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19 Anno II n. 2 - Dicembre 2009 Italian Edition Speciale Alimentazione in gravidanza e allattamento secondo i consigli dell’igienista dentale Clelia Mazza, Nicoletta De Chiara Igieniste dentali Sane abitudini alimentari della gestante sono la migliore garanzia per la salute del feto e del primo periodo di vita del ne- onato, soprattutto se il bambino sarà allattato al seno (1) . Molta attenzione va data alla qualità degli alimenti: vanno li- mitati, o meglio eliminati, i cibi contenenti additivi come conser- vanti e coloranti, preferendo ad essi cibi freschi, poco trattati, e optando per cotture veloci come quella al cartoccio e al vapore, ideali anche per limitare i gras- si e tenere a bada il proprio peso (in gravidanza l’incremento di peso non dovrebbe superare i 10-12 kg). Tenere d’occhio la bilancia significa non soltanto ritornare facilmente al proprio peso dopo la nascita del bambino ma, so- prattutto, condurre una gesta- zione tranquilla, prevenendo problematiche quali il diabete gravidico e l’ipertensione che predispone alla gestosi, una sin- drome che impedisce una cor- retta conduzione delle sostanze nutritive dalla madre al feto (2) . In gravidanza il fabbisogno di calcio aumenta considerevol- mente per un’appropriata coa- gulazione del sangue e per la formazione e sviluppo di ossa e denti del nascituro (1) . Considerando che la depo- sizione di calcio nei denti del feto comincia al quarto mese di gravidanza, è intuibile pensare come un’efficace prevenzione delle malattie della bocca del bambino debba iniziare proprio nel periodo fetale (3) . Maggiore attenzione va data anche alle quantità di ferro, es- senziale per la maggiore sintesi di emoglobina materna. La gestante sarà sensibilizza- ta dall’igienista dentale anche sull’importanza di un corretto apporto di vitamine al fine di evitare il verificarsi di stoma- tomucositi, dovute, appunto, a carenze vitaminiche. In particolare: - un deficit di vitamina A causa ipercheratosi della mucosa orale e predispone a processi infiammatori; - insufficienti quantità di vitamina C provocano fa- cilità di sanguinamento, oltre a rendere la gengi- va più vulnerabile alle endotossine batteriche; - un ridotto apporto di vita- mina PP determina altera- zioni gengivali (edema, ul- cerazioni e sanguinamento); - una carenza di vitamine del complesso B predispone a stati infiammatori della mucosa orale, in particola- re la carenza di vitamina B6 sembra determinare al- terazioni regressive dell’os- so alveolare e dell’epitelio delle papille interdentali (4) . In generale, il fabbisogno delle vitamine del complesso B aumenta durante la gravidan- za, in quanto cresce la necessità di produrre grandi quantità di energia. Nell’ambito del gruppo delle suddette vitamine è im- portante, per la gestante, assicu- rarsi adeguate quantità di acido folico (vitamina B9), una cui carenza sembrerebbe correlata alla comparsa del labbro lepo- rino. Tale vitamina riveste un ruolo fondamentale nella ma- turazione dei globuli rossi del feto e nel corretto sviluppo dei tessuti embrionali, soprattutto durante le prime settimane di gravidanza, allorquando avvie- ne l’organogenesi (1) . Anche le richieste di vitami- na C aumentano per aiutare la placenta a formarsi corretta- mente e accrescere la resistenza alle infezioni. Tra le donne in gravidanza che fumano il fab- bisogno di vitamina C giorna- liero è raddoppiato rispetto alle non fumatrici. L’igienista dentale, comun- que, motiverà le future mam- me a non fumare, suggerendo di non frequentare ambienti fumosi. Il fumo, infatti, sia esso attivo o passivo, indu- ce un restringimento dei vasi sanguigni con riduzione del flusso del sangue e interferisce con la disponibilità di nutrien- ti al feto e con la capacità di trasporto dell’ossigeno a causa della formazione di carbossie- moglobina (1) . HT pagina 20

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19Anno II n . 2 - Dicembre 2009Italian Edition

Speciale

Alimentazione in gravidanza e allattamentosecondo i consigli dell’igienista dentaleClelia Mazza, Nicoletta De Chiara Igieniste dentali

Sane abitudini alimentari della gestante sono la migliore garanzia per la salute del feto e del primo periodo di vita del ne-onato, soprattutto se il bambino sarà allattato al seno(1).

Molta attenzione va data alla qualità degli alimenti: vanno li-mitati, o meglio eliminati, i cibi contenenti additivi come conser-vanti e coloranti, preferendo ad essi cibi freschi, poco trattati, e optando per cotture veloci come quella al cartoccio e al vapore, ideali anche per limitare i gras-si e tenere a bada il proprio peso (in gravidanza l’incremento di peso non dovrebbe superare i 10-12 kg).

Tenere d’occhio la bilancia significa non soltanto ritornare facilmente al proprio peso dopo la nascita del bambino ma, so-prattutto, condurre una gesta-zione tranquilla, prevenendo problematiche quali il diabete gravidico e l’ipertensione che predispone alla gestosi, una sin-drome che impedisce una cor-retta conduzione delle sostanze nutritive dalla madre al feto(2).

In gravidanza il fabbisogno di calcio aumenta considerevol-mente per un’appropriata coa-gulazione del sangue e per la formazione e sviluppo di ossa e denti del nascituro(1).

Considerando che la depo-sizione di calcio nei denti del feto comincia al quarto mese di gravidanza, è intuibile pensare come un’efficace prevenzione delle malattie della bocca del bambino debba iniziare proprio nel periodo fetale(3).

Maggiore attenzione va data anche alle quantità di ferro, es-senziale per la maggiore sintesi di emoglobina materna.

