ITINERARIO DA VALLICCIOLA ALLA CHIESA DELLA … · infine sotto la massiccia sagoma di Ghjucantinu...

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ITINERARIO: DA VALLICCIOLA ALLA CHIESA DELLA MADONNA DELLA NEVE, ATTRAVERSO GHJUCANTINU Partenza: Vallicciola Arrivo: Madonna della Neve Distanza: circa 2.5 km Tipo di percorso: sentiero segnato (E), quasi completamente in salita e su terreno accidentato. Sentiero per trekking; il terreno accidentato e roccioso, con alcuni passaggi stretti lo rendono sconsigliato per la mountain bike e l’escursionismo equestre Località attraversate: Vallicciola, Frati Mendula, L’Alburu Nieddu, Ghjucantinu, chiesa della Madonna della Neve Argomenti focali di interesse: boschi artificiali, gariga montana, piante endemiche, punti panoramici, geomorfologia granitica, ericeti, avifauna rupicola

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ITINERARIO: DA VALLICCIOLA ALLA CHIESA DELLA MADONNA DELLA NEVE, ATTRAVERSO GHJUCANTINU

Partenza: Vallicciola Arrivo: Madonna della Neve Distanza: circa 2.5 km Tipo di percorso: sentiero segnato (E), quasi completamente in salita e su terreno accidentato. Sentiero per trekking; il terreno accidentato e roccioso, con alcuni passaggi stretti lo rendono sconsigliato per la mountain bike e l’escursionismo equestre Località attraversate: Vallicciola, Frati Mendula, L’Alburu Nieddu, Ghjucantinu, chiesa della Madonna della Neve Argomenti focali di interesse: boschi artificiali, gariga montana, piante endemiche, punti panoramici, geomorfologia granitica, ericeti, avifauna rupicola

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Il percorso (sentiero B) prende inizio da Vallicciola in prossimità dell’incrocio per l’omonimo hotel e procede all'interno del bosco in direzione N-NE, seguendo i segnali bianco/rossi e passando dietro la piccola cappella ivi presente. Anche l’escursionista più distratto non può evitare di notare la particolarità degli alberi che circondano il sentiero, sicuramente estranei alla flora locale, ma comunque facenti parte di un vecchio progetto scientifico, di un antico arboreto, quindi notevoli sia sotto il profilo storico, sia sotto il profilo naturalistico, quindi alte Sequoie giganti (Sequoiadendron giganteum), colonnari Cipressi di Lawson (Chamaecyparis lawsoniana), rade Douglasie (Pseudotsuga menziesii) ed ancora Pini ed Abeti di diverse specie, a formare un bosco improbabile nell’ambiente mediterraneo, ma allo stesso tempo affascinante e particolare.

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Quando raggiunge una piccola costruzione di captazione idrica il cammino lascia il fitto bosco misto per arrampicarsi dapprima attraverso una rada pineta a Pino laricio (Pinus nigra ssp. laricio) e poi in mezzo alle rocce granitiche fino a raggiungere la piccola altura che sovrasta Vallicciola e che domina su tutta la zona circostante; da essa è infatti possibile ammirare il piccolo laghetto de Li Sciucchi, una piccola perla incastonata tra i graniti e la vegetazione, il pinnacolo di M. Longu e vedere oltre fino all'ingresso della solitaria vallata di Carasu. Tra le rocce i pulvini di Thymus herba-barona emanano intensi profumi al tocco dei passanti, mentre gli spinosi cespugli della Genista salzmannii si colorano di giallo al volgere dell'estate, e all'interno degli stessi o tra le fessure delle rocce un osservatore attento potrà riconoscere diverse specie botaniche interessanti. Il percorso piega quindi vistosamente a destra scendendo ripido all'interno della solita pineta e raggiungendo ben presto una strada sterrata che si seguirà voltando a sinistra per abbandonarla dopo appena 400 m entrando nel sentiero che si apre sulla destra, contrassegnato dai soliti paletti bianco/rossi e dal segnale della località Frati Mendula (ca. 1 km).

In vista dell’hotel e della relativa recinzione, sempre facendo riferimento ai segnali bianco-rossi, si piega a sinistra laddove il sentiero, scavato nella roccia, penetra in un fitto ed ombroso bosco, nel quale le onnipresenti conifere sono affiancate dall’Acero di monte (Acer pseudoplatanus) e dal Nocciolo (Corylus avellana); nel sito, reso umido dalla presenza di un piccolo rivolo, trova inoltre rifugio, unico in tutto il mondo, il Rovo del Limbara (Rubus limbarae), dalle grandi foglie trilobate e dalle piccole more acidule.

