Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

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  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

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    Publications de l'cole franaisede Rome

    La scuola dei SestiiItalo Lana

    Riassunto

    Per cercare di individuare il ruolo della scuola sestiana nella prospettiva indicata dal Colloque vengono prese in esame tutte

    le figure dei filosofi aderenti alla scuola : dal fondatore Quinto Sestio e dal figlio Sestio Nigro fino ai seguaci Papirio Fabiano,Lucio Crassicio Pasicle, Cornelio Celso, senza trascurare n coloro che furono variamente influenzati dalla scuola di Sestio

    (Caio Albucio Silo e il filosofo Seneca) n coloro che mostrano un certo grado di conoscenza dei princpi della scuola (Seneca

    retore e Sozione).

    Dall'analisi dei dati di cui disponiamo non siamo in grado di ricavare nulla circa il latino filosofico dei Sestii, perch i due Sestii

    scrissero in greco, nulla ci pervenuto di Crassicio e gli scritti che possediamo di Fabiano e di Celso appartengono per il primo

    alla sua attivit di declama tore e per il secondo al periodo in cui aveva ormai abbandonato la scuola sestiana.

    Citer ce document Cite this document :

    Lana Italo. La scuola dei Sestii. In: La langue latine, langue de la philosophie. Actes du colloque de Rome (17-19 mai 1990)

    Rome : cole Franaise de Rome, 1992. pp. 109-124. (Publications de l'cole franaise de Rome, 161)

    http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268

    Document gnr le 17/09/2015

    http://www.persee.fr/collection/efrhttp://www.persee.fr/collection/efrhttp://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268http://www.persee.fr/author/auteur_efr_1905http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268http://www.persee.fr/author/auteur_efr_1905http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268http://www.persee.fr/collection/efrhttp://www.persee.fr/collection/efrhttp://www.persee.fr/
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    ITALO LANA

    LA

    SCUOLA

    DEI SESTII

    1

    -

    Premessa

    In

    questo Colloque

    dedicato

    a

    La

    langue

    latine,

    langue de

    la philosophie la scuola sestiana e chi stato

    invitato a

    trattarne

    vengono

    a

    trovarsi in

    una

    posizione del

    tutto

    particolare,

    perch

    degli

    scritti

    che i membri della scuola composero nessuno ci

    pervenuto e

    anche i frammenti veri

    e propri

    sono

    scarsissimi e

    brevissimi

    (constano

    di

    una

    di

    poche

    parole);

    inoltre il fondatore

    della scuola e

    il

    figlio che ne

    fu

    continuatore scrissero le loro opere

    in

    greco, non

    in

    latino.

    Ancra

    :

    dei testi latini di aderenti alla

    scuola,

    Crassicio, Fabiano e Celso,

    come vedremo, non possiamo

    avvalerci perch non

    si sono

    conservati perch

    furono

    composti

    quando

    non

    ancora quando

    non

    pi

    i

    loro

    autori si

    professavano

    sestiani.

    L affermazione

    lapidaria

    del filosofo

    Seneca

    :

    Sextiorum

    nova

    et

    Romani roboris seda

    (Nat.

    Quaest. 7.32.3)

    che

    si chiarisce

    con

    l altra asserzione egualmente senecana riferita al fondatore della

    scuola : Graecis

    verbis

    Romanis

    moribus

    philosophantem

    (ep.

    59.7),

    delinea in maniera esatta la realt della scuola quale fu voluta

    dal

    suo fondatore.

    Una

    scuola filosofica nuova,

    sia

    perch altra

    rispetto

    alle

    scuole filosofiche

    ben note dell antichit e

    affermate

    da secoli

    sia

    perch

    era

    la prima

    volta

    che

    una

    scuola

    filosofica

    romana

    - la

    prima,

    in ordine di tempo usando la lingua greca

    esprimeva

    i mores

    romani,

    qualificati secondo

    la

    categoria

    tradizionale

    romana

    del

    robur

    (saldezza,

    energia morale).

    Ma, per

    quello

    che ho detto, non siamo neppure in grado di verif care

    come

    la

    lingua greca fosse stata piegata, nell uso che ne fece

    la

    scuola, a

    rendersi espressione del robur dei mores romani.

    Una

    situazione,

    dunque,

    difficile, per il relatore

    :

    al quale

    compete soltanto di ripercorrere - brevemente, in

    considerazione

    della

    durata assegnatagli per

    la

    relazione le

    vicende

    della scuola,

    dei

    suoi aderenti e delle loro opere e di dimostrare che

    i

    testi latini

    di

    coloro

    che aderirono

    alla

    scuola

    non possono essere

    usati

    per

    qualificare

    il loro latino

    come

    lingua della filosofia.

    La tirannia del

    tempo

    limitato sar meno pesante

    perch il

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    110 ITALO LANA

    relatore rinvier, implicitamente esplicitamente, in pi

    punti

    ad

    un suo studio del 1953 sulla scuola sestiana e a sue ricerche

    su

    scienza e tecnica a Roma da Augusto a Nerone del 1971 e

    del

    19802 e utilizzer

    ampiamente

    una tesi di laurea dattiloscritta

    sulla

    scuola

    sestiana

    (essa

    ne

    ha raccolto anche,

    per

    la

    prima

    volta,

    testimonianze,

    dottrina

    e

    frammenti) elaborata sotto

    la

    sua

    quida

    da

    Luciano Oberto presso l Universit di Torino nel

    19583.

    Dallo

    sviluppo

    della relazione apparir anche

    in

    maniera evidente che

    in

    essa

    viene

    rifiutato

    il pandiatribismo - cos

    lo

    chiamerei -

    di

    Andr

    Oltramare, il

    quale,

    in

    un opera per altro

    memorabile

    del 19264

    -

    che costituisce tuttora un passaggio obbligato

    per

    chi studia

    la

    prosa

    latina del primo principato -, non ricostruendo in

    prospettiva

    storica le vicende biografiche e culturali

    dei sestiani,

    si precluse la

    possibilit di tenere

    distinta l analisi

    della

    prosa

    declamatoria

    dall analisi

    di

    altri tipi

    di

    prosa,

    tutto

    riconducendo, con

    petizione

    di principio,

    alla

    diatriba.

    2 Q. Sestio,

    il

    fondatore della scuola

    Della scuola filosofica dei Sestii poche

    tracce

    si sono

    conservate.

    Che si trattasse di

    una

    vera

    e propria scuola

    (seda)

    attestato

    esplicitamente

    dal filosofo

    Seneca. Chi ne fosse stato il fondatore si

    ricava, implicitamente, ancora dalla stessa fonte, che parla della

    Sextiorum

    . .

    .

    seda

    5,

    riferendosi,

    con

    il

    plurale,

    a

    Q.

    Sestio

    e

    al

    figlio di lui

    Sestio

    Nigro. Quando

    la

    scuola

    abbia

    avuto

    inizio

    risulta anche questo implicitamente, dal

    medesimo Seneca,

    il quale ci

    informa

    che Quinto

    Sestio

    rifiut il laticlavio,

    a cui

    pure

    per

    condizione

    di nascita avrebbe potuto

    aspirare, offertogli

    da

    Giulio

    Cesare6: dunque,

    probabilmente, negli anni tra

    il

    48 (dopo Farsalo) e

    il

    44 (prima degli idi di marzo) di qui

    si

    pu

    fondatamente

    ricava-

    1 Sextiorum nova et Romani roboris

    secta,

    in Riv. FU. ci. 1953, p. 1-26; 209-

    234,

    ora

    ristampato

    (con

    il

    titolo

    /

    filosofi

    sestiani e

    l indifferenza

    di

    fronte

    allo

    Stato) nel voi. Sapere,

    lavoro e

    potere in Roma antica, Napoli, 1990, p.

    169-227.