La gestante sarà sensibilizza-ta dall’igienista dentale anche sull’importanza di un corretto apporto di vitamine al fine di evitare il verificarsi di stoma-tomucositi, dovute, appunto, a carenze vitaminiche.

In particolare:- un deficit di vitamina A

causa ipercheratosi della mucosa orale e predispone a processi infiammatori;

- insufficienti quantità di vitamina C provocano fa-cilità di sanguinamento, oltre a rendere la gengi-va più vulnerabile alle endotossine batteriche;

- un ridotto apporto di vita-mina PP determina altera-zioni gengivali (edema, ul-cerazioni e sanguinamento);

- una carenza di vitamine del complesso B predispone a stati infiammatori della mucosa orale, in particola-re la carenza di vitamina B6 sembra determinare al-terazioni regressive dell’os-so alveolare e dell’epitelio delle papille interdentali(4).

In generale, il fabbisogno delle vitamine del complesso B aumenta durante la gravidan-za, in quanto cresce la necessità di produrre grandi quantità di energia. Nell’ambito del gruppo delle suddette vitamine è im-portante, per la gestante, assicu-rarsi adeguate quantità di acido

folico (vitamina B9), una cui carenza sembrerebbe correlata alla comparsa del labbro lepo-rino. Tale vitamina riveste un ruolo fondamentale nella ma-turazione dei globuli rossi del feto e nel corretto sviluppo dei tessuti embrionali, soprattutto durante le prime settimane di

gravidanza, allorquando avvie-ne l’organogenesi(1).

Anche le richieste di vitami-na C aumentano per aiutare la placenta a formarsi corretta-mente e accrescere la resistenza alle infezioni. Tra le donne in gravidanza che fumano il fab-bisogno di vitamina C giorna-

liero è raddoppiato rispetto alle non fumatrici.

L’igienista dentale, comun-que, motiverà le future mam-me a non fumare, suggerendo di non frequentare ambienti fumosi. Il fumo, infatti, sia esso attivo o passivo, indu-ce un restringimento dei vasi

sanguigni con riduzione del flusso del sangue e interferisce con la disponibilità di nutrien-ti al feto e con la capacità di trasporto dell’ossigeno a causa della formazione di carbossie-moglobina(1).

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Altro aspetto da non trascura-re è il problema relativo all’as-sunzione di crackers, biscotti, fette biscottate, caramelle ecc., consumati dalla gestante per mitigare il senso di nausea fre-quente soprattutto durante il primo trimestre di gravidanza per la produzione di lattogeno placentare, ormone deputato alla crescita della placenta.

I residui di tali carboidrati, se non allontanati attraverso una scrupolosa igiene orale, possono diventare fattori promuoventi la formazione della placca batte-rica, aggravando il già delicato equilibrio del cavo orale in cui la saliva si arricchisce di muco-proteine, fattore che già di per sé predispone alla placca(3).

L’igienista dentale potrà con-sigliare alla gestante sciacqui al bicarbonato di sodio dopo il vo-mito per neutralizzare l’attacco acido sui denti e la informerà e istruirà circa l’importanza di conservare uno stato di salute orale durante i mesi di gesta-zione, quale presupposto fon-damentale per l’integrità della salute propria e per lo sviluppo ottimale di denti e cavità orale del nascituro.

A tale scopo l’igienista denta-le darà informazioni utili alla paziente gravida per la preven-zione della carie dentale e il mantenimento della salute del-le strutture di supporto del den-te(5), attraverso una dieta varia, contenente i gruppi nutritivi essenziali, con un minimo di cibi cariogeni.

Compito dell’igienista è, inoltre, quello di impostare un programma di preparazione al parto per offrire alla paziente gravida un’adeguata cura pre-natale, per cui l’istruzione alla salute orale del nascituro deve cominciare prima della sua na-scita per preparare non solo la mamma, ma anche il papà, alle attenzioni di cui il piccolo avrà bisogno(3). Durante l’allatta-mento è richiesto un apporto di energia maggiore rispetto alla gravidanza(1), tuttavia la dieta deve consentire sia alla mamma di ritornare al proprio peso for-ma sia di stimolare e mantenere la lattazione.

Per bruciare le calorie in ec-cesso un po’ di moto può essere utile. Per avere un buon latte bisogna mangiare alcuni tipi di alimenti, vale a dire cibi oleosi, frutta secca, legumi, cereali e uova; per idratare frutta e verdura: l’idratazione è fondamentale poiché il lat-te è un alimento liquido e per produrne a sufficienza occorre bere molta acqua(2).

Nei primi mesi di vita del bambino uno degli errori più comuni è quello di tenerlo tran-quillo con una tettarella intinta nello zucchero o nel miele, op-pure di somministrargli con il biberon liquidi zuccherati come acqua, camomilla o succhi di frutta. Tali abitudini sono de-terminanti per lo sviluppo del-la cosiddetta carie da biberon o “baby bottle tooth decay”, una delle principali cause di lesioni cariose dei bambini nei primi anni di vita.

La carie da biberon si mani-festa solitamente a carico degli incisivi centrali e laterali supe-riori e, solo quando il processo carioso ha coinvolto in maniera destruente le superfici dei sud-detti elementi, vengono coinvol-ti anche i canini.

La distruzione delle corone degli elementi interessati è ra-pidamente progressiva, tale che già verso i 3-4 anni sono visibili le sole radici.

Ciò è collegato alla sottigliezza dello smalto degli elementi deci-dui che presentano uno spessore smalteo di 0,5 mm contro 1 mm dei denti permanenti(3). Il grup-po frontale inferiore è protetto dall’autodetersione esercitata dalla lingua e dal labbro infe-riore, nonché dalla produzione notturna di secrezione mucino-sa delle ghiandole salivari.

