la carta delle autonomie”

Viareggio, 6 ottobre 2010

La finanza pubblica alla luce dei decreti attuativi del federalismo fiscale

Alberto ZanardiUniversità di Bologna ed Econpubblica-Università Bocconi

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Lo stato dei decreti legislativi di attuazione della riforma del federalismo fiscale (l. 42/2009)

Decreti legislativi annunciatida approvare dal governo entro 21 maggio 2011 previa intesa in Conferenza unificata e parere parlamentare → da presentare entro dicembre 2010

1.Federalismo demaniale: approvato2.Fabbisogni standard degli Enti locali: all’esame della Conferenza unificata3.Roma capitale: approvato4.Fiscalità municipale: all’esame della Commissione bicamerale5.Fiscalità provinciale: non ancora presentato6.Fiscalità regionale: versione preliminare non ancora approvata da CdM7.Fabbisogni standard delle Regioni in sanità: versione preliminare non ancora approvata da CdM8.Fabbisogni standard delle Regioni in assistenza e istruzione: non ancora presentato

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Lo stato dei decreti legislativi di attuazione

Cosa manca?• Coordinamento della finanza pubblica (Lep, patto di

convergenza, obiettivi di servizio)• Sistemi perequativi di regioni (qualche elemento nel

decreto “fiscalità regionale”) ed enti locali (capacità fiscale)

• Disegno della fase di transizione• Perequazione infrastrutturale• Federalismo differenziato• Relazioni finanziarie Regioni-Comuni• Città metropolitane

Soprattutto manca un quadro di insieme, inconsistenza della Relazione sul federalismo fiscale (30 giugno) => es: distorta applicazione del principio della “neutralità finanziaria”

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Il decreto sulla fiscalità municipale – Fase 1

Fase 1: regime transitorio 2011-13

Devoluzione a favore dei Comuni del gettito di una serie di imposte attualmente statali che a vario titolo gravano sugli immobili:

a) l’imposta di registro e di bollo sugli atti di trasferimenti di immobilib) l’imposta di registro e di bollo sui contratti di locazione di immobilic) l’imposta ipotecaria e catastaled) l’Irpef per la parte relativa ai redditi fondiari (al netto della nuova

imposta di cui g))e) i tributi speciali catastalif) le tasse ipotecarieg) l’imposta sostitutiva sui canoni di locazione immobiliari

prevista nello stesso decreto (art. 2)

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Il decreto sulla fiscalità municipale – Fase 1

Con i gettiti devoluti “fiscalizzazione” degli (o, come vedremo, più degli) attuali trasferimenti erariali a favore dei Comuni

Data la forte sperequazione territoriale (e anche temporale) di alcune delle imposte devolute (quelle sui trasferimenti) i gettiti alimentano un fondo perequativo provvisorio (“Fondo sperimentale di riequilibrio”) poi ripartito tra i singoli Comuni secondo criteri ancora da specificare (richiamo ai fabbisogni standard)

Per garantire “neutralità finanziaria” dell’intervento riconosciuta allo Stato una compartecipazione sul gettito dei tributi devoluti dallo Stato stesso (!) .Aliquota di compartecipazione da fissare entro novembre 2010 in relazione ai trasferimenti erariali effettivamente aboliti

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Il decreto sulla fiscalità municipale – Fase 1

Introduzione di un’imposta sostitutiva sui canoni di locazione sugli immobili a uso abitativo: il proprietario in alternativa al regime ordinario dell’inclusione del canone nella tassazione progressiva Irpef (+ addizionali regionale e comunale) può optare per una tassazione proporzionale, nella forma di cedolare secca, con aliquota del 20%Non si applica nel caso di locazioni effettuate nell’esercizio di un’attività di impresa o di arti e professioni oppure da enti commerciali

Finalità:•incentivare l’offerta di abitazioni in locazione•emersione dell’evasione

Imposta erariale, senza manovrabilità per i Comuni, il cui gettito è devoluto

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Il decreto sulla fiscalità municipale – Fase 2Fase 2: regime (semi-definitivo) 2014 →Introduzione (“in via transitoria”) di una nuova Imposta municipale propria (Imup): cancella le imposte statali immobiliari devolute nella fase 1 (ad eccezione della

cedolare sulle locazioni) + l’Ici (residua) due differenti componenti riferite a due differenti presupposti:

o componente “possesso” (come l’Ici attuale)o componente “trasferimento” (come le attuali imposta di registro e ipo-catastale)