    2 La concezione

    della

    scienza e della tecnica a

    Roma

    da Augusto a Nerone.

    I.

    Antologia di testi, II. Lezioni, Torino 1970; Scienza e

    politica

    in et

    imperiale

    romana, in Tecnologia economia e societ nel mondo romano. Atti

    del

    Convegno

    di Corno

    27-29

    settembre

    1979,

    Corno,

    1980,

    p. 21-43.

    3

    La

    tesi, dattiloscritta,

    depositata presso il Dipartimento di filologia,

    linguistica e tradizione classica

    dell Universit di

    Torino, Facolt

    di lettere

    e

    filosofia.

    4

    A. Oltramare,

    Les origines de

    la

    diatribe

    romaine,

    Losanna, 1926 (sulla

    scuola

    sestiana : p.

    153-189).

    5 Sen., Nat. quest.,

    7.32.3, cit. qui

    sopra.

    6 Sen.,

    Ep.

    ad

    Lue, 98.13-14.

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    LA SCUOLA DEI SESTII 111

    re

    che Sestio fosse nato non dopo il 70. Quando Cesare

    gli

    offre

    un

    posto in senato, evidentemente

    la

    scelta radicale della vita filosofi-

    ca da parte

    di

    Quinto Sestio

    non

    era ancora generalmente

    nota

    in

    Roma, altrimenti Cesare

    non

    lo avrebbe invitato ad

    entrare

    nel

    vivo

    della vita

    politica, assumendovi

    responsabilit.

    Dunque gli

    inizi

    della

    scuola

    sembrano potersi fissare negli

    anni

    intorno alla morte del

    dittatore.

    Quanto esattamente dur

    la

    scuola non siamo in grado

    di dire.

    Secondo Seneca

    essa

    inter initia sua, cum magno impetu

    coepisset,

    extincta est

    (N.Q. 7.32.3). La notizia

    inserita

    in

    un

    contesto in cui

    il

    filosofo deplora

    la decadenza

    la

    scomparsa di scuole

    filosofi-

    che

    nel suo

    tempo

    (siamo

    verso il

    64), che

    vengono meno

    sono

    venute meno per

    mancanza

    di capiscuola

    di

    continuatori

    : egli

    elenca

    gli

    academici,

    gli scettici, i pitagorici, i

    sestiani (non

    gli

    stoici,

    naturalmente

    :

    c erano,

    allora,

    vivi

    e/o

    operanti

    in

    Roma,

    oltre

    a

    Seneca,

    Trasea

    Peto, Musonio Ruf

    o, Anneo

    Cornuto

    e

    altri ; non

    siamo

    in grado

    di

    dire

    perch taccia

    di altre scuole :

    d altra

    parte egli

    parla di

    tante

    tot

    - scuole f ilosof che, non di

    tutte ). Si noter

    nell elenco

    delle scuole

    scomparse

    la variano e la gradano

    : nullum

    antistitem reliquerunt

    ...

    ;

    quis

    est

    qui

    tradat

    ... praeceptorem

    non

    inverni ... inter initia sua . . .

    extincta est.

    Ogni espressione, quindi,

    non

    da

    prendere

    alla

    lettera.

    Di qui

    si ricava

    che, comunque, la scuola

    sestiana

    dur

    poco, a

    confronto di altre scuole ben pi antiche,

    ma

    non pochissimo

    in

    assoluto.

    Seneca

    esagera

    dicendo che

    essa

    si

    estinse

    quando

    era

    appena nata (la

    presenta come

    un

    fenomeno

    momentaneo,

    addirittura . In realt, come vedremo, dur alcuni decenni :

    il

    tempo di

    almeno

    due

    generazioni, poich della scuola

    furono a

    capo

    sia

    Sestio padre

    sia

    Sestio figlio (testimonianza di Claudiano Mamer-

    to7). L evento

    che

    ne segn

    lo

    sfaldamento e forse

    senz altro

    la

    fine

    non ci

    espressamente segnalato dalle

    fonti :

    ritengo che

    sia

    stato il

    decreto di

    Tiberio

    contro gli

    alienigena sacra,

    del

    19

    d.C.8.

    La scuola sarebbe dunque durata un sessantennio : all incirca dal

    40

    a.C. al

    19 d.C. Ma quando si spense era forse gi in

    decadenza

    (perch

    si

    possa

    asserire

    questo

    vedremo

    fra

    poco).

    Delle

    vicende

    della vita

    di

    Sestio

    padre, fondatore della scuola,

    7 Claudian.

    Mam., De statu animae, II

    8 : ...

    Romanos etiam, eosdemque

    philosophos testes citamus, apud quos

    Sextius pater

    Sextiusque filius propenso

    in

    exercitium sapientiae

    studio opprime philosophati

    sunt atque hanc

    super omni

    anima attulere sententiam

    :

    incorporalis, inquiunt, omnis est anima et illocalis,

    atque

    indeprehensa vis quaedam, quae sine

    spatio

    capax, corpus

    haurit

    et conti-

    net.

    8 Fonti:

    Tac, Ann.,

    2.85; Suet.,

    Tib.

    36; los., Antiquiu,

    18.3.5;

    cfr. Sen.,

    Ep.

    ad

    Luc,

    108.22.

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

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    112

    ITALO LANA

    non sappiamo quasi niente.

    attestato che

    fu

    anche ad Atene, per

    ragioni

    di

    studio

    (Plin., N.H. 18.273) :

    probabilmente

    negli

    anni

    della sua formazione, dunque prima

    che

    Cesare gli offrisse il

    laticlavio. L

    comp la

    sua

    scelta che fu

    poi definitiva per

    la vita

    contemplativa.

    Questo

    il

    senso

    dell analogia

    documentata dal

    citato

    passo di Plinio il Vecchio, di certi suoi comportamenti ispirati alla

    scelta del

    paragonata a

    quella

    di

    Democrito.

    Era

    noto come

    autore di

    un

    liber (Sen. ep. 64,

    2-3) a

    cui aveva

    consegnato

    il

    suo

    insegnamento

    filosofico.

    Furono suoi

    discepoli

    diretti: il figlio Sestio Nigro;

    Papirio

    Fabiano

    (cum

    Sextium

    audiret :

    Sen.,

    Controv. 2 pr. 4), proveniente

    dalla retorica;

    L.

    Crassicio

    Pasicle,

    proveniente dalla professione di

    grammatico9.

    Dei

    Sestii (padre e figlio)

    fu

    seguace Cornelio Celso,

    l autore del

    De medicina

    (Quindi., 10.1.124), presumibilmente in

    anni

    successivi

    a quelli

    in

    cui

    Fabiano

    seguiva Sestio (indicato

    semplicemente

    con il nomen : il padre, dunque) 10.

    Non

    propriamente aderenti

    alla

    scuola

    sestiana

    ma

    piuttosto

    semplici uditori di filosofi sestiani, e

    variamente da essi

    influenzati,

    probabilmente

    quando i due Sestii erano gi morti (in quanto sono

    presentati come uditori

    di Fabiano)

    furono :

    il

    retore C.

    Albucio

    Silo,

    di Novara (Sen., Controv. 7, pr. 4); il

    filosofo

    Seneca,

    ammiratore dell opera di

    Sestio

    Padre (non ne ascolt,

    dunque,

    le lezioni),

    ascoltatore di Fabiano, oltre che

    lettore

    di suoi

    libri

    (Sen. ep. 100,

    12).

    Inoltre :

    Seneca

    Padre mostra di conoscere

    bene

    Fabiano,

    ma

    piuttosto

    come

    declamatore

    che

    come

    filosofo

    (egli

    non

    risulta

    uditore

    dei

    due Sestii)

    : dalla sua filosofia,

    egli,

    qui philosophiam

    ode-

    rat

    (Sen.

    ep. 108.22),

    non possiamo

    asserire

    che sia stato

    influenzato.