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Il cammino si fa erto affiancando una recinzione in filo spinato, sempre al di sotto di una piccola pineta a Pino laricio, e poi, risalendo in uno stretto e ripido canale tra le rocce, raggiunge un piccolo pianoro, completamente ricoperto da un ericeto con Pini sparsi, dove, sempre seguendo i segnavia bianco/rossi, si giunge in prossimità di un muro, che si scavalca per piegare immediatamente a destra ed oltrepassarlo nuovamente in prossimità del segnale di località indicante L'Alburu Nieddu (ca. 1.4 km). In questo tratto del percorso occorre prestare attenzione ai segnavia, trascurando invece i numerosi piccoli sentieri che giungono dalla sinistra, di cui uno particolarmente evidente. Il percorso abbandona quasi subito la pineta e si arrampica sul lato sinistro della bellissima e solitaria vallata di L‘Alburu Nieddu, mentre di fronte si stagliano le cime più elevate della montagna ed in modo particolare la massiccia mole di Ghjucantinu; il panorama cambia quindi completamente, infatti la vegetazione artificiale che aveva caratterizzato la prima parte dell'itinerario è completamente sostituita dagli ericeti, dalle garighe e da una profusione di rocce di tutte le forme e grandezze: monoliti che si innalzano verso il cielo, cascate di massi, pietre ballerine. Naturalmente in tale contesto non mancano endemismi e piante rare, mentre è più difficile avvistare gli animali, sicuramente rari a causa dell’asprezza dei luoghi, ma anche poco visibili all’interno della bassa ma fitta vegetazione; così che talora si può essere spaventati dal chiassoso fuggi fuggi di piccole brigate di Pernici sarde (Alectoris barbara), che si alzano in volo solo quando l’ignaro viandante rischia di calpestarle, ma più frequentemente si possono ammirare gli acrobatici voli dei Corvi imperiali (Corvus corax), che oltretutto segnalano la loro presenza con un possente e roco gracchiare, o la silhouette del Passero solitario (Monticola solitarius), il cui maschio dall’inconfondibile livrea bluastra, lancia il suo caratteristico canto dalla vetta delle guglie più ardite.

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Dopo avere percorso la parte superiore della vallata in tutta la sua lunghezza, attraverso un sentiero erto e disconnesso, si giunge infine sotto la massiccia sagoma di Ghjucantinu (ca. 1.9 km) e, voltandosi indietro, le fatiche del cammino appena fatto saranno ampiamente ricompensate da un impagabile panorama che di fronte spazia dalla sottostante vallata de L‘Alburu Nieddu, completamente ricoperta da fitti e compatti ericeti, al vicino Lago Coghinas, presso il quale si erge la caratteristica sagoma di M. Acuto, ed ancora oltre attraverso la piana di Chilivani fino ai tavolati vulcanici del Meilogu, mentre sulla sinistra, oltre la piana di Berchidda, i più importanti sistemi montuosi della Sardegna settentrionale si alternano come quinte teatrali: dapprima le aspre montagne di Alà, successivamente le ripide guglie di M. Albo, quindi le lande calcaree dei Supramonti ed infine la lontana sagoma del Gennargentu …

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… e proseguendo oltre, affacciandoci sul versante settentrionale della montagna, la vista non risulta essere meno appagante ed intensa, infatti oltre le vicine vette del massiccio montuoso, purtroppo oltraggiate da una selva di antenne, spiccano nell’altopiano sottostante gli abitati di Tempio Pausania, Calangianus e Luras, ed oltre la tondeggiante mole di M. Pulchiana e le irregolari guglie di Sarra lu Tassu, quindi le ramificazioni del Lago del Liscia e lo splendido mare gallurese, con il promontorio di Capo Testa e l’arcipelago de La Maddalena, ed in fondo la Corsica con le bianche falesie di Bonifacio e le lontane montagne.

Il sentiero quindi procede verso l'ormai vicina chiesa della Madonna della Neve in un contesto veramente unico, in pratica un vero e proprio orto botanico naturale, dove entità rare ed endemiche popolano la gariga e i frequenti gruppi rocciosi, che già da soli offrono uno spettacolo ineguagliabile, con le loro forme bizzarre, generate dalla lenta ma inesorabile attività degli agenti atmosferici, qui particolarmente intensi e tenaci. E sulle rocce è facile osservare diverse specie di lucertole, tra cui la Lucertola di Bedriaga (Archaeolacerta bedriagae), entità endemica sardo-corsa, che in Gallura si presenta con una livrea quasi completamente nerastra, la varietà paessleri.

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Seguendo i segnavia bianco/rossi e passando tra le profumate garighe, spesso punteggiate da piccoli cespugli di Rosa serafini, che in tarda primavera si ammantano di delicati fiori, si punta verso un grande torrione granitico che domina il paesaggio più prossimo, al di sotto del quale, in uno stretto passaggio roccioso crescono rigogliosi cespi della bella Solidago virgaurea, dai dorati fiori e sulla sinistra del percorso sono frequenti gli scorci panoramici su Tempio Pausania. Voltandosi indietro, prima di scendere in un breve ma ripido canale, sarà possibile ammirare la rotondeggiante sagoma di Ghjucantinu, sormontata da una piccola croce, quindi il sentiero si inoltra in una piccola pineta a Pino laricio, dove i sampietrini con i quali è stato pavimentato, indicano chiaramente che si è particolarmente vicini alla graziosa e granitica chiesa della Madonna della Neve, che infatti dopo poco compare tra gli alberi. In breve si raggiunge quindi la costruzione, dopo avere percorso approssimativamente 2.5 km.

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