è un'imposta patrimoniale: base imponibile = valore catastale (totale “patrimonializzazione” della tassazione immobiliare che assorbe i redditi fondiari IRPEF ad esclusione di quelli locati)

totale esenzione dell’abitazione principale per la componente “possesso” (come oggi per Ici e Irpef) e aliquote ribassate sulla componente “trasferimento”

aliquote base per le componenti “possesso” e “trasferimento” fissate dallo Stato ma possibilità ai Comuni di manovrarle in aumento o in diminuzione entro limiti prefissati (fino al 3‰ sulla “componente possesso”)

fissazione dell’aliquota base della componente “possesso” rinviata a novembre. Coerenza con il vincolo della “neutralità finanziaria”

forti agevolazioni (50% della componente “possesso”) per: o immobili locati (cedolare o Irpef)o immobili utilizzati nell’esercizio dell’attività di impresa, arti e professioni ovvero

posseduti da enti non commerciali (Irpef/Ires)

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Il decreto sulla fiscalità municipale – Fase 2

Sempre dal 2014 i Comuni possono inoltre, previa consultazione popolare (!), istituire una nuova Imposta municipale secondaria facoltativa (solo abbozzata):• sostituisce uno o più prelievi municipali attualmente in

vigore collegati con l’occupazione di beni appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile dei Comuni: Tosap, canone di occupazione di spazi e aree pubbliche, imposta comunale sulla pubblicità e diritti sulle pubbliche affissioni, canone per l’autorizzazione all’installazione dei mezzi pubblicitari, ecc.

• Criteri di tariffazione in relazione alla durata, all’entità , alla tipologia e alle finalità dell’occupazione (come regime attuale di Tosap e canone)

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Il decreto sulla fiscalità municipale - valutazione

Effetti sul sistema di tassazione immobiliare

Positiva la riduzione del carico fiscale sugli immobili residenziali locati (cedolare secca + agevolazione sull’Imup) per rilancio del mercato e emersione del nero. Effetti regressivi nel B/P ma nel M/P minore imposizione traslata anche sugli inquiliniMeglio, per ragioni di neutralità tra le differenti forme di investimento, un intervento più radicale di riordino: imposta sostitutiva sulla generalità dei redditi fondiari (come imposta sostitutiva sui redditi da capitale)Rimane discriminazione fiscale a sfavore di inquilini rispetto a chi abita in casa di proprietà: i secondi non pagano Imup e Irpef, i primi subiranno la almeno parziale traslazione di Imup e cedolare gravate formalmente sul proprietario

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Il decreto sulla fiscalità municipale - valutazione

Sotto il vincolo della “neutralità finanziaria” e data la riconferma della piena esenzione della prima abitazione, spostamento del prelievo fiscale a danno, in particolare, delle seconde case a disposizione → super-patrimoniale sulle seconde case

Prime simulazioni: aliquota base (non fissata nel decreto) della componente “possesso” Imup nell’intervallo tra l’11 e il 14 ‰ rispetto al 4 ‰ dell’attuale aliquota Ici (ma Imup assorbe anche l’imposta reddituale)

Rischio di aliquota ancora più elevata se i recuperi di evasione (stimati nella Relazione tecnica in ben il 15%, 25% e 35% della base imponibile non dichiarata sulle abitazioni a disposizione nel 2011, 2012, 2013) non si realizzeranno

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Il decreto sulla fiscalità municipale - valutazione

Semplificazione del sistema di tassazione immobiliare

Una semplificazione più apparente che realeImup collezione di tributi esistenti che, al di sotto di un’etichetta unica, manterranno in gran parte i loro caratteri specificiCedolare sulle locazioni solo opzionale. Irpef conveniente per i redditi bassi. Non scompare nessuna imposta. Resta l’addizionale comunale (e regionale) sugli altri redditi (diversi da quelli immobiliari) anche se si opta per la cedolare

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La nuova tassazione immobiliare. Semplificazione?