    Il

    filosofo Sozione, uno

    dei maestri

    di

    Seneca, conosceva molto

    bene

    le teorie di

    Sestio

    Padre

    sul

    vegetarianismo

    ed era

    in

    grado di

    esporne particolareggiatamente le motivazioni (Sen., ep. 108.

    8). Quanto

    ad Albucio Silo in

    particolare11,

    ci fu

    un

    periodo della

    sua vita in cui, declamatore

    noto per

    la sua impulsivit e

    incostanza, si

    dedic, omnibus

    omissis rebus

    (Sen.,

    Controv.

    7

    pr. 4),

    ad

    ascoltare

    le

    lezioni di

    Papirio

    Fabiano,

    bench egli fosse molto

    pi

    anziano

    del

    filosofo,

    delle

    quali

    prendeva

    diligentemente

    appunti;

    in

    quel

    tempo riempiva in maniera inopportuna e senza misura le

    sue

    declamazioni

    di trattazioni

    f

    ilosof

    iche 12.

    9 V. qui avanti, p. 109.

    10

    Vedi

    Sen., Controv.,

    2

    pr.

    4.

    11 Su cui si v. Gaio

    Albucio

    Silo, Saggio introduttivo, testimonianze e

    frammenti

    a cura

    di

    A.

    Assareto, Genova

    1967.

    12 Sen., Controv. 7 pr. 1 : illa

    intenpestiva

    in

    declamationibus

    eius philoso-

    phia

    sine modo

    tunc

    et

    sine

    fine

    evagabatur;

    Id.,

    Controv.

    1.3.8

    :

    improbabat

    [se.

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    6/17

    LA

    SCUOLA DEI

    SESTII

    113

    Con tutte

    le

    riserve

    che doveroso formulare per il fatto che la

    documentazione

    di

    cui disponiamo

    qualificata dal particolare

    carattere di essa (si

    tratta

    sostanzialmente dei

    due Seneca), la

    scuola,

    per quanto

    a noi risulta, esercit

    la

    sua forza di attrazione in

    ambienti

    ristretti

    :

    esclusivamente su

    retori,

    grammatici

    e

    filosofi

    non attestata una sua influenza

    al

    di fuori della cerchia di tali

    tipi

    di

    intellettuali.

    Sestio padre presentava

    una

    visione

    agonistica

    della vita :

    confrontava il sapiente con Giove

    ed

    asseriva che

    non

    era inferiore al

    dio,

    perch

    costui lo superava solo per

    il

    fatto che

    diutius

    bonus est

    (Sen. ep. 73.13);

    la

    sua felicit non era inferiore a

    quella

    del dio:

    deus

    non vincit sapientem

    felicitate,

    etiam si vincit aetate (ivi). Alla

    felicit si arriva

    mediante la

    virt : elencava nella citazione sene-

    cana - la

    frugalit,

    la temperanza, la fortezza

    morale

    (ivi,

    15),

    dunque

    due

    delle

    quattro

    virt

    cardinali. Nella

    frugalit

    c

    il

    rinvio

    alla scelta vegetariana

    cos come l accento posto sulla

    fortitudo

    richiama la caratteristica sestiana del vigor,

    del

    robur, della

    .

    Un indicazione importante si ricava

    da

    Seneca, ep.

    64.2: Sestio

    negava

    di essere uno stoico (ma Seneca,

    invece,

    lo riteneva uno

    stoico).

    Perch Sestio

    negava di essere uno stoico? Evidentemente

    perch,

    pur

    essendovi nel suo pensiero consonanze coincidenze con

    la

    dottrina stoica, vi era (vi

    doveva

    pur essere)

    qualcosa

    di

    molto

    importante che lo distingueva nettamente dagli

    Stoici

    - qualcosa a

    cui Sestio

    annetteva molta

    importanza

    :

    invece

    Seneca

    non

    lo

    riteneva altrettanto

    importante.

    Sul fondamento di quel poco che sappiamo di

    Sestio

    questa

    differenziazione, a mio giudizio, non pu

    vedersi

    se non

    nell atteggiamento

    verso lo

    Stato.

    Mentre gli

    Stoici

    non

    negavano affatto

    la

    liceit, per i loro aderenti, di impegnarsi anche nella vita politica,

    Sestio con le sue scelte personali (ma

    non

    sappiamo se di esse

    trattasse

    anche nel suo libro)

    aveva

    rifiutato

    di impegnarsi

    nel

    . Questa la

    differenza

    netta di

    Sestio

    rispetto agli Stoici,

    per cui

    nonostante le afferenze di (tanta?) parte delle sue

    dottrine

    -

    non

    voleva

    essere

    qualificato

    come

    stoico. In

    questa

    sua scelta,

    aperta

    e inequivocabile,

    c

    la radice della

    poca

    fortuna della

    scuola

    e,

    probabilmente,

    del sospetto

    con

    cui

    fu

    guardata dal potere

    imperiale.

    Infatti essa significava non solo

    il

    tenersi appartato,

    rinchiudendosi nella

    vita

    privata,

    ma

    anche

    la

    non condivisione e

    la

    non collaborazione

    al progetto politico di restaurazione

    di

    Augusto.

    Cestius] Albucium quod haec

    non

    tamquam particulas incurrentes in quaestio-

    nem

    tractasset, sed

    tamquam

    problemata philosophumena.

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    7/17

    114

    ITALO

    LANA

    Una

    controprova

    di

    ci

    pu vedersi nel fatto

    che

    nessuno degli

    aderenti alla scuole dei Sestii

    partecip

    alla vita politica.

    Se poi

    veramente

    Seneca

    nell ep.

    73 si ispirava a

    Sestio

    (nella

    parte

    finale

    della lettera

    Sestio

    citato espressamente

    due

    volte

    come

    maestro

    di

    vita)

    nel

    delineare

    il

    progetto del filosofo

    che,

    senza assumere

    atteggiamenti

    di ribellione

    verso il

    principe,

    anzi

    dichiarandogli

    gratitudine,

    ribadisce la sua scelta di

    non

    partecipazione alla vita

    politica, allora

    quanto

    abbiamo

    dedotto sulle scelte

    di

    fondo di Sestio prende forza

    cogente.

    Pax et libertas sono

    gli

    individua bona {ep. 73.8), i beni indivisibili, che sono

    assicurati

    solo

    dall adesione piena

    alla

    vita

    filosofica,

    la

    quale

    mira ai

    maiora

    (il

    comparativo rinvia

    al

    confronto

    con la

    vita attiva e

    con la

    partecipazione alla vita politica, considerata

    di qualit

    inferiore).

    Sul fondamento di questa nostra interpretazione prende

    luce

    la

    caratteristica

    fondamentale

    e

    peculiare

    della

    scuola

    sestiana,

    messa

    icasticamente in luce dal

    filosofo

    Seneca, che la definisce

    nova

    et Romani

    roboris seda.

    Essa

    era

    contraddistinta da

    robustezza, saldezza ed

    energia morale

    (dote precipua di

    Sestio

    era

    il

    vigor:

    Sen. ep.

    64.3);

    anche Imerio, nel IV

    secolo,

    riconosceva a

    Sestio

    (definito da Seneca, ep. 59.7, vir acer)

    come

    dote

    precipua

    e

    tale da distinguerlo dagli altri filosofi

    la

    (Him., 8.21

    Colonna).

    Questa

    saldezza

    morale

    emergeva

    anche dalle immagini che

    Sestio prediligeva

    : tra

    le

    quali -

    ricordata

    da Seneca - quella del

    saggio che procede nella

    vita

    come procede

    un

    esercito

    quadrato

    agmine,

    per resistere a tutti gli attacchi

    che vengono

    mossi

    alle sue

    virt (ep.

