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Italo Svevo nacque a Trieste nel 1861 e il suo vero nome era Ettore Schmitz; studiò in Germania e visse a Trieste, allo- ra appartenente all’Impero Austro-Ungarico, una città ricca di influssi etnici e culturali molto diversi tra loro, posta nel punto d’incontro tra la cultura italiana e quella dell’Europa centrale: lo stesso pseudonimo “Italo Svevo” indica proprio questa fusione culturale. Il Castello di Miramare a Trieste

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Italo SvevoItalo Svevo nacque a Trieste nel 1861 e il suo vero nome

era Ettore Schmitz; studiò in Germania e visse a Trieste, allo-ra appartenente all’Impero Austro-Ungarico, una città ricca di influssi etnici e culturali molto diversi tra loro, posta nel punto d’incontro tra la cultura italiana e quella dell’Europa centrale: lo stesso pseudonimo “Italo Svevo” indica proprio questa fusione culturale.

Il Castello di Miramare

a Trieste

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Era figlio di un ricco commerciante che cercò di avviare il fi-glio alla stessa professione. La sua passione letteraria lo spinse a pubblicare a proprie spese i suoi primi scritti.

Il suo primo romanzo, Una vita (del 1892) ebbe un tiepido successo, ma il successivo, Senilità (del 1898), non ottenne successo e a causa dei gravi problemi economici che conse-guirono dall’insuccesso della sua attività letteraria fu costret-to a lavorare prima in banca, poi presso un’industria, lavoro che svolgeva malvolentieri.

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Queste vicissitudini lo trattennero dal pubblica-re altre opere finché conobbe lo scrittore irlandese James Joyce e il poeta italiano Eugenio Montale che apprezzarono particolarmente il suo terzo ro-manzo, La Coscienza di Zeno, e si adoperarono per il successo editoriale dell’opera di Svevo.

James Joyce Eugenio Montale

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I protagonisti dei romanzi di Ita-lo Svevo sono uomini diversi da quelli che il romanzo tradiziona-le aveva presentato: sono dei per-denti, degli uomini inetti e “in-capaci alla vita”.

Il protagonista di Una Vita, Al-fonso Nitti, si dimostra inadegua-to ad affrontare le difficoltà della vita e si appiattisce nel conformi-smo della società, anche nel suo gesto estremo, il suicidio, che non ha più il tradizionale eroismo pro-prio delle antiche tragedie classi-che.

Italo Svevo

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Emilio Brentani, il protagonista di Senilità, cerca nell’amore grottesco per una donna il modo di ringiovanire la propria vecchiaia psico- logica, crean-dosi un alibi mentale per nascondere a se stesso il suo inevi-tabile invecchiamento.

I primi due romanzi, che hanno anche qualche velato ri-ferimento autobiografico, approfondiscono quindi la te-matica dell’impossibilità di incidere significativamente nella vita reale.

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Decisivo è per Svevo l’incontro con la psicoanalisi e la conseguente sco-perta dei meccanismi dell’incon-scio, durante il primo decennio del Novecento.

L’influsso di questa nuova scienza, introdotta dall’austriaco Siegmund Freud, confluisce nella trama, nella struttura e nelle forme narrative del terzo romanzo di Svevo, La Coscien-za di Zeno.

Si tratta di un romanzo ormai pie-namente maturo, nel quale le prece-denti tematiche si fondono e si evol-vono, in una struttura narrativa nuova

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e originale, moderna e vicina alle tendenze del nuovo romanzo novecentesco.

Il protagonista di questo romanzo finisce per “guar-darsi vivere”, cosciente della propria «malattia» psi-cologica e senza alcuna speranza, o forse volontà, di poterne mai guarire.

Nel suo libro Svevo abbandona lo schema ottocente-sco del romanzo raccontato da un narratore estraneo alla vicenda o di un narratore interno che racconta tradizionalmente la sua storia; la voce narrante è la psicologia stessa del protagonista, Zeno Cosini, il quale, su invito del suo psicanalista, scrive a scopo

terapeutico un memoriale cioè una sorta di confessione autobiografica che l’autore immagina venga pubblicato per vendetta dallo stesso psicanalista nel momento in cui il protagonista decide di interrompere la cura.

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L’intero racconto scaturisce dal-le parole del protagonista e il ro-manzo ha, pertanto, un impian-to assolutamente autodiegetico, cioè lo svolgimento narrativo è affidato al protagonista che par-la esclusivamente di se stesso.

Zeno appare dalle sue stesse pa-role un nevrotico malato imma-ginario: il racconto delle proprie esperienze lascia spesso il dubbio su ciò che corrisponde a realtà e su ciò che, al contrario, è frutto di una fantasiosa e consolante men-zogna del protagonista; infatti tutte le esperienze narrate corri-

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spondono al bisogno del protagonista di costruirsi degli alibi per nascondere a se stesso la propria inettitudine e incapa-cità a dirigere la propria vita con ferma volontà.

I fatti narrati nel romanzo non si susse-guono cronologicamente e secondo uno schema lineare, ma secondo un «tempo misto» nel quale il narratore ripercorre le strade del pensiero di Zeno formando un impasto tra presente e passato che è una assoluta novità nel mondo nel mondo let-terario italiano.

La memoria di Zeno si frantuma in mi-riadi di ricordi, lasciando emergere solo

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alcune esperienze cruciali: ognuna di esse dà il titolo ad una sezione del romanzo.

Tecnicamente quindi Svevo è un gran-de innovatore: nei suoi romanzi, e special-mente nell’ultimo, la realtà viene descritta a partire da un’esperienza interiore (con-trariamente a quanto invece professava il Verismo) e questo fa sì che il tempo, l’evo-luzione dei fatti, la ricostruzione del conte-sto diventino variabili soggettive e non più presupposti oggettivi del narrare letterario.

Le tecniche narrative introdotte da Svevo nel suo terzo romanzo e largamente diffuse nel romanzo del Novecento (per esempio in Joyce e in Pirandello) sono: il flusso di co-scienza e il monologo interiore.

Statua di Italo Svevo a Trieste

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Il flusso di coscienza (traduzione dall’inglese stream of consciousness) consiste nella libera e immediata trascrizione delle idee e dei sentimenti che si sviluppano nel profondo della psicologia del personaggio e si attua seguendo un criterio che rispetti i processi reali del pensiero, che proce-dono per libere associazioni mentali guidate dall’analogia e non da nessi logici.

Il monologo interiore consiste nel trascrivere, senza alcuna orga-nizzazione logica e alcun commento dell’autore, il flusso confuso e irrazionale delle associazioni di idee, delle sensazioni, dei ricordi e delle immagini presenti nell’inconscio dei personaggi; questa tecnica si sostituisce alla tradizionale descrizione dei pensieri e delle azioni dei personaggi, condotta in terza persona dal narratore onnisciente, per esprimere la problematicità della realtà dell’uomo moderno, una realtà capace di assumere forme e aspetti diversi e suscettibile di mol-teplici interpretazioni, sempre relative al singolo e lontane da ogni ras-sicurante certezza.

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Queste forme si ricollegano pro-fondamente con le nuove teorie della psicoanalisi e della relatività: la scoperta dell’inconscio e dei suoi meccanismi irrazionali e la scoper-ta della soggettività delle categorie di spazio e tempo che in definitiva portano inevitabilmente alla relati-vità della conoscenza.

Italo Svevo, raggiunta la piena maturità come autore e il successo letterario con il suo terzo romanzo, morì in seguito ad un incidente au-tomobilistico nel 1928.