Tab. 1 Trattamento fiscale di redditi e patrimoni immobiliari secondo il decreto sulla fiscalità municipale

Tipologia di immobilePersona fisica diversa da

impresa o esercente arti e professioni

Persona fisica impresa o esercente arti e professioni

Persona giuridica

Prima abitazioneR: nessun prelievoP: nessun prelievo

_ _

a disposizioneR: Irpef (devoluta)P: Imup (imposta propria)

R: Irpef (devoluta)P: Imup (imposta propria)

R: Ires (non devoluta)P: Imup (imposta propria)

locato

R: cedolare secca (devoluta) oppure Irpef (devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

R: cedolare secca (devoluta) oppure Irpef (devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

R: Ires (non devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

a disposizioneR: Irpef (devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

R: Irpef (devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

R: Ires (non devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

locatoR: Irpef (devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

R: Irpef (devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

R: Ires (non devoluta)P: Imup ridotta 50% (imposta propria)

Nota : R = reddito; P = patrimonio; Imup = Imposta municipale propria

Residenziale diversa da prima abitazione

Non residenziale

Tipologia di proprietario

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Il decreto sulla fiscalità municipale - valutazione

Federalismo fiscale/responsabilizzazione

Positiva è l’attribuzione in via esclusiva ai Comuni di pressoché tutta la materia imponibile immobiliare

Tuttavia la conferma dell’esenzione della prima casa da ogni forma di imposizione (patrimoniale – eccetto quella sui trasferimenti – e reddituale) sulla prima casa, che solleva dal finanziamento dei servizi comunali il 75% in media dei residenti, continua violare uno dei principi cardine del federalismo fiscale: quello della corrispondenza tra finanziatori e beneficiari→ il finanziamento delle spese comunali continua a gravare in gran parte sui non residenti (seconde case) e sulle persone giuridiche cioè su non-votanti

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Il decreto sulla fiscalità municipale - valutazione

La devoluzione dei tributi erariali (fase 1) non dà ai Comuni alcuna autonomia tributaria in termini di manovrabilità delle imposte. Le nuove entrate non saranno avvertite dai cittadini come imposte comunali. In termini aggregati l’unico cambiamento è che la fonte di finanziamento del fondo che alimenta i trasferimenti ai Comuni non è più la fiscalità generale ma un insieme di specifiche imposte (quelle immobiliari)

In particolare nella relazione tecnica si valuta per il 2011: – 12,9 miliardi di trasferimenti da fiscalizzare (che include il taglio di 1,5 miliardi

previsto dalla manovra finanziaria 2010-13)– 15,6 miliardi di gettiti dei tributi devoluti (senza alcuna modifica dei loro parametri)

Bisogna pertanto restituire allo Stato 2,7 miliardi attraverso una compartecipazione statale sui tributi appena devoluti → applicazione impropria, per compartimenti stagni, del vincolo di “neutralità finanziaria”

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Il decreto sulla fiscalità municipale - valutazione

L’inclusione tra le imposte devolute/trasformate in Imup di prelievi sperequati nel territorio (Comuni grandi e Comuni piccoli) e caratterizzate da instabilità nel tempo (imposte sui trasferimenti immobiliari), insieme alla compartecipazione dello Stato (che reintroduce quell'elemento di discrezionalità che la devoluzione vorrebbe eliminare), indeboliscono la garanzia della certezza di risorse per i Comuni

Criticità del meccanismo di perequazione per ora solo abbozzato. Marcata instabilità temporale delle quote di riparto del fondo in relazione alle variazioni delle imposte anno per anno.

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Il decreto sulla fiscalità municipale - valutazione

Istituzione di un fondo perequativo “provvisorio” sulle imposte devolute (e poi sull’Imup): soluzione in contrasto con il meccanismo perequativo prefigurato dalla legge delega

Nella legge delega: fondo perequativo in grado di garantire trasferimenti verticali per portare ciascun Comune, data la propria capacità fiscale standard, al pieno finanziamento dei fabbisogni standardNel decreto: i tributi devoluti (e poi l’Imup) determinano la dimensione del fondo perequativo che alimenta trasferimenti perequativi orizzontali (cioè da Comuni ricchi a favore di Comuni poveri)

Nella legge delega: perequazione sulla capacità fiscale complessiva dei ComuniNel decreto: perequazione sulle sole imposte devolute/Imup

Nella legge delega: transizione dalla spesa storica ai fabbisogni standardNel decreto: fondo perequativo “provvisorio”

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Il decreto sulla fiscalità municipale - valutazione

Nel complesso, una riforma con poca sostanza.

Unica vera novità: l'introduzione della cedolare secca.