    59.7). La forza di

    tale

    immagine tratta dalla vita

    militare

    meglio

    spicca

    se

    messa a confronto

    con le

    dichiarazioni

    di Seneca

    nella gi citata epistola 73 :

    il filosofo

    dedito

    ai

    maiora rinuncia a

    tutte

    le

    incombenze militari e

    si

    riserva arbitrium sui temporis

    ( 10). Altra

    dunque

    la

    militia

    nella

    quale

    il

    filosofo milita : il

    filosofo

    che

    segue

    gli

    insegnamenti

    di

    Sestio.

    Di

    Sestio

    padre sappiamo (da

    Sen. de

    ira, 3.36.1) che usava la

    pratica quotidiana dell esame

    di coscienza;

    che era profondamente

    impegnato

    nello studio della

    filosofia

    (si v. l aneddoto agiografico

    narrato da Plutarco,

    de

    prof, in

    viri.,

    5 p.

    77E);

    che

    era

    considerato

    impegnato a fondo nella scelta della

    vita

    contemplativa Plin. N.H.,

    18.273),

    come d altronde si ricava dal

    fatto che

    rinunci

    ad

    ogni

    impegno politico. Degli aspetti dottrinali della filosofia di

    Sestio

    padre quasi

    nulla

    siamo in grado di dire. Si conosce qualcosa della

    teoria

    della

    scuola

    sestiana dell anima,

    che

    veniva giudicata

    incor-

    poralis e illoclis, sine spatio,

    una

    potenza,

    per cos dire,

    inafferrabile

    che si diffonde

    in

    tutto

    il corpo (Claud. Mam., /.

    e).

    Da

    varie

    attestazioni del

    filosofo

    Seneca

    si

    ricava l impressione che Sestio

    colpisse i

    lettori

    per l entusiasmo che lo

    animava

    :

    sapeva

    far vede-

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    8/17

    LA SCUOLA

    DEI

    SESTII

    115

    re

    ai discepoli la

    grandezza

    della vita beata

    senza

    togliere loro la

    speranza di

    arrivare ad

    essa : scies illam esse in excelso, sed volenti

    penetrabilem (ep. 64.5). Egli era un exemplum, degno di stare

    accanto

    ai

    grandi Romani dall et pi remota fino alla

    fine

    della

    repubblica

    :

    Muzio

    Scevola, Fabrizio, Tuberone, Regolo,

    Rutilio,

    Catone Uticense

    (Sen.

    ep. 98.12-13).

    Come abbiamo

    gi accennato, aveva

    fatto la scelta di vita

    vegetariana : proponeva ai discepoli l astensione dalle carni

    per

    quattro

    motivi : ci

    sono,

    per

    l uomo, alimenti

    a sufficienza anche se si

    rinunzia ai

    cibi carnei; macellando gli animali

    ci

    si

    abitua alla

    crudelt;

    la

    mensa ricca di cibi carnei

    un incentivo

    al lusso; la

    variet

    degli alimenti (vale a dire, cibi carnei e cibi

    vegetariani)

    dannosa

    alla

    salute

    (Sen., ep. 108.18).

    La singolarit

    di

    Sestio filosofo e la sua novit e capacit di

    rottura

    con la

    tradizione

    f

    ilosofica

    romana

    ormai

    nettamente

    affermata

    per

    opera di Cicerone emerge

    anche dal

    fatto che

    egli

    scrisse

    il suo liber in

    greco.

    3

    - Sestio Nigro

    Come Sestio padre cos il figlio, Sestio Nigro13, scrisse in greco

    Plin. N.H., I (XII),

    p. 46.2 Mayhoff) un opera,

    di

    medicina, che si

    intitolava

    (Erot.,

    p.

    94.2 Klein,

    s.v.

    ),

    Sulla

    materia (medica)

    : essa sicuramente

    si

    leggeva ancora ai tempi

    di Gale-

    no. Ad essa Plinio

    nella Naturalis Historia

    attinse

    ripetutamente

    per

    i libri 12-16, 20-30, 32-34 (lo cita ripetutamente Nigro nei libri

    16,

    20

    (due

    volte), 28, 29, 32). Plinio lo definiva diligentissimus medici-

    nae

    (32.26).

    Della sua vita

    nulla

    sappiamo, salvo (forse) che fior

    intorno all I d.C. Conosciamo il nome di

    un

    suo amico,

    Giulio

    Basso

    (lo

    testimonia Celio Aureliano, scrittore africano

    di

    medicina del

    III

    sec. d.C. (?),Acut.

    morb.

    3.16.134

    Amman),

    anch egli medico

    nominato da Scribonio Largo, 121), che

    si trovava

    d accordo con

    Nigro

    in

    certe

    pratiche terapeutiche

    (Aurei.,

    /.

    e).

    Nigro

    aderiva

    alla scuola

    medica

    di

    Asclepiade di Prusa

    in

    Bitinia, attivo a Roma

    nel I sec.

    a.C. (Galeno,

    De simpl. med. temp,

    et

    fac, VI pr. XI 794

    Khn,

    lo definisce asclepiadeo). Asclepiade nel curare le malattie

    puntava

    essenzialmente

    sulla

    dieta e su pratiche igieniche

    (suo

    motto era tuto celeriter iucunde). Egli era una figura eminente tra

    i medici della

    scuola

    empirica,

    la

    quale rinunziava

    alla

    ricerca del-

    13 Tutte le testimonianze su vita, opere

    e

    dottrine di Sestio

    Nigro

    sono

    raccolte dall Oberto

    nella

    tesi

    cit.,

    p. 108-118 .

    anche

    p. 98).

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    9/17

    116 ITALO LANA

    le cause delle malattie (quoniam non

    comprehensibilis

    natura sit,

    Cels., de medie, 1, pr., 27, p. 22,4

    Marx).

    Lo stesso atteggiamento

    assumeva

    Nigro

    (Gai.,

    testim. gi cit.).

    Di Nigro

    non

    si conoscono altri

    dati,

    oltre a quelli riguardanti

    la medicina

    da

    lui

    intesa

    alla

    maniera

    degli

    empirici

    (ci

    dipende,

    naturalmente, dagli interessi delle nostre fonti al

    riguardo,

    che

    appartengono tutte

    ad opere

    di

    medicina). Non va tuttavia

    dimenticato

    che Mamerto,

    /.

    e,

    riferendo le teorie

    sestiane sull anima

    nomina espressamente entrambi

    i Sestii, attribuendo, quindi,

    ad

    entrambi quelle teorie.

    Da

    questa

    testimonianza nasce

    un problema, per noi

    insolubile.

    Infatti

    il

    fondamento dottrinale di Asclepiade, maestro di Nigro

    nel campo della medicina, era atomistico; quindi l adesione ad

    Asclepiade di Nigro che

    definiva, come

    si

    visto,

    l anima incorpo-

    ralis,

    illocalis,

    sine spatio

    non

    conciliabile con

    l assunzione

    ascle-

    piadea

    della dottrina degli atomi.

    Un

    altro problema intorno

    a

    Nigro si individua

    nel fatto

    che

    Cornelio Celso,

    il

    quale nella prefazione del De medicina

    traccia

    la

    storia dei tre

    principali

    orientamenti dottrinali della

    medicina,

    il razionale, l empirico e quello intermedio tra i

    due

    professato

    dal contemporaneo Temisone,

    tace

    totalmente di

    Nigro.

    Ma di

    questo silenzio si pu indicare

    una

    ragione plausibile,

    come

    vedremo.

    Per intanto possiamo

    dire che con Nigro

    gli orizzonti

    ampi,

    delineati

    da

    Sestio

    padre

    con

    il

    suo

    impegno

    filosofico

    globale,

    appaiono ristretti all ambito

    tecnico della

    medicina.