La sindrome da biberon ricono-sce un’eziologia multifattoriale:

- errate abitudini alimentari;- elevata permanenza del

contatto tra denti e alimenti cariogeni;

- scarsa igiene orale; - abitudini scorrette all’uti-

lizzo di sostanze zuccherine veicolate dal biberon o dal ciuccio, soprattutto durante le ore notturne(2).

È utile ricordare che il latte, sia che si parli di latte bovino

che di quello umano, contiene una quantità importante di lat-tosio; più precisamente, il latte umano contiene una quantità doppia di lattosio rispetto al lat-te di vaccino.

Ampiamente riconosciuta è l’attività cariogena del lattosio ed è pertanto superfluo, se non addirittura errato, aggiungere al latte altri dolcificanti che in-fluenzano lo sviluppo della pa-tologia in questione, fornendo alla flora batterica cariogena, S. Mutans in particolare, sub-strati per la produzione di acidi e loro adesione sulle superfici dentali. Di contro il latte, oltre al lattosio, contiene anche gran-di quantità di calcio e fosforo, elementi che gli conferiscono attività anticarie in quanto con-tribuiscono alla remineralizza-zione dello smalto(4).

Il grado di resistenza conferi-ta da calcio e fosforo allo smalto nei confronti della produzione acida è stato dimostrato misu-rando comparativamente il di-verso grado di dissoluzione dello smalto nella saliva osservato in presenza di latte o di solo latto-sio. La dissoluzione è risultata maggiore nel secondo caso.

Il latte contiene alcune pro-teine come la caseina, capace di costituire un rivestimento orga-nico protettivo della superficie dello smalto. Per quel che con-cerne il tipo di allattamento, ma-terno o artificiale, viene portata avanti la tesi che l’allattamento al seno rappresenti un fattore di protezione nei confronti della patologia cariosa(2), inoltre mo-stra numerosi vantaggi rispetto all’utilizzo del biberon, non solo perché rappresenta la forma fi-siologica dell’alimentazione, ma anche perché influisce in ma-niera positiva sul corretto svi-luppo psicofisico del bambino.

Nel latte naturale sono pre-senti principi nutrienti in per-centuali idonee alle esigenze e alle capacità digestive del neo-nato, percentuali difficilmente riproducibili nel latte artificia-le; in più, le immunoglobuline della madre, contenute nel latte, immunizzano il neonato, inca-pace nei primi mesi di produrre anticorpi in maniera autonoma.

Attraverso la suzione al seno, inoltre, il neonato stabilisce una simbiosi con la madre e soddi-sfa il proprio bisogno d’affetto, aspetto importante ai fini di un corretto sviluppo psicoaf-fettivo(5). Per quel che concerne l’apparato stomatognatico, la su-

zione al seno facilita lo sviluppo neuromuscolare, stimola le cre-ste alveolari attraverso l’eserci-zio continuo, rende la conforma-zione palatale più concava per la sollecitazione esercitata dalla lingua contro di esso, svilup-pando nel bambino la capacità di respirare attraverso il naso(7).

Secondo quanto riportato dall’Oms e dall’Unicef, il man-cato allattamento al seno duran-te i primi sei mesi di vita può rappresentare un importante fattore di rischio predisponen-do i neonati ad ammalarsi con più facilità, oltre a una minore produttività e un diminuito svi-luppo intellettuale e sociale du-rante l’infanzia.

Per tali motivi si raccomanda di protrarre l’allattamento al seno in modo esclusivo per i pri-mi 6 mesi di vita e di continuarlo fino a oltre 1 anno, associandolo a idonei alimenti complementa-ri durante lo svezzamento(6).

Nel caso di allattamento arti-ficiale, l’igienista dentale potrà consigliare l’utilizzo di tettarelle anatomiche la cui forma ripro-duca il più fedelmente possibile quella del capezzolo materno, non troppo lunghe per mante-nere la funzione che si realizza durante la suzione del capezzolo, ossia la pressione che la lingua esercita sul palato duro.

Inoltre, è opportuno che i fori sulla tettarella non siano troppo larghi affinché il latte non de-fluisca rapidamente o comun-que spontaneamente, evitando di sopprimere il coinvolgimento attivo dei muscoli(5).

In genere i pediatri consiglia-no di sospendere l’allattamento al seno o con il biberon intorno ai nove mesi; in ogni caso l’uti-lizzo prolungato del biberon dovrebbe essere scoraggiato, soprattutto l’uso aggiuntivo nel latte di dolcificanti o la sommi-nistrazione attraverso il biberon di bevande dolci dal momento che tutte queste abitudini pos-sono avere ripercussioni negati-ve sul cavo orale.

L’igienista dentale motiverà i genitori sull’importanza che assume l’alimentazione seguita dal bambino e sulla necessità di eseguire manovre di igiene orale per prevenire problema-tiche patologie dell’apparato orodentario, quale la sindrome da biberon. Per queste ragioni l’igienista spiegherà la moda-lità di pulizia di denti e gen-give dopo ogni pasto: il capo del bambino viene messo sul grembo con le gambe distese in avanti, tenendogli il mento con una mano e una garza viene passata gentilmente sulle su-perfici da detergere(8).

1. “Il benessere invisibile” in Sapere & salute.2. Di Pietro P. Gravidanza e parto in piena salute. Biblioteca della salute

- Ed. Red.3. Fonzi L., Passagrilli B., Kaitsas V. Prevenzione dentale. 2° ediz. Servi-

zio Informazione Scientifica - Mentadent.4. Liuzzi D. Prevenzione odontoiatrica in gravidanza. Riv Italiana di

Stomatologia 2002: lug-set; 127- 134.5. Fitzsimons D, Dwyer JT, Palmer C, Boyd L.D. Nutrition and oral he-

alth guidelines for pregnant women, infants and children. J Am Diet Assoc. 1998 Feb; 98 (2): 182-186.