Per il resto, sul piano del sistema di tassazione immobiliare, un’operazione di facciata dettata dall’obiettivo di attribuire tutta l’imposizione immobiliare ai Comuni e di “semplificare” a tutti i costi, senza cogliere l’occasione di per mettere mano ad una riforma concreta

Sul piano del federalismo, un intervento poco coerente con l'impianto della legge delega, non in grado di garantire programmabilità del bilancio, con elementi di ambiguità rispetto alle modalità della perequazione e soprattutto che non ricostruisce la necessaria corrispondenza tra beneficiari della spesa pubblica e citadini chiamati a sostenerne i costi

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Il decreto sui fabbisogni standard degli Enti locali

Oggetto: determinazione dei fabbisogni standard relativi alle funzioni fondamentali (e ai livelli essenziali) di Comuni e ProvinceLe funzioni fondamentali per i Comuni sono quelle individuate in via provvisoria dalla legge delega

a)funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo

b)funzioni di polizia locale

c)funzioni di istruzione pubblica

d)funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti

e)funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell’ambiente

f)funzioni del settore sociale

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Il decreto sui fabbisogni standard degli Enti locali

Si incarica la Sose (in collaborazione con Ifel-Anci) di sovraintendere sul piano tecnico al processo di determinazione dei fabbisogni standard e si stabilisce un percorso temporale per il loro calcolo:1)nel 2011 per almeno 1/3 delle funzioni fondamentali 2)nel 2012 per un ulteriore 1/3 delle funzioni fondamentali3)Nel 2013 copertura completa di tutte le funzioni fondamentaliApplicazione graduale nel triennio successivoRevisione entro tre anni dall’ adozione

Clausola di “salvaguardia finanziaria”: dal decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato

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Il decreto sui fabbisogni standard degli Enti localiValutazione

Soltanto un documento di natura vagamente metodologica senza contenuti sostanziali → mancata attuazione dei principi fondamentali della delegaResta indefinito il concetto stesso di fabbisogno standard Il risultato finale sarà una quota da attribuire a ciascun Comune su un fondo predeterminato (approccio top-down cioè un puro criterio di riparto)? Oppure sarà un livello assoluto di risorse finanziarie (approccio bottom-up cioè determinazione analitica per prestazioni)?

Resta irrisolto il collegamento dinamico tra valutazione e adeguamento dei fabbisogni standard (obiettivi di servizio) e decisione di finanza pubblica nell’ambito della Decisione di finanza pubblica/legge di stabilità (l. 196/2010).

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Il decreto sui fabbisogni standard degli Enti localiValutazione

La clausola di salvaguardia crea inutili incertezze. Significa che la sommatoria dei “risparmi di risorse” dai Comuni i cui fabbisogni standard risulteranno al di sopra la spesa storica dovrà compensare la sommatoria delle “spese aggiuntive” dai Comuni i cui fabbisogni standard risulteranno al di sotto della spesa storica? Cosa succede ai fabbisogni standard una volta determinati se il governo decidesse nella manovra annuale un taglio delle risorse?

Parimenti resta indeterminata la relazione tra calcolo/revisione dei fabbisogni standard e patto di convergenza degli obiettivi di servizio che dovrebbe consentire di accrescere quantità e qualità dell'offerta delle prestazioni nei territori attualmente meno dotati e/o nei settori attualmente sotto standard per poter raggiungere i livelli essenziali

Questi non sono aspetti “tecnici” da lasciare alla competenza della Sose/ifel, sono elementi costitutivi del sistema del federalismo fiscale che andrebbero definiti con chiarezza sul piano delle scelte di fondo

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Il decreto sui fabbisogni standard degli Enti localiValutazione

Irrazionalità nell’applicare la complicata costruzione dei fabbisogni standard a funzioni fondamentali identificate in via provvisoria in attesa della loro determinazione definitiva (se mai sarà) nella Carta delle autonomie

Esautorazione del Parlamento dalla fase concreta di fissazione dei metodi di determinazione dei fabbisogni standard e dalla loro applicazione per il calcolo effettivo dei fabbisogni stessi.

Infatti la nota metodologica relative alle procedure di calcolo e le quantificazioni dei fabbisogni standard per ciascuna funzione fondamentali di ciascun Comune/Provincia sono adottati con decreto del Presidente del Consiglio senza passare dal Parlamento 

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Il decreto sui fabbisogni standard degli Enti localiValutazione

Necessità di meglio precisare le procedure di revisione “a regime” dei fabbisogni standard: periodicità delle rideterminazioni, modalità di monitoraggio del soddisfacimento degli standard, sistemi di sanzioni nel caso di mancata tutela dei Lep

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FINE PRESENTAZIONE