    Ma, in

    questo

    mbito, almeno

    la

    condanna (proclamata dagli empirici) della

    pratica della

    vivisezione

    come

    segno

    di crudelt14

    sembra recare

    traccia, per Nigro, di

    una

    delle motivazioni della scelta di suo

    padre

    dell alimentazione

    vegetariana

    con esclusione dei

    cibi

    carnei considerati

    segno di

    crudelt e

    incentivo

    per la crudelt

    dell uomo.

    Perch Nigro avesse limitato

    i

    suoi interessi al

    campo

    della

    medicina non siamo

    in

    grado di dire; possiamo per

    considerare

    che

    cos facendo

    Nigro

    sembrava

    rinunciare

    agli

    aspetti

    specifici

    della scuola sestiana che pi potevano insospettire

    il

    potere

    imperiale nei riguardi di

    una

    secta potenziale educatrice

    di

    uomini

    contumaces et refractarii15. Sembra quindi che

    la

    peculiarit

    dell insegnamento

    di

    suo

    padre

    risultasse, presso

    di lui,

    alquanto

    attenuata.

    14

    Come

    detto

    espressamente da Cels.,

    De

    medie, pr.

    40-44,

    p.

    23, 28-24,

    23 Marx.

    15 Cfr. Sen., epp. ad Ludi, 73.1.

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    10/17

    LA SCUOLA DEI SESTII 117

    4 L. Crassicio Pasicle

    Dei discepoli del fondatore della scuola conosciamo

    con

    sicurezza, oltre al figlio e a Fabiano, di cui fra poco diremo, L.

    Crassicio Pasicle,

    il grammatico

    divenuto

    famoso

    per

    il

    suo commento

    alla Zmyrna di

    Elvio

    Cinna

    teneva una

    scuola (di

    grammatica)

    fiorente in

    Roma

    (Suet.,

    de gramm.

    18

    : quest

    l unica

    fonte sicura

    su

    Crassicio).

    Sembra

    che

    lo si possa

    identificare con il

    Crassicio

    definito da

    Cicerone,

    Phil. 13.2.3, conlusor

    et

    sodalis del triumviro M.

    Antonio. Doveva appartenere

    alla

    stessa generazione di

    Sestio

    padre. I

    suoi

    rapporti

    con

    il triumviro Antonio sembrano confermati

    dal fatto che tra i

    suoi

    allievi Svetonio nomina espressamente Iullo

    Antonio,

    figlio

    del triumviro. Ad

    un

    certo

    momento Crassicio,

    come

    dice

    Svetonio16,

    chiuse improvvisamente la scuola e pass alla

    scuola

    del filosofo

    Q.

    Sestio.

    Come mai

    -

    e

    quando

    avvenne

    la

    sua conversione

    alla

    filosofia? L Oberto ritiene che il fatto

    si

    possa

    collocare nel 30

    a.C, in

    conseguenza della morte

    del triumviro17;

    io ho cercato di provare che ci dovette invece avvenire nel

    2

    a.C,

    in coincidenza

    con la

    rovina di Iullo Antonio padre coinvolto negli

    scandali

    di Giulia

    Maggiore18.

    Qualunque

    sia

    stata

    la causa

    precisa del suo abbandono degli

    studi

    filologici per

    la

    filosofia,

    da sottolineare

    che

    il

    passaggio

    avvenne repente.

    Una

    conversione lungamente (ci

    probabile)

    preparata si rese

    manifesta di colpo, improvvisamente, provocando

    un

    cambiamento

    radicale

    di

    vita.

    Non

    ci

    risulta

    nulla

    dell attivit

    svolta

    da Crassicio da

    quando

    divenne

    sestiano,

    n

    sappiamo se

    come sestiano avesse

    scritto

    qualche

    opera.

    5

    Papirio Fabiano

    Eccoci

    a Papirio

    Fabiano

    finalmente un

    sestiano che scrive in

    latino. Fu discepolo del fondatore della scuola, di cui era molto

    pi

    giovane, dal

    momento

    che pot essere ascoltato

    da

    entrambi i

    Seneca, padre

    (il

    quale

    nelle

    Controv.

    2.

    praef.

    5,

    si

    dichiara

    molto

    pi anziano

    di lui) e figlio,

    i

    quali

    costituiscono

    anche

    le due

    fonti

    pi importanti, insieme a Plinio il

    V., per

    la conoscenza

    di

    lui e

    dei

    suoi

    scritti.

    A

    quanto pare

    (cfr.

    Sen.,

    controv. 2.4.12),

    poich gi

    declamava verso il 17 a.C, doveva essere

    nato

    non dopo il 35. La

    sua vita

    si

    estese almeno fino al secondo

    decennio

    della nostra ra,

    16 Svet., I.e. : dimissa repente

    schola transiti

    ad Q. Sextii philosophi

    sectam.

    17 Tesi

    cit.,

    p. 56-58.

    18 Nello

    studio cit.

    . . 1) sulla

    scuola

    sestiana, p.

    217-224.

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    11/17

    118 ITALO LANA

    perch Seneca

    filosofo

    attesta di avere ascoltato sue lezioni

    filoso-

    fiche, lasciando

    di

    lui e

    del

    suo

    impegno filosofico un

    giudizio

    incisivo

    :

    lo

    caratterizza

    come uno non ex his cathedrariis

    philosophis

    sed ex

    veris et antiquis (brev.

    10.1); effettivamente vir

    egr

    gius

    et

    vita

    et

    scientia

    et,

    quod

    post

    ista

    est,

    eloquentia

    quoque

    (ep.

    40.12).

    Proveniva anch egli dalle scuole

    di

    retorica

    ma

    non risulta che

    sia mai stato retore di professione. Il suo passaggio di campo

    (significativamente Seneca padre usa

    per

    lui il verbo transfugere, 1. e,

    5)

    dall esercizio

    abituale

    della declamazione alla

    filosofia sestiana

    fu

    una

    scelta meditata e graduale, al

    punto che

    anche

    quando

    ormai

    si

    era fatto sestiano continu - almeno per

    un

    certo tempo -

    a

    frequentare

    un

    retore, ad esserne in qualche

    misura discepolo

    e

    a

    tenere

    qualche declamazione

    (ma, eo

    tempore,

    . . . eloquentiae stu-

    debat non

    eloquentiae

    causa,

    1.

    e.

    5).

    Credo che

    nell attivit

    di

    Fabiano

    si

    possano, sulla traccia

    di

    Seneca padre, che

    a

    lui

    dedica

    la prefazione al

    secondo

    libro delle

    Controversiae,

    distinguere tre momenti, nei quali :

    1) discepolo

    esclusivamente

    del retore Arellio Fusco, di

    tendenza

    asiana;

    2) ormai divenuto

    discepolo

    di Sestio (ha abbandonato

    Arellio

    Fusco),

    ma

    segue le lezioni

    del

    retore Rubellio

    Blando

    (habuit et

    Blandum rhetorem

    praeceptorem

    . .

    .,

    apud Blandum diutius quam

    apud

    Arellium

    Fuscum studuit, sed cum iam transfugisset, cio dopo

    aver

    abbandonato

    la

    retorica

    per

    la

    filosofia);

    3) non

    si

    dedica

    pi alla retorica ma solo alla

    filosofia

    (sed nec

    . . . diu

    declamationibus

    vacavit).