6. Valentino C., Riccio C., Di Pietro G., Guidetti A.M. Carie dentaria nel bambino sottoposto ad allattamento artificiale. Eziologia e con-seguenze cliniche odontostomatologiche. Doctor Os 2000: 5; 565-568. Ed. Ariesdue, Como.

7. Toselli A., Ricciardi C., Ghezzi L., Malerba A. Carie da biberon. In-quadramento epidemiologico, patogenesi, terapia e prevenzione. Pre-venzione & Assistenza dentale 1994: 3; 5-10. Ed. Masson Milano.

8. Ottolenghi L., Polimeri A., Giordano G., Lucera L., Capasso F. La ca-rie della prima infanzia. Aspetti clinici e terapeutici. Dental Cadmos 2000: 11; 9-24. Ed. Masson Milano.

9. Levrini L., Calmozzi A., Tagliabue A. Alimentazione nel neonato e malocclusioni. Revisione della letteratura. Doctor Os 2000; Set:889-897. Ed. Ariesdue Como.

10. Balestrini G., Corrao C.R.N. Trattato di biomeccanica applicata all’ap-parato stomatognatico. Vol. 1. Ed. Piccin Padova, 1986.

11. www.Ministero della Salute /Nutrizione/Allattamento al seno.it 12. Delitala G. Linee guida per la prevenzione in età pediatrica. Preven-

zione & Assistenza dentale 1998: 6. Ed. Masson Milano.

Bibliografia

Le sostanze zuccherine possono determinare carie nel bambino.

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Speciale

Il prof. Ramberg, ospite di punta del Congresso nazionale Aidi, pre-senta i risultati dello studio: effet-tiva riduzione dell’infiammazione perimplantare entro sei mesi con l’utilizzo regolare di un dentifricio con Triclosan.

Il programma scientifico del Congresso nazionale dell’Aidi (As-sociazione Igienisti Dentali Ita-liani) quest’anno vede sul podio dei relatori un ricercatore di pre-stigio internazionale: il professor Per Ramberg, del Dipartimento di Parodontologia della Sahlgrenska Academy presso l’Università di

Gothenburg (Svezia), che ha con-tribuito alla validazione clinica dell’innovativa formula del den-tifricio Colgate Total (Triclosan + copolimero). La relazione del prof. Ramberg focalizza “l’uso degli antisettici nel trattamento della mucosite perimplantare e della perimplantite” e riferisce di alcuni importanti risultati scatu-riti da un suo recente studio sugli effetti del Triclosan nella muco-site perimplantare. Presupposto dello studio è la consapevolezza di quanto emerso dal sesto “Euro-pean Workshop on Periodontolo-

Uno studio clinico dimostra i benefici dell’uso del Triclosan sulla mucosite perimplantare

gy” (2008), e cioè che la mucosite perimplantare si verifica in circa l’80% dei soggetti portatori di im-plantoprotesi e nel 50% dei siti im-plantari, mentre la perimplantite ha un’incidenza variabile tra il 28 e il 56% dei soggetti con impianti (12-50% dei siti implantari) (Lin-dhe & Meyle 2008).

Lo scopo dello studio del professor Ramberg era verificare gli effetti di un dentifricio a base di Tricolo-san nel trattamento della mucosite in soggetti portatori di impianti.

Sono stati perciò selezionati 60 pazienti (tra 30 e 70 anni) con in-fiammazione della mucosa perim-plantare e suddivisi in due gruppi:

- il Gruppo sperimentale (30 soggetti), che ha previ-sto lo spazzolamento 2 vol-te al giorno con un denti-fricio al fluoro e Triclosan;

- il Gruppo placebo (30 pazienti), che ha effettuato lo spazzola-mento 2 volte al giorno con un comune dentifricio al fluoro.

Il confronto dei dati clini-ci all’inizio dello studio, a 3 e a 6 mesi ha mostrato nel Gruppo sperimentale una riduzione del sanguinamento al sondaggio (BoP) dal 53,8% al 29,1%, men-tre nel Gruppo placebo un in-cremento dal 52,35% al 58,8%.

Inoltre, la profondità media del-la tasca individuale (PPD) e anche l’incidenza di tasche profonde (5

mm e ≥ 6 mm) risultano significa-tivamente ridotte nel Gruppo spe-rimentale trattato con Triclosan rispetto al Gruppo placebo.

L’approccio standard ai problemi di gengive e mucose perimplantari consiste nell’impiego di antimicro-bici che contengono principi attivi antisettici sotto forma di dentifrici e collutori.

Tra questi il Triclosan, un an-tisettico ad ampio spettro, è stato utilizzato nella formulazione del dentifricio Colgate Total: frutto di 10 anni di lavoro di ricerca e innovazione da parte di Colgate-Palmolive, Colgate Total presenta una formula unica e brevettata, che lo rende rivoluzionario perché in grado di fornire una copertura antibatterica ad ampio spettro e di lunga durata.

Oltre al Fluoruro di Sodio e al Triclosan, Colgate Total contiene un innovativo copolimero (chia-mato Gantrez) che permette l’ade-sione del Triclosan sullo smalto con una prolungata azione antibatteri-ca e protettiva su denti e gengive fino a 12 ore dopo l’uso.

Addirittura dopo aver mangiato o bevuto. Senza il copolimero, in-fatti, l’effetto benefico del Triclo-san sparirebbe rapidamente. Tale azione è stata clinicamente dimo-strata sulle diverse problematiche orali in oltre 230 studi clinici svolti in tutto il mondo.

La protezione di Colgate Total

Con la sua formulazione clinicamente testata, Colgate Total for-nisce fino a 12 ore di protezione completa dai batteri.