    Questa

    vicenda esistenziale/culturale

    si

    pu caratterizzare

    anche secondo le

    due

    attivit

    specifiche,

    variamente

    eminenti

    nel suo

    impegno, della retorica e della

    filosofia

    la declamatio

    (retorica)

    e

    la disputatio/ dissertano (filosofica) : la seconda cronologicamente

    segue alla prima e dura

    molto di

    pi della

    prima. Nel terzo

    periodo

    della sua vita Fabiano ha

    trovato

    la sua vera strada. Seneca padre

    lo

    conobbe

    sia come

    retore

    sia

    come

    filosofo,

    Seneca

    figlio

    solo

    come filosofo

    (non

    lo

    menziona

    mai

    come

    declamatore

    e

    ne

    definisce lo stile distinguendolo nettamente dallo stile dei declamatori),

    ne ascolt lezioni, ne lesse opere.

    lecito

    dedurre che proprio nella fase filosofica della sua

    vita

    Fabiano

    avesse

    incominciato

    a scrivere opere di filosofia (non

    risulta

    che avesse pubblicato

    qualcosa,

    cio

    declamazioni,

    nella

    prima

    fase). Se ne conoscono tre :

    Libri causarum naturalium, almeno tre (ne possediamo,

    conservati

    da

    tardi

    grammatici,

    4

    brevissimi frammenti

    testuali);

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    12/17

    LA SCUOLA DEI SESTII 119

    De animalibus, in almeno tre libri (2

    frammenti testuali,

    presso

    grammatici)

    Libri

    civilium,

    non sappiamo

    in

    quanti libri (nessun

    frammento .

    Ai libri causarum naturalium, oltre

    ai

    frammenti che

    si

    leggono presso

    i

    grammatici,

    si possono

    attribuire le sue

    riflessioni

    sul

    diluvio

    (presso

    Sen.

    N.Q. 3.27.3),

    sulla

    causa

    roris

    (Plin., N.H.,

    18.276),

    sui marmora

    che rinascono nelle

    cave

    di pietre (36.125)

    e,

    in

    generale,

    sue

    dottrine riguardanti aspetti

    della natura, presso

    Plinio: sugli austri

    (2.121),

    sulla profondit del

    mare (2.224),

    sull ebano

    (12.20),

    sull olivo (15.3), sulla sapa (18-276). Ai libri de

    animalibus sembra

    rinviare

    Plin.,

    9.25 (sui delfini).

    Da

    Plinio, che

    lo cita tra le sue fonti per i libri 2, 7, 9, 11-15, 17, 13 (?), 23, 25, 28,

    35,

    risulta

    che

    Fabiano

    si

    era

    occupato

    di

    cosmologia, geografia

    ed

    etnologia, zoologia, botanica, medicamenti tratti dalle piante e

    dagli animali,

    di

    mineralogia. Dei

    Libri

    civilium,

    invece, non

    si

    rintracciano

    n segni n testimonianze sui

    loro contenuti.

    Si

    pu

    cautamente sviluppare qualche

    riflessione

    sugli

    interessi scientifici e

    filosofici di

    Fabiano partendo

    dagli argomenti che

    risultano da lui

    studiati.

    In

    primo

    luogo l attenzione dedicata

    all indagin e delle cause naturali segna una differenza netta

    dall indirizzo

    scelto

    da Nigro il quale, come s visto, asclepiadeo, rifuggiva,

    nella medicina, dalla ricerca delle cause. Inoltre il titolo stesso

    dell opera

    sui

    civilia

    (=

    )

    mostra

    che l interesse

    per

    i

    problemi

    dello Stato era importante

    per

    Fabiano filosofo.

    Neanche

    dei contenuti di

    quest opera

    siamo purtroppo

    in

    grado

    di dire

    qualcosa

    :

    ma

    si pu

    presumere che con

    essa

    Fabiano intendesse

    apertamente differenziarsi

    da

    Cicerone,

    il

    quale, intitolando De re pu-

    blica e De legibus le

    sue

    due grandi opere politiche, si

    richiamava

    a

    Piatone : invece

    Fabiano con i

    civilia ripeteva

    il

    titolo dell opera di

    Aristotele

    (

    ). Ai Civilia potevano appartenere le

    affermazioni e discussioni sul

    valore

    e

    l utilit

    degli studi

    filologici

    nei

    loro

    aspetti

    tecnici,

    vigorosamente

    negati

    da Fabiano,

    secondo

    la

    testimonianza

    di

    Seneca,

    brev.

    10.1.

    Sulla base dei

    suoi

    interessi per le causae

    e

    per i civilia si pu

    asserire che Fabiano

    si

    ricollegava direttamente al fondatore della

    scuola,

    evitando

    di

    seguire

    Nigro nella (prudente) limitazione

    dell attivit di

    ricerca

    al

    campo tecnico della

    medicina.

    Inoltre

    dal

    fatto che Seneca padre tracci

    il

    ritratto di

    Fabiano

    proprio nel

    II

    libro, nel quale

    si

    rivolge al figlio

    Mela

    sottolineando che

    questo

    figlio aveva rinunciato a percorrere la strada degli onori, si

    potrebbe formulare l ipotesi

    che l accostamento

    di

    Mela a

    Fabiano

    significhi

    che,

    appunto, Fabiano avesse fatto

    una

    scelta di vita analoga

    a

    quella

    di

    Mela

    :

    in

    altre

    parole,

    analoga

    a quella

    di

    Sestio Padre.

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    13/17

    120

    ITALO LANA

    Oltre alle

    tre opere filosofiche a noi

    note Fabiano ne scrisse, di

    filosofiche, molte altre : Seneca filosofo attesta

    che

    i libri di

    filosofia

    di

    Fabiano erano pi

    numerosi di

    quelli

    di Cicerone (ep. 100.9).

    Dunque

    Fabiano

    doveva aver scritto, ripartiti in varie opere, una

    quarantina circa

    di

    libri.

    Tutti,

    e

    interamente, perduti.

    A tali libri bisognerebbe ricorrere per indagare il latino della

    filosofia di

    Fabiano

    (tutto quello

    che

    possiamo dire

    con

    certezza

    al riguardo

    si

    riduce

    a

    questo : che Fabiano

    non

    esitava ad usare,

    seguendo l esempio di

    Cicerone, il

    termine essentia,

    come

    testimonia

    Seneca, ep. 58.6).

    Ci

    restano, invece, parti

    di declamazioni (di

    sei

    controversie e

    di una suasoria) di Fabiano,

    conservate da

    Seneca

    padre; ma

    esse non sono utili per indagare

    la sua lingua

    della filosofia,

    sia

    perch

    sono

    segno

    di

    una

    attivit culturale per

    lui meno rilevante e

    relativamente

    di breve durata

    sia

    perch le

    opere

    filosofiche

    di

    Fabiano

    furono

    scritte

    dopo

    le

    declamazioni.

    Se nulla poco pi che nulla

    possiamo dire dei

    contenuti

    di pensiero

    filosofico nelle

    opere di Fabiano e

    del

    suo latino

    filoso-

    fico, qualcosa possiamo dire del suo stile,

    perch su

    di esso ci

    ragguagliano i due Seneca. Occorre, tuttavia, premettere

    che

    dei

    due

    Seneca il

    padre

    si

    interessa

    esclusivamente

    (o quasi

    esclusivamente) di

    Fabiano

    declamatore, mentre il figlio

    analizza

    lo stile

    filosofi-

    co di

    Fabiano

    in un opera filosofica (i Libri civilium) e nelle dispu-

    tationes

    /

    dissertationes

    orali.

    Dal primo abbiamo indicazioni

    riguardanti il

    dicere

    e il

    declamare

    di

    Fabiano,

    dal secondo

    riguardanti il disputare e il

    disserere.

    Seneca

    padre19 richiama

    l attenzione sul fatto che ben

    presto (cito)

    Fabiano

    abbandon

    la

    scuola di retorica di Arellio :

    dunque, conosciuto un tal maestro, lo rifiut (cio rifiut lo stile

    asiano) : Seneca padre lo caratterizza

    come

    splendido nei suoi sviluppi,

    ma

    troppo

    ricercato e

    artefatto, debole nella

    compositio

    verborum,

    troppo

    diseguale nella

    trattazione di temi (ora

    exilis

    ora

    sovrabbondante ,

    arido nel complesso delle

    declamazioni e

    invece poco

    controllato

    nelle

    descrizioni. In generale in

    Arellio non c era nihil acre,

    nihil

    solidum,

    nihil horridum.