La combinazione di Triclosan (un efficace antibatterico) e di uno speciale copolimero che ne prolunga la ritenzione sulla superficie di denti e gengive consente infatti la creazione di una barriera protet-tiva di lunga durata. Testato con oltre 200 studi clinici nel mondo, Colgate Total è il primo dentifricio ad aver ottenuto l’approvazione dell’ente governativo americano Food and Drug Administration e globalmente è un brand che vale 1 miliardo di dollari in termini di vendite. In Italia è approvato dall’Associazione Dentisti Italiani (ADI). È disponibile anche nelle versioni Advanced Whitening (che aiuta a ripristinare il bianco dei denti) e Advanced Fresh (per una protezione completa e un alito fresco più a lungo).

www.colgate.it

Si è svolto a Torino lo scorso 24 ottobre il workshop “La pro-gnosi parodontale: dall’approc-cio diagnostico alla strategia te-rapeutica”, promosso da GABA Vebas e coordinato dal Centro di Ricerca e Servizi per lo Stu-dio delle Malattie Parodontali dell’Università di Ferrara diret-to dal prof. Leonardo Trombelli.

L’incontro di Torino, ultimo appuntamento del 2009, è stato realizzato in collaborazione con i Corsi di Laurea in Odontoia-tria e Igiene dentale dell’Uni-versità di Torino e ha visto la partecipazione di circa 200 pro-fessionisti, odontoiatri, igienisti dentali e studenti. Il workshop, cui sono stati attribuiti 3 crediti ECM, verrà replicato anche nel 2010 in diverse città italiane.

Il Centro di Ricerca e Servi-zi per lo Studio delle Malattie Parodontali dell’Università di Ferrara ha sviluppato una me-todica, sulla base di fattori e in-dicatori di rischio validati scien-tificamente, per la valutazione rischio della prognosi parodon-tale. Durante il workshop viene affrontata l’applicazione clinica del metodo attraverso casi clini-ci paradigmatici di terapia pa-rodontale non-chirurgica e chi-rurgica, discussi sulla base delle evidenze scientifiche.

Il team dei relatori, guidato dal prof. Leonardo Trombelli, diret-tore del Centro di Ricerca di Fer-rara, comprende il dott. Roberto Farina, la dott.ssa Maria Elena

Guarnelli, il dott. Luigi Minenna.In uno studio recentemen-

te pubblicato (Trombelli et al. 2009), il metodo sviluppato dal team dell’Università di Ferrara (UniFe) è stato comparato a un algoritmo informatizzato di cal-colo del rischio, il metodo PAT®, basato su un algoritmo che pren-de in considerazione un numero maggiore di parametri rispetto al metodo UniFe. I due metodi hanno mostrato una completa concordanza nel 74,8% dei casi, una discordanza minima nel 20,5% dei casi e solamente nel 4,6% dei casi una discrepanza sostanziale tra i giudizi generati dai due metodi. Il metodo Uni-Fe si è quindi rivelato uno stru-mento di facile utilizzo per la va-lutazione del rischio parodontale. Il metodo è reperibile gratuita-mente sul sito dell’Università di Ferrara (www.unife.it/parodon-tologia) oppure può essere ri-chiesto presso la GABA Vebas in formato di opuscolo interattivo.

È organizzato dal Dipartimen-to di Scienze Odontostomatolo-giche dell’Università di Bologna (Reparto di Parodontologia, di-retto da Luigi Checchi) il corso di Alta Formazione (36 crediti ECM richiesti) in programma da gennaio ad aprile 2010.

Intitolato “Igiene orale e tera-pia causale in parodontologia”, prende in esame la formazio-ne teorica dell’odontoiatrica e dell’igienista dentale su argomen-ti specifici della terapia iniziale e del mantenimento in Parodon-tologia. Ossia: esame extraorale, intraorale, diagnosi microbiolo-gica, motivazione igienica non-ché caling e root planino, con e senza ausilio dell’endoscopia, che verranno esaminati e spiegati in dettaglio ai partecipanti.

Grazie all’utilizzo di varie me-

todologie didattiche (didattica frontale,con audiovisivi, diretta del lavoro in clinica e stage) il partecipante, al termine del cor-so, sarà in grado di applicare co-noscenze e capacità diagnostiche in ambito parodontale, conoscerà e saprà applicare terapie nei casi iniziali di parodontite sarà in grado di sviluppare le capacità conoscitive per una corretta ge-stione della fase di mantenimen-to igienico. Destinato a laureati in Igiene dentale, in Medicina con specializzazione in Odonto-iatria e Protesi dentaria, laureati in Odontoiatria annovera tra i docenti Luigi Checchi, professo-re ordinario presso l’Università degli Studi di Bologna e diretto-re dei Reparti di Parodontologia e Ortodonzia (Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche)

nonché presidente del Corso di laurea in Igiene dentale all’Uni-versità di Bologna; M. Monte-vecchi ricercatore universitario (svolge attività clinica, didattica e di ricerca presso il Diparti-mento di Scienze Odontostoma-tologiche - Reparto di Parodon-tologia all’Università a Bologna) G. Daprile, professore a contratto di Parodontologia II (CLOPD - Università di Bologna), C. Camo-rali, igienista dentale, professore a contratto di “Scienze e tecniche di Igiene dentale” nel Corso di Laurea in Igiene dentale (Uni-versità di Bologna), O. Marchi-sio, igienista dentale, docente e tutor clinico al Corso di Laurea in Igiene dentale (Università di Pavia) e al Master di I livello in Prevenzione Odontostomatologi-ca (a Roma, “Sapienza” ).

Inoltre, Gianna Nardi, igieni-sta dentale, ricercatrice presso la Facoltà di Medicina (a Roma, “Sapienza”), Mara Ziliotto, igie-nista dentale, professore a con-tratto di “Scienze e tecniche di Igiene dentale” nel Corso di Laurea in Igiene dentale all’Uni-versità di Bologna. L’iscrizione deve essere effettuata online tra-mite il sito www.almawelcome.unibo.it; per le modalità di iscri-zione consultare il bando relativo al Corso di Formazione Perma-nente sul sito dell’Università di Bologna: www.unibo.it/Portale/Offerta+formativa/Altaforma-zione. La scadenza ultima per l’iscrizione è il 20 gennaio 2010.

Prognosi parodontale:workshop teorico-pratico

A Bologna, un corso sull’“Igiene oralee la terapia causale in Parodontologia”

Leonardo Trombelli.

Primi diplomatidel Master di Igiene Orale

Complimenti ai primi dottori in igiene dentale che hanno concluso il Master in “Tecnologie Avanzate nel-le Scienze di Igiene Orale” all’Università “Sapienza” di Roma. Il percorso for-mativo, della durata di un anno e che ha rilasciato 65 crediti formativi, ha preso in esame tutte le tecnologie avanzate esistenti per i pro-tocolli operativi di preven-zione, per rispondere alle moderne esigenze profes-sionali e culturali derivan-ti dalla necessità di fornire un approfondimento nel campo dell’Igiene orale. A dicembre scade il Bando per il Master 2009-2010, che ve-drà impegnati nella docenza relatori di fama nazionale e internazionale.

Per ulteriori informazioni: www.uniroma1.it oppure chiamare il 328 9850146

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Igienista: fi gura professionale irrinunciabileper una implantologia di qualità

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Nella sua presentazione Lei parla dell’igienista come di una fi gura irrinunciabile nel-la professione e nella pratica. Vuole entrare più nel dettaglio?

Tutti noi che ci occupiamo

di implantologia non abbiamo dubbi: la fi gura dell’igienista dentale è essenziale per il man-tenimento del risultato. Già pre-ventivamente, il paziente viene loro affi dato perché sia preparato e motivato all’applicazione delle re-gole fondamentali dell’igiene orale.

In seguito, la stabilità del manufat-to protesico è strettamente dipenden-te dalle corrette procedure di igiene orale professionale e domiciliare.

Trattando, in più relazioni del-la sessione congressuale, il tema della perimplantite, può indi-

carci preventivamente l’impor-tanza della fi gura professionale per evitare questo tipo di pro-blema, che pure verrà trattato nella relazione di Matrigiani?In caso contrario, quali sono le ipotesi di trattamento non chirurgico (relazione Koch)?

L’insorgenza di una perim-plantite è la principale causa di insuccesso del trattamento im-plantare, e i dati recenti della letteratura ci offrono un quadro meno roseo di quanto avremmo sperato attraverso il progres-sivo affinarsi delle tecniche e dei materiali. Il trattamento di questa patologia è sempre molto complesso e le tecniche chirur-giche rigenerative rispondono meno bene rispetto a quello ese-guito su dentatura naturale.

In tal senso si fa molta atten-zione ai risultati dei trattamen-ti non chirurgici cui è dedicata un’ampia parte del programma scientifico.

Quale ruolo si ipotizza per l’igienista in una implantolo-gia di eccellenza?

Non credo, per riprendere il filo conduttore del congresso, si possa aspirare a un’ implan-tologia d’eccellenza o, quanto meno, “di qualità”, senza che il team disponga di un igienista con specifica competenza im-plantologica. Nelle principali realtà cliniche internaziona-li pubbliche e private, spesso è l’unica figura professionale che segua il paziente nei controlli di routine post trattamento.

Un programma interessante, pratico, a carattere interna-zionale, in linea con il resto dell’evento. Che cosa vorreb-be aggiungere per stimolare i lettori a una più ampia parte-cipazione?

Guardando il programma scientifico del Congresso, è fa-cile rendersi conto dello straor-dinario impegno riposto nella sua realizzazione, come è ormai tradizione della Società.

Dal momento in cui la Sio ha deciso di istituire una sessione dedicata agli igienisti, in occa-sione del nostro corso autunna-le e del Congresso annuale, il riscontro di partecipazione è sempre stato molto lusinghiero. Il corso per igienisti di Padova è andato esaurito due mesi pri-ma dell’evento.

Contiamo di ottenere altret-tanto interesse anche a Roma.

Patrizia Gatto

Giuseppe Luongo, presidente della Società Italiana di Implantologia Osteointegrata.

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2010”

23Anno II n . 2 - Dicembre 2009Italian Edition

Speciale

Difficilmente uno strumento presenta un così ampio spettro d’indicazione come OptraGate.

La sua particolare struttu-ra lo rende uno strumento in grado di assicurare l’accesso al campo operatorio in modo ottimale per il medico e de-cisamente confortevole per il paziente: è pertanto apprezzato in tutti i trattamenti odonto-iatrici. La sua peculiarità è la forma tridimensionale anato-mica, che consente una retra-zione circolare e uniforme di labbra e guance. Per assecon-dare il desiderio dei pazienti di un posizionamento ancora più confortevole, l’affermato OptraGate è oggi presente in versione “ExtraSoft”.

Oltre all’ottimizzazione delle caratteristiche del materiale, è stato modificato l’anello inter-no a contatto con i frenuli supe-riori e inferiori. Grazie a questo adattamento, l’uso di OptraGa-te “Extra Soft” in trattamenti prolungati risulta decisamente più comodo per il paziente. Ri-spetto agli apribocca conven-zionali, rigidi e duri, Optra-Gate “Extra Soft”, grazie alla sua flessibilità tridimensionale si adatta in modo ottimale alle esigenze individuali.