    Del secondo maestro di

    declamazione

    di Fabiano, cio di

    Ru-

    bellio

    Blando, seguito da Fabiano

    ormai

    filosofo, Seneca padre

    non

    offre alcuna caratterizzazione.

    In Fabiano, tuttavia, Seneca padre

    trova qualcosa

    consonante

    con

    Arellio

    Fusco

    :

    magnus magis

    quam

    acer animus

    (

    2),

    grandezza d animo pi che asprezza e passione;

    anche a lui non mancava

    19 Seneca padre

    analizza

    e descrive lo stile di Fabiano

    declamatore

    in Con-

    trov.

    2,

    pr.,

    1-5.

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    14/17

    LA SCUOLA DEI

    SESTII

    121

    lo splendor,

    ma

    si trattava

    di una

    dote per

    cos

    dire spontanea,

    non

    frutto di

    elaborazione

    ( 2), mentre

    in

    Arellio essa era

    emergente

    da un

    cultus nimis

    adquisitus

    ( 1).

    A

    differenza

    del maestro,

    Fabiano

    evitava la

    luxuria, il sovrabbondare

    poco

    controllato degli

    ornamenti

    stilistici,

    ma cadeva

    talora neYobscuritas (e questo gli

    accadeva anche quando trattava

    di

    filosofia).

    Seneca

    padre

    individua il difetto

    principale di

    Fabiano

    nella

    mancanza

    de oratorium

    robur,

    del

    pugnatorius mucro

    ( 2) ;

    la

    sua

    oratoria

    era

    serena e pacata {vocis nulla contentio) conforme ad

    un

    compositus

    et pacatus animus, al vultus

    dicentis lenis

    et pro tran-

    quillitate morum remissus :

    in conseguenza

    di

    ci il

    suo modo di

    parlare non aveva

    niente

    di ci che

    specifico

    dell oratore

    professionale,

    nel gestire e nel

    porgere

    (nulla corporis adseveratio), in lui

    nessuna

    capacit

    di

    simulare

    passioni

    e

    moti

    dell animo. Aveva

    facilit

    di

    parola

    (cum

    verba

    velut

    iniussa

    fluerent;

    numquam

    inopia verbi substitit sed velocissimo ac facillimo cursu omnes res beata

    circumfluebat

    oratio,

    3) ;

    in una

    parola,

    in

    lui c era summa

    . . .

    ac

    simplicissima facultas

    dicendi

    ( 2).

    Seneca filosofo ci informa delle qualit dello stile di

    Fabiano

    (ep. 100) presenti sia negli scritti filosofici sia

    nelle lezioni

    pubbliche

    di

    filosofia. Espone prima di

    tutto

    le

    osservazioni critiche

    dell amico Lucilio che

    aveva

    letto

    i

    Civilia

    ed

    era

    rimasto

    deluso

    dallo stile scorrevole (ma per Seneca la sua oratio leniter lapsa era

    pregevole,

    1)

    di Fabiano ma

    senza

    punte

    (omnia

    . . . parum

    erecta,

    8),

    dalla sua

    compositio

    verborum (si

    ricordi

    che

    anche

    la

    compo-

    sitio di Arellio Fusco era criticata

    da Seneca

    padre perch mollior,

    1),

    dalla mancanza

    di oratorius

    vigor. Seneca ne conviene

    : non est

    fortis

    oratio

    eius

    . . . non est violenta nec torrens, non est perspicua

    ( 10). Non parlava n

    aspere

    n animose n superbe n

    contumeliose, come

    a seconda degli argomenti conviene fare (

    10).

    Aggiungeva,

    Lucilio

    sii aliquid

    oratorie

    acre,

    tragice

    grande,

    comice exile

    (

    10);

    questa variet

    di

    stili, sublime, medio, tenue,

    mancante

    (de-

    sit

    varietas,

    6)

    in Fabiano era

    sostituita

    da

    una certa

    (pregevole

    per

    Seneca)

    uniformit. Si trattava

    di

    uno stile

    che fundebat, non

    effundebat

    le

    parole

    :

    un oratio

    larga

    . . .

    et

    sine

    perturbatione

    non

    sine cursu

    tarnen

    veniens ( 2).

    La qualit essenziale,

    per

    Seneca, degli

    scritti

    di

    Fabiano

    era

    la

    concordanza

    delle parole

    che

    pronunziava

    con

    i

    pensieri che

    concepiva : . . . ut liqueat ubi

    illum

    sensisse quae scripsit

    (perci,

    non

    acer di

    temperamento,

    non si

    esprimeva impetu),

    coerente al

    suo

    programma

    di

    vita

    :

    componere mores

    non

    verba (cfr.

    2). Nessuna

    ricercatezza stilistica

    intenzionale,

    uno scrivere

    spoglio di

    ornamenti (eloquentiam velut

    umbram non hoc

    agens trahit, 10).

    Quanto

    alla

    electio verborum : nihil

    sordidum

    . . electa verba . . non

    captata

    . . .

    splendida

    tarnen

    quamvis

    sumantur

    e

    medio

    (

    5),

    non

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    15/17

    122 ITALO

    LANA

    humilia

    sed placida, non

    depressa sed plana

    ( 8). Non

    seguiva

    i

    gusti correnti,

    non

    assecondava

    le

    mode.

    Dalle lezioni

    di filosofia di Fabiano, che

    aveva ascoltate,

    Seneca conserva il

    ricordo

    di frasi e parole

    non solida

    sed piena . . . cete-

    rum verbis

    abundabat

    ( 12);

    l uditorio

    lo

    ascoltava

    modeste (ep.

    52.11), anche se talvolta scoppiava spontaneo l applauso.

    Naturalmente in

    questa analisi

    dello

    stile

    dello

    scrivere filoso-

    fico e

    del

    disputare di Fabiano, nella quale predomina l elogio

    della pacatezza, della dolcezza, della

    serenit e dell equilibrio, basi

    della concordanza fra la

    parola (detta

    e

    scritta)

    e il pensiero, c

    qualcosa

    che

    sicuramente di Seneca. Fino a

    che

    punto

    il giudizio

    di

    Seneca

    corrispondesse esattamente alla

    realt dello

    scrivere

    e

    del disputare di

    Fabiano

    (d altronde nel parlarne Seneca precisa

    (ep.

    100,

    12)

    che si

    basa

    su ricordi

    lontani, non

    ha riletto

    recentemente

    scritti

    di

    Fabiano)

    non

    ci

    dato

    di

    verificare,

    per

    la

    mancanza

    di

    una

    controprova.

    6 A.

    Cornelio

    Celso

    L adesione

    di Celso

    alla

    scuola

    sestiana

    attestata da

    Quintilia-

    no che

    lo

    elenca nella breve

    rassegna di

    scrittori romani di

    filosofia

    : scripsit

    non

    parum

    multa

    [se.

    de

    philosophia]

    Cornelius

    Celsus

    Sextios

    secutus, non

    sine

    cultu

    ac

    nitore (10.1.124)20.

    Dal

    prologo

    del

    De

    haeresibus

    di Agostino

    apprendiamo

    che

    un

    Celso

    (non c

    motivo di dubitare

    che

    si

    tratti

    del nostro

    Celso)

    espose in sei grossi libri (sex non parvis

    voluminibus)

    opiniones

    omnium philosophorum qui sectas varias

    condiderunt

    (ma

    vi

    trattava anche di allievi e continuatori dei capiscuola). In tale opera

    si

    atteneva al

    criterio

    della

    brevit,

    limitandosi alla pura

    i n f ormaz i on e

    senza

    addentrarsi in

    analisi

    critiche.