OptraGate “Extra Soft” è un prodotto monouso, che sod-disfa tutti i requisiti igienici del moderno studio odonto-iatrico. Oltre alla funzione principale di retrarre labbra e guance, OptraGate “Extra Soft” supporta l’apertura del-la bocca del paziente anche in trattamenti prolungati.

Grazie alla sua struttura, le labbra e gli angoli della bocca sono protetti da eventuali con-taminazioni da prodotto che potrebbero portare a irritazio-ni. OptraGate “Extra Soft“ è pertanto molto apprezzato sia da adulti che da bambini. Le tre versioni – Junior, Small e Regular – consentono all’odon-toiatra la scelta della dimen-sione idonea, che è presupposto per un posizionamento funzio-nale e stabile importante quan-to la corretta applicazione.

Il campo di indicazione di OptraGate “Extra Soft” è mol-to ampio e inizia già dall’anam-nesi clinica. Nella profilassi, il suo utilizzo permette un’ele-vata autonomia dell’assistente dentale. In parodontologia, la conformazione elastica e flessi-bile di OptraGate permette ai pazienti di sopportare più gra-devolmente i trattamenti fasti-diosi, come curettage oppure levigature radicolari. Inoltre, OptraGate consente la rapida cementazione adesiva vestibo-lare di brackets, proteggendo contemporaneamente le labbra da pinze e legature durante il trattamento ortodontico.

Questo strumento innova-tivo, semplifica la gestione delle attività per tutto il team odontoiatrico soprattutto nei casi in cui i tempi di lavoro siano prolungati, come la pre-parazione di monconi in pro-tesi fissa, oppure la presa di impronte di precisione.

OptraGate facilita l’accessoal campo operatorio

OptraGate Extra Soft è disponibile nei seguenti confezionamenti:• OptraGate Extra Soft Assortment (40 pz. Regular 40 pz. Small); • OptraGate Extra Soft Regular (80 pz.); • OptraGate Extra Soft Small (80 pz.); • OptraGate Extra Soft Junior (80 pz.); • OptraGate Extra Soft PromoPack (3 pz. Regular, 3 pz. Small, 2

pz. Junior).

24 SpecialeItalian EditionAnno II n . 2 - Dicembre 2009

L’interdisciplinaritàchiave del successo

Congresso interessante quello Na-zionale Unid, svoltosi dall’1 al 3 otto-bre nella sede dell’Università Tor Ver-gata di Roma.

Non solo per i contenuti scientifici, in linea su tematiche abbastanza ricor-renti, ma per la parte sindacale, aven-do posto l’accento sull’interazione fra le discipline mediche e il ruolo importan-te dell’igienista dentale nel potenziare, attraverso il controllo del cavo orale, la capacità omeostatica del nostro organi-smo di ristabilire un equilibrio, condi-zione essenziale dello stato di salute e benessere sistemico.

Si è parlato quindi di genetica e di come i fattori ambientali possano in-fluenzare l’insorgenza di patologie si-stemiche e del cavo orale.

Relatori italiani e stranieri hanno di-squisito sulle ultime tecnologie in campo diagnostico, indispensabili per un per-corso terapeutico innovativo ed efficace.

Di grande interesse per la professio-ne, la Tavola Rotonda (cui la scriven-te ha preso parte quale docente Clid), con il presidente Unid, G. Sorgente, il presidente Aio, G. Migliano e altri personaggi di rilievo (come il capita-no M. Datti dei NAS, e S. Proia, rap-presentante del Ministero della Salute ed esperto in legislazione). Sempre di interesse il tema dell’abusivismo, feno-meno incontrollato di appropriazione di ruoli fra le categorie. Sottolineata, inoltre, l’importanza di considerare le forze dell’ordine al servizio non solo del cittadino, ma delle professioni, e auspicata una proficua collaborazione. Alla premiazione del concorso Unid, cui hanno partecipato neo laureati del 2008-2009, da dieci Università italiane, non è stato semplice per la Commissio-ne esaminatrice, scegliere soltanto un lavoro, dato il numero e la qualità.

Miglior lavoro, quello presenta-to da F. Raschi dal titolo “Effetti dell’air polishing sulla superficie del titanio: studio morfologico e micro-biologico”, relatrice L. Rimondini. La vincitrice, ha ricevuto in premio un biglietto aereo per il prossimo con-gresso dell’Ifdh (Glasgow, luglio 2010).

G. M. N.

XIX Congresso Aidi “Pazienti: speciali sempre” Il tema scelto del Congresso parte da quale considerazione?

Il titolo è stato scelto per puntualizzare sulla centralità del paziente, che sempre merita l’attenzione di chi si prende cura di lui come un individuo “speciale”. Di ri-mando, mi piacerebbe che i pazienti consi-derassero gli igienisti dentali come profes-sionisti particolari alle cui cure ricorrere con regolarità e fiducia nella certezza di ricevere ogni attenzione.

Il Congresso ha offerto l’intervento di tanti relatori, ma quali ritiene siano sta-ti i temi più fedeli al tema dell’evento?

Mi riesce davvero difficile stilare una classifica: come si fa a scegliere tra tanti big? Per Ramberg , Rolando Crippa, Ma-ria Grazia Cagetti, Filippo Graziani, Ste-fano Chieffi… Ogni relatore ha, con le sue parole, catturato l’attenzione della nume-rosissima platea (oltre 400 persone). Non credo comunque di far torto a nessuno ci-tando la lectio magistralis del prof. Mau-rizio Tonetti che ha evidenziato come, per il trattamento ottimale di pazienti affetti da parodontite e ad alto rischio sistemico, sia necessario un “approccio di squadra”. E l’igienista dentale è elemento indispen-sabile della squadra.

Ma tra le presentazioni dei colleghi igienisti dentali?