    Tali libri

    dovevano

    costituire

    una sezione

    del complesso

    dell opera enciclopedica di Celso.

    Da

    Quintiliano, 12.11.24, Celso definito mediocri vir ingenio.

    Celso seguace, secondo Quintiliano, dei Sestii nel De medicina

    non

    nomina

    mai,

    come

    si

    gi

    detto,

    Sestio

    Nigro

    autore

    celebrato

    del

    : questo silenzio - si tenga presente che Celso, dili-

    gentissimus medicinae

    (Plin.,

    N.H.

    32.26),

    nomina ben 72 medici

    nella sua opera - ha tutto il carattere di

    una

    censura (

    intenzionale .

    Di

    qui si ricava che

    Celso

    quando

    scrive il

    trattato di

    medicina

    non

    pi

    sestiano.

    Doveva

    aver

    abbandonato la

    secta quando essa

    si dissolse per effetto

    del senatusconsultum

    tiberiano del

    19 d.C.21.

    20 Su questo testo di Quintiliano si

    v.

    il mio studio cit.

    (n.

    1), p. 225, n.

    2.

    21 V.

    sopra,

    p.

    Ili,

    n. 8.

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    16/17

    LA SCUOLA DEI SESTII 123

    Che

    quando scrive l opera di medicina Celso

    non fosse

    pi

    sestiano si pu ricavare anche

    dal

    fatto che in essa egli

    non

    si

    qualifica vegetariano;

    anzi, nel

    trattare della

    dieta,

    enumera

    abbondantemente

    e favorevolmente cibi carnei (2.18.6-10) e quando

    tratta

    dell astinenza (2.16)

    non

    fa

    parola

    dell astinenza

    dalle

    carni.

    Quanto al

    problema della conoscenza delle cause egli non segue n

    Fabiano,

    che alla

    ricerca di esse aveva dedicato un intera opera in

    pi

    libri,

    n Sestio Nigro, che sulle orme di Asclepiade ne aveva

    recisamente esclusa l indagabilit, bens sceglie

    un altra

    via,

    ammettendo

    la liceit,

    per

    il

    medico,

    di indagare le cause

    evidenti

    escludendo invece la ricerca delle cause oscure (cio delle vere e

    proprie

    cause).

    Anche

    per questo non si vede

    come

    sia

    possibile

    ritenerlo

    sestiano quando

    compone

    il

    De

    medicina.

    Poich Cominella,

    citandolo (1.11.14),

    lo considera suo

    contemporaneo,

    pensiamo

    che

    nella

    vita

    di

    Celso

    si

    possano

    individuare

    due periodi :

    un

    primo periodo

    in

    cui

    sestiano

    e,

    secondo

    la

    testimonianza

    di

    Quintiliano, scrisse parecchi libri di

    filosofia

    con

    impronta

    sestiana; un

    secondo periodo in cui,

    non

    pi sestiano, si

    dedic all opera enciclopedica, nella

    quale

    c era pure, accanto

    ai

    trattati

    di agricoltura,

    medicina, arte

    militare, retorica,

    giurisprudenza,

    un

    trattato

    di filosofia

    :

    a

    questo,

    a mio giudizio, si riferisce

    Agostino, citando

    la

    raccolta celsiana delle di un centinaio di

    filosofi in sei volumi. Che quando compose l enciclopedia Celso

    non

    fosse pi

    sestiano

    si pu ricavare, oltre che

    dai

    motivi esposti,

    anche dal

    fatto

    che

    nel trattato

    di

    retorica affermava

    che

    il

    premio dell oratore era,

    non

    la bona

    conscientia,

    ma la victoria in

    tribunale

    Quintil. 2.15.32) un affermazione impensabile in bocca ad

    un

    allievo

    dei Sestii.

    Se le

    cose

    stanno

    cos,

    la prosa

    di

    Celso, quale noi conosciamo

    da

    ci

    che

    di

    lui

    ci

    pervenuto,

    nulla

    ci

    consente

    di

    dire della

    lingua

    filosofica

    latina della scuola sestiana.

    7 -

    Conclusione

    Tiriamo le fila della nostra indagine, mettendoci

    dal

    punto di

    vista del nostro

    Colloque.

    I

    due Sestii scrissero le

    loro

    opere in

    greco.

    Di Crassicio, che

    scrisse

    in latino,

    non ci

    pervenuto

    neppure

    un frammento. Di

    Fabiano, che

    egualmente

    scrisse in latino, abbiamo alcuni ampi

    frammenti

    ma

    appartenenti

    alla

    sua

    attivit

    di declamatore;

    pochissimi

    frammenti, invece,

    e

    brevissimi delle

    sue

    opere filosofiche

    e

    per di

    pi

    di

    argomento

    non

    propriamente filosofico. Di Celso

    abbiamo un opera

    intera e frammenti di altre opere ma

    tutte

    posteriori

    al suo

    ritiro

    dalla scuola

    sestiana. Nulla,

    perci,

    possiamo

    dire

  • 7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii

    17/17

    124 ITALO

    LANA

    del

    latino

    filosofico dei

    Sestii.

    Inoltre,

    distinguendo nettamente i

    periodi

    diversi

    dell attivit culturale di Fabiano e

    di

    Celso, siamo in

    grado di

    eliminare

    l equivoco

    che di ci che

    dei

    loro

    scritti

    ci

    pervenuto si possa

    parlare

    come della lingua

    filosofica

    latina della

    scuola

    sestiana.

    Quanto

    al

    problema

    dell inserimento dei sestiani

    nel

    movimento diatribico, osserviamo

    che

    nel pensiero di

    Sestio

    padre si

    individuano

    elementi

    :

    1)

    di

    origine

    pitagorica (la pratica dell esame di

    coscienza; il vegetarianismo); 2) vagamente platonici (la teoria

    dell anima);

    3) stoici

    (la

    figura

    del sapiente).

    Nessuna

    traccia di

    pensiero cinico. Lo stesso a maggior ragione

    si

    deve dire per

    i

    sestiani.

    Seneca chiama Sestio padre

    stoico

    ma

    ci

    dice anche,

    contestualmente,

    che Sestio

    rifiutava tale

    definizione

    (ep. 64.2). Quanto

    al

    vegetarianismo di

    Sestio,

    sappiamo

    che

    le

    sue

    motivazioni non

    includevano l accettazione della metempsicosi. Nulla

    di

    cinico

    nel

    suo pensiero : egli non condannava lo

    Stato come

    istituzione ma,

    semplicemente, mentre ne

    riconosceva l utilit

    delle funzioni,

    proclamava

    la

    scelta della

    non

    partecipazione

    del

    sestiano

    alle

    varie

    occupazioni pubbliche

    che competono al

    cittadino. L unico filosofo

    con il quale Sestio

    messo

    esplicitamente in connessione Demo-

    crito,

    per

    la

    sua

    scelta della vita contemplativa. Se

    a

    ci si aggiunge

    che

    nessun

    frammento testuale di

    Sestio

    ci pervenuto,

    chiaro

    che

    manca

    qualsiasi argomento

    per mettere

    Sestio in rapporto

    stretto

    con la

    diatriba. Poich degli altri sestiani

    egualmente nulla

    conosciamo

    di

    eventuali loro

    princpi

    cinici, non

    si

    pu parlare

    neppure

    per

    essi

    di diatribe

    in

    senso

    proprio. Si

    tenga

    anche

    presente

    che Seneca

    padre,

    il

    quale

    ci

    conserva frammenti

    dell attivit

    declamatoria di Fabiano,

    non lo

    collega mai con la

    diatriba.

    Nessun

    nome di filosofo

    cinico

    compare nell opera di

    Seneca

    padre.

    Italo

    Lana