Accanto a nomi tanto illustri non han-no poi certo sfigurato i relatori igienisti dentali: Elisabetta Polizzi, Salvatore Sau-ro, Antonella Barone, Selvaggia Mason, che hanno presentato le loro esperienze lavorative e i loro lavori di ricerca a te-stimonianza di quanto stiano crescendo la professionalità e le competenze di questa figura professionale.

La tavola rotonda ha trattato un tema che sta diventando per l’Aidi un im-pegno difficile e controverso. Non le sembra che oggi, dato che le evidenze scientifiche parlano di approccio alla professione di “minimum interven-tium”, forse l’anestesia non è proprio in linea come richiesta, visto che esiste una tecnologia che senza ago permet-te all’igienista di risolvere il problema dell’ansia?

Indubbiamente il tema della tavola ro-tonda “L’igienista dentale e l’anestesia” ha contribuito a suscitare interesse, a de-stare curiosità e anche, sicuramente, qual-che mal di pancia.So perfettamente che si tratta di un argo-mento spinoso, che incontra la disappro-vazione di molti odontoiatri e di molti medici, ma ritengo sia giunto il momento di affrontare il problema anche in Italia.

Quali argomentazioni sono state di-squisite e da chi?

Durante il dibattito sono stati presi in considerazione i punti di vista dell’igie-nista dentale (Irene Guarrella), del presi-dente della Commissione dei Clid (Mario Giannoni), dell’odontologo forense (Marco Scarpelli) dell’anestesista (Gastone Zanet-te), dell’avvocato esperto in diritto sanita-rio (Silvia Stefanelli).Certamente non si aveva la pretesa di usci-re dal Congresso con delle certezze, ma la possibilità per l’igienista dentale di prati-

care l’anestesia loco-regionale per infiltra-zione sarà oggetto della richiesta dell’Aidi nell’immediato futuro.A tal fine ho fatto pervenire al Ministero competente il parere legale dell’avv. Ste-fanelli che mi auguro venga attentamente considerato, senza pregiudizi di sorta, pri-ma di un qualunque pronunciamento.

Quali altre categorie hanno queste op-portunità nello scenario delle profes-sioni sanitarie?

L’infermiere; mi chiedo perché l’ in-fermiere possa somministrare farma-ci (ben inteso prescritti dal medico) e l’ igienista dentale no?Perché l’igienista dentale può lavorare come libero professionista e non deve esse-re messo in condizione di svolgere al me-glio il suo lavoro?

Credo sia eticamente corretto che, se un intervento quale la levigatura radi-colare (pratica che rientra nel profilo professionale dell’ igienista dentale) ne-cessita di anestesia, la si possa, anzi la si debba, somministrare.

Ma ritengo che l’infermiere abbia un percorso formativo profondamente di-verso e che abbia opportunità di condi-videre scelte con il medico in maniera molto diretta.Non crede?

Nei nostri corsi di laurea sono previsti sia l’insegnamento di anestesiologia, sia quello di farmacologia e praticamente tutti gli igienisti dentali seguono i corsi di BLSD (questo si che dovrebbe essere reso obbligatorio!); non facciamo tirocinio pra-tico per l’infiltrazione?Facciamolo!

Non sarebbe più semplice inserire nell’insegnamento anche tecniche di approccio psicologico per il controllo dell’ansia e utilizzare strumentazione soft di ultima generazione e anestetici topici “senza ago”?

Il problema è la puntura con l’ago? E allora i tatuatori? Le estetiste che prati-cano la depilazione definitiva? Gli orefici che bucano i lobi delle orecchie? Coloro che applicano i piercing? E tutti questi non sono neppure lontanamente degli operatori sanitari!

Un servizio di “Striscia la notizia” ha mostrato come va considerato purtrop-po anche il problema dell’abusivismo e l’Ordine dei Medici è fortemente at-tento e contrario. Con quali argomenti risponde l’Aidi?

Il problema è che si teme di incremen-tare l’abusivismo? Mi viene da ridere… Chi vuol fare l’abusivo lo fa comunque. L’abusivismo è una grossa piaga per tutte le professioni sanitarie ed è cer-tamente diffusissimo in odontoiatria. Non dimentichiamo, tuttavia, che an-cora in molti studi (le ispezioni dei Nas ne danno testimonianza sempre più spesso) l’ igiene orale viene eseguita dall’assistente alla poltrona, certamen-te complice l’odontoiatra: anche questo è abusivismo!

Credo sarà un braccio di ferro molto duro e che metta a “rischio” di una for-te avversità, verso una professione che finalmente viene riconosciuta impor-tante per la salute del cittadino.Ne vale davvero la pena?

Lo so che sarà una lotta dura, ma non di-mentichiamo che sto rispondendo a Gian-na Nardi; quanto hai lottato, fatto antica-mera, scritto, girato per uffici, parlato con politici e funzionari per ottenere il ricono-scimento anche in Italia della professione di igienista dentale?

Negli altri paesi qual è l’atteggiamento nei confronti dell’anestesia?

In molti paesi in Europa e nel mondo l’igienista dentale può praticare l’aneste-sia: mi sembra legittimo chiedere che così sia anche in Italia e io continuerò a chie-dere come, a suo tempo, hai fatto tu e mi auguro di trovarti al mio fianco.

Cosa si sente di lasciare come messag-gio al mondo odontoiatrico?

Un’ultima considerazione: vorrei che

quanto prima gli odontoiatri, tutti, consi-derassero l’igienista dentale una risorsa, un collaboratore indispensabile e non un problema fastidioso.

Auguro un buon lavoro al presiden-te e all’Aidi, in attesa di poter ritornare sull’argomento dopo che le istituzioni si saranno pronunciate ufficialmente.

Gianna Maria NardiRicercatore Università di Roma “Sapienza”